Oggi è l’11 novembre: San Martino.
Ne abbiamo parlato tante volte: il Santo generoso con il povero, l’estate, cioè le giornate di sole, come un’oasi, una tregua, in questo periodo in cui il clima si sta avviando verso i freddi invernali e poi, ancora, nelle campagne, l’antica tradizione di fare San Martino, cioè di traslocare, di cambiare casa e podere. Tutto questo in Italia.

Vi voglio però raccontare le tradizioni di un altro paese, la Germania.
Ogni anno, l’11 novembre, verso l’imbrunire, quasi buio ormai, si può sentire un coro di bambini, che passano in corteo, lungo le strade del proprio paese.

“Laterne, Laterne, Sonne, Mond und Sterne” (Lanterna, lanterna, sole, luna e stelle). I bambini sfilano con lanterne colorate, fatte a mano, a scuola e cantano allegramente le canzoncine dedicate all’evento. Ne sanno tante.

Le lanterne sono di carta e cartone, sono coloratissime e le portano appese in cima ad un bastoncino; la luce delle candele, all’interno, vacilla e gli occhi dei bimbi brillano. Sono bimbi piccini, non hanno più di dieci anni e sono scortati dalle mamme, dai pompieri e dalla polizia, in modo discreto, ma per ragioni di sicurezza. (siamo in Germania…)

Cantano, sono emozionati, perché sperano tutti di vedere l’uomo vestito con un’uniforme da soldato romano, con un grande mantello rosso, che cavalca orgoglioso il suo destriero e che incontrerà un povero, al quale donerà il sio mantello.

Una leggenda, una delle tante su Sankt Martin (San Martino), che ogni bambino in Germania, in Austria ed in Svizzera ben conosce.

L’origine di questa tanto amata sfilata di lanterne, non si conosce bene: forse rischiarare l’inverno che incalza oppure è il simbolo della santità di Martino che, con le sue buone azioni, portó un barlume di speranza e di luce, nella vita dei poveri.

In ogni caso ancora oggi, ogni anno, ha luogo la sfilata detta “Laternenumzug” (corteo di lanterne)  e grandi e piccoli si divertono ad osservare i cortei dei bambini, che rischiarano le strade con lanterne e canti: “Durch die Straßen auf und nieder leuchten die Laternen wieder: rote, gelbe, grüne, blaue, lieber Martin komm und schaue.” (“nelle strade su e giú risplendono nuovamente le lanterne: rosse, gialle, verdi e blu, caro Martino vieni e guarda.”) Al gran finale un enorme falò e fuochi d’artificio.

In Germania l’estate di San Martino segna l’inizio del periodo natalizio. Le lanterne dei bimbi saranno accese ogni giorno fino a Natale, così le loro luci li accompagneranno fino a quella, che per loro, è la festa più bella dell’anno!

Unisco due filmati uno brevissimo e molto tenero,ed uno, un po’ più lungo, in cui viene raccontata la leggenda di San Martino a beneficio dei bambini, è in tedesco, ma le parole hanno poca importanza, interessa avere una visione d’insieme di questa festa.

In Rete ho trovato una bellissima storia di:

           ***amicizia e fratellanza***


Una coccinella ed una lucciola, nonostante i loro popoli siano da sempre ostili, capiscono che la loro diversità è una ricchezza e non una minaccia; decidono di diventare amiche, ed un giorno la loro amicizia salverà i rispettivi popoli. L’invasione delle rane dovuta ad una forte pioggia, mette infatti in pericolo sia le Cocci che le Lucciole: per sfuggire alle rane, le prime non possono volare al buio mentre le seconde non hanno ali abbastanza forti per attraversare tutto il Prato. Così le due amiche riescono a convincere sorelline e fratellini a scegliere un compagno di volo, e ad attraversare il Prato volando abbracciati, sfruttando la luce delle lucciole e le forti ali delle coccinelle.

Mi è sembrata una buona maniera di chiudere il bell’articolo di Renato Sacchelli e la sessantina di commenti che gli sono stati fatti.

Le opinioni sono state varie, alcune in accordo con il brano proposto, altre decisamente contrarie, ma stimolanti e circostanziate.

Anche questa piccola storia di coccinelle e lucciole si presta alla riflessione.


Vorrei però aggiungere una postilla e ricordare, ancora una volta, a chi commenta, di attenersi all’argomento proposto dal post, di replicare sì anche ai commenti degli altri, ma di restare in tema e, soprattutto, di risolvere “privatamente” eventuali screzi personali, che nulla hanno a che fare con lo scritto proposto e che allontanano dagli obietivi di questo blog.

 

   

scritto da paolacon il 4 11 2013

Ritorneremo agli antichi mestieri ed ai vostri ricordi, ma attualmente Renato Sacchelli ci manda alcune sue riflessioni sulla fratellanza e ci suggerisce di parlarne e di esprimere la propria opinione. (pca)

 


                     FRATELLANZA                          

Jorge Mario Bergoglio, appena eletto Papa, ha subito parlato della fratellanza, fatto che mi ha colpito perché sono anni che anch’io penso allo spirito della fratellanza, che deve unire i popoli del mondo, affinché si possa convivere, tutti insieme, senza più guerre che, a mio parere, sono le principali cause che hanno procurato, attraverso tanti secoli di storia, da quando gli uomini uscirono dalle caverne e dalle palafitte, milioni e milioni di vittime innocenti ed anche tanta arretratezza in ogni campo.
Basta con le guerre se vogliamo migliorare e costruire un mondo migliore.

