E per continuare e il discorso impressionista, parliamo di… Joaquìn Sorolla y Bastida:
nasce a Valencia in Spagna nel 1863.
All’età di 2 anni rimane orfano di entrambi i genitori e viene allevato da una zia materna insieme alla sorella. Lo zio, che di mestiere fa il fabbro, cerca invano di insegnargli il mestiere, ma ben presto, Joaquìn, manifesta la sua attitudine al disegno e dopo la scuola media frequenta una scuola serale per artigiani (di giorno lavora dallo zio), e poi la scuola superiore di Belle Arti di S.Carlo.
Partecipa a diverse esposizioni, dove passa inosservato nel clima accademico che domina allora, finchè nel 1884 ottiene il primo riconoscimento alla Esposizione Nazionale, con il quadro Defensa de Parque de Artillerìa de Monteleòn, un quadro melodrammatico che dipinge espressamente per l’esposizione, confidando ad un amico : “Qui per farsi riconoscere e vincere occorre dipingere morti”.
Nel 1885 parte per Parigi, dove rimane per 6 mesi in cui subisce l’influenza degli impressionisti. Tre anni dopo, sposa Clotilde Garcia de Castillo, conosciuta mentre frequenta l’Accademia di S.Carlo e soggiorna per 6 mesi in Italia. Tornato in Spagna, nel 1889 si stabilisce a Madrid e nell’arco di 5 anni riesce ad affermarsi. In questo periodo Joaquìn, si confronta con i temi del ritratto: splendidi quelli della moglie e dei figli, immortalati in momenti di serena intimità familire. Ed è sempre in questo periodo che partecipa a esposizioni nei salon, anche in quelli internazionali, vincendo numerosi premi e riconoscimenti. Nel 1894, soggiorna di nuovo a Parigi, dove approfondisce lo studio del “luminismo”, ovvero come trasferire la luce nei dipinti e questo lo porterà in seguito, a dipingere all’aperto, soprattutto nelle spiagge, meritando il titolo de ” El pintor de la luz…Il pittore della luce” per le sue pennellate intrise di stupendi bagliori atmosferici, con dipinti che ancora oggi sanno catturare e ammaliare chi li osserva.
Altri soggetti da lui molto amati, sono i paesaggi a lui familiari, come il ricco paesaggio moresco della Alhambra di Granada , che ricorre in diverse sue pitture, e si caratterizza per l’utilizzo di colori caldi, che ben rendono l’idea della vibrante luce andalusa.
E’ letteralmente rapito dalla luce del Mediterraneo e nel 1909 ottiene uno strepitoso successo in America con dipinti come “Sol de tarde” e “Nadadores“. Ottiene poi, nel 1914, il titolo di Accademico e insegna nella scuola di Belle Arti di Madrid, diffondendo il suo stile luminista. La sua attività si interrompe inaspettatamente nel 1920 a seguito di un infarto, mentre sta dipingendo un ritratto. Alla sua morte, per volere della moglie, viene aperto un museo.
Oggi a Madrid, è visitabile il bellissimo Museo Sorolla, nella casa che fu abitata dal pittore, dove il tempo sembra essersi fermato, e passeggiando per le stanze che contengono mobili e supellettili dell’artista, si possono ammirare molte delle sue splendide opere, in un’atmosfera particolare, che fa quasi immaginare di incontrarlo in una stanza vicina, intento a dipingere.
Questi bellissimi ritratti di madri completano la nostra carellata
C’è un’artista tra noi Eldyani che merita spazio e ve la segnalo nell’ambito di “arte al femminile”.
Ho visto i suoi quadri che trovo molto belli e proprio in questi giorni, a Parma, la mia amica partecipa ad una mostra di arte contemporanea…una occasione questa, per farvela conoscere con un’intervista, in cui mette a nudo con sincerità la sua anima. (pca)
Mariuccia, che sei per noi Eldyani pippo.1, raccontaci un po’ come e quando si è sviluppata questa tua passione per la pittura.
Fin da piccola ho dimostrato attitudine al disegno, e non ho perso occasione, per riempire ogni spazio vuoto, in libri e quaderni, con figure femminili, ambientate in epoche passate.
Di che indole sei?
Ho un’indole romantica e sognatrice, e i miei disegni lo dimostrano.
Infatti è vero sono sempre molto sentimentali le figure femminili che dipingi, e luminose, ma perché sono spesso sole?
Le “mie donne” sono sempre sole, forse come quelle che mi hanno circondata nel periodo dell’adolescenza.
Hai fatto studi artistici? che formazione hai?
A 14 anni, avrei voluto iscrivermi all’Istituto d’Arte Paolo Toschi di Parma, ma mio padre me lo impedì, sostenendo che quel mondo non avrebbe portato da nessuna parte, così mi obbligò ad iscrivermi all’Istituto Tecnico per ragionieri, dove con scarso merito ho conseguito il diploma, le materie tecniche non fanno per me, perché “non danno spazio alla fantasia”.
Hai lavorato come contabile?
No, no, mi sono sposata giovanissima ed ho subito avuto mia figlia per cui, per molti anni, mi sono dedicata alla cura della famiglia.
E la pittura tanto amata?
Sai, qualcosa di irrisolto era rimasto nel mio intimo…ed è così che ho deciso, ormai adulta, di iscrivermi all’Università Popolare di Parma, ad un corso di disegno e pittura.
E, di nuovo, sgorga dal mio cuore, l’amore mai sopito, per l’arte pittorica. Ho ricominciato a dipingere le mie adorate figure femminili, nella loro solitudine e introspezione, portando nelle tele i miei stati d’animo, frutto di un vissuto non sempre sereno.
Hai partecipato a delle mostre?
Sì, ho partecipato ad alcune mostre collettive, ricevendo i complimenti dei visitatori, che spesso mi chiedono di vendere una mia opera, ma ogni volta ho rifiutato, perché ogni dipinto è un pezzetto del mio cuore e non posso privarmene… Proprio in questi giorni, qui a Parma, partecipo alla mostra collettiva organizzata dalla scuola.
Sei una pittrice complessa Mariuccia, anche un po’ tormentata?
Sì, ho molti dubbi…forse uno psicologo capirebbe molto di me osservando i miei quadri… la scelta dei colori… La mia tavolozza spazia nelle tinte pastello, con una particolare predilezione per i toni del lilla e dell’azzurro. La pennellata è delicata, direi di stile impressionista. Ho provato il ritratto, in particolare, amo ritrarre mia figlia Lisa, collocandola nella natura.
