Con molto piacere inserisco qui l’informazione che gentilmente ci ha passato Pino1.sa
Approfittiamo tutti di questa settimana speciale!
L’Italia è un Paese dallo straordinario patrimonio artistico e culturale. Si tratta di un tesoro dall’inestimabile valore che abbiamo avuto il privilegio di ricevere in eredità dai nostri antenati nel corso dei secoli. Questa fortuna risulta ancora maggiore potendone godere gratuitamente per nove giorni, dal 9 al 17 aprile prossimi. E’ quello che succede durante la Settimana della Cultura, giunta alla XIII edizione, che ogni anno apre gratuitamente le porte di musei, aree archeologiche, archivi e biblioteche statali, per una grande festa diffusa su tutto il territorio nazionale.
In tutta Italia, oltre 2.500 appuntamenti tra mostre, convegni, aperture straordinarie, laboratori didattici, visite guidate e concerti renderanno ancora più speciale l’esperienza di tutti i visitatori italiani e stranieri.
Inoltre grazie al progetto “Benvenuti al Museo” che vede la collaborazione con il Centro per i servizi educativi del museo e del territorio del MiBAC circa 750 studenti di istituti tecnici e professionali per il turismo, licei linguistici e istituti alberghieri saranno coinvolti presso alcuni dei principali musei statali italiani per attività di accoglienza al Museo per i visitatori italiani e stranieri, distribuzione di materiali informativi, assistenza alle attività educative.
“L’Italia – dichiara il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Giancarlo Galan – è il frutto della millenaria stratificazione delle numerose civiltà che si sono sviluppate sul suo territorio. Ognuna con i suoi caratteri originali, ognuna con le sue peculiarità ha contribuito a plasmarne il paesaggio, a edificarne i centri abitati, a organizzarne gli insediamenti rurali. Tutte hanno avuto un ruolo determinante nel forgiare il nostro essere italiani, arricchendo al contempo il nostro patrimonio artistico con opere e strutture civili e religiose. La settimana della cultura è un’ottima occasione per tutti i cittadini di riappropriarsi di questo patrimonio, visitando musei, siti archeologici e monumenti e riscoprendo, nel centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, il senso profondo della propria appartenenza alla comunità nazionale”.
“Per quello che é tra i più importanti appuntamenti del Ministero – dichiara il Direttore Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale, Mario Resca – abbiamo predisposto un ricchissimo calendario di incontri e manifestazioni che impreziosiranno la visita nei luoghi della cultura. Invito tutti a visitare il nostro sito per scegliere le proposte più allettanti e trascorrere i nove giorni più fortunati dell’anno”.
Quando ho suggerito di rispondere, anche noi Eldyani, alle domande di Saviano: “dieci ragioni per cui vale la pena vivere” ho illustrato lo scritto con delle immagini di “liste” famose. Due in particolare sono piaciute ad Ofonio che ha pensato di approfondire l’argomento in modo egregio.
Non posso che ringraziarlo e ripropongo qui le immagini citate.
(se si desidera ingrandire l’immagine clicarci sopra)
Questo articolo nasce grazie alla geniale intuizione della Paola che tanto successo ha raccolto fra gli Eldyani i quali si sono cimentati anch’essi nella stesura della famosa lista delle dieci cose per cui vale la pena di vivere. L’ho fatto anch’io naturalmente, ma ciò che mi ha colpito ed indotto a mettermi al pc per scrivere questo articolo, sono state un paio di cosette a prima vista insignificanti che fanno da coreografia all’articolo scritto da paolacon, ma, che a mio parere non lo sono affatto.
Mi riferisco a quei due.. tondi… che ..messi lì..potrebbero sembrare due cosucce da niente, ed invece sono assolutamente due opere d’arte; una frutto della maestria di un pittore quale Hieronymus Bosch… l’altra … frutto della fantasia del primo scrittore in assoluto…. Omero.
Oso anch’io ..indegnamente.. paragonarmi ai tanti illustri estensori che curano le varie rubriche di arte.. ed altro ..nella chat…
Veniamo ad esaminare la tavola di Bosch :..la datazione dell’opera è da attribuire intorno al 1490…è da rilevare al riguardo, che mentre nello stesso periodo storico in Italia c’era già una concezione umanistica delle arti e dell’uomo…in Germania e nei Paesi bassi (luogo di origine di Bosch)…le arti erano ancora legate ad una concezione medioevale …insomma molto più arretrati rispetto a noi…
ed ecco la tavola con al centro l’occhio di Dio ..con l’iscrizione: …”cave cave deus videt”……..attenti attenti..Dio vede;
e tutto intorno i sette peccati capitali scritti con il nome in latino;
e quindi si vedono..la SUPERBIA..nell’immagine di una donna che si ammira in uno specchio mantenuto da un demonio,
oppure l’AVIDITA’ e l’AVARIZIA di un giudice corrotto,
ed anche la LUSSURIA di alcune coppie sotto una tenda..
ed ancora l’IRA con un litigio fra uomini davanti ad una locanda..
ed inoltre la GOLA di chi divora avidamente il cibo…
e poi l’ACCIDIA…di una donna che.. trascurando i suoi doveri morali ..vede entrare una suora che regge un rosario.
Abbiamo ancora in questa tavola la rappresentazione in medaglioni ai quattro angoli della……MORTE…..