Basta anche con la politica suscitatrice di odio che è l’anticamera della violenza. Le discussioni fra i politici devono riguardare soltanto i programmi di ogni singolo partito, quindi bisogna evitare di offendere un leader se il suo programma non è condivisibile da chi ha altri ideali.
E’ necessario trovare gli accordi per governare democraticamente ogni nazione del mondo al fine di conseguire l’obbiettivo primario di ogni creatura umana qual è il bene comune.
Per anni e anni, da sempre direi, ho sentito dire che l’elettore ha sempre ragione.
C ‘è chi sostiene che anche milioni e milioni di elettori hanno sbagliato a dare i loro voti a una parte politica, che non avrebbe mantenuto le promesse elettorali.
Ma chi ha ragione? Credo che se andiamo male non si possa dare la colpa soltanto ad un solo governo. Ora soltanto la fede cristiana mi dà la forza per andare avanti, e mi conforta sapere che il Santo Padre è vicino a tutta l’umanità che più soffre.
Cerchiamo, per quanto ci riguarda, di ritrovare la concordia operosa fra tutti gli italiani per poter uscire, uniti finalmente, da questa crisi che non accenna a scomparire.

scritto da paolacon il 28 10 2013

In questo blog ultimamente abbiamo parlato di antichi mestieri, mestieri dimenticati o che hanno subito una grossa variazione con l’uso di metodologie e mezzi tecnici più moderni.
Ma per la nostra memoria non ci sono solo i mestieri, c’è quello che facevamo.
Alba ci ha raccontato di un treno a carbone… quello stesso treno portava anche altro.
Ascoltiamo i ricordi di Alba, ma se ne avete voi altri sarà un vero piacere condividerli, leggerli, abbandonarcisi, apprezzarli, commuoversi… e perché no, provare un po’ di malinconia.
Aspettiamo anche i vostri  ricordi di vita o di antichi mestieri dimenticati.
Coraggio, Parliamone vive grazie a tutti voi.(pca)

 

L’altro giorno porgendo una banana per merenda al mio nipotino Diego, mi disse:  “nonna me le levi questi fili che scendono?”

La mia mente in quel momento è volata alla mia infanzia quando io per la prima volta ho gustato una banana
vi racconto:
Esisteva un treno merci che dal porto di Genova traversava la città, portando carichi da smaltire nella discarica dell’immondizia (rumenta  in dialetto).
Allora a quei tempi lo scarto era minimo, la plastica non esisteva, il vetro veniva riciclato, ve la  ricordate la caparra per restituire le bottiglie?

La carta serviva in casa:  con i giornali si pulivano i vetri e del resto si facevano le palle per poi metterle nel fuoco. Si macerava la carta con  acqua fino a formare una fanghiglia, si stritolava con le mani  e si confezionavano le palle, dopo di che, erano messe al sole ad asciugare, per poi finire nel fuoco della stufa.
Noi bambini, nella discarica cercavamo ferro, rame ed i vari metalli, (una vota fui baciata dalla fortuna trovai un grosso anello) per venderli allo straccivendolo (è sì l’omone che urlava per la strada con il sacco e la bilancia appesa alle spalle, il terrore dei bambini perchè veniva loro detto: “se fai il cattivo l’uomo del sacco ti porta via”).
Ho divagato un goccino, per creare con la fantasia la scena di un film che non è possibile restaurare, perchè esso fa parte solo della mia memoria.

Tornando al treno, un giorno giunse carico di una crema dolciastra, non avevo mai assaggiato quel gusto, mi piaceva ma che cosa era?
In un altro vagone vi erano delle cose che assomigliavano alla mezza luna e gialle (banane era la prima volta che le vedevo)!
Ora che sono nonna rido al pensiero che mi divertivo a scivolare sulla crema di banane disfatte, solo che le amiche mosche mi correvano dietro: ero dolce.
Col tempo e il progresso tutto svanì, nasce l’era moderna schiavi della plastica …
… ma questo sarà un altro racconto.


