Chi ha paura della matematica?

Quando in un gruppo di persone qualcuno dice che non capisce nulla di matematica suscita sempre ilarità e comprensione, sia che si trovi in un dibattito televisivo o in un salotto o altrove. E subito trova simpatizzanti e sostenitori.
Purtroppo è molto negativo tutto questo, se qualcuno dicesse che non capisce niente di cultura letteraria, nessuno riderebbe. Allora dov’è il punto? La gente ha paura della matematica, un sacro terrore, ma perché? La matematica è da per tutto: nei dati economici e bancari,  nella spesa di tutti i giorni,  nella costruzione delle opere architettoniche e urbane,  nei computers… …
Non si può concepire un mondo senza matematica. Ma allora perché se ne ha tanta paura? E chi soprattutto ne ha paura?

Il nostro conferenziere ci ha portato tre testimonianze importanti per rispondere a questa domanda.

TALETE


1/
nella prima testimonianza cita il caso di Talete (matematico e filosofo greco di Mileto, vissuto tra il settimo ed il sesto secolo avanti Cristo) e riporta un aneddoto.
Talete, sentì il bisogno di andare a perfezionare le sue conoscenze scientifiche all’estero e all’epoca uno dei luoghi più idonei era nella città di Alessandria d’Egitto, dove c’era la biblioteca più grande del mondo.
Il faraone Amasis volle mettere alla prova la perizia scientifica di Talete, sfidandolo a misurare l’altezza della piramide di Cheope; lo scienziato superò la prova brillantemente piantando un’asta al limite dell’ombra proiettata dalla piramide. Poiché i raggi del sole, investendo l’asta e la piramide formavano due triangoli, Talete dimostrò che l’altezza dell’asta e quella della piramide stanno nella stessa proporzione in cui stanno le loro ombre. Il faraone si dichiarò stupefatto del modo in cui il grande matematico misurò la piramide, senza il minimo imbarazzo e senza strumenti e diede il permesso, al nostro, di consultare le opere di astronomia conservate nella grande biblioteca di Alessandria. Ma a Talete fu consigliato di fuggire dall’Egitto il prima possibile, perché tutta la sua scienza poteva ritorcersi contro di lui.  Il faraone era uno spietato tiranno e presto avrebbe potuto cambiare idea, vedendo in Talete un pericoloso nemico.
Infatti i tiranni non amano la geometria perché è logica ed è dimostrabile e non permette risposte bugiarde. La realtà è quella e non un’altra. Non la si può manipolare.
Matematica e democrazia vanno insieme e la dimostrazione di un teorema o di un fatto ha un significato politico.


La logica della matematica smaschera i dittatori.

GALILEO GALILEI


2/
la seconda testimonianza portata è quella di Galileo Galilei (Pisa,1564 – Arcetri,1642).


Galileo Galilei, sul “Il Saggiatore” intorno al 1623, al tempo del Papa Urbano VIII (astronomo tra l’altro), diceva che  “il mondo è un libro scritto in caratteri geometrici”. L’idea del mondo come libro era già stata sviluppata anche da altri uomini illustri come Tommaso Campanella, Shakespeare, Keplero e Newton e la visione della Bibbia era quella del mondo come conquista del cielo. Ma Galileo nel suo libro ci dice come è fatto il cielo e che questo si presenta come scrittura matematica.
Siamo abituati a comunicare con segni scritti e la scrittura è civiltà, ma c’è anche una scrittura matematica. Secondo Galilei chi non capisce la matematica, chi non la riconosce si sperde in oscuri labirinti e segue le “pedate” (inteso come orme, passi) altrui. La matematica con il suo rigore, le sue dimostrazioni e certezze è la garanzia contro il principio di autorità.
Galileo dice che chi ha paura della matematica sono tutti i dogmatici, quelli che non astraggono e sono troppo legati agli schemi, non aprendosi a nuovi ragionamenti, ma prendendo tutto con intransigenza e non accettando le dimostrazioni dei fatti.

