Nel quadro delle feste di primavera e delle “feste degli altri”:
il 17 marzo, festa di San Patrizio, patrono degli irlandesi.
Lá ’le Pádraig oppure Lá Fhéile Pádraig in irlandese
Nel mese di marzo ci sono diverse commemorazioni e feste che hanno poi a che fare con l’inizio della primavera. Una di queste è il “Saint Patrick Day” festa speciale degli irlandesi d’Irlanda e di tutte le comunità sparse per il mondo.
È una festa tradizionale, gioiosa e molto allegra che si celebra tra amici, con musica e pinte di birra.
Qui in Eldy, dove siamo tra amici, mi fa piacere raccontare una ricorrenza tanto simpatica: quella di San Patrizio (Scozia 387 – Irlanda 17 marzo 461) San Patrizio, Saint Patrik in irlandese, è stato un missionario cattolico di origine scozzese.
È il santo patrono dell’Irlanda; è inoltre patrono di New York, Boston e degli ingegneri.
In qualità di vescovo gli fu affidata, dal papa Celestino I, l’evangelizzazione delle isole britanniche specialmente dell’Irlanda, all’epoca quasi interamente pagane. Si stabilì nell’Irlanda del Nord fino al termine dei suoi giorni.
Il santo viene festeggiato da tutta la comunità irlandese del mondo il 17 marzo, data della sua morte.
Le leggende su San Patrizio sono numerose: secondo la tradizione, in Irlanda non ci sarebbero più serpenti da quando San Patrizio li cacciò in mare.
Celebre anche la leggenda umbra del pozzo di San Patrizio (che poi era una voragine), era senza fondo e da lì si aprivano le celestiali porte del Purgatorio ricche di ogni meraviglia.
L’emblema nazionale irlandese, il trifoglio (shamrock) è il simbolo di San Patrizio.
Si racconta infatti che, grazie ad un trifoglio, avrebbe spiegato agli irlandesi il concetto cristiano della Trinità, sfogliando le sue tre piccole foglie legate ad un unico stelo.
La tradizione ha origine nel decimo secolo, quando il libro di Armagh prescrive ai monaci irlandesi di celebrare la festa di San Patrizio con tre giorni e tre notti di festa, ogni primavera.
Poi a partire dal 1737, il 17 marzo di ogni anno, il “St. Patrick Day” viene ricordato con cerimonie, parate e canti non solo in Irlanda, ma negli Stati Uniti, in Australia e in ogni luogo dove vi sia una comunità irlandese.
La ricorrenza si celebra nelle strade, con sfilate variopinte, precedute da fanfare e dove predomina il simbolico colore verde, che è il colore del trifoglio e l’emblema della stessa Irlanda.
Si festeggia in casa o al pub, con gli amici, indossando un indumento verde o bevendo una pinta di birra verde (tipica per questa occasione). La tradizione vuole che tutti indossino il trifoglio d’Irlanda il giorno di San Patrizio!
Il 17 Marzo porta fortuna trovare un quadrifoglio (il doppio della fortuna che porterebbe se trovato in un giorno qualunque) e vestirsi di verde (in Irlanda i bambini a scuola imbrattano di verde i compagni non vestiti ad hoc per l’occasione!).
Questa ricorrenza del 17 marzo, è tutt’ora la più attesa in Irlanda. Una delle migliori occasioni per lasciarsi andare al “craic” (termine gaelico intraducibile che a grandi linee significa: divertirsi in compagnia di buoni amici) e bere fiumi di birra in allegria.
Per gli irlandesi bastano solo due ingredienti per assicurare una notte di “craic”: la musica e il bere.
Delle cose per cui l’Irlanda è famosa nel mondo, la birra (stout) è forse la prima, il complesso rock degli U2 viene subito dopo. Guinness, Murphy’s e Beamish sono le marche più conosciute del nettare gaelico e la birra irlandese è prodotta e venduta in tutto il mondo.
Per essere facilmente ‘adottati’ ad una festa irlandese di San Patrizio il metodo più semplice è esibire un distintivo a forma di trifoglio che va in ogni caso ‘affogato’. Tutto ciò di cui avete bisogno è una bottiglia, alcuni amici e tanta buona musica. La formula è allegria e divertimento assicurati.
E per chi ha deciso di passare il San Patrizio con gli irlandesi sa già che questi due ingredienti certo non mancheranno.
Chiamarsi Francesco! Scritto da Franco Muzzioli
Ed è venuto dall’altra parte del mondo un uomo che si vuol far chiamare Francesco ed anche un dubbioso agnostico, come sono io, gioisce nel pensare a quel Francesco d’Assisi al quale egli si vuole identificare.
Francesco il più cristiano dopo lo stesso Gesù Cristo, con la sua panteistica visione del mondo dove tutto è degno di lode e beatitudine: dalla luna alle stelle, dal vento all’acqua, dal fuoco alla terra e persino lei la “Sora nostra Morte corporale” …atto finale, naturale, imprescindibile …è degna della nostra lode, proprio perché è indispensabile al ciclo delle cose.
