Don Gallo e Franca Rame al G8 di Genova

Manifestazione anti "matrimonio per tutti"

Le nozze per tutti

Oggi, 26 maggio 2013, otto giorni dopo che la legge sulle “nozze per tutti” è stata approvata  anche in Francia, ancora  si manifesta violentemente contro questa legge. C’è stata alta tensione a Parigi ed uno spiegamento di più di 4500 unità di forze di polizia.

In Francia non si chiamano nozze Gay, ma “nozze per tutti”, sottolineando così la non discriminazione.
Allora io mi domando perché tanto accanimento? Che cosa può togliere a me se due persone che si amano decidono di condividere le loro vite? La legge è stata approvata ormai e per me è una legge civile, una legge che si adegua all’Europa più progredita. In 14 paesi è effettiva, anche da diversi anni. È diventata una prova di forza politica? L’obiettivo è un altro? Posso anche capire i cattolici, ma i laici? Perché ancora questa dimostrazione di forza?

Ma secondo un sondaggio odierno, 3 francesi su 4 sono super stufi di manifestazioni sul tema, soprattutto adesso che la legge è stata votata.

Naturalmente  ho espresso il mio parere ed il mio sconcerto, ma è giusto sentire anche un parere diverso dal mio.

A voi il giudizio e la vostra opinione.

E adesso la parola a Franco Muzzioli
 

 

Matrimonio sì matrimonio no!

Paola mi ha proposto l’argomento del matrimonio gay e delle relative adozioni, dopo il sì di Hollande e dell’Assemblea francese.

Matrimonio – etimologicamente è composto da due parole latine mater – madre, cioè colei che genera e munes – compito , attributo. Poi c’è il patrimonio, che è il compito del padre per il sostentamento della famiglia.

La famiglia, questo nucleo primigenio della società è formato da madre, padre e figli e con il matrimonio si ha un contratto di fatto sia laico che religioso per iniziare un nucleo sociale attivo e per perpetuare la specie.

Tutto ciò che avviene al di fuori di questo postulato …sono unioni.

Sarò un laico, democratico, un po’ anomalo, ma il matrimonio, ripeto da mater  è legato imprescindibilmente alla sua figura.

Dov’è la figura della genitrice in una coppia gay? Ma anche in coppie di lesbiche, quale delle due è la genitrice?

Giustissimo che possano unirsi, avere gli stessi diritti di tutti, potersi legalmente proteggere, accudirsi, e godere delle leggi sulla successione, ma il matrimonio è un altra cosa perché mancano gli “attori” per attuarlo.

Per l’adozione la cosa, è anche in questo frangente, almeno per me, abbastanza complicata, perché in tutti e due i casi di unione gay manca la figura materna o quella paterna ….il mammo o la babba ….mi fanno impressione anche solo a pronunciarli.

Mi si obbietterà che è meglio che un bimbo  cresca in armonia in una coppia gay, che in una litigiosa e incasinata coppia eterosessuale.  Di questo ne possiamo parlare, caso per caso, con le garanzie più totali per il fanciullo… ma è pur sempre una anomalia ad un concetto non solo sociale, ma anche animale, della “famiglia”.

Vorrei un domani, non ci fossero più gay, lesbiche, eterosessuali, transessuali, transgender  ecc. ma solo individui che praticano la loro sessualità come vogliono, senza discriminazioni, senza orgogli, senza ghettizzazioni, ma nel rispetto delle regole sociali ed individuali, senza ledere la libertà e le leggi democratiche del paese in cui si vive.

Poi ci sono le Religioni……e qui mi ritiro di buon ordine lasciando a chi crede  (nel senso escatologico del termine) di dire la sua.

Cito uno stralcio di un articolo di Rita Guma (presidente dell’ Osservatorio sulla legalità e sui diritti) apparso sul “Fatto Quotidiano”.

La giornalista è favorevole al ” matrimonio gay”, ma pone dotte e circostanziate opinioni che credo sia interessante leggere.

…….” Per un unione di fatto o legale che sia, dovrebbero essere fondamentali soltanto la volontà di rispetto e di assistenza, che in genere nascono dall’attrazione e dall’amore ed evolvono in una condivisione quotidiana della vita con le sue scelte. Il resto (automatismo dell’eredità, coinvolgimento nelle decisioni per la salute del partner ecc.) dovrebbe essere solo una naturale conseguenza del fatto che i due abbiano deciso di legalizzare la loro unione.

Il termine matrimonio non è riferito solo al matrimonio religioso, derivando da radici latine (come ho esplicitato nel mio scritto)  ed avendo valore legale, anche quando è solo civile lo ritengo anacronistico, mi sembra più adeguata la parola coniugio, che pone entrambi i contraenti sullo stesso piano ….entrambi coniugi, non moglie o marito, questo non genererebbe perplessità linguistiche qualora fosse esteso alle coppie omosessuali che volessero legalizzare la loro unione, dato che non caratterizza i ruoli in base al genere.” (non sono d’accordo…credo che matrimonio debba rimanere la denominazione di una unione legale religiosa o laica tra eterosessuali che come scopo, anche solo teorico, hanno la procreazione,  le altre sono unioni …. omosessuali o eterosessuali ….mi pare tanto semplice!!!).

