scritto da paolacon il 20 01 2014

Torniamo alle cose molto serie e purtroppo dolorose.
Val la pena di leggere questa cronaca  che ci segnala Franco e rifletterci insieme.
Che ne pensate? vi sembra giusto che l’uomo si arroghi il diritto di uccidere altri uomini? Di giudicare e punire in modo definitivo senza possibilità di appello?
E tutto questo anche nei “civilisimi” USA che tra l’altro si assumono il compito di diffondere la democrazia. Bon, sono polemica, ma queste cose mi convincono ancora di più che una associazione internazionale come “Hands Off Cain” (giù le mani da Caino) meriti sostegno e rispetto. In Italia  si chiama: “Nessuno tocchi Caino” ONG.
Maggiori informazioni  consultando internet. (pca)

 

 «Il Signore pose su Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato»   (Genesi 4,15)
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Dalla parte di Caino

…..” di fronte agli occhi increduli dei testimoni e ai pianti disperati dei figli, il suo corpo ha continuato ad emettere una serie di orrendi rumori nasali e gutturali, come se il cocktail di veleni non fosse stato sufficiente ad ucciderlo e lo avesse costretto a vivere quegli ultimi minuti, annaspando soffrendo….”

Non è una pagina horror presa da un libro di Stephen King ..è  l’inciso di un articolo di Zampaglione su Repubblica del 17 gennaio 2014, che descrive la morte con “terrore per sete d’aria” (air hunger terror), del condannato a morte Dennis Mcguire, “Caino” nel civilissimo e democratico stato dell’Ohio (USA).

Forse non avevano miscelato bene i farmaci letali e la morte impietosa è arrivata dopo 13 minuti di straziante agonia.

Qualsiasi orrore è nulla di fronte ad un freddo e lucido Stato giustiziere e vendicatore, che in nome di una legge di uomini, chiede e dà la morte con sofferenza.

Neppure il più spietato degli animali fa soffrire tanto la sua preda.

Quello che maggiormente mi atterrisce è che questo abominio sia stato commesso nell’Ohio (dall’irokese .. bella terra ), dove cultura e religione dovrebbero portare lontano da questi orrori.

Forse l’uomo non è poi tanto simile a Dio, forse sono più uguali a Lui, la mansueta pecora, il docile cavallo, il fedele cane, l’industriosa ape.

Come canta Baccini…….. “dalla parte di Caino sto !”……..

http://www.youtube.com/watch?v=RDOwa–XlDM#t=163&hd=1
scritto da paolacon il 18 01 2014

Per chi ama la musica e il balletto eccovi due modi diversi di interpretare lo stesso brano musicale, ma tutti e due danno gioia allo spettatore.

Il primo è un balletto, una vera bellezza:  “il Bolero” di Maurice Ravel nella coreografia di Maurice Bejart al Gran Gala of Dance di Parigi.
Maurice Béjart (Marsiglia, 1º gennaio 1927 – Losanna, 22 novembre 2007), il grande danzatore e coreografo francese, con una sobrietà quasi incredibile, in questo balletto straordinario, fa compiere ai ballerini, il rituale ripetitivo ed incazante, in un’atmosfera quasi astratta. La sua grande originalità è tutta qui.

http://www.youtube.com/watch?v=4OPJq_R7Qjw

Il secondo filmato propone sempre il Bolero di Ravel, ma in una versione Flashmob (lampo nella folla) nella Pinacoteca di San Paulo del Brasile
– Bolero de Ravel na Pinacoteca de São Paulo, Brasil
Il confronto è interessante.

scritto da paolacon il 16 01 2014

Con questo scritto Alfred ci mette al corrente di verità che non conosciamo e non consideriamo mai, perché tanto lontane da noi
Non è solo il petrolio a fare scoppiare guerre…

Ascoltavo la tv mentre ero in Eldy: c’era un film. un giallo, credo.
Un giallo di mafia. Lo seguivo distrattamente ascoltando perché la tv l’ho alle spalle.

Mi aveva colpito soprattutto la cattiva recitazione di un attore che impersonava un poliziotto: una brutta voce e una pessima recitazione, ma non mi interessava: infatti non mi sono neppure voltato per vedere chi fosse l’attore.
Ad un tratto questo poliziotto, che mi pare seguisse  le  indagini, riferisce che c’è un traffico di “COLTAN“.

