faintendimenti2

 

 

Ma le incomprensioni ed i “non capito” continuano ad esserci, sempre…
Bracco, dopo aver partecipato alla discussione del post precedente, mi ha inviato questo scritto, decisamente Ad Hoc.

 siccome non ho capito

Peggio che non essere capiti è essere fraintesi.
Cit.

Riflessione su una frase di C. Shine.
“La lettera nel momento in cui la infili in una busta cambia completamente. Finisce di essere la mia e diventa la tua. Quello che volevo dire io è sparito, resta solo quello che capisci tu”.

Il rischio di essere fraintesi, equivocati sui forum, blog ecc. è sempre in agguato. (più che nella vita reale aggiungo io, Paola)
Può capitare a tutti di essere fraintesi in qualche circostanza o di non essere riusciti a esprimere un concetto nella forma in cui avreste voluto. Si preferiscono la rapidità e la facilità, dimenticando che queste caratteristiche, sommate a brevità e sintesi, sono i peggiori nemici della chiarezza.
Chi legge non sempre ha la possibilità o la volontà di andare oltre a quello che vede, non esiste un modo per far combaciare perfettamente il funzionamento di due o più menti diverse. Possiamo affinare il nostro stile fino a scegliere le parole con la massima cura, ma la sensazione del ricevente sarà sempre filtrata attraverso le sue attese, i suoi pregiudizi, la sua disposizione verso il mittente:

Se la persona che scrive non mi è tanto simpatica ecco che divento un lettore superficiale!

A volte è inutile anche un chiarimento.
Perché succede che il mittente si rende conto di essere stato frainteso da un certo interlocutore (quello poco simpatico), che a sua volta ha visto cose che “non ci sono”, e cerca di chiarire.
Il mittente continua a essere frainteso dal suo interlocutore, e ogni volta che l’interlocutore legge qualcosa di nuovo dello stesso mittente, vede cose che “non esistono”.
In questi casi sorge un dubbio:
Non sarà che il mittente ci teneva a farsi “fraintendere”, per poi ridersela sotto i baffi?

Anche voi, almeno una volta siete stati fraintesi volete raccontare la vostra esperienza; anche perché, come ben sappiamo, a volte i malintesi possono anche diventare oggetto di situazioni divertenti o, nel peggiore dei casi (per chi ne è protagonista), anche imbarazzanti, per non parlare poi di quando si finisce per essere bannati a causa di un malinteso!

fraintendimenti Equivoci color non ho capito

17 Commenti a “Non capìti o fraintesi? Riflessioni scritte da Bracco.”

  1. ANNA B, scrive:

    Attraverso il linguaggio ogni persona cerca di esprimere ciò che pensa e sente, comunicando agli altri una serie di messaggi. È difficile avere le idee chiare, formare nella propria mente messaggi certi e precisi, ancor più difficile è tradurre i messaggi che elaboriamo dentro di noi in parole. Esprimersi bene significa prima di tutto conoscere bene se stessi e, in secondo luogo, saper trasmettere agli altri i messaggi interiori, proprio come li abbiamo concepiti.
    Buona scrittura a tutti.

  2. lucia1.Tr scrive:

    E se per un attimo si stesse in silenzio a riflettere? In silenzio ci si rilassa, alziamo il volume dei nostri pensieri e ci sentiamo più in sintonia con il mondo.
    “Il rumore inutile è la più crudele mancanza di attenzione che si possa infliggere a un malato o a una persona sana”. (Nightingale Florence)

  3. Bracco scrive:

    Meglio tacere o parlare, chi può dirlo.
    Commenta così Lucia1Tr
    Sono del parere che si deve comprendere quando parlare, quando tacere, quando è opportuno chiarire un fraintendimento nostro o altrui, riuscire a comprendere il non detto, leggere tra le righe, dedurre l’implicito, ecc.

  4. sandra .vi scrive:

    Verissimo cara LUCIA ,meglio tacere o parlare ….Quello che avevo scritto sul rullo “Un bel tacer non fu mai scritto ” e mi fu scubito contestato .Mentre la cara Armida completo’ col detto veneziano “prima de parlar tasi”,quanto mi hanno sempre insegnato che e’ piu’ facile parlare che tacere .Perche’ quando una parola e’ detta nn la puoi piu’ fermare e nn sai come viene interpretata e capita .Puo’ seguire una spiegazione ,ma basta?Ascoltare e’ un gran dono ,che non tutti sanno usare ,lasciare che una persona parli ,parli ti svuoti completamenti il suo tormento senza interromperlo,facendogli sentire la tua comprensione……..Sai come ex assistente sociale ho potuto aiutare e risolvere piu’ casi ed essere d;aiuto tacendo e lasciando parlare ,bastava dare la tua disponibilita’ essere vicini ed essere investiti da una valanga di parole piene di disperazione e ti dava modo di capire e risolvere almeno fin dove potevi il caso.

