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“Comunità”

Mi sono posto spesso l’interrogativo di dove passo il mio tempo nel virtuale e quale spazio di questo occupa Eldy. La frequentazione è quotidiana ed è chiaro che si tratta di una “comunità” , dove i nomi sono generalmente sostituiti da un nickname che ogni membro sceglie per “presentarsi” e diviene parte integrante della personalità virtuale . Rappresenta contemporaneamente l’identità che si vuole assumere e quella che si vuole venga riconosciuta dagli altri. Gli analisti sguazzerebbero per approfondire questo tipo di scelta che spesso si identifica con il carattere, le frustrazioni e la fantasia.

Il contatto solo scritto acuisce spesso le caratterialità individuali (a volte esasperate) , portandole alla luce, queste probabilmente non si evidenzierebbero e in modo a volte eclatante , se ci fosse un rapporto non virtuale.

Stralcio qualche brano dal libro ” Per una sociologia delle comunità” di Fabio Berti , sociologo e docente all’Università di Siena:

“…La comunicazione che sta alla base delle comunità virtuali , è fondamentale nella costituzione della comunità stessa, in quanto essa è il fondamento delle relazioni interpersonali. Tuttavia la comunicazione (scritta) costituisce una parte del complesso puzzle delle relazioni umane e rinunciare alla fisicità del faccia a faccia , non mediato da una web cam , può risultare piuttosto pericoloso . Il problema rimane quello di trovare un punto di equilibrio. Non si deve rifiutare totalmente la vita sullo schermo , ma neppure considerarla come esistenza alternativa…”

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Credo che sia proprio questo che porta alla facilità di arrivare a scontri dialettici (sempre dentro il limiti della scrittura), giungendo a volte alle offese in quanto manca la mediazione del contatto fisico.

La difficoltà della risposta in scrittura , spesso non immediata e compromessa da ragionamenti aprioristici e preconcetti , porta ad una errata e distorta visione della realtà.

La parola scritta diventa come una ferita perché rimane indelebile sullo schermo , facendo lievitare ed esplodere caratterialità a volte represse.

Questo accade anche nelle chat dove maggiormente si verificano queste situazioni nate spesso da equivoci veri e propri scaturiti da un dialogo a volte telegrafico e non sempre comprensibile.

Perché scrivo tutto questo considerato già altre volte? Perché mi accorgo che nulla cambia e troppo spesso nascono scontri che portano ad acuire rapporti già tesi soprattutto per la mancanza effettiva della conoscenza diretta dell’altro, basando i rapporti solo su ciò che viene scritto.

Le persone sono troppo complesse per essere giudicate da un commento, da una frase, da un’affermazione, bisognerebbe fare lo sforzo di pensare che dall’altra parte c’è un individuo coi suoi problemi, le sue idee e le sue caratterialità , che in fondo quello che è stato scritto, se non è palesemente una offesa, è il parere di un “fantasma” del quale normalmente conosciamo solo il nickname e qualche sparuto pensiero.

18 Commenti a ““Comunità” Franco Muzzioli”

  1. franco scrive:

    E’ ovvio che la difficoltà di “conoscere” nel virtuale non è un dato assoluto , anche io in Eldy “conosco” alcune persone delle quali so il nome (quello vero) ,il cognome, l’età , dove risiedono, ho avuto occasione di parlare con loro via Skipe o in altro modo della loro vita, di una ho avuto anche la conoscenza diretta, ma si possono abbondantemente contare su di una mano, ma di una persona che non conosco nulla se non un nikname e non ho mai comunicato con lui se non leggendo sporadici commenti o osservazioni ,come posso pretendere di conoscerlo ? Poi è ovvio che per assurdo facciamo a volte fatica a conoscere nostra moglie dopo quarant’anni di matrimonio….ma a questo punto, forse ,facciamo fatica a conoscere anche noi stessi.

  2. Bracco scrive:

    Con la sua lunga esperienza Alfred-Sandro nella chat di Eldy ha confermato che lo scritto può generare identità!E sia chiaro ci sono degli studi su questo,ma lasciamo stare chi è altrimenti si passa dalla parte dell’Apparire lasciando solo e disperato l’Essere.
    Grazie Alfred-Sandro per il tuo commento.