Cosa è il coltan? mi chiedo. Non l’ho mai sentito nominare.
Pare che il poliziotto mi senta e spiega: il coltan è un minerale. Un minerale usato soprattutto nei telefonini.

Contrabbando di minerale? Che roba è?
Ecco che scatta la curiosità e mi collego a Google: digito “coltan”. Il primo sito è Wikipedia.

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Columbite-tantalite
La columbite-tantalite o columbo-tantalite (per contrazione linguistica congolese Coltan) è una miscela complessa di columbite (Fe, Mn)Nb2O6 e tantalite (Fe, Mn)Ta2O6, due minerali della classe degli ossidi che si trovano molto raramente come termini puri.

Seguono ampie descrizioni dei minerali, formule chimiche, sigle, numeri, percentuali, altri nomi di minerali che a quelli sono associati : ossido di niobo, samarskite, sistema rombico, ((Y,Er)4[(NB, Ta)2O7)]3), punto di fusione………..

Incomicio ad annoiarmi.
Salto una grande tabella zeppa di formule, numeri e sigle.
Mi soffermo a leggere qui:
“Il termine coltan ha ottenuto un particolare riscontro da parte dei mass media per le implicazioni sociali, etiche e politiche che assume, nell’Africa congolese e in Rwanda, l’estrazione e la vendita para-legale e non controllata di columbo-tantalite.
Il minerale estratto in questi paesi è usato come una redditizia fonte economica da parte di diversi movimenti di guerriglia e concorre, quindi, indirettamente, ad alimentare la guerra civile nella regione del Congo.”
…..segue:
“Il valore commerciale del tantalio è molto elevato e, di conseguenza, anche una bassa produzione, come quella congolese, può fornire elevati proventi economici.
Con l’aumento della richiesta mondiale di tantalio, si è fatta particolarmente accesa la lotta fra gruppi para-militari e guerriglieri per il controllo dei territori congolesi di estrazione.
Un’area particolarmente interessata è la regione congolese del Kivu (sul confine centro-orientale della Repubblica Democratica del Congo) e i due stati confinanti, Rwanda e Uganda; gli intermediari che trattano la vendita del coltan in questi due paesi si approvvigionerebbero, infatti, dai giacimenti minerari congolesi.
I proventi del commercio semilegale di coltan (così come di altre risorse naturali pregiate) attuato dai movimenti di guerriglia che controllano le province orientali del Congo, alimentano la guerra civile in questi territori.”

Organizzazioni criminali anche europee trattano il commercio di questi minerali alimentando il traffico illlegale di armi denunciato anche dall’ONU.
Nel traffico di detti minerali si fa il nome di una nota casa farmaceutica.
Sono sincero: non so come si estraggano questi minerali dalle miniere africane, ma sono certo che i minatori che vi lavorano nelle loro tasche un po’ di “coltan” lo hanno senz’altro, ma non sotto forma di telefonino.
Quando usiamo il nostro pensiamo anche a questo!

[informazioni prese da: http://en.wikipedia.org/wiki/Coltan]

http://www.youtube.com/watch?v=LHsVUCsCd-A

Riprendiamo con un articolo di Marc52, che fa una riflessione sulla pubblicità, su quello che ci colpisce e quello invece che non fa impatto su di noi o che addirittura rifiutiamo.

La “casa del mulino bianco”

Riflettiamo un momento? Vorrei… riflettere su quanto la vita, la nostra società capitalistica, da importanza a certe cose abbastanza esteriori. Ma anche noi nel personale lo facciamo, forse perché educati, abituati, indirizzati, sull’apparenza. Il bell’aspetto ci compiace, ci fa piacere, ci fa accettare  di più il nostro interlocutore, “l’Altro”, ci illude.  Oggi, più di ieri, la pubblicità ci fa vedere case di professionisti, di impiegati, o quasi, mai di operai. Donne sempre in forma anche quando è presentato un prodotto per la linea di bellezza. La lavatrice che ha la serpentina piena di calcare, è tenuta da una massaia di bell’aspetto, in una  bella casa. Case da impiegati. Se pubblicizzano un prodotto sono tutti dedicati ad impiegate (non fanno mai vedere un’operaia).

