Due testimonianze del terremoto, dal vivo : una attuale, purtroppo ed una di tanti anni fa.

Due testimoni:
Franco Muzzioli, a Modena, ha sentito la terra tremare  il 20 maggio e poi e poi ancora e ancora.
Alessandro, in Irpinia, c’è andato come volontario e ricorda.
Aggiungete le vostre di esperienze.

 

 

Pensavo d’essere nella terra del Bengodi, dove l’uva dà un vino buono, dove del maiale non si butta niente, dove si mangia bene e si dorme meglio, dove la gente ti sorride, dove si balla in piazza, dove, come dice Baccini: …ci sono le “donne di Modena che hanno le ossa grandi ….le donne di Modena che hanno larghi i fianchi”…..

Tutto è ubertoso nella mia terra, questa mia città è una delle più verdi d’Italia, è scanzonata, colta, ha una provincia tra le più ricche. Ma un dio invidioso ha mandato per ora quasi cinquecento scosse, ha distrutto vite, industrie, monumenti, case.

Queste campagne della “bassa” tranquille, queste terre di agricoltori avveduti, di magliai, di industriali illuminati, di brava gente, sono ora piegate sotto un immenso peso.

Non ci compassionate, siamo forti, sappiamo reagire, anche se la paura ci toglie il sonno e la voglia di continuare.

Se credete, dateci una mano, se non altro per quel piatto di tortellini, per quel bicchiere di buon lambrusco, per quel formaggio grana, per quell’aceto balsamico, che, se non ci fossimo stati noi, non avreste mai gustato.
Franco Muzzioli
 

 

Il nostro terremoto.

Occhi atterriti
come spade taglienti
nel chieder la vita
che la natura cancella.

Occhi colmi
delle lacrime di chi soffre
per la triste compassione
di chi solo guarda.

Occhi sbarrati
nel terrore assoluto
che impietoso scuotendo
uccide anima e corpo.

Occhi chiusi
per sempre
sotto avite macerie
nella terra dei padri
nella culla del cuore.

L’esperienza di Alessandro in Irpinia.
Carissimi Eldyani, l’ultima catastrofe naturale avvenuta recentemente nella zona emiliana e la successiva scossa con epicentro a Mirandola, che ha causato più di 15 morti, mi ha riportato indietro nel tempo di una trentina di anni; era una domenica e in nottata iniziarono ad arrivare le prime notizie del disastro in maniera frammentaria e confusa. Io, allora ventenne, appena inserito nella mia nuova vita di provincia, allora pieno e traboccante di valori e altruismo, mi misi a disposizione del municipio che stava organizzando una colonna di soccorso, ma non ero il solo; medici dell’ospedale, artigiani, donne, ragazzi, un po’ tutti ci mobilitammo, come potevamo, per portare soccorso.

Partimmo la mattina successiva, in tarda mattinata e fu un viaggio molto lento e difficoltoso, a causa delle strade intasate dalle colonne dei mezzi militari di soccorso e da altre colonne come la nostra. Ci fu assegnata una zona impervia e per raggiungere Calabritto avemmo molte difficoltà, dovute alla non conoscenza del luogo ed alla mancanza di segnalazioni ormai inesistenti; procedevamo come esploratori, con carte topografiche rimediate e torcia elettrica, ci avvicinavamo ad una zona veramente spettrale, casolari rasi al suolo; ma quello non era il massimo dello sconcerto. Lo sconcerto vero, impressionante, fu quando arrivammo a Calabritto paese, completamente raso al suolo, non so quante anime avesse, ma se andate su wikipedia potete documentarvi: non c’era una casa, dico una in piedi, solo montagne di macerie e un silenzio assordante, neanche i sopravvissuti parlavano, erano lì assenti, una impressione tremenda.

Poi con il giorno ci organizzammo per distribuire ed assistere e io mi fermai tre giorni poi ebbi il cambio e non ci sono voluto più ritornare…. per vari motivi.
Ho scritto questi ricordi a testimonianza delle persone che a Mirandola hanno subito lo stesso sconcerto, l’impotenza di fronte ad eventi naturali e che ti rimane sempre dentro, non ti dimentichi l’urlo premonitore della scossa, la scossa, e l’impotenza; ti rendi conto in quegli attimi che non siamo nulla di fronte al sistema planetario, l’essere umano deve capire che la vita ha un valore, che va vissuta nel migliore dei modi, rispettando natura persone e cose.

Alessandro22.rm

chiesa di Fossa

 

9 Commenti a “Il nostro terremoto.”

  1. francesca (franci) scrive:

    Sono sconcertata, anche nelle tragedie c’è chi trova il tempo (e l’assurda volontà…) di analizzare con puntiglioso rigore (e in questo caso del tutto fuori luogo, ritengo…), le definizioni di chi, provato dal furore degli eventi catastrofici degli ultimi giorni, cerca di descriverne la furia usando un termine forse un pò enfatico ma con sfumatura quasi ironica. Santo cielo! Ma era chiarissimo,e chiunque, credente o meno..avrebbe intuito che quel “dio invidioso” stava a significare un destino, una fatalità, una sorte, un nume…..
    C’è di peggio nella vita, credetemi, che perdere tempo in queste inezie.

