LEGGENDE...

                            “Bel Paese” la leggenda del Ponte del Diavolo 


 Non è un caso che l’Italia sia chiamata “il Bel Paese”  Infinite sono le ragioni che tutti sappiamo e aggiungo che anche le leggende, i miti legati al territorio, sono parte della sua “bellezza”.
Bracco, che già una volta si è interessato al blog Parliamone, manda questa bella saga, sperando che stimoli i ricordi di molti di noi e invogli a raccontare anche le storie del proprio paese.
Ma non solo! Lo sapete che di “ponti del diavolo” ce ne sono tanti?
Chi li conosce?
Qualcuno ce li vuole raccontare?
Accettiamo la sfida?


L’Italia poeticamente è chiamata “Belpaese” in ragione del suo clima e delle sue bellezze naturali e artistiche…
“del bel paese là dove ‘l sì sona”, Dante, Inferno.
“il bel paese | Ch’Appennin parte e ‘l mar circonda e l’Alpe”, Petrarca…
Le città sono piene d’immagini del nostro vivere quotidiano che formano una storia con curiosità, leggende…

Ecco proprio di una di queste vorrei parlare. L’autore si chiama Paolo Marzi, giovane appassionato di storia e in particolare della sua terra:
La Garfagnana, che è la parte “Alta” della Valle del Serchio, a nord della Regione Toscana, e vicinissima a importanti centri storici come Lucca, Pisa e Firenze.
La leggenda, è narrata in maniera semplice, diretta per far si che tutti si appassionino e siano a loro volta stimolati a raccontare fatti curiosi, leggende delle loro città.

Benedetto Croce diceva:

La storia nostra è storia della nostra anima;
e storia dell’anima umana è la storia del mondo.

Buona lettura da parte di Bracco.

 

La porta della valle: il Ponte del Diavolo…(storia e leggenda)

Chissà quanti ponti del diavolo ci sono nel mondo, ma sono certo che pochi, se non nessuno, possa eguagliare il fascino del Ponte del Diavolo, la porta della nostra valle. Le notizie storiche certe sulla costruzione del ponte sono scarse. Nicolao Tegrimi (scrittore lucchese del XV secolo) nella sua biografia di Castruccio Castracani (1281-1328) ne attribuisce la costruzione alla contessa Matilde di Canossa (1046 – 1115), “veramente virtuosa e donna bellissima”.  Secondo le ipotesi di Massimo Betti (ex sindaco di Borgo a Mozzano) durante il governo di Castruccio (fine ‘300) furono realizzati gli archi minori del ponte sostituendo precedenti strutture di legno. Ciò spiegherebbe la differenza tra l’arco maggiore e quelli minori, e anche la diversa pendenza della via sul lato sinistro del ponte, costruito dall’arco preesistente. Il ponte comunque sia fu edificato per consentire l’attraversamento del fiume Serchio ai viaggiatori che desideravano recarsi a Bagni di Lucca. Subì poi altri maneggiamenti, tra i quali l’apertura di un nuovo arco (1899) per il passaggio della linea ferroviaria Lucca-Aulla. Si chiamò dapprima “Ponte di Chifenti”, poi, non più tardi del 1526,  fu chiamato “Ponte della Maddalena”, in relazione ad un oratorio che si trovava ai piedi del ponte. Il consiglio generale della Repubblica di Lucca nel 1670 poi  proibiva di passarvi sopra con ceppi e macine da mulino, con l’intento di preservare il ponte nella sua integrità.

Tutti, però, lo conoscono come “Ponte del Diavolo”, perché la sua leggenda è più forte della storia.
Com’è già noto, una leggenda racconta che in un borgo sulle rive del Serchio, a un capomastro bravo e apprezzato fu affidato il compito di costruire un ponte tra i due borghi. Passarono i giorni e siccome il lavoro procedeva lentamente,  fu preso dallo sconforto e dalla disperazione per il disonore che sarebbe derivato nell’ultimare il lavoro fuori dal tempo pattuito. Gli sforzi effettuati non contrastavano il veloce passare del tempo e una sera, quando scoraggiato, si era fermato a vedere il suo lavoro, apparve un rispettabile uomo d’affari sotto le cui sembianze si nascondeva il diavolo.