Se chi ha preso il suo nome si identificasse veramente con il poverello d’Assisi, oltre ad ammansire i “lupi” che ormai popolano ogni angolo della nostra società e della Chiesa, chiamerebbe tutti sorelle e fratelli senza distinzione di razza e di pensiero.
Dopo ottocento anni la sua parola è ancora l’utopia che tutti auspichiamo, è la volontà di non imporre agli altri una legge od una dottrina, ma solo quello di riconoscerci come fratelli….” solo chi prova simpatia può suscitare simpatia”…”solo chi prova amore può suscitare amore”.
Piccole note biografiche: Francesco d’Assisi nato Francesco Giovanni di Pietro Bernardone nasce ad Assisi il 26 settembre 1182 e muore sempre ad Assisi il 20 ottobre 1226.
Fondatore dell’ordine che da Lui prese il nome è il santo protettore patrono dell’Italia e si festeggia il 4 ottobre.
Proprio oggi su “Repubblica” c’è un lungo articolo su San Francesco, scritto da Francesco Merlo. Si doveva immaginare che lo avrebbero ricordato. Un passaggio mi ha colpito:
<San Francesco, che molti oggi identificano come una specie di John Lennon o come un hippy giullare, un poeta che cantava agli uccelli, era in realtà un soldato di Cristo, un uomo di armi, e la sua chiesa, presagio e profezia per questo papa argentino, era una milizia fondata sulla disciplina, sul superare tutti i gradi di obbedienza.>
E ancora l’articolista dice che dai primi segni di Papa Francesco si vedono : <i segni della gioia di un radicalismo cristiano che davvero rimanda al protestantesimo e al rapporto con Dio senza mediazioni. E c’è infatti quella magnifica frase del poverello di Assisi che pare fatta apposta per il nuovo Papa argentino: “Dio, dammi la forza di cambiare le cose che posso cambiare, di accettare quelle che non posso cambiare, e di sapere distinguere le une dalle altre”.>
Ed infine è doveroso riportare qui, per chi non lo conoscesse:
Il “Cantico delle Creature”, poesia scritta proprio da San Francesco, poco prima di morire, nel 1226 ed emblema del suo stile di vita.
« Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual’è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate et serviateli cum grande humilitate »
In italiano moderno:
Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono la lode, la gloria, l’onore ed ogni benedizione.
A te solo Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di pronunciare il tuo nome.
Tu sia lodato, mio Signore, insieme a tutte le creature specialmente il fratello sole, il quale è la luce del giorno, e tu attraverso di lui ci illumini.
Ed esso è bello e raggiante con un grande splendore: simboleggia te, Altissimo.
Tu sia lodato, o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai formate, chiare preziose e belle.
Tu sia lodato, mio Signore, per fratello vento, e per l’aria e per il cielo; quello nuvoloso e quello sereno e ogni tempo tramite il quale dai sostentamento alle creature.
Tu sia lodato, mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e pura.
Tu sia lodato, mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte. E’ bello, giocondo, robusto e forte.
Tu sia lodato, mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento, ci mantiene e produce diversi frutti con fiori colorati ed erba.
Tu sia lodato, mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore e sopportano malattie e sofferenze.
Beati quelli che le sopporteranno in pace, perchè saranno incoronati.
Tu sia lodato, mio Signore, per la nostra morte corporale, dalla quale nessun uomo vivente può scappare:
guai a quelli che moriranno mentre sono in situazione di peccato mortale.
Beati quelli che la troveranno mentre stanno rispettando le tue volontà, perché la seconda morte, non farà loro male.
Lodate e benedicete il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.
In occasione dell’8 marzo voglio ricordare una donna straordinaria, uccisa per le sue idee, proprio l’8 marzo di molti secoli fa: nel 415 dopo Cristo:
IPAZIA, la donna che amò la scienza, occupa un posto importante nella galleria di donne famose. È stata la prima scienziata della storia dell’umanità ed una delle prime martiri pagane; dato che non volle piegarsi al cristianesimo, venne trucidata barbaramente, ad opera dei fanatici cristiani.
Ipazia o Hypatia
Nata ad Alessandria d’Egitto nel 370 dopo Cristo all’epoca delle lotte di potere tra i romani e gli attivisti cristiani, Ipazia fu celebre tanto per la sua intelligenza quanto per la sua bellezza.
È ritenuta la più famosa tra le scienziate dell’antichità. Fu la prima a portare un contributo notevole allo sviluppo della matematica.
Suo padre Teone d’Alessandria la educò ad Atene per farla divenire un “perfetto essere umano” visto che le donne in quell’epoca non erano considerate esseri umani al pari degli uomini.
Poi, una volta tornata ad Alessandria, Ipazia aprì una scuola di filosofia e matematica, dove commentava sia Platone e Aristotele, che le opere dei grandi matematici.
Hypatia si interessò anche di meccanica e tecnologia, disegnò strumenti scientifici tra cui un astrolabio piatto, uno strumento per misurare il livello dell’acqua, un apparato per la distillazione ed un idrometro di ottone, per determinare la gravità (densità) di un liquido.
