Si  parla molto  nella nostra epoca di “società di  massa”, di “psicologia delle  masse”, di “fenomeni di massa”, ma non sempre è chiaro cosa si intende per massa.
Da una parte essa ci appare come un gruppo consistente, omogeneo  e compatto, di persone fra le quali  esistono rapporti di interindividualità per lo più labili e superficiali o addirittura non  esistono  rapporti; dall’altra la compattezza del gruppo risulta  discutibile, in quanto  ciascun  membro rifiuta di considerarsi  come facente  parte  della massa, che fa  coincidere invece con gli altri.
Gli studiosi  di sociologia, nell’affrontare  il problema della “irrazionalità delle masse”, l’hanno attribuita  al fatto che  l’individuo, coinvolto nella  massa, retrocede  a uno  stadio inferiore del suo  sviluppo  razionale, rinuncia  alla  sua autonomia  di pensiero  o la  perde, diventa  strumento  nelle mani  del capo e subisce la suggestione del leader.
Nel suo libro “Mein Kampf”  Hitler paragonava le folle acclamanti e inneggianti a “bambini incerti”; denunciava la  natura femminea, cioè debole e instabile del popolo; dichiarava  che la propaganda  deve esaltare  quella verità che può far presa sugli strati  più bassi  della società.
Se Hitler strumentalizzava  la massa  per il perseguimento dei suoi fini; e Nietzsche e, prima  di lui Bacone e Platone, vedevano nella massa, come contrapposta all’individuo un ostacolo al raggiungimento  della verità, Freud  cercò invece di stabilire in base  a quali meccanismi psichici il singolo accettava  di farsi  massa.
Alla base di tale scelta c’è un processo di identificazione  dell’individuo  col capo che diventa  il modello  cui confrontarsi. Finché alla base  della coesione  di una  massa  c’è  un  rapporto   di identificazione, la partecipazione  è un  momento positivo perché rappresenta  il superamento
dell’egoismo sotto  la spinta  di una  istanza sociale; nel momento in cui  tale identificazione e quindi partecipazione  profonda  e consapevole alla massa, viene meno, allora l’aggressività emerge e travolge  la razionalità delle proprie scelte. Freud ha anche parlato del  “masochismo delle masse” cioè della loro inerte accettazione  della supremazia del capo, portando  così il discorso sul delicato problema di rapporti tra massa e potere. Capisco sono concetti duri a digerire, però penso che facciano parte della  nostra quotidianità.

un  saluto  sincero e una  buona lettura

cicco53   giugno 2010

12 Commenti a “LA MASSA scritto da cicco53”

  1. marc52 scrive:

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    Divagazione sul tema…Calcio il mio cervello è completamente fuori “fase”(sai il polo negativo e il polo positivo se vengono a contatto fanno “massa”). Penso di avvere bisogno della badante di accompagnamento! Avendo avuto in era scolastica l’insegnante d’accompagnamento.ciao

  2. calcio2.ce scrive:

    Marc dacci il link cosi ci andiamo direttamente, magari troviamo anche delle immagini correlate ai titoli, visto che non metti nulla di tuo, a parte l’opinione e …Ci mancherebbe, (che commento sarebbe poi) ovviamente opinabile …Non tutti poi la pensano come te o associano i vari titoli scritti nientemeno da Pier Paolo Pasolini! Per iL resto e’ un tutto dire bellissimo …Di gusto la scelta cmp.
    Il primo commento comunque era a tema il secondo un po’ meno, forse di prima mattina il cervello sta ancora metà dormiente e l’altra in fase elaborativa ( parlo del mio cervello il tuo non sò)
    ciao

  3. silvana1.ge scrive:

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    il rapporto tra massa e potere è abbbastanza inquietante.
    Dalle pieghe della storia e dalle masse proletarie distrutte dalla fatica fisica nella prima fase dello sviluppo indstriale,e emerso faticosamente l’individuo. L’individuo oggi avrebbbe i mezzi per sapere quali sono i suoi reali bisogni e, visto che vive in una società improntata all’individualismo, potrebbe soddisfarli.
    Ma eccco il paradosso: questo individuo che la sociologia divide in gruppi omogenei, per cui può far parte della massa dei lavoratori, oppure di quella dei precari (frustrati) o ancora degli studenti (umiliiati) viene “stritolato” da due poteri forti. Il potere politico e il potere economico.
    Al primo è funzionale una massa di individui dal pensiero omologato, che accettano acriticamente tutto ciò che viene loro propinato.Questo poere si avvale dei mezzi che gli sono propri:demagogia, propaganda, mass media asserviti.
    Analogamente il potere economico si avvale fondamentalmente dei media per formare platee di consumatori compulsivi, inconsapevoli.La corsa alla firma costa, bisogna guadagnare molto, possibilmente evadere le tasse danneggiando la comunità intera.Chi più possiede può esibire quindi “E'”, esiste e può emergere dalla massa di anonimi individui.
    Una società sana può sviluppare adeguati anticorpi? Certamente si, e con un solo strumento la C U L T U R A.
    Una cultura perseguita da una scuola pubbblica che sappia progettare, degna quindi di questo nome, non umiliata e senza più dignità come quella che vediamo.
    La cultura sviluppa libertà di pensiero, capacità di discernimento, la curiosità e l’interesse ad andare oltre, cogliere il vero significato dei fatti.
    L’individuo libero torna ad essere una persona innanzittutto che non ha paura delle differenze ma se ne arricchisce. Certo fa sempre parte della massa ma si distingue da essa perchè ha imparato a seminare…umanità

