Un amico di Eldy, dalla Versilia ci mette al corrente dei suoi pensieri e delle sue proposte per “migliorare le condizioni di vita” e vivere più sereni.

Riflessioni sull’Unione Europea, specialmente ora che la Scozia affronta il referendum per decidere se staccarsi dal Regno Unito e riflessioni sull’Italia e sulle sue condizioni.

Tutte cose che ci toccano da vicino, si può essere d’accordo o no con le idee di Renato Sacchelli, ma bisogna riconoscere che sono esposte con grande chiarezza.

 

Quando miglioreranno le nostre condizioni di vita?
Renato Sacchelli

 

È da tanto tempo che mi pongo questa domanda: vorrei sapere quando l’uomo potrà vivere una vita più serena e con meno sofferenze.

Purtroppo, per quanto ci stia a cuore, l’Unione Europeain cui abbiamo sperato, non mi pare ci abbia portato i risultati sperati. Alla luce di ciò che vediamo oggi mi pare di non sbagliare nel dire: non corrisponde a quella che sognavano i padri fondatori, su tutti Alcide De Gasperi, Konrad Adenaur, Robert Schuman, Jean Monnet, Paul Enri Spack e Altiero Spinelli

******* Ci furono studi e attente valutazioni prima di dare vita alla Ceca (Comunità del carbone e dell’acciaio), il primo embrione di Europa Unita, non tanto per aumentare il commercio di tali prodotti, ma per evitare, in primis, che fra le vicine nazioni europee potessero scoppiare nuove sanguinose guerre, come le due combattute pochi anni prima.
Subito dopo si andò avanti nel processo volto a creare un mercato comune ed una maggiore integrazione fra gli stati europei.

Piano piano siamo andati avanti verso una più forte integrazione, tra frenate e accelerazioni.

Ritengo che sia stato commesso un grave errore nel coniare una nuova moneta unica senza pensare prima ad avere chiaramente una visione politica delle cose da fare per il raggiungimento del bene comune. Perché non è stata creata una banca coi capitali da destinare allo sviluppo delle attività produttive, le sole che riescono a dare ricchezza e benessere a tutte le nazioni del mondo?
E per quale motivo si è fatto l’Euro senza dare vita ad una banca centralecon potere di coniare moneta, come avviene negli Stati Uniti per la FED (FED = abbreviazione di Federal Reserve, banca centrale degli Stati Uniti), in grado di fare fronte tempestivamente ad ogni tipo di emergenza finanziaria ed economica?

Sono rimasto sconcertato nel constatare che l’introduzione dell’Euro ha causato il raddoppio del costo della maggior parte dei beni, a partire dalla tazzina di caffè per passare alle scarpe e ad ogni altro tipo di articolo presente sul mercato.

Occorreva pensare subito alla creazione di un governo europeo cui affidare il compito di guidare l’Unione, possibilmente con l’elezione diretta del Presidente, come avviene negli Stati Uniti.

Invece ci siamo limitati ad eleggere un parlamento, quello di Strasburgo, i cui poteri sono estremamente limitati, di fatto lasciando alla mediazione tra i singoli governi statali il compito di guidare l’Unione.
Non siamo riusciti neanche a dare vita a una politica estera comune, per non dire ad una difesa unica.

Chi scrive è un semplice uomo della strada che non ritiene giusto che sia un singolo governo nazionale (quello tedesco) a dettare le regole per la compilazione dei bilanci di ogni singolo Stato membro dell’Unione. L’Ue si realizzerà se arriveremo, un giorno, a un vero governo europeo.

Il tanto sbandierato rigore nei conti pubblici della cancelliera tedesca Angela Merkel a me sembra eccessivo. Sarà difficile, infatti, per paesi come il nostro riuscire a conseguire il pareggio di bilancio e al contempo riportare l’economia a crescere mantenendo fisso al 3% il rapporto tra spesa pubblica e Pil. Con un debito alto come il nostro, infatti, gran parte delle risorse sono drenate dagli interessi e vengono meno, così, le risorse necessarie ad affrontare i diversi problemi che abbiamo. La coperta è troppo corta, non è difficile comprenderlo. E senza un minimo di flessibilità si rischia di distruggere tutto.

Angela Merkel

Sarebbe importante chiudere ogni anno con il pareggio di bilancio, che l’Italia riuscì a ottenere una sola volta, con il ministro delle Finanze Quintino Sella, divenuto famoso per il suo rigore ed anche per aver imposto la famigerata “tassa sul macinato”.
Ovviamente è un risultato difficile, tenendo conto delle difficoltà del Paese ed anche, purtroppo, degli enormi sprechi che da decenni ci portiamo dietro.

