AGORÀ

Discutendo tra di noi su di un articolo apparso intorno a Natale: “L’abito fa o non fa il monaco?” si sono delineati pareri discordi, a proposito dell’influenza che l’apparenza ha, nei nostri giudizi, su di una persona che incontriamo per la prima volta o che conosciamo superficialmente. Ed anche…

Mariuccia (pippo.pr) ci ha messo una pulce nell’orecchio, o per lo meno l’ha messa a me  dicendo:
“No davvero!!! L’abito non fa assolutamente il monaco…Forse in questi tempi moderni, dove apparire è più importante che essere, ma alla fine la vera sostanza esce sempre fuori. E’ molto importante imparare ad osservare….io diffido di chi, parlando, non guarda negli occhi

La mia risposta spontanea è stata: <allora come fai, qui in Eldy, dove abbiamo uno schermo che ci separa e le persone non le vedi mai?>

Effettivamente è un problema.

Franco Muzzioli pensa che Mariuccia parli dello sguardo, perché anche quello fa parte “dell’abito”.


E Mariuccia mi ribatte pronta cheE’ vero Paola, in effetti le persone, scrivendo, non le vedi negli occhi, ma nel cuore e nell’anima….Io colgo molto più da quello che da tutto il resto…

Io no, non mi basta, non mi basta affatto. Ho sempre bisogno di “vedere” e di “sentire”. Infatti proprio in Eldy ho preso delle cantonate incredibili, poiché mi sono fatta influenzare dallo scritto ed ho sbagliato la valutazione di diverse persone, cosa che non mi era accaduta mai nella vita reale.

Rispettando la “preghiera” di Edis.maria di trattare l’argomento “dopo Natale” eccomi qui pronta a proporre questo soggetto di conversazione e scambio di opinioni che mi intriga non poco. La domanda è: per capire chi ho davanti devo guardare la persona in viso e negli occhi o mi basta il suo scritto, o meglio il suo modo di scrivere mi basta per capire chi è? Per capire davvero qualcosa di questa persona  devo vederla?

Parlando un po’ in giro nelle varie stanze devo ammettere che i pareri sono molto discordi, ma il soggetto lo trovo affascinante. Interessa anche voi?

Paolacon 04/ 01/ 2011


27 Commenti a ““Io diffido di chi, parlando, non guarda negli occhi…” e allora in Eldy?”

  1. Giulio Salvatori scrive:

    Nel momento in cui, non ti trovi in un teatro a recitare, e quindi osservato ,penso che qui non ti puoi nascondere.Anche se non ti vedono, mille occhi sono su di te, non scappi.Conoscono, dopo alcune volte che scrivi, anche il suono del tuo dire.Anzi, sanno già dove vuoi arrivare .Sanno già il fine di quello che vuoi far capire.Sapete come si chiama questa?Conoscenza.Quando leggo un commento di Franco Muzzioli (senza fare nomi), so già dalle prime battute, dove vuole arrivare.Perchè ormai conosco il suo modo, il suo -tiro- che è sempre lineare e preciso.Non si nasconde dietro niente.Potrei fare altri esempi…A mio avviso, mi pare di aver letto più di una volta, alla base di tutto c’è il rispetto.Si, è vero, ogni tanto può succedere l’incomprensione , è successo anche a me, che di solito sono moderato (credo), però sono episodi e basta.Rimango convinto che , anche se non ci si vede in faccia , col tempo ci si conosce.Una raccomandazione :-Non fidatevi del Maledetto toscano

  2. alfred scrive:

