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Nato Livorno nel 1884 e morto a Parigi nel 1920, La sua vita e le sue opere sono tuttora oggetto di studi di numerosi critici che, ancora oggi, tentano di capire il mondo di un grande artista che condusse una vita fra droghe e alcool, nonostante avesse un fisico minato dalle malattie.
E’ ricordato principalmente per i ritratti femminili dai volti stilizzati e i colli affusolati.lunia
Morì qualche mese dopo aver compiuto i trentacinque anni e fu sepolto nel cimitero parigino Pére Lachaise.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire anche noi come trascorse la vita uno dei più grandi artisti vissuto a cavallo fra la fine del secolo XIX e l’inizio del XX secolo.
Fu il quarto di quattro figli. Entrambi i genitori provenivano da famiglie ebree. Il padre Flaminio Modigliani apparteneva a una famiglia di antichi commercianti la cui attività in quel periodo era di scarso successo.
La madre Eugenia Garsin, completamente diversa dal marito. Era una donna di carattere, molto colta e intelligente, a causa delle continue assenze del marito impegnato con il suo lavoro sempre fuori casa, dovette accollarsi da sola l’educazione dei figli che crebbero molto legati alla madre.
Fin da piccolo ad Amedeo piaceva leggere ma non  aveva molta voglia di studiare e si occupava solo delle cose che più gli piacevano.
A undici anni si ammalò di pleurite e a quattordici una febbre tifoidea gli procurò una lesione polmonare.
A causa della salute cagionevole abbandonò gli studi e cominciò a disegnare.
Frequentò la scuola del Micheli, un  vecchio Macchiaiolo livornese, ex allievo di Giovanni Fattori.
Nel 1900 fu di nuovo afflitto da un ulteriore grave problema di salute la vecchia lesione al polmone gli aveva portato la tubercolosi.
Credendo di poter ricavare un leggero miglioramento della malattia, la madre lo portò al sole di Napoli, Amalfi, Capri (dove ebbe una breve avventura con una giovane norvegese) e poi a Roma, in quei luoghi visitò musei e chiese. Per la prima volta era uscito da Livorno e al suo ritorno, sostenuto economicamente dallo zio, fratello di sua madre, si spostò a Firenze dove frequentò più gli Uffizi e Palazzo Pitti  che la scuola “Libera di Nudo” del Fattori.
Nel 1903 lascia Firenze per Venezia dove si iscrisse al Regio Istituto di Belle Arti che frequentò saltuariamente. Proprio a Venezia, ad appena diciannove anni cominciava la sua carriera di uomo libertino e dissoluto. Le donne che si innamoravano facilmente di lui ed egli, che non aspettava altro, condusse una vita estremamente piacevole.

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Iniziò allora un periodo non sempre molto positivo anche se lavorò molto dedicandosi soprattutto al disegno.
A Venezia che fu preso dall’ansia di andare a Parigi affascinato dai racconti del Soffici gli parlava continuamente di quella città passeggiando lungo i canali.
Arrivò a Parigi nel 1906 e fino al 1909, nonostante il grande lavoro, non riuscì ad ottenere risultati soddisfacenti. Stava spesso con un giovane medico, Paul Alexandre, non certamente facoltoso, che per quel poco che poteva lo aiutava economicamente.
Fu forse il primo ad acquistare opere di Modigliani: una serie di ritratti che conservò sempre gelosamente e che si rifiutò sempre di esporre
Non riusciva a piazzare i suoi i quadri; si rifiutava di vendere se non gli davano il prezzo che voleva e non aveva buoni rapporti con i mercanti d’arte.
A Parigi incontro molti artisti famosi, fra i quali anche Pablo Picasso che non gli piaceva, si intrattenne con Gino Severini e Oscar Ghiglia.
Economicamente non poteva disporre dei necessari mezzi di sostentamento, aveva un aspetto trasandato e un “comportamento aggressivo” e non poteva essere diversamente per un uomo dedito all’uso di alcool e droga.
Spesso litigava per questioni di donne e anche perché non sopportava le discriminazioni nei confronti degli ebrei.
Non aveva una dimora fissa, e quando non poteva permettersi nemmeno un alberghetto di infimo ordine veniva ospitato da qualche amico.
Ma forse il carattere intransigente e collerico era causato soprattutto dalla insoddisfazione, non era contento del suo lavoro, i risultati non arrivavano e più di una volta, in momenti di rabbia, arrivava a distruggere i suoi quadri.
Nel 1909, per un breve periodo tornò a Livorno, ma ci restò poco perché oramai era troppo abituato alla vita di Parigi.
Non si sa molto della sua produzione appena arrivato a Parigi, da quelli successivi al 1910 possiamo comprendere che si confrontò con quasi tutte le correnti pittoriche, da Cezanne allo stesso Picasso anche se non si uniformò mai a nessuno di quei modi di dipingere.
Lavorava molto e sempre con molte difficoltà a causa della malattia che gli minava la salute giorno dopo giorno.

