Lo scrittore Massimo Recalcati ha affrontato il problema del rapporto padri e figli nel suo libro I Nuovi padri – “ Il complesso di Telemaco”.

 Vogliamo discuterne e dire il nostro pensiero intorno a questo argomento?

Anche Telemaco cerca il padre assente, con i suoi occhi, guarda il mare, scruta l’ orizzonte. Aspetta che la nave di suo padre – che non ha mai conosciuto – ritorni per riportare la Legge nella sua isola dominata dai Proci che gli hanno occupato la casa e che godono impunemente e senza ritegno delle sue proprietà”. “egli cerca il padre non come un rivale con il quale battersi, ma come un augurio, una speranza, come la possibilità di riportare la Legge sulla propria terra.”

Oggi, qual è il ruolo del padre. Il padre giovane, il padre moderno, esiste veramente?

Un fenomeno del nostro tempo, venendo a mancare la differenza tra le generazioni tutto si confonde con tutto, i padri parlano lo stesso linguaggio dei figli, si vestono allo stesso modo, giocano con i loro giochi e spesso confidano ai loro figli le loro pene. Significa che il padre padrone, nel nostro tempo non esiste più, è “evaporato”, che fare? Possiamo fare a meno del padre? Possiamo esistere senza padre?  Occorre la distinzione tra le generazioni, figli e padri non sono la stessa cosa: i figli necessitano di una autorità paterna per poter diventare uomini e bene soffermarsi sull’ importanza di questa autorità, non si diventa uomini da soli. I genitori devono far in modo che la vita dei figli incontri l’esperienza del limite, cioè che non è tutto possibile, che non si può avere tutto e che l’incontro con le difficoltà della vita, che fanno male, rende possibile il desiderio, la vita viva.

 I genitori insegnano ai figli che tu puoi desiderare e avere soddisfazione se sei in grado di perseguire con costanza il tuo obbiettivo, se sei in grado di accettare le sconfitte, l’affermazione che tutto è possibile, che non esistono difficoltà non è aiuta il processo educativo.

Cosa resta del padre autoritario nell’epoca attuale? La capacità di testimoniare, la capacità di dimostrare ai propri figli, non attraverso sermoni pedagogici morali, ma l’atto che un figlio possa vedere che il genitore incarna la possibilità di vivere con desideri e questo da senso all’esperienza. La capacità di offrire un modello costruttivo, di trasmettere non solo beni materiali e di geni, ma la necessità di mettersi in  moto e di affrontare i rischi e le difficoltà che la vita pone ogni giorno.

17 Commenti a “Recensione: “il complesso di Telemaco” proposta da Lucia.tr”

  1. marc52 scrive:

    MIA MARTINI, E LA SORELLA LOREDANA BERTE,’
    HANNO AVUTO SERI CONTRASTI CON IL PADRE,
    MIA,DEDICA QUESTA CANZONE A SUO PADRE
    Mia MARTINI – PADRE DAVVERO
    http://youtu.be/46pWc4Apb10

  2. lucia1.Tr scrive:

    Lo storico della famiglia italiana, dai primi del ‘900 fino ai giorni nostri, fatto da Alfred è lodevole,mi permetto di dissentire quando afferma che la generazione odierna non ha bisogno dell’esperienza dei genitori, per me essere figli significa riconoscere il debito che noi abbiamo verso i genitori, essere fieri della nostra provenienza, delle nostre radici, riconoscere la memoria. Figli giusti non significa rottamare il passato, ma attraverso il proprio passato crescere e affrontare un nuovo futuro.

    La nostra generazione vissuta in pieno boon economico, quando l’Italia cresceva in maniera vertiginosa per reddito pro capite e istruzione, ha potuto assicurare ai propri figli un avvenire migliore della propria. Oggi la società è in crisi, la famiglia deve essere il luogo delle regole, dei sentimenti e delle certezze, è compito, parlo esperienza personale, chiedersi quale futuro si sta costruendo per i figli, non parlo dell’appartamento e dell’assicurazione, ma aiutarlo nella scelta della scuola più adatta a lui. I genitori non sono infallibili, non è vergogna mostrarsi fragili e affermare di aver bisogno degli altri membri della famiglia e costruire legami duraturi. Tornare a insegnare ai figli le buone maniere, il rispetto verso gli altri, in particolar modo per i diversi, dando per primi il buon esempio, regole universali che non hanno né età né titoli di studio.