ENRIQUES

BRUNO DE FINETTI


3/ Infine la terza testimonianza per documentare le risposte a chi è nemico della matematica, ce la portano Federigo Enriques (1871 –1946) e Bruno de Finetti (1906 –1985)
Questi due grandi matematici italiani dissero che la loro passione per la scienza esatta era nata dal desiderio di non essere ingannati e quindi contro la superstizione.
La superstizione è il credere che la nostra sia l’unica via possibile, mentre ci devono essere alternative dimostrabili anche loro.
Chi è rimasto ancorato alla cultura letteraria e vede solo quella ha paura della matematica, perché quest’ultima costringe al ragionamento ed a rivedere abitudini radicate.
E per concludere con quest’ultima testimonianza si annoverano tra i nemici della matematica i nemici della cultura.

Quindi per rispondere alla domanda “a chi fa paura la matematica?” e sintetizzare: i dittatori, i dogmatici e i superstiziosi nonché chi non dà la debita importanza alla cultura, vedono nella matematica un nemico. Ed è anche un discorso politico.

Questa è la mia relazione e sintesi della conferenza tenuta da Giulio Giorello in data 20 maggio 2011 all’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo, propongo un dibattito soprattutto con i sostenitori della teoria che gli “studi classici” sono superiori e con chi non considera invece la cultura scientifica di primaria importanza.

Che ne pensate?
Siete d’accordo con queste opinioni?
Qual è il vostro parere in proposito?

11 Commenti a “Chi ha paura della matematica? (Sintesi della conferenza tenuta da Giulio Giorello)”

  1. ANGELOM scrive:

    I miei studi sono stati a base scientifica per scelta, riconosco, che con le mie conoscenze, ho affrontato il mondo del lavoro con competenza e serenità. Ritengo che una formazione ottenuta attraverso studi classici ed umanistici sia più completa, non tanto per il numero delle conoscenze acquisite, ma per una forma mentis capace di affrontare qualsiasi tipo di lavoro e di risolvere problemi anche a carattere scientifico. Al di fuori della cultura acquisita tramite gli studi, ognuno di noi può ampliare la sua esperienza in altri ambiti, diversi dalla sua, oggi questo è importantissimo perché nella vita lavorativa i giovani devono reinventarsi il proprio lavoro varie volte e quindi adeguarsi alle esigenze del mercato; si diventa ingegneri e si finisce agricoltori…

  2. Bracco Baldo scrive:

    Commenti abilitati
    La matematica non è un opinione
    SINCERITA’ NELLA COPPIA
    Un uomo d’affari manda un fax alla sua donna:
    “Mia cara moglie: tu comprenderai che, ora che hai 54 anni, io ho dei bisogni che tu non puoi più soddisfare.
    Io sono felice con te, ti considero una moglie meravigliosa e sinceramente spero che tu non prenderai male il fatto che, quando riceverai questo fax, io sarò all’hotel Confort Inn con Vanessa, la mia segretaria, che ha 18 anni.
    Non ti arrabbiare, sarò a casa prima di mezzanotte”.
    Quando l’uomo arriva a casa, trova un foglio sul tavolo nella sala da pranzo:
    “Caro marito, ho ricevuto il tuo fax e non posso che ringraziarti per avermi avvertita. Approfitto di questa occasione per ricordarti che anche tu hai 54 anni. Inoltre, ti informo che quando tu leggerai questo messaggio, sarò all’hotel Fiesta con Michel, il mio istruttore di tennis, che, come la tua segretaria, ha 18 anni.
    Visto che sei un noto uomo d’affari, e, in più sei laureato in Matematica, potrai facilmente comprendere che noi due ci troviamo in situazioni simili ma…con una piccola differenza:
    “18 entra più volte nel 54, rispetto al 54 nel 18 “…..
    Quindi, non mi aspettare prima di domani!
    Baci dalla tua donna che ti capisce…” (Presa in rete)

  3. giulian.rm scrive:

    Perché si ha paura della matematica?
    Probabilmente, credo, che il problema nasca su i banchi di scuola, perché insegnata male, rappresenta ancora per me un ricordo scolastico sgradevole di una materia arida, seriosa da evitare.
    Domando perché non ero bravo in matematica e in italiano si? Non credete che sia più difficile fare un tema d’italiano, in cui si richiede un atto creativo, che risolvere un semplice esercizio di matematica?
    Purtroppo è evidente a tutti che non esiste settore in cui non vi sia matematica, senza non si sarebbe potuta evolvere la fisica ne’nessuna delle scienze che si basano sulla logica.
    La matematica non piace a tutti(me compreso).
    La Matofobia (= paura della matematica) pare sia un fenomeno sempre più diffuso nelle scuole.

    C’è una scenetta, di pura invenzione, vicina alla realtà più di quanto non si pensi.
    Sono tantissime le persone che pensano che la matematica sia una scienza troppo complicata e astratta, riservata a pochi eletti, veramente intelligenti e capaci, mentre i poveri “comuni mortali” sono destinati a non apprenderla.
    Anzi, sta quasi diventando “di moda” dire di non essere bravi in matematica, perché altrimenti si verrebbe etichettati come dei secchioni!

  4. alfred-lollis scrive:

    Sto cercando di immaginare quello che è potuto passare nelle teste dei milioni di bambini che hanno visto al cinema o letto (e non soltanto bambini) la favola di Alice nel paese delle meraviglie.
    Seduti nelle prime file con altri bambini ammaliati dalle carte parlanti, dal coniglio, entrati anche loro nel sogno di Alice all’improvviso farsi seri e chiedere al vicino di poltrona:< ma i "quaternioni" quando arrivano?> < pazienta, stanno per arrivare> risponde l’altro ragazzino .
    Il primo bimbo chiede allora al padre l’ora. Il papà sapeva che il figlio aveva problemi a scuola con la matematica ma non aveva mai pensato di poter aver un giorno problemi seri legati ai quaternioni: lui pensava alle frazioni, ai logarimi, all’algebra.
    Ricordava benissimo le sue difficoltà con la trigonometria. Ora si sentiva colpevole: non aveva mai affrontato con il figlioletto il problema
    Sperava lo facesse la madre ma era un discorso da uomini.. lo avrebbe dovuto affrontare lui.
    I richiami della nonna svegliarono Alice dal suo sogno, le luci del locale si accesero, tutti gli spettatori grandi e piccini si avviarono alle uscite spalancate. L’aria fresca della sera distolse il papà dai suoi pensieri: < non ho mai usato i quaternioni e fin qui ci sono arrivato> pensò scrollallado leggermente il capo mentre si avviavano verso casa.

  5. albamorsilli scrive:

    Mi ricordo che quando i miei figli frequentavano la scuola la matematica per due di loro non era un grosso problema,ma Laura la più piccola veramente una fatica non capiva niente.
    Io mamma che non potevo aiutarla, non avendo fatto le superiori
    era veramente per me un cruccio.
    Poi mi sentivo inferiore anche per parlare con la prof.
    Per amore di mia figlia decisi partiiin tromba e volli sapere.
    Mi resi conto che da profana in materia questa signora non sapeva insegnare e chi aveva lacune le scartava,a quel modo i ragazzi la odiavano.Non tutti hanno il dono dell’insegnamento anche se sono perfezionisti.
    Da donna intelligente mi stette ad ascoltare eil risultato si è visto con i voti di mia figlia.
    ho scritto questo esempio pratico che si può amare conoscendo e facendo conoscere con sentimento anche le materie ingrate

  6. Mariuccia scrive:

    E’ verissimo Lucia, l’esperienza scolastica, conta moltissimo: ricordo ancora il malessere e l’umiliazione che provavo quando non riuscivo a risolvere un problema e la maestra mi metteva dietro la lavagna per punizione. Da allora ho sempre odiato le materie scientifiche e non mi sono mai applicata più di tanto per impararle. Nella vita di tutti i giorni, uso anch’io la matematica, ma sono ben felice quando posso farne a meno, e ben vengano le calcolatrici. Studi scientifici, dimostrano inoltre, che esiste una predisposizione genetica alle materie scientifiche. Chi ama la matematica pare abbia maggiormente sviluppato l’emisfero sinistro del cervello, chi invece ama le materie umanistiche, pare abbia maggiormente sviluppato l’emisfero destro.