 

Cambia il senso delle parole, ma cambia anche lo spirito dell’uomo?

Tra il serio ed il faceto

Parodia “il senso delle parole…”
guardate questo breve video 


Vediamo cosa c’è scritto sul cartello?


“Sono cieco aiutatemi”

Cosa chiede l’uomo alla ragazza? “che hai scritto?” e lei “la stessa cosa che c’era scritta, ma in altro modo” (di tutti i sensi la vista deve essere il più incantevole…)
e lui dice: <Incredibile non ho mai avuto tanti soldi in vita mia> 

 e lei… ” e nemmeno li avrai…”

 Morale se c’è

 

 


Un po’ per gioco, un po’ seriamente Alfred-Sandro1.ge ci fa riflettere su un punto dolente della nostra società: siamo forse obbligati a rottamare? Ci costringono?
Sarà vero quello che Al e Fred si dicono? 

 

– Al…..

– Ciao Fred,

– Ciao!

– Che fai?

– Sto guardando ‘sto apparecchio che non va!

– Che ha?

– Non lo so…..non va..!

– Cambia le pile!!!!

– … fatto!

– E non va?

– NO!!!!

– T’è caduto?

– NOO!

– L’hai bagnato?

– NOOOO!!!

– Allora l’hai rotto!!

– NON L’HO ROTTO IO!!! S’E’ ROTTO!

– Le cose non si rompono da sole….!

– Fred, certe cose non si rompono da sole ma a comando!!!!

– Al…???????

– Si Fred…… CERTE COSE SI ROMPONO SU ORDINAZIONE!!

– Al??  …e chi darebbe ordine di rompersi ad un oggetto?

– Il suo costruttore!

– Come?

– Si Fred, certi costruttori adottano la cosi chiamata  “OBSOLESCENZA PROGRAMMATA”!

–  … Cosa???? Sarebbe a dire se capisco bene Al, che costruiscono un oggetto, sapendo in anticipo quando si romperà?

– Esattamente Fred!…esattamente…

– Allora non è un comando ma progettato di proposito? Come fanno?

– Con studi di laboratorio approfonditi sulla composizione e durata dei materiali: hai presente i “CRASH-TEST! delle auto?

– Ma è assurdo!

– Non è assurdo! Seguimi. Se io metto in vendita un oggetto che duri tanti anni, a quello stesso cliente non venderò altro per tanti anni.

– Si certo, finchè quell’apparecchio funziona!!!

– Appunto. ora pensa a questo: se riesco a fare in modo che quell’oggetto duri un tempo limitato, prestabilto, insomma che si rompa prima?

– Dovrà farlo riparare! Magari appena scade la garanzia?

– ECCOOOOOOOOO!!!! Trovo il modo di farlo durare molto meno e faccio in modo che non si possa riparare o che non ce ne sia la convenienza costruendolo con l’accorgimento che non possa essere aperto o ostacolando il reperimento dei ricambi e di conseguenza fare in modo che la riparazione costi molto. Convinco la gente a comprare il modello nuovo che, con una accurata pubblicità, ho preparato per tempo aggiungendo ogni volta piccole migliorie tanto da fare sembrare l’altro < OBSLETO>!
        

– Ma è diabolico, Al!!

– Beh, si, Fred, ma queste sono le cosiddette leggi di mercato!

– Ma, Al, in questo modo hanno inventato “l’usa e getta”! Montagne di rifiuti di roba praticamente nuova?

– Esatto.

– Ma a che scopo, Al? A che scopo gettare via roba praticamente nuova?

– Guadagnare Fred!…..Creando bisogni futili e illusori nella gente, specie tra i giovani. Guadagnare tanto e in poco tempo, Fred!

– E noi?

– … Abbocchiamo, Fred……..Abbocchiamo! 


tratto da WIKIPEDIA

“L’obsolescenza pianificata o obsolescenza programmata nel design industriale è una politica volta a definire il ciclo vitale (la durata) di un prodotto”

” L’obsolescenza pianificata ha dei benefici esclusivamente per il produttore, perché, per ottenere un uso continuativo del prodotto, il consumatore è obbligato ad acquistarne uno nuovo”

http://it.wikipedia.org/wiki/Obsolescenza_pianificata

 

scritto da paolacon il 9 05 2013

Marc ci propone un articolo di economia, decisamente stimolante e che ci può fare molto riflettere: buona lettura.

Mi è capitato di leggere in rete un articolo molto interessante di Roberto Albanese (ha scritto anche un libro) sulla democrazia del benessere.