  3. alfred-sandro1.ge scrive:

    Non credo di aver mai saputo la data di nascita del mio nonno paterno: credo, presumibilmente, possa oscillare tra il 1880 ed il 1890 ca, essendo mio padre sicuramente nato nel 1914, mentre il nonno materno è certamente nato nel 1894.
    Perchè questo preambolo?
    Perchè ritengo necessarie alcune considerazioni di carattere ….diciamo storico..?
    Dunque, inizio col dire che tra mio nonno e me sono passati circa cinquanta anni.
    Cinquanta anni nel corso dei quali non ci sono stati cambiamenti di vita epocali come quelli che abbiamo vissuto noi nati dopo gli anni ’40…
    Da ragazzi, noi, abbiamo ancora visto trasportare le merci con i carri trainati da cavalli, c’erano i carrettieri, le auto erano rarissime e si avviavano con la manovella, c’era ancora qualche veicolo alimentato a gas di acetilene, non era raro d’inverno vedere camionisti accendere fuochi sotto il motore per farli partire.
    Qualcuno di noi può ancora ricordare il tramway a cavalli, molte case di campagna non avevano l’acqua corrente, niente telefono, in campagna facevano i loro bisogni fuori, nel cascinotto…….
    Poi, nell’immediato dopoguerra è iniziata la ricostruzione: nel corso di meno di venti anni c’è stato il boom…..
    Automobili, frigoriferi, lavatrici, televisori, telefono…….case. Tante case. IL BOOM EDILIZIO….
    Il boom economico ha coinvolto tutti: noi giovani adolescenti ed i nostri genitori poco più che quaranta\cinquantenni.

    Loro ( i nostri genitori) essendo nati in epoche dove i cambiamenti rispetto ai loro genitori erano stati lentissimi, si tramandavano per generazioni tradizioni e abitudini, specialmente in modo verbale.
    Usi, costumi, tradizioni, credenze sono rimaste invariate da secoli.
    L’analfabetismo era cosa normale senza considerare che anche l’oscuro ventennio del fascismo ha condizionato non poco i rapporti tra le persone
    e la famiglia stessa prendendosi “CURA” della gioventù del tempo.
    Tutto questo ha portato, a mio avviso, i nostri genitori ad abbandonare in buona parte le severità dettate più che altro dalle ristrettezze, con la scusa che: MIO FIGLIO NON DEVE PASSARE QUELLO CHE HO PASSATO IO.
    Genitori e figli si sono trovati assieme, contemporaneamente, a dover reimparare a vivere: i figli andavano a scuola e spesso potevano insegnare ai genitori addirittura a leggere e scrivere. I figli imparavano tutto in fretta, mentre i genitori dovevano cambiare le loro abitudini di vita che rapidamente, troppo rapidamente mutavano, imponendo ritmi di vita e di lavoro fino ad allora sconosciuti.
    Lavorazioni a catena, catene di montaggio, cottimo.
    Iniziavano le lotte sindacali che unificavano genitori e figli nelle stesse lotte ma nel contempo creavano lacerazioni negli ideali che cominciavano ad essere superati dalle attualità poitiche.
    Iniziò il benessere. Iniziò l’individualismo.
    Milioni di persone si trasferirono dalle campagne alle città, dal sud al nord abbandonando tradizioni, dialetti.
    Questo tolse molta della autorità che da sempre regnava nella famiglia patriarcale, nei rapporti genitori e figli: non era più necessario salutare l’anziano, il vicino di casa, rispettare gli orari o le gerarchie.
    I figli studiavano medicina, ingegneria, ragioneria rendendo queste cose superflue, superate, desuete.
    I nostri genitori erano MATUSA.
    Con questi vissuti, noi, figli del dopoguerra, senza più esperienze da tramandare, quello che abbiamo imparato lo abbiamo imparato assieme ai nostri genitori, abbiamo allevato figli senza più alcun ideale, con la sola preoccupazione di fare in modo che:
    NON VOGLIO CHE MIO FIGLIO PASSI QUELLO CHE HO PASSATO IO.
    Mi sembra allora naturale che oggi i figli dei nostri figli non sgranino meravigliati gli occhi di fronte a telefonini, appareccchi elettronici sempre più sofisticati, automobili sempre più veloci, diano per scontato e senza rendersi conto di quello che tutto ciò può comportare.
    Il progresso tanto veloce fa si che possano permettersi di non aver bisogno dell’esperienza dei genitori che non hanno e che di conseguenza, non possono trasmettere a loro volta.
    Da qui il confronto e la diffidenza verso i VECCHI GENITORI FUORI DAI TEMPI.