Ci siamo incontrate e conosciute grazie al comune amore per la pittura ed in particolare scoprendo di ammirare un pittore spagnolo sconosciuto ai più: Joaquín Sorolla.
Io ho apprezzato molto questo pittore di Valencia, di tendenza impressionista, che è vissuto a cavallo tra la seconda metà dell’ottocento e la prima metà del novecento ed importante per essere stato innovatore della pittura in Spagna.
Sembra che ti abbiano affascinato soprattutto le sue donne.
Si può dire che il pittore che ti ha ispirato è proprio Joaquín Sorolla?
Sì, si può dire che dopo Amedeo Bocchi di Parma, che è il mio primo ispiratore, il pittore che amo di più e che mi ha molto influenzato, sia proprio Joaquín Sorolla, tanto da fare una copia del suo quadro: “Passeggiata sulla spiaggia”.
Quali opere ci hai portato in visione?
NELL’ATTESA: Immagine di donna pensierosa e dubbiosa, intenta a indossare lunghe calze nere, nell’attesa di un lui, che forse non la rende felice.
NOSTALGIA AL TRAMONTO: altra immagine di donna che, ricordando forse la speranza di un amore, piange in un tramonto, inteso come fine del giorno e delle illusioni. Sullo sfondo il mare.
NEVICATA SUL LUNGOPARMA: scorcio di una veduta sul torrente cittadino, in una giornata di neve.
LISA TRA I FIORI: ritratto di mia figlia in un prato fiorito, in uno spazio aperto per rendere l’idea di libertà e serenità.
Grazie Mariuccia, grazie di avere condiviso questa tua passione anche con noi Eldyani.
Dopo aver letto e commentato l’articolo di Lucia.tr sul film “Habemus Papam”, Franco Muzzioli ci fa parte di un suo pensiero sulla fede, commentando Giorgio Odifreddi, matematico, scrittore e apertamente “non credente”. Se lo ritenete interessante, possiamo parlarne.
Tratto dal libro di Odifreddi dal titolo “Caro Papa ti scrivo”, faccio seguire il Credo dell’ateo che il noto matematico antepone a quello cristiano.
……….” Credo in un solo Dio, la Natura, Madre onnipotente generatrice del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili. Credo in un solo Signore, l’Uomo plurigenito Figlio della Natura, nato dalla Madre: alla fine di tutti i secoli natura da Natura, materia da Materia, natura vera da Natura vera, generato non creato dalla stessa sostanza della Madre. Credo nello Spirito, che è signore e dà coscienza della vita e procede dalla Madre e dal Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti dell’Intelletto.
Aspetto la dissoluzione della morte, ma non ho un altra vita in un mondo che non verrà.”…………
Ho più volte detto che sono un laico, ma davanti “all’atto di fede” di un ateo mi scanso, mi defilo e prendo ancor più per mano il mio Dubbio.
Non mi piace nessun atto di fede, mi atterrisce chi ha la verità in tasca e chi la proclama con tanta sicumera.
Nessun tipo di “credo” dovrebbe esistere …oppure solo uno…”credo nell’amore” sola cosa certa …poi il resto …è presunzione.
Questa l’opinone di Franco Muzzioli adesso la vostra!
Mi sembra di grande attualità proporre la visione del film “Habemus Papam” di Nanni Moretti.
Una storia in cui mi sono identificata, quella del Papa che non vuole fare il Papa, sull’inadeguatezza di questo ruolo. Il regista in questo film ha raccontato la crisi di tutti gli adulti che vorrebbero tornare bambini per non farsi carico delle proprie responsabilità, tornare a giocare e a stupirsi di fronte alla vita. Quando passano, gli anni è forte è il desiderio di giocare, magari a palla prigioniera come l’anziani cardinali o addirittura recitare come il Papa interpretato dall’insuperabile Michel Piccoli. L’attore incarna la fragilità di qualsiasi anziano stretto fra le richieste della vita e l’affievolirsi delle forze e del pensiero, toccando momenti commoventi. Il papa Melvìlle, non riesce a mostrarsi l’uomo forte che non è, non ha la forza per affrontare un mondo pieno di grande aspettative e cambiamenti. Ma non è solo il Papa a sentirsi inadeguato, lo è anche il vaticanista intervistato alla tv, lo stesso Moretti, nel ruolo dello psicanalista, che non riesce a portare a buon fine l’analisi al papa. Questo non è una critica alla Chiesa, il regista ha verso di Essa uno sguardo compassionevole come verso i cardinali, non deve convertire nessuno. Bellissima è la canzone “Todo cambia” di Mercedes Sosa, canzone d’amore verso l’Argentina che la cantante costretta all’esilio dedica alla sua patria. Anche Moretti, come il Papa, si sente un uomo in esilio sia dal punto di vista esistenziale, umano e politico, in questo Paese e in questo tempo.
Lucia.tr
Quante volte ci siamo sentiti “inadeguati”? Quante volte ci hanno proposto un’incombenza, una carica e non ci siamo sentiti all’altezza per svolgere il compito affidatoci? Spesso non c’è l’umiltà di voler capire o di accettare la nostra inadeguatezza ed andiamo avanti ugualmente. Nel film che ci suggerisce intelligentemente di vedere Lucia, secondo me si tratta questo tema e dell’umiltà di chi si rende conto di non essere in grado di svolgere un determinato compito, di non meritarlo.
Come l’isernino Celestino V, il Papa del “gran rifiuto dantesco” nel 1294 fu criticato, non capito e suscitò sgomento, così nel film, il cardinale Melville suscita incomprensione e lascia tutti turbati e sbigottiti, nella bellissima scena finale.
Restiamo “muti e basiti”, come i cardinali e i fedeli del film, ma ci poniamo una domanda: in quale comportamento c’è maggiore onestà?
È più leale, retto, integro colui che accetta comunque un incarico, superando tutte le sue paure di non farcela, ma cercando a ogni modo di mettercela tutta, con grande impegno, per agire il meglio possibile e soddisfare le aspettative di chi ha avuto fiducia in lui, o è da apprezzare maggiormente chi invece umilmente rifiuta, adducendo come ragione l’essere inadeguato al ruolo offerto?
(paolacon)
http://www.youtube.com/watch?v=Mr8O687r-60&feature=player_embedded
Racconta un’antica leggenda che ai tempi di re Arduino regnava ad Ivrea un signorotto di Vercelli che amministrava la città con grandi soprusi, facendosi odiare da tutto il suo popolo.