Quest’ultimo si avvicinò al capomastro promettendogli

di terminare il ponte in una sola notte. Egli, dopo aver ascoltato un po’ sbigottito le parole del diavolo, accettò la proposta. In cambio di questo favore costui voleva l’anima della prima persona che avrebbe attraversato il nuovo ponte. Il giorno successivo gli abitanti di Borgo a Mozzano si svegliarono e trovarono il ponte terminato. L’artigiano ricevendo i complimenti delle persone, raccomandò loro di non oltrepassare il ponte prima del calar del sole e si recò a Lucca per consultarsi con il Vescovo.
Egli lo tranquillizzò e gli suggerì di far sì che passasse un maiale per primo: il Diavolo arrabbiato per essere stato giocato si buttò nelle acque del Serchio e da allora non se ne hanno più notizie.

27 Commenti a ““Bel Paese” la leggenda del Ponte del Diavolo proposta da Bracco”

  1. nino carmine di rubba scrive:

    Vivissimi complimenti a quanti hanno aderito all’iniziativa. Simpaticissimo e pertinante marc52 che ha elencato una serie di PONTI. Al di là di tutto e a parte tutto, convengo che il nome derivi, per l’appunto, dall’ardua impresa delle costruzioni avvenuta in epoche in cui si lavorava con la pala e il picco.
    Complimenti (ninocardir)

  2. elisabetta8.mi scrive:

    Ammirando questi vecchi ponti molto belli mi chiedo,come sono riusciti a costruirli con i pochi mezzi che avevano a disposizione xquel tempo,mentre oggi con fior fiore di mezzi e d’ingegnieri costruiscono dei ponti asettici che saranno anche belli,ma nn anno le caratteristiche cosi particolari e oserei dire cosi’ robusti tanto da rimanere nella storia,sembra che qualche ponte nuovissimo sia anche crollato,,nn voglio essere disfattista ma questi vecchi ponti fanno la barba di gran lunga ai nuovi,,,,

  3. paolacon scrive:

    Una nostra amica, Enrica, ci manda questo “ponte” e la sua storia

    Ci racconta che “con il Cai di Como abbiamo fatto un’escursione a Lanzo Torinese e visitato il ponte del diavolo che ha una bella storia tanto che ha un portale che veniva chiuso quando scoppiavano le epidemie”
    Il Ponte del Diavolo o Ponte del Ròch (pietra in piemontese) fu edificato nel 1378 con il consenso del Vice castellano di Lanzo, Aresmino Provana di Leynì, collaboratore di Amedeo VI di Savoia (conosciuto come il Conte Verde). La spesa, interamente sostenuta dalla Castellania di Lanzo, fu di 1400 fiorini (per sostenere questa spesa venne imposta una tassa sul vino per dieci anni). Il Ponte del Diavolo serviva a collegare Lanzo e le sue Valli con Torino superando la Stura e permettendo così di evitare il passaggio da Balangero, Mathi e Villanova, territori governati dai Principi di Acaja, e da Corio, sotto il controllo dei Marchesi del Monferrato, entrambi ostili ai Savoia.

    Il ponte, con una luce di 37 metri, un’altezza di 16, lunghezza di 65 e larghezza minima di 2,27, costruito a schiena d’asino, si trova in una stretta gola con le pareti a precipizio scavata dalle acque della Stura in tempi preistorici. Su di esso è stata costruita, il 15 luglio 1564, una porta che veniva chiusa allo scoppiare di epidemie (come la peste) per impedire il passaggio dei forestieri e preservare il borgo.
    Il nome del ponte deriva dalla leggenda secondo la quale fu il diavolo in persona a costruire il ponte dopo che per ben due volte ne era stato edificato uno, sempre crollato. In cambio il diavolo avrebbe preso con sé l’anima del primo a transitare sul ponte, e per questo venne fatto passare un cagnolino. Il diavolo, adirandosi, avrebbe sbattuto violentemente le sue zampe sulle rocce circostanti formando le caratteristiche “Marmitte dei Giganti”.
    Sono fenomeni geologici dovuti all’azione vorticosa che l’acqua ha sulle rocce che trova lungo il suo passaggio. In corrispondenza del Ponte del Diavolo di Lanzo, ed in particolare nei pressi della cappella dedicata a San Rocco (presso l’imbocco dal lato di Lanzo del ponte), se ne contano 21 disposte su 18 metri di dislivello dal livello della Stura. Furono studiate per la prima volta dal prof. Francesco Virgilio dell’Università di Torino nel 1882. Le marmitte più piccole, poste ad un livello superiore, sono ormai all’asciutto mentre la “Marmitta Grande” è ancora in parte immersa nell’acqua e, quindi, soggetta ai fenomeni erosivi di formazione. Popolarmente le “Marmitte dei Giganti” sono considerate le pentole in cui il diavolo ha cucinato la minestra necessaria ai suoi aiutanti per la costruzione dell’adiacente ponte.

