LE MUSE (varia umanità, cultura)

L’abito non fa il monaco o lo fa?



Si dice comunemente che “L’ABITO NON FA IL MONACO” per dire che non bisogna soffermarsi all’apparenza per scoprire la persona che si ha di fronte. In senso figurato significa che non bastano i segni esteriori a garantire la sostanza interiore, che quello che appare può essere illusorio e che bisogna quindi diffidare.

Ma io ho l’impressione che il proverbio  non corrisponda alla realtà.
Indipendentemente dalla nostra volontà è automatico il giudizio che dà il nostro cervello, in 10 secondi, per valutare e vagliare una persona che vediamo per la prima volta. Il suo modo di vestirsi, di presentarsi, le sue espressioni… In  generale la sua comunicazione non verbale…
Purtroppo siamo molto influenzati dall’apparenza. Non possiamo farne a meno, che sia giusto oppure no.

In verità l’apparenza inganna e molto. E se non facciamo ben attenzione siamo ingannati in tutto.
Quello che siamo, dai sentimenti ai valori, dai vizi alle virtù, dalla gestualità al linguaggio, dal modo di vestire a quello che leggiamo o non leggiamo, dall’arredamento della casa o dell’ufficio alla scelta degli amici e dei collaboratori; tutto si proietta all’esterno, tutto parla della nostra personalità.


Lo sanno molto bene gli stilisti, i visagisti, i parrucchieri, i designer che costruiscono immagini, look. Sono pagati per questo.
In realtà a sapere osservare bene tutti noi siamo dei libri aperti. Ma bisogna saper analizzare.
Spesso però la gente non sa osservare o non vuole farlo e tiene gli occhi chiusi.
Se facessimo un po’ d’attenzione potremmo abituarci a scrutare con acume tutti e noteremmo che la gente si tradisce sempre, basta avere buona memoria e pazienza. A volte basta ricordare un frammento di discorso udito per caso.
Una volta mi capitò, senza volere, di ascoltare la conversazione telefonica di un uomo molto raffinato ed elegante che, urlando al telefono, vomitava minacce e oscenità con tale foga, con tale odio da fare paura. Non lo frequentai più.
Chi ha letto i libri di Agatha Christie sa che l’investigatore Poirot faceva parlare, dava corda, guardava negli occhi la persona e faceva cenno di sì con la testa come se fosse affascinato e d’accordo. Poi poneva domande, chiedeva chiarimenti, dando un’ impressione di complicità. È un metodo sicuro, capirete meglio chi avete davanti e non vi farete ingannare dagli stereotipi, dai pregiudizi.
Allora che ne dite, l’abito fa il monaco secondo voi o no?
paolacon

15 Commenti a “L’abito non fa il monaco o lo fa? scritto da Paolacon”

  1. Mariuccia scrive:

    E’ vero Paola, in effetti le persone, scrivendo, non le vedi negli occhi, ma nel cuore e nell’anima….Io colgo molto più da quello che da tutto il resto….

  2. franco muzzioli scrive:

    Nella società in cui viviamo dove tutto è fast food …tutto si mangia in fretta, si consuma ,le conoscenze sono veloci ,devi pensare rapidamente ,giudicare al primo sguardo, è importante come appari.L’approfondimnto è quasi impossibile se non dopo una convivenza prolungata…pensate a come vivono i giovani .Spesso “la prima impressione è quella che conta” (altro adagio). Cari amici, forse siamo diventati più trasparenti senza accorgercene per farci conoscer più in fretta,quindi è molto più facile che conti come ci presentiamo. Mariuccia parla dello sguardo, anche quello fa parte “dell’abito”. Siamo decisamente più “sociali” dei nostri padri,lo dobbiamo essere perchè il mondo entra continuamente nelle nostre intimità con sollecitazioni che vengono dalle TV ,dal computer e da messaggi di tutti i tipi. Ci siamo abituati anche noi ad apparire,….. che cosa sto facendo ora se non “apparire” comunicando, scrivendo ,esprimendomi,…ogni parola è uno sguardo che mi mettete adosso, ogni frase è un pò di me stesso e anche questo è parte “dell’abito”, forse anche più reale e al di là di ogni possibile ragionamento……..e fa il monaco!