Ipazia divenne il simbolo della scienza per i pagani e fu il bersaglio della lotta tra cristiani e non cristiani. La sua scuola fu un importante centro di cultura, ma essendo pagana, fu considerata eretica dai cristiani, e così tutta la sua scienza.
Proprio in quel periodo l’impero romano si stava convertendo al cristianesimo e quando nel 412 ad Alessandria divenne patriarca il vescovo Cirillo, fu ordinata una persecuzione contro i neoplatonici e gli ebrei. Ipazia, pagana, seguace di un neoplatonismo più tollerante su base matematica, si rifiutò di convertirsi al cristianesimo e non volle abbandonare le sue idee.
Lei era la paladina della libertà di pensiero.
Ma Cirillo, a tre anni dal suo insediamento, un giorno capì che Ipazia era il vero ostacolo alla sua ambizione. Nel marzo del 415 fu assassinata in modo brutale da un gruppo di monaci eremiti e di fanatici provenienti dalla Tebaide. Venne scarnificata con conchiglie affilate e letteralmente fatta a pezzi, poi bruciata perché non restasse traccia di lei.
Rea perché pagana!
Rea perché sapiente!
Rea perché donna!
Per i cristiani fanatici Ipazia di Alessandria era colpevole tre volte: la prima scienziata della storia di cui sia stato conosciuto e documentato il contributo all’evoluzione del sapere, fu trucidata con ferocia disumana del Patriarca della città; il suo assassinio non vide mai giustizia.
Si dice che fosse l’8 marzo 415.
Questa fine così cruenta e drammatica fece di Ipazia, a partire dal Rinascimento, una martire laica del pensiero scientifico. La sua morte fu definita una «macchia indelebile».
Ipazia fu celebrata in romanzi, poesie, opere teatrali, quadri e, nel 2009, dal film Agora del regista spagnolo Alejandro Amenábar.
Anche Raffaello probabilmente doveva conoscere molto bene la storia di Ipazia e per questo nutriva profonda ammirazione per lei. Nell’affresco “la scuola di Atene” in Vaticano lei è l’unica donna rappresentata: è sulla sinistra, con una tunica bianca ed è l’unico personaggio dell’affresco che guarda verso gli spettatori.
Nel quadro secondo me Raffaello l’ha voluta mettere in risalto appunto perché è stata una delle poche donne che ha saputo affermare il proprio “io” in mezzo ad un universo ancora solo maschile. Io credo che per questo Raffaello ha voluto creare una sorta di comunicazione attraverso lo sguardo tra lo spettatore e la donna…
Vestendola di bianco poi, simbolo di purezza e verginità il pittore ha voluto rendere omaggio alla grande filosofa; ma anche fare un “affronto” ai prelati romani, gli stessi che mille anni prima condannarono a morte l’eccezionale donna.
“Salvaguardate il vostro diritto di pensare, perché anche pensare male è meglio di non pensare affatto” Ipazia
8 marzo un sentore di primavera e giornata dedicata alle donne
Giornata internazionale della donna, una festa, ma soprattutto un’occasione di consapevolezza.
Pablo Neruda, “La mimosa”.
Andavo da San Jeronimo
verso il porto
quasi addormentato
quando
dall’inverno
una montagna
di luce gialla
una torre fiorita
spuntò sulla strada e tutto
si riempì di profumo.
Era una mimosa.
dal Canto general del Chile di Pablo Neruda
8 marzo, giorno universalmente riconosciuto come
FESTA DELLA DONNA
Tutti faranno loro festa, se ne approprieranno, ricorderanno gli avvenimenti che hanno dato origine a questa ricorrenza.
da wikypedia
“1908 – In questa data, secondo una diffusa credenza, vi sarebbe stato l’incendio nella fabbrica di New York nel quale morirono 129 operaie donne, e che avrebbe quindi dato origine alla Giornata Internazionale della Donna. In realtà si tratta di un equivoco con l’Incendio della fabbrica Triangle, avvenuto il 25 marzo del 1911.”
Altri racconteranno storie diverse:
“Nel VII Congresso della II Internazionale socialista, tenuto a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907, nel quale erano presenti 884 delegati di 25 nazioni – tra i quali i maggiori dirigenti socialisti del tempo, come i tedeschi Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, August Bebel, i russi Lenin e Martov, il francese Jean Jaurès – vennero discusse tesi sull’atteggiamento da tenere in caso di una guerra europea, sul colonianismo e anche sulla questione femminile e sulla rivendicazione del voto alla donne.”
Quello che non ci diranno questi signori, oggi, è che Loro questa festa non l’hanno mai celebrata.
Non ci diranno che la distribuzione del classico rametto di mimosa avveniva semiclandestinamente nelle fabbriche, negli uffici, sui posti di lavoro.
Sempre da wikypedia
“Negli anni Cinquanta, anni di guerra fredda e del ministero Scelba, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere “Noi donne”, il mensile dell’Unione Donne Italiane (UDI), divenne un gesto «atto a turbare l’ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico».