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Viveva in condizioni di estrema povertà sempre dedito ad alcool e droghe. Fu aiutato durante quel periodo prima dalla poetessa inglese Beatrice Hastings, e poi dal polacco Zborowski che organizzò per lui e altri artisti un soggiorno a Nizza per tentare di vendere i loro quadri a turisti danarosi. Anche quello fu un fallimento, potette vendere solo pochissime opere e anche per pochi soldi. Ma in quel periodo consegnò alla storia i più belli e importanti dipinti da lui prodotti.
Dai suoi disegni e dai suoi quadri appariva una spiritualità particolare diversa da tutti gli altri artisti che operavano allora a Parigi, come si può facilmente arguire nella  “Cariatide”.
Si differenzia nettamente dal modo di dipingere degli Impressionisti e dà più valore alla linea come si può verificare nella “Beatrice Hastings” e nella “La servetta”.
A proposito dello stile di Modiglioni così si esprime Emilio Lavagnino in “L’arte moderna – Dai neoclassici ai contemporanei – Ed UTET – 1961” : Lo stile di Modigliani ha valore in quanto espressione poetica di una sensualità e spiritualità così armonicamente e intimamente fuse da poter essere espresse con un linguaggio che da il senso di una assoluta purezza. ………………onde le immagini di Modiglioni, malgrado ci trasportino nel regno della fantasia, danno a chi le osservi quel riposante senso di appagamento che è proprio dell’arte classica”,
Conobbe  nel  1917 Jeanne  Hébuterne, giovane e bella artista con  la quale  visse  fino alla  morte  e  da  cui ebbe una figlia.

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Nel maggio del 1919 assieme a Jeanne e alla loro figlia affittò un appartamento in Rue de la Grande Chaumière. Mentre vivevano li, sia Jeanne che Modigliani dipinsero ritratti l’uno dell’altro e di tutti e due assieme. Anche se continuava a dipingere, la sua salute peggiorava rapidamente.
Alla morte di Modiglioni Jeanne, che aspettava un  bambino,  si suicidò gettandosi dalla finestra.

10 Commenti a “MODIGLIANI (scritto da flavio46, inserito da paolacon)”

  1. Anna scrive:

    Per gli amanti di Modigliani sembra sia sta scoperta una delle più belle opere d’arte dell’artista, caspita che scoperta, una notizia che lentamente stà facefo il giro del mondo.

  2. angelo2.SR scrive:

    Flavio ti ringrazio per l’articolo su modigliani, molto chiaro ed accessibile a tutti, anche a quellli come me ignoranti in materia. angelo

  3. lorenzo.RM scrive:

    OK Antonio, grazie.

  4. antonio2.LI scrive:

    L’articolo è quello che precedeil commento per un errore ho invertito i commenti e ho creato confusione me ne scuso

  5. lorenzo.RM scrive:

    Purtroppo, Antonio, non abbiamo potuto leggere l’articolo che hai trasmesso. Parlane con paolacon.

