AGORÀ

LEGGE ELETTORALE: PROF. BAGGIO, CREA OLIGARCHIA NON DEMOCRAZIA

Roma, – L’attuale legge elettorale è sintomo di ”un intero ceto politico che si sente debole e non vuole più essere scelto” ma in questo modo ”al posto della democrazia si creano delle oligarchie”: è quanto afferma il prof. Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia Politica presso l’Istituto universitario del Movimento dei Focolari ‘Sophia’ di Loppiano, in provincia di Firenze, intervistato dalla Radio Vaticana. ”Un problema è nell’attuale legge elettorale”, spiega, e’ ”che il Paese l’ha accettata. Non c’e’ stata sufficiente opposizione”.
”Non è solo un problema del centrodestra – aggiunge il professore -. Ciò va sottolineato. E’ un intero ceto politico che si sente debole e non vuole più essere scelto.
Pensa di scegliersi da solo. Solo che così si creano modifiche di sistema. Perché al posto della democrazia si creano delle oligarchie, cioè dei gruppi di potere che possono perpetuarsi per cooptazione, anziché per scelta di coloro che sarebbero i sovrani”. ”Questo – conclude – è un allontanamento dagli ideali democratici, nella sostanza e nella forma. Perché ciò che va perso è l’idea di bene comune. Il bene comune non è un concetto vuoto che chiunque può riempire come vuole con la sua azione di governo. Il bene comune pone delle condizioni per essere realizzato”.


IL Guicciardini* già 5 secoli fa aveva scritto: l’italiano nella politica vede solo il suo “particulare”…; e la nostra classe politica, per intero, senza distinzioni di parte, è sempre stata attenta ad assecondare i privilegi di una categoria piuttosto che dell’altra a danno degli interessi nazionali e dell’intera comunità, dove solo chi non appartiene a partiti, caste, corporazioni, lobby, logge continua a subire l’umiliazione di sentirsi sempre cittadino di serie B.
Così, mentre il resto dell’Europa si svecchia, si rinnova, si da delle regole, noi rimaniamo una società fondamentalmente vecchia e conservatrice con leggi e principi che chiunque si sente in diritto di aggirare in nome del proprio tornaconto e con un orizzonte sempre più piatto che non lascia presagire nulla di buono… Del resto, in natura si sa: chi non si adatta ai nuovi cicli e ai cambiamenti planetari è destinato inesorabilmente “all’estinzione”.
Un Paese che non ha memoria storica, dove la sua classe dirigente e i suoi manager intascano liquidazioni milionarie ricostruendosi ogni volta una nuova verginità “e neppure le morti di Falcone e Borsellino sono servite a unire e a scuotere profondamente l’opinione pubblica”, un paese dove nel suo Parlamento trovano ancora “accoglienza” parlamentare (che noi non abbiamo votato, ma sono stati imposti dalle segreterie dei partiti) con precedenti penali o condannati al primo o al secondo grado che pretendono di dare ai cittadini onesti il buon esempio, non ha molto futuro. E se ce l’ha, non è per niente affascinante.

Quando le nuove leve scenderanno in campo contro «i parrucconi della politica»?


*Guicciardini fu il primo grande storico serio che ruppe con la storiografia territoriale, e trattò una materia storica universale, la storia di un’unità geografica. Nessuno degli storici che si potrebbero citare come suoi predecessori sono pari a lui per importanza. Guicciardini è il primo vero storico che sciolga la storia dal collegamento con un determinato stato. Per la prima volta dà un quadro esatto della politica internazionale, non solo perché la conobbe e la comprese per pratica, ma perché non ne comunicò semplici frammenti com’è inevitabile che accada in una storia territoriale. La reciproca dipendenza degli stati, il nesso della politica interna con quella estera, l’influenza delle operazioni militari su quelle politiche e viceversa – tutti questi tipici tratti della politica, specialmente di quella europea, il Guicciardini li ha fissati con mano sicura nelle linee imperiture della sua Storia d’Italia.

4 Commenti a “LEGGE ELETTORALE: PROF. BAGGIO, CREA OLIGARCHIA NON DEMOCRAZIA scritto da Giuliano4.rm”

  1. lieta scrive:

    e se anche si tolgon di mezzo rapidamente han pensioni stratosferiche, case da nababbi, di certo non han bisogno di cig. vergogna vergogna vergogna. assassini del popolo italiano……….

  2. nadia8rm scrive:

    Con due parole voglio dire cio’ che penso .Se un qualsiasi professionista o lavoratore non lavora bene e non fa gli interessi della ditta viene licenziato.I SIGNORI politici dovrebbero essere in teoria lavoratori assunti dal popolo italiano,non hanno lavorato bene,sia il governo che l’opposizione,allora bisognerebbe licenziarli tutti,e senza liquidazione (se ne sono gia’ presa troppa).sicuramente ci saranno nuove elezioni,e ci verranno riproposti sempre gli stessi nomi FACCIAMO QUALCOSA.