IL GIUDIZIO UNIVERSALE…
L’INFERNO…….
ed il…… PARADISO.
Insomma l’uomo medoevale concepiva questa idea dell’occhio divino che tutto vedeva ..e soprattutto le sue inclinazioni peccaminose…
La rappresentazione circolare dell’opera corrisponde allo schema secondo il quale il.. peccato… fosse una presenza costante nella vita dell’uomo. Ritengo che questa tavola servisse da stimolo alla meditazione e ad un esame di coscienza a cui ogni buon cristiano era tenuto a sottoporsi.
Non vado oltre ..anche se ci sarebbe tanto da dire ..per non tediare ulteriormente il lettore.
Vengo adesso a commentare l’altro tondo che rappresenta lo scudo di Achille forgiato dal dio Vulcano.
Voi tutti sapete che l’armatura di Achille era stata persa perchè indossata da Patroclo..il suo compagno che era rimasto ucciso nello scontro con Ettore. Omero nel XVIII libro dell’ Iliade ci descrive come Vulcano forgia lo scudo e la sua rappresentazione.
Il dio getta nella fornace ..argento..oro ..rame..e stagno..e fabbrica questo scudo con cinque piastre sovrapposte in ordine descrescente..con le varie rappresentazioni…
Nella prima si notano ..il cielo ..il mare ..e la terra ..con le dodici costellazioni…
Nella seconda ..la città in guerra con l’assedio e gli agguati…ed inoltre la città in pace con un corteo nunziale…
Nella terza si possono notare la mietitura..l’aratura e la vendemmia..nella quarta fascia..ci sono scene di buoi assaliti dai leoni..di greggi al pascolo e danze campestri..nella quinta è rappresentata il fiume..Oceano che circonda tutta la terra..come si riteneva fosse allora…
Il dio Vulcano terminata la forgiatura delle armi le deposita ai piedi della dea Tetide..la quale poi le consegna al proprio figlio Achille..come termina la vicenda ..è noto a tutti voi…
Ringraziando ancora una volta la Paola per la sua ospitalità termino questo articolo che vuole solo essere un piccolo contributo alla ricchezza della chat di cui tutti quanti noi siamo interpreti e protagonisti …GRAZIE
Ofonio 9 aprile 2011
Ci dobbiamo rassegnare all’imbarbarimento della politica?
Lo spettacolo offerto in questi giorni, dai politici, è stato così al di sotto dei minimi standard di decenza pubblica.
Quello che si è verificato in aula a Montecitorio non è semplice bagarre ma è vera e propria tempesta.
Ci si deve rassegnare alla caduta a un livello inferiore di civiltà delle relazioni umane e alla degradazione della politica a mero luogo della denigrazione personalistica e delle insinuazioni volgari?
I rappresentati istituzionali, tanto più se ricoprono ruoli rilevanti, dovrebbero essere una riserva di virtù civili, di buon senso e anche di sobrietà comunicativa.
Le classi dirigenti di un Paese, dovrebbero essere esempi di moralità, capacità, orientamento ai beni pubblici, rispetto delle regole e delle idee degli altri.
Politici rissosi e astiosi, alimentano consapevolmente un’idea di politica perdutamente malata, di semplice arena di detrattori in conflitto, di verbosità senza fatti, oltre che a incoraggiare e legittimare la corsa al ribasso degli insulti da cortile.
Siamo uno Stato che sta partecipando, in questi giorni, a un’operazione militare di guerra (se volete, chiamatela in altro modo), e che deve affrontare un’emergenza umanitaria drammatica.
Non ci rendiamo conto che così facendo si contribuisce a indebolire la già debole reputazione pubblica delle nostre istituzioni, dei politici e della politica?
E’ veramente un momento molto difficile per l’Italia, soprattutto per noi cittadini!
NO non è questa, la strada per risolvere i problemi che assillano il “Popolo Sovrano”, quanto piace ai politici questa parola, salvo poi ritornare a fare esclusivamente i loro interessi.
All’estero tutti restano convinti che l’Italia sia il Paese più bello del mondo, ci giudicano simpatici e solari e …ci prendono in giro per i nostri politici.
A chi dirà che i “nostri” non sono i peggiori rispondo:
La disoccupazione in Italia è di sotto alla media europea, ma vai a dirlo a un disoccupato e vedi se si consola!
Forse il Parlamento non è peggio dell’Italia, ma è difficile non pensare che sia il peggio dell’Italia.
(sì, lo so che “peggio” è un avverbio, ma ho chiesto una deroga e il perdono alle varie Insegnanti presenti in Eldy!).)
Questo quanto dichiarato da Montezemolo oggi:
MONTEZEMOLO: SE POLITICA PEGGIORA CRESCE TENTAZIONE DI SCENDERE IN CAMPO
Napoli, 1 apr -’Di fronte alle nostre proposte la risposta della politica è sempre la stessa: Se si vuol parlare di politica, bisogna entrare in politica. E se la situazione continua a peggiorare, se questo è lo spettacolo offerto dalla nostra classe politica, allora cresce la tentazione di prenderli in parola”. Piu’ di un monito quello del presidente di Italia Futura e della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, che oggi è intervenuto al congresso del Siap a Napoli. Inevitabile un parallelo con la rossa di Maranello:’Credo che l’Italia sia come una Ferrari – ha sottolineato Montezemolo – una macchina straordinaria fatta per correre, per competere e per vincere. Non possiamo più permetterci di tenerla ferma ai box per paura di una sconfitta, dobbiamo rimetterla in moto. Tutti insieme”.