Queste limitazioni imposteci dall’Europa rischiano di portarci sempre di più nella miseria.

Ce la faremo ad andare avanti? Forse non avremmo dovuto accettare misure come il fiscal compact, ossia l’inserimento nella Costituzione di alcune clausole o vincoli tra le quali, ad esempio, l’obbligo del pareggio di bilancio e la significativa riduzione del rapporto fra debito pubblico e Pil, pari ogni anno a un ventesimo della parte eccedente il 60% del Pil. Avremmo dovuto cercare subito di strappare un minimo spazio di manovra, per non restare strozzati.

Tempo addietro, l’allora capo del governo, professor Mario Monti, con una punta di ottimismo dichiarò di vedere la luce in fondo al tunnel.
Questa luce, purtroppo, non si illuminò d’immenso, come tutti poi abbiamo avuto modo di constatare.

Alla luce della situazione attuale non condivido la posizione assunta dalla Merkel e da altri ministri del suo governo. Il solo rigore ucciderà noi e, subito dopo, tutta l’Europa.

Servirebbero nuovi grandi uomini come Adriano Olivetti e Giovanni Borghi, “mister Ignis”. Chi è che non ha realizzato i progetti ideati dall’ing. Olivetti? Chi mi può dare una risposta? Negli anni ’50 a Roma, in un centro di elaborazione dati vidi una gigantesca macchina perforatrice di schede, costruita dalla Olivetti. Mi convinsi subito di quanto fosse importante, per l’Italia, avere una grande società come quella.

Una cosa è sicura: non è certo con i debiti che si risana l’ economia di una nazione.

Occorre, non mi stancherò mai di ripeterlo, ridare impulso alle attività lavorative che producono beni e servizi, le sole in grado di ridurre la disoccupazione, aumentare i consumi e migliorare le condizioni di vita dei cittadini.

È importante anche che la politica dia un segnale di onestà e serietà: prima di chiedere nuovi pesanti sacrifici deve dare un segnale forte, riducendo sensibilmente gli altissimi emolumenti che percepiscono i politici e gli alti burocrati nazionali.
Un segnale di sensibilità che non può mancare.

E bisogna fare di tutto, inoltre, per  ridurre l’ imposizione fiscale, per favorire i consumi e rendere meno sofferta la vita delle categorie più deboli. Ovviamente meno tasse vuol dire meno spesa pubblica: e qui bisogna intervenire con intelligenza, eliminando innanzitutto gli sprechi e razionalizzando i costi. A questo punto è necessario una riforma fiscale che sancisca una volta per tutte che i costi dello Stato debbano essere contenuti sempre entro i limiti delle entrate.

La politica dovrebbe essere esercitata da uomini animati da “passione, spirito di sacrificio e di apostolato”, come scrisse anni fa Giorgio Giannelli, fondatore di “Versilia Oggi”.

Chi opera per lo Stato deve anche sentirsi, aggiungo io, molto gratificato per l’attività che esercita a favore della collettività.

Arrivo inoltre a pensare, se mi è consentito, che coloro che percepiscono emolumenti molto elevati dovrebbero essi i primi a chiedere, alla luce della grave situazione che il Paese sta attraversando, una riduzione dei propri stipendi.

O in alternativa che una parte cospicua degli stessi sia legata a risultati (numericamente misurabili) effettivamente raggiunti. Sarebbe un passo avanti di non poco conto.


Riusciremo? La raggiungeremo questa serenità?

21 Commenti a “Quando miglioreranno le nostre condizioni di vita? Scritto da Renato Sacchelli”

  1. riccardo2.co scrive:

    Amici ma vi rendete conto che stiamo facendo il gioco di chi è al potere cambiando abito, ma non la faccia da oltre un ventennio? stiamo combattendo una guerra tra poveri.
    Ha ragione Alfred, come hanno anche ragione, il Muzzioli, e il Sacchelli, siamo entrati in una parabola discendente, senza via d’uscita, come non capire Alfred quando dice di non credere più in nessuno, come non credere in quelle persone che oltre dieci anni fa trovavo ha rovistare nel cassone della frutta da buttare, che una volta fermati piangevano dalla vergogna, c’era gia chi gridava attenti che le cose stanno peggiorando, ma loro no spendete che risollevate il paese, ma cosa spendere con poco più di 3/400 euro al mese al netto delle tasse.
    Io ringrazio le persone che si danno da fare con tutta l’anima per gridare lo sdegno del popolo, siano persone che non hanno grandi problemi finanziari, che chi ne ha, e non raggiunge nemmeno la prima settimana.
    Franco, Alfredg, unitevi e gridate il vostro sdegno, non siete soli.