L’articolo fa riferimento al (WBD) Well-being democracy (Democrazia del benessere). “The Economist” (quotidiano finanziario-culturale inglese) ogni due anni analizza 167 NAZIONI e valuta il grado di democrazia con il democracy index (indice di democrazia), assegnando a tali nazioni un punteggio che va da 0 a 10. Nella valutazione del 2010 la Norvegia è stata il paese più democratico con un punteggio di 9,80; all’ultimo posto la Corea del Nord con un punteggio di 1,08. L’Italia si trovava al ventinovesimo posto con un punteggio di 7,83.
Una società occidentale è misurata dal (BIL) Benessere Interno Lordo.
I paesi scandinavi, sono un esempio lampante di tale democrazia. Le democrazie così chiamate “perfette” (Norvegia, Svezia, Danimarca, etc), sono quelle democrazie dove il Benessere Interno Lordo è largamente diffuso e distribuito equamente. In Svezia, non esiste il ricchissimo o il poverissimo, perché il ricco non ha interesse ad esserlo. Se una persona guadagna all’incirca 65.000 € arriverebbe a pagare il 67% di tasse (l’evasore fiscale non paga le tasse certamente non perché possiede poco, ma perché, vuole possedere di più).

Tutta questa pressione fiscale permette al governo (avendo le casse piene) di dare, distribuire, realizzare, sevizi validi e efficienti per tutti i cittadini. In più la Norvegia in modo lungimirante (primo esportatore di greggio d’Europa), ha accantonato le sue enormi imposizioni fiscali per convertirle in futuro in energie alternative rinnovabili e, nel contempo, grazie a tale fondo, ha saputo (insieme alla Svizzera) nel 2009, sopperire ai contraccolpi del debito pubblico (verificatosi in altri paesi).

Tali riserve, con gli interessi maturati, hanno permesso oltre ai benefici di ottima qualità per i cittadini, anche un forte stimolo a pagare le tasse.
Gli Stati Uniti sono una vera democrazia? No! Perché le diversità tra ricchi e poveri sono estreme! Lo stesso vale per l’Italia. Esse sono definite dal democracy index delle democrazie “imperfette”.
In termini pratici, nella società è del tutto plausibile che il singolo possieda un grande capitale, frutto generazionale di ricchezze patrimoniali familiari. Quello che non è plausibile è che il singolo cerchi di incrementare all’infinito, senza limiti tale ricchezza. Così facendo, diventa un parassita della società! In altri termini, l’accettazione della società (cioè il farvi parte) deve portare come vincolo il limite della ricchezza, tale profitto non deve beneficiarne in modo esagerato solo il singolo, ma anche la società.
 

Il benessere fa una distinzione fra ricchi e plutomani (straricchi). I primi detengono un capitale sopra la media della popolazione e sono eticamente compatibili con la democrazia del benessere!
I secondi cercano invece la ricchezza illimitata/esagerata. Paradossalmente, essi potrebbero risultare meno ricchi di molti altri ricchi. In fine, a livello economico, la definizione politica di Destra e Sinistra, non va d’accordo con il benessere!
La SINISTRA colpendo i patrimoni non ha mai toccato i redditi medi, lasciandoli al 43% (generalizzandoli) paradossalmente alti per i servizi offerti (in Italia).
La DESTRA ha sempre difeso le grosse ricchezze indiscriminatamente! Tali plutomani (straricchi), che rappresentano l’uno per mille della popolazione, “grazie” al loro potere hanno messo in difficoltà la democrazia rendendola una Plutocrazia. Possiamo dire che senza Limite Sociale di Profitto, appare fumoso ogni discorso sulla democrazia del benessere. Il beneficio pratico del Limite Sociale di Profitto è che da un lato permette al singolo di aspirare alla ricchezza che gli consente la massima felicità, permettendogli una vita agiata! in più può in 10-20 anni di lavoro mettere da parte tutto il necessario per godersi la vita, lasciando il suo posto ad altri.
 

Dall’altro gli impedisce di sfruttare la società a fini personali. E’ una sorta di simbiosi fra egoismo individuale e sviluppo sociale. Scopo del Limite Sociale di Profitto è di realizzare un’equa ridistribuzione del reddito che possa poi portare a una crescita socialmente giusta. Le possibilità benefiche della democrazia del benessere sono in alternativa: minori tasse sui redditi bassi, bassissima corruzione e criminalità, collegata alla ricerca illimitata del profitto facile e cospicuo, equità sociale, implementazione del diritto civile alla fraternità, possibilità di avere comunque una soglia di ricchezza compatibile con la massima qualità della vita.
Per finire potremmo aggiungere che una nazione che ha come predominante una religione non può essere democratica, perché crea discriminazioni di benessere a scapito delle minoranze, essendo esse molto spesso emarginate.

Dopo un argomento tanto serio ed impegnativo come quello dell’aborto, Sandra, con allegria, ci fa conoscere le tradizioni del paese dove vive attualmente, raccontandoci  di abitudini legate al primo maggio, dalle antichissime radici . 

Primo maggio-proti maiou .

