Ma che è la vergogna?
….vergognati!
è vergognoso! ( per indicare una persona timida)
è vergognoso! ( per indicare una cosa disdicevole)
è vergognosamente ricco ……..
è vergognosamente grasso!
si veste in modo vergognoso……..
non ha vergogna di nulla!
Allora cosa è la vergogna?
E’ la paura del giudizio degli altri?
E’ insicurezza?
È uscire dagli stereotipi?

Io credo che spesso la vergogna alberghi abusivamente nella nostra testa:
penso che succeda quando noi stessi abbiamo la pretesa di sapere quello che gli altri si aspettano da noi e
non siamo sicuri di dare quello che forse crediamo che gli altri si attendono da noi.
Mi spiego: Carletto canta bene. Sa di cantare discretamente bene.
 Ma Carletto teme di non cantare sufficientemente bene.
Carletto crede, (lo crede lui) che il possibile pubblico voglia da lui la perfezione e sa, o meglio non è sicuro di averla.
È convinto che deluderà il pubblico: lui sa che è il pubblico che sbaglia nel giudicarlo ma sa anche che (crede di sapere) il giudizio di quel pubblico, anche se sbagliato, sarà negativo nei suoi confronti e che non avrebbe meritato di esere giuidicato negativamente. Meritava di essere apprezzato!!!!!
In altre circostanze simili il pubblico ha riso e Carletto lo sa bene. Forse lo ha fatto anche lui con altri.
Carletto canta bene ma non sa quanto: non è il suo giudizio che conta ma quello degli altri.
E il giudizio degli altri non lo ha ancora sentito. Lo ha soltanto supposto.
Ha creduto di saperlo interpretare a priori.
Carletto sa che gli altri potrebbero ridere e non vuole che si rida di lui perchè sa di cantare discretamente,
 ma non in modo perfetto come crede che gli altri si aspettano.
Allora cerca il modo di evitare quella che lui ritiene la probabile critica: si schernisce, arrossisce,
si vergogna, prova ad evitare di essere giudicato!
Carletto evita così il confronto.
Carletto è timido?
Quella di Carletto è timidezza o… presunzione?!
Accade la stessa cosa al Carletto adulto?
Perchè decidiamo ed in base a cosa decidiamo che un altro dovrebbe vergognarsi di qualcosa?

17 Commenti a “LA VERGOGNA scritto da Alfred-Sandro”

  1. elisabetta8.mi scrive:

    LA VERGOGNA,,,,è un sentimento personale che nn tutti provano,,,ci si deve vergognare di noi stessi quando compiamo una azione disonesta,quando nn siamo sinceri,quando cerchiamo di faci passare x quello che nn siamo,quando in poche parole inbrogliamo noi stessi e il prossimo,,questa x me è vergogna da coprirsi il viso o guardarsi allo specchio e dire,,,VERGOGNATI DI TE STESSO,,,,

  2. alfred-sandro1.ge scrive:

    è vero: me ne rendo conto.
    era mia intenzione chiarire con un giudizio scientifico non certamente mio, che la vergogna è una condizione personale, intima” CON UN ENORME TIMORE DELLE CRITICHE, DELLA DISAPPROVAZIONE ALTRUI E DI ESCLUSIONE”.
    Tutto questo legato sempre alla speranza di invogliare altri alla scrittura.

  3. edis.maria scrive:

    Alfred, tu ci hai condotto con questo commento nel campo patologico, cioè di una malattia vera e propria , che mi pare esuli dalle premesse dell’argomento.La vergogna che si può provare per un atto malvagio compiuto ,o anche solo immaginato ,non si avvicina ad un vero e proprio disturbo psicotico. Noi tutti dovremmo provare vergogna spesso perchè significherebbe che la nostra coscenza è ancora viva!!!