  5. lucia1.Tr scrive:

    Meglio tacere o parlare, chi può dirlo. Succede spesso di parlare senza essere capiti, ascoltare gli altri è una grande virtù. E’ predisposizione per un arricchimento interiore, un interesse sincero verso chi ci parla. E’ una partecipazione alle sue gioie, malumori, affanni, problemi personali o delle persone care a lui vicino. Non sempre è facile ascoltare, siamo presi troppo dal nostro egoismo, dalla fretta, dalla noncuranza altrui, riusciamo a rimanere indifferenti di fronte a problemi piccoli e grandi negando l’ascolto a chi ha bisogno di conforto. E’ utile imparare a non interrompere, a non giudicare, ad aprire la mente e il cuore prima dell’udito. Chi sa ascoltare ha una marcia in più, saprà poi comunicare e avrà successo nella vita.

  6. franco muzzioli scrive:

    Guardo nascere sul monitor
    le piccole parole ,che raccolgono i miei pensieri
    Parole vicine, una accanto all’altra
    per farsi coraggio nel deserto delle cose dette e da dirsi.
    Solo leggere gocce di nulla
    per parlare forse di inutili cose mie e vostre,
    ma simili a mille altre e vane a pensarsi ,
    solo la voglia di dirle
    solo la voglia di farle uscire a prendere aria
    per non perdersi nelle solitudini
    di quotidiani e personali pensieri.

  7. marisa8.bs scrive:

    verissimo .mi capita di leggere i vari interventi in chat .mi soffermo volentieri anche se tante volte non capisco,quando entro .mi ci vuole un pò per inserirmi .e mi accorgo sovente che si va a simpatia ,di cosa non so .non conoscendo la persona che sta dietro a uno schermo bianco.
    ecco allora che una frase detta da un presunto amico ,ti fa sorridere ,al contrario detta da una persona che per te è indifferente ti irrita ,e rispondi male .cosi è la vita in chat come nella vita reale

  8. lucia1.Tr scrive:

    Non c’è parola più certa di un’altra.
    S’impara a tacere con gli anni,
    anche se sembra che parliamo.

    Si nasce senza parole
    E con le parole distrutte ce ne andiamo.

    E tuttavia,
    nonostante vivere significhi ammutolire,
    esiste un piacere primordiale nel silenzio,
    che giustifica tutti i silenzi.

    (Javier Vicedo Alòs)

  9. franco muzzioli scrive:

    Filosofia perfetta Alfred!”!!!!!!!!!!!

  10. alfred-sandro1.ge scrive:

    Non solo la lettera cambia nel momento che la infli nella busta ma la parola stessa cambia non appena esce da una bocca, una qualsiasi bocca.

    Ma questo naturalmente è un luogo comune: non sono le parole che cambiano. Ne quellle scritte ne le parlate.
    È come vengono recepite da ciascuno di noi.
    Le stesse identiche parole hanno e prendono significati e sfumature diverse a seconda di chi le legge o le ascolta.
    Non solo: nella stessa stessa persona che legge o ascolta, le parole assumono significati diversi con sfumature diverse a seconda di come si è predisposti in quel dato momento.
    Mettiamoci all’uscita di un cinema e chiedamo agli spettatori di raccontarci le impressioni che hanno avuto ala visione del film: avremo una infinità di risposte con sfumature diverse a seconda di come ciascuno degli spettatori hanno recepito quello che hanno appena visto.
    Lo stesso accade con la lettura. Ciascun lettore, dello stesso libro, dara versioni differenti, addirittura parteggerà per uno o per l’altro protagonista!
    Alla luce di tutto questo sarebbe opportuno che, in caso di equivoci, fossimo capaci di chiarirci, spiegarci, esporre i nostri dubbi e le nostre certezze.
    Forse si eviterebbero tanti equivocie i rapporti tra le persone migliorerebbero.

    Ma io credevo che tu credessi che io………che tu….che io….che……..ch….

  11. franco muzzioli scrive:

    Esempio di errore di lettura : ho interpretato il ragionamento di Lucia come se imputasse a me la frase “gli zingari rubano i bambini “, mentre penso, volesse riferisrsi al mio disquisire sul “preconcetto”.
    Bisogna dare atto che spesso frasi postate di getto , possono essere interpretate in modi diversi. Con questo dovrei smentirmi contraddetto in merito alla sintesi…..no! Ribadisco che quasi sempre la sintesi è maggiore chiarezza.