Il primo maggio, è considerata festa dei lavoratori. Nei paesi dell’area greca, fin dai tempi antichi risalenti all’epoca mitologica si festeggiava la fine dell’inverno e l’inizio della nuova stagione con riti propiziatori, canti e uscite nei campi. Si usava soprattutto intrecciare dei rami ornandoli con frutta, verdura e soprattutto aglio (allontanava il malocchio).
Questi rametti venivano poi appesi fuori casa e tenuti fino alla fine di giugno, bruciati poi coi falò fatti colle sterpaglie raccolte dalle varie potature dei campi.
Questa tradizione attraverso i secoli, anche con l’avvento del Cristianesimo, si è mantenuta viva fino ai nostri giorni, colle sue caratteriste che conservano un leggero tono pagano.
Solo, invece dei rametti, si fanno corone (non dobbiamo scordare la passione dei greci per le corone). Si intrecciano dei rami verdi nei quali si infilano dei fiori, dovrebbero essere rigorosamente fiori di campo, ma si cerca sempre che siano belli.
Vengono poi appese fuori dalla porta di casa e bruciate coi falò la notte di S.Giovanni il 24 giugno.

Completando le informazioni da Wikipedia…

Il primo maggio la Grecia festeggia l’arrivo dell’estate con un festival dei fiori 

Protomagia!!! Questo è il nome di questa celebrazione e siccome è un giorno di festa si fa quello che facevano gli antenati migliaia di anni fa: Celebrare la madre Natura!

Maios è l’ultimo mese di primavera e prende il nome dalla dea Maja, Dea della terra, nutrice e madre. Quindi festival delle anime, piante e fiori, rinascita dell’uomo e della natura.

Le feste nazionali sono un’ottima occasione per conoscere la cultura di un popolo. La Grecia, nazione festosa e allegra per antonomasia, ha molte feste importanti durante il corso dell’anno: balli, canti popolari, cibo e piatti particolari accompagnano queste feste che coinvolgono tutte le famiglie.

Alcune feste hanno origini cristiane, mentre altre affondano le loro radici nelle superstizioni e nei riti pagani, alcune sono di carattere puramente religioso, mentre altre feste hanno un carattere storico-politico che ricorda particolari eventi.

1 maggio: festa dei lavoratori. In greco si chiama “protomaghia” ed è il giorno dei lavoratori, in cui la maggior parte delle persone non lavora e, complice il bel tempo, si fanno scampagnate e gite fuori porta. Prima che, nel 1889 il movimento operaio e il socialismo considerassero il Primo Maggio come il simbolo delle lotte sociali, in Grecia questo giorno era già festa, in quanto segnava il passaggio definitivo all’estate e veniva celebrato con canti e balli in campagna, che iniziavano già la notte del 30 aprile – così come testimoniato dal canto popolare “Ora arriva Maggio, ora arriva il fresco, ora arriva l’estate”.

Leggendo il giornale stamani, questa notizia sulla “Stampa” di Torino mi ha particolarmente colpito e fatto riflettere.
Ci ho poi ripensato in vari momenti della giornata  e mi è capitato di parlarne con Giulian.rm nel pomeriggio. È un argomento molto controverso e credo interessi tante persone.
Ecco perché è opportuno sentire il vostro parere. Riporto l’articolo, per altro brevissimo.

Notizie dagli esteri   26/04/2013 “La Stampa” scritto da Gian Antonio Orighi

San Salvador, “Fatemi abortire per vivere”  Il dramma di Isabel arriva in tribunale

Suo figlio nascerà comunque morto, ma la legge le impedisce d’interrompere la gravidanza

Il vescovo di San Salvador: «E’ uno stratagemma per legalizzare l’aborto, siamo contrari»

Il dramma di Isabel, 22 anni, sta scuotendo El Salvador. La giovane donna incinta di 4 mesi, che soffre di Les (Lupus eritematoso sistemico, una grave alterazione del sistema immunitario), e di insufficienza renale, con la salute tanto peggiorata per la gravidanza da mettere a rischio la sua vita e con il figlio in grembo che nascerà morto perché anencefalico (senza cervello), chiede disperatamente che le sia permesso l’aborto, che però è sempre proibito nel Paese centro-americano come in Cile, Repubblica Domenicana, Honduras e Nicaragua.

Isabel, che se abortisse illegalmente rischierebbe 8 anni di galera, si è rivolta al Tribunale Supremo, che sta vagliando il caso.
Il rappresentante dell’Onu  a El Salvador, Roberto Valent, appoggia la sua richiesta, come la ministra della Salute, María Isabel Rodríguez.
Amnesty Internacional tuona: ”La sua sopravvivenza dipende dalle autorità e ogni ritardo è crudele e disumano”. Ma il vescovo di San Salvador, José Luis Escobar, è contrario: “Sembra uno stratagemma per conseguire la legalizzazione dell’aborto. Chiedo all’Alta Corte di ricordare che per la Costituzione una persona umana è tale dal concepimento”.

Questa la notizia in tutta la sua crudezza. Mi sono ricordata di un altro episodio, sempre in Sud America, in Brasile per la precisione, ugualmente drammaticissimo. Nel 2009 la chiesa cattolica scomunicò i medici che avevano fatto abortire una bimba di 9 anni, incinta perché stuprata dal patrigno e che rischiava di morire.

Mi domando se sia giusto che la Chiesa interferisca in maniera tanto pesante, quando è in gioco la vita della madre. Mi domando molte cose. E mi piacerebbe che ne parlassimo.
 