Dure poi, le parole di Montezemolo nei confronti del governo Berlusconi proprio sui temi più cari al premier:’Berlusconi voleva fare la rivoluzione liberale e oggi guida un governo che più neostatalista e protezionista non si può e le tasse su imprese e cittadini sono ai massimi storici”.
Come potete leggere io non ho fatto nomi lui SI!
Ecco il titolo apparso oggi sul New York Times che spiega ai newyorkesi – e dunque a tutto il resto degli Stati Uniti e anche del mondo – che clima si respira in Parlamento in questi giorni.
Il titolo è “Rude and Crude Behavior Stains Italian Parliament”, che si traduce così: “Un comportamento villano e volgare macchia il parlamento italiano”.
Roberto Saviano su Repubblica ha proposto di allargare ai lettori del quotidiano la lista delle “dieci cose per cui vale la pena vivere”, lista che aveva presentato lui stesso nella trasmissione con Fazio “Vieni via con me”.
Giro a voi Eldyani, se vi va, l’invito a compilare una vostra lista ed a confrontarvi con voi stessi.
Quale sono le dieci cose per cui vale la pena vivere, per cui vi sacrifichereste, che vi fanno sentire bene?
Sul quotidiano hanno risposto in dodicimila circa ed hanno raccontato la loro gioia di vivere, hanno compilato le loro liste della felicità e ne è uscito un ritratto degli italiani affascinante.
“”””QUALE DECALOGO DELLA FELICITÀ HANNO COMPILANO GLI ELDYANI?
Prima di tutto grazie di avere condiviso i vostri piaceri più intimi, quello che vi rende sottilmente felici. Risulta un bel ritratto del gruppo di Eldyani che hanno partecipato.
In prima posizione emerge l’amore; l’amore in tutte le sue forme: per il compagno o la compagna, per i figli, per i genitori anche malati, per gli amici, per Dio, per la famiglia in generale e per le persone che non ci sono più. Questa capacità di amare, di voler bene, fa sentire sereni tutti, uomini e donne.
Poi ho notato che in seconda posizione c’è un forte amore per la natura, per gli animali, per l’arte, per la lettura, per la musica e per il cinema (ma nessuno ha citato il teatro).
E poi sia il pianto che il riso liberatori tutti e due.
Infine ci sono dei piccoli piaceri, piccolissimi come i sapori, le cose da mangiare speciali e comuni, il caffè, la grappa, un bicchiere d’acqua fresca, una torta e un gelato, il cappuccino, gli spaghetti al pesto o dei gesti che ci fanno star bene come: infilarsi sotto le lenzuola fresche di bucato, aprire un vecchio cassetto e ritrovare i bigliettini che scriveva un figlio ormai adulto, quando era un bambino, infilare le ciabatte dopo una giornata passata ad una cerimonia, risolvere i quiz della settimana enigmistica…
Tutto questo procura tante sensazioni gradevoli ma io credo che quella di guardarsi nello specchio e non doversi vergognare di nulla, sia ineguagliabile.
Pochi hanno menzionato i soldi.
I cinici potranno dire che questi elenchi sono banali (anche Saviano osserva la stessa cosa) sono pieni di ipocrisia, ma qui in maniera semplice, sincera e genuina, salta agli occhi che c’è la ricerca della felicità in tutti i suoi aspetti.
E questi nostri elenchi sono come tanti mattoncini che costruiscono la nostra serenità.(pca)
Eliminare un amico da Facebook
Facebook è la piazza virtuale forse più famosa al Mondo. E’ un luogo in cui si possono ritrovare persone che non si sentono né si vedono da parecchio tempo. Si possono ritrovare vecchi compagni di scuola e anche parenti lontani. Si possono inoltre stringere nuove amicizie. Ma che fare quando si vuole “sfoltire” le liste dei propri “amici virtuali”?
Prima questo social network permetteva di effettuare la cancellazione di alcune persone semplicemente selezionandole dalla propria lista amici!
Oggi invece, questo passaggio non è più possibile. E’ opportuno, infatti, armarsi di un po’ più di pazienza, perché sarà necessario cancellare ogni utente a uno a uno.
Ecco come fare.
Innanzitutto, collegatevi a Facebook ed eseguite il login. Una volta entrati nella vostra homepage, cliccate su Profilo.
Lateralmente sulla sinistra, cliccate su Amici (tutti). Vi apparirà una finestra in cui avrete la vostra lista completa degli amici. Cercate quello che vorrete eliminare e cliccate con il tasto destro sul nome, si apre una tendina e qui clic su “apri in una nuova scheda”. Si aprirà il profilo della persona da selezionata.
Cliccate poi, in basso a sinistra, su “rimuovi dagli amici “ dalla bacheca della persona indicata.
Confermare la scelta, e ripetere questo procedimento per tutte le persone che vorrete cancellare dalla vostra bacheca di Facebook.
Una volta che avete eliminato un amico questo, non riceverà più notifiche su ciò che pubblicate e non potrà vedere la vostra bacheca, il vostro profilo, le vostre foto etc.. (ovviamente se avete impostato tutto questo non come pubblico su impostazioni della privacy.)