  4. edis.maria scrive:

    Forse bisognerebbe trattare l’argomento nell’ambito più generale , cioè genitoriale. Ormai tutti e due i genitori lavorano e, quindi, si palleggiano l’educazione dei figli nel poco tempo libero, forse senza neanche consultarsi! Pensiamo poi alle famiglie allargate, divorziate ecc. Naturalmente ciò non giustifica il disinteresse verso i figli! I ragazzi ne approfittano, rivolgendosi al genitore più permissivo ed ecco il guaio! Troppi SI’ e nessun NO troppo faticosi da sostenere, sono gli alibi dei padri odierni. Fortunatamente famiglie che rispecchiano amore e interesse ne esistono ancora , dove i figli sono seguiti e osservati in ogni circostanza. Io ricordo certi “ padri padroni” che non erano certamente dei “ buoni padri”, e le loro famiglie sottoposte ad ogni angheria. Non generalizziamo troppo, nel voler pensare che tutto il passato sia migliore del presente

  5. pino5.rm scrive:

    L’iniziale modello di famiglia assecondava e rispettava le caratteristiche naturali di ciascuno dei componenti di essa, l’uomo connotato da una maggiore forza fisica e dinamicità dei movimenti ricopriva il ruolo di procacciare il cibo e di difesa dagli attacchi esterni, la femmina assecondando il naturale ruolo di generatrice si dedicava alla cura della prole vigilando sull’armonioso sviluppo anche dei rapporti interni tra i membri. Lo sviluppo socio-economico e la spinta alla parità dei ruoli e dei sessi a tutti i costi, dietro false bandiere di libertà, ha determinato il progressivo allontanamento dal modello naturale e una assoluta confusione o assenza di ruoli, la donna si è ritrovata a dover espletare il ruolo generatrice che non le poteva esser tolto ed a svolgere, con alchimie e salti mortali, anche il ruolo prima riservato in via esclusiva all’uomo(altro che libertà), i figli si son ritrovati come genitori, la televisione e i computers ed i falsi maestri che impazzano in tali strumenti e mezzi di comunicazione. Il dialogo tra membri si è sempre più deteriorato diventando merce rara, i genitori si son ritrovati più deboli nell’esercitare il proprio ruolo e per far fronte a sensi di colpa rinunciano a dire i no alle richieste, non sempre legittime, dei figli. Si è arrivati all’assurdo che padri per attenzionare i figli, incollati al pc ed alle chatt, devono inviare e-mail ai propri figli. Siam sicuri che la voglia di denaro dei nostri figli non sia derivata da una nostra incapacità di far capire loro i veri “Valori” della Vita? So bene che con questo mio dire, sarò tacciato di esser maschilista e retrogrado ma non posso rinunciare a dir come la penso per compiacere qualcuno. Comunque complimenti a Lucia.tr e Paolacon.

  6. lucia1.Tr scrive:

    Alfred nella chat ci ricordava che i padri di oggi, sono i nostri figli, quelli che noi abbiamo educato, forse è proprio questo il problema, abbiamo concesso troppo, forse c’eravamo illusi che il boon economico degli anni 70-80 non avesse fine, che eravamo capaci di garantire loro un futuro migliore del nostro senza troppo impegno e sforzo?
    Il nostro sistema sociale è ordinato da un comandamento PERCHE’ NO, perché si dovrebbe fare esperienze del limite, perché non avere tutto e subito. Chi vuole le regole è trattato da moralista, vince chi fa il furbo. Libertà non è far quel che si vuole, le regole sono un ostacolo, questo si vede anche nella politica, la Costituzione è vista come qualcosa di archeologico, come qualcosa che impedisce la libertà.
    L’angoscia dei genitori moderni è quella di non essere sufficientemente amati dai propri figli, è un controsenso, ai nostri tempi erano i figli a voler essere amati dai padri. Il padre non è solo colui che fa esistere una legge, ma ha il compito di umanizzarla, la legge esiste ma ha un volto umano, quando dice un no, e impone rispetto delle regole, non lo fa per reprimere la vita del figlio, ma per potenziarla, se gli nega la possibilità di entrare in conflitto con lui non lo fa crescere.