Segue la riflessione di Giuliano

Scrivo questa riflessione perché a suo tempo in un Forum seguii  “l’appello alla moratoria per l’aborto” e l’attacco alla 194 (moratoria degli aborti).
L’argomento aborto, credo che sia principalmente religioso, perché chi lo vuole rendere illegale porta a supporto la sacralità della vita dell’embrione, ma non tiene conto di tanti di quei casi in cui la gravidanza è un rischio per la vita della donna che andrebbe incontro a morte certa.
Quando a quest’obiezione si risponde che la donna, nemmeno davanti alla possibilità della sua morte, può decidere per l’interruzione terapeutica, allora siamo davanti ad argomenti di fede, non di buon senso o di rispetto reale della vita.

Secondo me è un’ingerenza, una violazione della gestione dello stato, il quale, per garantire le libertà di culto e la pluralità di pensiero, deve essere laico e non può e non deve essere soggetto agli attacchi della chiesa.
 

“Lettera a un bambino mai nato” è un libro di non più di cento pagine di Oriana Fallaci, scritto nel 1975, che ha il pregio di trattare un tema spinoso come quello dell’aborto.

Libro di grandissima attualità ancora oggi, Lettera a un bambino mai nato condensa in poche pagine il fondamento stesso dell’essere donna, di avere il potere di dare o negare la vita. Già nella dedica la Fallaci anticipa i dolorosi temi che sta per affrontare:
A chi non teme il dubbio
a chi si chiede i perché
senza stancarsi e a costo
di soffrire di morire
A chi si pone il dilemma
di dare la vita o negarla
questo libro è dedicato
da una donna
per tutte le donne
.

La lettera affronta senza remore il tema scottante dell’aborto, spingendosi alla ricerca del senso della vita e ponendosi l’amaro interrogativo:
È giusto imporre la vita, anche se esistere, implica sofferenza?

    

C’è poco da ridere con l’aria che tira, manca il lavoro, il 37% dei giovani è disoccupato, c’è chi è alla disperazione …..ma abbiamo sempre i politici che vivono alle nostre spalle “alla grande” e hanno tanta fantasia nel “creare lavoro”.
Viene dato lavoro nell’amministrazione pubblica all’amante del leader, al marito dell’amante del leader, all’avvocato del leader, al commercialista del leader, ma leggendo l’articolo di Daniele Autieri su Repubblica, ci si può rendere conto che la realtà supera l’immaginazione.
<…..” C’è l’esperto in tartufi e lo studioso delle abitudini riproduttive dei cormorani …
in questa Babele di incarichi…sorge un interrogativo…era veramente necessario che il Comune di Potenza affidasse una consulenza tecnica di 28.868 euro per verificare la correttezza delle bollette della Telecom?


In Friuli Venezia Giulia, la neve cade copiosa ed  forse  per questo che la Regione ha deciso di destinare 26.370 euro per affidare ad una persona  il compito di verificare se nevica e quanto nevica, la stessa Regione ha speso 10.000 euro per salvare le biblioteche del deserto della Mauritania.
In Liguria, la Giunta ha pagato 10.000 euro per lo studio sul mezzo più idoneo a meccanizzare alcune fasi produttive dell’aglio di Vessalico.

In Piemonte, nel 2011 la Regione ha stanziato 18.000 euro per  la “valorizzazione delle collezioni di vertebrati” e 30.000 euro per la “conservazione delle collezioni botaniche”.
Nel 2012, 139.150 euro sono andati all’Università di Torino per un progetto “sulla definizione dei valori di resistenza e flessione del legname massiccio di larice e castagno piemontese, per uso strutturale”.
Ma il più bello è l’incarico di 8.100 euro dato dal Comune di Pontinia ad un architetto, con la motivazione ” mancanza di personale nell’Ente”>.

Forse sono sufficienti i virgolettati di Autieri per farci delle amare risate, ma non meravigliamoci troppo se domani potremo vedere nelle strade delle nostre città un distinto signore che si aggira con notes e matita …assunto per contare le buche  sull’asfalto.

Che ci volete fare…..a noi italiani la fantasia non manca.

“Ecco Signora, questa è la roba che aveva in tasca al momento dell’incidente”-le dice freddamente l’agente della stradale.
“Legga e poi firmi in calce”.
Laura non riusciva a leggere. Le lacrime le appannavano la vista.
L’agente le prese il modulo che aveva appena compilato e glielo lesse, elencando come fosse stato un inventario di fine anno: …un portafogli di pelle marrone contenente documenti personali, 175 euro in moneta cartacea, 7 euro in monete metalliche da 1,2, e alcuni centesimi, alcune foto di Lei signora e dei figli immagino, una fede in oro e…………
Laura scoppiò in un pianto dirotto quando vide il castagnotto che Beppe, suo marito, teneva in tasca da sempre.

Era il suo portafortuna….da sempre.

“Mi scusi” disse, tirando su col naso all’agente che, finito di leggere, le porgeva il modulo affinché lo firmasse.
“Mi scusi, ma è stato tutto cosi improvviso……… e poi aveva il castagnotto porta fortuna.
Non gli sarebbe dovuto accadere niente…….niente, mai!!!!”