Quando una sua bella e giovane suddita, naturalmente vergine, convolava a nozze, egli era solito pretendere quello che allora si chiamava lo “ius primae noctis”.
Ovviamente tutte le spose vi si sottomettevano con grande repulsione e paura essendo egli un uomo vecchio, brutto e violento.
Si narra che Violetta, la vezzosa figlia di un ricco mugnaio, escogitò un ardito stratagemma per sottrarsi alle sue grinfie la notte delle nozze.
– coraggio figlia mia – le disse la madre disperata – non piangere, sii condiscendente e soprattutto prega, il Signore ti aiuterà… –
– vedrai mamma io non mi mostrerò remissiva e lacrimosa come le altre ragazze, abbi fiducia in me che ho qualcosa in mente.. sarò allegra, simpatica e seducente e mi vendicherò di lui! –
In quella fredda sera di febbraio ella vestiva una bellissima tunica bianca attraversata da una fusciacca di seta verde, sul seno aveva appuntata una variopinta coccarda e sulle spalle teneva posta una candida stola di pelliccia; era veramente splendida in tutta la sua bellezza e cantando e danzando per lui, lo fece ridere, divertire e languire di passione.
Accadde così che Violetta, prima di concedersi gli chiedesse con voce vellutata e suadente:
– vi prego, mio signore, bevete con me questa ottima bottiglia di Erbaluce di Caluso che vi ho portato in dono, come ben sapete è un nettare afrodisiaco che vi renderà più potente che mai…-
Allettato da questa prospettiva egli accettò con piacere e condivise con lei, che fingeva di bere, tutta la bottiglia di questo vino assai forte e per di più sapientemente drogato.
Le lusinghe di Violetta non finirono qui… ancora ella gli si rivolse con dolcezza chiedendogli:
– In tutte le città si narra che voi abbiate ricevuto in dono dal Sultano di Antiochia una bellissima scimitarra dal fodero di oro massiccio e intarsiato di gemme preziose… vi prego mostratemela che vorrei con essa tagliarmi una treccia da offrirvi in dono come pegno del mio amore… –
Ormai completamente ubriaco e sedotto dalle sue promettenti parole il tiranno le indicò dove trovare quell’arma preziosa, dopo di che cadde in un profondo torpore.
Fu così che Violetta con quella affilata scimitarra in un sol colpo mozzò la testa al suo barbaro signore e corse sul balcone del Castellazzo per mostrarla ai suoi concittadini obbligati a riunirsi nella grande piazza sottostante.
Dal popolo si levarono grida di giubilo e ovazioni per Violetta che dal balcone incitò a gran voce il popolo:
– miei concittadini, ecco la testa del nostro crudele tiranno, adesso a voi il compito di ribellarvi, cacciare i suoi sgherri e riconquistare la nostra città!!..-
Fu così che scoppiarono tumulti e sommosse nei vicoli e nelle piazze contro i terribili sgherri del tiranno, che a bordo di carri trainati da cavalli infierivano sulla popolazione che alla fine, armata di sole pietre, riuscì finalmente a cacciarli dalla città.
Da allora Ivrea venera Violetta come la coraggiosa liberatrice dalla tirannide…
La sua leggenda si rinnova ogni anno per carnevale, quando per tre giorni una bella mugnaia, eletta in gran segreto tra le più belle e ricche spose del Canavese, diviene la regina della festa e su un carro dorato, circondata da paggi e paggetti, lancia mazzi di mimosa e dolci ai suoi concittadini, mentre nelle piazze infuria la battaglia delle arance a ricordo di quel giorno famoso…
Perchè è importante ricordare ancora questa data ? Perchè molti operai sono morti per affermare diritti che ora ci appaiono logici ed inoppugnabili.
Nel 1° maggio del 1886 a Chicago la polizia sparò sui dimostranti uccidendo e ferendo. Questi lavoratori chiedevano “soltanto” di poter lavorare “otto ore” invece di dieci o dodici.
…” Se otto ore vi sembran poche provate voi a lavorar……” recitava una vecchia canzone popolare rivolta ai “padroni”.
Poi nel 1889 sempre un 1° maggio a Parigi altri morti ed altri feriti nell’eco della grande “comune” del 1871.
Nel 1891 il congresso dell’Internazionale a Bruxelles ,assunse la decisione di rendere permanente la ricorrenza , ma questo non bastò …a Milano nel 1889 il generale Bava Beccaris soppresse nel sangue le dimostrazioni di piazza per il lavoro ,durante “i moti del pane”.
Nel dopoguerra nel 1947 in Sicilia vi furono altri morti in un 1° maggio…la nota strage di Portella delle Ginestre.
Mentre scrivo però non mi ritrovo in parole di circostanza e di commemorazione pensando che quasi il 30% dei nostri giovani sono senza occupazione…….pensando che le multinazionali tornano ad imporre le loro ferree leggi del businnes, sempre a sfavore di chi lavora…….pensando che la globalizzazione porterà ad una insensata guerra tra i poveri per il lavoro.
Allora dobbiamo festeggiare ancora il 1° maggio?
Sì con più rabbia , con uno sguardo rivolto ai giovani dal futuro incerto e nebbioso, alle donne per una parità sul lavoro non ancora completamente attuata….un 1° maggio di contestazione…di approfondimento e di speranza che chi è morto per quella causa non lo abbia fatto invano.
Ed ecco un articolo per riflettere un poco sulla situazione attuale degli adolescenti italiani; ce lo propone Alfred dopo aver fatto uno studio su internet
Fatemi capire:
fatemi capire che sta succedendo:
È cambiato qualcosa nella fisiologia umana?
Ci sono stati cambiamenti di cui non mi sono accorto?
Ditemi!
I bambini sono cambiati? Non sono più i bambini di una volta?
Forse crescono più lentamente dei bambini dei miei tempi?
Fatemi capire:
Molti dicono che i bambini di oggi sono molto più furbi perché hanno la televisione, il computer, l’i-pod, la play station, il nintendo…
A quattordici anni hanno il motorino, la sera escono, vanno in discoteca, al pub, bevono, fumano…
I genitori, le autorità, la scuola sono preoccupati per questi comportamenti…
E continuano a chiamarli bambini.
