Piccole emozioni, ogni giorno ce ne può essere una… inaspettata…
Vita vissuta, quante cose abbiamo tutti da raccontare…
Alfred-Sandro ce ne racconta qualcuna ogni tanto.
Io mi domando e domando a chi legge: “Mi sarei comportato come lui? Oppure avrei agito diversamente?”

barbiere

..col pennello morbido, Domenico, mi spazzolava il collo e cianciava, cianciava.
Cianciava di cose di cui mi rendevo conto, ripeteva
automaticamente da chissà quanti anni a tutti quelli che da sempre gli passavano sotto per farsi tagliare i capelli, adattandosi nel tempo alle varie mode.
Da sempre, da quando ragazzino imberbe spalmava di brillantina le teste di operai bruciati in volto dal calore dei forni dell’acciaieria, alla domenica mattina prima della messa, prima di tornare a casa col paccheto delle paste.
Il grande specchio rifletteva il mondo alla rovescia e nonostosante andassi in quel locale da anni e da anni quegli specchi stessero lì, ogni volta cadevo nel trannello: le persone riflesse che passavano sul marciapiedi non andavano in direzione della chiesa ma in direzione opposta, verso la farmacia….., e questo mi occupava la mente per i venti minuti che dovevo stare sulla poltrona del parrucchiere e tutte le volte lo specchio mi imbrogliava!
Quando entrava un nuovo cliente, al rumore della porta che si apriva, se non coperto dal frastuono del phon, veniva spontaneo osservarlo riflesso nello specchio. Era alle tue spalle ma era come averlo di fronte ed era inevitabile che pure lui, entrando, guardasse nello specchio, per cui erano due sguardi che si incrociavano involontriamente, pur dandosi le spalle.
barbier   barber
E fu proprio uno sguardo furtivo come quelli, che mi fece sobbalzare dal seggiolone senza poggiatesta, perché ormai il barbiere non è più barbiere ma “acconciatore”, ” hair-studio” e gli uomini non si fanno più radere. … con le bi-tri- quadri lama e i rasoi elettrici…..non serve più!
Era meglio John Wayne quando alla richieta del barbiere del selvaggio West se avesse dovuto fargli il contropelo radendolo, gli rispose solennemente
< NO. …PULITO MA UOMO! >.
Non lo vedevo da anni, ma quello sguardo nello specchio l’ho riconosciuto immediatamente… Moltissimi anni.

Eravamo ragazzi assieme, stessa età, stesse compagnie, stessi bar, spesso lui a casa mia , spesso io a casa sua.
Anche un anno a scuola assieme…..
I film di indiani e cow-boys ci avevano convinti a diventare “fratelli si sangue”: ci siamo procurati una lieve ferita al polso per essere fratelli con lo stesso cerimoniale dei films.
Arco-e-Frecce
Eravamo poveri allora. I giochi erano in strada. Decine di bambini che giocavano allegri, vocianti , sudati e sporchi, con le ginocchia e i gomiti spellati, sporchi e spettinati…….. ma felici.
Non c’erano pericoli allora. Andavamo noi a cercarci i pericoli arrampicandoci sui muri , sugli alberi, con le spade di legno e gli archi e le frecce fatte con rami freschi, flessibili.
arcoarcl'arco
Mi guardò anche lui per un attimo nello specchio, entrando… Certamente mi vide, non sono certo che mi riconobbe.
Erano davvero passati tanti anni, troppi. Eravamo cambiati. Cambiati nell’aspetto, cambiati nella testa, cambiati in tutto.
Eravamo molto poveri allora..
Alessandro Pomi l'ubriacoQuando suo padre tornava a casa ubriaco, incerto sulle gambe con stuoli di bambini che lo rincorrevano, lo deridevano, lo spingevano, gli urlavano in coro spregiativamente “spassin, spassin, spassin…” (spazzino) perché era netturbino e le poche volte che che non beveva o aveva bevuto poco riusciva a recarsi al lavoro.

Pieter Brueghel il Giovane L'ubriaco portato a casa dalla moglie (1616)

Pieter Brueghel il Giovane L’ubriaco portato a casa dalla moglie (1616)

E lui, se ne vergognava….

