Un piccolo racconto domenicale per meditare

ciao buona domenica di sole

LE RANOCCHIE NELLA PANNA
(da: “Déjame que te cuente” di Jorge Bucay – Ed. RBA)
C’erano una volta due ranocchie che caddero in un recipiente di panna. Immediatamente intuirono che sarebbero annegate: era impossibile nuotare o galleggiare a lungo in quella massa densa come sabbie mobili. All’inizio, le due rane scalciarono nella panna per arrivare al bordo del recipiente però era inutile, riuscivano solamente a sguazzare nello stesso punto e ad affondare.
Sentivano che era sempre più difficile affiorare in superficie e respirare. Una di loro disse a voce alta:
– «Non ce la faccio più. E’ impossibile uscire da qui, questa roba non è fatta per nuotarci. Dato che morirò, non vedo il motivo per il quale prolungare questa sofferenza. Non comprendo che senso ha morire sfinita per uno sforzo sterile».
E detto questo, smise di scalciare e annegò con rapidità, venendo letteralmente inghiottita da quel liquido bianco e denso.
L’altra rana, più perseverante o forse più cocciuta, disse fra sé e sé:
– «Non c’è verso! Non si può fare niente per superare questa cosa. Comunque, dato che la morte mi sopraggiunge, preferisco lottare fino al mio ultimo respiro. Non vorrei morire un secondo prima che giunga la mia ora». E continuò a scalciare e a sguazzare sempre nello stesso punto, senza avanzare di un solo centimetro. Per ore ed ore! E ad un tratto… dal tanto scalciare, agitare e scalciare… La panna si trasformò in burro. La rana sorpresa spiccò un salto e pattinando arrivò fino al bordo del recipiente. Da lì, non gli rimaneva altro che tornare a casa gracidando allegramente.

A che vi fa pensare questo raccontino?
C’è una morale?

Se vi è piaciuto ne metteremo altri….

7 Commenti a “LE RANOCCHIE NELLA PANNA”

  1. Lorenzo.rm scrive:

    La risposta giusta è, dunque, scontata. Ma la maggior parte delle rane, come degli uomini, annega.

  2. giuseppe3.ca scrive:

    Morale: “Mai rassegnarsi pensando che gli eventi siano più grandi di noi”; “La fiducia in noi stessi può sempre aiutarci e non deve mai veir meno”; mio nonno diceva: “Chi la dura la vince” e aveva ragione.

  3. porzia scrive:

    Ho letto con attenzione il raccontino delle due rane ed io credo che la tenacia della rana che ha lottato fino alla fine ,spendendo tutte le sue energie ha fatto si che la povera sconsolata si salvasse venendo fuori dalla panna.Ecco , morale: non fermarsi mai agli ostacoli che la vita ci pone davanti al nostro cammino ,mai arrendersi ma lottare fino alla fine .Certamente arriverà la vittoria

  4. cetti scrive:

    Commenti abilitati
    Riporto un commento fatto a questo raccontino……
    Morale? Guardare sempre per bene il burro prima di spalmarlo sul toast. A me ha fatto ridere. Ciao!

  5. franco muzzioli scrive:

    Mai desistere …….ci può sempre essere una via di fuga e come dice Harry Potter …”non arrenderti mai ,l’ultimo nemico che potrai sconfiggere è la morte”…..e dici io…”finchè inevitabilmente non vincerà lei….ma almeno l’ho fatta sudare”….

  6. giovannavc scrive:

    è vero ,non bisogna mai arrendersi ,se si continua a lottare da qualche parte la salvezza ,arriva

  7. giulian.rm scrive:

    Mai darsi per vinti, bisogna tenacemente lottare,specialmente se si ama se stessi e la vita.
    Se c’è una soluzione questa apparirà,chi invece si sente perduto lascerà la presa e sarà un soccombente.
    Sempre sul tema rane e ranocchie ecco un’altra meditazione:

    Uno scorpione doveva attraversare un fiume, ma non sapendo nuotare, chiese aiuto ad una rana che si trovava lì accanto. Così, con voce dolce e suadente, le disse: “Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull’altra sponda.” La rana gli rispose “Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!” “E per quale motivo dovrei farlo?” incalzò lo scorpione “Se ti pungessi, tu moriresti ed io, non sapendo nuotare, annegherei!” La rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell’obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua.
    A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo scorpione. Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese all’insano ospite il perché del folle gesto. “Perché sono uno scorpione…” rispose lui “E’ la mia natura”

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