  6. antonio2.LI scrive:

    A proposito di Modigliani una delle glorie di livorno credo che meriti menzione la famosa beffa che 1984 scosse il mondo artistico livornese e che interessò tutta l’Italia. A Livorno non è la prima volta che succedono fatti del genere. Lo spirito corrosivo dei livornesi sembra fatto apposta. Chi conosce Il Vernacoliere giornale comico satirico che si pubblica a livorno ma che viene letto in tutta la Toscana può forse capire meglioil carattere dissacrante dei livornesi.Ma non voglio scrivere un romanzo per cui finisco qui.
    Voglio però mettervi al corrente dei fatti che che seguirono a questa beffa e quindi vi allego un articolo che che ho inviato e che vi racconta la storia.

  7. antonio2.LI scrive:

    Estate 1984. L’eco di una controversa mostra su Modigliani organizzata dal Comune per celebrare il centenario della nascita del pittore/scultore non si è ancora spenta che iniziano a Livorno, nel Fosso Reale, le ricerche delle sculture che la tradizione vuole che Modigliani vi abbia gettato. Tra l’incredulità di molti, l’ammirazione di altri e la perplessità dei livornesi, l’amministrazione comunale toscana, consigliata dai fratelli Vera e Dario Durbè, fa allestire una speciale ruspa dai denti rivestiti di gomma che comincia a dragare il fango dei canali livornesi. Vengono trovate tre teste di pietra (una almeno annunciata e descritta da una lettera anonima) che vengono subito date per autentiche e celebrate con retorica e prosopopea da fior di studiosi e critici d’arte. Nel frattempo la figlia di Modigliani muore in circostanze misteriose: si saprà poi che la donna era in procinto di partire per Livorno, dove forse avrebbe messo in guardia dalla beffa, della quale era venuta a conoscenza anche lei grazie ad una lettera anonima. Appena viene pubblicato il libro che celebra i ritrovamenti, Panorama pubblica lo scoop: una delle teste ritrovate è opera di un gruppo di studenti della Livorno-bene, che esibiscono una accurata documentazione fotografica della perfida burla e nel corso di un memorabile speciale sulla RAI scolpiscono in pochi minuti una testa del tutto uguale a quella ritrovata con un trapano Black & Decker. Poco dopo il giovane e anticonformista scultore Angelo Froglia rende pubblico un video nel quale si vede lui scolpire le altre due teste ritrovate. Per il mondo dell’arte è una perdita di credibilità brutale, con una coda di polemiche, dimissioni e odii professionali durati decenni. Gli interrogativi posti dalla ‘beffa di Modigliani’ sono sempre i soliti: in base a quali parametri si può definire ‘arte’ un oggetto e non un altro? Che credibilità hanno i certificati di autenticità? Quanto c’è di oggettivo nella critica d’arte? A questi spunti interessanti, Morandi aggiunge il pepe del giallo internazionale, con gli interrogativi sulla tragica fine di Jeanne Modigliani, e il sale dell’inchiesta giornalistica, cercando di capire quali interessi economici ruotavano attorno all’eventuale ritrovamento di inediti di Modigliani. Con stile piano e scorrevole, l’autore riporta alla luce dal fango della cronaca una vicenda grottesca, scandalosa, e molto, molto italiana.

  8. luciano3.RM scrive:

    Sig. Flavio 46
    Le faccio i miei complimenti, ho letto il suo scritto con enorme interesse.
    Amedeo Modigliani pittore e scultore magistrale, uno dei migliori, peccato che per la sua breve durata di vita non abbia potuto fare altri capolavori! La saluto.

  9. giovanna3.RM scrive:

    Grazie Flavio di averci ricordato Modì, personaggio affascinante e sfortunato.Lo hai descritto con molta sensibilità, sei bravissimo, come sempte.
    Un caro saluto.

  10. lorenzo.RM scrive:

    Bravo, bravissimo Flavio, che ci hai ricordato un grande, un grandissimo. Non so che altro dire. Tutti i giudizi sono stati espressi su Modigliani. Si correrebbe il rischio di ripetere cose dette e ridette. Meraviglioso!

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