Poi… c’è la famiglia del “Mulino bianco”. Casa felice, di famiglie felici, con figli felici, con al seguito animali felici. Non certo divorziati, separati che convivono divisi in casa.
Spesso se veniamo derubati, borseggiati, pensiamo ad un losco figuro, brutto,  trascurato, non pensiamo mai ad una persona distinta, dai modi gentili, dal vestire e dall’aspetto curato. Anche a livello psicologico siamo più propensi ad accettare persone di bell’aspetto piuttosto che persone sovrappeso, basse, sformate, trascurate e tendiamo, purtroppo, ad associare a persone cattive solo i brutti. E i poveri.

Ci rifletto… non so se nelle altre culture ci sia questo modo di vedere. Certamente ne siamo un po’ tutti inconsciamente, coinvolti. Può darsi che sia una cosa che prescinde dalla nostra cultura, dalla nostra educazione, intrinseca nell’essere umano.

Certo la nostra società porta carne al fuoco.
Ne rimaniamo quasi tutti influenzati.
Non è bello a dirsi ma… forse è cosi! Perché in fondo ci fermiamo alle prime apparenze, perché siamo, più o meno, cosi pronti a giudicare un nostro simile da come veste, da come è di aspetto?

È questa forse una forma di “razzismo” estetico?

Poi, molto spesso, conoscendo le persone, ci ricrediamo sulla loro indole, sui loro atteggiamenti e comportamenti.
Siamo veramente capaci, ma capaci, di accettare i nostri simili così come veramente sono, nel bello e nel brutto?
Siamo veramente capaci in questa società di accettare una pubblicità, più realista, fatta di persone comuni, anche sgradevoli a vedersi, proprio come siamo noi a volte?

Che ne pensate?

La famiglia felice…

e quella…
http://www.youtube.com/watch?v=VSPA4zPc2K8&hd=1

scritto da paolacon il 10 01 2014

Aprendo il nuovo anno di attività di questo blog e sperando di farvi cosa gradita, vi propongo una pausa e l’ascolto di una musica intramontabile… con gli auguri miei e della Filarmonica di Vienna

Prosit Neujahr!

http://www.youtube.com/watch?v=w61P6WKxKf4&hd=1

 

 

Un piccolo gioco prima di una totale conclusione delle feste natalizie
In questo presepio ci sono tre intrusi, li trovate?

 

 Aggiungo due ingrandimenti

e questo

 


G. F. Handel: “Messiah” – ‘For unto us a Child is born’


Tra il bue e l’asinello

E’ la notte di Natale del 1223 , la strada che porta a Greccio è parzialmente innevata, i dieci frati infreddoliti e bagnati  scorgono di lontano le luci della “cappelletta”:

Francesco si è accordato con Giovanni Velìto , signore di quei luoghi , di portare quanta più gente poteva alla funzione . Ci sono i famigliari e gli armigeri del signore, gli abitanti del paese e quelli dei borghi vicini . Tutti si accalcano attorno a Francesco , che sorridente abbraccia e porge le mani . Ha fatto preparare vicino ad una grotta naturale una greppia attorno alla quale sono stati legati un bue ed un asinello . In questa mangiatoia vien posto il simulacro del Bambino Gesù , una scultura lignea colorata , creata da un artista del luogo.

Cominciano i canti e la Messa , nello sfarfallio di una neve che imbianca un pò tutto.

La funzione è finita , è quasi la mezzanotte  e Francesco raccoglie dalla paglia la piccola statua e l’alza in alto. Nel baluginio delle fiaccole e dei fuochi , il Bambinello sembra animarsi , alza la piccola mano benedicente. La commozione è massima , tutti si inginocchiano , pregano e piangono, rimane in piedi solo Francesco che tiene sollevato quel piccolo Bambino pieno di luce.

San Francesco , quella notte, ha regalato agli uomini il presepe.

Sono passati quasi ottocento anni da allora e miriadi di presepi sono stati creati nelle piazze, nelle chiese e nelle case, allietando la notte più bella dell’anno.

Circa cinquecento anni dopo …nel 1754 , Sant’Alfonso Maria dè Liguori suona e canta:

Tu scendi dalle stelle

o Re del Cielo

e vieni in una grotta

al freddo e al gelo…..

Da quei lontani anni l’Italia si è riempita di presepi e ci vorrebbe un tour speciale per vedere almeno i più belli come quello splendito fatto nel settecento a Gragnano vicino a Napoli.