  3. ANGELOM scrive:

    A volte le apparenze ingannano, molti proverbi solitamente corrispondono alla realtà delle cose ma questo a mio giudizio ha delle riserve. Una persona si può presentare ben vestita, elegante ma poi conoscendola nella realtà si rivela come un egoista, arrivista, eccentrico e borioso, al contrario un’altra vestita con abiti non all’ultima moda e semplice nell’atteggiamento può avere un animo sensibile, affettuoso e delle buone qualità, perciò sostanzialmente non credo che questo proverbio corrisponda del tutto alla realtà, certamente non si può fare di ogni erba un fascio.

  4. paolacon scrive:

    Grazie Edis-Maria datemi una tregua, ma non dubitare l’articolo è già pronto:::

  5. edis.maria scrive:

    Paola, la tua ultima osservazione potrebbe essere un nuovo argomento di dibattito! Ma , ti prego, dopo il Natale,è troppo esplosivo!!!!

  6. paolacon scrive:

    Mariuccia e allora come fai qui che ci separa uno schermo e le persone non le vedi mai? Effettivamente è un problema

  7. Mariuccia scrive:

    No davvero!!! L’abito non fa assolutamente il monaco…Forse in questi tempi moderni, dove apparire è più importante che essere, ma alla fine la vera sostanza esce sempre fuori. E’ molto importante imparare ad osservare….io diffido di chi, parlando, non guarda negli occhi…

  8. alfred-lollis scrive:

    Commenti abilitati

    Ma è appunto questo che dice il proverbio:
    non basta indossare un saio perchè un uomo sia un monaco.
    Vedendo un uomo vestito da monaco verrebbe spontaneo pensare che quello è un frate, e se noi abbiamo una certa simpatia nei confronti dei frati ecco che automaticamente abbiamo deciso automaticamente che quello è un frate.
    Se un rapinatore entra in banca vestito da poliziotto magari gli spalanchiamo anche la porta, salvo poi, in un secondo tempo, quando ci saremo resi conto che quello che ci ha scippato era un manigoldo vestito da frate, e quel poliziotto non era un poliziotto ed allora diremo: mannaggia!, non è l’abito che fa il monaco.
    Ci si dispone benevolmente nei confronti del prossimo in base alle esperienze avute: un vecchio contadino intento a zappare il suo orto probabilmente guarderà con diffidenza il signore in giacca a e cravatta che passa li vicino e che si ferma per chiedere una informazione.
    Sull’autobus si guarda con sospetto il ragazzo seduto con in capelli incolti e le cuffiette nelle orecchie: magari sta ascoltando MOZART!.
    Il vecchio proverbio è si un monito a non fidarci subito delle apparenze ma nello stesso tempo ci invita a non dare giudizi troppo affrettati!

  9. edis.maria scrive:

    I proverbi, di solito, corrispondono ad una verità, ma “l’abito non fa il monaco” forse è fuori moda, perchè ormai sospassato da consetudini diverse dal tempo della sua nascita. Eccome ” fa il monaco”!!!!, se non siamo pronti ad osservare , non l’abito, ma il modo dì comportarsi, di agire e di relazionarsi. Quanti si presentano, in ogni campo, con pretese di superiorità e sono dei ” somari” ,perchè presentano il loro ” abito” ipocrita? E chi , con falsa gentilezza , in ordine e ben vestito, inganna poveri vecchietti ingenui? Quanto volte ho sentito dire ” non può essere ha la faccia buona di un bambino?” Ormai anche i proverbi devono essere ridimensionati ai tempi moderni! D’altronde non si può mai generalizzare.

  10. franco muzzioli scrive:

    L’abito non fa il monaco ….è chiaro……ma ci mette una buona parola! Come si fa a dire che nel mondo dell’immagine ,delle televisioni, dei p.r. …non conta l’aspetto esteriore? Poi è chiaro che “sotto la dura scorza” ecc.ecc…..nasce un bel fiore, ma quando incontriamo una bella persona ,ben vestita ,con un eloquio scorrevole , abbiamo già tarato il nostro giudizio in positivo. Dobbiamo poi tenere presente che questo adagio nasce addirittura in epoca latina “cucullus non facit monachum ” (il cppuccio non fa il monaco)….altre ere. Ora, facendo astrazione a convincimenti ideologici e filosofici ,che certamente e giustamente, fanno pensare che la” scatola non fa il contenuto “….l’abito fa il monaco ….e come !