“Mi spiace” disse il poliziotto senza partecipazione ritirando il modulo firmato, bagnato da un paio di lacrime.
Raccolse la roba di Beppe, la mise in una borsa di plastica azzurra assieme agli abiti che Beppe indossava al momento dell’incidente, si avviò verso l’uscita del commissariato.

Il sole alto di giugno rendeva l’auto  una fornace.

Aprì i finestrini, mise in moto, posò la borsa a fianco sul sedile del passeggero, annaspò al suo interno, ne trasse il frutto che Beppe teneva sempre in tasca fin da quando la nonna glielo diede esortandolo a portarlo sempre con sé perché, a suo dire, lo avrebbe preservato dal raffreddore.
Lo guardò stringendolo dolcemente e lo baciò. Spuntò un’altra lacrima.
 

 

Detestava portare sempre con sé quella castagna – le aveva raccontato un giorno Beppe – perché gli dava fastidio quando portavo i calzoni stretti e andava a ballare con gli amici e le amiche, ma la nonna era un carabiniere severissimo: se avesse scoperto che non l’aveva con sé lo avrebbe diseredato.
Poi, piano, piano, quel frutto divenne il suo portafortuna, non sapeva più farne a meno: era come avere sempre la nonna vicino a proteggerlo.

Pensava a questo Laura mentre con le mani sul volante stringeva ancora quel prezioso frutto.
Come avvolta da una coltre di nebbia che le ottenebrava tutti i sensi si dirigeva, simile ad un automa, alla camera ardente allestita per Beppe nell’ospedale, dall’altra parte della città.
C’erano già parenti ed amici ad attenderla. I figli Alberto e Martina le si fecero incontro e rimasero per un tempo interminabile in un commovente e silenzioso abbraccio.

“Guardate” – disse con un sorriso appena accennato, cosciente che avrebbero subito capito, senza bisogno di spiegare niente.
C’era sempre stata molta intesa tra loro quattro.

Aprì la mano e mostrò il portafortuna di papà.

Alberto, guardò la mamma, poi guardò Martina che a sua volta guardò la mamma: ancora una volta si erano capiti al volo.
Assieme si avvicinarono al feretro, a turno  baciarono per l’ultima volta la fronte del loro caro.
Martina prese la castagna e la mise in una tasca della giacca di papa.

Per un attimo sembrò che Beppe sorridesse.
 

Sono passati tre anni dalla morte di Beppe: sulla sua tomba ora c’è un piccolo alberello di ippocastano.

Mi ricordo delle parole di Fabrizio de Andrè … quella bella canzone che comincia: … “Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole…”

“Le mie ossa regalano ancora alla vita:
le regalano ancora erba fiorita.”

 

 

scritto da paolacon il 4 04 2013

La primavera è finalmente arrivata con queste belle immagini …


Siamo qui davanti ad uno schermo… ed i sentimenti si accavallano.
Entusiasmo, delusione, familiarità, incertezza, confidenza, sospetto, simpatia, affetto… è vero affetto anche in virtuale?
Quali sentimenti sono coinvolti?

Quante volte ci si domanda, noi di questa chat: è vera amicizia?
Quante volte ne abbiamo parlato?
Eppure…

Ed ecco una testimonianza recente 

Edis Maria è stata assente per diversi mesi, ci siamo preoccupati tutti ed ora è tornata a scrivere e comunicare in Eldy
Ci ha lasciato uno scritto per tutti noi, inneggiante all’amicizia virtuale.


AMICIZIA VIRTUALE? SI’, GRAZIE!!!!! E’ MERAVIGLIOSA!!

Omaggio alla amicizia, così detta virtuale, a volte denigrata come impossibile o utopistica! No, esiste e ti gratifica animo e cuore! Cari amici di Eldy, l’ho scoperta con voi, attraverso il vostro messaggio, i vostri pensieri e le vostre preoccupazioni. Vi abbraccio e vi ringrazio tutti, sia chi ha solo pensato a me, sia chi si è premurato di scrivere e comunicare […]

Carissimi ho stampato il vostro messaggio e l’ho conservato tra le cose più care! Un abbraccio a tutti gli amici virtuali di Eldy. Vostra EDIS:MARIA

 

Questa amicizia esiste? Secondo EdisMaria sì.
E secondo voi?
Che esperienze avete avuto? Ne vogliamo parlare?

Se il diavolo ci mette la coda…

Il diavolo !?!?

Una notiziola spulciata nel web (Libero), mi ha fatto fare un salto sulla sedia…..”l’Arcivescovo Scola ha mandato tre esorcisti nel Varesotto ed ha aperto un call-center….. “S.O.S. diavolo”.
Diavolo di un diavolo, ma con tutti i problemi che abbiamo vai a crear danni nella terra di Bossi e di Monti?Non sarà stato per caso mandato dai suoi alleati di sinistra?
Ma poi il diavolo sarà di destra o di sinistra ?
Il buon Gaber lo ha messo a destra nella sua splendida canzone: “destra-sinistra”……perché dice che il Papa è andato a sinistra!