  4. alfred-sandro1.ge scrive:

    Disturbi di personalità
    Che cos’e’ il disturbo Evitante
    Il disturbo evitante di personalità (DEP) è un disturbo di personalità caratterizzato dalla convinzione radicata del soggetto di valere poco; ciò porta la persona a sentire un profondo senso di inadeguatezza nella vita di relazione, con un enorme timore delle critiche, della disapprovazione altrui e di esclusione

    ….tuttavia desiderano fortemente istaurare delle relazioni, poter avere un partner, condividere esperienze ed interessi con i gli altri. Ma la difficoltà a vivere l’imbarazzo o l’umiliazione li induce ad evitare il confronto.
    Come si manifesta
    Le persone affette da disturbo evitante di personalità sono caratterizzate da problemi relazionali associati ad un radicato senso di inadeguatezza e timore del giudizio negativo altrui;
    manifestano, infatti, un elevato grado di inibizione e ritiro sociale, legato al fatto che ritengono che la valutazione negativa dagli altri sia un dato di fatto. Preferiscono allora tenersi fuori dalle relazioni, ad eccezione di quelle abituali e rassicuranti (es. con i familiari più stretti), pur desiderando di avere delle relazioni sociali. Queste persone, infatti, sentono come gli altri il bisogno di una vita di relazione soddisfacente, che rimane, però, inespresso; questo comporta un estremo malessere che può essere sperimentato come senso di vuoto o come un doloroso senso di esclusione.
    Ricorrono, quindi, all’evitamento come unico comportamento autoprotettivo da ciò che provoca malessere, dalle proprie emozioni negative; tale comportamento non permette loro di sviluppare quelle risorse ed abilità necessarie nelle relazioni, così come la capacità di venire a contatto con le proprie emozioni.

    http://www.terzocentro.it/cosa.....itante.asp

  5. lucia1.Tr scrive:

    Non condivido pienamente le affermazioni di Alfred che vede la vergogna come un fatto personale che riguarda il confronto con noi stessi. Ma, provare vergogna è bene o male? Avere pudore pone dei limiti alla nostra esistenza? Papa Francesco ha affermato, durante l’udienza ai fedeli in piazza San Pietro,: «La vergogna è buona, è salutare vergognarsi, ci fa bene, perché ci fa più umili e il sacerdote riceve con amore e tenerezza la confessione e in nome di Dio perdona”. Provare vergogna è un atto di umiltà e attraverso la confessione dei propri peccati si può chiedere perdono e ottenere la salvezza dell’anima, una visione, quella della Chiesa, condivisibile dai credenti, ma sicuramente con tanti dubbi da parte di molti.

  6. marc52 scrive:

    Alfred, scusami non sono d’accordo! Il tutto parte in primis da noi(caso estremo spiegato da te), io potrei essere in mezzo alla gente e sentirmi di avere un’ atteggiamento di LIBERTA.’ Qui giocherebbe soltanto il comune senso del pudore(nudo), che è una “legge” un “indirizzo” una costrizione della società. Il tutto è soggettivo, la mia compagna va a letto nuda, io se non metto i boxer non mi sento a mio agio, sento un senso di vergona di imbarazzo. Se non mi sbarbo ogni mattina da 40 anni, mi sentirei furi posto(gli altri non se ne accorgerebbero neanche), mi vergognerei di avere la barba lunga, una limitazione vergognosa mia, che tocca la mia sfera personale. Noi siamo la misura di noi stessi. Gli altri ci vedono in un modo, ma… noi ci sentiamo in un altro(ci possono solo giudicare per quello che facciamo non per quello che siamo intimamente). Ciò che può essere vergognoso per gli altri non può esserlo automaticamente per noi? Io nello specchio vedo la mia immagine ripetuta all’infinito(aventi e dietro).Rimane sempre e soltanto la mia immagine, io cerco di vedere la mia essenza proiettata negli specchi, mi guardo e mi riguardo, mi scruto, la mia essenza quello che sento non lo vedo negli pecchi la lo sento fortemente dentro di me. La mia destra diventa la sinistra per la persona che mi sta difronte e per lo specchio. Ma io sento praticamente la mia sinistra e la mia destra, essa è solo “proiettata”. Io, mi posso vergognare per una persona? la ma mia vergona in psicoanalisi si chiama proiezione! Io proietto la mia inibizione, la mia vergogna, sugli altri.