Le donne dell’UDI (unione donne italiane) distribuivano la mimosa per strada sfidando il ludibrio dei benpensanti del tempo e i violenti sermoni parrocchiali.
L’otto marzo nel corso degli anni ha perso buona parte della sua connotazione iniziale diventando essenzialmente una festa consumistica alla quale tutti oggi aderiscono.
Bene, l’otto marzo è la FESTA DELLE DONNE——UN AUGURIO CALOROSO A TUTTE LE DONNE da Alfred-Sandro.ge
Attenzione alle truffe!!
Leggendo (in Eldy-bosco) un commento di Sandra.vi, in cui racconta un tentativo di truffa, mi è sembrato utile parlare delle mie esperienze ed allargare l’argomento, al fine di mettere in guardia tutti dalle truffe, soprattutto perpetrate alle persone anziane.
Gli anziani sono spesso preda di raggiri e frodi, perché non sono abbastanza diffidenti e sono fondamentalmente onesti. Non pensano di poter essere imbrogliati da persone che si presentano molto bene, eleganti ed educate.
A Sandra è successo e, per fortuna, si è tutto risolto con una gran paura; è potuto accadere perché lei è una persona generosa ed ha pensato che fosse normale aiutare qualcuno in difficoltà.
Un signore in macchina che chiede dov’è l’ospedale, una giovane ragazza che si offre di accompagnarlo, la nostra amica che si sente in dovere di non lasciare andare da sola una ragazzina con uno sconosciuto ed il gioco è fatto. La truffa è stata messa a segno, per fortuna Sandra è stata capace di difendersi.
Ma quante sono le vittime di truffe, raggiri, imbrogli, trappole?
Purtroppo sempre troppe e non è mai abbastanza che la polizia metta in guardia, che la “posta”, le società della luce o del gas o del telefono, diramino comunicati dicendo che nessun impiegato delle su dette società è autorizzato a prendere soldi in contanti.
I modi di truffare sono molti, i tentativi di entrare in casa numerosi, ma il metodo più comune è quello di guadagnarsi la fiducia delle vittime.
È realmente capitato, conosco personalmente la vittima, una mia anziana parente, che è rimasta molto scossa dall’episodio.
Situazione classica: persona anziana, donna, suonano al citofono dichiarandosi della società dei telefoni. Mostrano un tesserino, dicono che c’è un guasto al telefono del vicino, riferendone anche il nome (che sicuramente hanno appena letto sulla bottoniera del citofono) e chiedono di verificare l’apparecchio telefonico della signora. Il gioco è fatto, una volta introdotti nell’appartamento, chiedono alla vittima di mostrare le varie prese telefoniche, di isolare un apparecchio, che naturalmente è in un’altra stanza, la signora si allontana ed i mascalzoni si impossessano delle poche cose che riescono ad arraffare. Spesso economicamente il danno non è enorme, ma psicologicamente lo è molto di più, perché da quel momento la persona che subisce una truffa del genere, si sente molto insicura, non più protetta e prova anche, purtroppo, un senso di colpa. Ha paura di raccontare l’accaduto ai familiari, ha timore di perdere la sua autonomia.
La polizia di stato non si stanca di mettere in guardia.
Un sito utile da consultare è questo: http://www.gdf.gov.it/GdF/it/Servizi_per_il_cittadino/Consigli_utili/info1653131635.html
(cliccare direttamente sulla scritta per aprire il sito)
Finti carabinieri e tecnici del gas, si presentano con le motivazioni più disparate. Vengono accolti in casa con la massima fiducia e quando ci si accorge del raggiro è ormai troppo tardi.
Fare un controllo di una fuga di gas, oppure dichiarare di essere all’inseguimento di un ladro ed avere bisogno di verificare che tutto sia a posto nell’appartamento. Oppure più semplicemente l’offerta di un “affarone” o la preghiera di essere aiutati a risolvere un problema finanziario.
A me personalmente è capitato un episodio diverso, una tecnica nuova è stata usata: quella del ritrovamento di un gioiello per la strada. Camminavo per la strada, in una città europea con mia cugina ed improvvisamente la persona davanti a noi si china e dimostra stupore di aver trovato un anello per la strada. L’oggetto sembra veramente prezioso, ma la persona dice di non poterlo tenere ed adduce motivi religiosi (??!?), poi dice di essere straniera e molte altre cose e chiede di tenerlo noi, previa “donazione”.
A questo punto io e mia cugina sentiamo che c’è qualcosa che non va e ci allontaniamo rapidamente.
Due giorni dopo ci capita ancora un episodio identico.
Un altro sito da consultare per proteggersi dalle truffe fatte in viaggio o in strada:
http://nuke.mollotutto.com/Default.aspx?tabid=234
(cliccare direttamente sulla scritta per aprire il sito)
Purtroppo dobbiamo stare sempre molto attenti e noi anziani ancora di più, perché i farabutti pensano che noi si sia un bersaglio facile.
Avete anche voi degli episodi da raccontare?
Vi è capitato o avete sentito che sia capitato a parenti o conoscenti?
