Cactus intitola l’articolo “un popolo fantasma” io direi un popolo fuori dalle regole comuni (e per comuni si intende della comunità).
Un popolo che ispira paura e curiosità, con quelle roulottes su dei percorsi senza fine, che ha anche suscitato dei sogni d’evasione, di fuga dalla normalit
à.
Dei viaggiatori, dei vagabondi, dei musicisti tzigani, degli artisti di circo che hanno ispirato i poeti. Senza disciplina, ai margini, ma ugualmente con delle regole loro e con delle tradizioni molto forti. Un fortissimo senso della famiglia e spirito di clan.
Vivere senza ostacoli, può essere una scelta, una convinzione, ma anche uno stato al quale uno è relegato dalle leggi e  dai codici sociali. La libertà è un concetto che la storia ha continuamente ridefinito.  E i nomadi hanno suscitato, oltre a dei forti sentimenti di diffidenza per il diverso e per la loro vita  “fuori dalle righe”, anche un buon senso di invidia. C’è sicuramente stato un momento, nella nostra vita, in cui abbiamo provato questa sensazione.
I francesi li chiamano “gens du voyage”  = viaggianti, gente del viaggio,  invece di nomadi.
Ma hanno dato fastidio, il loro stile di vita alla fine, più che intrigare, disturbava, e così ci hanno pensato i Nazisti a sterminarli nei lager ed anche ora non si può dire che siano ben accetti. (pca) 

 

 

 

 

Rom: un Popolo fantasma scritto da Cactus

Mi rendo conto di affrontare un argomento ostico e di non facile interpretazione, in quanto questa etnia è vista da una gran parte della popolazione italiana, e non solo, con sospetto.

Chi, incontrando uno o due “zingari” (è con questo nome che li identifichiamo)  in un mercato o in una piazza affollata  non ha istintivamente messo una mano a protezione del portafoglio o stretta a sé la borsetta?

Già, lo zingaro è sinonimo di ladro o, comunque, di persona da cui guardarci. Proviamoci a chiedere il perché, allontanando dalle nostre menti i preconcetti e quanto potrebbe sviarci in una serena disanima del problema.

Iniziamo col porci alcune domande: chi sono queste persone? da dove vengono? Meritano la “fama” che li circonda? Sono veramente un popolo che vive ai margini o fuori dalla legge?
[Romanì è la parola giusta per designare i nomadi europei, che si riconoscono come popolo ed hanno origini indiane].
Questo popolo, conosciuto come Rom (che non significa rumeno), in Europa è diviso in due grandi e distinti gruppi: Sinti e Kalè. In Italia troviamo i Sinti mentre i Kalè vivono nella penisola iberica (meglio conosciuti col nome di Gitani).

Si pensa, anche se non è stato dimostrato, che il ceppo originale da cui provengono sia da far risalire all’India; hanno una lingua in comune: il Romanì, diviso in vari dialetti e anche una bandiera i cui colori (azzurro e verde) rispecchiano i colori del cielo e del verde dei prati, mentre la ruota simboleggia il loro nomadismo.

Nei secoli scorsi questo popolo si manteneva con diverse attività artigianali legate ai metalli, al commercio dei cavalli, alla musica o al “teatro” di quei tempi, con rappresentazioni eseguite sulle piazze dei vari paesi che attraversavano nel loro girovagare. Questo spiega il perché del loro nomadismo, unito anche al grande senso della libertà che sempre li ha contraddistinti e che, ancora adesso, li spinge a rifiutare la stanzialità.

La religione professata è legata ai Paesi in cui sono nati e troviamo quindi tra loro musulmani, cristiani (cattolici, ortodossi e greco-ortodossi), induisti e di altre religioni…  ma non sono particolarmente osservanti. La loro cultura e storia viene da secoli trasmessa oralmente, anche se i Cagè (nome con cui i Rom identificano tutti coloro che non appartengono alla loro etnia e quindi “non Rom”) si sono ultimamente assunti il compito di renderne testimonianza scritta. Nei tempi recenti lo sviluppo industriale ha obbligato questo popolo a una riconversione economica, anche se la struttura sociale è rimasta quasi invariata e continua a reggersi sulla famiglia, intesa come gruppo e che si riconosce in un antenato comune.

Il fatto di essere stati per secoli oggetto di violenza e discriminazioni li ha portati ad avere un atteggiamento ostile verso il mondo esterno e ad elaborare un proprio sistema sociale basato sul rispetto di norme etico – morali che disciplinano la comunità, tutelando la dignità e l’onore dei Rom. Questo non è però un deterrente contro il furto a danno dei Cagè, ma mai ruberebbero a un altro membro del Gruppo. Se ciò succedesse, il colpevole sarebbe sottoposto alla loro giustizia e allontanato… il che significherebbe la sua morte sociale. Purtroppo il modello che la moderna società offre loro, sta spingendo i giovani lontano dalla tradizione portandoli verso il soddisfacimento di bisogni che prima erano inesistenti e questo li porta anche all’avvio di attività illecite ben più gravi del furto, causando un notevole danno all’immagine dell’intera etnia Rom.