  11. Guglielmo scrive:

    L’ABITO NON FA IL MONACO. Ogni proverbio cela del vero nelle relazioni umane questa antica verità deve essere tenuta a mente in tutti gli ambienti, lavoro, amicizie, coppia, ecc ecc, dove spesso con atteggiamenti amichevoli si nasconde la volontà di superare l’altro o sminuirlo.
    La paura della delusione,l’incapacità di fidarsi dell’altro. Quandol’impossibilità di fidarsi dell’altro diventa una minaccia in qualsiasi relazione famiglia, amicizia, ecc ecc si dovrebbe imparare a costruire una relazione basata sulla fiducia. Ma come? Di certo non ci sono manuali ne “istruzioni per l’uso” si potrebbe muovere i primi passi cercando di capire veramente quali atteggiamenti fanno davvero la differenza quando si tratta di meritare la fiducia. In modo particolare, si dovrebbe comprendere a pieno che la fiducia non la si guadagna adempiendo agli obblighi esteriori, presentandosi puntualmente agli appuntamenti o mostrando un atteggiamento esteriore ineccepibile.
    Non si può pretendere di ottenere la fiducia dell’altro solo rispettando un impegno preso, o mostrandosi delle persone coerenti. Un atteggiamento che sa guadagnarsi la fiducia dell’altro non guarda all’esteriorità, ma a l’autenticità dei sentimenti e al modo in cui questi vengono a essere comunicati.
    D’altra parte il geloso cronico dovrebbe imparare a interpretare proprio questi segni di autenticità, e non basarsi semplicemente su un’ananalisi paranoica degli atteggiamenti esteriori. La verità in tutti i rapporti umani se di verità si può parlare, è infatti qualcosa che si produce nella familiarità e nella reciprocità di uno sguardo, ed è una verità diversa da quelle che possono essere provate con il calcolo.

  12. novella scrive:

    l’essere e l’apparire ora me viè mente apparati quelle complicazioni ke non semplificano ma confondono essere puliti non apparì puliti ed essere sozzi sotto ahhh scrivo a braccio considerazioni così…. cmq l’ordine e le cose ben accoompagnate so gradite vista senza straffà con semplicità il kiscth solo momenti follie burlesque ciao………..

  13. Lorenzo.rm scrive:

    Ai detti facciamo dire a volte cose molto diverse dai significati originari. Così li variamo, li stiracchiamo secondo gli intenti che vogliamo trarne. “L’abito non fa il monaco”. Quando ero quasi bambino pensavo che si dovesse usare proprio con il suo significato letterale, cioé nel senso che in un vestito non elegante ci possa essere una persona di valore. E così ho continuato a credere. E basta. Poi ho cominciato anch’io, come tutti , ad arzigogolare. L’apparenza non fa la sostanza. Il valore a volte è nascosto dagli orpelli. Attenzione, quello o quella è finto/finta. Forse è meglio non fare troppi ragionamenti in proposito. E tornare al significato originario. Quando mia nonna, che lo conosceva, mi diceva; “Mettiti un vestito stasera, invece del maglione, perché l’abito fa il monaco. Ed è un segno di rispetto per te e gli altri che devi conoscere, o incontrare. E non c’entra l’ipocrisia o la falsità. Un segno di rispetto, capisci?”.

  14. porzia scrive:

    non credo che questo detto abbia ragione ,molto spesso sotto una scorza dura si nasconde una persona sensibile ,umile e provata da un destino avverso , invece sotto un abito elegante ,alla moda ,e signorile si nascondono esseri abietti,cattivi e superbi e che secondo me sono solo degli insoddisfatti .

  15. giulian.rm scrive:

    È noto che la primissima impressione
    che ci facciamo di una persona passa
    attraverso l’immagine che essa offre di
    sé.Pertanto :
    l’abito non farà il monaco, ma fa l’immagine .

Scrivi un commento
nota:  I COMMENTI DEVONO ESSERE PERTINENTI ALL ARGOMENTO A CUI SI RIFERISCONO E NON DEVONO ESSERE INSULTANTI PER CHI HA SCRITTO L'ARTICOLO O PER UN ALTRO COMMENTATORE