LE MUSE (varia umanità, cultura)

UNA CATTURA SINGOLARE

Storie di pesca nel golfo di Cagliari


Pino e Paolo, un’amicizia che durava sin dai tempi della scuola elementare e che dopo varie vicende si era rinsaldata ora che, entrambi pensionati, avevano più occasioni da dedicare al tempo libero.

Li aveva legati forse il fatto che entrambi, in famiglia, avevano solo sorelle e quindi, nell’età dell’adolescenza, ma anche più tardi, si erano sentiti come fratelli, surrogando la mancanza di un fratello vero.

Avevano vissuto parallelamente anche le prime esperienze con l’altro sesso, supportandosi a vicenda, quando necessario e raccontandosi le avventure. Ma soprattutto li legava la passione per il mare e quella voglia segreta di sfidare la grandezza e i misteri dell’elemento terracqueo.

E` pur vero che avventure in mare ne avevano vissute altre e le ricordavano sempre perché erano servite ad ampliare le loro esperienze, ma quest’ultima era stata davvero singolare.

Paolo aveva sistemato il gommone in una nuova stazione di rimessaggio in via di ampliamento e sistemazione sulla costa orientale del golfo ed aveva espresso il desiderio di volerlo mostrare all’amico anche in considerazione che proprio in tale struttura erano previsti, l’anno successivo, i campionati mondiali di vela junior e quindi i lavori in corso erano mirati a realizzare quanto necessario per accogliere degnamente la manifestazione.

Arrivarono lì in auto e dopo un giro di perlustrazione, eseguirono tutte quelle operazioni di routine necessarie per la messa in acqua del natante. Lo avevano fatto tante di quelle volte che ormai era diventato un rituale sistematico.

Come da intese precedenti non avevano portato altri tipi di esca perché si doveva operare la pesca al traino con l’esca finta, una anguilletta fosforescente che aveva preparato lo stesso Paolo.

Imperava un vento di maestrale abbastanza teso ed il mare, soprattutto al largo, si presentava con le onde ben marcate e spumeggianti.

I primi passaggi avevano portato la prima preda, una spigola che a prima vista superava certamente il mezzo chilo, come confermato poi alla pesata effettuata a terra.

Per determinazione di Paolo si era stabilito che la prima preda era desinata a Pino perché la volta precedente era stata di Paolo.

Dopo un po’ abboccò una ricciola appena più piccola della spigola e si rimise la paratura in mare per proseguire la traina.

Si eseguirono alcuni passaggi tra gli spruzzi delle onde senza che succedesse niente ma, ad un tratto, Pino che reggeva il mulinello sentì uno strappo e si voltò verso il terminale della lenza e notò che vi era ubicato un gabbiano in lotta con qualcosa di indefinito.

Si pensò dapprima che avesse abboccato un altro pesce e che il gabbiano, come spesso succede, volesse portarselo via. Paolo lanciò alcuni urli per farlo scappare ma non successe niente.

Al recupero della lenza il gabbiano vi restava attaccato ed allora si capì che probabilmente aveva tentato di mangiare l’esca finta e vi era rimasto arpionato.


Pino era deciso ad avvicinare il gabbiano per poterlo liberare anche se Paolo era contrario e forse più propenso a tagliare la lenza per il timore che il gabbiano, una volta vicino, potesse assalire con beccate e zampate i malcapitati pescatori.

Quando fu ad una distanza di circa cinque/sei metri, il gabbiano tentò di sollevarsi in volo trascinando la lenza. Paolo ordinò: “Dagli lenza, dagli lenza” e Pino così operò ma il gabbiano ricadde in acqua e fu allora che Pino lo avvicinò ulteriormente e lo afferrò per il collo portandolo a bordo.

La lenza fuoriusciva dal becco chiuso con forza e Pino dovette faticare non poco per riuscire ad aprirlo e liberare l’amo che era conficcato nella lingua della bestiola.

Fatto questo lo lasciò subito libero ma la vicenda non era finita. Cercando di andar via nei grovigli della lenza il gabbiano rimase nuovamente impigliato con l’amo sotto l’ala sinistra.

Ormai erano in ballo e Pino decise di avvicinarlo ancora per completare la liberazione. Fu allora che si prese una grossa beccata sulla mano ed una zampata sul braccio. Il gabbiano ricevette in cambio un deciso buffetto sul becco. “Stai buono” disse Pino, “Voglio liberarti”.