Osservate bene questo bellissimo quadro di De la Tour in tutti i suoi particolari "la chiromante"

 

 

Adesso che sappiamo qualcosa di più circa questo bistrattato popolo, perché di popolo si tratta, anche se non ha una Patria come noi la intendiamo, cerchiamo di capire i motivi per cui nutriamo verso gli Zingari o Rom (chiamateli come meglio credete) una così generalizzata diffidenza.

Una delle colpe che più frequentemente viene a loro imputata, è quella del furto

E’ veramente così? Rubano?

Sì… purtroppo non si può sconfessare questa realtà. La loro cultura, e questo succede da secoli e secoli, non disapprova il furto ai danni dei “Non Rom”, anche se ultimamente questo fenomeno si è rallentato moltissimo tra le famiglie che hanno abbandonato il nomadismo e si sono integrate nella nostra società.

caravaggio

 

Manet

 

Già il fatto di far frequentare ai figli le scuole pubbliche, ha portato i giovani a guardare al furto con occhi diversi dai loro padri e ad accettare e rispettare le leggi del Paese che li ospita. Naturalmente la delinquenza è presente tra di loro come  tra qualsiasi altro popolo e anche quando si parla degli zingari come rapitori di bambini, non pensiamo che sia una loro aberrante “abitudine”. Le cronache ci raccontano di bambini scomparsi… ma quanti sono attribuibili a loro e quanti invece a persone che vivono accanto a noi? In ogni caso sono fenomeni di delinquenza che vanno combattuti e pesantemente colpiti. Teniamo comunque presente che il Rom, pur essendo nato in Italia o in Francia o in altri Paesi, non rinuncerà mai alla sua origine e si porterà sempre nel cuore l’orgoglio che caratterizza questo Popolo!

Forse, con il succedersi delle generazioni, si arriverà un giorno all’integrazione completa, ma in questo modo scomparirà anche una parte del patrimonio culturale che portano con sé.

Inoltre l’opinione pubblica è spesso influenzata da episodi negativi portati a conoscenza dei cittadini in modo a volte esagerato, facendo pesare l’errore di un singolo come condanna di un intero popolo. Quante possibilità ha un Rom di mostrarsi positivamente nei confronti dell’opinione pubblica? Si cerca di far frequentare la scuola ai bambini che vivono all’interno delle comunità rom, ma esiste un adeguato supporto psicologico per aiutare l’inserimento di questi bambini? Che fine hanno fatto quegli insegnanti che, in previsione anche di questi eventi, seguirono un corso per “mediatore culturale”? Soldi gettati al vento?

A volte potrebbe essere sufficiente un insegnante capace di mediare tra le due culture rispettandole entrambe, ma già mi aspetto un coro di critiche scandalizzate: “Ma come… oltre a offrire la possibilità dell’istruzione dobbiamo anche sobbarcarci il costo di un supporto psicologico quando la scuola sta riducendo gli insegnanti di sostegno?”.  Per carità, critica condivisibile, ma che non risolve il problema: se lo Stato vuole che i figli dei Rom entrino a far parte del sistema scolastico e quindi diventino cittadini a tutti gli effetti, faccia la sua parte fino in fondo e non si limiti a sterili programmi!

la musica

 

balli tradizionali

 

la danza

 

C’è però un punto sul quale, pur con tutto il rispetto verso la cultura Rom, sono assolutamente critico: lo sfruttamento dei bambini da parte dei genitori o del Gruppo. Tutti noi abbiamo avuto occasione di vedere bambini, anche di pochi anni, chiedere l’elemosina vicino a centri commerciali o agli angoli delle strade e questo con qualsiasi condizione meteorologica. In questi casi lo Stato dovrebbe intervenire e duramente, perché se è pronto a far intervenire i servizi sociali per casi a volte meno gravi contro famiglie italiane in difficoltà, non capisco il perché con i Rom si limiti a interventi puramente simbolici o quasi. Capisco che la questua è una forma radicata nella loro cultura, ma qui siamo di fronte a un reato che lede l’integrità fisica di un bambino e non ci devono essere scusanti! Esiste una carta internazionale dei Diritti del Bambino e lo Stato italiano è tenuto alla sua piena osservanza e a farla rispettare senza concedere sconti a nessuno. Anche questo porta il cittadino a nutrire verso questo popolo una forma di risentimento che certo non spinge verso la sua accettazione.

C’è poi la convinzione per cui un campo Rom sia sinonimo di pericolo. Effettivamente è già successo che fossero commessi crimini nelle vicinanze dei loro campi, dove hanno perso la vita donne sole la cui sola colpa era stata quella di passare vicino agli accampamenti, ma questo non deve scatenare una caccia al mostro, com’è successo più di una volta, arrivando all’estremo con l’incendio dei loro accampamenti. Se esiste un colpevole, costui deve essere arrestato e condannato come qualsiasi altro delinquente che violi la legge… ma questo non significa andare dove abita, incendiare la sua casa e coloro che la abitano! Questo sistema era usato negli Stati Uniti dalla famigerata setta del Klu Klux Klan di cui  conosciamo le forti tendenze razziste che distinguevano i suoi membri! Per colpa di pochi delinquenti, adesso ci ritroviamo quasi intimoriti nel passare vicino a uno dei tanti campi allestiti dai Comuni nelle varie città e ci domandiamo il perché, attribuendo questa nostra inquietudine al fatto della loro ritrosia nel rapporto con gli “altri” e nel volersi tenere al di fuori della società.
 

