Un gruppo di ricercatore di Fujitsu (non potevano che essere giapponesi!) ha ideato un particolare orsetto di peluche in grado di percepire le emozioni di chi lo possiede e di consolare il padrone in caso di necessità. L’orsetto, grazie ad una telecamera inserita nel naso, riesce a decifrare gesti ed espressioni facciali, a cui rispondere in 300 maniere diverse. Il peluche è stato ideato soprattutto per le persone anziane e per i bambini, che spesso, vengono “parcheggiati” davanti alla televisione. In caso di espressione triste, l’orsetto alza la mano in segno di saluto e sorride. In caso di vero e proprio pianto, è capace di passare il fazzoletto. I ricercatori che l’ hanno creato hanno così presentato l’orsetto: “Questo orsetto può diventare uno di famiglia (!?!?) e rappresenta un aiuto concreto per le persone in difficoltà. Per questo abbiamo cercato di programmare i suoi gesti all’insegna della spontaneità e della naturalezza”.
Ora l’orsetto verrà testato in alcune case di riposo e di cura e se i test saranno positivi sarà subito messo sul mercato.

(Fonte: Repubblica.it)


Questo articolo mi ha dato una tristezza infinita. Dove sono le mani affettuose dell’altro (compagna- compagno- figlio- amico- essere umano)? Saremo sempre più soli?
Soli nelle nostre fantasie sessuali con dildos e bambole di gomma?
Soli davanti ad un monitor o ad una televisione?
Soli nella malattia e nella morte?
Spero che questo abominevole orsetto rimanga invenduto negli assurdi scaffali nipponici e che il risveglio della pietas ci allontani dalla meccanizzazione dell’affetto e dell’amore.

(La scienza ci ha allungato la vita e ora cerca di riempircela come può. I giapponesi hanno brevettato un orsetto di peluche per anziani soli, con una telecamera nel naso che spia la depressione del padrone e prova ad alleviargliela con gesti programmati per sembrare spontanei. Se il padrone è triste, l´orsetto gli fa ciao con la zampa. Se il padrone piange, l´orsetto gli porge un fazzoletto.


Non esiste nulla di più triste di un giapponese che si sforza di guarire la tristezza altrui. Però il tema è serio, riguarda la vera rivoluzione del nostro tempo, altro che iPad: gli anziani che vivono sempre di più e sempre più soli.
Ovviamente la soluzione non può essere un robot di peluche. Ma è altrettanto retorico appellarsi alla mancanza di calore umano. L´anziano da orsetto non ha tutta questa voglia di compagnia. Si annoia, certo. Gradisce una telefonata o una visita breve. Poi però preferisce ripiombare nella sua solitudine, che lo deprime ma al tempo stesso gli toglie ansia. L´anziano da orsetto è tale proprio perché non ha più voglia di relazionarsi con gli altri. Il mondo di fuori gli interessa poco. E´ concentrato sui propri ricordi e sulla propria decadenza fisica, di cui tiene una contabilità costante e spietata. Non coniuga i verbi al futuro ed è questa attitudine a renderlo anziano: non l´età, non gli acciacchi, ma il rifiuto di aprirsi al nuovo. L´importante è che la morte mi colga vivo, ebbe a dire quel delizioso umorista di Marcello Marchesi, coniando una delle mie tre frasi preferite. Vivo e senza orsetto.)

Francomuzzioli   7 maggio 2010

8 Commenti a “Orsetto robot per aiutare gli anziani di francomuzzioli”

  1. Lorenzo.rm scrive:

    Bravo Franco, hai proposto problemi reali. Dove andremo a finire non lo so. Ma quando ci sono occasioni di guadagno, ecco qualcuno pronto a coglierle. E quando, oltre al produttore, si presenta il consumatore, non c’è ma che tenga. L’uso del prodotto si diffonde.

  2. guglielmo scrive:

    Ecco un altro prodotto della tecnologia moderna, ci mancavano gli orsetti robot, che brutta cosa anche la compagnia si fa meccanicamente in questo mondo di modernità, i nostri cari amici Giapponesi ci dicono che ora anche con un orsetto meccanico sei felice. La Pet Therapy perlomemno c’è un cane vero di carne e ossa quando lo abbracci pulsa il cuore questo è bello sentire la vita, non so che pensate voi ma qua si sta andando addietro… in tutto anche nel trovare compagnia….

  3. franco muzzioli scrive:

    Meraviglioso! Edismaria. Diffondiamo saggezza per noi e per i più giovani e rivalutiamo i nostri amici animali dispensatori di affetto .