Il grande Guareschi lo metteva assieme all’angioletto, nei dubbiosi ed un po’ iracondi pensieri di Don Camillo.

Era un diavoletto caratteriale e a mio parere interpretava la parte più simpatica del famoso “parroco della bassa”.
Scusate se l’ho presa in ridere, ma proprio non riesco a veder omarelli rossi con le corna e la coda….è evidentemente un mio limite.
Però….però …pensandoci bene, se guardo nella scena politica italiana, qualcuno che me lo ricorda c’è…….lo volete sapere? E no……non ve lo dico…….un po’ satanico lo sono anch’io……eheheheh!!!!!
Se il diavolo ci mette la coda…

Per concludere

Prendo pari pari da “la Repubblica ” l’elenco delle sette dei satanisti in Italia :

Tempio di Set.
Filiazione della congrega californiana di Aquino.
Chiesa di Satana, derivazione della setta di A.Lavey.
Figli di Astaroth.
Bambini di Satana.
Cerchio Charles Manson.
Congrega segreta di Bassano del Grappa.
Figli di Satana.
Adoratori del nulla.
Uomini neri.
Ordine del lupo mannaro.
Gruppo Ventidio.
Chiesa luciferina di Pomezia.
Neostregoneria “Wicca”
Ierodule di Ishtar.
Figlie di Maat.
Ordo Templi Orientis.
Tempio del Sole d’Oro.
Cerchio Alba Dorata.

Il mondo è bello perchè è……….avariato! Ma! Con tutti i problemi che abbiamo, c’è chi perde il tempo e il cervello in queste cose……!

Così conclude Franco e lascia l’interrogativo aperto dopo averci parlato del diavolo col suo fare allegro e scanzonato. Sdramatizando.

Ma c’è? Esiste? È un’invenzione degli uomini invece?
Se pensiamo di poter rispondere a questa domanda diciamo che il diavolo impersona il male ed è lo spirito del male stesso.
Ma cosa spiega questa risposta? Nulla perché è equivoca: con la parola “diavolo” indichiamo una rappresentazione che ci facciamo dell’idea del male, oppure il “diavolo” è un essere reale, che esiste e noi ne riconosciamo la presenza? O l’uno o l’altro.
Gli antropologi lo considerano un’idea simbolica. La teologia cristiana lo ritiene un essere reale.


Ma anche gli intellettuali vogliono dire la loro…

Il diavolo è un ottimista se crede di poter peggiorare gli uomini. Karl Kraus
I diavoli si dividono in angeli decaduti e in gente che ha fatto carriera. Stanislaw Jerzy Lee
E ciascuno ha il diavolo che si merita. Artur Perez-Reverte
Il diavolo serve solo a giustificare l’imbecillità degli esorcisti e la stupidità dei loro sostenitori.
Carl William Brown
Se il diavolo non esiste, ma lo ha creato l’uomo, lo ha certamente immaginato a propria immagine e somiglianza. F.M.Dostoevskij

Voi, piuttosto, che ne pensate?
Esiste? Non esiste? C’è? Non c’è?

scritto da paolacon il 31 03 2013

 

Oggi la mia vicina di casa Shoreh, mi ha portato dei dolci buonissimi a base di mandorle, pasta sfoglia e miele. Mi ha spiegato che sono stati fatti per festeggiare il primo giorno di primavera, cioè l’equinozio di primavera (giorni e notti uguali) e lei, che è Iraniana, oggi celebra l’anno nuovo, seguendo la tradizione del suo paese.

Nell’area della Asia centrale, mussulmana di rito sciita, in particolare in Iran, il nuovo anno comincia oggi, con il rinnovamento della natura e con l’inizio delle giornate che hanno le ore di luce più lunghe delle ore notturne.
Questo giorno si chiama Nawrūz (persiano نوروز ), oppure a seconda i vari dialetti – Norouz (si pronuncia: nuruz) e significa letteralmente nuovo giorno.

Seguendo una antichissima tradizione che risale a Zoroastro (quello che da noi si chiama Zaratustra) l’anno Persiano comincia con l’equinozio di primavera il 20 o al 21 marzo, a seconda degli anni (dipende dalla luna).
Nella tradizione, nella cultura e nella mentalità persiana, da quattromila anni il giorno di NowRuz rappresenta la vittoria sull’inverno è una vittoria che nessuna circostanza storica è mai riuscita ad oscurare nel cuore degli Iraniani. Tra l’altro si ritiene che proprio Now Ruz sia il giorno in cui Adamo fu creato, ed è in questo giorno che si riconcilia l’uomo con la natura.
Tutta la simbologia è indirizzata a ricordare il rifiorire del mondo.