A Modena si pò vedere nell’interno del Duomo , il presepe del Begarelli (1527)

A Reggio Emilia si possono visitare gli splendidi diorami dello scultore Beltrami.

Invito tutti gli eldyani a descrivere nei commenti , i presepi da visistare nelle varie zone , in modo da fare un vero e proprio censimento per un turismo intelligente e colto.

Buon Natale a tutti !

Tra il bue e l'asinello ........ (presepe effettuato da franco muzzioli in cartongesso lavorato e tempere)


scritto da paolacon il 21 12 2013


UN AUGURIO SINCERO DI BUONE FESTE A TUTTI GLI ELDYANI
SPERANDO IN UN PERIODO SERENO E DI PACE

ARRIVEDERCI NEL PROSSIMO ANNO

FELICE 2014

http://www.youtube.com/watch?v=M5AScLyy3IM&hd=1

STORIE E LEGGENDE DEL PANETTONE.

Molte sono le leggende legate alla nascita del dolce classico Milanese fra le più note è quella di UGHETTO, falconiere del duca Sforza, perdutamente innamorato della bella Adalgisa, figlia di un panettiere del centro storico. La sua famiglia lo ostacolava e i due ragazzi si potevano incontrare di sera nel forno. A causa della concorrenza il lavoro scemava. Adalgisa fu costretta a lavorare al forno. Si ammalò anche un lavorante e Ughetto ne approfittò per farsi assumere come garzone col nome di Toni.
Per farsi bello agli occhi del padrone, vendette due falchi e col ricavato comprò: farina bianca finissima, burro, uova, uvetta e cedro, impastò il tutto e fece del pane che andò a ruba. La situazione del forno migliorò, tutti volevano il pan de Toni, era nato il panettone. E la bella Adalgisa sposò il suo UGHETTO.

Un’altra leggenda regala la nascita del panettone ai cuochi della corte del duca Ludovico Sforza. Era il 24 dicembre alla fine di un pantagruelico banchetto, il duca aspettava il dolce all’altezza del resto. Ma con somma disperazione del cuoco era tutto bruciato. Il cuoco era disperato temendo l’ira del duca. Si fece avanti Toni, lo sguattero, offrendo i dolci che aveva fatto cogli avanzi ai quali aveva aggiunto uova, burro, cedro, uvetta.
Tremando ed essendo disperato il cuoco portò i dolci in tavola. Fu la duchessa a tagliare il dolce esclamando: “eccellente”. Fu chiamato il cuoco che ricevette tutte le lodi senza rivelare la verità, che venne  però presto a galla e tutti vollero il “pandetoni”.

Lo scrittore Pietro Verri narra dell’usanza del IX secolo, il popolo mangiava solo pane fatto con farina di miglio (pan de mei) mentre era solo dei signori il pane fatto con farina (frumento) pane bianco. Solo a Natale veniva fatto un pane bianco arricchito con burro, uova, cedro e uvetta e distribuito anche al popolo, era detto (PAN DE TON), pane di lusso, diventato PANETTONE.

CURIOSITÀ  il 3 FEBBRAIO, festa di S.BIAGIO, nella devozione popolare invocato quale protettore della gola (Avrebbe salvato un bimbo con una lisca di pesce conficcato in gola) i Milanesi mangiano a digiuno un pezzetto della fetta di panettone  tagliato a Natale e conservato fino a quel giorno perché protegga dal mal di gola.

scritto da paolacon il 6 12 2013

Ho notato con piacere che il post “la vecchia valigia” di Titina, ha suscitato interesse in molti degli Eldyani ed evocato ricordi.
Ricordi di emigrazione, di tempi diversi, più o meno difficili, di racconti, di nonni, di zii, o di vicini di casa, di amici di amici.
Ognuno di noi credo abbia qualcosa da narrare e che il richiamo di questo breve scritto ha riportato alla mente.
Io una storia ce l’ho, ma lascio lo spazio a quegli altri che ne hanno anche loro una. Poi vi racconterò la mia, se volete.

Coraggio, lo spazio è vostro.

Un piccolo aneddoto
Quando Albert Einstein sbarcò negli Stati Uniti, come tutti gli emigrati, ricevette un modulo da compilare. Tra le molte domande cui bisognava rispondere ce ne era una che chiedeva:
“A quale razza appartieni?” E lui rispose: “A quella umana!”