Non sono uno studioso e quindi posso solo formulare una mia ipotesi e cioè che questo sia dovuto al fatto che i secoli li hanno visti protagonisti come vittime di varie persecuzioni. E’ questo un dato costante nella storia del popolo Rom che li ha visti ridotti in schiavitù fino alla deportazione e allo sterminio nei campi nazisti. La storia ci insegna che hanno dovuto difendersi fin dal medioevo a causa dei mestieri che esercitavano e che erano considerati, nella superstizione popolare, riconducibili alla stregoneria perché utilizzavano il fuoco o come magia quando predicevano il futuro. I paesi europei adottarono anche bandi di espulsione nei loro confronti fino ad arrivare, nel secolo scorso, al genocidio condiviso con ebrei. Tutto ciò li ha portati a nutrire diffidenza verso la società dei “Non Rom” al punto che, ultimamente, il Ministero competente non è riuscito a portare a compimento, se non parzialmente, il censimento degli abitanti dei campi esistenti nelle grandi città, che aveva il nobile scopo di elaborare un piano d’interventi a loro favore. Questo a significare la diffidenza che ancora permane tra loro. Possiamo criticarli?

Probabilmente molti lettori commenteranno queste righe portando esempi di atti più o meno gravi di delinquenza commessi da Rom a suffragio delle loro critiche. Scusate se mi ripeto, ma vorrei essere chiaro su questo: anch’io condanno chiunque, sia esso Rom, Italiano  o Extracomunitario, che compia atti illegali a danno di un cittadino, ma permettetemi di darvi una breve testimonianza positiva di alcune esperienze personali avute con persone appartenenti a questo Popolo. Sono soltanto due piccoli esempi, forse di scarsa importanza rispetto ai gravi fatti di cui i Media ci hanno informati, ma che vogliono puntualizzare come la maggior parte del popolo Rom non sia formato da persone sfaticate dedite al furto o all’accattonaggio. Molti di loro lavorano  e soddisfano i bisogni della famiglia portando avanti lavori umili, ma onesti.

Durante il mio periodo lavorativo ho avuto il piacere di conoscere una famiglia Rom composta da padre, madre e tre figlie di età compresa tra i 2 e i 6 anni. Possedevano un furgoncino scassatissimo col quale si presentavano, a intervalli regolari, all’azienda dove lavoravo per ottenere gli scarti metallici provenienti dal processo produttivo. Era questa una famiglia molto unita, con delle bambine educatissime che si erano conquistate la simpatia di tutto il personale, Direzione compresa. Quando arrivavano era un gara per accompagnare le bambine alla macchina distributrice bevande per offrire loro una bevanda calda, un dolcetto  o un caffè per i genitori. A tutti regalavano un sorriso e a volte era il capofamiglia o la moglie che arrivavano con dei bracciali in rame da loro costruiti, da regalare al personale. Tra noi si era stabilita un’amicizia che, scavalcando le barriere etniche, eliminava anche le diffidenze. Niente di trascendentale, lo so… ma ho voluto farvene partecipe per far capire che a volte basta poco per accettare chi non conosciamo.

In Romania ho conosciuto e frequentato alcune famiglie Rom che in questo Paese chiamano “Tzigani”. Entrambe vivevano in condizioni, che noi definiremmo al limite della sussistenza, in due appartamenti contigui a livello della strada, senza elettricità e riscaldamento e con un servizio igienico maleodorante situato all’esterno. L’unica fonte di reddito era costituita da piccoli lavori saltuari del capofamiglia e da quanto riuscivano a racimolare i figli con l’elemosina e con qualche lavoretto. Nonostante questo, all’interno delle due famiglie regnava la serenità ed era tra loro quasi una lotta per aiutarsi reciprocamente. Eppure anche in questo Paese, che dà ospitalità a tantissimi tzigani, è tangibile il disprezzo che la popolazione riserva verso questa etnia, isolandola e confinandola in ghetti ai confini delle città senza offrire loro almeno i servizi essenziali… aggiungo che in tanti mesi di mia permanenza non ho mai sentito di crimini commessi da tzigani se non relativi a piccoli furti, ma sempre senza far uso di violenza.

Certo… anche questi sono da condannare ma non sono sufficienti a spiegare il loro isolamento.

Perché questo succede? In Romania, come nel resto d’Europa e nel mondo, ovunque tu vada, dove trovi queste persone, siano esse chiamate Tzigani, Rom, Sinti, Gitani o Zingari, avvertirai intorno a loro il vuoto. Un vuoto che non permette di entrare nella società se non rinunciando alla propria identità.  Ma questa non è la libertà tanto decantata da un popolo civile!