  4. Giulio Salvatori scrive:

    Si Bracco, le nomino spesso le Apuane , ma vista la tua capacità descrittiva , lascio a te la penna, da già che parlerai del Monte Procinto, non ti dimenticare il Monte Forato, semmai , ti sarò di supporto con qualche commento : Alla prossima

  5. gianna scrive:

    Bracco questa è una bellissima leggenda,ma non conoscendola sono sincera sbagliando si impara, grazie “il Ponte del Diavolo e molto interessante complimenti, ciao ☺

  6. gianna scrive:

    Bracco e molto bello questo racconto, non conosco questo ponte ma le immagini e come ci racconti e veramento bello simpaticissimo leggerti, lascio la penna a chi conosce bene il “Il ponte del Diavolo” grazie ciao… ommenti abilitati

  7. Bracco scrive:

    Queste leggende fanno parte della nostra terra,delle nostre radici. Quelle raccontate anche da voi sono narrate senza quella pomposità con cui talvolta la storia si contraddistingue,ma sono esposte in maniera semplice, diretta per far si che tutti si appassionino a quella che fu è e sarà sempre la Nostra Storia.
    Alpi Apuane,mi dicono che,tu Giulio Salvatori, le nomini spesso. Bene, se vi fa piacere la prossima volta vi proporrò il Procinto, il monte del mistero e della magia…

  8. lucia1.Tr scrive:

    Leggendo i commenti a quest‘articolo è doveroso fare una riflessine, il racconto orale, la narrazione di tanti avvenimenti, spesso arricchiti della fantasia, può considerarsi storia? Esiste la storia scritta, quella che tutti abbiamo imparato sui libri di scuola, nei film, nei documentari, ma esiste anche la storia orale, una fonte e una risorsa importante, ha sempre grande fascino ascoltare le persone che hanno vissuto le vicende di cui sono stati protagonisti. Oggi, ne parlavamo ieri nella chat di Parliamone, la narrazione in famiglia è quasi scomparsa, ci s’informa tramite la rete, non c’è tempo per ascoltare chi custodisce questi saperi, si va perdendo così un grande patrimonio, ricco di esperienze vissute che riguardano luoghi e tradizioni.

  9. Giulio Salvatori scrive:

    Qua la mano Bracco, io sono dell’altra sponda , quella dalla Galleria del Cipollaio che s’apre sulla Versilia che certamente conoscerai. Bellissima descrizione del Ponte del Diavolo che, ogni volta che passo fa quelle parti mi affascina. Noi, come più volte racconto agli amici di Ely, abbiamo le Cattedrali più belle del mondo che sono le Alpi Apuane.Mi fa piacere che non sono più solo a far conoscere i nostri posti.Le nostre vallate hanno Ponti del Diavolo, costruiti dai nostri cavatori – a secco -che resistono da secoli. Arte oggi degli ingegneri che, guarda caso, ogni tanto crollano. Ti ho letto con piacere , chissà che qualche giorno non si si incontri in Garfagnana , ho ancora amici per una esperienza amministrativa al Parco Regionale delle Alpi Apuane. Complimenti ancora .