  12. franco muzzioli scrive:

    Penso di essre io il Franco citato da Lucia ..non ricordo d’aver detto questa ovvietà…cone dire che tutti i genovesi sono tirchi, che tutti i napoletani sono sporchi ….perchè c’è forse qualche genovese tirchio o qualche napoletano sporco.
    Qualche caso di rapimento di bambini da parte di zingari c’è stato ed è documentato….ma guai alle generalizzazioni….se l’ho fatto me ne scuso.

  13. lucia1.Tr scrive:

    Due giorni fa, l’articolo del poeta e filosofo torinese Guido Ceronetti, apparso sulla prima pagina del quotidiano La Repubblica, “Il rom non esiste, torniamo a chiamarli zingari”, ha scatenato polemiche a non finire. I linguisti hanno dissertato a lungo sull’uso del termine “zingaro”,il problema non è soltanto sul suo significato originario, ma anche su quello che ha assunto che ne è stato fatto. Non possiamo negare che la parola “ zingaro” ha assunto un valore negativo e quando leggiamo questa parola l’ associamo a luoghi comuni privi di fondamento, per esempio quello secondo cui “gli zingari rubano i bambini”, proprio come afferma Franco condizionati dai nostri preconcetti.
    Non dobbiamo avere paure delle parole, nessuna e scorretta, dipende dall’uso che ne facciamo, capita spesso chi legge il testo scritto non afferra correttamente quello che l’autore vuole comunicare, sia perché non ha le competenze necessarie, sia perché non riesce a essere imparziale e non riesce a vedere oltre il suo punto di vista…..

  14. sandra .vi scrive:

    Hai ragione Lorenzo ho riletto con calma il pezzo di Bracco e/ veramente notevole per bravura ,bello e sopratutto molto intelligente,Davvero e’ da condivedere.Logicamente che quando noi trattiamo qualche pezzo ,quando parliamo fra noi facilmente saltiamo di palo in frasca ,ha ragione Lorenzo ,nn sempre ci atteniamo agli argomenti trattati ,tanto siamo tra noi anziani,saltano fuori le ns esperienze ,pezzi di vita vissuta ,come fossimo in un salotto ,e fra amici .Tanto tutto fra brodo e che brodo ,A [roposito io sono Sandra e tu ,,chi sei ?

  15. paul candiago scrive:

    Signori,
    comunicazione scritta: a noi usarla sempre con sapienza.

    Deve sempre contenere la Verita’, premesse le circostanze di segretezza,e lo scrivere deve essere sempre sostenuto dai fatti o precisare:opinone personale ed il che e’ piu’ che meraviglioso: il pensare della gente messo su carta.

    Piu’ che sapiente il riassunto della saggezza popolare da applicare alla scrittura: Vero come Vangelo:..e che io sappia questo testo e’ sempre stato trovato piu’ he Vero.

    Per chi ha occhi per leggere e orecchie per sentire non c’e’ altro da aggiungere.

    Cordiali saluti e con l’avvicinarsi del Santo Natale il bambino Gesu’ ci porti costantemente la sua Verita’ e Pace agli uomini di buona volonta’. Paul

  16. lorenzo.rm scrive:

    Bene, Bracco. Il tuo “pezzo” è bello e sapiente. Lo condivido senza alcun preconcetto basato sulla naturale simpatia che ispiri. Quanto ai pezzi di cui parliamo tra noi, è facile, però, che si salti, per così dire, di palo in frasca e che non ci atteniamo del tutto agli argomenti presentati. Ma tutto fa brodo perché, Vivaddio, parliamo tra noi, ci confrontiamo, narriamo le nostre esperienze, ecc. ecc. Tutto fa brodo, si direbbe, per noi che costituiamo una famiglia di amici.

  17. franco muzzioli scrive:

    Nelle chiacchierate con Paola ho sempre detto che ha me gli articoli piacciono sintetici , al massimo di 25 righe , perchè le prolissità stancano ….scritte da simpatici o da antipatici..categorie strane….perchè nei concetti scritti si dovrebbe considerare l’affine o il non affine.
    Leggo a volte Sallusti, che proprio umanamente non sopporto, ma nel momento della lettura è quello che scrive che coglie il mio interesse.
    Se uno si sforza ad essere sintetico , mette meno parole, meno circonvoluzioni letterarie e dovrebbe essere più semplice capirlo. Si cita spesso Ungaretti e non credo che il suo essenziale “Mi illumino d’immenso”…non sia chiaro oltre che poeticamente eccelso.
    Nell’articolo di Bracco non è tanto il fraintendimento che salta fuori ma il “preconcetto”…pre concetto….prima del concetto …se uno parte così non è neppure necessario leggere perchè le conclusioni le ha già tirate prima.

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