Girando in web ho visto questa foto e un sussulto al mio cuore è stato tutt’uno, quante volte ho pensato a quel treno, non per fare dei viaggi,lui mi ha scaldato,mi ha protetto, è vero noi bambini davamo l’assalto a quel treno come poi più tardi ho visto fare al cinema dai Gangster, ma era diversa la motivazione loro per avidità, noi per freddo.
Si quel treno vecchio a carbone che sbuffava per tutta la città, noi bambini lo aspettavamo,  era pieno di carbone cookie, lo portava alla fabbrica del gas, si il gas prima del metano si faceva con il carbone dove operai erano addetti agli alti forni.
Ritornando indietro con la memoria, ricordo che ero l’unica femmina a rischiare si salire sul treno in corsa con un grosso sacco dove mettevo la refurtiva( cioè il carbone)
Eravamo come le lepri se venivamo scoperti, ma questo secondo chi era alla giuda del treno, molto spesso il macchinista invece di mettere carbone nella caldaia del treno  lo buttava per terra, così i più piccoli potevano riempirsi il sacco.
Si ci hanno messo anche il vigile motorizzato a guardia di noi, ma lui chiudeva tutti e due gli occhi, su dieci vagoni anche se ne prendevamo un po’  che male facevamo?
Un giorno, nella garitta del vagone, mi son trovata una paura che non ho mai dimenticato, ero con il carico di carbone ed  era pesante avevo riempito tutto il sacco erano 50 kg, salta un uomo che mi vuole prendere il sacco, non si accontentava della metà  lo voleva tutto ed io per non prendere botte come mi aveva minacciato glielo diedi.
Ricordo che anche se mi aveva fatto del male quando sentii dire che era rimasto sotto il treno mi dispiacque veramente.
Lì dovevamo essere lesti, agili, attenti e solo dei bambini potevano fare quello.
La stufa che era una latta della salsa (ve la ricordate quella da 5 kg) era rossa dal calore del carbone e noi, in questa stagione delle castagne, con una padella bucata, dopo tanta fatica ci sfamavamo e ci si riscaldava con il carbone del treno. 

 

Nel racconto di Titina si parla di un mestiere antico: lo spazzacamino
Alessandro ce ne  propone un altro, molto antico, ma prima ci racconta come ci è arrivato a farlo diventare il mestiere della sua vita. Ce lo racconta col cuore e con tanta passione.

 

LEGGENDO ARTICOLI, POST E COMMENTI, SI SCRIVE TANTO DI CRESCITA, DI AUMENTO DI PRODUTTIVITA’, DI ALTA FINANZA, DI GLOBALIZZAZIONE E DI DISOCCUPAZIONE.

STIAMO RINCORRENDO UN SISTEMA…… E IL NOSTRO SAPERE DELLE MANI?

PICCOLO RACCONTO DI VITA  “DELLA MIA VITA”
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Tornando indietro negli anni (1952-53) appena adolescente, mio padre ebbe il desiderio di farmi conoscere il mondo del lavoro, quindi con una decisione famigliare un po’ sofferta (mio padre con esperienze di vita molto emancipate e mia madre più legata a tradizioni di vita piccolo borghesi )  mi accinsi a questa avventura che mi ha accompagnato poi per tutta la vita.

Poiché andavo ancora a scuola,  -facevo allora l’avviamento al lavoro-  questa esperienza fu riservata al sabato; avevo molta apprensione, anche perché oltre ad esse per me un’avventura sentivo le varie problematiche di cui ragionavano i miei.

via della Dataria Apostolica


Un sabato mattina, io e mia madre, prendemmo il filobus che da Monteverde scendeva per via Dandolo imboccava viale Trastevere, ponte Garibaldi fino a Torre Argentina; poi a piedi, Via dei Cestari, piazza della Pigna, il Collegio Romano, si traversava corso Umberto, fino ad arrivare in via della Dataria Apostolica detta anche Salita di Monte Cavallo, perché alla sua sommità c’erano le scuderie di Palazzo Reale (oggi centro espositivo d’importanti mostre).

Al numero 93 c’era la STAMPERIA o meglio “rilievografia” un particolare tipo di stampa antichissima.

Mia madre mi lasciò all’inizio della via e controllò che entrassi.
Già mi angosciò la vetrina per la sua bellezza e la osservai solo di sfuggita: tutti stemmi colorati e miniati.

Entrando tante scatole e carte da lettere pronte per la consegna.
Mio padre  mi venne incontro e mi portò nella sala stampa e ne rimasi intimorito; allora mi sembrò grande.
Sulla destra mio nonno che con i suoi attrezzi incideva o miniava, lungo le pareti tre bilanceri per parte con i relativi stampatori, non posso descrivervi l’emozione ed il disagio…..


“Ciao Alessà, che c’è?  se’ venuto a da’ na mano ? “…..
Un simpatico modo di rompere il ghiaccio di Aldo e Teresfero, i due stampatori più anziani.

Mio padre mi portò al suo bilancere (ancora ci lavoro) e mi disse “mettiti lì e guarda, poi ti dico cosa devi fare”. Guardai le mani di mio padre prendere l’incisione, inchiostrarla, pulirla, rimetterla a posto, prendere la carta, interporla, dare il colpo e… hop là! una copia stampata; movimenti da ripetersi centinaia…migliaia di volte.

Osservai con tanta attenzione che ancora oggi dopo 60 anni ripeto gli stessi identici movimenti delle mani di mio padre e con lo stesso bilancere.
Poi ad una certa ora mi portò a fare colazione in un bar a FONTA DI TREVI …… allora l’ambiente era vivo, fruttarolo, pizzicarolo, macellaro, orefice, fornaro, tutti amici… e mio padre mi presentava.
Poi mi disse: “adesso in bottega io ti passerò le copie e tu le stenderai come ti faccio vedere io, ma quello che devi fare è rubare con gli occhi specialmente quello che fa tuo nonno, il lavoro più importante è il suo, se lui non incide la matrice noi non possiamo stampare…”   ed io rubai!