  7. alfred-sandro1.ge scrive:

    No. la vergogna è commisurata a quanto noi stessi teniamo conto del giudizio degli altri.
    Se vivessimo soli su di un’isola deserta nudi, spettinati, sporchi e incolti, ce ne vergogneremmo? Se nessuno ci vede, se nessuno ci giudica perchè vergognrsi?
    Soltanto se vedessimo una nave all’orizzonte correremmo ai ripari!
    Infatti tra le mura di casa nostra, al riparo da sguardi indiscreti, ci mettiamo in LIBERTA’!
    Solo la presenza presenza di altri e il timore del loro giudizio ci fa vergognare.
    Infatti solo coloro che non si preoccupano del giudizio degli altri si permettono estrosità, disinvolture, vivendo appieno la loro vita liberamente a volte anche danneggiando egoisticamente altri!
    Infatti esiste il comune senso dl pudore che varia da paese a paese e da epoca ad epoca adattandosi di volta in volta e facendo adattare il popolo di volta in volta.

  8. edis.maria scrive:

    In effetti il senso di “vergogna” ha perso per molti il valore che gli si dava tempo addietro. Era sbagliato dire ” quel bambino è vergognoso” ,anzichè ” quel bambino è timido” senso che era più che altro dialettale. La vera vergogna la si deve sentire e ci deve rodere il cuore, quando si è, scientemente, commesso abusi, aggressività, ruberie ecc. Ma quanti non cercano scuse o scorciatoie per autoassolversi? Purtroppo saremmo in tanti ad alzare la mano, arrossendo! Alfred , l’unico che vede nello specchio la ” faccia” reale e giusta della SUA vergogna è colui che vede il SUO volto e non solo quello degli altri!

  9. alfred-sandro1.ge scrive:

    la vergogna è come trovarsi tra due specchi uno di fronte all’altro: l’immagine del primo è riflessa nell’altro che riflette la prima e l’altro la ripete raddoppiata e cosi via all’infinito perdendo luminosità, contrasto e nitidezza facendo diventare il tutto uniformemente grigio.
    Guardo nello specchio e quello che vedo sono io ma seguito da decine e decine di altre immagini apparentemente vere ma invece tutte illusorie che danno una immagine via via sempre più falsata e nebulosa dove è impossibile trovare una fine.
    Solo eliminando uno dei due specchi saprò guardarmi come veramente sono, tenendo sempre presente che, anche quella, è una immagne falsa: la destra di quella immagine non è la mia destra ma la mia sinistra….. per cui l’unica cosa vera, li, sono io……cosi come sono ed è cosi che mi vedono gli altri!

  10. sandra .vi scrive:

    Avere “vergogna “era anche un eccesso di insicurezza,era la paura di non essere come gli altri potevano considerarci ,paura di nnon essere all’altezza della loro stima,in modo tale da sottovalutarci.Oggi penso che queste persone ,se ci guardiamo attorno stiano diventando “Rara Avis” assistiamo ad un senza vergogna quasi indecente,,noidiciamo “facce di tolla’ in ogni campo partendo dalla politica e,,,,Alfred e Franco sono stati molto chiari,una cosa ci si puo’ augurare che ci sisia un risveglio e la VERGOGNA riappaia urlando basta non ne possiamo piu’……………..

  11. marc52 scrive:

    La Coscienza determina la vergogna, l’essenza del mio… io più profondo, le mie concezioni sull’onestà, sui miei valori, sulla mia lealtà, sui miei freni inibitorii, sulla mia educazione. Il confronto con gli altri mi può creare vergona, il loro giudizio, come parema di confronto con il mio… io, ma… tutto parte dalla mia intima coscienza, senza la mia personale visione comportamentale, la mia essenza di quello che ritengo giusto, o disdicevole, la mia vergona, viene a mancare. Possiamo dire che la vergona e sita nella mia anima, nella profonda concezione della vita. Certo un timido può essere vergognoso, ma… la sua timidezza è parte inibitoria di se stesso che lo rende vergognoso. Si e parlato di politici senza vergona! Bisogna tenere presente che la maggior parte di politici entrano in politica già vaccinati dalla vergona. Essi entrano per fare i loro interessi personali, non vanno a scalfire la loro coscienza! Almeno in quest’ambito, sono persone, con il pelo sullo stomaco, con un predominante desiderio di potere, di denaro, sotto questo aspetto non sono dei galantuomini di coscienza.
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    riporto Il concetto di Vergogna in L’Essere e il Nulla di J. Sartre: “L’esistenza d’Altri” filosofo intimista( preso in rete)
    Sarte introduce il problema dell’esistenza degli Altri mediante una riflessione sulla Vergogna, mostrando come in effetti essa sia la “coscienza non posizionale di sé come vergogna” Il filosofo quindi si sofferma sulla struttura intenzionale della vergogna, precisando che si ha vergogna sempre di qualche cosa; nel dettaglio egli vede questo qualcosa essere l’io stesso, la coscienza, o meglio ciò che Sartre chiama il per Sé. In sintesi l’esser per sé si può arricchire cogliendo tutte le strutture del proprio essere solo se questo rimanda all’esser per Altri. Nel caso specifico della vergogna solo di fronte ad altri il per sé può avere vergogna di se stesso.