  3. alfred-sandro1.ge scrive:

    Dico la mia anche se un po’ in ritardo.
    Senza andare a cercare chi ha detto questo o quello, si evitano anche le polemiche personali, una persona la si conosce anche solo con lo scritto, come una persona non la si conoscerà mai anche dopo una vita passata assieme.
    Frequentandoci virtualmente si scoprono affinità che ci portano a confidarci , aprirci, oppure a chiuderci o mentire.
    Non è certo lo scambiarsi due parole una sera che ci porta a questo ma è necessario tempo, lentamente , sera dopo sera , parola dopo parola. Anche col solo scritto ci sono fatti facilmente dimostrabili che posso consolidare una amicizia anche se vituale: conoscenze comuni. luoghi, fatti storie.
    Eppoi è quello che viene recepito dagli interlocutori come veritiero che li unisce a volte confermato dalla conoscenza fisica.
    Dietro al virtuale c’è sempre una persona della quale non vedi il viso, l’espressione degli occhi, la sua gestualità, i toni di voce, insomma la fisicità ma neppure il tuo interlocutore vede i tuoi e si fida e tu ti fidi. Per poi magari un giorno doversi rimangiare tutto. MA QUESTO SUCCEDE ANCHE DOPO 40 ANNI DI MATRIMONIO.
    I più, e parlo di Eldy e di me stesso, sono approdati alla chat per la prima volta magari solo per curiosità e sentito dire per poi scoprire lentamente con la frequentazione regolare cosa è o cosa non è una chat.
    Certo, ci sono gli smaliziati che hanno girato e hanno molta più esperienza, ma anche nel reale esistono i MARINAI che promettono.

  4. franco scrive:

    Caro Bracco ,rispondo per puro gusto dialettico e assolutamente non per polemica…la psicologia e la psicanalisi non sono molto d’accordo con te.
    Se lo scritto fosse di pugno dello scrivente ci sarebbe l’apporto di un grafologo che potrebbe dire qualcosa sul carattere e sulla personalità di chi scrive. Nei nostri articoli e commenti , spesso brevi e fatti di copia incolla , puoi capire un certo modo di pensare politico e sociale, puoi al limite arguire una certa aggressività , che potrebbe esserci solo nell’atto dello scrivere …ma niente di più.
    Ad esempio se dovessi dire chi sei e come sei dai tuoi scritti ,direi che sei una persona colta, intelligente ,puntualizzante, questo “ritratto” lo posso applicare a molti dei frequentatori dei blog… quindi praticamente non ti conosco e non so chi sei.

  5. Bracco scrive:

    Capire una persona nel virtuale?
    Può bastare una frase, un pensiero…
    Come per la voce, il gesto, anche lo scritto, genera comportamenti, e quindi identità.
    Ciò che si scrive rappresenta lo specchio della personalità dell’individuo. Le frasi scritte sono una proiezione esatta, in forma simbolica e provocatoria di se stessi, di ciò che si è e anche di come si vuole apparire. Ci si arriva con una lettura attenta, confrontando ciò che la persona scriveva ieri…

  6. franco scrive:

    Anna ha colto bene, a mio parere, l’ambiguità della comunicazione virtuale soprattutto nelle chat. Per quanto riguarda i nostri blog tematici ,personalmente li considero come testate giornalistiche dove,chi se la sente, posta articoli che le redattrici vagliano e se opportuno pubblicano (tipo Huffington post o Giornalittismo , tanto per citare) , seguono poi i necessari commenti .Si potrà giudicare lo scritto di chi articola o di chi commenta per il contenuto , ci si potrà fare anche una idea di come uno pensa , ma non mi pare si possa andare oltre. Ad esempio sono un fervente lettore di Michele Serra e leggo tutti i suoi articoli su Repubblica ,dopo tanti anni penso di conoscere il suo pensiero , l’orientamento politico e il suo modo di vedere le cose … ma non posso di certo dire di conoscere “l’individuo” Michele Serra.
    Errore frequente nel virtuale è quello di pensare di aver catalogato, capito , giudicato una persona per quello che scrive.

  7. mario33.co scrive:

    Bracco, bello ed interessante la tua analisi/commento . Il binomio essere/apparire, nella vita reale, potrebbe essere una sorta di equazione consequenziale, mentre nella chat l’equazione può venire sconvolta, stravolta, da (Come dici tu)… una “bugiarda” essenza, a vantaggio di una “reale”… apparenza.