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    Ho letto i vari commenti: molti li condivido altri meno .
    A mio avviso però da tutti traspare una cosa :
    si ritiene che soltanto chi sa scrivere bene. chi sa impostare un discorso grammaticalmente corretto abbia la possibilità di essere compreso, capito nel suo intento.
    Pare che l’essere capiti dipenda soltanto da come si sa esporre le proprie idee.
    Allora adottando questo metro di misura dovremmo pensare che l’analfabeta non abbia nessuna possibilità di farsi capire?
    I nostri nonni, molti dei nostri gentori, chi li ha preceduti? il contadino, il muratore, il manovale,
    il pescatore che non sono andati a scuola non hanno potuto comunicare niente?
    I figli di queste persone non sono diventate medici, ingenieri, avvocati, bravi operai, bravi impiegati,
    imprenditori nonostante i loro genitori non fossero acculturati?
    Spesso si legge un libro, lo si rilegge, e ci si trova qualcosa che ci era sfuggito ad una prima lettura.
    Il film “Titanic”, Via col vento” altri, sono stati visti decine di volte da alcune persone ed ogni volta
    queste persone vi scoprivano qualcosa di nuovo , qualcosa di cui non avevano afferrato la sfunatura
    il significato, il particolare.
    Ecco che allora mi chiedo : ma è davvero importante che si sappia scrivere alla perfezione se poi il nostro interlocutore il nostro scritto lo interpreterà secondo il suo soggettivo modo di vedere?
    Sarà lui a giudicare intimamente senza condizionamenti quello che noi avremmo voluto dire.
    Se condividerà (lui) cio che ha letto, riterrà di aver letto qualcosa di interessante ma sarà lui e soltanto lui a stabilre la validità o meno di uno scritto.
    Per cui credo che il discorso si valido sopratutto nel contesto delle chat dove lo scritto è l’unico mezzo
    a disposizione per comunicare complicato anche dal fatto che è necessario essere veloci nel digitare
    per non rimanere indietro creando ulteriori complicazioni e disguidi.
    Si è disquisito anche della sincerità di uno sguardo.
    Una coppia che dopo anni di vita in comune si separa o litiga: avranno avuto il modo di guardarsi negli occhi?
    Il truffatore che ti raggira non ti guarda dritto negli occhi?

  3. edis.maria scrive:

    Paola rispondo alla tua domanda :” Interessa anche voi??”” Sì, mi ha interessato molto leggere pareri apparentemennte diversi, nella stesura, nelle giustificazione, nelle comprensioni e nei consigli. Tutti condivisibili in parte o in tutto,ma quasi sempre scettici nel credere che la conoscenza profonda ,attraverso le parole degli “”scrittori delle chats, “””” (anche noi siamo scrittori non nel senso letterario, ma scrittori)sia per lo meno facile. Cerchiamo quindi di non investire troppe aspettative in qualsiasi chat.

  4. nadia rm scrive:

    Anche io ho letto con molta attenzione tutti i commenti,e devo dire che non mi ci ritrovo in parecchie cose dette.Ho sempre pensato;perche’raccontare bugie in chat?(gia’ nella vita reale se ne dicono molte)la chat per me è come il telefono,non diventa rosso,e onestamente nei limiti del possibile ho sempre raccontato il vero.Le esperienze negative sono state davvero poche per me,se cè stato qualche malinteso ho sempre cercato di chiarire specialmente con gli amici.Prendo la chat cosi’,come viene,e se mi raccontano bugie,be’,pazienza,non mi danno ne mi tolgono nulla.Sono una persona che nel reale guarda gli interlocutori diritto negli occhi,e spesso altrettanto hanno fatto con me……ma quante fregature.

  5. giulia4.mi scrive:

    Ho letto con attenzione i vari commenti e senza cercare grandi citazioni provo a dire cosa ne penso io.
    Nelle relazioni nella vita reale così come in questa esperienza di chatt ho sempre cercato di mostrarmi per quella che sono, certo qui mi è più facile relazionarmi perché un po’ della mia naturale timidezza è mascherata dallo schermo, nella vita reale ho da poco imparato a guardare dritto negli occhi i miei interlocutori, non perché abbia mai avuto paura di mostrare con lo sguardo chissà quali menzogne… ma solo probabilmente per il mio carattere molto riservato, vi assicuro che devo riconoscere a questa conquista anche una maggiore autostima. Ora conoscere e soprattutto capire una persona dallo scritto credo sia davvero difficile, il perché lo avete espresso molto bene nei vostri interventi, a volte non si riesce a conoscere del tutto anche la stessa persona che magari vive con te per anni. L’unica cosa che io mi sento di dire che si possono anche prendere delle cantonate …, si superano e si mettono da parte come le varie esperienze della vita, l’importante è restare coerenti con se stessi … se gli altri cercano in qualche modo di “imbrogliarti”, io preferisco lasciarli fare … tanto alla lunga … saranno insoddisfatti anche e soprattutto loro, quando si sta bene con se stessi … si è in pace con il mondo.

