Chi conosce un po’ Genova avrà senz’altro notato una sua particolarità: i tetti della sue case. Tutti in ardesia.
Una distesa di tetti grigi dai monti al mare.
Una distesa di “ciappe e abbæn” come vengono chiamate qui.
Case, chiese, scale povere e scalinate nobili, portoni modesti e portoni di palazzi nobiliari, finestre, pavimenti di chiese e di case. Anche lavandini e cappe di cucina erano di ardesia.
Molti palazzi hanno la facciata a nord rivestita di ardesia in modo che impedisca alla pioggia, spinta dal vento che a Genova spesso soffia forte di renderla umida.
L’ardesia è da sempre stata usata a Genova per la facilità di approvvigionamento essendo le cave molto vicine: a Lavagna che dista pochi km da Genova.
I biliardi di quasi tutto il mondo hanno il piano di ardesia di Lavagna.
Ogni aula di ogni scuola ha una lavagna di ardesia.
Per il suo colore, a volte grigio a volte quasi nero ha sempre attirato la mia attenzione.
Qualche anno fa ne ho  trovato alcuni pezzi in una di quelle discariche che si trovano ai bordi  dei boschi o nelle stradine di campagna e mi è venuta l’idea di utilizzarli per farne una casetta in miniatura. Li ho portati a casa ed ho cominciato a lavorarli con gli strumneti che avevo a dispozione: un seghetto a ferro, qualche lima, il trapano, carta vetro.
Ho cominciato a tagliare l’ardesia a pezzetti e ad incollarli uno sull’altro. Piano piano prendeva forma una costruzione che non sapevo ancora cosa sarebbe diventata.
A mano a mano che tagliavo e incollavo quei pezzetti di ardesia mi venivano in mente idee nuove, soluzioni diverse, già pensavo ad altre costruzioni più complesse.
Ero contento di quello che stavo facendo: mi stava piacendo un sacco. In parte stavo mettendo  in pratica quello che avevo imparto a scuola da ragazzo. Usare la lima, il calibro, ( è ancora quello della scuola), la morsa, il seghetto per tagliare. Ho ancora presenti i consigli del professor Trucchi. Ragazzi, diceva, non vi distraete mai, una limata in più e getterete via mesi di lavoro!
Mi sono imposto di fare tutto con quello che avevo senza dover comprare niente per dimostrare a me stesso che sarei riuscito ad arrangiarmi: era troppo facile usare le scatole di montaggio.
Mentre tiravo su i muri laterali mi sono reso conto che una volta arrivato al tetto sarebbe stato impossibile mettere qualcosa dentro, era troppo piccola e non avrei potuto infilare niente ne dalla finesta ne dalla porta ed allora, sospesa la costruzione della casa, mi sono dedicato alla costruzione degli interni: il tavolo, le sedie, il lavandino, la credenza; la stufa l’ho ricavata da un pezzetto di tubo da lampadari, la plastica per le fineste dalle custodie di vecche audiocassette,
i piatti, le pentole, il secchio da un tubetto di  dentifricio vuoto.
Chiudevo gli occhi e cercavo  di immaginare e ricordare quanti più particolari possibili da poter inserire per rendere l’oggetto il più verosimile possibile. Finalmente arriva il momento del tetto: ho usato la saggina di una vecchia scopa.
Con due scagliette m’è venuto in mente di fare due uccellini da mettere sopra ed allora adagio, con la mola montata sul trapano, ho cominciato a modellarli arrotandomi anche la punta delle dita,cosa a volte risultata utile perchè erano sempre incrostate di Atak. L’atak è la colla che ho  usato; è istantanea. L’uso della mola l’ho appreso in officina da ragazzo.
Per la campana della chiesetta ho usato un pezzo di alluminio ricavato dal cavalletto rotto  della bicicletta, tornito sul trapano stretto nella morsa. Lo stesso per ottenere il calice sull’altare della chiesa (tüttu vegne a taggio, finn-a ‘e ungie pe’ pea l’aggio: tutto un giorno potra’ servire, anche le unghie per pelare l’aglio)
Pensavo già a mostre, premi, esposizioni, vistosi articoli sui giornali. Una cara amica mi ha convinto a partecipare ad un concorso parrocchiale: la mia prima costruzione è arrivata seconda subito dopo un bellisimo quadro presentato da una giovane pittrice.
Nella chiesa il prete che celebra messa è di marmo sagomato a mano con la mola posizionata sul trapano. I coppi della chiesa grande sono un elemento di un’antenna televisiva.
Dopo un mese di lavoro dedicato alla chiesa grande per la quale mi sono ispirato alla chiesa di S.Siro di  Struppa a Genova, ho messo l’orologio ad indicare l’ora di chiusura dei lavori.
Ora quelle costruzioni fanno bella mostra di se nell’ingresso di casa mia e mi riempono d’orgoglio: per ultimo le ha viste il parroco in occasione della benedizione pasquale delle case.
le avrebbe volute per il presepe nella sua chiesa.
Ebbene come mi ero ripromesso non ho comperato niente. Ho utilizzato soltanto roba che avevo nel mio laboratorio sul terrazzo.
Non è del tutto vero: ho speso allora, ottanta mila lire di ATAK. Ma ne è valsa la pena!