Cosi tutti i sabati andavo, prima accompagnato fino ad un certo punto, poi da solo e, nel pomeriggio, si tornava a casa a volte a piedi, a volte in bicicletta, passando spesso per piazza San Cosimato a fare spesa.

Il sogno di mio padre era quello che io diventassi incisore e affiancassi il nonno finite le scuole, ma questo purtroppo non avvenne, per motivi che esulano dal concetto lavoro; ma io rubai, rubai tanto che ancora oggi con quella refurtiva ci campo di rendita.

E’ una professione stupenda, pensare, disegnare, incidere, stampare……….. insomma creare con “IL SAPERE DELLE MANI”

scritto da paolacon il 19 10 2013


Vien l’autunno sospirando

sospirando alla tua porta,
sai tu dirmi che ti porta ?

– Qualche bacca porporina,
nidi vuoti, rame spoglie,
 tre gocciole di brina,
e un pugnel di morte foglie … ( A. S. Novaro)

E’ Autunno, la natura si prepara al lungo sonno che durerà tanto tempo. Non amo questa stagione, la trovo triste, deprimente, noiosa con le sue interminabili giornate di pioggia e vento. E’ vero, i  colori autunnali sono straordinari, sembra quasi che un pittore abbia lasciato cadere dalla sua tavolozza, sui boschi e sui prati, tante tonalità di colore, dal verde al marrone, passando attraverso il giallo, l’arancio, il rosso … Camminando per le stradine dei piccoli borghi come il mio paese, si sente l’odore di legna bruciata uscire dai camini e quello del mosto che ribolle nei tini, nelle cantine.
Sulla piazzetta antistante la mia casa, ancora oggi, quando il sole settembrino lo permette, si ripete lo spettacolo del granturco sgranato messo ad asciugare su grossi teli distesi in terra, ogni tanto il mais viene smosso perché possa asciugare bene … ricordo quand’ero bambina che, insieme ai miei compagni, prendevamo di nascosto piccoli pugni di mais, lo nascondevamo nel fazzoletto e poi di corsa, senza farci vedere, si andava dall’unico fruttivendolo del posto; in cambio del granturco che gli portavamo, ci regalava qualche castagna lessa, “le ballotte” ancora calde … quanto erano buone!!!

Lo spazzacamino che Titina ha conosciuto da bambina

Ma c’era un personaggio che caratterizzava l’autunno al mio paese, tanto tempo fa: … “ lo spazzacamino”, un omone grande e grosso, che, quasi sempre di domenica, arrivava col treno da un paese vicino Campobasso e  si annunciava col suo grido possente “” spazzacaminooooooooooo”” che tutti riconoscevano. Sembrava un personaggio uscito da “I Miserabili”, noi bambini avevamo paura di lui che aveva il volto, le mani, gli abiti sempre imbrattati di fuliggine, una bocca enorme nella quale, quando sorrideva, si intravedevano i pochi denti rimasti. Aveva un’abitudine strana, in contrasto col lavoro che svolgeva ed era quella di arrivare spesso vestito di bianco, vi lascio immaginare com’era, quando, alla sera, finito il suo lavoro, tornava a casa!
Scusatemi se mi sono lasciata prendere dall’onda dei ricordi, ve ne sarebbero tanti altri ancora, come per tutte le persone della nostra età!
Ricordare, mi è servito a capire che ADESSO per me l’autunno è deprimente e noioso, ma tanti anni fa non lo era di certo!

 

Qualche piccola curiosità.

Riprendo il discorso di Titina sullo spazzacamino, per raccontare che lo Spazzacamino in Germania ha un nome difficile da pronunciare: Schornsteinfeger e fa parte di una corporazione antichissima, che esiste dal Medioevo. Se lo incontri per la strada lo riconosci immediatamente, infatti veste, con orgoglio, una sua caratteristica divisa nera, con tanto di cappello a cilindro. Se ne vedi uno il primo gennaio sei fortunato tutto l’anno.

In Italia, anche quest’anno, come ogni anno, sono arrivati, la prima domenica di Settembre, a Santa Maria Maggiore in Valle Vigezzo (Piemonte) più di 1200 spazzacamini provenienti da ben 14 paesi europei, ma anche dagli USA e da Giappone.
Un evento davvero speciale nella cittadina che ospita l’unico museo al mondo dello spazzacamino.
Questa festa ricorda l’emigrazione, perché già nel 1400 era tradizione, per i giovani locali, partire per fare gli spazzacamini nel mondo.

spazzacamino italiano


Il nostro quotidiano è puntualmente segnato da notizie terribili, le sentiamo ogni giorno, in ogni momento, ma come reagiamo noi? I fatti recenti costringono ad una riflessione, come ci fa notare Franco Muzzioli, mentre Armida considera con tanta sensibilità cosa c’è dietro, umanamente parlando, ad ogni storia che vediamo passare in televisione. Lei ne considera una sola, ma vale per tante tante altre.