  6. adso.mb scrive:

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    Bravo Mr.Guglielmo, ti sei preso una bella soddisfazione! Il tuo asserto mostra un esempio lampante del significato e della pratica del termine “rispetto” (delle opinioni del prossimo). In un sol colpo hai vanificato anche la necessità che le persone “vadino al vocabolario” per comprenderne il significato: faranno prima a evitare in futuro di “girigogolare” in questo blog.

  7. Guglielmo scrive:

    Ciao Paola, mi ripeto, come più volte scritto e riscritto,nei miei interventi o commenti in Parliamone come si vede noi utenti medi l’approccio con Internet,con i blog, con le chat di vario tipo. Certamente guardare negli occhi della gente ti fa scoprire le sensazioni e le pulsioni di chi hai davanti,come pure l’abito non fa il monaco,non è l’abito ma chi vi è dentro come persona,come si comporta nella società.
    Perchè tutti questi girigogoli di parole questi eldyani dimenticano una grande virtù che non viene mai mensionata, il RISPETTO questa è la chiave per tutte le relazioni, nella famiglia, nel lavoro, con gli amici, nella società. Questa bellissima parola viene a mancare in (Eldy), vadino al vocabolario e allora poi dopo aver letto cosa vol dire rispetto, possono commentare, io la penso cosi, ma sono uno, ciao Paola buona giornata

  8. franco muzzioli scrive:

    Adso ,hai ragione , ma l’argomento fino ad ora non era sfociato nei rapporti sentimentali ….in questi casi tutto cambia e non c’è frase scritta che valga , non c’è comunicazione virtuale sufficiente a cogliere implicazioni così profonde. Personalmente rifuggirei sempre da “simpatie” nate nel Web ,mi fanno pensare all’immaturità, alla solitudine ed alla difficoltà anche patologica di socializzazione. E’ altra cosa da quello che fino ad ora si è commentato. L’incontro tra due persone ha mille strade possibili ,ma si entra nella sfera del privato dove le generalizzazioni sono improponibili.

  9. adso.mb scrive:

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    Io non ritengo sia indispensabile chiedersi se la persona con cui si entra casualmente in contatto nella chat sia “genuina” o stia recitando il personaggio che vorrebbe essere. Nessuno si presenta al primo appuntamento vestito da straccione, anzi, è umanamente comprensibile che si cerchi di apparire anche esteticamente al meglio, insomma di fare una buona impressione. Bisogna saper accogliere senza pregiudizi, ma facendo molta attenzione a tutto ciò che l’interlocutore esprime nei suoi pensieri e nei suoi ragionamenti, concedendo indulgenza anche al possibile impiego di effetti speciali per stupire e acquisire credito. Ma occorre saper stroncare sul nascere il rapporto, in presenza di manifestazioni di palese incoerenza se non addirittura di evidenti pratiche menzognere (normalmente hanno le gambe corte!) che sicuramente celano scopi diversi da quelli tacitamente pattuiti nel contatto iniziale. Per il resto, se il rapporto è gratificante per entrambi e si sviluppa serenamente facendo emergere insperate affinità, si può perdonare e accettare anche una mancanza di schiettezza, quando non giunge a compromettere la ragione del rapporto. In ogni caso un consiglio universalmente valido è quello di investire con molta oculatezza i propri sentimenti dentro una chat.

  10. pino1.sa scrive:

    Cara Paola, a mio parere un parametro che gioca molto nella conoscenza di una persona in Eldy e che va valutato e non trascurato è il tempo, cioè proprio perchè in eldy manca la possibilità di guardarsi negli occhi e di osservare l’insieme di altri fattori che ci aiutano, nella vita reale, a capire l’indole buona o cattiva di una persona, occorre avere più tempo per capire e per non prendere cantonate. E’ vero ognuno di noi, negli approcci iniziali con gli altri, nell’intento di apparire o sembrare migliorì usiamo linguaggi forbiti e argomentazioni ricercate che forse non ci appartengono e riusciamo, magari pure senza volerlo, ad ingannare l’interlocutore. Da ciò la necessità di avere più tempo di valutare una persona, osservarla in varie situazioni: negli eventuali suoi articoli, nei commenti, nei colloqui diretti, nelle ordinarie chatt ecc… ed alla fine una idea precisa e non ingannevole uno se la fa della persona. Quindi fattore necessario ed irrinunciabile è il tempo, perchè penso che a lungo andare quello che veramente uno ha e coltiva nel cuore viene fuori e si appalesa dando agli altri la vera immagine di se stessi.