  7. Bracco Baldo scrive:

    Commenti abilitati Letteratura e Matematica
    Matematica fiabesca: Alice nel Paese delle Meraviglie
    Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson (Daresbury, 27 gennaio 1832 – Guildford, 14 gennaio 1898), è stato uno scrittore, matematico, fotografo e logico britannico. È celebre soprattutto per i due romanzi Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò
    L’incontro con il cappellaio matto.
    Questa parte del racconto è dedicata al lavoro del matematico William Rowam Hamilton, lo scopritore dei quaternioni (1843), tappa fondamentale, che portò al calcolo delle rotazioni nello spazio tridimensionale da un punto di vista algebrico.
    Estensione dei numeri complessi, che sono uno spazio sui reali a due dimensioni, i quaternioni costituiscono uno spazio vettoriale a quattro dimensioni.
    I parallelismi tra il te dal cappellaio matto (il t-party) e la matematica di Hamilton sono inquietanti.
    Alice si trova al tavolo con tre strani personaggi: il Cappellaio Matto, la Lepre di Marzo e il Ghiro. Il Tempo, che ha litigato con il cappellaio, è assente, e per ripicca, gli ha lasciato un orologio non funzionante.
    In questa scena, i membri del t-party rappresentano i tre termini spaziali del quaternione, mentre il Tempo, che avrebbe dovuto essere l’ospite più importante è assente. I tre commensali, rimangono così bloccati al tavolo, girandogli intorno, alla continua ricerca di piattini e tazzine pulite.
    Il loro girare intorno al tavolo, è una reminiscenza dei primi tentativi di Hamilton di ottenere una rotazione nello spazio, che senza l’aggiunta del tempo, rimaneva confinata in un piano.
    Anche gli enigmi del cappellaio e le sue affermazioni senza senso riflettono le idee di Hamilton riguardo al concetto di tempo puro, che non prevede una diretta concatenazione causa-effetto.
    Altra caratteristica dei quaternioni, oggetto dell’ironia di Carroll, è la non commutatività della moltiplicazione, ovvero, X*Y non dà lo stesso risultato di Y*X. Questa si traduce nello scambio di battute che avvengono tra Alice e gli altri personaggi, culminanti nella frase del cappellaio: “Why, you might just as well say that “I see what I eat” is the same thing as “I eat what I see””. (Perché, si potrebbe benissimo dire che “io vedo quello che mangio” è la stessa cosa di “mangio ciò che vedo”.)

    Verso la conclusione della scena, il cappellaio e la lepre, cercano di intrappolare il ghiro nella teiera. Uno strano tentativo di raggiungere la libertà. Se avessero eliminato il terzo incomodo, sarebbero diventati un semplice numero complesso con due soli termini (motivo per cui non vedevano di buon occhio eventuali altri ospiti). Sicuramente ancora arrabbiati, secondo Dogson, ma quantomeno liberi dalla rotazione senza fine intorno a un tavolo.
    E così finisce questa interpretazione in chiave matematica di Alice nel Paese delle Meraviglie. Alla base di questo racconto ci sarebbe l’antipatia (e forse l’invidia) di un matematico verso i suoi colleghi. Di certo Dogson-Carroll non sarà ricordato come un genio della matematica, ma della narrativa nonsense, è di sicuro un maestro impareggiabile.
    (copiato dalla rete ed assemblato )

  8. lucia1.tr scrive:

    Spesso la paura della matematica deriva dalla propria esperienza scolastica. Molti di noi ricordano la difficoltà di certe formule imparate a memoria e professori esigentissimi e poco propensi a rendere la materia meno arida e più accessibile. Son certa che per una cultura completa occorrono, sia lo studio delle materie scientifiche sia di quelle classiche umanistiche, oggi non interessa più saper far di calcolo e risolvere complicatissimi problemi, a questo ci pensano le macchine, occorre invece la LOGICA, che permette di trovare in maniera più veloce e innovativa la soluzione del problema. Ora molte società, preferiscono laureati in filosofia e materie letterarie, perché sicuramente riescono a trovare l’idea innovativa che riesce a far diventare competitiva l’azienda nel mercato globale, a loro è richiesta anche una conoscenza della matematica e delle scienze in modo da poter dare il meglio in una società sempre più tecnologica.

