Riprendo parzialmente il titolo di un articolo a firma di Pietro Calabrese comparso sul Corriere della Sera Magazine n. 37 del 17 settembre 2009, pag. 16.

Dice Calabrese:” Come si vive in un Paese avvelenato? La risposta è facile: molto male. Alla maggior parte della gente non interessa nulla sapere chi sia stato a iniziare la guerra o a spargere per primo liquami e veleni. Paradossalmente alla maggior parte della gente non interessa sapere nemmeno chi abbia torto e chi ragione. Le persone normali sanno soltanto che non vogliono continuare a vivere in uno stato di guerra permanente. Per gente “normale” intendo tutti quei milioni di persone che fanno un lavoro qualunque, non vanno in tivvù a pavoneggiarsi, non sono parte di clan o di cordate, che tornano la sera a casa stanchi e spesso infelici (perché non sempre il loro lavoro è quello che sognavano di fare), che mangiano, vedono un po’ di televisione e vanno a letto. Un’immagine non certo scintillante, ma è questa la fotografia della maggioranza silenziosa di tutti i Paesi del mondo. Gli altri, quelli che invece decidono per questi milioni, che danno i voti, assegnano i posti in prima, in seconda o in terza fila, tutti questi non arrivano alla decina di migliaia, ma continuano a parlare e a prendere decisioni per la massa.
Si sentono tutti hombres vertical, che aspirano a dirigere e plasmare le coscienze delle masse, una categoria di privilegiati e supponenti. Dico “supponenti” a ragion veduta, perché non è possibile per coloro che detengono il potere sottrarsi all’impressione che il mondo giusto è quello che vedono loro, che l’analisi capace di racchiudere in due paginette la summa del pensiero nobile è quella compilata alla fine delle loro geniali (così pensano) elucubrazioni. In breve, detenere una fetta, non importa quanto grande di potere sugli altri, comporta un cambiamento su se stessi, e sempre al peggio.
Il Paese si avvelena per lo scontro di chi vuole comandare. Non sempre volontariamente magari, ma il risultato finale è lo stesso: si rompe, ci si spacca, ci si insulta, si utilizzano i giornali e la televisione per farsi del male a vicenda, e non importa se gettando tante piccole bombe atomiche, il fall out ricade su tutti, colpevoli e innocenti, assassini presunti o poveri cristi che passano lì per caso.
Tutti diranno la stessa cosa: sono stati loro a iniziare la guerra e io non potevo fare altro che reagire per difendermi. Se ci pensate è la medesima costruzione che mettevamo in atto quando eravamo ragazzi. L’adolescenza è una stagione terribile di violenza, sopraffazione e veleni. Quello stesso meccanismo lo riproponiamo da grandi con mezzi sempre più sofisticati.
Alla fine, nei Paesi massacrati dai miasmi, l’aria si fa sempre più irrespirabile, le situazioni si complicano, gli individui si trovano costretti a schierarsi con l’una o l’altra parte. Ma succede qualcosa di ancora più pericoloso. A forza di alzare la posta e di spararle sempre più grosse, accade che le persone fuori dai giochi, spaventate, si abituano al fall out, e alla fine pensano che sia del tutto normale vivere nell’orrore quotidiano. Non li meraviglia perdere giorno dopo giorno pezzi di valori. Anzi, trovano più comodo adattare i nuovi parametri a ciò che li circonda e pensare che in fondo è sempre stato così, siamo sempre stati un Paese senza dignità e senza onore. Non è vero, io me lo ricordo bene quando non era così”.

E’ difficile aggiungere qualcosa ad un articolo così ispirato ed impegnato. Personalmente sono stato sempre contro il manicheismo in politica. Tutto il bene di qua, tutto il male di là. Oggi tutti dicono che la situazione è difficile, e non soltanto gli uomini “normali” di Calabrese. Anche quelli che ragionano non facendosi invischiare nelle logiche di gruppo o di clan.
Ma sembra che, alla fine, tutto debba andare così come va. Che possiamo fare? Parliamone, almeno fra noi. L’interesse generale vorrebbe forse collaborazioni, sintesi fra le diverse posizioni senza il gusto lacerante di divisioni inopportune. Ma il meccanismo prevalente è quello che denuncia il nostro autore.
Come ne possiamo uscire?

Lorenzo.rm

5 Commenti a “Il Paese ideale (proposto da lorenzo.rm inserito da paolacon)”

  1. Giulio Salvatori scrive:

    Lorenzo.rm.Non condivido l’articolista quando scrive: “Siamo sempre stati un paese senza dignità e senza onore”Anche se dopo si corregge un pò.Era meglio dire: – Ci sono in questo paese, persone senza dignità e senza onore-Comunque ti ammiro per i temi che di volta in volta esponi. Poi , è logico , che ognuno di noi ha il suo punto di osservazione. Grazie Amico

  2. lorenzo.rm scrive:

    Grazie lieve, pier e luciano. Continuerò a fare ogni sforzo perché l’atmosfera in eldy si tranquillizzi. Nessuno ci darà un premio ma saremo in pace con la nostra coscienza.

  3. luciano3.RM scrive:

    Lorenzo, ho difficoltà a mandare commenti su argomenti politici, non ci sono garanzie, se si esprimono dissensi su l’argomento pubblicato, si è aggrediti verbalmente e insultati, da personaggi che non anno nessuna autorità di giudicare, il commento della pubblicazione.Ti saluto.

  4. pier501 scrive:

    Complimenti Lorenzo. Io la penso allo stesso modo..Io non sono una persona di cultura e scrivo terra-terra però ascolto sempre la gente della strada ..quella che purtroppo legge pochi giornali e pensa a campare..Coloro che hanno responsabilità politiche dovrebbero unirsi di più alla gente e ascoltare…Insegnare ma anche imparare dai più deboli !!

  5. lieve scrive:

    Che dire lore’?Sono con te, con Calebrese e con tutti quelli che hanno bisogno di sicurezze, in questo paese spaccato da chi lo vuole a pezzi…Per farne che? poi?? Ricostruirlo???

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