Spesso, tra una forchettata e l’altra, mentre si gusta una minestra o una pietanza, uno dei vari TG ci sciorina a getto continuo i fatti del giorno:

” Più di trecento vittime al largo di Lampedusa”…..
“Madre dà alla luce il proprio figlio ed assieme a lui viene inghiottita dalle acque siciliane”……
” Lunghe file di bare nell’angar, parecchie le bare bianche, tra il pianto straziante dei supestiti”…..
“Centonovanta morti al giorno in Siria”……
“Un kamikaze si fa esplodere in Iraq, davanti ad una scuola, ottanta i morti, la maggioranza bambini”………
E l’elenco potrebbe proseguire, tra esodi biblici, tendopoli allucinanti  e gente che muore di fame e malattie; tanto che il 40% di giovani senza lavoro in Italia, il dramma degli esodati, l’aumento dei nuovi poveri, il tormentone Brelusconi … sembrano problemi di secondo piano.
Ci sono poi notizie date quasi in sordina, come la costruzione di una nuova citta nell’Oman, dove vengono impiegate essenzialmente manovalanze nepalesi. Sembra che di questi operai ne muoiano  in media uno al giorno per la mancanza di sicurezza nei cantieri, sono mal pagati e spesso soffrono la fame, praticamente sono degli schiavi.
In fondo dov’è l’Oman ?…… In Asia, lontano da noi, dove se rubi ti tagliano le mani, dove le donne se tradiscono il marito vengono lapidate  e non possono studiare o prendere la patente……ed il boccone fai fatica a mandarlo giù, a volte ti scappa anche una lacrima … e ti monta la rabbia di star lì a guardare, assieme alle stelle….

Armida i suoi sentimenti e le sue emozioni ce li esprime in poesia

…io ogni tanto trabocco di malinconia.. devo scrivere qualcosa!
Oggi  penso a quei bimbi.. a quella gente che sognava un mondo migliore.. ho buttato giù qualche riflessione…

PER TE  (Piccolo Angelo)

L’abitino della festa, le scarpette di vernice
i capelli raccolti a treccine
Nei tuoi sogni di bimba un mondo nuovo, vicinissimo,
“appena un braccio di mare”. Lì crescerai!
Vedrai nuove città, gente che ti sorride.
Conoscerai  la gioia di un futuro migliore,
potrai andare a scuola. potrai studiare.
Avrai giocattoli nuovi, frutta fresca ogni giorno..
.. ancora poche miglia..
S’intravvede già il profilo della Terra agognata..
-” Ma perché  spingono? Ho paura.!
Perché  questo fuoco in mezzo al buio?”
Poi improvvisa, la luce ti appare..
Tanto azzurro, tante  nuvolette leggere,
bimbi come te, felici danzano, corrono.
tenendosi per mano.
E poi lo vedi, da lassù…E’ un piccolo orsacchiotto
posato fra i fiori, sopra ad una grande scatola,
di legno, bianca.
Sì.. è per te, Piccolo Angelo,  un piccolo dono.
PER TE
solo a guardare.

scritto da paolacon il 15 10 2013

Roma  16 ottobre 1943   il rastrellamento degli ebrei ebbe inizio
alle ore  5.30

1022 il numero dei deportati  solo nel Ghetto
200 i bambini coinvolti 
16 i sopravvissuti ai lager (di cui solo una donna: Settimia Spizzichino)

OGGI SONO 70 ANNI

“Fummo ammassati davanti a S. Angelo in Pescheria: I camion grigi arrivavano, i tedeschi caricavano a spintoni o col calcio del fucile uomini, donne, bambini … e anche vecchi e malati, e ripartivano. Quando toccò a noi mi accorsi che il camion imboccava il Lungotevere in direzione di Regina Coeli… Ma il camion andò avanti fino al Collegio Militare. Ci portarono in una grande aula: restammo lì per molte ore. Che cosa mi passava per la testa in quei momenti non riesco a ricordarlo con precisione; che cosa pensassero i miei compagni di sventura emergeva dalle loro confuse domande, spiegazioni, preghiere. Ci avrebbero portato a lavorare? E dove? Ci avrebbero internato in un campo di concentramento? “Campo di concentramento” allora non aveva il significato terribile che ha oggi. Era un posto dove ti portavano ad aspettare la fine della guerra; dove probabilmente avremmo sofferto freddo e fame, ma niente ci preparava a quello che sarebbe stato il Lager”, ha scritto Settimia Spizzichino nel suo libro “Gli anni rubati”.

Altri due libri per non dimenticare

Giacomo Debenedetti – 16 ottobre 1943

Fausto Coen – 16 ottobre 1943 La grande razzia degli ebrei di Roma.