 

Lucica Tudor

 

Vorrei terminare con le parole pronunciate da Lucica Tudor, regina dei Rom d’Europa, massima autorità morale del suo popolo nel nostro continente. Nel 2003 è stata nominata regina dei Rom d’Europa dal vescovo della chiesa ortodossa per i meriti acquisiti nella lotta contro l’isolamento del suo popolo e che adesso ha un grande sogno: “Vorrei unire tutta la Nazione Rom e lavorare con i Governi per il bene del mio Popolo. Vorrei che tutti sapessero che il popolo Rom non è un pericolo per l’Italia. Abbiamo tanto in comune con gli italiani, spesso è l’ignoranza a dividerci, chi non conosce odia…….., ora mi sembra di vivere un incubo, si parla di espulsioni. C’è un odio profondo mai sentito prima, un clima di tensione che toglie il respiro. Un attacco di questo tipo coinvolge, direttamente o indirettamente, bambini e anziani senza colpa. I Rom che da generazioni vivono in Italia, amano questo Paese”.

Lucica lancia poi un appello alle autorità ”Riflettete bene prima di prendere qualsiasi iniziativa” e inoltre “Ciò che fa più male è il silenzio, l’assenza di gesti di solidarietà dalla destra come dalla sinistra, dagli intellettuali. Non uno che abbia parlato per difenderci. Le porte erano chiuse prima e ancora di più oggi. Da qualche tempo insieme con altri Rom stiamo preparando una ‘Carta dei Diritti del popolo Rom’ da presentare all’Unione Europea”. La ‘regina’ dei Rom d’Europa aggiunge infine: ”……. ho intenzione di chiedere un incontro al nuovo sindaco di Roma e spero che mi ascolti……, una cultura come quella dei Rom va tutelata, non distrutta. Non si può trasformare un Rom in Italiano, non si cancella un’identità. Sono venuta a Roma anche perché non sono d’accordo con tutto quello che si vorrebbe fare. È sbagliato distruggere quella che è la nostra cultura, la nostra tradizione e le nostre leggi. Il nostro popolo ormai si è integrato, i nostri figli vanno a scuola, quindi ci dovrebbe esser data una possibilità».

Uomini di Governo, siete disposti a dare a Lucica Tudor questa possibilità?

Avete sentito tanti pareri pro e contro, la storia di questo popolo raccontata da  altri e da loro stessi, avete ascoltato un piccolo esempio della loro vasta produzione musicale.
Adesso è il momento di esprimere il vostro pensiero se ne avete voglia e di condividere vostre esperienze se ne avete.

20 Commenti a “ROM: UN POPOLO FANTASMA scritto da Cactus”

  1. Laura scrive:

    Hai scritto un’opinione interessante, ma non mi convince. Se veramente gli zingari vivessero entro il confine italiano vivendo di artigianato, spettacoli e così via, rispettando le leggi dello Stato in cui sono e non vivendo in maniera completamente parassitaria ossia pagando delle tasse per i servizi che usufruiscono, allora per me potrebbero scorrazzare per il Paese coi gonnelloni e gli zoccoli sopra i calzini bianchi suonano musica folkloristica e sarebbe anzi un’occasione di scambio e arricchimento culturale. Se ci sono diversi cittadini di etnia rom o sinti completamente integrati e che vivono ormai in dimora fissa con un lavoro ecc. magari nati in Italia e di nazionalità italiana si facciano vedere per dare un’immagine migliore al loro popolo. Per il resto se la loro cultura deve essere vivere di “elemosina” e parassitismo francamente non mi sembra ammissibile, non vedo che diritto avrebbero – sarebbe una pretesa di superiorità. Ancor peggio se la loro cultura deve essere il furto ai Non-zingari, se permettete… va anche contro le leggi dello stato di cui sfruttano gratuitamente suolo pubblico e svariati servizi e a danno delle persone che onestamente lavorano senza chiedere elemosina a nessuno. In più in Italia è un vero problema sociale, compiono microcrimini, soprattutto rubare, disturbano continuamente chiedendo l’elemosina in maniera insistente e aggressiva, sfruttano i minori, obiettivamente non è una cosa ammissibile…!

  2. renato scrive:

    Ho letto quanto scritto dal sig.cactus,e sono un pò perplesso. Quando andavo a scuola mi hanno insegnato che una pianta per produrre deve essere potata da tutti i rami secchi e improduttivi e sopratutto debellata da tutti i parassiti che vivono su di essa. Mi spiegate cosa producono questi Rom,oltre a rapine furti violenze a donne saccheggi di vario tipo da parte loro e di bambini ,che loro ammaestrano a dovere perchè minori e non punibili,spaccio di droga e commercio di armi ecc.ecc.
    La nostra società è come una pianta purtroppo piena di parassiti di ogni genere e di troppi rami secchi tirate voi le conclusioni!Ma forse il sig. cactus vive fuori dal mondo

  3. ugo scrive:

    rom zingari= sono un peso x le società ke li ospitano, sia ekonomikamente ke socialmente, nn si vogliono integrare, sono organizzati in tribù, mai visto uno lavorare, sono propensi allo sfruttamento di donne e bambini, le prime ad elemosinare ed i sekondi a rubare, dal momento ke nn possono essere arrestati x l’età, li annoverei tra le piaghe ke affliggono la società civile, nn hanno rispetto x nessuno e sopraffanno i deboli, sono parassiti della società.