  9. GuglielmoCa scrive:

    A cosa serve la matematica diceva Laura. E cosi tanti altri. Io credo che che la domanda corretta sia invece: esiste qualche settore la matematica non serve?
    E’ evidente a tutti che non esiste settore in cui non vi sia matematica, basta andarla a cercare per vederla. Cisono migliaia di libri pubblicati che cercano di mettere il luce la presenza della matematica in tutti i settori della vita quotidiana. Leggete e vedret! Io voglio, invece, qui rispondere che la matematica serve da sempre per la sopravvivenza e quindi serve a tutto.
    serve atutti, uomini ed animali. Si anche gli animali ne fanno uso. Eccome!
    Serve a tutti coloro che vogliono sopravvivere. Non serve ai kamikaze-
    Per capirci propongo il seguente esempio.
    Pensate ad un cane che si voglia contendere un osso con altri tre.L’esperienza dimostra che il primo cane rinuncia. ha valutato lui, un solo cane, nulla può con 3 altri cani. Ha utilizzato in modo primitivo il concetto di numero, senza sapere niente di matematica. Qualcuno dirà: non ha valutato che i cani erano 3 e lui da solo, ma che i cani erano molti e lui da solo.Anche se cosi fosse ha fatto una valutazione di “peso” ha stabilito cioè una relazione maggiore minore tra lui medesimo e gli altri. Ha stabilito tre due enti, che chiameremo insiemi, una relazione, che chiameremo d’ordine. Ha fatto anche qualcosa di più. Ha stabilito anche una relazione di forze, cioè ha valutato che le la somma delle forze di tre cani è costituiscono ai tre cani, tre topolini.
    Un cane contro tre topolini dà una relazione svantaggiosa per il cane in temini numerici, ma una relazione vantaggiosa in termini di forze. E la seconda relazione è prioritaria rispetto alla prima. Dunque il cane si prende l’osso.
    La matematica gli ha permesso di prendersi l’osso e di sopravvivere.
    L’esempio sudetto è aplicabile a tutti gli animali e a noi stessi, fatto che sottolinea ancora una volta il minimo comune denominatore che lega gli uomini ed Animali.
    Il mondo animale è in sostanza governato almeno da due principi: il principio dei numeri, e il principio delle forze.
    A parità di peso vale il principio del confronto uno-molti, mentre a disparità di peso vale il principio delle forze.
    Quindi possiamo affermare che la matematica serve per la sopravvivenza.
    Ma se serve per la sopravvivenza serve per tutto. Poichè tutti i settori della via quotidiana si riducono, o sono riducibili, alla sopravvivenza del genere umano ed animale.

  10. Lorenzo.rm scrive:

    Nessuna paura, per carità, anzi apprezzamento massimo. Ma non facciamo al solito i “contrapposti”: il sapere è unico e comprende tutte le discipline.

  11. franco muzzioli scrive:

    Tutto quello che è chiaro ,dimostrabile e perfezionabile è veleno per dittatori ,dogmatici e supestiziosi.
    I primi perchè non vogliono essere messi in discussione neppure da una formula.
    I secondi perchè hanno la verità in tasca e tutte le altre “verità” sono pericolose.
    I terzi perchè devono vivere nelle pieghe dell’irrisolto ,del vago e del probabile.
    La matematica fa paura perchè è certezza , 1 + 1 fa sempre 2 e l’uomo preferisce il vago dove può meglio rifugiarsi ,dove non deve prendere decisioni precise….la “matematica” certezza è impegnativa.

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