 

La partenza



scritto da paolacon il 4 12 2013

Titina ritorna a raccontarci un episodio di vita vissuta

La vecchia valigia

In una fredda giornata d’autunno, con il cielo uggioso, carico di pioggia e il vento che  turbinava tra le foglie cadute dalla grande  quercia nel prato davanti casa, nonno Vanni lasciò questa terra per raggiungere la sua dolce Noemi, la donna che gli era stata compagna fedele per tanti  anni!

Quanto amore, quanti sogni, quante preoccupazioni e quanti sacrifici avevano condiviso! Sì, tanti sacrifici per dare il meglio che potevano ai  due figli, per assicurare loro un sereno futuro. Nonno Vanni, emigrante nelle lontane Americhe, aveva svolto mille lavori, si era privato, a volte, anche del necessario per vivere, pur di mandare alla famiglia in Italia, ogni piccolo risparmio. Nonna Noemi , dal canto suo, aveva amministrato con oculatezza e parsimonia il denaro che riceveva, assicurando ai suoi ragazzi un buon tenore di vita e la possibilità di realizzarsi nello studio, senza far mancare loro l’affetto suo, ma soprattutto quello del papà lontano! Vanni e Noemi si erano ricongiunti in età matura,  insieme avevano goduto, per molti anni ancora, la gioia del loro immenso amore e la vicinanza di figli e nipoti che erano il loro orgoglio.

Ora, con la dipartita di nonno Vanni, l’antica casa del “grande vecchio”, così tutti lo chiamavano in paese, era ormai vuota, era costata tanto sudore e tante privazioni per poterla costruire, ma i figli, impegnati altrove, decisero, a malincuore di disfarsene, mettendola in vendita. Giovanni il primo e adorato nipote della coppia, anche lui ormai in età matura, che  in quella casa aveva vissuto i suoi sogni da bambino e da adolescente, volle che di quel luogo gli restassero nella mente anche le cose più insignificanti, quindi, in attesa che la casa passasse ad altri proprietari, si recava lì frequentemente e girava per le stanze; ogni oggetto che sfiorava, gli faceva tornare in mente ricordi indelebili. Gli sembrava di sentire il riecheggiare delle risate e delle grida dei bambini che si rincorrevano per la casa, ricordava il profumo  dei biscotti appena sfornati, caldi e fragranti ,  preparati da nonna Noemi, a volte si sedeva sulla sedia a dondolo di vimini di nonno Vanni e sfogliava le pagine ingiallite di un libro.
Un giorno decise di andare a cercare in soffitta un suo vecchio giocattolo, un aereoplanino di legno che, da bambino era stato il fedele compagno di tanti giochi, voleva  donarlo al suo bambino e giocare insieme a lui. Rovistando di qua e di là, il suo sguardo fu attratto da una vecchia valigia  di cuoio, di quelle usate alla fine dell’ottocento, con borchie di ottone agli angoli, due cinghie che le giravano intorno per poterla chiudere bene e un manico dall’impugnatura spessa e solida; era lì, tutta impolverata, seminascosta fra scatoloni e cianfrusaglie messe alla rinfusa. Giovanni la prese e, mentre cercava di spolverarla alla meglio, ricordò quando nonno Vanni, tornato dall’America, l’aveva portata e l’aveva aperta davanti a tutti: ai loro occhi di bambini era apparsa come la valigia dei sogni perché conteneva ogni ben di Dio, un dono speciale per ognuno di loro. Giovanni aprì la valigia, sapeva che non conteneva nulla, ma aveva voglia di toccare la fodera interna fatta di tessuto leggermente vellutato e tutta arabescata. La ricordava benissimo e voleva riprovare la stessa emozione di bambino quando l’aveva vista per la prima volta.

Le sue dita toccarono una tasca interna che non aveva mai notato. Incuriosito, staccò il bottone che la chiudeva, infilò la mano e all’interno trovò un foglio di carta. Lo estrasse e, con le mani tremanti per lo stupore e la curiosità, lo aprì. Il foglio nascondeva fra le sue piegature, una medaglietta d’oro con la dedica: “A Vanni, il mio caro papà”! Lesse e capi che si trattava del certificato di nascita di una persona nata in America, che portava il suo  stesso cognome. Barcollò per l’emozione, non sapeva cosa pensare e cosa fare: era come inebetito dalla scoperta che aveva appena fatto. Rimase per qualche minuto, incredulo e confuso, tenendo il foglio in una mano e la medaglietta nell’altra. Il suo sguardo, quasi mosso dal turbinio dei pensieri, si posava ora su l’una ora sull’altra mano per cercare di trovare la risposta ai tanti interrogativi che si affollavano nella sua mente. Ad un tratto, come un fulmine che squarcia le nuvole, quei due oggetti gli diedero la risposta che cercava. La vecchia  valigia aveva custodito gelosamente, per tanti anni, il segreto più profondo che aveva accompagnato nonno Vanni per tutta la vita: l’amore per un figlio, quel genere d’amore che va oltre ogni cosa. Giovanni capì in quel momento che, da qualche parte nel mondo c’era una persona che gli apparteneva.