Da Giacomo Debenedetti un piccolo brano

“I tedeschi bussarono, poi non avendo ricevuto risposta sfondarono le porte. Dietro le quali, impietriti come se posassero per il più spaventosamente surreale dei gruppi di famiglia, stavano in esterrefatta attesa gli abitatori, con gli occhi da ipnotizzati e il cuore fermo in gola”.



scritto da paolacon il 14 10 2013

 


Ieri, 13 ottobre 2013, la grande famiglia del popolo del vento, si è ritrovata ancora una volta puntuale all’appuntamento velico della seconda domenica di ottobre, a Trieste.

La Barcolana o Coppa d’Autunno, è la più importante regata del Mediterraneo, soprattutto per numero di partecipanti.
Quest’anno è stata la 45ma edizione ed hanno gareggiato, sulla stessa linea di partenza, barche a vela di ogni forma e dimensione.
Circa 2.000 barche, pressappoco 25mila velisti e oltre 300 mila persone coinvolte, tra organizzatori e spettatori.
Che emozione poi partecipare, barche a vela di tutte le categorie, dagli scafi di 6 metri ai giganti di 30 mt. ultimi prodotti della tecnologia navale.
La Barcolana è chiamata anche “la regata di tutti”, proprio perché mette a confronto le imbarcazioni di semplici appassionati con gli enormi scafi di veri professionisti. E ognuno compete nella propria categoria, sfidando gli amici o i familiari o i vicini di casa, in una molto amichevole competizione, ma con tanto impegno.
La festa è ovunque: e si gode sia dello spettacolo della regata, che di quello della folla multicolore e varia, sulle alture dell’Altopiano carsico, balcone naturale sul Golfo.
La festa è di tutti e il castello di Miramare e le colline carsiche fanno da magico scenario a questa manifestazione.

(foto di Massimo Silvano, Andrea Lasorte e Francesco Bruni dal “Piccolo”)

Oggi ho ricevuto un bellissimo commento ad un articolo di Giulio Salvatori pubblicato in Parliamone nel lontano ottobre 2009, pensate giusto 4 anni fa, eppure c’è ancora qualcuno, non di Eldy, che entra nel blog e legge e commenta.
Ve lo ripropongo, perché è bello l’articolo e molto bello l’attuale commento di Renato Sacchelli.
Buona lettura.

Ed ecco che Giulio, prendendoci ancora una volta per mano, ci apre la porta di casa sua e ci mostra proprio il suo mondo.
(Le foto inserite sono di un amico di giulio)

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Questa volta, vi faccio conoscere il mio paese: Basati. E’ qui che sono nato, cresciuto e ormai con le tempie grigie. Non è per campanilismo se mi soffermo un po’ fra le mie radici, ma gioco in casa e mi sento  libero di agire, di muovermi, di frugare negli angoli più remoti.
Per  coloro che non hanno letto gli articoli precedenti, è doveroso far presente che si raggiunge il borgo percorrendo la strada panoramica che dal capoluogo, Seravezza, porta a Giustagnana, Azzano, Minazzana e infine Basati.
Prima di arrivare al mio paese, devo dire che si sfiora il paese di Minazzana. Qui c’è il centro sportivo della montagna seravezzina. Siamo a 420 m dal livello del mare e gode di un clima dolce anche in inverno in quanto è molto soleggiato. E’ circondato  da pini e castagni e si legge in un vecchio opuscolo che: “ Trovasi questo Castello detto Minazzana a metà delle Montagne Versigliane (…) gode di un aria sottile e perfetta “.
Su Basati un anonimo religioso del 1730 nei suoi viaggi per la Toscana annotava: “(…) E’ terra della Versiglia, ella è scarsa di abitatori (…) Evvi comunque opinione che il popolo di questo luogo è oriundo  di una Provincia della Francia nominata Provenza, infatti ritengono un verisimil  parlare , non inteso, che fra di loro”.
Uno scrittore contemporaneo, Luigi Testaferrata nel suo libro –L’Altissimo e le rose- ( premio Campiello ) arrivato a Basati per la prima volta assieme ad un gruppo di studenti laureandi, definisce questo luogo “ Il paradiso terrestre”. Ho cercato di capire il perché.

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Immaginate di percorrere a piedi nel periodo estivo, con un cielo azzurro e il sole che illumina l’universo,la strada Minazzana Basati. Arrivati alla fine di un tornante in località Contraiolo, s’apre di botto, davanti agli occhi, la cornice delle Alpi Apuane con al centro la Regina: La Pania della Croce. S’allarga il sipario: a destra il gruppo del Procinto, a sinistra il Corchia , le Cervaiole , L’Altissimo; chiude il cerchio il Monte Cavallo.  Là, ai piedi della montagna, avvolto da un mantello verde, il mio paese: Basati. Chiudono la cornice i campi. La strada maestra viene fagocitata da selve secolari di castagni dove appena penetra il sole.