  10. marc52 scrive:

    Molto simbolico l’articolo di bracco, sul ponte! Una metafora che avvicina, che fa attraversare, che fa conoscere l’atra parte di noi stessi, del nostro interlocutore ,senza curarsi di quello che c’è sotto, di quello che si attraversa sentimentalmente. La nostra conoscenza che si allarga, che si arricchisce ,che fa da tramite con l’altro, anche diverso da noi . una congiunzione metaforica fra noi e quello (altra sponda) che vediamo o non vediamo di la. Una forma di curiosità, di coraggio, di crescita. Un attraversamento da compiere, una traslazione che molto spesso ha attraversato i momenti della nostra vita. Uno dei simboli più antichi. Il ponte come la porta collega due mondi, due sponde, due realtà. Attraversare un ponte sopra un’acqua viva, implica che si è di fronte a una scelta per il futuro, pienamente consapevoli dei rischi che si corrono, ma che si assumerà appieno la propria decisione
    (Preso in rete)Il ponte nel sogni: Il ponte è un luogo di passaggio che congiunge due parti, due mondi e rappresenta contemporaneamente un momento di prova. Se hai sognato un ponte può significare che stai tentando di affrontare una fase critica, una situazione negativa, un ostacolo; il tuo inconscio con tale sogno esprime lo stato di integrazione delle parti della tua personalità tra loro, quelle più istintuali con quelle più razionali.
    Sognare un ponte significa pertanto essere arrivati all’obbligo della scelta. Sei nella necessità di decidere e agire: prendere posizione e scegliere è l’unico in cui puoi congiungerti con qualcosa da cui ti senti apparentemente separato, l’unica via per ritrovare un’armonia con te stesso.
    Se hai sognato di costruire un ponte, viene dal tuo inconscio una conferma sui passi che stai compiendo per il raggiungimento dei tuoi obiettivi, siano essi di tipo professionale o sentimentale la nostra conoscenza che si allarga che si arricchisce che fa da tramite con l’altro anche diverso da noi . una congiunzione metaforica fra noi e quello (altra sponda) che vediamo o non vediamo di la una forma di curiosità di coraggio di crescita. (scusatemi se mi sono permesso di dare un interpretazione diversa dal’ articolo in questione).

  11. franco muzzioli scrive:

    Bracco…..”arzilli”……!?!?….ma noi siamo i giovani, i giovani più giovani, siamo l’esercito , l’esercito del surf (1964) ….avevo 27 anni….altro che giovane!!!!
    A proposito di ponti…tanto per rimanere nel tema , vi consiglio di andare a vedere, se non lo avete già visto, il ponte di Gard in Provenza.
    In realtà è un acquedotto romano ed è il più bel “ponte” del mondo antico .

  12. elisabetta8.mi scrive:

    Io nn ho conoscenze in merito,Conosco solo il ponte sul seveso che nn ha nulla di particolare,,inconpenso guardo le bellissime foto e leggo i vostri scritti molto belli e cerco di farne tesoro.Grazie,,,,,

  13. edis.maria scrive:

    La città megalitica di Rama

    Le antiche cronache della Valle di Susa, in Piemonte, riportano l’esistenza in epoche remote della città ciclopica di Rama che dalle descrizioni sembrerebbe assomigliare alle città delle fortezze megalitiche peruviane e dell’Oceania.
    La sua origine, secondo il mito, viene attribuita al dio Fetonte che, dopo essere disceso dal cielo in tempi remoti, avrebbe trasmesso la sua conoscenza all’umanità attraverso una grande ruota forata d’oro. In seguito, altre leggende hanno poi aggiunto che questa mitica città era il luogo dove veniva conservato il Graal da creature semidivine.
    La città di Rama rappresenta un importante mito dei primi abitanti dell’Europa: una città megalitica situata in Piemonte che secondo la leggenda sarebbe all’origine della tradizione celtica dell’Europa e custodirebbe il segreto del Graal.
    Il recento ritrovamento delle sue vestigia nella Valle di Susa riapre un nuovo capitolo sulla ricerca intorno a questo mito. In internet ci sono molte belle fotografie del posto, ma io non sono in grado di postarle!