Il gabbiano sembrava che avesse capito e restò docile e calmo, ma forse era stanco anche lui mentre nel trambusto il gommone continuava a saltellare sulle onde che coprivano di spruzzi i protagonisti dell’episodio.

Pino riuscì finalmente a liberare il gabbiano dall’amo e dal groviglio delle lenze, lo prese per le ali e gli diede una spinta verso l’alto dicendo “Vai”. Paolo aggiunse, con sollievo, “E non  tornare mai più”.

Quella lenza era resa ormai inutilizzabile, si tentò qualche altro passaggio con una nuova lenza ma la battuta di pesca era ormai conclusa e si rientrò a terra ed a casa con un’esperienza in più da raccontare ai nipotini.

Giuseppe Pau

14 Commenti a “UNA CATTURA SINGOLARE scritto da Giuseppe3.CA”

  1. alfred-lollis scrive:

    Commenti abilitati
    Pure io mi sono trovato a liberare un gabbiano: riemergevo da “un’immersione” (2\3mt non di più) quando sento delle grida provenienti dagli scogli. Mi guardo attorno e poco lontano da me c’era un grosso gabbiano impigliato con un’ala nella lenza di un pescatore che, seduto sugli scogli, imprecava contro il povero uccello il quale forse, nel suo volo radente sul pelo dell’acqua era incappato in quella trappola invisibile. Nuotando mi sono avvicinato a lui: era enorme!.
    Si dibatteva per liberarsi ma, più sbatteva leali e più si imprigionava nel sottile filo di nylon. Gli ho messo una mano sulla schiena per cercare di tenerlo fermo in modo da poterlo liberare e lui subito mi ha beccato a una spalla.
    gli ho detto L’ho afferrato per il collo e l’ho “pucciato” con la testa sott’ acqua tenendocelo
    fino a che sono riuscito a liberarlo dalla lenza che lo aveva imprigionato.
    Non appena si è sentito libero dal filo e dalla mia mano con due poderosi colpi d’ala e due zampate nell’acqua si è librato in volo. Non si è allontanato subito. Ha fatto un largo giro sopra di noi. M’è piaciuto pensare che abbia voluto ringraziarmi.

  2. giuliano4r.m. scrive:

    La poesia “GABBIANO”è della
    Poetessa Esther Ciulla. Per gli appassionati della poesia in vernacolo siciliano questo è il suo sito:
    http://www.ciulla.it/

  3. giuliano4r.m. scrive:

    Ascolta gabbiano,
    aspetta un momento, un attimo solo !
    Sono io che ti chiamo,
    sono io che rapita,
    guardandoti in volo
    invano le mani protendo
    a prenderti l’ali…
    Oh gabbiano, potessi io
    lontano volare,
    perdermi in orizzonti perlati,
    potessi come te seguire l’onda
    di mari infiniti,
    cullarmi nel cielo coi venti !
    Potessi io, ubriaca di sole
    vagare stordita,
    gustare appagata lo spazio
    nei mari e nei cieli
    e riprendere vita.

  4. marc52 scrive:

    Commenti abilitati
    Giuseppe, il tuo gabbiano imprigionato dall’amo mi ricorda la lettura de “ Il gabbiano Jonathan Livisngston “. Un libercolo che molti di noi avranno sicuramente letto. Fiaba best seller degli anni ’70 diventato un libro cult, con una sua morale dagli aspetti spirituali. Un gabbiano con tanta voglia di imparare a volare /vivere che si perfeziona con sacrificio ed abnegazione, a volteggiare, a sentirsi libero è diverso dal suo stormo buonappetito . Di auto perfezionarsi nel volo alla ricerca della libertà ,dalle solite abitudini /convenzioni. Il tuo gabbiano ha ricercato una cosa diversa dai suoi compagni buonappetito, ha voluto scendere in picchiata su di un esca luccicante. Poteva pagare con la vita la sua singolare esperienza(il libro parla di paradiso dei gabbiani). Ma grazie a te ed al tuo amico, potrà continuare a volteggiare nell’aria alla ricerca di un motivo… di una ragione… diversa per vivere.

