Piccola storia del pane
Con l’esame dei monumenti e dei ritrovamenti archeologici in Grecia, in Egitto ed in particolare a Pompei, si nota come l’essere umano si è sempre nutrito primariamente di pane. Nella Grecia antica il pane aveva varie forme: la galletta di farina d’orzo o le pagnotte tonde di grano tenero ed era l’alimento comune; presso i Romani, in età imperiale, il pane veniva cotto e venduto in locali pubblici: sono le prime panetterie.
Una volta caduto l’impero si tornò alla produzione e cottura nelle case e solo quando nelle città tornò a svilupparsi l’attività economica, riapparvero i fornai come artigiani indipendenti.
Il lavoro del fornaio è sempre stato massacrante sia per gli orari notturni, sia per lo sforzo fisico. E il pane è sempre stato l’elemento principale dell’alimentazione, per secoli. Ma ora molte cose sono cambiate, si è più ricchi, si pensa alle diete e alle sfiziosità.
Una volta caduto l’impero si tornò alla produzione e cottura nelle case e solo quando nelle città tornò a svilupparsi l’attività economica, riapparvero i fornai come artigiani indipendenti.
Il lavoro del fornaio è sempre stato massacrante sia per gli orari notturni, sia per lo sforzo fisico. E il pane è sempre stato l’elemento principale dell’alimentazione, per secoli. Ma ora molte cose sono cambiate, si è più ricchi, si pensa alle diete e alle sfiziosità.
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Anche se il pane è tuttora presente sulle nostre tavole, il suo consumo è andato calando; per questo sempre più hanno preso piede forme e tipi di pane “nuovi”, per stimolare la nostra fantasia: il pane al mais, il pane tartaruga, il pane alle olive, il pane all’orzo, o all’Avena ricco di magnesio , fosforo e vitamina B; il pane al sesamo-lino-cotone, il pane alla soia indicato per la macrobiotica, il pane allo yogurt con semi di girasole e farina di zucca.
Nelle grandi città e nei piccoli centri fioriscono le boutiques del pane. Sono negozi specializzati dove si compera un pane fatto secondo le buone regole artigiane e le “novità”, ma altro non sono che pani tradizionali “riesumati” con amore.
E michetta o rosetta in Lombardia, biova in Piemonte, pane di segale al cumino dell’Alto Adige, ciriola e ciriolina e frusta romana, coppia ferrarese, casarau o carta da musica di antichissima tradizione sarda, ciabatta e pane casareccio. Quanta scelta!
Si capovolge l’immagine del pane: da elemento principale e primordiale ad elemento stimolante e folkloristico della tavola. Povero pane relegato solo a un ruolo di “in più” sulla nostra mensa. Eppure è sempre presente l’immagine del pane in arti figurative, in letteratura e nei detti saggi o nei proverbi. È infatti sempre sulla nostra bocca…
Per dire che lavoriamo duramente si dice che guadagnamo il pane col sudore della fronte, e si spera vivamente che nessuno ci venga a “levare il pane di bocca”, o che non si abbia a che fare con gente che “mangia il pane a ufo”. Comprare o vendere una cosa pagandola pochissimo è: “dar via per un boccone di pane” e se si deve dire che una persona è molto buona e generosa si dice che è “buona come il pane” o che è “un “pezzo di pane”. E non finisce qui la saggezza popolare; per chi avesse voglia di approfondire: http://it.wikipedia.org/wiki/Pane
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Il pane e l’arte.
L’arte è il sinonimo del pane quotidiano?
Osservando da vicino, si constata che in letteratura, in pittura, in scultura il tema del pane è quasi altrettanto presente che quello dell’amore ed è rimasto una sorgente d’ispirazione per tantissimi artisti.
Fin dall’antichità il pane è rappresentato nei bassorilievi e negli affreschi e sulle colonne dei templi o nelle tombe. Egiziani, greci, romani, lo conoscevano, l’apprezzavano e lo rappresentavano.
Più tardi, dal Rinascimento ai nostri giorni è sempre stato presente, nelle nature morte o nelle scene di vita quotidiana. Nel Rinascimento “la moltiplicazione dei pani” o “l’ultima cena”, da Leonardo, Tiziano, Raffaello o i pittori fiamminghi e olandesi, per non dimenticare lo spagnolo Murillo, sono temi trattati a fondo, dove i motivi religiosi si mischiano a scene quotidiane, e vi compare sempre il pane.
Nel milleseicento il pane appare soprattutto nelle nature morte dove non è più un elemento di composizione, ma oggetto artistico.
Con l’arte moderna diventa addirittura oggetto puro nelle composizioni sul pane di Picasso o di René Magritte e di Salvador Dalì.
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Paolacon 15 marzo 2010
ate paola un sempre grazie profondo per i saggi che tu scrivi essi qualsiasi siano ci riempi di sapere.
la storia del pane il più famoso dei tempi fino ai giorni nostri tanto è una cosa comune che passa in secondo ordine, ma tu ci hai fatto fare una riflessione del suo valore
Nadia 4 RM , ti ringrazio, lo hai citato te il pane pugliese, non posso certamente conoscere tutto il pane della nostra Penisola. Vedi Nadia , è un modo per partecipare questa immensa Tavola Italiana e arricchirla di notizie come hai fatto tu.Ne verrà fuori un percorso didattico interessante. Grazie
Che peccato,Giulio,ti sei dimenticato di citare il pane pugliese,uno in particolare,detto la puscialetta che si fa nel salento.Anche la frisella salentina è un pane che quando è cotto diventa secco e si mantiene anche per mesi,ottimo bagnato leggermente e condito con pomodori ,olive ,origano e olio