L’altro giorno, Sandra ed io ci siamo trovate a parlare del più e del meno, del tempo naturalmente e di quello che stavamo facendo.
Ad un certo punto Sandra mi dice: <Ti saluto, esco, devo andare a comprare del filo rosso, non ne ho più>
<È così urgente? Devi aggiustare qualcosa? Non sapevo che tu sapessi cucire>
< No, devo fare dei braccialetti, devo fare “marti” Devono essere pronti per domani 1° marzo> — <???>
Quando torna mi racconta che in Grecia, per il primo di marzo, è tradizione fare dei piccoli bracialetti di fili di cotone intrecciati, bianchi e rossi
Mi racconta…
<La leggenda del braccialetto è una tradizione antichissima che risale al dio SOLE.
Le mamme, per paura che il sole di marzo scottasse i loro bambini, intrecciavano dei fili bianchi e rossi e li legavano ai loro polsi per tutto il mese.
Il braccialetto detto in greco ‘MARTI’ veniva poi bruciato col primo agnellino allo spiedo.
Di secolo in secolo la tradizione è arrivata ai nostri giorni, ai primi di marzo ‘PROTO MARTIO’ tutti i ragazzi
si fanno fare la treccina bianca e rossa: “MARTI”, che tengono al polso fino alla fine di marzo, per essere protetti dal sole di marzo.
MARTI viene poi conservato e bruciato a Pasqua con l’agnellino che cuoce sullo spiedo.
C’è un’altra leggenda invece, che vuole che la treccina bianca e rossa, venga messa dalle ragazze sotto il cuscino la notte di San.TEODORO, che quest’anno si festeggia il 23 marzo.
È una festività che cade il sabato prima della domenica di quaresima, non ha mai una data fissa, segue la data della Pasqua.
Ecco che cosa è “MARTI’ una piccola curiosità>
< Sai il tuo racconto mi ha ricordato dei cari amici rumeni, che ogni anno ci regalavano dei braccialettini di fili di lana, bianchi e rossi; infatti hanno anche loro questa tradizione, è un po’ differente però…
Si chiama “Mărţişor” e fa parte delle feste di primavera e significa “piccolo marzo”.
Il mese tutto è dedicato alle donne, che vengono festeggiate e ricevono piccoli doni, già dai primi segni della primavera. I fili sono uno bianco che rappresenta la purezza e il rinnovo primaverile e uno rosso che ricorda l’inverno con il fuoco rosso dei camini. In tutta l’area della Romania, Moldavia e Bulgaria è molto sentita questa tradizione>
E, mentre parlavamo serenamente, Sandra ha finito di intrecciare i suoi braccialettini, per i familiari, che li indosseranno il primo Marzo, prima di uscire di casa.
Più tardi, incuriosita, sono andata a documentarmi su Internet ed ho ampliato le mie conoscenze, non sapevo che questa usanza fosse antichissima, infatti… “nei siti archeologici rumeni sono stati ritrovati Martisor dei Daci, antichi di 8000 anni, fatti di pietruzze colorate bianche e rosse”. Questa ancora oggi è una tradizione molto praticata e “si possono vedere Martisor ovunque: sulle porte delle case, sui recinti delle pecore, sulle corna degli animali, sugli attrezzi da lavoro, per augurare un raccolto fertile e un tempo soleggiato per un lungo periodo.”
Ci sono delle usanze simili in Italia?
Conoscete delle tradizioni di primavera?
Con l’articolo di Alfred-Sandro1.ge ci siamo posti tante domande e siamo rimasti con molti dubbi.
Il suo post ci ha fatto riflettere, si è soffermato su degli interrogativi che abbiamo tutti.
Ci si domanda naturalmente se quello che ci è stato esposto sia vero, e quanto, e fino a che punto lo sia.
Ma dai commenti, adesso, si rileva che la priorità assoluta è concentrarsi sul voto di domenica 24 e lunedì 25 febbraio.
È importante, ogni voto lo è, in maniera fondamentale.
Poi non possiamo dire “io non volevo …”
Lascio la parola a Franco che ci espone il suo pensiero (pca)
Politica! Scritto da Franco Muzzioli
In Eldy giustamente non si deve fare propaganda politica specifica, ma parlarne in modo generalizzato, soprattutto a pochi giorni dalle elezioni, credo lo si possa fare.
La radice greca politiké..significa “tutto ciò che attiene alla polis”, cioè alla città… allo stato …. e, dato che lo Stato siamo noi, ….attiene a noi.
Quindi come possiamo esimerci dal parlare di noi?
Dato che nel “noi” ci sono anch’io … vi elenco una decina di punti principali che vorrei la politiké facesse, per vedermi orgoglioso d’essere italiano:
1- Abbassare le tasse ai lavoratori ed ai pensionati … diciamo dai 3.000 euro lordi mensili in giù. Alzare invece le aliquote …sempre supponiamo…dai 100.000 euro lordi, sempre mensili, in su
(si può discutere se questo alzare o abbassare deve essere più o meno progressivo… cioè chi meno prende meno è tassato, chi più prende più è tassato).