  4. cicco53 scrive:

    Commenti abilitati bene non credevo che il mio articolo suscitasse tanto interesse ,grazie forse ho raggiunto l’abiettivo,con diverse definizioni al quanto forniti,di una spiegazione personale di tutti voi ,dando vita ad una opinione che penso abbia raggiunto una suplemazia di chi è più bravo ad strapolare il concetto di massa,trascurando forse la fasi principali di essa.Noto una certa cultura in alcuni di voi con i commenti ,ma vedo pure una corsa di chi è più bravo ,non voleva essere cosi l’articolo,pazienza sono contennto che sono riuscito a creare una riflessione di massa ,grazie al prossimo articolo che penso che tratti il rapporto di amicizia vera con gli occhi di chi soffre ciao a tt

  5. alba morsilli scrive:

    le masse sono formate da uomini edonne, non occorre che grandi dittatori hanno confuso il cervello dell’uomo con le loro capacità dialettiche.
    mentre l’uomo come indivuduo ha avuto per secoli il soppravento sulla donna, rendendola incapace, e priva di ogni volontà.
    perciò come vedete nell’uomo si nasconde la più crudele cattiveria verso il suo prossimo.Ogni uomo che agisce ho ha agito il soppruso è come Hitler

  6. franco muzzioli scrive:

    Che bello questo blog!…….Il mio desiderio si avvera. Domande intelligenti che fanno scaturire commenti che vanno oltre l’articolo stesso e che stimolano e completano l’argomento proposto. Oltre alla lectio magistralis che quotidianamente Marc ci propone e che personalmente apprezzo,come non cogliere l’arguto accostamento di Angelo tra massa e cultura (che a mio parere è il vero problema) ed il pragmatismo genuino del maledetto toscano . Personalmente non amo molto il termine “massa” ,sì lo concepisco ,come elencava Marc,per stabilire quello che intorno alla “massa” avviene ( fenomeno di massa, cultura di massa, comunicazione di massa ecc.) E’ un accostamento nato in epoca romantica per intendere il “popolo” come depositario di valori buoni e spontanei. Ma tanto per ricitare Hitler (mamma mia !) egli diceva ” ..le masse sono abbagliate più facilmente da una grossa bugia ,che da una piccola..” e purtoppo la storia gli ha dato ragione e lui se ne intendeva come imbrogliare la “massa”….Mi viene da citare anche Sant’Agostino (per far un pò sfoggio di cultura!!) ,che tagliava corto con la “massa perditionis ” ( la massa era solo dannata). Io credo nel popolo , anzi nei popoli, che si autodeterminano, che non hanno bisogno di leader ,di parole d’ordine , di dogmi o di esclusive appartenenze. Credo negli individui singoli , acculturati, solidali, giusti e maturi che si uniscono assieme per diventare un popolo.