* * *
“In Italia, secondo i dati diffusi dagli specialisti del Congresso Europeo di ginecologia pediatrica e adolescenziale, la “prima volta” delle adolescenti italiane si verifica <mediamente> all’età di 17 anni, con un trend in crescita rispetto al passato, cui si accompagna anche la constatazione di una maggiore maturità sessuale. Tale dato, però, è da rapportare ad una situazione formativa e familiare normale, escludendo…” *
( Il mediamente l’ho sottolineato io per notare che può anche essere prima dei 17 anni)
*Tratto dalla rete
* * *
“Tutti i passi dell’ingresso alla vita adulta dei giovani italiani, infatti, sembrano ritardati rispetto ai coetanei europei, compreso il debutto sessuale. Il primo rapporto sessuale completo è un evento cruciale per l’ingresso nella sessualità adulta, anche se certamente non è sufficiente a descrivere una fase della vita che è ben più complessa.”
http://www.golemindispensabile.it/index.php?_idnodo=8720&_idfrm=107
“E se prima esisteva soltanto un volo charter diretto che tutte le settimane sbarcava, in una nota località del Nordest brasiliano, centinaia di italiani (con netta prevalenza maschile), dal mese prossimo gli arrivi raddoppieranno: la stessa agenzia che organizza il volo da Milano ha annunciato che un secondo charter decollerà ogni settimana da Roma e, prima di riversare in Brasile moltitudini di uomini soli, farà scalo in Veneto per caricarne altri. ”
( articolo rferito al turismo sessuale minorile tratto dalla rete)
* * *
“Il sesso in televisione
Esistono diversi elementi che possono portare un adolescente ad affrontare prematuramente il rapporto sessuale completo, ma quello che viene più evocato, sia in ambito familiare che in quello politico o pedagogico, è il mezzo televisivo. Ci sono buone ragioni scientifiche per pensare che la televisione possa contribuire ad una <attività sessuale precoce. >Il comportamento sessuale, infatti, è fortemente influenzato dalla cultura e la televisione è parte integrante della cultura degli adolescenti. Secondo studi effettuati negli Stati Uniti, gli adolescenti guardano fino a 3 ore di televisione ogni giorno. Una indagine scientifica di un campione rappresentativo di programmi andati in onda durante la stagione televisiva 2001-2002, ha stabilito che il 64% di tutti i programmi televisivi contengono riferimenti più o meno espliciti al sesso. Inoltre un programma televisivo su sette (14%) include la descrizione di un rapporto sessuale. Questa alta esposizione dei giovanissimi al sesso può incidere sulle convinzioni degli adolescenti in materia di norme culturali. La TV può infatti creare l’illusione che il sesso sia più centrale nella vita quotidiana di quanto non lo sia in realtà. L’esposizione ai modelli sociali forniti dalla TV può anche alterare le opinioni rispetto alle probabili conseguenze che comporta l’attività sessuale. Una teoria sociologica, infatti, sostiene che gli adolescenti che vedono in televisione (o al cinema) personaggi che hanno rapporti sessuali casuali senza conseguenze negative, sono maggiormente inclini ad assumere gli stessi atteggiamenti nella vita reale.”
* * *
“In principio fu Michelle Hunziker. Che fosse lei, a dire il vero, si scoprì parecchio dopo, quando, oltre che bellissima, diventò anche famosa e confessò che “quello strepitoso sedere” (le virgolette sono mie) della pubblicità di Roberta era il suo.” …
monica mosca -Gente
* * *
Fatemi capire:
Questi articoli, i programmi televisivi, i capi di moda, i cosmetici per le bambine, le bevande alcoliche destinate ai giovani, le auto e le moto sempre più veloci, sono tutti fatti da adulti per loro, per i ragazzi!!
I giovani a trent’anni sono ancora ragazzini?
Erica aveva sedici anni quando uccise.
Le violenze negli stadi sono in prevalenza opera di minorenni.
Tutti guardiamo compiaciuti le folle di ragazzine impazzite, piangenti e urlanti alla disperata ricerca della possibilità di solo toccare la mano dell’idolo di turno.
* * *
Daphne Groeneveld ha sedici anni:
ha il viso di bimba,
labbra carnose,
occhi di ghiaccio,
fascino perfetto.
Fatemi capire:
per fare che?
Fatemi capire!
Ed ora, finite le feste, occhio… alla linea
Franco Muzzioli ci esorta a fare ATTENZIONE!
A Pasqua non si possono fare peccati….è la festa della resurrezione dell’amore, della primavera, della pace…….però però …se facciamo un piccolo escursus su quello che ci apprestiamo a mangiare forse qualche peccato di gola verrà perpetuato a danno di pancette, culotti e doppi menti.
Uovo al cioccolato ,consideriamo un valore energetico per 100 grammi di prodotto (un bel pezzetto di uovo)
per cioccolato puro 555,5 cal.
per cioccolato al latte 549 cal.
per cioccolato al latte 571 cal.
Colomba pasquale -(sempre per 100 g. di prodotto- una bella fetta)
dalle 400 alle 450 cal.
La Pizza di Pasqua (soprattutto nel centro Italia) (sempre per 100 g.di prod.- uno spicchio anche non tanto grande)
400 cal.
La piasimata (tipico dolce toscano e della lucchesia (per 100 g. di prod.)
400 cal.
La pastiera (ovviamente nel napoletano ed in tutta la Campania) (per 100 g. di prod.- fetta media)
360/400 cal.
La Torta pasqualina (in tutta la Liguria) (sempre per 100 g. di prod- fetta media)
480 cal.
Se a queste squisitezze aggiungiamo
capretto – agnello – Casatiello – torte al formaggio ecc. ecc ci possiamo rendere conto che un qualche peccatuccio lo faremo tutti.
Saranno assolti coloro che hanno fatto una bella Quaresima con digiuni e relative perdite di peso, per gli altri …le fiamme dell’infernale ed impetosa bilancia.
E per finire una massima del grande
George Bernard Shaw: “Le cose più belle della vita
o sono immorali,
o sono illegali,
oppure fanno ingrassareee”
Pino ci regala una riflessione sulla Pasqua e soprattutto sul concetto di Resurrezione concentrandosi più su questo punto, che sulla tragedia della morte.
Giova ricordare come appresso, i cenni storici della Festa della S. Pasqua riportati già nella introduzione alle riflessioni dello scorso anno. Come festa, non con lo stesso significato, era già esistente al tempo di Gesù e si celebrava nella prima domenica dopo il plenilunio successivo all’equinozio di primavera; con essa gli ebrei ricordavano la liberazione, ad opera di Mosè, del popolo di Israele dalla schiavitù degli egiziani. Il termine Pasqua, in greco e in latino “pascha”, proviene dall’aramaico: pasha, che corrisponde all’ebraico pesah, il cui senso generico è “passaggio” “passare oltre”; gli ebrei ricordavano l’attraversamento del Mar Rosso, che costituiva il cambiamento dalla vecchia vita di schiavitù alla nuova vita intrapresa dopo il loro insediamento nella terra promessa avvenuto successivamente ad opera di Giosuè.