  2. francomuzzioli scrive:

    Rispondo e chiudo! Mi pare inesatto “vendere” come definizione della borghesia una lettura di Federico Chabod ,storico di chiara fede comunista ,riportata di certo dalla Treccani….forse se si va in Treccani.it e si leggono le definizioni riportate si ha una visione più onesta del termine.

  3. alfred scrive:

    ” E così borghese viene chiamato colui che ha una certa posizione sociale, intermedia fra la nobiltà e le classi operaie; oppure a questa prima definizione se n’aggiunge un’altra: borghese è colui che non solo ha una determinata condizione sociale, ma gusti e tendenze che sono diverse da quelle di altri strati sociali. Per es. l’amore al vivere quieto e ordinato e una certa ripulsione allo spirito di avventura; l’adesione – in genere – all’ordine politico costituito e la riluttanza a ogni innovazione rivoluzionaria; il geloso attaccamento alla propria fortuna economica e al proprio benessere, che rendono il borghese ostile, in massima, alle dottrine socialmente innovatrici. Ancora, per letterati e artisti il borghese rappresenta molte volte l’uomo amante delle idee tradizionali, ben fermo sulla cultura ricevuta nella scuola, dal gusto un po’ grosso, poco proclive quindi ad accettare nuove teorie e dottrine, dubbioso e diffidente di fronte a tendenze artistiche e letterarie che non rispondano ai canoni classici. Borghese diviene così più volte simbolo di una certa aridità e angustia mentale, di pavido conservatorismo culturale, sociale, politico. E di attacchi contro lo spirito “borghese”, contro il “filisteismo” risuona il mondo culturale moderno.”

    e con questo chiudo la polemica

    http://www.treccani.it/enciclo.....Italiana)/

  4. francomuzzioli scrive:

    Borghese ,che tu stigmatizzi come espressione, dariva da “burgensis” (l’abitante del borgo) cioè il cittadino.
    Poi Marx ,che ha creato le classi sociali, l’ha contrapposta al proletario.
    Ora esiste l’alta , la media e la piccola borghesia….quindi termine assolutamente consueto e per fortuna, al di la delle contrapposizioni sociali, che spero non esistano più, asolutamente “normale”. Faccio presente che ci possono essere individui di estrazione borghese come erano Gramsci e Berlinguer , ma con ideali di sinistra e proletari come Hitler (imbianchino) e Mussolini che con il proletariato ed il concetto di uguaglianza ,non hanno avuto un buon rapporto

  5. alfred scrive:

    non lo è….
    non lo è nella misura in cui ( bruttissima espressione borghese) si difende il proprio orticello.

  6. francomuzzioli scrive:

    Sì sono un borghese (di sinistra) e non mi sento particolarmente colpevole , perchè lotto per politiche più ugualitarie e democratiche anche se ho avuto la fortuna o l’abilità di non essere povero . Essere borghese non mi pare una colpa!

  7. alfred scrive:

    non è che forse ti rivedi in qualcuna delle categorie elencate?

  8. alfred scrive:

    franco,
    secondo te, affermando le cose che ho affermato che sto facendo?

  9. francomuzzioli scrive:

    Caro Alfred sei prevenuto verso la stampa, i politici, gli industriali, la borghesia , i moralisti (categoria alquanto variegata), rimangono nella tua considerazione gli oppressi in generale e questo mi va bene!
    Ma dato che il mondo democratico è formato da tutte le categorie elencate , non è forse opportuno partecipare attivamente e politicamente (se no sono solo parole vane) e cercare di cambiare qualcosa ?

  10. alfred scrive:

    sig.Sacchelli,
    mi spiace che l’abbia presa male: me ne scuso.
    E’ vero sono prevenuto.
    Sono prevenuto contro la stampa, contro i giornalisti, sono prevenuto contro i politici che sorridendo e dandosi pacche sulle spalle decidono quello che è giusto per noi.
    Sono prevenuto contro gli industriali che piangono miseria, sono prevenuto contro chi non sa cosa sia veramente la fame e la miseria.
    Sono prevenuto contro i moralisti che pretendono di insegnarci a vivere.
    Sono prevenuto contro chi dice “lasciate che i fanciulli vengano a me” e sono pedofili.
    Sig. Sacchelli, non La conosco personalmente per cui non era diretta a Lei ma a quello che Lei rappresenta.
    Ossequi.