  4. pasquino scrive:

    Gli studiosi hanno fatto molti sforzi allo scopo di provare l’origine indiana dei Rom, ciononostante tutti hanno fallito per mancanza di prove convincenti. Alcuni racconti presi come punti di riferimento,come le storie di Firdawsi, sono caduti in discredito. Tutti i popoli che sono stati presentemente collegati ai Rom, ovvero Dom, Luri, Gaduliya Lohar, Lambadi, Banjara, ecc. non hanno in realtà alcun rapporto etnico con essi, e neanche origini comuni. L’unica somiglianza apparente consiste nello stile di vita errante e nei mestieri tipici comuni ad ogni tribù transumante, di qualsiasi estrazione etnica essa sia. Tutti questi mancati risultati sono la conseguenza naturale di ricerche svolte su dei parametri sbagliati:hanno infatti ignorato l’essenza della cultura Rom, cioè, l’eredità spirituale, la quale è incompatibile con qualsiasi popolo dell’India.
    Inoltre non esiste alcun popolo nell’India chiaramente imparentato con i Rom; I vari gruppi nomadi etichettati come gypsies nell’India non hanno alcun rapporto etnico o genetico con i Rom. Hanno acquisito la denominazione di gypsies dalla polizia colonialista britannica, che nel diciannovesimo secolo li associò con i ‘Gypsies’ dell’Inghilterra per analogia. Per giunta,applicarono loro le stesse leggi discriminatorie vigenti nei confronti dei ‘Gypsies’ inglesi. Successivamente, molti ricercatori europei,convinti che il nomadismo o la transumanza fosse un fattore fondamentale dell’identità Rom, insistettero in confrontare i Rom con le varie tribù nomadi dell’India, senza trovare alcuna caratteristica comune perché le loro ricerche erano condizionate dai loro preconcetti
    nei riguardi dei gruppi nomadi.
    Di Sándor Avraham, studioso gitano delle origini dei popoli.

  5. pachino scrive:

    Commenti abilitati,Rom popolo fantasma,mai titolo fu’ piu’ indicato per definire questi personaggi,premetto che sono perfettamente d’accordo con Alba Morsilli,Titina, Luigina,e Francomuzzioli,per cui,nn aggiungo altro a quanto gia’ scritto da loro,vorrei solo augurare ai signori Cactus, e Marc52,di trovarsi la porta di casa o una finestra divelta e distrutta e la casa,mobili ,armadi ,letti,e tutti o quasi i componenti dell’arredamento della casa distrutti,e tutti i ricordi di una vita spariti,emarginati,qualcuno li definisce,io li chiamerei con un altro nome.

  6. franco muzzioli scrive:

    Carissimo Marc..nel mio commento…mi sono messo in prima persona ed ho messo un SE grande come una casa…ripeto…”.se frego 500.000 lire(correzione fatta) ad una innocente e sprovveduta signora….ecc. ecc.” ……se invece sono un lavoratore serio ed onesto…mi pare che la cosa abbia un finale diverso.
    Scusami ma se nella “cultura” di una “tribù di Rom” c’è come costume quello di “rubare” …mi pare che nel 2012 ..questo non possa essere accettato. Anche in certe “culture islamiche” c’è l’orrenda mutilazione genitale femminile …e solo perchè fa parte della loro “cultura” pensi che sia ammissibile? Ma scherziamo!
    Quindi nessuno vuol fare di un erba un fascio , ben vengano i bravi Rom …onesti lavoratori , che rispettano le leggi di chi li ospita ….gli altri….ripeto Rom o non Rom …avranno solo il mio accorato dissenso (e mi sono limitato nei vocaboli).
    Le generalizzazioni da te elencate …sono da leggere….ponderare …ma restano generalizzazioni.

  7. marc52 scrive:

    Commenti abilitati
    Caro Franco, intanto devo fare una precisazione: erano 500.000 mila lire erano il 1992, errore di scrittura. Tu pensi che i romani, ’ o rom, o zingari, siano… tutti ladri, delinquenti, sporchi, cattivi, sfruttatori dei propri figli? Ti sembra una cosa possibile? In Romania sono 2.000.000 sono tutti oltre che rumeni anche rom allora cosa sono: la quinta essenza della delinquenza? Io, lo scritto sul mio commento che ci sono le leggi: “Se sono colpevoli, vadano giustamente in galera”. Io non sono un perbenista, sono uno che vive e lascia vivere sapendo che la società è…. E… deve essere variegata. Ho anche scritto che il rubare per alcune “tribù” rom può, per vari fattori di costume, di cultura, di esigenze economiche e storiche, essere… un modus vivendi. Non ti sembra che i giornali, i politici c’è li facciano apparire peggiori di quello che in realtà sono? Non vorrei apparire tedioso inserisco un taglia/copia/ incolla estrapolato da vari siti in particolare da Wikipedia montato con una sequenza logica per comprendere, come… al solito… che, le mancanze dei governi dei politici, le paghiamo noi cittadini, non solo facendoci arrangiare da soli, ma… creando anche malcontento tra di noi e le etnie diverse.
    ——————————————————————————————————–
    L’International Labour Organization (ILO), l’agenzia per il lavoro delle Nazioni Unite, nel suo rapporto sull’applicazione delle “Convenzioni e Raccomandazioni internazionali” del 6 marzo del 2009, ha condannato l’Italia per il “clima di intolleranza esistente”, creato dai “leader politici” italiani, rei di usare una “retorica aggressiva e discriminatoria nell’associare i rom alla criminalità, creando così un sentimento di ostilità e antagonismo nell’opinione pubblica”. Il rapporto chiede, inoltre, al governo italiano di eliminare il clima di intolleranza, violenza e discriminazione delle comunità rom, e di assicurare loro, sia legalmente che socialmente, i diritti umani fondamentali, facendo in modo che gli atteggiamenti discriminatori siano meglio identificati e condannati.
    La Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (ECRI), nei suoi “rapporti sull’Italia”, ha invitato diverse volte ad abbandonare, nelle “politiche a riguardo di rom e sinti”, il “falso presupposto che i membri di tali gruppi siano nomadi”, in base ai quali viene attuata “una politica di segregazione dal resto della società”, con l’istallazione di “campi nomadi”, concepiti in base al principio della presenza temporanea dei rom, in molti casi senza accesso ai servizi più basilari, favorendo la deresponsabilizzazione delle amministrazioni locali dal dover fornire servizi scolastici e sociali finalizzati all’integrazione.
    Una analoga obiezione è stata mossa all’Italia anche dalle Nazioni Unite, da Doudou Diène, nel suo rapporto sull’Italia.
    Anche il Commissario Europeo per i diritti umani, in un rapporto del 2006, ha denunciato le condizioni dei campi rom.
    La politica segregazionista, è stato osservato, contraddice le stesse intenzioni degli attuatori, che spesso mettono l’accento sulle politiche di pubblica sicurezza e di controllo sociale degli “zingari”. L’isolamento e la scarsa visibilità dei campi favorisce “l’occultamento e la dissimulazione degli elementi pericolosi”, aggravando la situazione sia dal punto di vista della incolumità di chi vive nei campi, sia peggiorando il giudizio negativo su chi vive nei campi.
    Nel 1977 una risoluzione dell’ONU (Sottocommissione per la lotta contro le misure discriminatorie e la protezione delle minoranze) definiva gli “zingari” come la minoranza trattata peggio in Europa; mentre il Consiglio d’Europa ha più volte espresso allarmata attenzione al caso dei rom e dei sinti, con un susseguirsi di osservazioni critiche ai paesi membri dal 1969, fino ad oggi.[39] Lo status di minoranza etnica dei rom è definito, oltre che dalle comuni origini, da una lingua approssimativamente comune, dal nomadismo praticato da lungo tempo, anche se oggi fortemente attenuato dalla condizione di degrado e marginalità nella quale sono costrette a vivere le comunità gitane.
    Ciò nonostante, il nomadismo è stato utilizzato dal legislatore, in Italia, per escludere le comunità parlanti la lingua romanì, in Italia, dai benefici della legge n. 482 del 1999.
    http://www.everyonegroup.com/i.....uropa.html

  8. giulian.rm scrive:

    Sarebbe molto lunga la lista del mio dissenso sul “buonismo”verso i Rom o zingari di qualsiasi etnia,mi limito a condividere tutto quello scritto da Franco Muzzioli!!
    E’ lo specchio della realtà.

  9. franco muzzioli scrive:

    Caro Marc , se frego 500 lire ad una innocente e sprovveduta signora, se rubacchio a destra e a manca, se mando figli e mogli ad elemosinare, se spaccio ecc. sono un farabutto .. poi…Rom o non Rom ….farabutto resto.
    Sarei lieto di sapere di questi 140.000 Rom residenti (si fa per dire) in Italia , quanti sono si integrati?Quanti svolgono un lavoro? Quanti studiano? …Oppure se si dedicano tutti o quasi tutti ,alla loro “cultura” ….noi possiamo sindacare …e come.

  10. Titina scrive:

    Ok, FRANCO … va bene così … ahahahaha! Buona giornata a te e a tutti gli eldyani!

  11. marc52 scrive:

    Commenti abilitati
    Io mi domando? Ma, perché tendiamo sempre a prendercela sempre con i più emarginanti, i più deboli. Io con mia moglie ho avuto una spiacevole “avventura” con una romani ’che ci è costato 500 delle vecchie lire.(una fattucchiera), Beh… sarà che ormai il tempo mi ha attenuato il livore? Ma, di livore non ne ebbi affatto! Ero già allora nell’ottica insegnatami dalla società, che le rom ti voglio solo fregare, che ti fregano! Però, devo ammettere che mia moglie si comportò da sprovveduta. Ricordo che da ragazzo sui giornale quando accadeva un fatto di cronaca nera, i giornalisti mettevano espressamente (almeno qui al nord): un calabrese, un napoletano ,un siciliano, ha ucciso la moglie, ha stuprato una donna, ha rapinato una banca, poi quella disdicevole abitudine per legge(se non ricordo male) fu omessa dagli articoli. Allora.. perché, facendo di tutta un erba un fascio, non giudichiamo i preti tutti dei pedofili? Però… continuiamo ad andare in chiesa e portiamo rispetto per i preti della nostre parrocchie! Perché non consideriamo i politici tutti ladri? Però… continuiamo a votarli e li riveriamo quando ne incontriamo uno di nostra conoscenza. Ci sono 140.000 rom in Italia mi piacerebbe sapere che percentuale di delinquenza c’è tra i rom, tra gli extra comunitari, rispetto alla popolazione italiana! Certo è risaputo è vero che alcune tribù rom sono dedite al furto!(può… essere nella loro cultura) Modifichiamogli solo quella, creandogli… alternative lavorative? No! Non vogliono ? Mettiamoli in galera ci sono le leggi!! Ma prima proviamoci… almeno! Ogni popolo, etnia, ha le sue leggi religiose, sociali, culturali, e esigenze di sopravvivenza. Condanniamo gli egizi perché si sposavano tra fratello e sorella? Allora… nei paesini piccoli del Piemonte anche li nel ‘800 ci si sposava tra consanguinei (mancavano le donne.) Condanniamo alcune tribù africane perché praticano il cannibalismo? Possiamo noi sindacare sulla loro cultura sui loro credo, siamo… noi cosi detti civili? (sic) che ci siamo permessi di fare delle guerre schifosissime, di compiere delle torture immani, a tutt’oggi.