  8. franco scrive:

    Bracco giustamente parla della “cultura dell’essere” e di quella “dell’apparire” , mi pare che nel virtuale le due “culture” siano difficili da definire. Dietro un nikname e alcuni commenti “scritti” , come si può conoscere l’essenza di un individuo ?
    L’apparire normalmente presuppone il coinvolgimento dell’aspetto fisico. Se per “apparire”si pensa alla grafomania di qualcuno (io ad esempio) ,penso sia un distorto modo di farsi conoscere… forse può essere solo una pulsione di curiosità e di voglia di comunicare.
    Faccio l’esempio delle “lettere al Direttore” o ai vari giornalisti che popolano quotidianamente i nostri giornali , da quelle lettere non credo emerga “l’essenza o l’apparire” di chi scrive, c’è solo un argomento proposo e un modo di pensare e la risposta che viene data , forse è più nelle chat che nasce la “commedia” e “il gioco delle parti” e si può “arguire” qualcosa di più.

  9. anna brivio scrive:

    L’anonimato è una caratteristica della relazione in rete. Se non rivelo la mia identità, posso affermare quello che voglio, posso giudicare, esprimere pareri assurdi e anche provocare e insultare, senza assumermi alcuna responsabilità. Si eludono così le norme morali e sociali che regolano i rapporti tra le persone nella vita ordinaria.

  10. Bracco scrive:

    Si usa dire che le comunità sono “virtuali”, ma sono fatte di persone e quindi molto reali.
    Dietro ogni nome o nick c’è una persona… con il proprio vissuto, le proprie esperienze e un particolare carattere. Ci sono persone che diventano attori, trasformando se stessi in “personaggi”.
    Questi strani, simpatici, talvolta, assurdi “commedianti” (badate bene, non è detto in modo dispregiativo, anzi…) si muovono rispecchiando chi si “nasconde” dietro il nome o il nick, ciò che si vorrebbe essere nella realtà e che, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, non è possibile “tramutare” in vero.
    Essere o Apparire?
    Purtroppo è preponderante la convinzione che Essere non ha importanza, conta solo Apparire.
    Molti comportamenti, anche quando il concetto non è dichiarato, sono basati su quella premessa.
    La cultura dell’apparire produce identità deboli e indistinte.
    La cultura dell’essere è più impegnativa, ma costruisce identità e relazioni più forti, durevoli e riconoscibili.

  11. giuseppe3ca scrive:

    Un argomento trito e ritrito, trattato più volte dai vari blog ma che rimare sempre attuale. Parliamone ancora ma senza innestare spunti polemici. Anche le comunicazioni in chat e le amicizie virtuali hanno una loro validità positiva… non sprechiamo ciò che può esserci di buono. Un saluto.

  12. GUGLI scrive:

    E’un mio post pubbicato “Parliamone” nel 2012. in fondo pagina ho fatto solo una modifica che problema c’è a riproporlo come commento?. Non voglio assolutamente polemiche,. Non replico ad altri commenti su di me, non ha niete da nascondere Gugli. Buona giornata felice fine settimana

  13. mario33.co scrive:

    Franco, (senza voler fare polemica) è anche… vero quello che tu dici sui nomi d’arte, degli artisti, un modo per semplificare , per rendere più orecchiabile, il proprio nome di battesimo. Sui nomignoli alle persone comuni come noi, certamente venivano scelti da amici, conoscenti, parenti, ma… che… però venivano usati poi dalla comunità piccola o grande che fosse(mio nonno era di Avellino città). Potrei dirti che ogni circostanza(periodo storico/sociale) porta ad usare inevitabilmente degli “atteggiamenti”consequenziali!! Per esempio spaziando un po’ anche… nei “nomi di battaglia” nella guerra di liberazione della Brigata Garibaldi, vedi: Pietro Secchia, che era anche il commissario politico delle brigate (nome di battaglia “Botte” o “Vineis”), Giorgio Amendola (“Palmieri”),Luigi Canali, il capitano “Neri”(quello di Dongo per intenderci), etc. Chiamiamoli “nickname” per esigenze di salvaguardia personale. Guardando… in Eldy, non mi sembra che ci siano dei nickname tanto eclatanti!! Sono… poi… nomi di battesimo (con magari un numero), con poi vicino, in alcuni casi, la città, o la provincia, di provenienza . Tutto molto tranquillo. Se poi andiamo a guardare i Social network come Face Book o twitter, vediamo che vengono usati i cognomi e i nomi di battesimo, tranquillamente(corredati in alcuni casi anche… dalla fotografia), costatando che molti utenti scrivono delle cose o fanno degli apprezzamenti abbastanza pesanti a livello politico /sociale/personale. Dove… mi trovo in accordo con te… è sulle chat di “incontri” che vengono fuori “nomignoli” come: “Semprepronto,” “masterperyoung,” “boccaainfuocata, etc… etc. Allora…si!!! Oltre, che… nascondere la loro vera identità,” specificano anche le loro “mansioni” sessuali. quasi fosse un nickname di battaglia. Terminando… vorrei solo ribadire… che indubbiamente la chat è un “parto cesareo” (li volevo arrivare) dell’era moderna che… ha le sue regole, ma… che pur seguendo le nuove tendenze, rimane solo una forma nuova al déjà-vu nella sostanza