  11. renato.sacchelli scrive:

    Ringrazio le persone che hanno letto e commentato il mio articolo. Ho auspicato che si possano creare, così, nuovi posti di lavoro per permettere a tutti di vivere dignitosamente, facendo fronte ai bisogni delle famiglie e consentire ai giovani di sposarsi, fare figli ed avere un proprio focolare. Intendevo dire questo con l’espressione, forse da qualcuno equivocata. “vita più serena possibile”

    Al signor Alfred, mi pemetto di precisare alcune cose: sono figlio di un cavatore (un ciclope, come ho amato definire tutti i cavatori) e fin dagli anni più teneri della mia vita mai ho vissuto nella agiatezza. In particolare, durante lo sfollamento ordinato dai tedeschi alla popolazione dei comuni versiliesi nell’ estate del 1944; la cui terra divenne l’estremo limite della linea Gotica ( dove le truppe tedesche fermarono per sette mesi l’avanzata degli Alleati), un giorno fui colpito dai sintomi dell’agonia per la fame che provavo: Nel nostro rifugio non c’era proprio nulla da mangiare. Non so come sono riuscito a sopravvivere, peraltro senza più la casa dove ero nato e cresciuto di proprietà dei miei norni materni, fatta saltare in aria dai Tedeschi.L’intero mio rione fu raso al suolo.
    Renato Sacchelli

  12. lucia1.Tr scrive:

    Non sono solita commentare e elogiare i commenti ai post, questa volta lo faccio con piacere. Ho letto più volte lo scritto di Alfred, lo ritengo degno di attenzione e di lode, un’analisi accurata e veritiera sulla “Serenità”, uno stato d’animo che oggi sembra sempre più raro. Mi sono ritrovata nelle sue parole, una serie di domande che ci invitano a riflettere e dare delle risposte, che parlano di noi e delle nostre famiglie, delle paure e dei problemi che ogni giorno si fanno sempre pesanti, le soluzioni sembrano lontane e difficilissime, auspico un futuro più “Sereno” per le future generazioni.

  13. enrica bosello scrive:

    Forse all’italiano medio servirebbe un lavoro e le istituzioni che funzionino, asili nido, scuole, mezzi di trasporto per consentire a tutti di potersi recare al lavoro con normale regolarità. ci sarebbe meno disoccupazione meno inquinamento e più collaborazione, penso che ci basterebbe per cominciare a viver una vita concretamente normale senza pensare di diventare miliardari.

  14. lucia1.Tr scrive:

    Dal “Sole 24 ore”, 17 settembre 2014. Sembra quasi impossibile….

    I miliardari non conoscono crisi. Neppure nell’Italia in recessione. L’ultimo rapporto di Wealth-X e Ubs sui grandi patrimoni fotografa un segmento in continua crescita. Nel periodo dal luglio 2013 al giugno di quest’anno il loro numero a livello globale è aumentato del 7%, passando da 2.170 a 2.325.
    L’Italia scala due posizioni.
    In Italia gli individui con un patrimonio netto superiore a un miliardo di dollari sono passati in dodici mesi da 29 a 33 (il rapporto non pubblica i nomi) e la loro ricchezza da 97 a 115 miliardi di dollari , pari a un incremento del 18,6% ed equivalente al 5,7% del Pil italiano. Nella classifica dei paperoni mondiali il nostro Paese scala così due posizioni e si piazza al quindicesimo posto. Ancora più spettacolare l’ascesa della Spagna, altra nazione reduce da anni di crisi pesantissima, che al giugno scorso vantava 10 miliardari in più (da 22 a 32) per un patrimonio schizzato da 74 a 130 miliardi di dollari, un balzo che ha fatto recuperare al Paese ben sei posizioni (da 23esimo al 17esimo posto).