  12. franco muzzioli scrive:

    Dolcissima Titina non sono il sig.Muzzioli per te , sono semplicemete Franco e lo sono per tutti quelli di Eldy……il cognome come fa Alba ed altri è un vezzo che abbiamo per eccesso di visibilità e chiarezza.

  13. Titina scrive:

    Qui, ad Isernia, vive una numerosa comunità rom, ormai diventata stanziale e ben integrata nel contesto cittadino. Infatti, soprattutto i giovani, svolgono lavori artigianali, sono impegnati in attività socialmente utili, qualcuno è impiegato in enti amministrativi e tutto si svolge in una convivenza diciamo accettabile. Fin qui tutto bene e possiamo considerarlo il “diritto della medaglia”, ma, come dice il signor Muzzioli, la medaglia ha il suo rovescio che consiste in una serie di fattori che rendono i rom, a torto o a ragione, non sempre ben accetti dal resto della comunità. Isernia, fortunatamente è una citta tranquilla, ma ogni volta che succedono fatti eclatanti di illegalità o di “mala vita”: spaccio di droga (svolto soprattutto dalle donne rom), usura, risse e quant’altro … si ritrovano coinvolti i rom. All’interno della comunità isernina si coglie una specie ti “timore reverenziale” nei confronti degli zingari, meglio non inimicarseli, per evitare ritorsioni, perchè, anche le forze dell’ordine a volte chiudono un occhio e anche tutti e due. Il loro modus vivendi è ristretto al gruppo, ci si sposa anche fra consanguinei, infatti ci sono casi di bambini nati con problemi dovuti proprio a questo. So di iniziative portate avanti da sociologi e psicologi per far sì che l’integrazione dei rom inizi dai bambini fin dalla scuola dell’obbligo, ma per quanto ne so, non è che hanno portato a grandi risultati proprio perchè loro non accettano ingerenze da parte di nessuno, ma accampano solo pretese.

  14. alba morsilli scrive:

    ogni popolo ha la sua storia le sue origini, e non per questo nel 2012 decide di vivere accampati, tra baracche e rulot, con macchine che un operai manco se le sogna.
    nel mio lavoro in ospedale per bambini molto spesso ho ricoverato dei rom(zingari) sporchi, carichi di pidocchi,e i genitori speculavano sulla malattia del bambino,
    doveva guarire presto li non rendeva, il suo posto era ad un angolo di strada ad elemosinare, Io venendo a contatto coi i genitori ho offerto anche un umile lavoro, si son guardati bene di accettare.
    morale della favola loro stanno bene così,vivono alla giornata
    e tirano a campare quella è la loro natura

  15. marc52 scrive:

    Commenti abilitati
    Insomma… in un Mondo, che è nato, e dovrebbe essere eterogeneo, oggi, all’alba del 3° millennio siamo ancora, costretti a parlare di discriminazioni, di razzismo. Neri, pellirossa, aborigeni, indiani, ebrei, mussulmani, , africani, omosessuali, disabili, meridionali, extracomunitari ,rom, sicuramente ne ho tralasciato qualche d’uno forse… i marziani? (visto che il presidente Russo ha detto che sono tra noi). Una società che, di fatto, si comporta da omogenea! Che vorrebbe a tutti costi… emarginare, estraniare, le culture, i modi di vivere, di pensare, che non gli appartengono, tacciandole e rifiutandole senza neanche approfondire per conoscerle (ormai anche gli asini “animali”… intelligenti lo sanno che l’ignoranza e madre del pregiudizio).In una società moderna, democratica , fraterna, legale, ugualitaria (lo dissero i francesi quando fecero la rivoluzione), queste ignobili differenze etniche ,culturali ,sociali, non dovrebbero neanche passarci dall’anticamera del cervello! Mah! Sull’articolo di cactus mi sembra che non ci sia nulla d’aggiungere un bel excursus sul “problema” rom.
    ——————————————————————————————————-
    Prima di tutto vennero a prendere gli zingari – B. Brecht.
    Prima di tutto vennero a prendere gli zingari.
    e fui contento, perché rubacchiavano.
    Poi vennero a prendere gli ebrei
    e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
    Poi vennero a prendere gli omosessuali,
    e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
    Poi vennero a prendere i comunisti,
    e io non dissi niente, perché non ero comunista.
    Un giorno vennero a prendere me,
    e non c’era rimasto nessuno a protestare.

