Cactus ci propone un suo scritto sui fatti di Genova, legati alle manifestazioni nei giorni del G8 2001

La Corte di Cassazione ha finalmente emesso il verdetto finale per una vicenda che ha sconvolto l’Italia democratica e il mondo intero. Amnesty International ha denunciato questo turpe episodio come il secondo caso in importanza, in Europa, di violazione dei Diritti Umani dalla fine della seconda guerra mondiale. Adesso giustizia è stata fatta! I responsabili (Dirigenti e poliziotti) condannati usufruiranno della prescrizione della pena ma dovranno lasciare tutti i loro incarichi… ben poca cosa in confronto al crimine commesso, ma almeno si potrà riparlare di democrazia tornata nel nostro Paese… anche se con un ritardo di 11 anni. Il racconto che segue fu da me scritto immediatamente dopo l’accaduto dei fatti e non vuole esprimere un giudizio… ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni. (Cactus)
 

All’interno della Cronaca
Il G8 di Genova 

Ore 7,30 di un sabato mattina.

Oggi è una giornata importante per Lisa ed i suoi vent’anni. Tra poco meno di un’ora salirà sull’autobus che la porterà all’appuntamento con alcuni suoi compagni d’università, in vista della giornata che si annuncia piena e carica d’emozione. Ai genitori ha detto che si recherà a casa della sua amica Angela… frequentano la stessa facoltà e lo stesso anno ed è cosa normale per lei recarsi a casa dell’amica per studiare, specialmente nell’imminenza di un esame. Non è sua abitudine nascondersi dietro ad una bugia ma, questa volta, ha pensato che era l’unica soluzione. Guai se i genitori, così apprensivi, conoscessero il vero motivo per cui si appresta ad uscire da casa: ieri un ragazzo è rimasto ucciso durante gli scontri con la polizia, durante la seconda delle tre giornate di manifestazione e oggi è la giornata conclusiva … per nulla al mondo vuole mancare.

Non perde molto tempo davanti allo specchio… è impaziente di uscire. Lo zainetto è già pronto dalla sera prima e un sorriso le increspa le labbra quando, per un attimo, pensa alla sorpresa della mamma se le venisse in mente di guardarne il contenuto. Non ci sono libri: oltre agli effetti personali, uno scialle bianco e nero in cotone grezzo con lunghe frange, un ampio fazzoletto, un paio di guanti da lavoro, occhiali, qualche panino e un…limone. E’ la prima vera manifestazione cui prende parte… sì… in passato era già scesa nelle strade per ragioni legate alla scuola e, durante il liceo, aveva anche preso parte all’occupazione del suo istituto, ma mai ha manifestato per problemi estranei al suo mondo. Si sente eccitata ed emozionata e già si vede alla testa del corteo a scandire slogan, anche se, ogni tanto, un vago sgomento la prende… ma forse è dovuto soltanto all’attesa.

L’autobus la sta portando a destinazione. Sul mezzo ci sono molti altri giovani come lei, ma l’atmosfera non è la solita; avverte in loro qualcosa di strano… probabilmente sono nel suo stesso stato d’animo. Scherzano, ma non c’è allegria nelle loro risate e le loro voci hanno toni insolitamente alti, come volessero farsi coraggio. Si sente che quel giorno non è un giorno come gli altri: non lo sanno ancora, ma oggi molti di loro conosceranno la bestialità e l’incoerenza dell’essere umano.

Sono le 9,15.

Scende dal bus ed è con sollievo che vede qualcuno dei suoi amici che già aspettano vicino al luogo dell’appuntamento. Tra loro c’è Angela e Gianni. Si sono conosciuti al Liceo ed è stata subito amicizia, anche se, con Gianni, l’amicizia si è poi trasformata in qualcosa di più tenero. Ciò che di lui lo aveva colpita, era il sorriso… un sorriso che le faceva dimenticare le preoccupazioni e trasformava la tristezza in allegria. Anche ora, guardandolo, sente che il vago timore che l’accompagna dal mattino si sta dissolvendo. Un fugace abbraccio, i soliti saluti e l’attesa per i ritardatari.