L’”amico” può scoprire di essere stato eliminato?
Come ho scritto sopra l’amico eliminato non riceverà alcuna notifica, però può scoprire di essere stato eliminato perché eliminandolo, non vi troverà più tra i suoi amici, potrà sempre vedere che il vostro account è presente se voi postate nella bacheca o scrivete semplicemente commenti a un amico che avete in comune, oppure cercandovi tra gli utenti Facebook utilizzando il motore di ricerca.
Allora cosa si può fare per non avere più contatti con questo romp… “amico”?
Se non volete che il vostro amico scopra che lo avete eliminato conviene bloccarlo, in modo che lui non abbia più alcuna vostra informazione.
Per cosa è utile bloccare un utente/amico.
Bloccare un utente è utile se questo vi sta importunando e non volete essere più rintracciati da lui oppure se lo avete eliminato dalla vostra lista di amicizie, ma non volete che lui lo scopra. Eliminando un amico lui può scoprirlo se trova il vostro account su Facebook ma nota che non siete più tra le sue amicizie. Bloccandolo invece il vostro profilo non sarà più rintracciabile per lui,voi non potrete più interagire con lui e tutto ciò che avevate condiviso, sarà bloccato quindi non sarà più visibile. Per questa persona è come se voi abbiate eliminato il vostro account mentre esiste ancora. La stessa cosa vale per voi, cioè anche voi non vedrete più in alcun modo l’ amico che avete bloccato, con l’unica differenza che però potrete sbloccarlo quando vorrete.
Come bloccare un utente/amico
Effettuate il login e accedete su Facebook. Cliccate in alto a destra su account e scegliete la voce impostazioni sulla privacy. Si apre una nuova pagina in cui trovate in basso la voce elementi bloccati cliccate sotto su modifica le liste. Nella nuova pagina scrivete il nome o l’e-mail della persona che volete bloccare e cliccate su Blocca. Vi sarà visualizzata una nuova pagina in cui troverete tutti gli utenti di Facebook con quel nome e cognome. Una volta individuato quello che volete bloccare cliccate in corrispondenza del suo nome sulla destra su Blocca.
Come sbloccare un utente
Avete bloccato un utente e ora volete sbloccarlo?
Solita prassi aprite e loggatevi su Faceboox. Cliccate in alto a destra su account e scegliete la voce impostazioni sulla privacy. Accederete a una nuova pagina in cui trovate in basso la voce elementi bloccati cliccate sotto esso su modifica le liste. Nella nuova pagina cui accedete, troverete l’elenco delle persone che avete bloccato, cliccate su Sblocca in corrispondenza del nome dell’utente per sbloccarlo. In questo modo avete sbloccato l’utente, se, però faceva parte del vostro elenco di amici dovrete chiedere nuovamente l’amicizia.(inventatevi una scusa se vi chiederà il perché del blocco!!)
ATTENZIONE: la persona sbloccata non potrà essere bloccata nuovamente prima di 48 ore.
Può sembrare complicato ma se seguite passo/passo le istruzioni non troverete difficoltà.
Per scoprire il valore di un anno, chiedilo a uno studente che è stato bocciato all’esame finale.
Per scoprire il valore di un mese, chiedilo a una madre che ha messo al mondo un bambino troppo presto.
Per scoprire il valore di una settimana, chiedilo all’editore di una rivista settimanale.
Per scoprire il valore di un’ora, chiedilo agli innamorati che stanno aspettando di vedersi.
Per scoprire il valore di un minuto, chiedilo a qualcuno che ha appena perso il treno, il bus o l’aereo.
Per scoprire il valore di un secondo, chiedilo a qualcuno che è appena sopravvissuto a un incidente.
Per scoprire il valore di un millisecondo, chiedilo ad un atleta che alle olimpiadi ha vinto la medaglia d’argento.
Il tempo non aspetta nessuno.
Raccogli ogni momento che ti rimane, perché ha un grande valore.
Condividilo con una persona speciale, e diventerà ancora più importante.
(Anonimo)
Scambiamoci parole e
otterremo conversazioni,
scambiamoci idee e
forse diventeranno certezze,
scambiamoci esperienze e
si muteranno in vita,
scambiamoci percorsi e
avremo il domani… il futuro…(pca)
QUAL E’ IL MECCANISMO FISCALE DELL’8×1000?
Si avvicina la scadenza della dichiarazione dei redditi e ancora una volta saremo chiamati a mettere o no una crocetta su una casella: quella dell’otto per mille.
Dove vanno i soldi dell’8 per mille destinati allo Stato?
Allo stato direte voi, ovvio, e lo Stato cosa è tenuto a fare?
“Per legge è tenuto a finanziare progetti straordinari su: fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione beni culturali”.
Sia chiaro la decisione dello Stato italiano di finanziare le confessioni religiose, in primis la Chiesa cattolica, è una scelta che la Costituzione forse consente, ma di sicuro non impone.
Detto, questo vediamo le voci in dettaglio di come lo Stato devolve i denari dei contribuenti che l’hanno scelto, sto parlando specificatamente dei soldi di quelle persone che con la manina hanno messo la X per l’8 per mille su Stato e non di quella parte che la Chiesa si prende fra chi non mette preferenze.