  4. edis.maria scrive:

    Una volta,quando le famiglie erano patriarcali, gli anziani erano rispettati ed ascoltati. Ancora adesso in altri luoghi, vedi paesi dell’Africa e dell’Asia ,sono considerati fonte di sapere e di consigli assennati.La loro cura era assegnata alle donne , figlie e nuore , che lo facevano con affetto o , per lo meno, per dovere. Ora da noi le donne lavorano fuori casa e queste tradizioni purtroppo spariscono lentamente. Gli anziani , autosufficienti, creano problemi anche se l’amore dei famigliari è ancora presente . Non parliamo poi se sono invalidi! A che si pensa? Badante o casa di riposo……Ho avuto modo di seguire una cugina e due signore del mio condominio , quando furono ricoverate in quella che i figli chiamavano “ residence per signori della terza età! Li vidi intristirsi giorno dopo giorno, perdere ogni interesse, indebolirsi moralmente e fisicamente.Ogni volta che facevo loro visita , ne uscivo sconvolta e desolata, al punto di far giurare ai miei figli che non mi avrebbero mai costretta ad una fine simile. Meglio certo una badante : si resta nella casa propria , non si perdono le proprie abitudini, i familiari possono intervenire e sorvegliare con più cura. I tempi sono cambiati, e i giovani, nel corso della loro vita, è bene che si creino interessi che potranno , quando saranno “ vecchi”, sfruttare per allontanare la solitudine e non pesare troppo sui figli. Tornando all’argomento proposto , penso che questi ricercatori bene avrebbero fatto a occupare la loro intelligenza e capacità , a qualcosa di più meritevole , perchè hanno solo dimostrato di non conoscere affatto la psicologia di una persona anziana, che con un oggetto simile si renderebbe conto di essere veramente SOLA! Meglio, molto meglio un cagnolino che veramente partecipa ai dolori e alle gioie del “ padrone” con tanto , tanto affetto

  5. franco muzzioli scrive:

    Alfred, la poetica della tua esposizione è perfetta e la condivido pienamente…meno l’orsetto meccanico che piange con l’anziano. Noi anziani siamo così disperatamente soli e inutili da desiderare come compagno un carillon ? Non riusciamo a pensare che qualsiasi altra mano ,anche quella di un altro anziano, è meglio di un giochetto meccanico ? Siamo così regrediti da esser felici di tener in mano una pallina che suona ? Quello che du descrivi non è un anziano è un demente e solo per una patologia del genere può andar bene l’orsetto che piange.

  6. lieta scrive:

    se la tecnologia aiuta ad assiste meglio anziani ben venga cmq sempre supportata da presenze umane vive sensibili tese al fare tutto il possibile pe da’ ancora aiuto accudimento sprazzi e spazi di felicità

  7. alba morsilli scrive:

    che tristezza !che malinconia!
    Penso che i giapponesi le inventano di tutte pur di fare affari.
    Parlo per gli anziani categoria dove appartengo, esso ha bisogno di calore umano,viviamo soli in una scatola,cerchiamo di non disturbare, sappiamo che tempo per noi v’è.
    Noi tutti che scriviamo eadoperiamo chat internet siamo dei fortunati, con stimoli di vita, giustamente l’orsetto di fa ridere.
    Per mia esperienza lavorativa ho vissuto tanti anni anche nei pensionati x anziani. Credetemi li si che si sente veramente che cosa è la solitudine.
    Mai nessuno può sostituire il callore umano,una parola ,un sorriso.Bisogna vivere dentro a questi posti per capire. Farebbe bene a tante persone un pò di umanità anche hai Giapponesi

  8. alfred scrive:

    Commenti abilitati
    ieri , nella sua trasmisione televisiva, ll bravissimo giornalista Corrado Augias ha presentato un libro. Per presentarlo si è sevito di una vecchia scatola zeppa di vecchi bottoni .
    Era la scatola dei bottoni con la quale Lui giocava da bambino.
    Era la scatola dei bottoni con la quale tutti i bambino hanno giocato.
    Quella scatola stava a dimostrare che le persone della sua età quando erano bambini non avevano giocattoli ed allora era necessario che i bambini stessi stimolassero la fantasia per inventarsi i giochi.
    È importantissimo sviluppare la fantasia dei bambini e lasciare che la fantasia stessa si sviluppi da sola nel bambino: lo aiuterà a cresceree a diventare un uomo. Gli insegnerà a superare difficoltà e creare situazioni nuove.
    Nell’anziano il discorso è diverso.
    L’anziano ha trascorso la sua vita, ha fatto le sue esperienze, ha consolidato le sue abitudini, ha dato e ha ricevuto.
    Ma…. spesso l’anziano rimane solo.
    Rimane solo anche se i sui figli lo vanno a trovare una volta la settimana.
    Rimane solo anche se i nipoti gli telefonano.
    Rimane solo anche se è con altri soli come lui in un ospizio.
    Gli rimangono i ricordi . Si fa compagniada solo con i sui ricordi .
    Gioca con i ricordi .
    Spesso vorrebbe avere un oggetto suo che gli tenesse compagnia.
    Vorrebbe avere ancora qualcosa della sua casa, dei suoi ricordi, qualcosa che gli ricordi di essere ancora vivo: un sorriso. una carezza, un bacio sulla fronte , una mano passata nei capelli.:
    UN ORSACHIOTTO MECCANICO CHE PIANGA CON LUI .

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