Davanti a cattedrali che graffiano il cielo, colori che variano in continuazione, il ventaglio naturale delle fronde dei castagni, il silenzio assordante del bosco,  ti viene dal profondo del cuore esclamare:- Grazie Signore ! Qui, hai creato per noi, il  paradiso terrestre-
Basati, è un piccolo paese, circa 150 abitanti, però è  parrocchia. Il  Patrono è Sant’ Ansano, si festeggia il primo di dicembre, ed è sotto la Diocesi di Pisa.basati
All’interno della chiesa si trovano tre altari con   lavori in marmo di Statuario, Arabescati , Brecce Medicee, Bardiglio della Cappella, Fior di Pesco…non sono opere michelangiolesche, ma fatte da mani esperte. Un organo antichissimo, ma ancora funzionante troneggia nel coro. Il campanile a forma quadrangolare svetta per oltre venticinque metri e  sorregge due grosse campane: la grossa, la mezzana  e una piccola. Quando suona a distesa, l’armonia delle tre campane avvolge l’intera montagna, rimbalza nelle sponde del versante vicino e ritorna nelle vie del paese.Vicolo_02
Il borgo, visto dall’alto, dà l’impressione che i tetti delle case si tengono a braccetto quasi a sorreggersi, in un  girotondo continuo fino ai cigli dei campi.
Mi fermo qui, voglio lasciarVi con un pizzico di curiosità, la foto, anche se è fatta con il mio solito  grand’angolo, non riporta mai tutto. E’ d’obbligo  la solita frase che ho già detto:- Vi sono bellezze che non costano niente, ma che pochi sanno guardare-

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Chissà che un giorno questi semplici scritti non Vi siano di sprone per una gita?
Il solito Maledetto toscano.
Giulio Salvatori  29 sett.2009

(Per chi fosse interessato a leggere altri articoli di Giulio Salvatori ce ne sono diversi sulla Versilia, qui in Parliamone, nelle date intorno al 27 ottobre 2009, cercare nell’archivio di Parliamone)


Alessandro ci ha voluto fare partecipi di questi suoi pensieri, soprattutto dopo i recenti fatti,  ci propone un articolo bello che ha trovato nel Web,  interessante per la discussione e la riflessione

Leggendo in eldy post, commenti, critiche, risentimenti e speranze, sono sempre più convinto che è dalla natura che dobbiamo prendere spunto per capire; in natura ci sono mille esempi, che dico un’infinità, prendete per esempio un frutto come il melograno…. bello colorato affascinante nella sua esteriore bellezza, e dentro?

Tanti grani colorati, e non sono questa compattezza di grani a determinarne la bellezza e il sapore? (la società)…. e le cellule del corpo umano? se sane contribuiscono alla crescita perfetta dell’individuo, ma se impazziscono? ne basta una che deteriora la meraviglia dell’essere: ora se si applicassero questi concetti su un sito come Eldy credo che tante problematiche non ci sarebbero.

Forse sono uno strano, ma pensateci un pochino senza giudicare le mie stranezza.

Certo non voglio paragonare l’essere umano ad un grano di melograno o a una cellula impazzita, ma vedo l’uomo come essere pensante, oggi privo di razionalità. Dopo che sono caduti tanti tabù si sente libero ed autonomo, (ma mi pare che la sua libertà ci porti all’anarchia). Mi auguro che si ritorni non dico nel regresso, ma si raggiunga una maturità consapevole, dove tutto si può, ma in armonia e rispetto.    Alessandro


Uniti nella diversità

Silvana Dal Cero•21 settembre 2013
(Fonte:www.arredareilgiardino.it)


Ogni tanto mi afferra l’idea: chi sono, dove vado, ove vivo? E rimugino  per trovare risposte illuminanti. Magari, per un po’, anche appaganti.

Oggi ho ” visto” me stessa e ognuno di noi esseri viventi come una cellula di uno stesso corpo.
Se ogni cellula è sana, il corpo è sano. Se ogni cellula collabora al bene comune, il corpo crescerà forte e vigoroso.
Presa singolarmente una cellula ha vita breve e non ha in sé le forze per realizzare tutte le proprie potenzialità.
Lo so, potrebbe sembrare  un limite  alla libertà personale l’essere parte di uno stesso corpo ma in realtà solo così il singolo può esprimere il massimo di se stesso.
E lavorare contro il bene comune per un proprio tornaconto alla fine si rivela una azione controproducente per tutti. Esempi chiari di ciò li ricaviamo osservando il funzionamento del corpo umano.
La malattia nasce quando qualche cellula decide di andare per conto  proprio, di pensare alla propria crescita, di scansare il compito in cui si è specializzata.
Come ogni cellula così ogni essere vivente è diverso da un altro, ha una propria specificità, talenti personali, caratteristiche proprie che contribuiscono al bene di tutti. E la bellezza dell’intero nasce e poggia sulla ricchezza delle diversità.
Uniti nella diversità: sembra una concetto così ovvio e chiaro e invece…