cliccare sulle foto x ingrandirle



Alfred                 28 marzo 2010

10 Commenti a “LE CASETTE DI ARDESIA scritto da Alfred”

  1. elisabetta8.mi scrive:

    Quando si dice,che la volonta’e la manualita’ camminano insieme ,,si dice il vero,,tu lo hai dimostrato con questi piccoli gioiellini di ardesia e di oggetti di varie provenienza,sei stato bravissimo,certamente tempo e fatica ci sono stati,ma la sodisfazione di aver creato questi capolavori di sicuro ti anno ricompensato di tutto,bravissimo Alfred hai dimostrato che con la volota’i l’ingegno si possono fare molte cose,bellissimo messaggio anche x i giovani,,,,,

  2. Werner scrive:

    Complimenti per l’inventiva e per l’ispirazione! L’arte di arrangiarsi e la passione per le pietre dev’essere una caratteristica di noi liguri…
    Anche io sto portando avanti un lavoro simile, ormai da quasi due anni. Sì, perché da quella prima ispirazione avuta dopo aver raccolto i listelli di ardesia (a Staglieno), mi sono complicato la vita creando un progetto che ormai è diventato una vera sfida con me stesso: costruire una riproduzione in miniatura di una casa medievale genovese con tanto di torre.
    I materiali: mattoni (fatti con il DAS), ardesia, marmo, pietra, legno, cemento e colla.

    Da tutto questo è nato un blog, dove attraverso le parole e le immagini racconto l’evoluzione dell’opera, battezzata “DOMUS project”. Lo trovi a quest’indirizzo: http://www.pietrasupietra.blogspot.com

    W.

  3. elisa3 scrive:

    cosa dire alfred……………ormai ti hanno già detto tutto.sono bellissime le tue casette e posso immaginare l’amorosa pazienza che c’è voluta x farle…bravo

  4. alfred-sandro.ge scrive:

    grazie

  5. Giulio Salvatori scrive:

    Bravo Alfred. La creatività non è cosa astratta.Ti invidio perchè anche a me è sempre piaciuto fare piccoli lavori. Anni fa , feci una ricerca storica sulla lavagna ,perchè anche dalle mie parti vi sono cave di ardesia, e volevo conoscerne i “segreti”.Non so se conosci la Pietra del Cardoso, è molto simile alla lavagna .Indipendentemente da questo, continua …vedrai che avrai delle grosse soddisfazioni. Se te lo dice il solito -Maledetto toscano- credici .

  6. lieta scrive:

    complimenti alf, facevan gola anche al prete le tue casucce di ardesia, chissà quanto piacciono anche ai tuoi figliocci, e quanta cura e pazienza ci hai messo anche solo per pensa a che pezzi cerca da usa per completa le opere, bravissimo al solito non sprechi tempo te mi sa ciao da lieta

  7. edis.maria scrive:

    Alfred, che belle le tue costruzioni in miniatura e soprattutto tutti i particolari cercati e realizzati con cura ed amore!Le fotografie ,poi, permettono di visualizzarle bene in ogni piccola sfumatura.Adesso abbiamo scoperto un’altra tua capacità!Tu sei meticoloso e quindi adatto a questi piccoli capolavori. Ammiro chi riesce a realizzare queste cose,perchè io ne sono totalmente negata!

  8. pino1.sa scrive:

    Alfred bei lavori e bella descrizione. I miei rapporti con la lavagna non sono stati sempre idilliaci specie quando aspettavo da essa un suggerimento per le formule di matematica o di chimica che le dovevo appuntare sopra, ma Lei rimaneva sempre muta fredda e con la faccia nera …hahahaha!!! Scherzi a parte grazie Alfred, grazie Paola.

  9. milly49 scrive:

    Commenti abilitati Complimenti Alfred per la tua opera paziente e amorevole. Nel leggere il tuo pezzo mi è tornata in mente la mia infanzia quando andavo in vacanza a Lavagna e quei pezzetti di ardesia li ritrovavo in spiaggia tra i ciotoli e per me erano qualcosa di prezioso che raccoglievo come fossero tesori.Ancora ho nel cuore quelle case e chiese coi tetti di ardesia che vedevo solo lì.

  10. alba morsilli scrive:

    alfred che piacere nel leggere le tue casette fate di nulla, lì vedi il genio la creatività di una persona, la pazienza, e l’amore di non sprecare.
    Hai descritto molto bene l’uso dell’ardesia ela nostra amata città
    Genova è uno scrigno da scoprire non espone i suoi valori al turista con semplicità
    noi liguri siamo come lei chiusi ma se ci conosci ci ami
    come io rispetto e ammiro te alfred

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