Il programma della giornata è piuttosto semplice: seguiranno la manifestazione che, partendo dal luogo del raduno, attraverserà il quartiere per poi dirigersi e concludersi all’inizio della zona rossa vietata ai manifestanti. Qui si fermeranno e daranno voce alle loro idee pacificamente.

La parola d’ordine è “Evitare incidenti ” e non è assolutamente loro intenzione arrivare a questo. Sono ragazzi pacifici che semplicemente vogliono dire la loro parola in difesa di coloro che vivono in Paesi economicamente più deboli e mai si sognerebbero di usare forme violente per manifestare il loro dissenso.

Il loro gruppo, circa venti amici, è ora al completo. Lo spiazzo intorno al luogo del raduno si è affollato di giovani e meno giovani, tutti accorsi a manifestare per quello che ritengono giusto. Sono migliaia e Lisa è ora euforica; si rende conto di stare vivendo una giornata della quale serberà il ricordo. Improvvisamente, nota qualcosa che la mette in agitazione: su un lato della piazza ci sono giovani che indossano abiti neri… alcuni hanno anche un fazzoletto sul viso per nascondere i lineamenti.

“Chi sono?” chiede a Gianni.

Anche lui, come altri del gruppo, ha notato i movimenti di questi giovani, ora più numerosi, che tendono a defilarsi all’interno del corteo che si sta formando. A guidarlo ci sono giovani che, indossando tute bianche e con le mani alzate in segno di pace, iniziano a muoversi.

Lisa e i suoi amici si trovano a poche decine di metri dalla testa del corteo quando si rendono conto di uno strano movimento alle loro spalle: una parte dei giovani vestiti di nero, tutti ora con il viso coperto e con oggetti contundenti in mano, si sta portando sui lati, come a voler sopravanzare i manifestanti. 

Gianni si rende conto che sta per succedere qualcosa e, chiamati gli amici a lui vicino, prende Lisa per mano e la conduce fuori dal corteo; con lei c’è anche Angela e qualcun altro. Il gruppo di facinorosi sembra quasi obbedire ad un ordine perché, improvvisamente, comincia l’opera di devastazione. Macchine date alle fiamme, saracinesche divelte e vetrine infrante, banche incendiate: è l’inizio di ciò che non doveva essere. La violenza sta prendendo il posto della contestazione pacifica. Iniziano gli scontri con la Polizia. Le sirene delle autoambulanze annunciano i primi feriti.

Lisa è ora impaurita. Tutte le belle idee sulla fratellanza, civiltà e amore stanno andando in frantumi.

Vede ragazze come lei trascinate per i capelli; giovani sanguinanti che corrono in cerca di un riparo; signori anziani che cadono urtati da persone in fuga. Iniziano i lanci di lacrimogeni: è il caos.
 

Fortunatamente è riuscita a portarsi fuori dal corteo appena in tempo e si trova in una posizione abbastanza tranquilla, rispetto agli altri manifestanti. Il fumo acre del gas arriva anche a lei… apre lo zainetto e, imitando gli amici, si mette in bocca una fetta di limone e si copre il viso con il fazzoletto. Si accorge di avere le guance bagnate dalle lacrime, ma non capisce se questo è dovuto al lacrimogeno oppure alla gran rabbia che le sta attanagliando il cuore, nel vedere l’esplosione di una violenza che non risparmia nessuno.

Non aspettano di vedere la conclusione di questa manifestazione. Si ritrovano in una decina d’amici e decidono di portarsi in una zona più calma ed attendere che gli incidenti si plachino.

Sono passate le 12 e Lisa telefona ai genitori per dire che non è a casa di Angela, come aveva precedentemente detto, ma che, insieme, sono andate a studiare da un’amica, appena fuori città; almeno i rispettivi genitori saranno tranquilli, sapendole lontane dal centro.

Hanno abbandonato il corteo principale e si sono uniti ad alcune migliaia di persone che, pacificamente e per altre strade, si stanno dirigendo verso la zona vietata. Alle loro spalle le sirene delle ambulanze continuano a far sentire il loro urlo e colonne di fumo nero salgono al cielo. Gli esercizi che hanno l’accesso alle strade interessate dalla manifestazione hanno già le saracinesche abbassate e anche gli altri si stanno adeguando, forse per le notizie che iniziano a diffondersi. Tra pochi minuti tutto il centro sarà chiuso e Lisa avanza lungo strade ora occupate solo dai manifestanti. Anche coloro che normalmente assistono al passaggio delle manifestazioni, si sono barricati dietro le serrande protettrici di un bar o sono tornati precipitosamente a casa.