  3. marc52 scrive:

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    Ma c’è un disegno, un oroscopo, un progetto condiviso? Macché: c’è una giostra dove ciascuno va per conto proprio, dove se metti insieme due leader di partito, loro sputano fuori tre idee distinte e contrapposte. C’è almeno un soprassalto di pudore, una resipiscenza sia pure tardiva rispetto al disastro nazionale provocato dal Porcellum? Nemmeno questo: ognuno tira l’acqua al suo mulino, vuole cambiare per trarne qualche profitto elettorale.
    Da Wikipedia:
    Roberto Calderoli, principale autore della legge.La legge nº 270 del 21 dicembre 2005 è l’attuale legge elettorale italiana. È stata scritta principalmente dal Ministro Roberto Calderoli e poi definita dallo stesso in un’intervista «una porcata». Proprio per questo tale legge venne denominata Porcellum dal politologo Giovanni Sartori. Sostituì le leggi 276 e 277 del 1993 (c.d. Mattarellum), introducendo un sistema radicalmente differente. Fu approvata con i voti della maggioranza parlamentare (principalmente Forza Italia, Alleanza Nazionale, Unione dei Democratici Cristiani, Lega Nord), senza il consenso dell’opposizione (principalmente Italia dei Valori, Democratici di Sinistra, Margherita, Rifondazione comunista), che l’ha duramente criticata e contrastata. Ha modificato il precedente meccanismo misto, per 3/4 a ripartizione maggioritaria dei seggi, in favore di un sistema proporzionale corretto, a coalizione, con premio di maggioranza ed elezione di più parlamentari contemporaneamente in collegi estesi, senza possibilità di indicare preferenze.

    La legge si può considerare in controtendenza con l’esito del referendum del 18 aprile 1993, il quale, con un consenso dell’82,7% dei voti e un’affluenza del 77%, portò all’abrogazione di alcuni articoli della vecchia normativa elettorale proporzionale del Senato, configurando un sistema maggioritario, delineato in seguito dalle leggi 276 (per il Senato) e 277 (per la Camera, nota anche come legge Mattarella) del 4 agosto 1993. Il sistema introdotto dalla legge 270 è completamente nuovo, anche se il premio di maggioranza per la coalizione vincente alla Camera (un vero e proprio unicum nel contesto europeo) era già apparso in due leggi elettorali italiane del passato: la legge Acerbo del 1923 e la cosiddetta “legge truffa” del 1953.
    Si è votato con questa legge alle elezioni del 2006 e del 2008.

  4. marc52 scrive:

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    Ogni popolo ha il Governo che si merita (W.Churchill)…
    E’ proprio vero, diciamocelo una volta per tutte…
    Questo attuale stato della nostra povera Italia, alla maggior parte degli italioti piace, forse il potersi sempre lamentare è ormai una condizione a cui siamo così tanto abituati da aver paura di doverne fare a meno.
    Se solo vivessimo in un paese normale… se solo esistessero ancora termini come ‘indignazione popolare’, ‘etica’, ‘legalità’, ‘giustizia’…
    Ormai il popolo italiano non si rende nemmeno conto del livello in cui è stato costretto a vegetare… il lavoro del nano è stato perfetto, roba che Goebbels, ministro della propaganda del Terzo Reich oggi invidierebbe.
    Anche quest’anno, quindi, sentivamo la mancanza del solito ritrattino al vetriolo dipinto dalle diligenti penne crucche contro quei lazzaroni che abitano la Penisola. E puntuale come un orologio è arrivato un servizio della Bild, un tabloid gossipparo da 5 milioni di copie al giorno, che in confronto Corriere e Repubblica messi assieme fanno ridere.
    Il corrispondente in Italia, tal Andreas Englisch, si è messo a raccontare cosa fanno i politici a Roma. Anzi, cosa non fanno. Non dev’essergli costata molta fatica: per documentarsi, senza andare a spulciare i registri di Montecitorio, gli è bastato leggere tre o quattro quotidiani che da destra a sinistra in queste settimane stanno facendo le pulci alla casta per antonomasia.
    Ed ecco cosa hanno letto i tedeschi ieri mattina. Titolo: “La dolce vita!”, piuttosto scontato. ”In nessuna parte del mondo come in Italia i deputati ricevono fin troppi soldi per fin troppo poco lavoro!“.
    Ancora: “La settimana lavorativa al Senato e alla Camera è estremamente corta, con il venerdì che è sempre libero. Di fatto i deputati lavorano 16 ore a settimana”. Segue una serie di numeri e di proposte per introdurre meccanismi di incentivi o di controllo, comprese le impronte digitali ai deputati. Insomma, tutto quello che noi già sappiamo e abbiamo letto in questi mesi.
    E questa volta, invece che incazzarsi, quasi quasi tocca dare ragione ai tedeschi, anche se a malincuore: a noi instancabili ottimisti e strenui difensori della patria (anche quando non se lo merita) un po’ dispiace vedere i nostri politici sputtanati in Germania
    La vergogna: “è un’emozione che riguarda il sentirsi esposti e privi di dignità o di valore: comprende il sentimento di essere guardati dall’alto in basso, di essere inferiori agli occhi dell’altro.”
    Ora, purtroppo, la caratteristica principale del politico italiano medio – da qualche decennio a questa parte – NON è di guardare con umiltà alla res(cosa), alla cosa pubblica, servendola e guardando allo Stato alla Costituzione e alle Istituzioni dal basso verso l’alto come qualcosa da rispettare anzitutto, bensì domina un approccio che si basa sul POTERE SUll’altro e sulle cose, dagli auto-privilegi alle corruttele…
    Tornano così alla mente situazioni recenti, dal caso Marrazzo al Sindaco di Bologna Delbono che utilizzavano tempo e denaro pubblico per questioni private, nelle quali i protagonisti si sono pubblicamente e autenticamente (?) vergognati di quanto fatto dimettendosi dalla carica (questo con certezza). All’epoca di Tangentopoli un’intera classe politica fu spazzata via (quasi) per intero certo in virtù dei loro errori dimostrati dalla Giustizia, ma prima ancora da un “ragionevole” senso di vergogna che li portò a togliersi di mezzo rapidamente.
    Forse una delle poche differenze rimaste nell’arido e appiattito panorama politico italiano, volgendo lo sguardo a 360 gradi, è che a sinistra in alcune occasioni i politici “ancora” provano vergogna. (considerazioni prese in rete)

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