Confucio (551 a.C. – 479 a.C.) è stato un filosofo cinese, che visse in Cina in un’epoca di instabilità politica e di diffusa corruzione.
La sua filosofia si basava sull’etica personale e politica, sulla correttezza delle relazioni sociali, sulla giustizia,
sul rispetto dell’autorità familiare e gerarchica, sull’onestà e la sincerità.
Il Confucianesimo ha influenzato profondamente il pensiero e lo stile di vita cinese, coreano, giapponese e vietnamita.

Massime di Confucio

1 Chi impara, ma non pensa, è perduto. Chi pensa, ma non impara, è in pericolo.

2 Se ami quello che fai, non sarà mai un lavoro.

3 Non mettetevi a discutere con un pazzo! Chi vi guarda non distinguerebbe l’uno dall’altro.

4 Se vedi un affamato non dargli del riso: insegnagli a coltivarlo.

2 Commenti a “CONFUCIO”

  1. lieta scrive:

    appunto lavoro dovere so spessissimo duri altro è piacere

  2. marc52 scrive:

    Commenti abilitati

    Confucio, filosofo anomalo per noi occidentali, dovremmo darlo da leggere ai nostri politici e meditare su un pensiero che non era certo religioso, perlomeno, non della religione a cui simo abituati noi cattolici. Sembra un controsenso: “di solito un filosofo fa discorsi astratti”. Ma la filosofia di Confucio si basava su fatti concreti, su esempi tangibili. e il buono esempio doveva sempre partire dall’alto, proprio come accade con i nostri governanti qui in Italia (sic!). Riprendo sintetizzando molto, alcuni passi del confucianesimo.
    Con quella indiana e quella ebraica, la cultura cinese è fra le più antiche civiltà che si siano perpetuate senza interruzioni sino ad oggi. Essa ha mantenuto una serie di caratteri peculiari che ne hanno salvaguardato l’originalità.
    In Cina la filosofia non è staccata dalla vita, e la sua pratica è considerata inseparabile dalla teoria. In Cina vi sono stati pochissimi filosofi di professione. Quasi tutti i grandi filosofi cinesi hanno ricoperto delle cariche amministrative nel governo, oppure sono stati artisti. […]
    Confucio rimase orfano di padre a tre anni.[…]. la sua vocazione era l’insegnamento e nel 530 a.C. aprì una scuola in cui erano ammessi tutti quelli che dimostravano di avere intelligenza, buona volontà e dai quali si faceva pagare a seconda delle possibilità. La sua era una scuola di tipo tradizionale, in cui si insegnavano le sei arti: riti, musica, tiro con l’arco, guida dei carri, annali, calcolo. Quando, nel 528 a.C., gli morì la madre, Confucio si uniformò ai riti che prescrivevano al figlio in lutto di non esercitare alcuna carica pubblica per tre anni e allora egli si ritirò a vita privata. Dedicò questo periodo allo studio delle discipline a lui preferite: musica, riti e testi antichi. Questo studio profondo gli permise di tradurre in massime la saggezza degli antichi e di formulare poi norme che dovevano regolare il comportamento dell’uomo quale membro di una società.[…] Nel 501 a.C. (aveva ormai cinquant’anni), un incarico politico. Il duca Ting lo nominò governatore di Chung-Tu, capitale dello stato di Lu, permettendogli di attuare il sogno della sua vita: dimostrare sul piano pratico la fondatezza delle sue idee etiche e politiche. La sua amministrazione si rivelò talmente perfetta che poté essere paragonata al periodo aureo dei sovrani mitici ed inoltre le leggi penali non vennero più applicate perché non furono commessi più crimini.[…]
    L’insegnamento del maestro cinese è stato esclusivamente orale. Egli era convinto che la verità si possa cogliere concretamente e in singole situazioni, mentre ogni tentativo di elaborare un quadro completo non fa che impoverirne o travisarne l’infinita ricchezza. Non c’è alcun tentativo di definire concetti o di elaborare principi e teorie come fanno invece i filosofi occidentali. Spesso Confucio si limita a ricorrere al modello analogico, associando un esempio antico ad un episodio presente, o limitandosi a brevi osservazioni concrete.[…]
    Gli insegnamenti sono fatti sotto forma di massime, aforismi o brevi dialoghi senza legame tra loro.[…] Confucio era legittimista: non vedeva altra possibilità per sanare i mali della società se non con la restaurazione degli antichi valori morali, degli usi rituali e delle istituzioni del passato; ristabilire insomma l’ordinamento feudale come era agli inizi della dinastia Chou. Per salvare la società egli insisteva che per prima cosa bisognava salvare l’uomo. Per riuscire in ciò, egli si rivolgeva in primo luogo a quelli che considerava i responsabili del disordine sociale: i principi. Essi dovevano essere consci delle loro responsabilità e dei loro doveri e dovevano prendere esempio dalle sagge istituzioni dei re santi dell’antichità che si erano preoccupati prima di tutto della felicità del loro popolo. “Vi è governo quando il principe (si comporta) da principe, il ministro da ministro, il padre da padre, il figlio da figlio”. Ognuno doveva quindi mantenere la posizione che gli competeva ed attenersi ai doveri che gli imponeva la propria qualifica e rango. Secondo Confucio, “governare è correggere. Se induci il popolo a correggersi, chi oserà non correggersi?”.
    [continua]
    A cura di Ernesto Riva (chi fosse interessato all’articolo) : Filosofico.net – Il confucianesimo – 10 set
    La prova reale di una filosofia è la sua capacità di trasformare i suoi sostenitori in uomini più grandi. Biografia di Confucio. Il nome Confucio è dovuto …www.filosofico.net/ilconfucianesimo.htm – Copia cache – Simili

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