Gesù nell’ultima cena, nel festeggiare la Pasqua ebraica, ha annunciato ai discepoli la Sua imminente fine che sarebbe avvenuta per mano dei responsabili del popolo ebraico, aiutati anche dal tradimento di un discepolo che era seduto al suo stesso tavolo.
Quindi Gesù ha voluto innestare la nuova Pasqua in quella ebraica ma il significato, se pur conservato nel solo vocabolo: “passaggio”, assume un valore completamente nuovo perché con tale ricorrenza i cristiani ricordano la morte ma soprattutto la risurrezione di Gesù Cristo, “passaggio” e liberazione da ogni limite e schiavitù.
Per capire poi il senso profondo della Pasqua, risulta utile riportare di seguito alcuni stralci della lettera di San Paolo ai Colossesi ed alcuni passi del vangelo di Giovanni: “Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di Lui riconciliare a Sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di Lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (lettera di S. Paolo ai Colossesi Cap.1, versett19-20), Gesù stesso afferma: “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv. 12, 32) così pure afferma: “…Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24), quindi, sempre nell’obiettivo di avvicinare l’uomo e tutte le cose visibili ed invisibili a Sè, il Divino si è piegato fino alla morte ed alla morte di croce.
Tale evento non può e non deve essere visto disgiunto dagli eventi della “risurrezione” che, con la frantumazione del limite massimo della natura che è la morte, apre la strada alla nuova realtà ed è proprio il dare credito al connubio tra la morte e risurrezione che regala all’uomo il rapporto nuovo di figliolanza con Dio. L’uomo da tale nuovo rapporto, sente in sé quella Pace che gli fa vedere con chiarezza la sua nuova meta che diventa la persona di Gesù da incontrare e seguire, tutto ciò migliora anche il rapporto dell’uomo con la natura in attesa che l’incontro si realizzi pienamente.
Ancora Paolo nella lettera ai Colossesi indica: “un tempo eravate stranieri e nemici con la mente intenta alle opere cattive che facevate, ora Egli vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto” (Cap.1, versetto 21) Pertanto, la morte in croce di Gesù, che la natura presenta e vede come una sconfitta della Sua missione, illuminata dalla fede della Sua risurrezione, diventa anch’essa attrazione per l’uomo che è alla ricerca della Verità; infatti il crocifisso diventa il simbolo universale degli appartenenti alla nuova religione e punto di attrazione per quelli che, smarriti e confusi, si mettono con sincerità alla ricerca del senso profondo della vita. Il cristiano non si ferma alla croce ma l’attraversa come una porta verso “la risurrezione” e verso la bellezza della “nuova vita”; “la Pace e la Grazia” lo pervadono interiormente e incomincia a vedere le cose con una prospettiva diversa più gioiosa e disponibile ad accettare e concedere il perdono, avvertendo, in maniera chiara, l’appartenenza alla famiglia di Dio che lo libera dai pesi della vita vecchia e lo incentiva ad una limpidezza di condotta guidata dalla voce dello Spirito. Il cristiano acconsente che la stessa Forza vitale, che ha operato la risurrezione di Gesù, operi in lui quella trasformazione che lo rende degno di entrare a pieno titolo in quella realtà nuova proposta dall’evento stesso e che diventa definitiva con la seconda venuta di Gesù alla fine dei tempi.
Più è ardente l’Amore che il cristiano nutre per Gesù più prende sul serio la risurrezione dei morti e la vita eterna che lo attende nell’altra realtà. Aumenta inoltre il proprio convincimento che come è successo per Gesù, che è morto ed è risorto, accadrà anche a lui. Infatti ancora Paolo nella lettera ai cristiani di Colosse annuncia parlando di Gesù: “Egli è anche …, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti”
Che la risurrezione è per tutti quelli che hanno fiducia in Lui è riferito esplicitamente da Gesù che parlava ai suoi discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita”” (capitolo 14 del vangelo di Giovanni). In un’altra occasione parlando con Marta sorella di Lazzaro
Gesù le dice: «…Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;
chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno…”(Giovanni 11,25)
E’ con tali pensieri che auguro a tutti voi una buona Pasqua di risurrezione. Pino Vangone
Maria9.pv ci ha mandato questo regalo; grazie Maria ti pensiamo
Un difetto nelle donne……
Le donne hanno forze che sorprendono gli uomini………sopportano fatiche e portano fardelli, ma comprendono la felicità,
l’amore e la gioia.
Sorridono quando vogliono urlare.
Cantano quando vogliono piangere.
Piangono quando sono felici e ridono quando sono nervose.
Combattono per quello in cui credono…si ribellano all’ingiustizia.
Non accettano un “no” come risposta quando credono che ci sia una soluzione migliore.
Rinunciano per far avere di più alla famiglia.
Vanno dal dottore con un’amica spaventata.
Amano incondizionatamente.
Piangono quando i loro figli vincono e festeggiano quando i loro amici ricevono premi.
Sono felici quando sentono parlare di una nascita o di un matrimonio.
I loro cuori si spezzano quando muore un amico.
Stanno in lutto per la perdita di un membro della famiglia ma sono forti quando pensano che non sia rimasta più forza.
Sanno che un abbraccio ed un bacio possono curare un cuore spezzato.
Di donne ce ne sono di tutte le forme, misure e colori.
Guideranno, voleranno, cammineranno, correranno o ti invieranno e-mail per mostrarti quanto tengano a te.
Il cuore di una donna è ciò che continua a far girare il mondo.
Portano gioia, speranza e amore.
Hanno compassione ed idee.
Danno supporto morale alla famiglia e agli amici.
Le donne hanno cose vitali da dire e tutto da dare.
Comunque, se c’è un difetto nelle donne è che si dimenticano del loro valore.
I Social Network fanno bene alla memoria degli anziani.
I social network piacciono agli over 65 e fanno anche bene. Secondo le stime diffuse durante il Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP) circa un milione e mezzo, di anziani, usano il noto Facebook (e molti di più navigano sul Web) per tenersi in contatto con parenti e amici e, grazie agli stimoli della rete, hanno minori disturbi di memoria e mantengono il cervello giovane più a lungo.
