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Anni fa un racconto di fantascienza,  prevedeva il rientro sulla terra di un gruppo di astronauti che  erano stati ai confini della galassia in stato di ibernazione, un viaggio lungo 800 anni. Oltre ad amici e parenti che non ci sono più, molto altro nell’assetto geopolitico e sociale è cambiato. Tra le tante non c’è più l’attività del gioco del pallone.
Il gruppo di astronauti risveglia nella nuova dimensione l’interesse per il calcio spettacolo con tutto ciò che ne consegue: costruzione di stadi, organizzazione di squadre di calciatori, sponsor ecc., creando un grosso giro d’affari.

In questi giorni, tra le tante notizie, ce ne arrivano anche di quelle che ci lasciano addosso tante domande.
Mi riferisco alle cifre esorbitanti per l’ingaggio dei giocatori di pallone e quasi quasi ci sentiamo tutti più ricchi.

A scuola ci insegnavano che il prezzo di un bene si determina anche in base alla legge (intesa come metodo di calcolo) della domanda e dell’offerta. In parole povere se ho 100 camicie da vendere e 150 acquirenti il prezzo aumenta,se ho sempre 100 camicie da vendere e 50 disposti a comprare il prezzodiminuisce.
Facendo variare il prezzo si ricava un grafico con due curve. Il punto in cui le due curve s’intersecano stabilisce il prezzo finale.
Ora mi chiedo: se 2.000.000 di persone vogliono fare il calciatore e solo 500 possono farlo, il prezzo d’ingaggio dovrebbe aumentare o diminuire?
Indubbiamente dovrebbe diminuire. Qui sta l’anomalia: l’operatore ecologico non vorrebbe farlo nessuno, ci sono tanti posti disponibili e il prezzo del lavoro nziché salire scende. Viceversa i posti di calciatore sono molti di meno,tutti vorrebbero farlo e il prezzo del compenso per l’attività calcistica aumenta.Si, ci vuole talento e tutto il resto. Ma può solo il talento consentire di far girare fior di milioni di Euro? Il pozzo di S.Patrizio deve essere molto profondo.
Possono bastare gli incassi di abbonamenti e biglietti per compensare calciatori, allenatori, medici, massaggiatori, fisioterapisti, hostess e stuart? (non me ne voglia qualche professione non citata).
E allora cos’è che da la spinta al rialzo? Da dove vengono tutti quei soldi necessari a fare mercato?
Dagli sponsor.
E gli sponsor dove li pigliano i soldi?

Dai milioni di telespettatori che, trasformati in audience, determinano il costo degli spot pubblicitari. Più audiens vuol dire maggiori incassi. Questa è la novità dell’ultimo quarto di secolo: trasformare una situazione improduttiva, come quella del telespettatore, in qualcosa di produttivo chiamato indice di ascolto.

A questo punto il gioco è fatto: trasmetto una partita, che ha un largo seguito, lo sponsor mi paga per la pubblicità che il telespettatore ripaga con l’incremento di prezzo del prodotto pubblicizzato (auto, gomme, merendine, formaggini, computer, scommesse  e via di di questo passo, con un’unica esclusione, la biada).

Insomma il prezzo lo determiniamo noi con i nostri comportamenti, stravolgendo i fondamenti delle vecchie regole economiche.
Ma perché il calcio ha così successo? Ha regole semplici, in cui ognuno ci vede una cosa diversa dall’altro, poi gli uomini e le donne che gli girano intorno alimentano il fuoco fatuo del dissenso.
Qualcuno ha detto: una partita dura 90 minuti, la discussione una settimana.
Su tutto questo si alimenta un grosso giro di affari: quante trasmissioni di sport? Quanti giornali sportivi?
E’ qualcosa che coinvolge tutti, dall’operaio all’amministratore delegato. Una lama che taglia orizzontalmente la società.
Pare che il 90% dei genitori sogni un figlio campione di calcio. Una percentuale simile dei ragazzi sogna di diventare campione.
Ho visto genitori gridare nei confronti dei propri figli gli improperi più abietti per un goal mancato o per non aver messo ko  un bambino avversario.

Qualcuno ci ha visto in tutto questo anche stili di vita, come la garanzia dello sviluppo della capacità competitiva, fino a diventare uno schema per affrontare il quotidiano prestando termini in qualsiasi situazione sia di lavoro che di svago: fare squadra, gioco di squadra, uniti come una squadra….e alla fine quello che segna, dopo che gli altri han sudato, guadagna di più.

Specchio specchio delle mie brame chi è il più cieco del reame?

Popof                       18giugno2009

3 Commenti a “LA RICCHEZZA NEL PALLONE (scritto da POpof e inserito nel blog da Semplice)”

  1. pier501 scrive:

    Caro Popof condivido solo in parte le tue osservazioni.
    In ogni campo esistono i Talenti e questi vanno premiati.
    Non dipende solo dagli sponsor. Se Vasco Rossi fa un concerto con 200mila persone,è chiaro che guadagna miliardi. Idem per un giocatore di golf o un calciatore. Su tutto si può discutere ma questo è il modello di società occidentale che abbiamo in tutto il mondo. Altri modelli sono spariti e falliti. Per quanto riguarda i lavori più umili una grossa fetta di responsabilità è da attribuire ai sindacati.

  2. franco3.BR scrive:

    Caro Popof, condivido gran parte di quello che hai scritto. Forse proprio quelli come noi (come me, come te), che prredicano in un certo modo, alla fine finiscono per razzolare in un altro, favorendo la crescita di certi “paradossi”. Quanto, poi, agli Enti che presiedono e tollerano (a mio avviso, non disinteressatamente), vorrei richiamarvi alla mente lo sconcio che si verifica, a tutti i livelli, pubblici e privati, quando a fronte di un “premio” si chiede un “voto” o un “parere” tramite sms, del costo di pochi centesimi che, moltiplicati per centinaia di migliaia portano a lucrare (io direi meglio sottrarre dalle tasche di noi poveri ingenui) milioni di euro. Ergo: credo che dovremmo incavolarci di più, passare ad azioni concrete e non limitarci a ben educate denuncie dei fatti che, ormai, scivolano via dalla faccia di certi personaggi senza toccarli.

  3. lorenzo.RM scrive:

    Caro Popof, il tuo articolo è illuminante e del tutto condividibile. Cosa che faccio con grande piacere. I tuoi richiami alla legge della domanda e dell’offerta in un libero mercato è gustoso. Certo c’è da riconoscere un ruolo agli enti che presiedono, a cominciare dalle cosiddette istituzioni. Che tacciono, però, sicchè alla fine siamo tutti scemi. E non dovrebbe essere così perchè, di fronte a certi fatti, in tanti dicono di intervenire e non possiamo limitarci alla diagnosi. La prognosi c’è o ci dovrebbe essere. Allora, intervenite per eliminare lo sconcio. E’ un pressante invito a chi di dovere.
    PS. Circa le retribuzioni “giuste ” dei lavori ingrati, faticosi e pericolosi dovremmo forse parlarne, sempre in termini pressanti, con i sindacati. Sulla carta un manager dovrebbe guadagnare meno dell’operatore ecologico (o più propriamente spazzino). A meno che certi compiti ingrati, come quello di spazzare le strade, vengano svolti dai cittadini “aggratis” come dicono a Roma.

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