  7. ANGELOM scrive:

    Come definire la MASSA:
    Una cultura tossica, attiva ormai da un trentennio, ha modificato i cervelli, ha cambiato le facce, ha reso deformi i pensieri, ha ingrossato i corpi, ha destrutturato idee e istituzioni…
    Motivo per cui oggi abbiamo un popolo che si muove sul modello degli Zombies, una comunità di morti viventi che ha smarrito la capacità e la coscienza critica, individui che hanno perso il senso dell’orientamento, gente perennemente alla rincorsa dell’effimero, a caccia di soldi, sempre tesa verso la ricerca del colpo di culo…di lavorare o di costruire una vita con pazienza e tenacia non se ne parla nemmeno.
    È chiaro che un popolo imbevuto di simili concetti è sensibile, nei momenti topici (tipo, per esempio, una tornata elettorale) al richiamo della foresta.
    E la foresta può anche non essere necessariamente vergine. Anzi, meglio se non lo è.
    La cultura fa paura (bella rima baciata!) e sapete perché?
    Perché in generale la cultura – qualsiasi tipo di cultura – non sta ferma.
    Per sua natura si diffonde, passa di testa in testa, contagia…
    Quindi bisogna disseminare letame, scorie, immondizia…perché anche la merda è cultura.
    E una buona fragranza di fogna addormenta le teste impedendo loro di funzionare bene.
    Se si smerciasse una cultura diversamente abile (e quindi più profonda e più stimolante), essa potrebbe arricchire le persone, potrebbe fare in modo che gli individui imparino a porsi delle domande, potrebbe risvegliare coscienze e curiosità, potrebbe rendere la gente vispa e attenta.
    In poche parole potrebbe accendere i cervelli.
    Quel “potrebbe” così ossessivamente ripetuto è un condizionale che incute timore e quindi va rigorosamente mantenuto tale.
    Senza controprova.
    Domanda da un milione di euro: Chi ha paura della cultura?
    Risposta: Coloro i quali temono il libero pensiero e la libera circolazione delle idee.
    Non è un caso che il cosiddetto “potere” controlli saldamente precisi punti strategici: i TG, le redazioni dei giornali, RAI fiction!!
    Sulla necessità del controllo dell’informazione per scopi depistanti e fuorvianti credo che ormai nessuno nutra più alcun dubbio, ma le fiction? L’avreste mai detto?
    Controllare le fiction è fondamentale. Mussolini diceva che “la gente ragiona come i film che vede” e per concludere non dimentichiamoci che Goebbels era solito affermare “Quando sento parlare di cultura metto la mano alla pistola”.
    Se lo dicevano loro.. meditate gente, meditate!
    (questo commento è stato preso dalla rete)

  8. Giulio Salvatori scrive:

    Il mio intervento non mi sembra nè :- semplicistico, nè frettoloso , nè utopico- Tutt’altro. Semmai concreto e volto verso la crescita collettiva della massa.

  9. marc52 scrive:

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    Giulio,scusa,il tuo e un discorso semplicistico, frettoloso e utopico .Al di la delle disquisizioni mentali dell’articolo di Cicco e forse anche delle mie commentandolo, qui si cerca di analizzare a livello soggettivo, una realtà sociale quale è il pensiero collettivo: le mode, le preferenze politiche, le influenze commerciali,la cultura le abitudini , le mentalità , quindi dei comportamenti o atteggiamenti collettivi,di fatto sono “massa”il tuo pensiero personale le tue convinzioni sono tue ma ,sono… comuni a tanta altra gente quindi fanno “massa”. Esiste nella psiche umana il pensiero personale e quello collettivo: il tuo carattere le tue inclinazioni i tuoi pensieri interiori sono personali. Ma fin dalla nascita vieni influenzato inconsapevolmente da degli atteggiamenti, delle abitudini,dei comportamenti culturali, della comunità in cui vivi. Queste comunità messe in insieme fanno “massa “. I prodotti che noi usiamo e che consumiamo che ci vengono proposti/imposti dalle aziende con la pubblicità ci rendono volenti o dolenti “massa”. Le tue scelte politiche magari minoritarie, comuni a tanti altri sono “massa “.Le cosi dette… “opinioni pubbliche” sono “massa “ non puoi scappare da questo circolo vizioso. Ciò che tu alludevi con il tuo commento e il tuo “io” psicologico il tuo pensiero intimo personale, quello e tuo e nessuno te lo può massificare. Se le “pecore” andassero ognuna per conto proprio il “pastore” non avrebbe il “gregge”.

  10. Lorenzo.rm scrive:

    Vedo che in fondo si dà della società di massa una definizione negativa. Non mi sembra giusto. La società di massa, in realtà, è stata ed è una grande rivoluzione incruenta, l’unica che possa essere accettata. Certo, come dice Giulio, non possiamo presentarci ad essa con i connotati di pecora. Ma è la stessa società di massa che crea i suoi anticorpi e alleva e moltiplica cittadini coscienti e potenzialmente contrastanti con i credi e le indicazioni “di massa”.

  11. Giulio Salvatori scrive:

    Ma senza fare tanti giragogoli sull’interpretazione della massa,non sarebbe meglio dire:- come si fa,(come si potrebbe fare ) ad uscire dalla massa?Come si potrebbe fare affinchè ogni soggetto ragioni col proprio cervello?Cosa si deve fare per svincolarsi dagli schemi partitici, politici etc? Questo è il problema.Purtroppo ogni branco vuole il suo -capo- come nel regno animale .L’importante che la -Massa- elegga con oculatezza il proprio capo e , l’idea, i progetti, le proposte , siano volute dalla Massa. Altrimenti emerge l’antico detto che:- chi pecora si fa, il lupo la mangia .