  2. alessandro22 scrive:

    Ho riletto il post di Franco Muzioli dopo il suo post di precisazione, e non ci vuole una mente eccelsa o una cultura superiore per capire il suo dire, basterebbe essere un pò attenti e meno prevenuti e non focalizzarsi su una maiuscola o una minuscola, ma considerare il pensiero complessivo di chi scrive.
    Non prendete questa mia risposta come polemica, ma solo come un invito a considerare la sensazione di chi scrive.
    SALUTI ALESSANDRO

  3. franco muzzioli scrive:

    Qualcuno mi ha severamente rimbrottato (in amici) ,perchè ho usato la frase …”un dio invidioso ha mandato per ora…” sentendosi offeso nella sua veste di Cristiano. Vorrei precisare ,come ho già inutilmente fatto a lui, che quel dio (minuscolo) era la rappreesentazione di un “nume” (che ne so Giove o il fato)e che nulla neppure nell’intenzione poteva essere rapportato al DIO con la (lettera maiuscola). Come solito in Eldy ci sono persone costantemente arrabbiate e che leggono tra le righe per cercar il pretesto di qualche scaramuccia. Prego questo eldyano di non leggermi più così non avrà travasi di bile o reazioni iraconde. Siamo in un consesso civile e plurimo …ci si può anche ignorare!!!!

  4. francesca (franci) scrive:

    Insieme ai miei figli abbiamo acquistato il “parmigiano della solidarietà”. Ovviamente è poca cosa se fatto singolarmente ma se siamo in tanti il valore aumenta e aiuta. Ad una terra che ci dà tanto, e che adesso è in ginocchio per la catastrofe terremoto, bisogna dare una mano a rialzarsi, tutti insieme. Farà bene a tutti mangiare parmigiano, prosciutto di Parma e bere Lambrusco. E se alla fine avanza qualcosa, un sms completa il “generoso pranzo”.
    Forza emiliani, non siete soli e avete coraggio da vendere. Ammirevoli.

  5. sandra .vi scrive:

    E’una cosa veramente tremenda questa rerra che si ribella all’uomo ,che gli si avventa contro tutto distruggendo al suo passaggio.La gente d’Emilia e’ gente forte ha tutta la nosta solidarieta’ ,piangiamo si con voi ,ma siamo uniti sopratutto vicini con tutti mezzi possibili .FORZA EMILIA ROMAGNA ………SOLIDARIETA E’ LA PAROLA D’ORDINE

  6. armida ve scrive:

    Commenti abilitati
    Non so se quanto accaduto sia volere di Dio.. se è così,
    Dio, ora rimboccati le maniche anche tu, e vai! Vai insieme
    a tutta quella gente orgogliosa, lavoratrice, meravigliosa!
    Fai che la vita ritorni, che finisca l’angoscia, che rinasca la speranza. Forza cari amici.

  7. ANGELOM scrive:

    A questa immane tragedia speriamo che con la forza del popolo emiliano e l’intervento rapido dello stato la vita riprenda al più presto, le fabbriche ritornino a seguire il loro ciclo produttivo e la popolazione, quella serenità e speranza di prima.

  8. alessandro22 scrive:

    LA SOLIDARIETA’ parola….. che dovrebbe esprimere un sentimento,uno slancio di passione altruistica, ma ci sono vari tipi di solidarietà e non sempre rispecchiano tale sentimento:
    oggi come oggi con le mie esperienze fatte,non mi sento di affermare che la SOLIDARIETA’ SIA UNIVOCA, pertanto se dovessi essere solidale lo farei direttamente portando il mio contributo dove verrebbe utilizzato direttamente.
    Il popolo emiliano è un popolo forte, lavoratore, saprà organizzarsi e ricostruirsi senza piagnistei e pretese.
    Che gli giunga il mio più sincero augurio di rinascita.
    alessandro

  9. Lorenzo.rm scrive:

    C’ero anchio nel dopo terremoto in Irpinia. Facevo parte dell’équipe del Ministero del Mezzogiorno per gli aiuti. Mappatura del territorio, censimento dei danni, verifica degli interventi. La nostra presenza fu integrata, affiancata e man mano sostituita dalle strutture locali. Ma quanta simpatia, fratellanza, solidarietà. E’ proprio vero che ci si misura con noi stessi quando dobbiamo fronteggiare difficoltà e dolore. Abbiamo saputo dopo che qualcuno si è arricchito distraendo fondi e manovrando appalti. Ma così vanno le cose del mondo. Forza Emiliani romagnoli. Sperèm che finisca presto e che possiate controllare tutto voi.

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