Dal documento ufficiale che vi linko qui * (per tommaso se vuole verificare) si evince che su oltre 144 milioni di euro, ben 65 vanno a vario titolo a beni della Chiesa Cattolica. Vero che ci sono chiese e preti in prima linea, giusto aiutarli, ma non è così …purtroppo:
Pontificia Università Gregoriana in Roma, 459 mila euro. Fondo librario della Compagnia di Gesù, 500 mila euro. Diocesi di Cassano allo Ionio, 1 milione 146 mila euro. Confraternita di Santa Maria della Purità, Gallipoli, 369 mila euro. L’elenco è lungo 17 pagine e porta in calce la firma del presidente del Consiglio.
Molti soldi sono dati a Comuni, ma per il recupero o il restauro di chiese (è il caso di Rivoli, cittadina alle porte di Torino, che riceve 367 mila euro per la locale chiesa di Santa Croce).
Se gli Archivi di Stato cittadini ricevono pochi Euro (Asti – 18 mila euro; Rieti – 28 mila euro; L’Aquila – 140 mila euro), esistono evidentemente enti che sono più meritevoli, come la Provincia minoritica di Cristo Re dei frati minori dell’Emilia (260 mila euro), la Provincia romana dei Frati Cappuccini (388 mila euro) o il Pontificio Collegio Germanico Ungherese (367 mila euro).
E molti, molti altri, purché targati”Vatican city”.
Il resto (mancia mi verrebbe da dire), lo Stato lo dovrebbe utilizzare per mettere in sicurezza paesi e cittadine a rischio idrogeologico. Mi pare dunque di intendere che il restauro di beni artistici e architettonici valga solo per quei beni di proprietà della chiesa cattolica perché, potrei anche sbagliare, ma non mi sembra di aver letto un solo euro per Pompei, né per altri siti. (il restauro del Colosseo viene finanziato dalla Tod’s di Diego Della Valle con 25 mlm di euro.)
Mi permettete una malignità?Si… grazie:
“L’atto del governo n. 121” è stato predisposto ai primi di settembre 2010 da un presidente del Consiglio reduce dall’incidente diplomatico del 28 agosto con la Segreteria di Stato Vaticano. Ricordate la (mancata) Perdonanza dopo il caso Giornale-Boffo? Il documento, poi trasmesso alla Camera il 23 settembre, conferma intanto che i soldi vanno allo Stato,
ma entrano di diritto nella piena discrezionalità del capo del governo, per quanto attiene al loro utilizzo.
È un atto “sottoposto a parere parlamentare” delle sole commissioni Bilancio. Quella della Camera lo ha già espresso, “positivo”, a seguire il 27 ottobre, quella del Senato. Eppure, anche la maggioranza di centrodestra della commissione Bilancio di Montecitorio ha lamentato le finalità distorte e ha condizionato il parere finale a una serie di modifiche, contestando carenze e incongruenze del decreto. (leggi tegole di Pompei!)
Termino, queste non sono malignità ma pure e documentate verità:
1) il nostro Bel Paese che è tutto un tripudio di bellezze, senza dimenticare i parchi naturali, dà al FAI, per capire bene le proporzioni e di che cosa stiamo parlando, solo 259 mila euro.
2) Insomma: governo ingeneroso verso i bisognosi. In effetti, ultima pagina, al capitolo “Fame nel mondo”, sono solo dieci le ONLUS e associazioni finanziate per 814 mila euro, pari al 2 per cento del totale.
A me farebbe piacere darli allo Stato per la Protezione Civile, ma il 50% della quota statale finirebbe sempre e comunque a beneficio della CEI,allora …
“L’otto per mille è quell’obbligo di donazione che fa a cazzotti col buon senso”. Infatti, nella dichiarazione dei redditi, è una scelta obbligatoria e si può scegliere a chi destinarla: se alla Chiesa o allo Stato. “Da ricordare che anche se decidiamo di non dare questi soldi a nessuno, ci sono ugualmente sottratti”.
*Ispolitel Banche Dati Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, non è semplice entrare nel Sito quindi, armarsi di pazienza.
I bambini oggi sono infelici
Da un bel po’ si sente parlare spesso dai media di “bambini”, di famiglie, di scuola, di educatori perché i comportamenti dei nostri ragazzi non corrispondono alla realizzazione dei nostri ideali.
Mi è venuto un dubbio, avendo lavorato 24 anni con i bambini studiandone i loro comportamenti e le loro problematiche, che ad analizzarsi forse dovremmo essere noi adulti che ci occupiamo del loro processo educativo.
Ho cercato di documentarmi un po’ e vi informerò su quanto ho appreso.
Secondo alcune statistiche 2 bambini su 5 soffrono di ansia o di iperattività. E’ stato fatto un sondaggio sui bambini nati nel 2000 il quale ha posto molti interrogativi sia agli esperti che ai genitori. Sul 4% degli alunni della scuola primaria si è riscontrato un disturbo da mancanza di attenzione in più 1 famiglia su 3 parla di bullismo.
Ma cosa sta succedendo ai nostri bambini? Come stanno crescendo? Cosa manca loro? Purtroppo i dati non sono molto confortanti …..A chi dovremmo attribuire la responsabilità?
Parte dei genitori dicono che la scuola e gli educatori sono la causa della instabilità degli alunni .