Uno studio condotto in due Residenze Sanitarie Assistite italiane in provincia di Cremona e di Brescia, presentato in occasione del congresso, ha dimostrato che collegarsi quotidianamente a un social network per un’ora ha un effetto benefico sulla memoria, la conserva attiva perché stimolata e migliora l’umore dei navigatori della rete dai capelli bianchi.
Negli ultimi anni il numero di anziani che si sono avvicinati al web è cresciuto dell’80 per cento. I dati mostrano che gli anziani rappresentano la fascia di utenti d’internet cresciuta di più; basti pensare che oggi gli iscritti a social network come Facebook o MySpace con oltre 65 anni sono circa l’8 per cento del totale. Questo è in parte spiegabile perché si avvicina alla rete una quota sempre maggiore di anziani con un più elevato livello d’istruzione. Quattro su dieci si sono fatti insegnare i segreti della rete dai nipoti: questo contribuisce a rinsaldare i rapporti, ma l’uso del web ha innumerevoli altri benefici.
In poco più di un decennio, è radicalmente cambiato il nostro modo di percepire la nostra realtà interna ed esterna, di interagire e relazionarci con gli altri. Il merito o la colpa di un così grande mutamento va attribuito a internet, al web, al social network.
Naturalmente anche Eldy rientra nei Social Network, e forse ha qualche cosa in più:
Scrivere dei post.
Quanti di noi non avevano mai scritto, prima, una cosa nella loro vita, tranne forse una lista della spesa. Magari erano pensieri tenuti, per anni, in un “angolo” delle nostre menti.
Nei vari blog, di Eldy, sono stati proposti post o articoli, chiamateli come più vi piace, con qualcosa di nuovo, per un’alternativa a quello che si può leggere ovunque, oltre naturalmente agli argomenti che vanno di moda.
Poi ci sono i commenti, a volte con toni molto accesi e appassionati, che sono una componente essenziale e importante, perché, in effetti, trovare tanti messaggi o commenti si può parlare di un miglioramento dell’autostima, questo, però è un beneficio che coinvolge tutti.
L’idea di commentare è quella di introdurre nuovo materiale e idee e per continuare la discussione. Comunicare è principio fondamentale per la società, la bellezza di questi social network è che sono interattivi e dinamici.
Per scrivere ci sono molti metodi che si possono usare, uno semplice è quello di mettersi davanti alla tastiera e scrivere quello che viene in mente (qualsiasi cosa).. . Insomma se non volete perdere le vostre capacità psichiche, questa è una buona strada da seguire.
Un grazie… anzi due!
A Eldy e alle persone che gestiscono e collaborano ai blog interni, è un riconoscimento del loro, non sempre facile, lavoro.
Ringraziare non è un obbligo ma farlo è cortesia, grazie anche a voi che avete la pazienza di leggere.
In questo Post si parla di commenti e del lavoro svolto dalle persone che gestiscono i vari Blog.
A questo proposito mi permetto di informare, chi ancora non ne fosse al corrente, che i commenti a volte non appaiono subito per due motivi:
Il primo succede quando in un commento si cita un Link (collegamento ipertestuale) di qualche sito, questo è accaduto molte volte a me perché rispondevo a delle richieste. In questo caso il commento va automaticamente“in moderazione”e li rimane fintanto chi gestisce il Blog non lo “libera” dopo, credo, verificato il collegamento ipertestuale.
Il secondo caso è lo SPAM, all’arrivo dei commenti c’è un filtro che li intercetta.
Un filtro Spam è un’applicazione che esplora i commenti ricevuti, li identifica basandosi sulle configurazioni prestabilite e isola quelli non idonei, i filtri, generalmente, sono “governati” da tre sistemi differenti:
Relay Black Lists
Filtro Euristico
Filtro Bayesiano
In breve quello che interessa i commenti è il Filtro Bayesiano. Funziona attraverso l’indicizzazione del contenuto, lo filtra e lo scarta se contiene dei termini che si pensa siano usati dagli spammer (Esempio: Sesso, Viagra, Porno, Maleducazione, Insulti etc…).
Questi filtri fanno il possibile, ma la loro efficacia non è mai del 100%, anche se migliora di parecchio tramite l’addestramento (cioè le configurazioni prestabilite) a torto o ragione, tutti coloro che ricevono i commenti sono comunque costretti a dare un’occhiata anche alla cartella spam prima di autorizzare il programma a cancellarle, perché capita che commenti buoni siano talvolta confusi con lo spam.
Per finire chi gestisce i Blog può intervenire solo dopo, come dire fino a quel punto
“INNOCENTI SONO!”
Nel quadro delle letture della domenica eccovi una leggenda che molto fa riflettere scritta da Titina.
La leggenda delle tre croci scritto da Titina
In un piccolo borgo del Molise, fatto di casupole di pietra arroccate sul versante del monte Majura, esistono, da tempo immemorabile, nella parte più alta del paese, tre croci di pietra, lavorate ognuna in forma diversa, delle quali nessuno conosce l’origine, tanto che il mistero che le avvolge ha scatenato la fantasia popolare sul motivo della loro provenienza. Si racconta, infatti, che al tempo in cui nella zona imperversava il brigantaggio, in una povera casa in prossimità delle tre croci, viveva una piccola famiglia, composta solo da una madre e da un figlio che conducevano una vita modesta, portata avanti con sacrifici e privazioni. Il figlio, stanco di soffrire, un giorno si rivolse alla madre con tono duro e amareggiato :
– Madre, sono stanco di questa vita, non voglio più vivere nell’assoluta miseria, ho bisogno di cambiare, voglio diventare ricco e potente -.