  15. mario33,co scrive:

    Non sono contrario all’Euro. Vero… che i prezzi sono raddoppiati. All’inizio, non è stato cosi, sotto il prezzo in euro, vi era segnato il prezzo in lire. Poi… è scomparso! Con il tempo, i prezzi sono lievitati, gli stipendi si sono fermati. sono un europeista convinto!Tolgo tanto di cappello ai padri, convinti fondatori. E’ vero che bisognava fare di più a livello politico, inizialmente o /e in concomitanza con l’Euro. Una… Banca Centrale, un governo Europeo, che governasse, non solo un parlamento in balia di governi egemoni, che hanno più voce in capitolo di altri, vedi Germania. Si sa che un governo Europeista perfetto non esiste. fin qui l’articolo postato fila mi trova in accordo. Mentre sono un po’ stufo di sentire che bisogna reinventare l’economia non me ne voglia il signore Sacchelli non lo dice lei (lei segue l’onda), ma… lo dicono fior fiori di economisti. Io non ci credo più ( ne sono convinto) non sanno neanche loro come fare, in che modo??? mah!!! Rimangono solo delle “belle” parole, senza soluzioni reali (qui siamo un po’ ottimisti signor Sacchelli). Come lo siamo a pensare che in Italia possano affiorare dal cappello a tuba, politici onesti, dediti al benessere della comunità, che, si possano rivedere nel percepire certi emolumenti. Non ci credo più. Sul Eldy, questa settimana sono apparsi tre articoli(diciamo) correlati. Uno, sul risparmio (Incontriamoci), uno, sul Pil (il Bosco). Riguardano tutti il benessere di noi poveri cittadini che ci troviamo in una situazione a dir poco drammatico. Sono d’accordo nel risparmiare, quel poco che si può risparmiare(unica via reale). Sono d’accordo che l’acronimo Pil non ci aiuta in modo sostanziale, nel sbarcare il lunario (lasciamolo agli economisti).Se la serenità viene intesa come un fattore economico penso che per la maggior parte di noi italiani questa serenità c’è la dobbiamo ancora guadagnare.

  16. alfred scrive:

    ma chi è questo sig.Sacchelli?
    mi piacerebbe chiedergli cosa intende per una vita serena!
    Ho l’impressione, da come si esprime, che lui l’abbia vissuta una vita serena, che sia nato in una famiglia nella quale
    la vita serena c’era già.
    Parla di vita serena ma quale è una vita serena?
    Quella di coloro che nascono in famiglie benestanti e che continuano a essere sempre più benestanti?
    Quella di coloro che non hanno mai dovuto dividere il pranzo con la cena?
    La vita serena auspicata dai signori come il sig, Sacchelli era forse circolare in auto quando le strade erano ancora vuote? Andare in villeggiatura magari con la servitù.?
    Oppure auspicare il ritorno ad una vita serena sarebbe il non doversi rivolgere alla Caritas per avere un pasto caldo per sé e la propria famiglia?
    Auspicare di tornare ad una vita serena forse è, per per questi signori, il non dover combattere tutti i giorni col timore di perdere il posto di lavoro oppure di trovarlo un posto di lavoro. Per sé e magari per i propri figli?
    Sig. Sacchelli….. ma Lei lo sa che la serenità che Lei auspica la gente comune l’aveva?
    Ma lo sa come l’ha avuta?
    La serenità la gente comune se la è conquistata con dure lotte e duri sacrifici e non è la stessa serenità che intende Lei e quelli come Lei.
    La serenità della gente comune a cui Lei si rivolge è vivere un vita in pace del proprio lavoro, dignitosamente e non da schiavo.
    Serenità è sapere che i propri figli cresceranno in un mondo dove andare a scuola non sarà prerogativa solo dei ricchi .
    La serenità è poter pensare di tirare su figli in un paese senza guerre!
    La serenità è la speranza di avere persone serie che li governino.
    La serenità per la gente normale non è diventare proprietari della luna ma poterla vedere splendere a lungo, che la possano vedere splendere a lungo i loro figli e i loro nipoti.
    La serenità è sapere che non ci saranno persone che vorranno essere serene a scapito di altre che serene non saranno

  17. sandra .vi scrive:

    Mi e’ piaciuto molto lo scritto di Renato Sacchelli ,l’ho letto riletto con molta attenzione .L’ho trovato veremente interessante ,ne esce un perfetto quadro della realta’ alla quale siamo arrivati .La domanda che tutti ci poniamo ne usciremo? Qui il grosso dilemma ,nn si puo’ che ringraziare Renato Sacchelli per le sue chiare e appriofonditeb esposizione e …in incrociare le dite…………Un piccolo ricordo dei primi anni dell’Euro comperavo delle scarpe ortopediche che pagavo 100 lire,con l’euro l’anno dopo le pagai esattamente il doppio .