  7. marc52 scrive:

    PER ALBA PER SAPARNE DI PIU’

    E NARCISO FIGURA/COMPLESSO E COMPLESSA DEI TEMPI NOSTRI DOVE LO METTIAMO?????
    Massimo Recalcati: “Il complesso di Telemaco”
    http://youtu.be/PadH_7kxB0U

  8. marc52 scrive:

    Indubbiamente i ruoli familiari oggi per ragioni socio economici si sono molto modificati, alterandosi anche in molti casi. E qui non ci piove. Cercherei di parlare dei rapporti interpersonali che intercorrono in essa. Nell’articolo (descrivendo il libro),e stato usata la metafora di Telemaco, un figlio che ha ancora bisogno del padre per risolvere i suoi problemi. Un padre che rassicura, che protegge, un padre da guardare come esempio(ciò per un bambino accade fin in tenera età).Nella pubertà dovrebbe avvenire il distacco. Dobbiamo anche considerare la psicologia del padre ,esso viene conseguenzialmente da una precedente educazione paterna, quindi bisognerebbe a livello personale analizzare il suo equilibrio psicologico, vedere se avendo avuto un padre impositore, non lo chiamerei metaforicamente “padrone” (oggi neanche più gli animali hanno i padroni). Se egli è riuscito a spezzare la catena di un’educazione fatta di imposizioni di divieti e di soprusi. Cercando di avere con suo figlio un rapporto di rispetto di dialogo di amicizia (ricordate della Tamarro, il libro: Va dove ti porta il cuore) come molto spesso i nostri atteggiamenti di padri sono la conseguenza di precedenti educazioni, che molti tendono a ripetere con i loro figli. quindi scinderei le due cose l’aspetto socio economico e l’aspetto personale, non tralasciando il ruolo della madre, oggi lavoratrice con un ruolo più autonomo e in molti casi più gratificante del maschio/padre. Ribadirei, che l’aspetto psicologico di una persona in questo caso di un padre, di un figlio, di unaa madre, non va tralasciato. Conosciamo tutti (leggendo i commenti )il complesso di Edipo, il complesso di Elettra anch’essi giocano un ruolo importante all’interno del rapporto familiare, e questi complessi molto spesso sono acquisiti dai figli, che… se non risolti ricadranno a loro volta sui loro figli. E come un cane che si morde la coda.

  9. lucia1.Tr scrive:

    Chiedo venia ad Alba se l’articolo non è stato abbastanza chiaro nello spiegare la figura di Telemaco.
    Sicuramente Telemaco è il figlio giusto, perché non si limita ad aspettare il padre per acquisire i suoi beni, non vuole la sua pelle, non entra in un antagonismo cieco con lui, come i giovani degli anni 70 che tanto hanno contestato i genitori, lo attende e ricostituisce un’ alleanza. I giovani di oggi non vogliono un padre padrone e autoritario, ma che esista da qualche parte un adulto capace di ascoltarli e con il quale entrare in un’alleanza per crescere.

  10. franco muzzioli scrive:

    Mi viene una piccola riflessione ….stiamo parlando giustamente di “pater familias” , poi molti pensano che quasta figura importantissima possa essere mutuata da una donna (questo in una unione lesbica)- (ma vale anche l’inverso per la madre).
    Non che una donna non possa essere madre e padre, quante eroiche genitrici hanno tirato su i figli da sole, ma capite che è un ‘altra cosa?
    Capite che non sono le eccezioni che fanno le regole , se no tutto si semplifiva, allora via i complessi di Telemaco, di Edipo, di Elettra ecc. ….tutto e tutti senza complessi …in un mondo fatto di soli individui e non più di famiglie.

  11. lucia1.Tr scrive:

    Torno a scrivere in Eldy dopo un lungo silenzio, invitata cortesemente da Paolacon e da Edis. Ho scelto quest’argomento per completare il pensiero del post precedente, la crisi della famiglia interessa noi tutti, quindi è bene parlarne. I commenti che leggo sono interessanti, riportano tutti le situazioni che viviamo ogni giorno. Alba ha trovato anche la vena scherzosa per spiegare il complesso di Telemaco, perché ai nostri tempi si parlava del complesso di Edipo, il figlio maschio che nutriva un attaccamento morboso verso la madre, oggi si parla dei figli che aspettano il padre “evaporato”, che pur essendo presente non da sicurezza e non indica la via per crescere, che non riesce a dire di no, che vorrebbe spianare ogni difficoltà ai figli. Sarebbe bello riportare qualche esperienza personale per avvalorare il pensiero di Recalcati che tanto ha scritto sull’argomento.

  12. Lorenzo.rm scrive:

    Argomento stimolante e necessario per ogni possibiliyà di sviluppo futuro. Non mi ricordo dove ho letto che il padre non gode attualmente di alcuna autorità e prstigio nei confronti dei figli. La madre, invece, presenta un valore alto ed imprescindibile. Dunque, il fenomeno dell’autorità non è legato all’età ma al modo in cui i genitori si rapportano, alla fiducia che riescono ad offrire, all’esempio che possono dare. Il campo è assai scivoloso ma è dimostrato che le radici non si inventano e che i giovanni hanno bisogno di essere affiancati e sostenuti nel modo giusto. Il complesso di Telemaco: cioè il vagheggiato ritorno di un padre che mette le cose a posto, può costituire la grande forza dei ragazzi.