  14. Bracco scrive:

    Desidero ringraziarvi per i vostri commenti, uno in particolare alla signora giovanna3, rm, commento che girerò all’autore, un altro alla signora lucia1. Tr che ha intuito il mio invito, cioè raccontare qualsiasi leggenda del proprio paese.
    Le leggende sul Ponte del Diavolo sono molteplici, questa che vi ho proposto non è frutto di ricerche “internettiane”; è frutto dei racconti degli anziani, i quali rappresentano la memoria storica del nostro paese. Trattandosi di leggenda ciascuno la raccontava magari aggiungendo particolari…
    Permettetemi, infine, di fare una considerazione su questo vostro Blog, c’è una breve e acuta riflessione di Natalia Aspesi, giornalista e scrittrice, che parlando dell’anziano scrive testualmente:
    “Se si comporta com’è sempre stato, solo con più anni, ha diritto a un solo aggettivo:
    arzillo”.
    Da parte mia a tutti voi l’augurio di godere del prezioso diritto all’”arzillità”!

    Bracco

  15. sandra .vi scrive:

    Suggestivo e’ anche il “PONTE DEL SALTONE ” salendo da Porlezza (LAGO di Lugano ,parte Italiana)lungo la strada che unisce i due paesi di Corrido e Carlazzo.Panorama particolarmente suggestivo in quanto fu costruito su una profonda forra formata dal torrente Cuccia che scorre ddalla Val Cavargna fino al Comune di Porlezza.Si possono ancora vedere i resti dell’antico ponte crollato,che secondo gli abitanti della zona e; il secondo piu’ alto d’Italia.Nella profonda forra si getta una cascata che ha scavato nella roccia al termine della sua caduta un altrettanto pozzo ,cui sono legati tragici racconti.

  16. lucia1.Tr scrive:

    Non conosco ponti con delle storie particolari da segnalare, ma altre leggende legate ai miei luoghi.
    Ricordo che mia nonna, nei lunghi mesi invernali, con dovizia di particolari, mi raccontava storie del mio paese, Montefalco, tutte desunte dalla narrazione orale basata principalmente sul ricordo degli avvenimenti del tempo passato. Storie piene di personaggi curiosi, a volte irreali e pieni di poteri straordinari, luoghi abitati da fate e streghe che incutevano paura tra i più piccoli, tutti dimoravano sui Monti Sibillini, un angolo di mistero. Nel medioevo erano conosciuti in tutta Europa come regno di demoni, negromanti e fate.
    Una leggenda narra la denominazione del Lago Pilato, l’unico lago naturale presente sull’Appennino Umbro-Marchigiano. Si racconta che Ponzio Pilato, condannato a morte da Vespasiano, ordinò che il suo cadavere fosse lasciato su un carro trainato da due bufali. Questi giunsero da Roma sulla cima del Monte Vettore (il monte più alto della catena dei Sibillini ) e da lì si gettarono nel lago, che da quel giorno è popolato da demoni. A partire dal XIII secolo le autorità religiose ne proibirono l’accesso, ponendo come monito una forca all’inizio della valle. Secondo la leggenda il lago di Pilato sarebbe il lago Averno, da cui si entra nel mondo degli Inferi.
    E’ importante tramandare le storie, perché il nostro passato non è qualcosa di morto, ma è da lì che deve ripartire il nostro futuro.

  17. Lorenzo.rm scrive:

    Non conosco ponti come quelli che avete indicato. Capisco che mi manca una bella fetta di realtà del nostro Bel Paese, ma non me ne faccio un cruccio, ormai. Continuate, vi prego, a mostrare altri ponti più o meno naturali. Li guarderò con piacere ed interesse, anche se rabbrividendo per la strizza.