2- Abolire l’IMU per la prima casa a chi ha redditi inferiori a supposti 2.000 euro lordi mensili ed in tutti quei casi dove questa tassa possa incidere sulla normale sopravvivenza di un individuo o di una famiglia.
Aumentare invece l’IMU progressivamente a chi ha un certo numero di immobili in su, ricondurre poi ad una tassazione individuale tutti quei beni immobili di società (spesso fantasma o celate dietro enti od organi di culto), cioè combattere decisamente l’elusione.
3- Tassazione più incisiva delle rendite, portandoci su livelli europei e decisa e punitiva guerra all’evasione fiscale.
4- Aumentare le sovvenzioni alla scuola ed alla ricerca … cercando poi di perequare le spese della sanità.
5- Riesaminare le leggi sul lavoro per una maggiore eguaglianza di genere e di reddito.
6- Attuare un piano di aiuti per i giovani e per le famiglie numerose.
8- Attuare un piano per la ripresa economica ,favorendo le aziende che assumono giovani ed investono nella ricerca e nelle innovazioni.
9- Abolire enti inutili, ridurre drasticamente le spese dello Stato, rinnovare la giustizia.
10- Poi a spot:
riformare la legge elettorale
ridurre drasticamente il numero dei parlamentari
ridurre draticamente le spese della politica
ridurre i mandati dei parlamentari (max 2)
non eleggere chi ha pendenze con la giustizia -anche minime-
Questo è il ” Franco pensiero”… e non so se collima con qualche schieramento politico… ma lo si vedrà con il voto.
Vorrei che gli Eldyani si esprimessero ed elencassero le loro priorità in modo dialettico e non elettoralistico, senza citar partiti …solo per fare un po’ di sana e costruttiva politiké.
P.S. Questo articolo l’ho scritto il 20 gennaio u.s. e giustamente Paola lo ha edito ora. In questo mese la politica ha dato il peggio di sé con nuovi scandali, con il tutti contro tutti e con chi promette di moltiplicare pani e pesci per ogni cittadino e tramutar l’acqua di tutte le fontane d’Italia in vino.
L’appello alla ponderazione ed alla partecipazione è ancor più pressante….il presente è nostro ….ma le scelte che faremo…riguarderanno il futuro dei nostri figli e nipoti…. forse questa volta non dobbiamo ascoltare il brontolio del nostro intestino, ma ascoltare ciò che la nostra coscienza ci sussurra.
>Ciao Fred
>…Al….ciao
>Ho comperato un libro, Al!
>Ah! si ? e di che parla?
>Tratta del “Signoraggio“, Al, sai che è??
>No, ma posso immaginare: la solita storia del Signore cattivo, ricchissimo, laido, maltratta moglie e figli………..
>No Al, “signoraggio” non signoraccio: è tutt’altra cosa.
>Ne sei certo Fred?
>Sì Al, certo!
>Allora spiegami …
>Il signoraggio… si tratta in pratica della finanza…
>Ah! Fred, bello! la storia delle <Fiamme Gialle>!?
>TACI !!!
>Taccio!
>L’autore cerca di spiegare dal suo punto di vista l’evoluzione della moneta, ma soprattutto la nascita delle banche e tramite loro come si è arrivati alle crisi che periodicamente i popoli attraversano!
>Non mi interessa, Fred, soldi in banca non ne ho per cui il problema non mi tocca!
>Al, il problema tocca tutti, anche se indirettamente!
>Anche me?
>Anche te, Al!
>Come?
>Anticamente veniva usato il baratto per gli acquisti: scambiavano merci di ugual valore, oppure pagavano
con una certa quantità d’oro se lo avevano.
>Questo lo sapevo Fred!!
>Ma spesso era rischioso portare appresso grandi quantità d’oro nei lunghi viaggi specie quando si dovevano fare viaggi lunghissimi nel lontano oriente.
>Immagino Fred: briganti e pirati…….
>Infatti, Al.
>Allora?
>Allora qualcuno pensò bene di “tenere in custodia a pagamento” l’oro del viaggiatore dando in cambio una ricevuta firmata come garanzia: quando il viaggiatore arrivava sul posto, trovava un ufficio dove poteva ritirare il suo tesoro scontato del costo della custodia del suo oro.
>Mi sembra una cosa furba, Fred!
>Infatti Al: erano nate le banche!
>Con l’autorizzazione dei potenti del momento, signori dei luoghi, le “banche”cominciarono a prestare soldi facendosi pagare interessi via via sempre più alti fino a quando il debitore impossibilitato a pagare, era costretto a cedere i propri beni alle banche stesse.
>Ottennero poi l’autorizzazione per stampare moneta: questo comportava ricevere in cambio della moneta stessa (il cui costo per produrla era irrisorio) beni il cui valore era di molto superiore, traendone enormi profitti in breve tempo.
>Fred? e lo Stato che faceva?
>Al, all’interno dello Stato c’è sempre chi sa approfittare delle situazioni a lui favorevoli!