  13. elisabetta8.mi scrive:

    Lucia,il tuo è un articolo interessante ci porta tutti alla riflessione e al confronto,,Il ruolo del padre deve rimanere sempre di riferimento x i figli è fondamentale e nn deve essere travisato come tanti vorrebbero,,il fatto che adesso il padre sia + presente e collaborativo nn deve venire meno il rispetto come si sente molto spesso,i genitori oggi devono essere aperti al dialogo,sapere ascoltare ed essere guida x i figli ,,,nn fare gli amici vestire come loro e usare lo stesso frasario x cosi’ facendo sono allo stesso livello e si possono intendere,,No,, i genitori sono lo specchio,la serenita’e la mano scura che li guida nella vita,nn serve dire sempre si e dare x essere ascoltati,,i genitori sono le colonne portanti x la famiglia,è vero che la societa’ e i tempi sono cambiati,,ma educazione e rispetto nn devono venire meno mai,,cechiamo di capire che i ragazzi sono come delle piantine anno bisogno di amore e sostegno continuo,,,NN si finisce mai di essere genitori,,,

  14. sandra .vi scrive:

    Lucia molto bello e interessante il tuo articolo ,mette in evidenza il punto focale della Societa’ attuale,la mancanza della figura del Padre.Dal padre” Padrone” nn siamo arrivati al “Pater Familias”.Ma genitori che vogliono competere coi figli ,irresponsabili,abituati ad avere tutto ,subito senza molti saccrifici.Non sono piu; il faro ,il fulcro attorno al quale ruota la famiglia.La famiglia si sfascia pian piano,non esiste un colloquio fra padri e figli ,nnon ci si capisce ,come si parlasse lingue diverse.Quando poi capitano cose gravi ,ci si chiede il perche’.I Padri dovrebbero imparare a fare i genitori ,parlare ai figli .non e’ cosa facile.

  15. alba morsilli scrive:

    Laura ! chiamo mia figlia vieni un pò qui”non capisco, Telemaco una nuova tv? “ci fanno una tele novella,
    Lei si avvicina legge e poi mi risponde “No mamma Telemaco era figlio di Ulisse aspetta il padre per 20anni”
    Io rispondo”Cavolo che ne so io dei greci, mica tutti siamo andati a scuola ”
    Questo per farvi capire come io ho scoperto chi era telemaco,
    penso che un goccino di spiegazione anche se l’articolo è meritevole ci voleva

  16. franco muzzioli scrive:

    Bellissimo l’articolo di Lucia, che mette a nudo il problema focale nella società dei consumi e dell’edonismo, cioè la mancanza del “pater familias” ,che non deve assolutamente corrispondere al “padre padrone”.
    Questa “assenza” è sentita e crea danni enormi , mancando anche la differenza tra generazioni, con giovanilismi al limite dell’immaturità e quindi con l’impossibilità culturale d’esser d’esempio , di creare ideali e di essere costruttivamente critici , in questo contesto è difficilissimo “educare”.
    La figura paterna si sta sfaldando come la famiglia ,che per errati concetti di modernismo e di ricerca spasmodica delle singole pulsioni …tende ad essere snaturata ed essere la più eterogenea possibile.
    Di Ulisse ne abbiamo ancora bisogno!

  17. alba morsilli scrive:

    Molti anni fa per i padri la vita era bella, loro erano i capo famiglia, avevano la donna tutta a disposizione, i figli educatia modo loro e il controllo su ogno cosa.
    Insomma tutto girava attorno a loro.
    La vita per i padri è cambiata quando le donne hanno incominciato a lavorare, a chiedere sempre più diritti a voler essere indipendenti.
    Il padre si è visto privato di tutti i suoi privilegi, ha iniziato a lavare piatti, cucinare, accudire figli, tutti questi lavori fatti anche male.
    Il padre moderno è diventato un essere spento, incapace di di gestire l’educazione dei figli e per il suo cheto vivere non fa altro che aprire il portafoglio.
    Essi sono indolendi di natura le manca la spina dorsale che a volte bisogna tirare fuori con i figli, se poi questi fanno delle cose gravi si domanda perchè, senza farsi l’esame di coscienza propria.
    Perciò il padre deve imparare che tutto è cambiato anche nella gestione dei figli

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