Certo, non si aspettava nulla di simile e quanto ha visto la rende confusa. Gli avvenimenti si stanno succedendo troppo in fretta e lei non è preparata a questo. I suoi genitori le avevano raccontato di quando, anni prima, avevano partecipato a manifestazioni, ma non aveva prestato eccessiva attenzione agli incidenti che descrivevano nei loro racconti… pensava ad esagerazioni ma ora…. ora si rende conto di stare vivendo la stessa esperienza e ne ha paura.

Le ore stanno passando e Lisa si rende conto che, nonostante tutto, l’appetito non è sparito. Ciò che rimane del gruppo iniziale di amici, una decina, decide di fermarsi in una piazzetta laterale per dare fondo alle provviste, scarse in verità, portate da casa. Si approfitta della pausa per ascoltare le notizie trasmesse dalla radio e, naturalmente, per far funzionare a pieno ritmo i cellulari. Ciò che sentono, unito a quello che hanno vissuto, li rende silenziosi. Non si scherza più. Stanno succedendo cose gravi.

Gianni telefona a un suo amico ed è messo al corrente della necessità di una presenza costante di persone nella scuola che ospita l’organizzazione della manifestazione. Corrono voci strane ed è importante che l’edificio sia presidiato, anche durante la notte. Gianni e alcuni giovani decidono di andare. Lisa e Angela si guardano… certo, hanno paura adesso, ma sanno che questa è l’occasione per prendere coscienza della vita, anche nei suoi aspetti più tristi e dolorosi. Decidono di unirsi al gruppo.
 

Nel tardo pomeriggio lasciano definitivamente i vari cortei che continuano a percorrere le vie cittadine e si avviano a piedi, la città è paralizzata, verso la scuola dove rimarranno a dormire. Sono alcuni chilometri, ma la giovane non sente la stanchezza. La sua attenzione è tutta rivolta nel constatare i danni causati in questa giornata, che doveva essere esente dalla violenza. Non conosce che cosa abbia dato il via a tutto questo… se quei giovani vestiti di nero, se una polizia che ha reagito in modo troppo violento, se l’improvvisa e incontrollata esplosione di rabbia dei manifestanti, se la voglia di fare danni propria di chi approfitta di questi momenti. Qualunque sia il vero motivo, Lisa condanna tutto quello che è successo. Crede nella democrazia e nell’uguaglianza tra i popoli, parole per lei non vuote e ora vuole dare il suo contributo fino in fondo. La paura ha lasciato il posto alla determinazione e, spinta da questi ideali, si appresta a vivere da protagonista la “sua” notte.

E’ sera.

Telefona ai suoi spiegando che, dato il perdurare dei disordini in città, sia lei che Angela, si fermeranno a dormire presso la loro amica. Angela ha fatto lo stesso con i suoi genitori. Con gli amici rimasti consuma una cena a base di panini e quindi, dopo aver commentato gli avvenimenti della giornata, si lascia vincere dalla stanchezza e si sdraia in un angolo della stanza.

Il riposo è di breve durata… all’interno della scuola sta succedendo qualcosa di grave: urla, pianti, rumore di oggetti in frantumi, sciabolate improvvise di luce che attraversano i corridoi, ombre che fuggono nella penombra. Non riesce a rendersi conto di nulla. Sente una mano che stringe la sua e la voce di Gianni che la sprona ad alzarsi e fuggire. Cerca Angela… ma non è più vicina a lei. Chiede a Gianni, ma non riceve risposta e inizia il suo incubo.

Inciampa in qualcosa o qualcuno steso a terra… cade… si rialza e comincia a correre verso l’uscita. Improvvisamente un colpo violento alla testa, le mani che si alzano a protezione del capo e che tornano bagnate del suo sangue. Si sente svenire ed il terrore la sta paralizzando. Gianni si accorge di questo e, sorreggendola, cerca di portarla fuori dalla scuola. Subito fuori dell’edificio sono avvicinati dai volontari della Croce Rossa. A Lisa sono apprestati i primi soccorsi… fortunatamente si tratta soltanto di un taglio, doloroso ma non grave; sono applicati due punti di sutura e, immediatamente dopo, possono allontanarsi.

