Un altro artista, molto particolare, ha attirato la mia attenzione: si tratta del pittore olandese Piet Mondrian (1872-1944).
Egli fu uno dei principali esponenti del neo-plasticismo, corrente non figurativa costituitasi nei Paesi Bassi, intorno al 1917.
Nonostante siano molto famosi, anche spesso imitati e banalizzati, i quadri di Mondrian dimostrano una complessità che smentisce la loro apparente semplicità.
Le opere non rappresentative, per cui è conosciuto e che consistono in forme rettangolari di rosso, giallo e blu o nero, sono in effetti il risultato di un’evoluzione stilistica che avvenne nel corso di quasi 30 anni.
Nel 1912, Mondrian si trasferì a Parigi dove l’influenza di Picasso e di Braque si manifestò quasi immediatamente nei suoi quadri. Nel 1938 Mondrian lasciò Parigi a causa dell’avanzante fascismo per trasferirsi a Londra e, dopo l’invasione dell’Olanda, da parte dei Nazisti e la caduta di Parigi nel ’40, abbandonò Londra per New York, dove rimase fino alla sua morte.
Il luminismo – versione olandese del fauvismo – indicò a Mondrian il modo per svincolare il colore dai suoi riferimenti naturali in una splendida serie di alberi: quello rosso, l’argentato e il blu, e replicherà in modo ripetitivo uno dei suoi motivi preferiti: la personificazione – verticale – del simbolo della vita, che lotta per resistere al caso – orizzontale – della morte.
Decisamente straordinarie le tele di richiamo impressionista dei suoi esordi, paesaggi che descrivono la sua Olanda con i mulini, i campi, i fiumi.
Solo, ad un certo punto della sua vita, l’artista ritiene non basti più la riproduzione del vero per affermare quanto emerge dallo spirito. Sono, a suo dire, prima i colori, poi semplicemente le linee (base della natura) gli elementi che, correttamente rappresentati, possono esprimere filosoficamente la realtà.
“Costruisco combinazioni di linee e di colori su una superficie piatta, in modo di esprimere una bellezza generale con una somma coscienza. La Natura (o ciò che vedo) mi isira, mi mette, come ogni altro pittore, in uno stato emozionale che mi provoca un’urgenza di fare qualcosa, ma voglio arrivare più vicino possibile alla verità e astrarre ogni cosa da essa, fino a che non raggiungo le fondamenta (anche se solo le fondamenta esteriori!) delle cose…Credo sia possibile che, attraverso un’alta intuizione, e portate all’armonia e al ritmo, queste forme basilari di bellezza, aiutate se necessario da altre linee o curve, possano divenire un’opera d’arte, così forte quanto vera”.
Nei paesaggi di Mondrian c’è la tecnica “pointillisme”, un metodo che si traduce in brevi pennellate decise formando un insieme di puntini che ricompongono il paesaggio in una solida struttura spaziale, attraversata da una luminosità irradiante.
Mondrian ritiene che l’arte sia un prodotto della ragione, che realizzi una fusione di razionalità e idealità, per cui il suo astrattismo è ispirato alla perfezione delle leggi matematiche e scientifiche.
Se Kandinskij cerca di cogliere negli impulsi interiori, lirici e fantastici, la spiritualità dell’uomo, Mondrian lo spoglia della sua vana e fugace individualità per esprimere la parte che appartiene all’universo.
Linee, superfici, colori (quasi esclusivamente il rosso, il giallo e il blu) si collocano nel quadro con equilibrio geometrico e sapiente distribuzione.
L’albero si trasforma, diventando sempre più essenziale attraverso la progressiva eliminazione degli elementi secondari dell’immagine.
L’albero rosso: in questa prima versione si avvertono assonanze con van Gogh, ma la scelta dei colori, ridotti a due, è personale.
L’albero argentato: l’immagine dell’albero è la stessa, ma il colore è diventato monocromo, grigio, per evidenziare la ricerca ritmica della linea dei rami: è implicita l’adesione ai cubisti.
Il melo in fiore: l’immagine è ormai astratta e il soggetto non è che un pretesto per la ricerca di segni geometrici e dell’incedere ritmico di derivazione cubista. La mano dell’artista interpreta solo l’essenzialità geometrica della struttura dell’albero, che è definitivamente scomparso.
Addio suggestioni realistiche, addio impressione luministica, la natura si spoglia della sua materialità e diventa una magnifica ossessione fatta di forme, segno, colore, pura geometria.
Sarà questa la strada che seguirà Mondrian, l’olandese “volante” dell’avanguardia del primo Novecento, il pittore delle griglie e delle scacchiere, delle tele scandite dai tre colori primari: il rosso, il giallo e il blu, nella sua personalissima ricerca stilistica verso l’essenza formale dell’oggetto.
Secondo Mondrian, l’arte astratta non rinnega la natura, non ne implica una nuova visione che permette di scoprire l’angolo retto in un paesaggio in cui l’orizzonte rappresenta l’orizzontale e la linea immaginaria che va dalla luna all’orizzonte, quella verticale.
L’apparente semplicità delle opere più conosciute di Mondrian portarono molte persone a ritenere che chiunque, perfino un bambino, potesse disegnarle. Al contrario, accurati studi sulla sua composizione neo-plastica hanno dimostrato che sono lavori completamente originali, estremamente difficili da riprodurre con lo stesso effetto che lui fu in grado di ottenere.
Tra il 1942 e il 1944 dedicò un nuovo ciclo di opere incentrate sul movimento: ”Abstraction et création”: Broadway e Boogie Woogie. Queste opere risulteranno di estrema importanza per la crescita di una nuova generazione di artisti in America.
Le opere più significative di Mondrian:
– La serie dei tre alberi (argentato, rosso e blu)
– Il melo in fiore
– Mulino al sole
– Fattoria olandese
– Scacchiera
– Composizione
– Campanile
– Altro mulino
giovanna3.rm 05.11.2009
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Non mi intendo molto di pittura, anzi proprio poco! Per questo, Giovanna, ti sono ancora più grata, perchè mi dai la possilbilità di leggere e quindi di conoscere grandi artisti come Mondrian.Grazie, Giovanna, x il tuo articolo e grazie a Paola che lo ha pubblicato.
Giovanna, Ti sono grato ogni volta che leggo i tuoi scritti acquisto cultura , su questi argomenti sei enciclopedica. Un saluto.
Sì, Giulio, ho sentito che a Pietrasanta c’è una galleria a cielo aperto. Adoro Lucca, ci ho lasciato il cuore!
Grazie per il tuo apprezzamento.
Giovanna3.rm.Avrai sentito certamente parlare di Pietrasanta in prov di Lucca, quale città dell’arte.La grande piazza della città è una galleria espositiva a cielo aperto. Sculture colossali. ultimamente anche opere di Gina lollobrigida,(bellissime) Botero,e tanti tanti artisti provenienti da tutto il mondo.Raramente vengono esposte in apposite sale, tele di pitture di cui tu tratti sapientemente.E ti ringrazio per quello che mi fai conoscere e “leggere”.Giulio Salvatori
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La solita sapiente e gradevole nota informativa di cui personalmente vi ringrazio.