  18. marc52 scrive:

    IL PONTE NATURALE PIU’ GRANDE D’EUROPA, IL PONTE DI VEJA
    Il ponte di Veia.
    http://youtu.be/06RNp-fQsoY

    Grotte sotto il Ponte di Veja
    http://youtu.be/_IBmhXSTo5E IL PONTE NATURALE PIU’ GRANDE D’EUROPA

  19. albamorsilli scrive:

    Dolceacqua è uno dei borghi più belli della Liguria. A Dolceacqua – e in questo fazzoletto di terra ligure – c’è un non so che di francese. Forse il dialetto: la lingua della Liguria che si mischia un certo accento d’Oltralpe. Forse il paesaggio: le linee di Dolceacqua sono state amate dai pittori francesi, che hanno raffigurato il borgo nei loro quadri

    Dolceacqua nei dipinti di Claude Monet

    Della scenografia naturale di Dolceacqua (paese dell’entroterra ligure) rimase stregato il pittore francese Claude Monet. Fu merito del maestro dell’Impressionismo se questo borgo della Liguria è diventato famoso anche in Francia. La Francia del resto e solo a pochissimi chilometri a ovest di Dolceacqua.

    Monet arrivò a Dolceacqua nel 1884. E immortalò questo borgo in un quadro. Rendendolo in qualche modo eterno. Dolceacqua è infatti rimasto uguale a quel suo ritratto. Identico. Nulla – o quasi – è cambiato in paese da quel dipinto. Anzi, da quei dipinti: perché furono ben quattro i quadri che Claude Monet dedicò a Dolceacqua.

    Chi l’avrebbe detto: un paese piccolo, sconosciuto ai più, che finisce dentro a un quadro, anzi dentro ben quattro quadri, conservati in un museo di Parigi e in uno della Normandia.

    Dolceacqua oggi: uno dei borghi più belli della Liguria

    Oggi Dolceacqua è considerato – a ragione – uno dei borghi più belli della Liguria e d’Italia (lo si trova menzionato in tutte le guide e le classifiche che trattano dei borghi italiani).

    Quello che ha colpito l’attenzione di Monet alla fine dell’Ottocento è esattamente quello che colpisce ancor oggi quando si mette piede in paese: lo scorrere del fiume tra le casette del borgo. Il tutto in una composizione visiva perfetta. Che termina – lassù in alto – con il castello dei Doria. Famiglia da cui dipendeva anche forse la morte del giorno appena trascorso.

    E non solo in maniera figurata: il castello dei Doria è sempre stato l’ultimo lembo del paese di Dolceacqua a godere dell’ultimo raggio di sole prima del tramonto.

    ://www.google.it/#newwindow=1&q=monet+dipinti+di+docolceacqua
    per paola link per i quadri di monet ritratti del ponte

  20. paolacon scrive:

    eccoti accontentato Franco: ponte di Veja ” a Sant’Anna di Verona

  21. giovanna3.rm scrive:

    Bracco, ti ringrazio per il bel servizio. Non conoscevo il Ponte del Diavolo, con una struttura assai particolare, che si staglia su un sfondo piacevolissimo da osservare. Le immagini sono molto belle e simpatica la leggenda che lo accompagna.
    Compmimenti per il bel lavoro.
    Con cordialità.

  22. albamorsilli scrive:

    Sono rimasta meravigliata dal video mi sembrava di essere di persona a vedere con i miei occhi sul posto quel ponte così bello.Leggendo bene il video è stato girato da un drone, io come sempre ignorante “che cosa è un drone ?” Un aeromobile a pilotaggio remoto[1] o APR, comunemente noto come drone[2], è un velivolo caratterizzato dall’assenza del pilota umano a bordo. Il suo volo è controllato dal computer a bordo del velivolo, sotto il controllo remoto di un navigatore o pilota, sul terreno o in un altro veicolo. grazie Wichipedia
    Ecco la cultura paesaggistica assieme alla tecnologia per mostrare il bel paese

  23. franco muzzioli scrive:

    Caro Riccardo il cosiddetto “ponte del diavolo” di Monzone (frazione di Pavullo) è una meta per funghi (soprattutto ovoli) Da Montese ci arrivo in 3/4 d’ora…..conosciutissimo.
    Dato che hai accennato anche a “ponti del diavolo naturali” consiglierei il più bello d’Italia: il “ponte di Veja ” a Sant’Anna di Verona , è vicino ad una caverna del paleolitico superiore con reperti di origine preistorica. Chiedo a Paola se può mettere una foto (io non ci riesco) , è veramente spettacolare!