Ora la paura lascia il posto a una crisi nervosa e le lacrime scorrono inarrestabili lungo il suo viso. Cerca Angela, ma vicino a lei è rimasto solo Gianni… gli altri amici sono scomparsi nel trambusto di quanto successo. Si trovano in una zona relativamente tranquilla e dalla quale possono vedere lo svolgersi degli avvenimenti. Le ambulanze s’incrociano con i mezzi della polizia… vedono giovani spinti nei cellulari, sentono ragazze urlare e tutt’intorno il caos. Inizia a rendersi conto di ciò che sta succedendo, ma le rimane difficile accettare che sia tutto vero… tra poco si sveglierà da quest’incubo, rivedrà la sua amica Angela e le racconterà del brutto sogno fatto.

Gianni la scuote e la invita a farsi forza ed a seguirlo. Arrivano in una zona “pulita”, dove gli scontri e i cortei non sono arrivati: sembra di essere in un’altra città. Trovano anche un locale aperto e, finalmente, possono riposare. Prova a formare il numero del cellulare di Angela e grande è la gioia nel sentire la sua voce; non è lontana dal punto in cui loro due si trovano e presto anche l’amica, insieme con altri due ragazzi superstiti del gruppo, arriva al locale.

Fortunatamente a loro non è successo nulla perché sono riusciti ad allontanarsi dalla scuola in tempo, ma nessuno ha voglia di parlare. In tutti c’è una gran tristezza; non immaginavano che sarebbe finita in questo modo. Hanno sempre sentito parlare di diritto del cittadino a manifestare le proprie idee ed ora si ritrovano a doversi interrogare a quali diritti ci si riferiva.

Sono delusi e offesi… qualcosa sì è rotto dentro di loro. Sono stati fortunati in questa circostanza, ma quanti altri hanno dovuto subire? Ha sempre portato rispetto verso le istituzioni; le hanno insegnato che un Paese civile prospera in funzione del livello di democrazia che s’instaura tra i componenti della società in cui si vive; che i deboli devono essere protetti dagli abusi dei più forti; che i giovani sono il futuro del Paese. Ma se tutto ciò è vero, dove sono ora questi censori? Chiusi al sicuro, dietro ad una vetrata, a guardare e criticare l’operato di questa gioventù “violenta”? Oppure pronti, domani, a dare spiegazioni cervellotiche sui fatti accaduti e suggerire il loro rimedio?

Sono le tre di una domenica mattina. Tra poco Lisa tornerà a casa, ferita nel corpo e nell’animo. In questo momento non si sente in grado di dare un giudizio su ciò che ha vissuto o di tracciare una linea di demarcazione tra il bene e il male, tra il buono ed il cattivo, tra il giusto e l’ingiusto. Le ci vorrà del tempo per darsi una risposta, ma ai genitori, che certamente la rimprovereranno per la sua imprudenza e le bugie dette, porrà una domanda: “E’ veramente questo il mondo che noi giovani ci ritroveremo in eredità?”
(cactus)

15 Commenti a “All’interno della Cronaca Il G8 di Genova scritto da Cactus”

  1. edis.maria scrive:

    Luigina, concordo completamente con te!!!!!!

  2. luigina scrive:

    I colpevoli NON sono stati puniti e i contestatori NON erano in 10(la sentenza di questi giorni)La vergogna per queste sentenze resta ,le persone oneste ..i veri pacifisti ,gli antiglobalizzazione(la voglia di pace si eprime con i fatti) …non erano a quella manifestazione…c’erano solo i delinquenti.In questa Italia cosi, per alcui versi poco seria, ci sono medici e infermeri che rinuciano alle ferie e vanno ad operare in India ,Etipia,Somalia …questi sono i VERI pacifisti.

