LE MUSE (varia umanità, cultura)

Abbiamo parlato di computer e di problemi relativi all’uso del pc con il “salvagente per pc”
Guglielmo ha proposto qualcosa legato più ai sentimenti, che alla tecnica del computer

Oggi vorrei riflettere un po’ sull’ “amicizia virtuale”
In questi giorni, girando un po’ tra profili dei miei amici e quelli di altre persone che non conosco, mi è capitato di leggere di fiducia, di lealtà, di sincerità, di amore. Riportando tutto ciò al virtuale, come se questo mondo non fosse reale, solo perché le persone non si guardano in faccia, ma fosse solo e semplicemente un gioco.
Nella vita non mi è mai piaciuto di fare il grillo parlante, credo che ogni persona abbia il diritto di vivere la propria vita, le proprie emozioni come meglio crede, ed ognuno ha il suo vorrei…i suoi però. Vorrei dire la mia, un mia riflessione.
Dietro ad ognuno di questi profili esiste un cuore, ed una mente, esiste una persona reale anche se non conosciuta fisicamente, esiste una persona che condivide con gli altri ciò che è . Una volta quando non esisteva il telefono la gente si scriveva delle lettere, non lo faceva per giocare lo faceva per parlare per raccontare di sé, cosi ogni persona qui, racconta della sua vita in maniera semplice senza ipocrisie, qualche post può piacere altri meno, su alcuni si può essere d’accordo su altri no, ma succede così anche nella vita.
Per quanto riguarda le persone, ognuno di noi porta in qualunque posto vada ciò che è, così chi nella vita è falso, ipocrita, bugiardo lo sarà anche qui, perché celato dietro un monitor, (“tanto sono nel virtuale” la usano come scusante molti usata nelle chat).
Chi invece è leale, sincero, lo sarà fuori e anche qui sta a noi allora saper scegliere!
Con questa mia vorrei dire: rispettiamo i pensieri e i sentimenti di tutti…
GUGLIELMO


Giuliano ci propone questa bella massima di Bougeard
I veri amici sono quelli che si scambiano reciprocamente
fiducia, sogni e pensieri, virtù, gioie e dolori;
sempre liberi di separarsi,
senza separarsi mai.

7 Commenti a “AMICIZIA VIRTUALE di Guglielmo”

  1. Guglielmo scrive:

    Grazie amici dei vs commenti con afetto e simpatia

  2. alfred-lollis scrive:

    Commenti abilitati

    mi sono venute le lacrime occhi

  3. giuliano4.rm scrive:

    Guglielmo, come non essere d’accordo con quanto, hai scritto.
    Il social network è lo strumento di condivisione per eccellenza e rappresentano straordinarie forme di comunicazione ma ci sono delle regole da osservare: il rispetto per gli altri è un requisito fondamentale.
    La “vita social-virtual” è solo una sfaccettatura di quella reale. Come comportarsi?
    Angelom lo spiega molto bene nel suo commento e rispecchia il mio pensiero.

  4. ANGELOM scrive:

    Caro Guglielmo, come tu dici nel tuo articolo, purtroppo nella chat bisogna saper scegliere le persone con si parla. Per sviluppare rapporti durevoli di amicizia, credo sia indispensabile di spostarsi sul reale, informandosi su quei lati di noi che non fanno parte dell’ambiente virtuale, ed usando altri mezzi di comunicazione come il telefono, l’indirizzo privato con eventuale scambio di foto. Ed in seguito se possibile un incontro faccia a faccia, ma questo non cambierà il nostro rapporto anche se non ci fosse questa opportunità. Personalmente posso dire che attraverso questi elementi, si è formato con delle persone, un sentimento di vera amicizia e fiducia, fino al punto che al momento dell’incontro fisico, non ci sono state sorprese da parte di tutti, anzi come se ci fossimo conosciuti da molto tempo. Per quanto importante sia di intendersi con un amico nella conversazione e scambio di idee e vedute, e’ necessario di poter contare sul suo appoggio quando ne abbiamo bisogno, sia nel bene che nel male.
    __________________

  5. franco muzzioli scrive:

    Caro Guglielmo ……. vedi inizio proprio come in una lettera , ho scorso più volte il tuo articolo per coglierne bene il senso e dato che come “grillo parlante” sono stato tirato in ballo voglio risponderti ,continuando a nutrir interesse per i tuoi scritti.Prima di tutto vorrei precisare che il Grillo parlante era la coscienza del burattino Pinocchio ,coscienzina piccina piccina ,che non aveva pretese moralistiche e didattiche ,voleva dire solo la sua e non entrare nel discorso di quelli ….che tutto va bene! Poi parli dell’ amicizia virtuale e la confronti con “gli amici di lettera” . Vedi, gli “amici di lettera ” prima di scriversi, si conoscevano bene ,dividevano esperienze ,tratti di vita, poi diventavano tali, ne fanno testo gli epistolari di tante donne ed uomini importanti del passato. Non dico che non sia amicizia quella che si può ottenere nel Web ,non dico che non batta un cuore e non funzioni una mente al di la del monitor, ma certo….io ora sto elaborando pensieri pensando al tuo scritto ed il mio cuore batte nel pensarti (sia ben chiaro ,battito puramente vitale).Dalle mie parti si dice “piòtost che gnìnta è mèi piòtost!”(pittosto che niente è meglio piuttosto!),per dire che se non si riescono ad avere amicizie o contatti nel reale ,ci si può accontentare del virtuale, ma dammi retta caro Guglielmo …è un pò accontentarsi. Un caro saluto ed un amichevole virtuale abbraccio Franco

  6. Lorenzo.rm scrive:

    Commento a Guglielmo
    Posso dire di essere completamente d’accordo con te? E di accogliere senza alcuna riserva il tuo invito finale inteso al reciproco rispetto?
    Sarebbe anche il caso che, ciò premesso, fossimo anche in grado di dialogare tra noi rilevando anche dissensi ma conservando simpatia e rispetto.
    Ma questo è naturalmente più difficile.

  7. marc52 scrive:

    Commenti abilitati
    Oggi ho conosciuto l’uomo senza amici. (Dal blog: Aquila Non Vedente)