Il suo primo impulso fu quello di riporre di nuovo il foglio nella valigia e lasciare che il segreto del nonno continuasse a rimanere tale per tutti, ma presto cambiò idea, il suo desiderio di andare in fondo alla storia fu più forte di lui: decise di fare delle ricerche senza mettere a conoscenza, della scoperta fatta, il resto della famiglia, si ripromise che solo quando fosse arrivato alla conclusione, ne avrebbe fatto partecipi gli altri, intanto richiuse la valigia e la ripose dove l’aveva trovata.

Tornato a casa, faceva fatica a nascondere ai familiari l’emozione che provava per quanto gli era accaduto, cercava di mascherare il suo stato d’animo, partecipando alla conversazione con qualche parola e con mezzi sorrisi. La sua mente, sempre più presa dalla scoperta fatta, lo faceva apparire distratto e soprappensiero, tanto che la moglie, preoccupata gli disse:- Giovanni, è successo qualcosa? Mi sembri teso e in apprensione, ti prego, non farmi stare in pena, se c’è qualche problema, parliamone, tutto si può risolvere!- Lui, sempre più agitato, le rispose  con tono brusco:- Ma cosa vuoi che sia successo? Questo tuo fare indagatore mi innervosisce … lasciami in pace! A quella risposta, la moglie rimase di stucco, fino a quel momento, mai Giovanni si era rivolto a lei con quel tono e decise di fare di tutto per venire a capo della questione. Gli si sedette di fronte e lo obbligò a parlare, Giovanni le raccontò l’accaduto pregandola di non dire nulla ai suoi genitori prima di venire a capo del problema. Insieme decisero che la ricerca su internet era la strada più semplice ed opportuna da intraprendere … il pc, sarebbe stato il mezzo che lo avrebbe aiutato a trovare il suo parente lontano!

Baltimora


Attivarono la ricerca e, appena ebbe digitato il nome completo delle persona che cercava e quello della città, Baltimora, si ritrovò dinanzi un elenco di pochi nomi, le sue speranze di poter giungere in fretta alla conclusione delle sue ricerche, si facevano sempre più concrete. Dopo aver digitato anche la data di nascita, la ricerca raggiunse il suo scopo, sullo schermo apparve un solo nome … era quello lo zio d’America, lo aveva trovato! Annotò l’indirizzo e si mise a pensare al da farsi. Doveva necessariamente recarsi a Baltimora, all’indirizzo che aveva trovato, ma si chiedeva quale diritto avesse lui, facendo quel gesto, di sconvolgere la vita di tante persone, quelle della sua famiglia e quelle della famiglia dello zio. I dubbi e le incertezze lo assalirono, ma l’istinto e il desiderio di conoscere una persona mai conosciuta, nelle cui vene scorreva il suo stesso sangue, era più forte di qualsiasi timore e senso di colpa. Quasi trattenendo il respiro, uscì di casa si recò in agenzia e acquistò il biglietto per Baltimora. Sull’aereo, durante il viaggio, non riusciva a non pensare al momento dell’incontro. Il taxi lo portò all’indirizzo che aveva trovato. Suonò il campanello e dopo qualche istante la porta di una bellissima e lussuosa abitazione, si aprì. Non riusciva a credere ai suoi occhi: era proprio lui, era proprio lo “zio d’America” che fino a pochi giorni prima non sapeva di avere. Un vecchio signore distinto con la chioma immacolata chiese: “Hi, who are you, please?…”e lui con il cuore in gola per l’emozione rispose: “Uncle Anthony….I’m Giovanni, your italian nephew”… In un istante, il vecchio si irrigidì e sembrò essere entrato in un tunnel lungo quanto tutta la sua vita, ripercorrendo in pochi secondi tutta la sua  esistenza. “Giovanni, my dear!!!”…”piccolo, grande Giovanni, sei proprio tu, il figlio di mio fratello Giulio!” si abbracciarono, in una stretta piena di tenerezza, stupore, affetto, commozione. “Ho paura che il mio vecchio e malandato cuore non riesca a sostenere tutta questa emozione … che gioia, che felicità”. Giovanni lo osservava restando in silenzio per qualche attimo, poi disse: “Sì, caro zio, sono proprio io, anche il mio cuore sembra impazzito dalla gioia”…..
… la porta si chiuse dietro di loro, ma si apriva un nuovo capitolo della storia della famiglia, grazie al segreto della valigia di nonno Vanni.