  3. paolacon scrive:

    Il racconto-riflessione di Cactus ci ha riportati ad una brutta pagina della storia Italiana piena di dubbi e interrogativi non risolti.
    Si può parlare di errore delle forze dell’ordine? c’è stata premeditazione? cattiva organizzazione?
    Su un punto importante ha ragione Luigina: tutti pronti a “parlare” anche quelli che non c’erano e non hanno vissuto da vicino lo scempio fatto alla città di Genova.
    Certo che quello che è avvenuto alla Diaz non ammette giustificazioni; anche se la polizia era certamente esasperata, da situazioni pesantissime che l’avevano vista coinvolta in confronti non alla pari.
    I veri colpevoli, quelli che hanno permesso tutto questo, però, dove sono?

  4. marisa8.bs scrive:

    grazie cactus con emozione ho letto il tuo articolo.è stato un periodo derribile.come vorrei che fosse servito a qualcosa,,ma tutti giorni noto che non è cambiato nulla.la prepotenza è sovrana,e i colpevoli di qualunque colore siano ,rimangono inpuniti.

  5. sandra .vi scrive:

    Io guardo il lato positivo del fatto,una sentenza e’ stata pronunciata ,le conclusioni le ha tratte la Giustizia.
    Certo la sentenza della corte di Cassazione che ha condannato i vertici della Polizia di Stato non ha soddisfatto chi chiedeva completa giustizia sui fatti di Genova e che fosse fatta luce .
    I capi in testa nn sono nemmeno stati sfiorati da alcun sospetto,la politica ne e’ uscita pulitissima,pericoloso scoperchiare il pentolone ,i colpevoli sono puniti e’ quanto basta………

  6. ugo-es scrive:

    genova 2001-io c’ero e vi assikuro ke è stato ttto pianifikato dalle forze dell’ordine, a cominciare dal nn blokkare in anticipo i black block, poi durante la manifestazione, hanno kreato un korteo, da noi denunciato alle forze dell’ordine, ma nn sono intervenuti x isolarli, bensì gli hanno konsentito di devastare la città e poi ke fine hanno fatto? nonostante lo spiegamento di agenti ed elikotteri, sono svaniti nel nulla. Il resto è kronaka, ma è stato ttto organizzato a livello politiko e kome è prassi in italia, NESSUNO PAGA.

  7. luigina scrive:

    Sono una voce controcorrente ,l’errore da parte delle forze dell’ordine c’e’ stato,ma la citta era in ostaggio di orde di babari armati ,che hanno distrutto tutto cio che hanno trovato sulla loro strada:non li perdonero mai di avere ridotto la mia citta in quello stato.Per quelli che li giustificano ho certo comprensione…non c’erano!Per quanto riguarda la polizia ..in alcui casi e’ stata aggredita e non se ne e’ parlato.Queste persone descritte come giovani e ingenui ragazzini ,fanno parte,secondo me ,di organizzazioi ben addestrate e armate.

  8. edis.maria scrive:

    Da settimane cronache giornalistiche o trasmissioni televisive anticipavano ciò che sarebbe successo a Genova. Arrivo di giovani da tutte le parti d’Europa, probabili scontri, tracciata la “ zona rossa” ecc. Nessuno però avrebbe previsto la conclusione terribile. Ben sia venuta , purtroppo solo 10 anni dopo, la sentenza che ha chiarito i fatti , in parte. Ciò che mi turba di più è che per 10 anni i colpevoli siano stati liberi di operare ! Però, c’è un però! Il racconto, molto romanzato di Cactus, presenta i tre protagonisti come studenti ingenui, fuori dalla realtà, pacifisti, cercatori di libertà, ventenni che non leggono, non colgono l’atmosfera “ calda “ che li circonda, universitari circondati da “ cattivi maestri”. Traendo spunto dal racconto leggo ciò che la ragazza ripone nello zaino quella mattina .: leggete gli oggetti di cui si fornisce, non certo per una passeggiata tranquilla! Naturalmente i tre ragazzi in questione sono i meglio, ma , dalle cronaca, si leggeva ben altro in quei giorni!! Distruzioni, aggressioni, ecc . ,incendi, furti………. Perchè voler , contro la legge, entrare nella “ zona rossa”??? Per far che? La legge deve essere rispettata o no? Diciamolo ai nostri giovani se li vogliamo educare! Naturalmente , come ho specificato all’inizio, niente può giustificare le azioni della polizia, ma farci riflettere sì !