    L’ho conosciuto al supermercato, al termine della spesa; conducevo uno di quei cestini con le ruote e il manico, quando – galeotto fu il pecorino – sterzando improvvisamente verso il banco dei formaggi, i nostri corbelli sono entrati in collisione, proprio davanti al banco degli yogurt. Le nostre spese si sono mischiate; panini e brioche alla marmellata sembrava si salutassero l’uno con l’altro; scatolette di carne e di tonno che si rincorrevano rotolando da tutte le parti; carte igieniche e fazzoletti usa e getta che si scambiavano profumi con i detersivi e i deodoranti per ambienti.
    “Mi scusi.” ha detto lui mentre raccattava i suoi acquisti.
    “Di niente. – ho risposto io mentre facevo altrettanto con i miei – Lei veniva da destra, aveva la precedenza.”
    Mi sono recato in cassa, ho pagato e sono uscito dal supermercato. Nel parcheggio, ho sentito una voce alle mie spalle: “Signore! Scusi signore!”
    Mi sono voltato: era lui, l’uomo senza amici. Veniva verso di me con la sua borsa della spesa che era delle stesse dimensioni della mia.
    “Credo che nello scontro ci siamo scambiati qualcosa – ha detto, un po’ trafelato – Forse la mia carne è finita nel suo cestino.”
    “La sua carne? Non me ne sono accorto.”
    Ho frugato nella borsa e ho trovato un sacchettino del banco macelleria. Sarà stato sì e no mezz’etto di carne macinata, sessantotto centesimi.
    “Forse è questa?”
    “Sì grazie, è proprio questa. Aspetti che gliela pago.”
    Ha iniziato a frugarsi convulsamente nelle tasche, concludendo con un “Accidenti! Non ho moneta.”
    “Fa niente. Sarà per il prossimo scontro.” ho risposto sorridendo.
    “No no, ma ci mancherebbe! – ha proseguito quello – Beh, senta, permetta allora che le offra almeno un caffè.”
    E’ stato a quel punto che, per la prima volta, l’ho guardato negli occhi. Il suo sguardo timido e impacciato aveva qualcosa di famigliare, come se quel tipo l’avessi già visto da qualche parte. Non me la sono sentita di rifiutare la sua offerta e così ci siamo diretti, con le nostre borse sempre più uguali, verso il bar del centro commerciale e ci siamo seduti a un tavolino all’esterno.
    “Per fortuna mi sono accorto che mi mancava la carne – ha esordito – altrimenti non avrei potuto farmi le lasagne stasera.”
    Mi sono ricordato di quel piccolo sacchetto.
    “Mi sembra un po’ poca quella carne per le lasagne.”
    “Ma io le faccio soltanto per me ed è più che sufficiente. Sa, io non ho amici…” e così dicendo ha abbassato lo sguardo, mostrandomi la sua testa un po’ spelacchiata, proprio come la mia.
    “Beh – ho detto – a volte capita di sentirsi soli…”
    “No no – ha ribattuto prontamente – non ho detto di sentirmi solo. Io non sono solo. Io sto abbastanza bene con me stesso. Lavoro, leggo ,scrivo, vado in giro in bicicletta, cucino. Io sono soltanto senza amici.”
    “Nessun amico? Impossibile.”
    “Eppure è così. Giuro. Nessuno con cui parlare, scherzare, litigare, chiedere consiglio o aiuto.”
    Mentre pronunciava queste parole osservavo i suoi occhi tristi, che riflettevano una strana luce: per un attimo ho avuto l’impressione che fossero i miei.
    “Ma nemmeno da giovane ha mai avuto amici?”
    “Alcuni sì, soprattutto ai tempi della scuola, poi le mie amicizie non le ho coltivate e si sono disperse. Nella vita ho avuto genitori, parenti, colleghi di lavoro, conoscenti, compagni di partito, fidanzate, una moglie, dei figli…”
    “Lei è sposato?” ho chiesto sorseggiando il mio caffè.
    “Lo sono stato. Poi mia moglie se n’è andata. Chi vuole avere un marito senza amici?”
    “E i figli?”
    “Ne ho due, ma ormai sono grandi e ci vediamo poco. Chi vuole avere un padre senza amici?”
    Ho preso il pacchetto di sigarette e gliene ho offerta una.
    “Grazie – ha detto allungando la mano – io fumo pochissimo, ma dopo il caffè ci vuole, no?”
    “Anch’io fumo pochissimo.” ho replicato, notando che entrambi avevamo l’abitudine di fare uscire la prima boccata di fumo dal naso.
    “Non è per farmi i fatti suoi – ho proseguito – ma si dice che vi siano diversi modi per farsi degli amici. Frequentare locali, cinema, palestre. Poi adesso che c’è pure internet…”
    “Non è così facile, mi creda. Soprattutto a cinquant’anni.”
    La mia età, ho pensato, cercando di convincermi che ne dimostrasse di più, anche se non era vero.
    “C’è qualcosa che ci si sente dentro e che non riesce a venire fuori. – ha continuato – Qualcosa che rimane attaccata alla propria pelle, che non trova parole per farsi ascoltare, non trova sguardi per farsi osservare, non trova gesti per farsi avvicinare.”
    Non sapevo che dire. Ero in serie difficoltà nel portare avanti quella strana discussione, ma per fortuna lui, l’uomo senza amici, mi è venuto in aiuto.
    “Ora devo andare, altrimenti si fa tardi e non faccio in tempo a farmi le lasagne.”
    Si è alzato e mi ha teso la mano. Mi aspettavo una stretta debole e molliccia e invece ho sentito una presa forte e decisa, come fosse un desiderio di riscatto – o forse un addio. Ha preso la sua borsa della spesa e si è allontanato. L’ho osservato scomparire nel parcheggio, eclissarsi tra le altre persone, confondersi con le striminzite piante del piazzale, eclissarsi nell’ombra del crepuscolo.
    Solo allora mi sono accorto che non aveva pagato il conto.
    Epperò! – ho pensato – Ci credo che non ha amici quello! Se invita la gente al bar e poi se ne va senza pagare…
    Mi sono diretto al banco, la barista ha schiacciato un tasto della cassa, facendola tintinnare e mi ha consegnato lo scontrino con un sorriso: “Un caffè, un euro.”
    Stavo obiettando che i caffè erano due, poi ho guardato il tavolino dov’ero seduto, con la tazzina vuota e il portacenere con un mozzicone e le ho dato l’euro chiesto, ricambiando il sorriso.
    Ho preso la mia borsa della spesa, ho controllato di non avere dimenticato di comprare qualcosa – soprattutto la carne macinata – e mi sono diretto al parcheggio, confondendomi tra le altre persone, nella penombra dell’imbrunire.
    Devo sbrigarmi – ho pensato – altrimenti non faccio in tempo a farmi le lasagne.

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