La madre, addolorata dalle parole del figlio, cercò di dissuaderlo, intuendo già l’incombenza del male sul futuro del giovane:
– Figlio mio- disse, con la voce rotta dal pianto- resisti e non farti prendere dallo sconforto, insieme riusciremo a sconfiggere la povertà e a vivere un’esistenza dignitosa!-
Il ragazzo, però, fermo nei suoi propositi, non diede ascolto alle accorate parole della mamma e le disse:
– Madre, ormai ho deciso, il mio destino è segnato, abbi cura di te!!!-
La madre, piangendo lo abbracciò:
– Figlio, sappi che, quando vorrai, le mie braccia ti accoglieranno sempre con amore e la nostra casa sarà il tuo rifugio sicuro!-
Il giovane decise di aggregarsi ad un gruppo di briganti che gli avrebbero offerto denaro e benessere in cambio dei suoi servigi:
– Sono pronto ad unirmi a voi – esclamò il ragazzo con voce ferma e decisa, – mettetemi alla prova e non vi deluderò!-
-.Mostraci il tuo coraggio, allora!- Replicò Toni il guercio, il più tristo e feroce dei briganti:
– Questa notte, nel bosco di Sant’Onofrio, passerà la carrozza di Don Carlo, il gran ciambellano di corte, che torna da un viaggio a Napoli, dovrai assaltarlo e derubarlo … vedremo cosa sarai capace di fare!-
Il ragazzo, sebbene intimorito da ciò che lo aspettava, rispose:
– Sarà fatto, vi porterò il bottino per dimostrarvi di avere eseguito l’ordine!-
E così, un giorno dopo l’altro, furono affidati al giovane gli incarichi più disparati ed egli li portò sempre a termine senza battere ciglio, tanto che il capo dei briganti, era sempre più sicuro che il giovane avesse le carte in regola per affrontare e risolvere qualsiasi azione nefasta; però, per essere sicuro che il giovane avesse coraggio, audacia e spietatezza necessari per affrontare ogni situazione, anche la più truce, decise di sottoporlo ad una difficilissima prova….la prova delle prove:
– Ormai sei dei nostri, ma perché tu abbia tutta la nostra fiducia, dovrai dimostrare di essere capace di qualsiasi cosa…., per questo ti ordino di uccidere tua madre, di strapparle il cuore e portarlo a me. Vai ed esegui il mio ordine …. ora! – disse il brigante con aria di sfida.
Il giovane non esitò neppure un istante e corse a casa sua. La madre, vedendolo entrare con l’aria sconvolta, comprese che il figlio era sul punto di fare qualcosa di terribile, gli si avvicinò, gli prese le mani fra le sue dicendo:
– Figlio, guardami ti prego, perché ti nascondi al mio sguardo? Io non ho paura di nulla, se il mio sacrificio servirà a farti stare meglio, non esitare, ti ho dato la vita, ora la mia è nelle tue mani prendila e scappa via se è quello che vuoi!-
Il giovane cercava di prendere tempo, non riusciva a fare ciò che gli era stato chiesto, né a guardare la madre in viso e le diceva:
– Madre, ma come puoi pensare che io voglia farti del male? Sei l’unica persona cara che mi è rimasta, come potrei?-
Intanto nella sua mente turbinavano le parole e gli ordini che gli erano stati dati e, senza por tempo in mezzo, estrasse dal fodero il grosso coltello che portava alla cintura e uccise la madre, le strappò il cuore e, tenendolo, ancora palpitante nelle mani, uscì velocemente per recarsi dal capo a mostrare il trofeo della sua atroce azione.
Per la fretta di allontanarsi prima possibile dal luogo del misfatto, inciampò nei gradini che scendevano dalla porta e cadde pesantemente a terra.
Il cuore, sfuggitogli dalle mani, rimbalzò tre volte sul selciato e ogni volta che toccò terra, in quel preciso punto, nacque una croce.
Contemporaneamente da quel cuore ancora palpitante, si udì fuoruscire la voce della mamma che disse:
– Figlio, ti sei fatto male?-
GAZZE E CORNACCHIE GRIGE
Riccardo2.co è da anni socio del gruppo “ornitologico di studio sui passeriformi e fringillidi italiano”. Ha allevato varie razze di fringillidi incrociandoli per selezionare i colori, e anche gazze ghiandaie e cornacchie ferite o cadute dal nido. Purtroppo ora ha smesso da un paio d’anni, ma è sempre in contatto con studiosi ed allevatori.
Ci propone questo scritto, preso anche da internet, per farci riflettere su una situazione abbastanza al limite e provocare la nostra reazione.
Infatti gli ambientalisti e gli animalisti che vogliono proteggere queste razze, come è giusto che sia, non pensano che questi uccelli vivono a scapito di razze più piccole e si nutrono delle nostre immondizie.
Questo vuole dire che se non poniamo un rimedio, tra pochi anni ci troveremo a combattere infezioni e malattie, propagate da questi poveri animali che, anche se molto furbi, (sappiate che una gazza ben addestrata può parlare meglio di un pappagallo) non arrivano a capire quello che contaminano con tutte le immondizie che mangiano e infettano anche gli animali feriti, che riescono a sfuggire alla loro cattura. (Riccardo2.co)
Sono sette anni che abito a Vertemate con Minoprio, un paese molto piccolo al confine tra le provincie di Como e Milano.
Posso definirlo una piccola serra al margine della verde Brianza, in tutto il paese ci sono tre condomini che non superano i tre piani per il resto tutte ville e villette a schiera, centro storico compreso , potete immaginare quanto verde , giardini, orti ,prati fioriti, tutti che fanno bella mostra come in un esposizione botanica.
Non per niente Vertemate con Minoprio è conosciuto anche per la scuola di agraria, situata in una villa dell’ottocento villa Raimondi con un parco secolare ed’una mostra permanente di tutti i prodotti del vivaio della scuola, come potrete capire, è un paese di bravi giardinieri, oltre che di bravi artigiani in varie attività.
Ma purtroppo ogni anno in primavera con il fiorire dei giardini , capita anche un piccolo dramma della natura, la guerra , scusate la definizione, visto i tempi , ma è una vera e propria guerra, tra Cornacchie e Gazze.
Per accaparrarsi le posizioni migliori per costruire il nido ed avere una grande disponibilità di prede,questa guerra chiamiamola così finisce sempre senza feriti ,ne morti, ma la Gazza riesce sempre a prendersi il posto migliore, così che la cornacchia deve andare da un’altra parte per costruire il nido.
Tutto questo nella più totale ilarità mia e dei miei famigliari nel vedere le acrobazie e i dispetti che si fanno questi due furbi uccelli fino al momento che uno dei due deve cedere e andarsene.
Potete immaginare i piccoli uccelli che fanno il nido nelle siepi dei giardini, per loro sì che è un vero dramma, non portano a termine che poche volte la nidiata, perche la gazza è furba , aspetta che i piccoli nei nidi siano cresciuti ,per poi predarli, questo con tutte quelle specie che si sono avvicinate alle case negli ultimi anni, una vera e propria strage di Merli, Verzellini, Tortore, Colombacci, Fringuelli, Capinere, Cutrettole ballerine, Cardellini ecc, ecc .