  24. marc52 scrive:

    VEDUTA AEREA DI QUESTO BEL PONTE
    ponte della Maddalena (del Diavolo)
    http://youtu.be/iH2ks296JVA

  25. franco muzzioli scrive:

    A una trentina di chilometri da Borgo a Mozzano vi è il ponte della Fola di Pievepelago di Modena ,non molto distante dall’Abetone. E’ meno spettacolare di quello della “Maddalena”, ma certamente coevo .
    Erano i tipici ponti costruiti in epoca tardo romanica ,o romanico/gotica …cioè intorno al 1300, ne trovi, come giustamente dice Bracco, un pò in tutta Italia…e non solo: (Cividale del Friuli, Bobbio , Lanzo , Civita …in Spagna ,in Francia , in Germania ,in Svizzera ,in Inghilterra ecc.)

  26. Riccardo scrive:

    Commenti abilitati
    Pochi chilometri più a nord di questo ponte del diavolo, ne potete trovare uno ancora più ricco di storia, ma solo per i suoi anni, io l’ho visitato più volte andando per funghi, e vi posso garantire che nelle brume montane trovarsi di fronte questo monolite regalo della natura, lascia stupefatti per la forza degli elementi, che lo hanno creato.
    (tratto dal web)
    Il Ponte del Diavolo (Ponte Ercole)
    Nel territorio comunale di Polinago, al confine del punto di incontro con i comuni di Lama Mocogno e Pavullo nel Frignano, si trova una caratteristica struttura naturale. Il Ponte del Diavolo è un monolite che congiunge i lati di un avvallamento, alto 3 metri e lungo 33. Si tratta di un’unica roccia arenaria immersa in una fitta boscaglia e modellata a forma di arco dall’erosione e dagli agenti atmosferici. Il ponte è percorribile a piedi e, rivolgendo lo sguardo a nord, offre una visione panoramica di Polinago. Il sito, in cui sono stati rinvenuti anche insediamenti e necropoli del periodo romano, è raggiungibile, facendo trekking o in mountain bike, dalla frazione di Brandola oppure dai comuni di Lama Mocogno e Pavullo.

    Franco Muzzioli tu che abiti li vicino se lo vuoi visitare, un km circa prima dell’ingresso il Lama Mocogno, sul pianoro salendo da Modena, trovi una stradina sulla tua destra, risalendo con l’automobile, per un piccolo tratto, poi proseguendo a piedi, troverai questa opera della natura che ti stupirà non poco.

  27. marc52 scrive:

    Molto Bello il ponte di mirabile ingegneria medievale. Simpatica la storiella di bracco. Insomma se è vero che si dica: “Finta la festa gabbatu lo santu” ,in questo caso bisognerebbe dire: “Finto il ponte gabbatu il diavolo”. Oppure… “il diavolo fa le pentole ma… non i coperchi”. Documentandosi un po’, si legge che le leggende intorno al ponte del diavolo siano molteplici una delle tante dice: Che il capo muratore fece passare per primo un cane. l Diavolo lo prese e si buttò nelle acque del fiume. Si racconta inoltre che il cane, un pastore maremmano del tutto bianco, ogni tanto si veda passeggiare sul ponte nelle ultime sere di ottobre che rappresenti il diavolo che ancora cerca l’anima del capocantiere. Preso da Wikipedia che fa la lista di altri ponti del diavolo in Italia e in Svizzera dice anche che:” Talvolta il nome deriva dal fatto che l’opera di ingegneria era ritenuta così avanzata per l’epoca, da essere creduta artificio del diavolo”.
    Ponte della Maddalena, detto Ponte del Diavolo (Borgo a Mozzano)
    Ponte del Diavolo (Cividale del Friuli)
    Ponte del Diavolo di Dronero
    Ponte del Diavolo (Torcello)
    Il Ponte Gobbo di Bobbio
    Il Ponte del Diavolo a Lanzo Torinese
    Il Ponte del Diavolo a Civita
    il Ponte del Diavolo nel Canton Uri presso Andermatt
    all’Acquedotto medievale di Salerno
    il Ponte del Diavolo (Monolito) detto Pontercole nel Frignano
    Ponte della Badia a Vulci.

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