La scuola, gli educatori attribuiscono alle famiglie, ai genitori la causa della tristezza e direi della infelicità dei figli. In poche parole il fallimento educativo viene sballottato da una parte all’altra.
Credo che non è molto semplice capire i bambini e me ne rendo conto, forse gli adulti dovrebbero interessarsi un po’ di più del mondo infantile perché il bambino possiede pensieri complessi che nessuno può capire. L’adulto deve abbassarsi a livello del bambino, diventare bambino come lui, pensare come lui. I bambini di oggi rispetto alla generazione dei loro genitori e dei loro nonni non sono felici.
E’ vero, a loro non manca nulla hanno tutto ciò che vogliono, perché i genitori trovano la scusa che danno ai figli ciò che non hanno avuto loro, quasi volessero affidare ai regali il compito del messaggio “Ti voglio bene, perciò ti compro i regali”
Si parla, nel campo educativo di corresponsabilità che coinvolge insegnanti, dirigenti scolastici, alunni e genitori a condividere con la scuola i principi basilari educativi per aiutare quelli che saranno gli uomini e le donne del domani nel loro processo di formazione. Se analizziamo questo principio quale percentuale tra genitori e operatori scolastici riesce a portare a termine questa opera? Spesso i genitori dopo una giornata lavorativa stressante, rientrano stanchi, nervosi, facendosi vedere dai loro figli pieni di tensioni e intolleranti persino ad ascoltarli. Li vedono poco e non potendo godere della loro presenza diventano tristi , aggressivi, ansiosi, hanno disturbi del sonno perché vorrebbero recuperare la notte il tempo che non hanno vissuto con i genitori durante il giorno.
Sarebbe l’ideale se i genitori una volta a casa, staccassero telefono, TV, PC e stessero con i loro bambini, parlando con loro, ascoltando i loro piccoli problemini, le loro perplessità. Chiedere “Come stai? Cosa hai fatto di bello a scuola, hai bisogno di aiuto, giochiamo insieme?” e se sbaglia incoraggiarlo e rassicurarlo che l’indomani con un po’ di impegno le cose andranno meglio…..Solo così non sentiremo più che i nostri bambini ci rimproverano: “tu non mi ascolti mai”……….”Non hai mai tempo per me”…….”I miei genitori non mi credono”…………………
Quanto è cambiato il nostro modo di estrinsecare le emozioni? Ed in particolare le affezioni del cuore?
Un titolo di un bel romanzo recitava così: “L’amore al tempo del colera” adesso diciamo… l’amore e l’amicizia al tempo di Fb.
Dobbiamo attribuire a questo mezzo il cambiamento degli usi e dei costumi nell’era dell’apparire a tutti costi?
Pietro Vanessi suggerisce delle considerazioni sulla divulgazione ai quattro venti dei nostri sentimenti.E direi che chiude con un giudizio che vale la pena di discutere…
Ci sono stati commenti a non finire, quasi due fazioni, chi è a favore del diffondere quel che si prova e rendere partecipi gli altri di cosa si sente; chi invece custodisce pudicamente tutto all’interno di sé o della coppia, le “parole importanti” le protegge con cura e le rende magiche donandole al momento giusto. E voi?
Oggi, per i pensieri leggeri della domenica, propongo a voi Eldyani di esprimere il vostro di parere, sempre che ne abbiate voglia. (pca)
La parsimonia nell’uso delle parole importanti scritto da Pietro Vanessi
Quando amo qualcuno non ho bisogno di convincermi/vi sbandierando poemetti o poesiole romantiche visibili in blog o social network aperti a tutti.
Quando amo non devo necessariamente esprimerlo in versi e condividerlo con gente che non conosco e nulla sa di me o di lei.
Quando amo bisognerebbe anche evitare di proclamarlo come sto facendo ora con queste righe che più rileggo e più le trovo banali.
Le cose che valgono davvero sono preziose e delicate e andrebbero tenute dentro di sé e preservate dalle brutture del mondo e dalla vita pubblica; andrebbero dette unicamente alla persona amata e basta.
Le parole d’amore sono troppo importanti e fragili.
Vanno impiegate poche volte, in rari momenti, possibilmente giusti e sentiti. Meglio addirittura se poi “spariscono” e non lasciano traccia.
Tutto il resto è fenomeno da baraccone, show da scrittore mancato, autoconvincimento, folcklore, super-ego da appagare e, il più delle volte, insicurezza da riversare sugli altri per cercare lodi scontate o facile solidarietà.
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Tra poco sarà davvero la primavera.
L’attesa primavera, la sospirata primavera.
Dopo il lungo inverno finalmente la primavera.
Con la primavera ci si toglie il torpore di dosso, le giornate si sono allungate, la sera si può rincasare più tardi.
Viene voglia di passeggiare.
Ecco: una bella, salutare, tranquilla passeggiata nel bosco.
Ma!? Attenzione! Possono anche capitare cose poco piacevoli.
Molti avranno visto su certi alberi di pino, appesi ai rami, grossi battufoli di cotone.
Non tutti sanno che quei battufoli sono una terribile malattia delle piante: quei battufoli sono i nidi di insetti che si nutrono dei germogli delle piante. Se ne nutrono fino a farle morire. Non è raro vedere enormi distese di pinete ridotte a scheletri di alberi.
Si tratta del < Thaumatopoea pityocampa >, un bruco: bruco che poi diventerà farfalla.