  11. paolacon scrive:

    Grazie Edis di aver sottolineato che la chiacchierata è stata calma, serena, costruttiva. Come in un salotto.
    È molto interessante che la conversazione si sia allargata alla scrittura in generale e agli scrittori.
    Ma la mia piccola osservazione si riferiva in particolare al dialogo che si svolge qui in Eldy; e la mia domanda era soprattutto: la sola scrittura ci dà modo di “capire” davvero come sono le persone con cui chattiamo?
    Non è azzardato dire “conosco” il tale con cui dialogo e poi in realtà ci siamo fatti un’idea di quella persona, ma è solo un’idea, che viene dalla nostra immaginazione e da quello che effettivamente vorremmo trovare nel nostro interlocutore?

  12. edis.maria scrive:

    Sono molto contenta di come l’argomento in questione è stato condotto: con equilibrio, educazione e scambio di opinioni. D’altronde il blog Parliamone indica questo percorso. Ognuno ha espresso il proprio pensiero semplicemente ,come fossimo seduti in un salotto tra amici. Questo mi ha permesso, forse, di comprendere i miei interlocutori che stimo ed apprezzo da tempo. Mi pare che l’argomento sia ormai esaurito e quindi non tediamo più i lettori con le nostre idee personali ! Ciao a tutti e , alla prossima calma, tranquilla e costruttiva forma di comunicazione!

  13. adso.mb scrive:

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    Non ho installato sul PC strumenti come Skype. Tuttavia ritengo che le due posizioni, prima contrapposte, abbiano raggiunto un punto di contatto equilibrato e che quindi l’argomento si possa considerare esaurito.

  14. franco muzzioli scrive:

    Stiamo entrando in disquisizioni che rischiano d’annoiare. Mi rivolgo ad Edis ed Adso ,sono pronto a continuare la chiacchierata in skype ,se credete !

  15. adso.mb scrive:

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    Consiglio molta prudenza nell’identificare tout court l’autore di un racconto con il personaggio narrato. E’ vero che molto spesso l’autore mentre crea il suo personaggio vi si immedesima totalmente. Ma ciò dimostra che il personaggio non è l’emanazione diretta dello scrittore, ma al contrario è quest’ultimo che cerca di entrare nel personaggio di fantasia per connotarlo e caratterizzarlo al meglio. In ultima analisi potremmo dire che l’autore, alla fine, si limita ad anticipare i buoni lettori che, per godere al meglio la storia, cercano a loro volta l’immedesimazione col personaggio. E questo gioco per l’uno e per gli altri, se è ben fatto, comunque non deve mai andare oltre l’ultima pagina del libro.
    Aggiungo un monito per richiamare cautela nell’interpretazione delle parole:
    “La maggior parte delle cose si può pagare con le parole”.(cit. dal Pendolo di Foucault).

  16. edis.maria scrive:

    Franco tu stesso scrivi “” chi dipinge, chi scrive , chi compone mette sempre UN PO’ di se stesso,””” e non tutto se stesso. Fin qui sono d’accordo, ma nell’articolo si parla di comprendere a fondo lo scrittore , di individuarne l’essenza interiore e non di una conoscenza superficiale

  17. lieta scrive:

    vero importante farsi leggere correttamente dialogo sincero fuori da condizionature stereotipi e spalancare le porte ai sentimenti profondi di amicizia amore come diceva giovanni paolo spalancate le porte a Cristo al prossimo ………..ciao

  18. franco muzzioli scrive:

    “Tutti cercano nel loro piccolo di sembrare migliori di quello che sono ” dice Marisa ,ma spesso non ci riusciamo perchè siamo migliori di quello che cerchiamo di apparire. La socializzazione non è facile …il timido si manifesta aggressivo per vincere le difficoltà d’incontro, l’aggressivo sfocia spesso nella maleducazione, l’estroverso sbanda nell’antipatia. L’equilibrio è virtù da saltimbanco !
    Ma vorrei rialacciarmi al discorso “letterario” intrapreso da Edis e da Adso . Riprendo la frase di Proust che è stata riportata , che in qualche modo dice che l'”io” di chi scrive è diverso da quello “quotidiano”. Kant afferma “che l’io è una entità sintetica originaria che unifica le molteplicità delle informazioni che provengono dai sensi e dall’esterno”.O per dirla con Feud (che di “io” se ne intendeva) ” è il subconscio cosciente che intermedia tra l’Es il Superio e le raltà che lo cicondano”. Quindi è difficile che possano esserci più “io ” in un individuo.
    Chi scrive ,chi dipinge ,chi compone mette sempre un pò di se stesso.
    Quanta letteratura è autobiografia ,quasi tutta .” Madame Bovary c’est moi” diceva Flaubert e non era il solo ad identificarsi nelle loro “creature”.
    Nelle tele di Van Gogh c’è il suo tormento ….e potremmo andare avanti per ore in citazioni.
    Con queste premesse ,cito quello che giustamente scrive Giuseppe “L’intesa fra due esseri umani può avvenire anche solo leggendosi”.

  19. giuseppe3.ca scrive:

    Una frase apparentemente innocente, anche se solo scritta in una chat, può mettere in evidenza, di proposito o inconsciamente, un eccelso pensiero celato nell’immensa profondità dell’animo umano, proprio perché espressa in piena libertà e serenità senza quei condizionamenti che, invece, possono scaturire da una ingombrante presenza fisica del faccia a faccia.
    L’intesa fra due esseri umani può nascere anche solo leggendo, in una chat, l’uno lo scritto dell’altro, scrutando la profondità del pensiero, ciascuno nell’animo del proprio interlocutore, senza bisogno necessariamente di guardarsi negli occhi.
    E` ciò che hanno messo in evidenza, Paola e Mariuccia, andando in modo diretto al nocciolo della questione, scatenando i commenti più svariati, tutti interessanti e inerenti al problema sollevato e, guarda un po’, sempre senza guardarsi in faccia.

  20. marisa scrive:

    tutti cercano nel loro piccolo di sembrare migliori di quello che sono,

  21. edis.maria scrive:

    “”” Io diffido di chi parlando non guarda negli occhi “” la prima parte del mio commento riguardava questa affermazione che non penso sia sempre veritiera e può essere diversa. Forse non mi sono spiegata bene o non sono stata compresa. Per quanto riguarda la bugia non è un esercizio difficile : bisogna avere un’ottima memoria per non smentirsi mai o delle veloci giustificazioni in caso di insuccesso!!! Siamo circondati da bugie!!!

  22. adso.mb scrive:

    Commenti abilitati
    “Un libro è il prodotto di un io diverso da quello che manifestiamo nelle nostre abitudini, nella società, nei nostri vizi. (Marcel Proust)
    Per rafforzare la tesi di Edis.Maria.

  23. franco muzzioli scrive:

    Edis, quindi non possiamo cogliere l’altro anche guardandolo negli occhi ? Se ha uno sguardo sicuro e convincente “può fregarti “, se la sua cultura gli permette uno scritto piacevole ti affascina….ma poi!
    Parli dei poeti e dici che la loro vita spesso è diversa “da ciò che predicano” , ” se la poesia è bugia è una bugia sincera”, non so chi ha scritto questo ossimoro , ma penso che sia così. Il poeta si guarda allo specchio e racconta l’immagine che vede.
    Siamo tutti abbastanza trasparenti anche se cerchiamo ogni tanto di bleffare, di nascondere la nostra personalità per difenderci per sfuggire dal possesso degli altri . La bugia è un esercizio difficile ….e per pochi.