>Certo che Fred, non deve essere stato semplice estendere questo sistema a tutti gli altri stati!!
>E’ vero Al, ci sono voluti molti anni e, con altri metodi e sistemi, stano continuando ancora oggi!
>Ma Fred! e la gente non dice niente?
>Al…….alla gente queste cose non le dice nessuno!!!!
Io le ho conosciute per caso spiluccando nella rete!!!
>Fred??….. spilluccando…..?
>Si Al…..spilluccando.
>Eppoi Al, ci sono cose difficilissime da capire per persone semplici come noi…
>Ed allora Fred?
>Mah…..!!!
sandro1.ge-alfred
PRECISAZIONE:
lo spunto è tratto liberissimamente e senza impegno alcuno dal sito:
[http://pensareliberi.com/2011/09/12/il-signoraggio-bancario-spiegato-a-mio-figlio]
per chi fosse interessato all’argomento è sufficiente digitare in GOOGLE <signoraggio>.
E con questo abbiamo messo in campo un tema di grande attualità.
L’argomento è molto complicato, molto, molto, io vi consiglio vivamente di andare a leggere il sito che Alfred-Sandro ci suggerisce di visionare, io ci ho capito un po’ di più (ma appena appena). In ogni caso, in questo periodo così difficile per tutti, una delle cose più importanti da fare è documentarsi e non fare come dice Al: “soldi in banca non ne ho per cui il problema non mi tocca”.
Informiamoci, cerchiamo di capire, aggiorniamoci, non ascoltiamo il canto delle Sirene e gli imbonitori che ci promettono cose che poi non manterranno mai;
e forse, in questo modo, riusciremo a difenderci meglio.
Dite la vostra, tutte le opinioni sono importanti.
un piccolo regalo per san valentino
UNA DELLE PIù BELLE CANZONI DEGLI INNAMORATI
TUTTA IN R O S S O !!!
[Estratto da “La signora in rosso” (The Woman in Red) film del 1984 di Gene Wilder]
CARNEVALE NEL MONDO
E per la domenica di Carnevale la Terza tappa iinn Francia
Anche la Francia ha i suoi luoghi culto per il Carnevale: Dunkerque, Granville, Limoux e Nizza.
“Dunkerque”, al Nord, è la città che ha il Carnevale più antico, essendo poi una città di mare, viene rappresentato un carnevale legato in modo indissolubile al mondo della pesca.
Questo periodo è anche l’occasione per ricordare Jean Bart, un famoso corsaro originario della zona. In mezzo a musiche e gruppi musicali il Carnevale termina con il tradizionale lancio delle aringhe, che vengono gettate dalla cima del campanile della città.
Il Carnevale di “Limoux” dura addirittura due mesi con festa grande ogni weekend ed è un Carnevale legato ai mugnai. Questi vestono con camicie bianche e pantaloni larghi, indossano sciarpe rosse e zoccoli, portano delle fruste, danzano fécos, balli caratteristici e , con un accompagnamento di violini, gettano dolci e farina lungo le strade della città.
“Granville”, in Normandia, è una città di mare non distante dal Mont-Saint-Michel, e l’usanza di festeggiare è legata anche qui ai festeggiamenti di saluto ai marinai, che alla fine dell’inverno dovevano salpare per i loro viaggi trans-oceanici. Il culmine è il martedì grasso, uno spettacolo pirotecnico sul mare.
Infine il più conosciuto è il Carnevale di “Nizza”, sempre città di mare ma decisamente più calda. Il suo carnevale è famoso per la battaglia dei fiori, per i carri fioriti da cui vengono gettati fiori sulla folla. E infine, la notte del martedì grasso, il carnevale viene bruciato con uno spettacolare rogo sul mare, accendendo la Baie des Anges.
CARNEVALE NEL MONDO
Seconda tappa: il Carnevale in Danimarca
Come si sa il Carnevale è una festa soprattutto dei Paesi di tradizione cattolica e precede la Quaresima. È il periodo quando scherzi, festeggiamenti e abbuffate sono permessi, prima di entrare poi nelle settimane del digiuno. Nel Nord Europa, protestante, questa tradizione non c’è, ma in Danimarca, nella gelida Danimarca si festeggia un Carnevale caldissimo che si chiama: Fastelavn.
I danesi sono un popolo di burloni e si festeggia e ci si maschera a Dragor, piccolo centro vicino a Copenhagen, dove ogni anno viene eletto il “kattekonge” (Re dei gatti).
Anche a St. Magleby viene allestito, sulla strada principale, il tradizionale tøndeslagning (cioè la rotura del barile).
Questa usanza è molto antica: in tempi passati, infatti, giovani in costume e a cavallo, tentavano al galoppo di colpire con una mazza una botticella appesa tra due pali, all’interno della quale era imprigionato un povero gatto nero, come antidoto contro la peste.
Oggi si rievoca questo gioco, ma dentro la botte ci sono ovviamente dolciumi e leccornie, mandarini e caramelle, che vengono vinti dal cavaliere che riesce nell’impresa con un solo colpo. Lui sarà “il re dei gatti”.