La particolarità di questo bruco consiste nella pericolosità per l’uomo.
In primavera le larve scendono dagli alberi e procedono in “fila indiana” come fosse una processione, per andare a cercare un posto in terra dove poter completare la loro metamorfosi. Infatti sono più note come “processionaria del pino”.
Questi bruchi hanno il corpo rivestito di peli estremamente urticanti che riescono a scagliare a distanza, provocando pericolose reazioni allergiche.
Un paio di anni fa il sottoscritto, si è dovuto recare all’ospedale col nipotino, colpiti tutti e due in modo non grave da queste larve: volevo far vedere a Mauro le processionarie.
Per fortuna ricordavo vagamente dell’esistenza di insetti urticanti e presi alcune precauzioni.
Ma nonostante ciò….!
I proprietari degli alberi infestati sarebbero tenuti per legge alla disinfestazione che pare debba essere eseguita prendendo a fucilate i nidi.
Per chi desiderasse approffondire l’argomento :
http://www.zr-giardinaggio.it/processionaria-del-pino.htm e altri siti simili.
– 24 marzo 2011-
Giornata nazionale per la promozione della lettura
Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come fanno gli ambiziosi per istruirvi. No, leggete per vivere.
(G. Flaubert)
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Niente come la lettura di un libro, nell’apparente quiete e nel silenzio può dischiudere in modo imprevedibile la vista di nuovi orizzonti di vita. (T. De Mauro)
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Il verbo leggere non sopporta l’imperativo. (G. Rodari)
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La lettura è un’arena ove lo scrittore e il lettore insieme mettono in scena un dramma di fantasia. (W. Iser)
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Si scrive soltanto una metà del libro, dell’altra metà si deve occupare il lettore. (J. Conrad)
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Leggere, potere leggere, avere il gusto di leggere, è un privilegio. È un privilegio della nostra intelligenza, che trova nei libri l’alimento primo dell’informazione e gli stimoli al confronto, alla critica, allo sviluppo. È un privilegio della fantasia, che attraverso le parole scritte nei secoli si apre il varco verso l’esplorazione fantastica dell’immaginario, del mareggiare delle altre possibilità tra le quali si è costruita l’esperienza reale degli esseri umani. È un privilegio della nostra vita pratica, perfino economica: chi ha il gusto di leggere non è mai solo e, con spesa assai modesta, può intessere i più affascinanti colloqui, assistere agli spettacoli più fastosi. Non c’è cocktail party, non c’è terrazza, non happening, non premiere che offra quello che chi ha gusto di lettura può trovare solo allungando la mano verso un qualsiasi modesto palchetto di biblioteca. Non c’è Palazzo che valga quello di Armida, o quell’ hegeliano castello del sapere dalle cento e cento porte, dove suonano solo le quiete voci della conoscenza e della fantasia. E mentre altre esperienze si consumano nel ripetersi, nel leggere, invece, come ha detto una volta un poeta, dieci e dieci volte possiamo tornare sullo stesso testo, ogni volta riscoprendone un nuovo senso, un più sottile piacere.
(T. De Mauro, “Il gusto della lettura”, in P. Manca (a cura di) Le biblioteche scolastiche: esperienze e prospettive)
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Leggere per me era evasione e conforto, era la mia consolazione, il mio stimolante preferito: leggere per il puro gusto della lettura, per il meraviglioso silenzio che ti circonda quando ascolti le parole di un autore riverberate dentro la tua testa.
(P. Auster, Follie di Brooklyn)
Lo scrittore immagina con facilità di scrivere per persone che dedicano a lui il loro tempo. Sia che abbiano o no del tempo libero. I lettori fruiscono della loro libertà di scelta legata ai loro desideri: desiderio di cambiare pensiero, d’evasione o di sollecitazione ad istruirsi.
Ma leggendo create per voi un tempo diverso. Lo definirei un “tempo doppio”, quello dello scrittore ed il vostro. Un tempo particolare e distanziato dal vostro quotidiano. Direi che il creatore di ogni libro vi offre una sorta di “sceneggiatura del tempo”. Passando a un’idea pratica possiamo dire che la lettura può essere personale ma per quanto possibile una lettura deve essere condivisa.
Il libro è anche il fiume dei nostri sogni. Altro luogo di condivisione . con persone anziane, o persone che hanno difficoltà di vista, o malate. Donare il proprio tempo libero ad altri attraverso la lettura significa decorare, riempire il loro tempo a salvarli da tristezze, o noia, o semplicemente da un’attesa.
Il tempo, è uno spazio di libertà, un altro punto di vista: imparare attraverso la letteratura permetterebbe di capire: Ora, non esiste un tempo preciso per imparare, dal momento che è possibile farlo ogni giorno. Imparare per capire, costituisce i dati per formulare un parere possibile su tante cose.
Giudicare non per condannare ma per riflettere. Si! Impiegando il nostro tempo libero, la letteratura sarà spesso una sorta di rifugio salutare di fronte alle intemperie dell’esistenza. Ci sono mille modi per impiegare il proprio tempo libero attorno alla letteratura. Se riflettiamo non si legge più alla stessa maniera se il testo lo troviamo sul computer, molti vi vedranno meno fascino di quello che consiste nel prendere fra le proprie mani i fogli spesso illustrati ai quali ci accostiamo.