 

scritto da paolacon il 22 11 2013

Rivolgiamo un pensiero accorato alla Sardegna, ricordando le parole
di Grazia Deledda. Coraggio!


Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
Siamo le ginestre d’oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina,
del vento, dell’immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche,
di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
Noi siamo sardi.

scritto da paolacon il 21 11 2013

 

Un piccolo intervallo per rinfrancarci lo spirito ce lo regala Titina.
Video bellissimo e molto simpatico, girato in Catalogna, in un sabato pomeriggio assolato: mamme bambini, adulti, più adulti, nonni, cani, in grande allegria.
Perché la Musica Buona, resta Buona per sempre anche dopo che passano i secoli …. Beethoven – Sinfonia n. 9 – Inno alla Gioia
Best coin ever spent (il miglior soldino speso)

Riprendiamo il discorso sugli antichi mestieri e sui ricordi di come eravamo.
Titina ci parla di un’arte preziosa, precisa, ci racconta di lavori che producono oggetti impalpabili, quasi usciti dalle mani delle fate.
Ci ha mandato tante foto ed un filmato fatto dalla sua nipotina adolescente.
Così, potremo ascoltare dalla viva voce di Titina, la spiegazione di questa arte antichissima e pregiata. ( ﬡ)

Da "la Merlettaia" particolare del capolavoro del pittore olandese Jan Vermeer (1632-1675)


La lavorazione del merletto a tombolo è una forma di artigianato diffusa in varie parti d’Italia; anche se fondamentalmente la tecnica è uguale dappertutto, ogni località ha una sua prerogativa che la distingue dalle altre.

Qui ad Isernia la lavorazione del merletto a tombolo risale ai primi del 400 e la tradizione vuole che siano state le suore spagnole del convento benedettino  di S. Maria delle Monache a diffondere tra le loro educande questa arte.

"Tombolo Isernino", gauze-making, Isernia, Molise, Italy

Da Isernia il tombolo si  diffuse  in tutto il circondario, tanto da diventare buona fonte di guadagno per molte donne, ragazze e anche bambine che producevano merletti su ordinazione del “pizzigliaro” che forniva loro i disegni e il filo. Una volta terminato il lavoro, il pizzigliaro assemblava i vari pezzi, realizzando bellissimi e costosi completi da letto, tovaglie da tavola, centri ecc. che vendeva e che andavano ad arricchire i famosi corredi fatti a mano delle spose di una volta.


Il tombolo isernino si distingue in tombolo classico e antico, la tecnica di intreccio dei fuselli è sempre la stessa, ma, a seconda del numero di fuselli usati, cambia anche il disegno che si vuole realizzare, certamente il tombolo antico, con tanti fuselli e reti particolari è più difficile di quello classico ed anche più costoso.

Mia madre era bravissima nella lavorazione del tombolo antico, tanto che lo ha insegnato per parecchi anni in una scuola professionale e tante ragazze sue alunne, hanno guadagnato bei soldini realizzando lavorazioni straordinariamente belle. Io che avrei potuto approfittare di avere l’insegnante a disposizione, purtroppo so fare  solo il tombolo classico imparato all’età di 8 anni, comunque, da ragazza lo lavoravo per avere il mio gruzzoletto, oggi continuo a lavorarlo per la gioia di farne omaggio, soprattutto in occasione del Natale, alle amiche più care (vero Paola?). [grazie Titì]

L’attrezzatura che occorre per lavorare il tombolo è formata da un cuscino cilindrico di stoffa imbottito, uno scannetto di legno per sostenere il cuscino, disegno del merletto su cartoncino, fuselli, filo, spilli e uncinetto. L’utilizzo di questi strumenti ho cercato di spiegarlo meglio in un video realizzato da me e dalla mia nipotina Giulia, non è un granché, ci sono alcune imperfezioni e ripetizioni, ma penso che sia sufficientemente esplicativo.