Io ricordo che da ragazzo vivendo in campagna praticamente i miei giochi si svolgevano quasi sempre nei boschi, uno di questi era andare alla ricerca dei nidi, cosa che anche per uno come me che vi era nato in quei posti era veramente difficile, trovavo si molti nidi a occultati talmente bene che , era molto difficile venissero predati, da Gazze o Cornacchie, le Poiane che volteggiavano in cielo era più facile predassero qualche pulcino nelle aie che quelli nei boschi, che quando erano pronti all’involo erano ormai talmente abili che i predatori raramente riuscivano nel catturarli.
Io soffro molto nel vedere queste scene di caccia a danno di questi piccoli uccelli, ma nello stesso tempo non so come porre rimedio, visto che anche il predatore ha diritto d’esistere, e se tutto questo succede è perche noi abbiamo ridotto lo spazio vitale agli animali, e con tutte le discariche a cielo aperto abbiamo fatto in maniera che Cornacchie e Gazze, prolificassero a dismisura, creando un vero e proprio problema alla natura.
Voglio spiegarvi un poco come è il comportamento di questi due predatori.
La cornacchia grigia e la gazza appartengono alla stessa famiglia: quella dei Corvidi.
Sono uccelli molto intelligenti, che si adattano rapidamente alle più diverse situazioni ambientali.
Non temono l’uomo e gli ambienti da lui popolati.
Da buoni opportunisti, hanno fatto di necessità virtù, sfruttando al meglio ciò che poteva offrir loro la terra e persino quei terribili luoghi che sono le discariche dei nostri rifiuti urbani.
I Corvidi sono dei Passeriformi, e dunque parenti di piccoli uccelli come passeri, pettirossi, cince, ecc.. Sono onnivori, vale a dire che mangiano di tutto. Oltre a cibarsi di molluschi, insetti, topi, frutti, uova e piccoli di altri uccelli, non disdegnano neppure gli animali morti ed i rifiuti che l’uomo raccoglie negli immondezzai.
Sono animali gregari che vivono in gruppi, talvolta anche molto numerosi, all’interno dei quali si formano precise gerarchie. Vi sono i soggetti dominanti ed altri sottoposti, che eseguono gli ordini ricevuti cooperando per il bene dell’intera colonia.
I Corvidi comunicano tra loro con diversi segnali acustici o visivi; le gazze lo fanno, ad esempio, muovendo la loro lunga coda colorata.
Io ora mi chiedo e chiedo a voi cosa possiamo fare per mettere riparo a questo problema, voi mi direte ma stai a pensare a queste cavolate con tutto quello che succede nel mondo, ma anche questo per me è un problema da risolvere visto che ,riguarda la natura, e se lei non va bene di rimando non andiamo bene neanche noi.
Gradirei sapere il vostro parere, grazie.
Non è una domanda per Matthew Parris***, noto editorialista londinese, ma una affermazione che ha fatto alcuni giorni fa sul Times.
E’ certo che se ti muovi in auto sulle strade italiane ti accorgi di questa cattiva educazione e delle costanti infrazioni alle regole. Le frecce direzionali sono quasi sempre un optional, i limiti di velocità difficilmente rispettati, nei parcheggi è una guerra, abbondano le contumelie e c’è sempre qualcuno “che è arrivato prima”.
Le file davanti agli sportelli non sono mai lineari, ma a grappoli, e trovi sempre chi vuol fare il furbo.
Le strade sono piene di cartacce, di cacche di cane e di cicche di sigarette.
Anche nella vita interpersonale spesso regna l’arroganza e la mala educazione, si fa fatica ad accettare “l’altro” ed i suoi pensieri, prendiamo tutto di petto come se ogni contestazione fosse una offesa personale, ne è esempio palese la dialettica politica.
Ma l’elenco potrebbe continuare per pagine e non è neanche l’età a portar consiglio, perché noi anziani uniamo spesso, alla naturale predisposizione a questa anarcoide visione della vita, la mancanza di elasticità mentale.
Quando mi reco al nord, in Svizzera od in Austria, ad esempio, e vedo la pulizia delle strade , non sento il continuo strombazzare dei clacson, vado al ristorante sento sussurri e non un assurdo parlare ad alta voce, vedo bambini educatamente seduti che mangiano, mi chiedo allora se il Times non abbia per caso ragione!
Franco Muzzioli
***Riporto qui l’articolo incriminato a cui fa riferimento Franco
Cosa pensano degli italiani, all’estero? Non parlano molto bene di noi. Il britannico “Times” ha effettuato, tramite il noto editorialista Matthew Parris, un’indagine sul comportamento degli italiani a Londra. Il giornalista non ha dubbi: i più cafoni del mondo sono proprio gli abitanti del “bel Paese”. I turisti italiani sono definiti dei cialtroni, capaci soltanto di correre dietro alle griffe, ai falsi miti della celebrità e imbevuti di tv-spazzatura. “Tre volte quest’anno – scrive l’editorialista nella rubrica, sotto il titolo ‘Scusatemi, ma perché gli italiani sono così maleducati?’ – mentre cercavo di scendere dal metrò sono stato ricacciato indietro da gente vestita in modo sciccoso e firmato, che spingeva per entrare prima che i passeggeri fossero scesi: e tutte le volte si è trattato di gente che parlava fitto in italiano“.Il giornalista poi aggiunge: “Come possiamo riconciliare l’Italia moderna, fatta di consumismo, televisione-spazzatura, smania per le firme e insensata adorazione delle celebrità, con l’Italia di Venezia, Da Vinci, Verdi e Medici?”. L’imbestialito Parris arriva a questa sferzante e patriottica conclusione: “Dite quello che vi pare della nostra turbolenta folla bevuta di birra ma, anche se ci mettete i tatuaggi e tutto il resto, avrebbe subito capito che tipo è Berlusconi“. Insomma accuse pesanti. Quello che posso dire che non ha molto torto perché anche io quando vado all’estero noto molti italiani che non si comportano molto bene ma è sbagliato fare di un’erba un fascio. Nonostante ciò è allarmante come, ancora una volta, l’italiano perda sempre più credibilità e fascino.
E adesso facciamoci un esame di coscienza, come ci riteniamo noi?
Abbiamo consapevolezza di come siamo considerati?
Che ne pensate delle affermazioni del Times?
Pensate che questa eventuale mancanza di educazione sia originata da una nostra indole di popolo, dalla famiglia, dalla scuola, dall’esempio della politica?
Se siamo veramente poco educati come potremmo migliorarci?