  12. marc52 scrive:

    Commenti abilitati
    Moltitudine folla collettività insieme di persone indistinte o accomunate da caratteristiche più o meno omogenee.
    fenomeno di massa
    successo di massa
    cultura di massa
    mezzi di comunicazione di massa
    Della massa è difficile fornire una definizione sociologica univoca poiché esiste un’interpretazione positiva della massa, secondo la quale essa può diventare il luogo di una coscienza collettiva (ad es. il proletariato come “massa” dei lavoratori in lotta) ed una negativa che vede in essa un insieme di soggetti incoscienti o manipolati ( ad es. la massa sottomessa ai regimi totalitari o quella condizionata dai mass-media).
    La società di massa è caratterizzata da modelli di comportamento generalizzati per la maggioranza della popolazione; da una produzione, distribuzione e consumo dei beni e dei servizi su vasta scala; da una partecipazione alla vita politica e culturale secondo standard ampiamente diffusi e favoriti dai mezzi di comunicazione di massa (mass-media). I mass media, per la loro stessa struttura comunicativa, modificano profondamente la nostra percezione della realtà e della cultura. Diventa molto importante lo studio delle strategie con cui vengono prodotti e diffusi i messaggi, specialmente quando lo scopo di questi messaggi è quello di influenzare le idee ed i comportamenti dei destinatari, come accade nella comunicazione politica o nella pubblicità.
    I mezzi di comunicazione di massa come agenti di socializzazione.
    La socializzazione corrisponde all’apprendimento di valori, norme, modelli culturali da parte dei membri di una collettività. Essi non vengono solo conosciuti, ma anche interiorizzati, così che la maggior parte dei desideri, delle aspettative e dei bisogni vi si conformano e gli individui percepiscono come “naturale” adottare certe scelte piuttosto che altre.
    La socializzazione svolta dai mass-media dipende sia da strategie intenzionali (per cui, ad esempio, esistono libri, articoli, trasmissioni, siti internet educativi o informativi) sia da effetti indiretti, come la socializzazione ai consumi che scaturisce dalla pubblicità. Ad esempio, una serie di telefilm può contenere messaggi relativi a valori, modelli di vita, comportamenti tipici di un certo contesto storico-sociale, che hanno un potente effetto di socializzazione anche su di un pubblico che vive in realtà molto diverse.
    Pier Paolo Pasolini aveva già intuito i cambiamenti sociali e culturali prodotti dalla massificazione televisiva. Iniziò ad accorgersi che tutti i giovani di borgata avevano iniziato a vestire, comportarsi, pensare in modo analogo. Se prima di allora per Pasolini si poteva distinguere un proletario da un borghese, oppure un comunista da un fascista, già agli inizi degli anni settanta non era più possibile: la società italiana si stava già omologando a macchia d’olio.
    La massa, come soggetto di azioni sociali o come oggetto di manipolazione, sembra comunque giunta sul palcoscenico della storia, tanto che spontaneo o meno ogni tipo di governo vive ormai grazie al consenso di quell’anonimo protagonista che ha assunto il nome di opinione pubblica.
    La cosiddetta «società di massa» è stata generata da alcuni fattori storici, quali la crescita dell’apparato industriale e l’elevata urbanizzazione, connessi alla seconda industrializzazione. Gli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso hanno visto il maturarsi di tale processo e l’assunzione da parte delle masse di un ruolo privilegiato nella struttura sociale attraverso l’esplosione del “ceto medio”.
    Maggiore è anche la partecipazione alla vita politica, con la nascita dei partiti di massa, e il condizionamento culturale che spesso si manifesta come influsso delle “mode” sui comportamenti dei singoli e dei gruppi.
    Tutti i partiti che, nell’Europa del XX secolo, portarono alla costruzione di regimi totalitari utilizzarono, accanto alla sistematica distruzione delle opposizioni, il potente strumento della propaganda: la radio, il cinematografo e la stampa furono utilizzati per creare in breve tempo simpatie ed odi facendo leva proprio sull’emotività di quella folla.
    utilizzando con gran dispendio di simboli, bandiere ed uniformi, per far sentire alla massa di essere soggetto e oggetto dello spettacolo.
    Il sentimento dell’appartenenza al gruppo, nello splendore delle divise e nel clamore dei canti, doveva riempire il grigiore di una realtà politica e sociale assolutamente non corrispondente abitata da persecuzioni, guerre, discriminazioni culturali e religiose.
    La democrazia di massa, infine, non si differenzia dai totalitarismi in quanto in essa la partecipazione dei cittadini è maggiore bensì solo nella misura in cui è realmente determinata dalla libera adesione dei singoli e dei gruppi a quei valori che solo la società può creare e lo Stato riconoscere e garantire. (documentazione presa in rete)

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