  9. alba morsilli scrive:

    G 8 Genova
    Vogliamo che la Rai trasmetta DIAZ
    Firma l’appello di Articolo 21 http://internetepolitica.blogosfere.it
    Qui troverete il modo come votare perchè la Rai trasmetta in prima serata il film DIAZ

    Una sentenza quella della Cassazione del 5 luglio 2012 che in questi giorni avrebbe dovuto essere in apertura di ogni quatidiano e irrompere in ogni tg.
    Fortunatamente esiste la rete con la sua informazione, dove è possibile ritrovare tante testimonianze video rilasciate dalle vittime.
    L’appello serve a far conoscere a migliaia di persone disattente quello che è successo alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto.
    Io che sono di Genova ho vissuto quei giorni di gueriglia urbana come una guerra civile, per colpa di quei pochi uomini mascherati di nero, pronti a tutto e guidati a distruggere tutto,solo che un ragazzo: Carlo Giuliani è morto. Oltre ai danni questo è il risultato della riunione dei grandi della terra.

  10. lucia1.tr scrive:

    La sentenza del 5 luglio apre finalmente una possibilità di riforma democratica dei servizi di sicurezza, a tutela dei diritti civili dei cittadini. Quale schieramento civile e politico in Italia, ha volontà di condurre una vera battaglia per arrivare a serie riforme? Le cronache degli anni passati non ci fanno ben sperare, chi nel 2001 parlò di “notte cilena”, chi nel 2006 propose agli elettori di istituire una commissione parlamentare su Genova G8, ha poi lasciato il campo e si è aggiunto allo schieramento di chi ha coperto e legittimato l’irresponsabile condotta dei vertici di polizia.

  11. cactus scrive:

    Commenti abilitati
    Julian sono assolutamente d’accordo con te: i responsabili politici ne sono usciti indenni… chissà, forse si aveva paura di scoperchiare il pentolone! Ma almeno si è arrivati a una sentenza che ha dimostrato che la legge deve essere osservata da tutti e non solo dal debole.

  12. giulian.rm scrive:

    Cactus, se ti può far piacere il tuo post è citato sul sito di Liquida.it.
    Collegato a un articolo di Amnesty International riguardo alla sentenza della Corte di Cassazione.
    E su questa sentenza mi vorrei soffermare.
    Non credo che la sentenza della Cassazione, che ha condannato i vertici della Polizia di Stato, abbia soddisfatto la richiesta di giustizia sui fatti di Genova.
    “Al comandante della nave, in modo esclusivo, spetta la direzione della manovra e della navigazione. E il suo equipaggio, gli deve obbedienza: ufficiali, marinai…”
    Ritengo che i”comandanti”non solo siano usciti puliti ma nemmeno mai citati.
    Qualcuno parla di periodo buio ma buio perché non si è voluto illuminarlo!!

  13. Lorenzo.rm scrive:

    Ok, cactus, mi piacerebbe esserti amico se vuoi. Dimmi come fare.

  14. cactus scrive:

    Commenti abilitati
    Lorenzo, se ti riferisci al perchè utilizzo un nick anzichè il mio vero nome, la risposta è che sono anni che scrivo nei blog e mi sono sempre servito del nick “cactus” col quale sono conosciuto e al quale sono molto legato. Comunque non avrei nessuna difficoltà, nel caso lo desiderassi, a fornirti il mio vero nome, così come ho fatto con tutti coloro che me lo hanno chiesto.
    Se, al contrario,il termine “maschera” sottointende altro e cioè che potrei dare l’impressione di volermi nascondere sotto uno pseudonimo, allora posso dire che questo non è il mio caso, in quanto ho sempre avuto il coraggio delle mie azioni… in qualsiasi campo. Ciao

  15. Lorenzo.rm scrive:

    Le conclusioni le ha tratte la giustizia. Si tratta di uno dei periodi più bui della nostra storia. Speriamo che non si debbano mai più ripetere anche se la situazione attuale si presenta quasi al limite di ulteriori rivolte, non si sa a favore di chi o contro chi. Speriamo bene perché, considerando i tempi biblici delle sentenze definitive, chissà quando si giungerebbe a delle conclusioni. Tanti auguri al nostro disgraziato Paese. E, quanto a cactus, perché questa maschera?

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