Shoreh, la mia vicina di casa, mi ha raccontato una leggenda legata a questo particolare periodo dell’anno in Persia:
Il ritorno di “Zio Anno Nuovo”: ogni anno, il primo giorno di primavera, Zio Anno Nuovo indossa il cappello di feltro, si avvolge nella sciarpa e scende in città, appoggiandosi al bastone: visiterà ogni casa della Persia, portando il nuovo anno a tutta la gente. Presso la porta della città vi è uno dei giardini più belli della Persia, coperto di fiori, soprattutto rose, che sbocciano vivide nel giorno d’inizio della primavera.
Proprietaria del giardino è una simpatica vecchietta. Ella non ha mai visto Zio Anno Nuovo, ma ogni anno, il primo giorno di primavera, lo attende ansiosa nella speranza di incontrarlo: si alza prima dell’alba e si prepara a riceverlo, pulendo a fondo la casa, stendendo un tappeto di seta sul pavimento della veranda, innaffiando con cura i fiori – specialmente le rose, le preferite di Zio Anno Nuovo. Porta un po’ di mangime ai pesci rossi nell’acqua fresca della vasca in giardino, si accerta che la fontanella nel centro diffonda spruzzi in abbondanza, e davanti all’ingresso depone una bacinella d’acqua dove galleggiano petali di rose. Indossa l’abito migliore, di seta finemente ricamata, annoda intorno ai capelli uno scialle color d’oro, accende il fuoco nel camino, nella veranda prepara il tavolo con i “sette sin”, sistemandovi anche sette piatti di cristallo colmi di sette diversi tipi di dolci… proprio come fa ogni famiglia persiana, in ogni casa del Paese.
Quando tutto è pronto, la vecchietta siede sul tappeto, in ansiosa attesa di Zio Anno Nuovo: sa bene che chiunque lo incontri tornerà giovane di nuovo, proprio come la terra quando incontra la primavera. Aspetta… e nell’attesa pian piano si addormenta.
Quando lo Zio arriva, la vede dormire, e non trova il coraggio di svegliarla: coglie la rosa più bella e gliela mette fra le dita; assaggia la metà di una mela intinta nello zucchero; prende un tizzone dal camino e si accende la pipa. Poi riparte, verso la città, perché deve visitare tutte le case. Solo più tardi, il sole desta la vecchietta.
Ella vede la rosa e la mezza mela rimasta e comprende che Zio Anno nuovo è passato anche quest’anno, e che anche quest’anno non l’ha visto. “E’ accaduto ancora!” piange. “Ora dovrà attendere un altro anno intero per vederlo e tornare giovane!” E forse, la prossima primavera vi riuscirà.

In ogni famiglia si sceglie un tavolo o un ripiano dove viene stesa una tovaglia; su questa si collocano sette oggetti il cui nome, in lingua persiana, inizia con la lettera “s”, i “sette sin” e ciascuno dei quali in vario modo rappresenta il trionfo del bene sul male o della vita sulla morte. Su questo tavolo, tra l’altro, non mancano mai: le candele accese, una ciotola di acqua a simboleggiare la trasparenza della vita e una foglia sull’acqua, per rappresentare la caducità della vita stessa, lo specchio per essere visibili come siamo e naturalmente il libro sacro il Corano.
Noruz offre l’occasione di poter mettere in contatto usi e tradizioni che, solo in apparenza, possono sembrare diversi da quelli occidentali ma, che con una più approfondita conoscenza, appaiono molto simili seppur lontani geograficamente. (pulizia, regali, vestiti nuovi, cibi speciali)
 

Mi fa piacere raccontarvi di questi riti, diversi dai nostri, ma non troppo, infatti si può dire che “gli altri” sono affini a noi, più di quanto non immaginiamo.

In Italia e nelle regioni italiane ci sono tante altre tradizioni, volete condividerle?

KATHARA DEFTERA 2013 

Ancora feste degli altri, tradizioni differenti che non conosciamo e che ci permettono di apprendere usi e costumi antichi e ben radicati dei nostri vicini europei. Adesso siamo in Grecia, con l’aiuto di Sandra.

La Pasqua Greco – Ortodossa 2013 è quasi un mese dopo la nostra cattolica.

Ne abbiamo già parlato in altra occasione.

Lunedì, primo giorno di Quaresima è detto “KATHARA’ DEFTERA” O “LUNEDI PULITO”. Dopo inizia la Quaresima (Sarakosti in greco) con i 40 giorni di digiuno.
In questo giorno di KATHARA DEFTERA i festeggiamenti sono molti e diversi in tutta la GRECIA, però caratteristico è il lancio degli aquiloni. Fa ancora un po’ fresco, ma sono tutti fuori per festeggiare e seguire la consuetudine.

I ragazzi gareggiano nel prepararli, più belli, più colorati e poi nel lanciarli sempre più in alto sfruttando il vento.

L’uso degli aquiloni fu importato dall’Oriente al tempo di COSTANTINOPOLI, e servivano per mandare in cielo tutti i peccati, poi man mano col passare dei secoli divennero dei giochi.

La cucina in quel giorno è pure particolare: si mangiano solo molluschi, scampi, polipi, il tutto servito con salsine tipo scordo (a base di aglio) o (melanzane) o “taramosalata” dovrebbe essere a base di uova di caviale (ma falso caviale, più economico).

Anche il pane è speciale una lunga ciabatta, larga 20 cm. senza sale, a ricordo del pane azimo degli ebrei.

Questo giorno è tipico in Grecia, e fa parte di tradizioni antichissime.

Piatti tipici

 

 

lagana: il pane