Erasmus ci ha mandato ancora due episodi di vita vissuta. Li pubblichiamo prima delle ferie

Io ho sempre quell’amico che, come si diceva una volta, “salta la cavallina”, che non trova facilmente un assetto stabile con una ragazza, e anela ad un altro scenario, che spesso assume il carattere dell’indeterminatezza, del sogno, dell’irrealtà.
In altre parole, potrebbe dirsi che, in fatto di ragazze, realizza un solo obiettivo, quello di una continua, infaticabile ricerca.
Le ragazze lo sanno e diventano inquiete, diffidenti. Poi, si sa, la fama dello scapolo impenitente l’ha acquisita e come si fa a venirne fuori?
Con una persona così i problemi, i fraintendimenti, i romanzetti più o meno plurimi, le polemiche, le scenate, i pianti non finiscono mai.
E tutto andrebbe ancora bene se fosse lui stesso a riparare le buche della sua tormentata ed accidentata via. Ma non è così. Infatti ci sono io. Non sono forse il suo amico più caro? Non conosco di lui più di quanto conosce la sua stessa mamma? Non ho le doti sufficienti di acume, comprensione, sensibilità che i vari casi richiedono?
Da qui l’inevitabile contatto: “Senti, caro, mi puoi fare un piacere? Le parli tu a Susanna? Intanto per capire che cos’ha, che cosa le frulla nel cervello, e poi per calmarla, tenerla buona. S’è messa in testa chissà quali grilli. Non so. Ma l’essenziale è capire. Ti prego, pensaci tu”.
E taglia corto. Per lui il problema è chiuso, almeno fino a quando non potrò dargli qualche elemento di informazione, di conoscenza.
A questo punto con chi te la prendi se non con te stesso? Vabbé, chiamo Susanna.
“Susanna, ma che succede con P.? C’è qualcosa che non va, vero? Ne vogliamo parlare noi due, discretamente, da soli?”.
Sì, ne vuole parlare con me. E si tratta di un colloquio senza segreti, senza omissioni. Lei lo sa che può fidarsi e che in un eventuale contraddittorio parteggerei senz’altro per lei. Devo, però, soprattutto chiarire se quel legame, quel connubio presenta ancora qualche elemento positivo per continuare.
Se sì, bene, se no, basta. E c’è il caso che io, da consolatore, diventi arbitro. Una  situazione da cui non potrei esimermi.  O no?

erasmus  10/ 08/ 2009

Un Commento a “RAGAZZE DA CONSOLARE (scritto da Erasmus pubblicato da Paolacon)”

  1. lorenzo.RM scrive:

    Eh no, caro amico, non puoi esimerti. E del resto consolare le donne può essere, oltre che una nobile fatica, anche occasione di incontri ravvicinati e di intime soddisfazioni.

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