    Un uomo è tanto più rispettabile quante più sono le cose di cui si vergogna.
    George Bernard Shaw

    L’uomo è l’unico animale che arrossisce, ma è l’unico ad averne bisogno.
    Mark Twain

  12. Giuseppe3.ca scrive:

    Va bene, continuamo a mantenere il giusto significato della parola “vergogna” per poterla dire, anzi gridare, verso quelli che oggi non hanno nessun pudore di agire in un certo modo (politico docet!)…. come dice Franco, e sono tanti.
    Abbiamo libertà di parola e allora, al momento opportuno, usiamola.

  13. Lorenzo.rm scrive:

    Grazie ad Alfred e grazie anche a Cactus e Franco Muzzioli per i loro commenti.Io metterei le cose così: c’è chi si vergogna e chi gli dice di vergognarsi. Chi si vergogna deve cercare di vincere la vergogna avendo più fiducia in se stesso. Chi dice di vergognarsi deve smetterla subito perché è implicito nella sua parola un giudizio negativo. Vivremmo molto meglio se fossimo più spontanei non vergognandoci e se non ci fossero dei giudici che ci dicono vergona.

  14. lucia1.Tr scrive:

    La vergogna? Sembra essere scomparsa, quella che intendiamo molti di noi, quel sentimento che ci fa provare disagio di fronte un’azione a una frase maliziosa, ad un’immagine sconveniente, quella che ci fa abbassare gli occhi e diventare rossi in viso. Oggi la vergogna e aggiungerei il pudore, quasi fratello, sembrano essere scomparsi, i media ci mostrano, ogni giorno, politici, dirigenti, uomini di cultura che si esibiscono con linguaggi e modi volgari, tutto questo nella più grande indifferenza di tutti, anzi sembrano vantarsi e pensano che sia il modo migliore per avere successo.
    Ci si vergogna di non essere come tutti, di non avere il telefonino ultima generazione, di non vestire alla moda, di non frequentare certi ambienti, di non avere successo, di non potersi “ESIBIRE”.

  15. cactus scrive:

    devo ammettere che avevo pensato alla “vergogna” sempre in modo superficiale… mentre adesso, grazie al posto di Alfred-Sandro e al commento molto azzeccato di Franco Muzzioli, si è provveduto a colmare una mia lacuna (tra le tante)! Grazie

  16. alba morsilli scrive:

    La vergogna non eiste più,quel sentimento che ci abbassare gli occhi, a farsi piccoli è scomparso, io aggiungo anche il pudore suo fratello gemello, difatti l’emancipazione femminile a portatoa mio parerel’immoralità delle ragazzine.
    Esse fanno sesso a 14annie se una è ancora vergine è una sfigata,
    fumano spinelli, scopare per loro è come fumare una sigaretta.
    Perciò la vergogna prima di tutto è nella famiglia,
    loro le ragazzine che veramente dovrebbero vergognarsi mancano anche di pudore

  17. franco muzzioli scrive:

    Forse la cosa migliore è capire da dove deriva etimologicamente la parola “vergogna”….dal latino “verecundia”(veveri) e cioè ” aver rispetto”!!!!
    Quindi avere un eccessivo rispetto degli altri o di se stessi. Giustamente come dice Alfred , è il sentimento di una inadeguatezza o di una apparente inadeguatezza ,dei propri ruoli delle proprie azioni.
    Ma c’è anche l’altro lato della “vergogna” ….ci sono i “senza vergogna” le cosiddette “faccie di bronzo” (politico docet!)
    E’ anche un vocabolo coercitivo ….quando si grida “vergogna! ” Come voler piegare la testa al tapino oggetto del nostro giudizio.
    Un tempo c’erano anche “le vergogne” , così si parlava ai bambini per indicare i nostri attributi sessuali……e non c’era e non c’è proprio nulla di cui vergognarci.

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