Chissà se fra le signore di Eldy ce n’è qualcuna che lavora il tombolo della propria zona? Potremmo scambiarci informazioni e consigli, sarebbe bello ed interessante!

http://www.youtube.com/watch?v=86_G5IeDCJw&feature=youtu.be

PER VEDERE IL FILMATO CLIKK CLIKK SU YOU TUBE

Un grande cambio rispetto agli articoli precedenti, purtroppo accade anche questo ed è bene che se ne parli

Sentendo quasi ogni giorno la violenza che viene perpetrata ai danni delle donne (forse oggi è amplificata dai mass media), mi viene da fare alcune riflessioni, e mi domando e dico: perché questi “pseudo maschi” si sentono in diritto di comportarsi così?
Le madri (donne in primis) come li hanno educati questi figli?
Un metro due misure. Infatti per le ragazze: “devi  essere sottomessa al tuo uomo, guarda di non guardare troppo i ragazzi perché vieni giudicata male, devi badare ai figli, non devi mostrare il tuo piacere sessuale apertamente”.
E certi maschi, come vengono educati? Sei un bel ragazzo, sono contenta/o che hai un sacco di ragazze, datti da fare con loro, non farti sottomettere dalle donne,  stai attento che le donne sono tutte put…e ti girano come vogliono loro, fatti rispettare!

Questa potrebbe essere una delle ragioni che spinge alcuni uomini a fare violenza sulle donne?

Facciamo allora un piccolo escursus sulle donne che hanno fatto la storia pagando anche di persona.  La prima peccatrice per una religione maschilista è stata Eva.
Tralasciamo il medioevo dove le donne venivano definite senza anima.
Andiamo oltre, abbiamo parlato in questo blog di… Ipazia, abbiamo studiato a scuola di Giovanna d’Arco, poi le varie Elisabetta, le Tudor, Maria Stuarda, Caterina di Russia,  le Borgia, etc. poi le varie cortigiane. Se me ne sfugge una ricordiamocele insieme!
Donne potenti, anche… crudeli, che sapevano il fatto loro, che hanno sofferto, amato, odiato, regnato, comandato.
I francesi dicono: “Cherchez la femme”! che  in modo  non letterale  ha preso il significato di: dietro ogni successo di un uomo si nasconde una donna.
Ricordiamo  in Francia, Mata Hari, le cronache la vogliono famosa spia. La Bella Otero, Clèo de Mèrode, Isadora Duncan.
E… tutte le subrette che spadroneggiavano nella Belle Epoque.
Ma quanti uomini si sono uccisi, perché non corrisposti in amore da queste donne?

Quindi le donne contano? eccome! A livello famigliare… alle nostre madri  era destinato il compito di badare ed educare i figli, i nostri padri, pensavano al lavoro e alla pagnotta. Non disdegnando le altre donne e amanti. Però la famiglia era sacra.
Come può una mamma, con la sua educazione, rendere un figlio cosi patologicamente aggressivo, insicuro, frustrato, complessato, possessivo, geloso, “impotente” psicologicamente, da picchiare, se non uccidere una donna?

Perché la psicoanalisi spiega così certe patologie maschiliste! Le donne in sinergia con la società hanno fatto passi da giganti.
Anni 70: il voto, le lotte sociali, l’aborto, l’iceberg  del femminismo, poi… giustamente il ridimensionamento.
Oggi sono dirigenti di aziende, manager, sanno forse… anzi, sicuramente, più degli uomini cosa vogliono. Il maschio è un po’ confuso… sul da farsi.
Eppure questa stupida e crudele violenza continua. E non  è  sinonimo  di ceto. Maschi gelosi, invidiosi del successo delle donne?  Noooo… penso che il problema tocchi sì la sfera sociale, ma…soprattutto personale, intima.

 

 

 

E voi che pensate?
Qual è la vostra opinione in proposito? 

 Aggiungo un piccolo filmato: “Le donne nella storia”
http://www.youtube.com/watch?v=Xp4dZ1Vr–0&hd=1
Ed uno Spot contro la violenza sulle donne