  14. francesca (franci) scrive:

    Solo una precisazione per Gugli. Sbaglio o il tuo post “Ti conosco mascherina” che tu sostieni di aver pubblicato in altro blog, è questo?

    “Ti conosco mascherina… scritto da Guglielmo
    scritto da paolacon il 21 02 2012 in PARLIAMONE”

    C’è una parolina, in alto a destra, “Cerca..”. Basta un clik e si trova tutto.
    Quando si dice, a proposito di voler mascherare…!!

  15. franco scrive:

    Il commento esaustivo di Mario tocca vari punti interessantissimi dei quali mi sento di commentarne un paio.
    1° – il nikname paragonato al nome d’arte e al nomignolo.
    Il nome d’arte è spesso una necessità dell’artista che ha ad esempio un cognome impossibile come Gaber che si chiamava in realtà Gaberscik, quindi questo nik è funzionale alla figura pubblica dell’attore spesso conosciutissimo ed arcinoto.
    Il nomignolo è dato normalmente nell’ambito di un gruppo, di un sodalizio, di un paese dove tutti si conoscono molto bene.
    Il nikname virtuale è in realtà l’unica “immagine ” di un fantasma del quale conosciamo solo parole , che potrebbero anche artatamente neppure corrispondere alla realtà.
    2° Il moderatore , figura necessaria ma difficilmente al di fuori delle parti perchè “soggetto” con tanto di persionalità e simpatie.
    Forse la “moderazione” dovrebbe essere insita nel senso civico e nell’educazione dell’utente e dato che tutto rimane scritto , al limite, dovrebbe esserci una specie di commissione di pari che può prendere eventuali decisioni di censura o di espulsione.

  16. lorenzo.rm scrive:

    I rischi sono tanti ma occorre che ci proviamo. Assieme ai rischi, infatti, ci sono molte possibilità di collegamenti utili e simpatici. Io ci provo sempre.

  17. mario33.co scrive:

    Non sono un grande “chattista”( fruitore di chat). In Eldy, entro, sporadicamente. Ma… non trovo quella grande differenza tra una comunità virtuale e una comunità ” live” ( reale). A mio modesto, parere, una comunità virtuale si differenzia da una normale comunità vissuta all’esterno solo in parte dalla forma, non certo dalla sostanza .La comunità virtuale, è una derivazione tecnologica, “progressista,” di una comunità reale. Una volta si comunicava epistolarmente, si scrivevano fiumi di lettere, fiumi di parole, tra innamorati, amici, parenti, tra persone conosciute di fama, ma..che non si erano mai incontrate nella realtà. c’era la comunità dei CB, Radioamatori, che con le loro radio e possenti antenne, comunicavano con tutto il mondo. Nel passato molti artisti vedi Rodolfo Valentino, o Rudolph Valentino, nome d’arte di Rodolfo Alfonso Raffaello Pierre Filibert Guglielmi di Valentina D’Antonguella, Franco Nero, nome d’arte di Francesco Sparanero, Natalino Otto, nome d’arte di Natale Codognotto, Alberto Moravia – Alberto Pinch, Laura Antonelli – Laura Antonazerle, Woody Allen – Allen Stewart Königsberg, Fred Astaire, nome d’arte di Frederick Austerlitz, • Yasser Arafat – Muhammad Abd Al-Rahmān etc. tutti nomi d’arte o pseudonimi di personaggi famosi . Anche… nel nostro piccolo, noi, gente comune, avevamo dei nomignoli il vetraio- il vedrièe, l’idraulico -il trumbè, meglio… ancora… un mio amico di nome Damiano, gli hanno “appioppato” il nomignolo (sin da ragazzo) di… conte. Mio nonno nato ad Avellino lo soprannominavano ” il leccese” (manco fosse nato a Lecce), e cosi via. Quindi… i nickname sono cose già esistenti! Che… con il virtuale, acquistano, una forma di rilettura del reale. In chat molto spesso ci sono le persone che scrivono abitualmente(parlano nel reale) e le persone che leggono (ascoltano…..). A mio parere, si può (con un po’ di attenzione), capire bene il carattere, la personalità, la psicologia, dell’interlocutore virtuale. Questo… come nel reale… avviene dopo diverse chiacchierate o leggendo/ascoltando! Per esempio… si può scoprire la persona che scrive fiumi di parole ,che interviene di continuo, non lasciando spazio agli altri utenti(anche nella vita reale avviene di trovare delle persone logorroiche). Ci sono utenti, che… quando sono alterati, incavolati( forse si sono svegliati male al mattino), per i loro problemi personali, diventano aggressivi, polemici, insofferenti .poi… ci sono gli utenti che raccontano dei loro”acciacchi” come… se solo loro… fossero ad averne. Per farla breve, si può… a lungo termine, capire bene la psicologia dei personaggi che fruiscono della chat proprio come nella vita reale. Poi molto spesso in chat si scrive di cose”banali” come:”che tempo fa” le ricette, le vacanze, etc. Penso… che certe confidenze avvengano nel privato. Una chat che si rispetti ha bisogno di “moderatori” che coprano l’arco delle (per lo meno) 12 ore. Moderatori che in modo incisivo mettono ordine, che… fanno rispettare quelle che sono le regole scritte della chat. Dei moderatori ultra petita partium, che… si partecipano alla vita di chat, ma… non in modo troppo… “confidenziale.”Che hanno il potere materiale, immediato, di allontanare un’utente che disturba il quieto andamento della chat. Una volta si viveva di denaro contante, si… pagava con denaro contante, oggi si paga in modo virtuale con le carte di credito, con i bancomat .La situazione si è evoluta ma il risultato non è cambiato. bisogna sempre pagare!!

  18. Gugli scrive:

    Tempo fa in un blog di intrattenimento “sociale” proposi questo post. Non scrivo il nome del Blog per ragioni di pubblicità. Il titolo e’ “TI CONOSCO MASCHERINA”. Ripropongo questo post visto i malumori (di persone) di quel blog.

    Ti conosco mascherina era un album di Mina, di anni fa.
    Carnevale è tempo di travestimenti! Una volta il travestimento aveva uno scopo ben preciso, che oggi non si usa più, ci si nascondeva dietro una maschera, occultando la propria identità, ci si comportava come meglio si credeva, per chi non aveva il coraggio delle proprie azioni a viso scoperto. La maschera come parola sia di lingua greca e latina “Mettere una maschera sul volto, ha il significato di assumere quella personalità e mostrare quel carattere”. Il carnevale è tempo di scherzi, di trasgressione, di allegria, di carri pittoreschi con mille colori e scenografie, per strappare un sorriso. Come dicevo carnevale tempo di gioia che va d’accordo con la burla e si sposa con il buonumore. Mascherandosi si potevano invertire i ruoli, ci si burlava dei potenti ed era ammesso di fare la caricatura di vizi o malcostume. Mostrare il vero volto, è un percorso molto difficile accettarsi con il vero volto di chi sei, ecco che allora indossiamo maschere di protezione e copertura e nascondiamo la nostra vera personalità.
    La maschera deve essere quello che sei, tutti abbiamo una maschera da mostrare, nella vita, la maschera deve essere quello che sei, non nascondere la reale identità, usa la maschera di quello che sei, quella del cuore, una maschera che tutti noi una volta abbiamo messo. Che dietro la tua maschera ci siano sogni da raccogliere con mille mani pronte ad raccoglierli.

    Rido davanti alla convinzione che certa gente crede di avere delle capacità teatrali credendo di possedere credibilità nella parte che mostrano al pubblico. Con monologhi persuasivi e forme di gentilezza. Il sipario è uno, e atto dopo atto, la verità fa perdere la memoria… agli attori teatranti. Prima o poi si getta la maschera. Gugli.

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