    Biréli Lagrene (Saverene, 4 settembre 1966) è un chitarrista francese. Già nel 1980 a soli tredici anni era considerato un bambino prodigio che suonava in modo eccezionale la chitarra gipsy nella più pura tradizione di Django Reinhardt, di cui aveva imparato nota per nota moltissimi soli. Come Django Reinhardt, Lagrene proviene da una famiglia di musicisti zingari ed ha cominciato a suonare la chitarra all’età di quattro anni. http://youtu.be/AmmujItUffs

    Notre-Dame de Paris – Da dove vieni bella straniera + Zingara (Riccardo Cocciante) http://youtu.be/6o3IoHPt8WU

  16. sandra .vi scrive:

    Ho letto con molta attenzione il lungo articolo di Cactus suL popolo dei ROM e l’ho trovato interessantissimo.
    Certo varie etnie si sono staccate evolute ,fatto gruppo a se .Ma quei resti di Rom che vediamo nelle nostre citta sono asociali e di non facile integrazione.Ed e’ piu’ che giustuficabile la diffidenza della gente ,e la paura dellla gente nei loro confronti.LO so perfettamente ,nn e’ bello e n e’ giusto.ci sarebbe tanto da fare ,un lungo lavoro d’avvicinamento ,riuscire rompere le barriere di diffidenza e farli accettare .

  17. luigina scrive:

    Ho letto con interesse l’articolo,credo che conoscere un popolo e le sue tradizioni sia gia un passo avanti ,pero’ c’e’ un pero’,il rispetto delle leggi vigenti e importante .Sicuramente non mi sento di discriminare nessuno per la sua cultura ,ma sono un po’ perplessa che si possano giustificare dei reati.Furti che invadono la sacralita della casa,violenze sulle donne ,incidenti mortali,vendita di droghe….mi dispiace non lo accetto da nessuno…rom o non rom…

  18. paolacon scrive:

    Un commento molto onesto quello di Franco, senza falsi buonismi.
    Non tutti hanno la voglia o la capacità di approfondire il problema, di andare nei campi e di comunicare con “loro”; direi che sono delle mosche bianche quelli che lo fanno e sono troppo pochi.
    Per un caso della vita, in un momento molto triste, ho avuto modo di venire a contatto con un gruppo di Sinti e devo dire che sono stati estremamente umani e disponibili. Ma questo è un episodio, ho potuto conoscerli un pochino, sotto un aspetto diverso dai soliti stereotipi e direi positivo. Ma ripeto è un episodio, ci sarebbe tanto tanto da fare… e non dico altro.

  19. franco muzzioli scrive:

    Il lunghissimo articolo di Cactus ,che ha percorso tutta le genesi di Rom ,Sinti, Kalè ecc…..fa venire di primo achito in mente “violini tzigani” e Luna Park, ma questi stereotipi sono ormai lontani dalla reale ed attuale condizione degli zingari.
    I Sinti, come gli Orfei, sono diventati imprenditori circensi, i Kalè ,nel “modello spagnolo”, sono integrati e praticamente si possono definire degli operatori turistici.
    Quelli che vediamo noi nella fatiscenti baracche e che vivono essenzialmente di furto ed elemosina ,sono i residui dei Rom (rumeni ed albanesi) , asociali e di quasi impossibile integrazione.
    E’ chiaro che ogni medaglia ha il suo rovescio ed è chiaro che ci sono realtà particolari dove uomini attivi e buoni come Cactus ,hanno potuto mettere cuore e mani.
    Ma la realtà generalizzata è diversa, spesso sono delle vere e proprie macchine organizzate per furti ed elemosine.
    Abbiamo potuto constatare in zona , che alla mattina presto auto ,portano nelle varie parti strategiche della città gli elemosinandi,quasi sempre vecchi, bambini e donne (spesso fintamente in cinta). Il capoccia poi gira tutto il giorno in bicicletta per incassare il contante e controllare “i sottoposti”. Hanno anche cambiato il look , hanno tolto i sottanoni e gli abiti caratteristici , spacciandosi spesso per extracomunitari od indigenti.
    Quando questi “uomini liberi” decideranno di esserlo veramente , accettando le regole delle Stato che li ospita e cominciando ad effettuare attività che rispettino le leggi , allora potremo guardarli col rispetto che la loro “razza” merita.

  20. Lorenzo.rm scrive:

    Ho letto con grande attenzione il saggio di Cactus e l’ho trovato di grande interesse, informato ed equilibrato. Sì, hanno molti nemici, i rom, in Italia ed in tutto il mondo. Ma anche tanti amici. Con i contatti costanti, la partecipazione alla vita comunitaria, la scuola, la casa, il lavoro si potranno gradualmente superare le reciproche diffidenze. Soprattutto può servire la collaborazione fra i reciproci rappresentanti. Davvero molto interessante questo scritto di Cactus, davvero. Lo ringrazio assieme a Paola.

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