Tendiamo istintivamente a rifiutare ciò che è diverso da noi,  a credere che noi siamo la massima espressione del bello, del buono, del giusto e  vorremmo per questo omogeneizzare pensieri, comportamenti, ideali.
Ingrigiamo il mondo in un minestrone nel quale più non si distinguono i componenti. Come entrare in un giardino ove fioriscono solo rose. Saranno pur belle ma quanto è riduttiva questa bellezza?
Far proprio il concetto che il bello è insito in ogni essere resta un passo difficile. Siamo frenati nell’accogliere ciò che sta fuori di noi  come se questo passo di apertura ci togliesse qualcosa.
Ma pensiamo al sole: la  luce e il calore che io ricevo non diminuiscono perché contemporaneamente altri ne godono i benefici effetti.
Come l’amore. Non ha confini o limiti. Pensiamo a un genitore: ama con la stessa intensità ogni figlio, dona a tutti senza nulla togliere  a ciascuno.
Mi piace  pensare di appartenere ad uno stesso immenso universo, nel quale la nostra individualità non si perde anzi, viene esaltata da questa comunanza di cammino, da questa ricchezza di doni e diversità.
Un fiore diverso dentro un giardino che più vario non si può.

scritto da paolacon il 5 10 2013


Spesso succede di sentire parole ricorrenti, di leggere sullo schermo dialoghi simili, frasi che formulano concetti affini a quelli che vorremmo estrinsecare noi e che abbiamo solo raffigurato nella nostra mente.

Ed ascoltiamo voci che esprimono i nostri stessi sentimenti, condividiamo frasi, conversazioni…
Non è questo che accade sovente in Eldy? Non è anche questa la finalità che si è prefissa Eldy?

Ma in questi giorni, mi capita di ascoltare  più spesso del solito parole come: “SCONTENTO”, “LITIGI”.


Anche oggi, come già da diversi giorni ormai, leggo, in una delle stanze di Eldy, commenti che… lamentano il cambiamento di questa chat, la sua decadenza, l’abbandono da parte di molti Eldyani, emigrati in altre chat, la mancanza di partecipazione, l’assenteismo, i troppi litigi …

Allora mi piacerebbe parlare di come sentiamo Eldy e di che cosa significa per ognuno di noi.

Che ne pensate?  Eldy è preziosa?
Cosa è Eldy, perché è importante, perché se ne ha bisogno?

L’idea che l’ha fatta nascere è splendida, ha dato la possibilità a molti di noi di imparare ad usare il computer e ci ha messo in condizione di usarlo agevolmente…
Abbiamo superato in buona parte il “digital divide”, grazie ad Eldy.

Ma lascio la parola agli Eldyani che avranno desiderio di condividere le proprie impressioni, dunque:


parliamo ancora una volta di Eldy e di che cosa rappresenta per ciascuno di noi…

Leggo la data sul calendario: 2 ottobre, l’estate si è conclusa definitivamente. Tanti anni fa, in questa data, tornavamo a scuola: ricominciavano le lezioni.
Franco Muzzioli ci ha dato un piccolo staccato della sua estate, io un altro e Armida, con molta malinconia, ricorda le sue di estati. Devo dire che avevamo tante cose in comune e quello che dice lo risento con suggestione e tenerezza, parola per parola.
Grazie Armida, ho voluto mettere la tua “prosa in poesia” anche qui, sarà gradita a tante persone che si ritroveranno in queste tue emozioni. (pca)


Com’è strano il cielo in questo giorno di settembre…
Nuvole grigie e rosa, in quest’alba si rincorrono,
si allargano, si riuniscono.
Il mio pensiero vola, con loro.
Frammenti di ricordi, pezzetti di carta soffiati dal vento,
spezzoni di film, brani di vecchie canzoni
si affacciano alla mia mente…
(Sapore di sale… le mille bolle blu… guarda che luna…)
Com’era bella, la nostra estate!
Il nostro essere così uniti,
bastavano poche cose, per renderci felici.
I nostri bimbi… le corse sul bagnasciuga, i castelli di sabbia,
la ricerca delle vongole e poi la festa di una bella spaghettata!
Com’era bella, la nostra estate!
I picnic con un mondo di amici, il mio goffo rincorrere il pallone,
il tuo prendermi in giro.-(“mamma è negata!”). e sorridevi…
Poche le tue parole: bastava un tuo gesto a renderle inutili,
eri il mio “Orso”, eri parte di me.
Com’era bella, la nostra estate.
La nostra gioventù, com’era bella…allora…

 

scritto da paolacon il 27 09 2013

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Le notti bianche, la cattedrale di Sant’ Isacco, i monumenti barocchi e neoclassici, una profusione di ori e di marmi, il Palazzo d’Inverno ed i suoi tesori d’arte inestimabili, la folla che si riversa sulla Prospettiva Nevskji… i canali,
la Chiesa del Salvatore sul Sangue…. e tanto tanto ancora…
un gusto del passato proiettato nel futuro di una città che pulsa e che ha ospitato da poco il G20…
Come descrivere San Pietroburgo? Intanto ve ne do una panoramica mostrandovi qualche foto.
Ne riparleremo, devo riordinarmi un po’ le idee ed assimilare tutte le emozioni che ancora palpitano e mi sono rimaste negli occhi.

 

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(cliccare sulle foto per ingrandirle e clicare di nuovo per tornare all’articolo)

Aggiungo qui i due bellissimi filmati che mi ha inviato Marc52; Grazie

http://www.youtube.com/watch?v=yMdOjbVr5VM&feature=youtu.be&hd=1