  18. franco muzzioli scrive:

    Complimenti per l’articolo ricco e circostanziato con elementi di indiscussa realtà e veridicità.
    Vorrei fare qualche appununto : certamente la moneta unica doveva essere conseguente ad un atto politico , ma non è stato tanto il fatto che le 1936,27 lire per euro fossero state cablate per monete più forti è che il mercato (negozianti, grossisti, industrie produttrici) ,hanno preso l’occasione per predere lire per euro ,raddoppiando di fatto in un sol giorno i prezzi ….e nessuno, politici compresi, si è opposto.
    Eravamo poi in piena società dei consumi , gonfiata in tutti i sensi e la cosa si è sommata alle varie incongruenze nella nascita di questa Europa unita.
    Per tornare a sorridere dovremo prendere gli indici (dita) e tirare la bocca …..unico sorrriso possibile!!!!
    Ora è il momento di fare soltanto dei sacrifici , se si riusciranno a fare forse potrà nascere una “povera” serenità.

  19. giuseppe3.ca scrive:

    L’€uro, ovvero la moneta unica, che doveva portare a compimento l’Unità Europea, ha avuto una gestazione lunga e mille padri ma alla fine, dopo un dolorosa travaglio, è nato settimino ed è stato diseredato già alla nascita o successivamente, dai vari ideatori che si sono succeduti nei 50 anni di lavorazione.
    L’idea dell’Unione Europea ha inizio nel 1951 quando il 18 aprile i sei paesi Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Olanda firmano un trattato per gestire in comune le rispettive industrie del carbone e dell’acciaio (CECA – Comunità Europea del carbone e acciaio).
    Il 25 marzo 1957 con il trattato di Roma nasce la CEE (Comunità Economica Europea), avente per obiettivo la libera circolazione di persone, beni e servizi al di là dei confini nazionali.
    Nel 2002 nasce finalmente la moneta unica, forse con taglio cesareo, perché i tempi non erano ancora maturi e la situazione descritta da Renato Sacchelli ce ne dà ampia dimostrazione.
    Grazie Paola, un rientro alla grande, da par tuo.

  20. lucia1.Tr scrive:

    Oggi non voglio parlare di economia ma, ricordare che oggi iniziano le scuole in quasi tutti i comuni italiani, facciamo un grande in bocca al lupo a tutti gli studenti, sono la nostra speranza per un futuro sereno. Riporto qui un pensiero di Natalia Ginzburg, tratto dal libro “Piccole virtù”, letto tanti anni fa, sempre di grande attualità!
    “….Quello che deve starci a cuore, nell’educazione, è che nei nostri figli non venga mai meno l’amore per la vita, né oppresso dalla paura di vivere, ma semplicemente in stato d’attesa, intento a preparare se stesso alla propria vocazione. E che cos’è la vocazione di un essere umano, se non la più alta espressione del suo amore per la vita?”
    Chiedo venia se il mio commento non è attinente al post..

  21. lorenzo.rm scrive:

    Ho letto con attenzione lo scritto di Renato Sacchelli e lo condivido nelle sue linee generali. Ci chiediamo con lui: miglioreranno le cose con le attuali regole comunitarie? Ci rispondiamo di no. Le esigenze dei vari stati aderenti sono differenziate e comandano i più forti. Inoltre l’unione non ha organi che fanno politica rappresentativa di tutti i paesi aderenti. E poi il problema è anche quello che esistono paesi al di fuori dell’Unione che devono pur vivere. Eccetera, eccetera. Forse abbiamo commesso l’errore di ritenere che, con la fine del comunismo, il modello capitalistico, unico in campo, potesse risolvere tutti i problemi del mondo. Non è stato e non sarà così. Occorre riprendere le esigenze sociali, ambientali, dell’armonico rapporto fra i popoli. Basti pensare, per fare un solo esempio, ai problemi dell’emigrazione, che non possono essere risolti solo in termini di assistenza. Occorre riprendere il richiamo storico della socialdemocrazia e tanto ancora. Tutto ciò presuppone una crescita vera della politica e un contenimento del capitalismo finanziario, da ricondurre nei recinti propri, al servizio delle collettività. Ma sarebbe troppo lungo approfondire. D’altra parte, sarebbe pure inutile. Per ora non posso che congratularmi con l’amico Renato e ringraziarlo di averci messo in guardia così serenamente come ha fatto.

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