Naturalmente, visto il gran freddo che fa, si organizzano feste in casa dove, bendati, si cerca di rompere la pentolaccia (ricordo del barile col gatto), si balla, si beve acquavite e si mangiano i tipici dolcini di carnevale che si chiamano “Semla”, specie di pagnottelle di grano farcite di panna e frutta secca. Ma non chiedetemi la ricetta perché non la conosco.
E ora aspettiamo dei Carnevali Italiani!!!
Conosciamo tutti com’è il Carnevale in Italia, diamo un’occhiata a come festeggiano il carnevale gli altri.
Oggi poi è Giovedì Grasso e festeggiamo un po’ anche noi…
Prima tappa in Germania
Com’è il carnevale in Germania? semplicemente pazzesco. A Düsseldorf, insieme a Mainz (Magonza), e a Köln (Colonia), si festeggia un carnevale trasgressivissimo.
Non in tutte le parti della Germania si celebra, per esempio ad Amburgo, non è festeggiato, ma nella zona del Reno, quando è Carnevale i tedeschi non sembrano nemmeno più tedeschi.
È FESTA TOTALE!
Si comincia con il giovedì (da noi Giovedì Grasso) che in Renania è chiamato “Altweiberfastnacht” (carnevale delle zitelle). In pratica: il carnevale delle donne. In quel giorno succede di tutto.
Donne di ogni età si aggirano allegramente, sempre in gruppo, per la città con le forbici in mano; perché?
Tagliano le cravatte agli uomini. Questi, sapendo cosa succede, non si mettono quelle migliori. Peggio per qualche povero forestiero che non lo sa!
I dolci caratteristici sono i Berliner sorta di bomboloni fritti e ripieni di marmellata.
Ma il culmine della festa è il Rosenmontag (Lunedì della rosa) in cui tutti sono in maschera per le strade, con vestiti anche fatti in casa, ma tutti tutti, mascherati dai nonni ai nipoti.
L’importante è parteciparealla sfilata.
Poi il giorno seguente, da bravi tedeschi tutti al lavoro, magari un po’ in ritardo.
Una testimonianza di vita vissuta che ci spinge a riflettere molto
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Si dice che non si vive di ricordi, ma quando questi fanno bene al cuore perché non ricordarli?
Sono passati 31 anni ma viva è nella mia memoria la solidarietà umana che mi ha permesso di uscire dal tunnel dove l’orizzonte era nero.
Io mamma sola con 3 figli quante quante responsabilità da non poter più condividere con il loro papà.
Loro come pulcini dipendevano da me e io avevo tanta paura di non farcela.
Tutto nella vita finisce e tutto inizia, per me ha iniziato tutto dal giorno del funerale di mio marito.
In quel giorno di dolore ho provato la gioia di sentire che Dio ti è vicino, non ti lascia mai sola.
Vi racconto:
Laura la mia piccina aveva 9 anni avevamo rimandato la sua prima comunione causa la malattia del padre.
La chiesa era colma di gente di bambini erano i compagni di scuola dei miei figli.
Inizia la funzione si arriva alla comunione ed io ricevo l’ostia consacrata.
Non so che cosa succede dentro di me, ma di certo non è suggestione un calore che dai piedi mi sale alla testa come avessi la febbre a 42, una voce interna “Laura la prima comunione”
Chiamai padre Hertz (un buon sacerdote tedesco) che mi dava le spalle stava rimettendo il calice nel tabernacolo “possiamo dare la comunione a Laura?” mi rispose: “si è pronta possiamo” Laura dietro di me mi girai:
“Laura tu vuoi fare la prima comunione?”
rispose “si mamma”
Gesù a quel modo entrò nella vita di Laura con suo padre presente anche se nella bara.
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Alla sera ci venne a trovare padre Hertz dove diceva che Laura aveva diritto alla sua festa, si ero d’accordo ma io non avevo soldi.
Qui scatta il tam tam della solidarietà, persone a me sconosciute che bussano la porta, mi son trovata a volte io ad dover asciugare le loro lacrime, non sapevano come fare per non offendere la mia dignità perchè nelle loro mani vi era un rotolino che non sapevano come consegnarmelo, capii e misi un cestino sul tavolo e quello si riempì a vista d’occhio.
Abiti bianchi, come fossimo in un negozio di moda, erano sparsi sul letto, scarpe e tutto il corredo sono arrivati dal cielo.
Eravamo di ottobre pioveva come andare in chiesa senza prendere freddo?
Meraviglia delle Meraviglie ! grazie a una nonna che conserva tutto arrivo una mantellina di ermellino che lei aveva usato per il battesimo di suo figlio
Pronti entriamo in chiesa ma padre hertz volle fare le cose in grande la cerimonia privata nella loro cappella decorata da stucchi di grande valore.
Per completare anche la festa nel salone con la solidarietà di tutti.
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Fa bene al cuore non sentirsi soli, ma una cosa nella vita ho imparato:
aiutati che Dio ti Aiuta, Dio chiude una finestra e ti apre una porta.