I bambini sanno essere molto crudeli……

 

Ho incrociato il suo sguardo attraverso lo specchio seduto sul seggiolone del barbiere e ho rivisto Peppe per un attimo, lungo in terra, sulla soglia di casa mentre blaterava qualcosa di incomprensibile e la moglie venirgli incontro con gli ochi lucidi.
Ho pensato che forse anche lui incrociando il mio sguardo abbia avuto la stessa visione …
forse ha rimosso tutto, forse veramente non mi ha irconosciuto

Ho pensato fosse giusto rimuovere pure io…… fare finta di non riconoscerlo.

Domenico mi ha tolto gli ultimi capelli dal collo col morbido pennello, un ultimo colpo di spazzola…..sono uscito dal locale senza voltarmi ……

senza salutare…… col groppo in gola!

6 Commenti a “Un ricordo, una tristezza… vita vissuta Alfred-Sandro”

  1. alfred-sandro1.ge scrive:

    grazie…

  2. edis.maria scrive:

    Come sempre gli scritti di Alfred si distingono per qualcosa di molto particolare .come qui nell’effetto degli specchi. Il racconto sarebbe stato più semplice, meno interessante senza questa introduzione.Molto bello sull’aspetto umano e socievole ,ma impreziosito in questo modo inconsueto! Ciò che scrivi , Alfred, è sempre curato nei minimi dettagli dimostrando il tuo piacere nello scrivere e comunicare agli altri

  3. alba morsilli scrive:

    Da uun ricordo d’infanzia mi hai portato in vico Capretti, dove c’è una barberia stile liberty ora proprietà del fai.
    ed in questi gior5ni visitabile.
    Una vetrina spendente, un gioiello dell’deco, intorno è tutto un riflettersi di specchi, di vetri colorati, di tinte accese.
    Forse se il tuo amico l’avresti incontrato in questo posto che tutto parla del passato, chissa forse saresti tornato indietro di anni e lo avresti chiamato.

  4. francesca (franci) scrive:

    E io avrei fatto esattamente come hai fatto tu, Sandro. Perchè sono certa che lui, il tuo amico d’infanzia, ti ha riconosciuto, come tu hai subito riconosciuto lui. E lui, vedendoti, ha provato quell’emozione spiacevole associata ad una frustrazione per qualcosa che era già avvenuto in un passato dal quale cercava ancora di fuggire. Vergogna, confusione, turbamento, ecco cosa ha provato. Vedendo te quel passato è tornato a bussare alla porta dei suoi sentimenti, spiazzandolo, facendolo sentire inadeguato, lì di fronte a te che conoscevi quella parte della sua vita che avrebbe voluto non fosse mai esistita. Ecco perchè ha finto di non riconoscerti. E tu hai fatto la cosa giusta, dimostrandogli, in silenzio, ancora una volta la tua comprensione.

  5. lucia1.Tr scrive:

    Mi complimento con Alfred per questo racconto, una prosa d’altri tempi, scritta con il cuore. La “bottega” del barbiere mi ha ricordato gli anni ’50, un luogo di ritrovo per i cittadini del mio paese, un circolo, dove si parlava un po’ di tutto; politica, fatti di cronaca, malanni, dei passanti scrutati attraverso i vetri. Gli specchi, come ha ben scritto Alfred, facevano la loro parte, si poteva tenere tutto sotto controllo senza essere visti, falsando un po’ la realtà, facendola percepire al contrario…. Ricordo con nostalgia le pareti della barbieria tappezzate d’immagini di donnine poco vestite che sorridevano ai clienti, facendoli sognare paradisi lontani, per le festività era tradizione regalare un piccolo calendario profumato che il mio papà riponeva gelosamente nel portafoglio. Spesso succede anche a me d’incontrare vecchi compagni d’ infanzia, vi confesso che non sempre li riconosco, alle loro domande rispondo vagamente sforzandomi di trovare qualche particolare, ma quando la ricerca non approda a nulla, chiedo: “Scusa tanto, ma in questo momento non mi ricordo di te…”. Forse noi donne siamo più curiose e meno timide, rivedere un compagno dei tempi passati è sempre una gioia, raccontarsi un po’ della propria vita fa bene, sono certa che Alfred avrà ancora occasione di rivedere il suo amico!

  6. franco muzzioli scrive:

    Piacevole “il gioco degli specchi”…..,.trappole della memoria…..della realtà…..del ricordo.

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