  24. edis.maria scrive:

    Non amo le frasi retoriche “” gli occhi sono lo specchio dell’anima “”” ecc.ecc. Però in qualche caso la si può accettare. Non ti guarda direttamente chi è timido, chi è insicuro, chi è timoroso di offendere ; affronta il tuo sguardo chi è molto sicuro, chi ti vuole convincere, chi è strafottente e magari in malafede , chi ti vuol mettere in difficoltà. Tutto ciò nella realtà quotidiana, ma nel virtuale tutto questo non vale. Qui il punto di lettura è lo scritto!!!!! Chi ne è avvantaggiato? Chiaramente colui che possiede maggiormente la capacità di esprimersi in questa dimensione. Una bella frase, ben scritta, articolata in modo particolare, colpisce il lettore che ne rimane affascinato. Riesce, però, a presentare lo scrittore sotto il profilo caratteriale, emotivo, e non solo ad indicare la cultura che possiede? Uno scritto carente di ortografia e di grammatica, può indicare una persona poco attendibile e non solo qualcuno che non ha avuto la possibilità di acculturarsi? Dallo scritto non si può arrivare all’intima essenza di chi comunica. Se leggiamo le biografie di alcuni scrittori, italiani e stranieri, vediamo che le loro poesie non corrispondono alla loro vera vita : poesie dolcissime, racconti per fanciulli , amori celestiali , sentimenti nobili, che non corrispondevano alla loro vita reale, spesso ben diversa da ciò che “” predicavano”””. Ho notato nel blog Poesia che spesso i lettori scambiano per autobiografiche le produzioni dei nostri scrittori. Non sempre, o quasi mai , è così, non perchè il poeta sia menzognero, ma perchè il poeta vaga nello spazio della sua sensibilità , osserva intorno a sé e scrive ciò che lo colpisce particolarmente anche senza esserne coinvolto direttamente Tutto ciò premesso dico che , solo attraverso la lettura, e quindi la chat, NON si può conoscere l’interlocutore, ma solo quello che egli stesso ci vuole far sapere.

  25. franco muzzioli scrive:

    Dopo anni che ci si legge ,penso che un poco ci si conosca. Non sai come è il “guscio”, ma tutte le parole scritte sono i pensieri, le sensazioni, le emozioni ,le caratterialità che ci portiamo appresso e che ci fanno riconoscere.
    Non voglio sembrare irriverente , ma certi grandi scrittori li conosciamo dai loro libri…le nevrosi di Kafka, le depressioni di Pavese ecc. sono autori che non abbiamo mai visti ma che conosciamo intimamente. E anche nel nostro caso manca proprio “l’abito” , ci gurdiamo dentro nelle piccole parole che scriviamo e che portiamo alla ribalta di questo teatrino virtuale , come fantasmi ci scontriamo, parliamo ,argomentiamo e sono le parole in nostro “abito”.
    Sono d’accordo con Lorenzo
    , forse l’incontrarci ,il guardarci negli occhi può essere deludente. Meglio quindi questo “abito” virtuale ? Non so, io sono sempre per gli incontri di pelle e di sguardi, ma a volte mi sembra interessante anche questo scambio più celebrale ,dove le parole, come nei libri, accendono la fantasia.

  26. lieta scrive:

    ciao pure qua ce stan quelli, troppi che ci vogliona trasformà in loro alter ego

  27. Lorenzo.rm scrive:

    Ognuno di noi ha avuto le sue esperienze in Eldy, positive e negative che siano. Ma sarebbe un discorso lungo affrontarle e certo non possiamo farlo partendo dal nostro angolo visuale espresso quasi su un divano di analisi. Attribuendo colpe a destra e manca e prendendocela con il mezzo tecnologico che non c’entra per nulla. Si dà per scontato che un rapporto virtuale è “meno” di un rapporto reale. Io penso di no. Penso che un rapporto virtuale, se ne esistono le condizioni, può sfociare in un soddisfacente rapporto reale. Ripeto, se ne esistono le condizioni. Se non esistono è inutile prendersela con lo strumento. Se alla fine riconosciamo qualche nostro errore prendiamocela con noi stessi. Già, per evitare le famose cantonate, che non dipendono il più delle volte da elementi oggettivi ma soggettivi. Io dico, per non farla lunga, che anche in un rapporto virtuale, soprattutto di amicizia, occorra effettuare poche analisi, soprattutto relative al fatto se sia più o meno importante di quello reale, e procedere seguendone lo sviluppo con serietà e verità. Se e quando si trasformerà in reale ritengo che non ci saranno delusioni. A me è capitato di non prendere cantonate ma di seguire con naturalezza un cammino intrapreso virtualmente e proseguito realmente. E’ capitato anche altro. Ma, ripeto, non è stata colpa del virtuale.

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