  5. sorgigio scrive:

    il raccontino mi piace, un bel giorno con l’amico penso che faccia molto piacere, sarebbe stato piu bello allietato dalle rispettive mogli, con relative paure!!!!!
    na cosa, molti pescatori parlano correntemente il dialetto marinaro, anche tu lo fai, ma per noi profani parole come…
    pesca a strascico, paratura in mare, vento di maestrale….
    restano dei misteri che mi fanno apprezzare meno il racconto.
    per il resto il gabbiano ingenuo e’ descritto in modo formidabile, ma poi….che male potra’ fare un tenero gabbiano?
    non credo che una beccata possa ledere la tempra di voi uomini duri di mare……
    scusa non me ne volere, ma ti ho raccontato onestamente il mio pensiero,,,,ciaoooo

  6. titna.is scrive:

    Pino, ma che bella novità e che piacere leggerti!!! Hai uno stile lineare, ma efficace che mi ha fatto vivere, come se fossi presente, la scena del gabbiano intrappolato in balia dell’uomo e il suo ritorno alla libertà. Pino, dopo questo esordio tanto piacevole e interessante, aspettiamo di leggere altri tuoi scritti, intanto, a proposito di nipotini, farò leggere la tua storia ai MIEI di nipoti perchè la trovo, oltre che bella, anche molto educativa.

  7. giuseppe3.ca scrive:

    Non mi aspettavo tanti benvoli consensi, per me è stata una grande e piacevole sorpresa. Siete stati troppo buoni per un raccontino scritto di getto al ritorno di una uscita in barca, ma voi sapete leggere anche nel profondo dell’animo. Grazie per la vostra preziosa amicizia. Giuseppe

  8. ANGELOM scrive:

    La storia che tu hai raccontato ha un significato profondo che ci insegna che la libertà va innanzitutto rispettata in ogni sua forma. La scelta dei pescatori di lasciar libero il gabbiamo dimostra che nell’uomo esiste una sensibilità innata per la libertà. Grazie e seguita ancora con queste tue testimonianze

  9. alba morsilli scrive:

    ciao giuseppe molto bello il tuo racconto,ma il piacere più grande è leggerti per la prima volta, il blog ha bisogno di persone nuove che hanno voglia di scrivere questo serve per rinnovarsi, sai succede come leggere un libro tu co9nosci il scrittore anche se cambia la trama, perciò è giusto cambiare per trovare emozioni diverse, stimoli,
    Personalmente ti invito a partecipare con i tuoi scritti che io leggerò come ho letto questo tutto dun fiato tanto era bello

  10. Giulio Salvatori scrive:

    Ok Giuseppe 3. Sei entrato nel regno del -racconto- Ben arrivato.Non ti conosco ed è la proma volta che ti leggo e mi è piaciuto. Le descrizioni semplici le preferisco alle ridondanti.Hai saputo “Tessere” la tela del racconto senza sfilacciature.Una storia da raccontare sempre ai nipotini, capiranno, quando saranno grandi, il valore della libertà .E se te lo dice un -Maledetto Toscano- credici

  11. pino1.sa scrive:

    Giuseppe, visto come è stato semplice pubblicare il tuo lavoro? quindi in futuro non privarci dei tuoi scritti che sono efficaci…. Complimenti!

  12. lucy.tr scrive:

    Interessante l’esordio di Giuseppe con questo racconto. Bella l’amicizia tra i due ragazzi che condividono la passione per il mare e la pesca, uniti e solidali nei vari tentativi di dare la libertà al gabbiano coinvolto in questa sfortunata situazione. Grande la soddisfazione di entrambi nel rendere di nuovo il gabbiano libero di volare verso il cielo.

  13. pina6.rm scrive:

    mi è piaciuto il tuo racconto,a me piacciono i gabbiani .Iosto a roma e al mattino vedo i gabbiani che vanno verso il mare come pure la sera li vedo che rientrano e vanno a dormire sul tevere

  14. nadia 8 rm scrive:

    sti gabbiani,pure in mare stanno.scherzo,ma ormai sono prevalentemente sulle discariche,anni fa il gabbiano èra un’animale maestoso,era bello vederlo volare sul mare,ora in citta’sembrano avvoltoi e onestamente fanno paura.

Scrivi un commento
nota:  I COMMENTI DEVONO ESSERE PERTINENTI ALL ARGOMENTO A CUI SI RIFERISCONO E NON DEVONO ESSERE INSULTANTI PER CHI HA SCRITTO L'ARTICOLO O PER UN ALTRO COMMENTATORE