Tuttavia con i sistemi d’informazione possiamo arricchire l’opera che leggiamo con precisazioni e aggiunte d’informazioni spesso molto utili all’esatta situazione, alla vera identità dell’opera. D’altro canto il vostro computer potrà servire alla vostra scrittura.
Angelom
Oggi nell’ambito del Racconto Domenicale vi propongo uno scritto di Pietro Vanessi.
È una piccola storia che fa riflettere, ci si domanda se possano esistere donne così, se l’esasperazione può portare a tanto, come si debba fare per raggiungere il giusto equilibrio? C’è un film, attualmente in programmazione in Italia: “il cigno nero” qualcuno l’ha visto?
Questa narrazione non ha un finale suo, sta al lettore di concluderla.
È una “storia aperta” nel senso che non dice come va a finire, ma lascia alla fantasia di chi legge di completarla. Vi va di provare questo “esperimento”?
Tutti sono invitati a farlo e a dare libero sfogo all’immaginazione. Tutti sono invitati a dire il loro parere. (pca)
Personal Beauty scritto da Pietro Vanessi
Si era laureata alla Sapienza di Roma col massimo dei voti. Poi laurea a Oxford e dottorato in ricerca negli USA.
Era una donna determinata, ottusa e caparbia. Una mente strepitosa ed aveva una carriera spianata davanti a sé. Lo studio, la ricerca e l’analisi erano la sua passione coltivata per ore e ore davanti a libri scientifici indecifrabili che si faceva importare da mezzo mondo.
L’unico suo vero problema era …il corpo.
Aveva un corpo da top model, misure perfette (90-60-90), occhi da incantatrice e movenze da vera pantera. Non aveva fatto nulla per essere così e questa cosa la disturbava non poco.
Non c’era luogo dove non ci fossero occhi arrapati di uomini addosso.
Per altre ragazze poteva rappresentare un vantaggio ma non per lei. Questa cosa per lei era insopportabile. Uno schiaffo a quello che era dentro e alla serietà con cui aveva intrapreso un percorso che non ammetteva scorciatoie o facili opportunismi. Una sorta di difetto imperdonabile che la faceva sentire sminuita e per nulla valorizzata “interiormente”. Per gli uomini (ricercatori, scienziati o professori che fossero) era dunque un oggetto sessuale, un animale da monta e a nessuno di loro importava delle sue idee nell’esporre teorie o postulati appresi in tutti questi anni di duro lavoro.
Così, dopo aver consultato più di un chiururgo estetico, decise di “deturpare” scientemente parti del suo corpo, affinché si perdesse quell’interesse animalesco sul suo aspetto fisico.
Si fece sgonfiare il seno (una splendida 4a naturale), iniziò a trangugiare pane e pasta per ingrassare oltre misura e si abbruttì con ogni mezzo compreso dei piccoli ritocchi cutanei sul volto con l’acido glicolico.
Stava lentamente arrivando al suo personale concetto di “bellezza:” brutta esteriormente quel tanto per cui trasparissero meglio – e con più prepotenza – le sue altre doti finora soffocate da quel fisico mozzafiato che tanto distraeva uomini e donne. Sapeva che sarebbe stata più dura, ma se fosse riuscita ad affermarsi sarebbe stata unicamente per le sue capacità intellettive e non grazie a un maledetto corpo… …
Ecco una bella testimonianza di Popof
Ancora una volta ha tremato, come a scollarsi di dosso qualcosa. A ben vedere non ha mai smesso. Noi costruiamo le nostre certezze, chiamate case e affetti che poi un whuuumm travolge.
Il mio bisnonno, alla ricerca di un posto sicuro arrivò con la famiglia sino in Tunisia, per poi tornare a quella contrada ballerina che da giovane lo aveva visto sopravvivere ai tanti sepolti o schiacciati da macerie che sino al giorno prima erano state amiche.
Ho convissuto con i terremoti sino a riderci su. Ricordo la nonna che con voce acuta strillava: “Paulino suggiti, c’è u terremoto suggiti e scappa” (Paolino c’è il terremoto, alzati e scappa) e il nonno, dal letto in cui schiacciava una penichella pomeridina rispondeva: “stà tranquilla passau, eppoi sugnu già sdraiatu, sàvi a esseri u me ionnu, mi trova prontu, poi mannu sulu vestiri” (stai tranquilla è passato, poi sono già sdraito, se deve essere la mia ora, mi trova pronto, poi mi devono solo vestire).
Io invece me la prendevo comoda, la sedia era appoggiata al muro con solo due gambe che toccavano a terra; le ginocchia stavano appoggiate al tavolo sorreggendo il sussidiario. La casupola aveva vibrato, mi ero alzato di botto a scacciare i gatti che sembrava ruzzolassero sul tetto, mentre la voce della nonna mi richiamava alla realtà. La gente era in strada e c’eran donne che piangevano istericamente dalla paura. Infastidito ho compreso il nonno e sono tornato ad appoggiare la sedia alla parete per proseguire la lettura.
Qualche anno prima, dopo una scossa le suore dell’asilo ci avevan portato in chiesa e la mamma arrivata di corsa, ci aveva portati via, me e mia sorella, non biasimando nemmeno quelle tonache nere che avevan pensato alle nostre anime prima che ai nostri corpi.
E nel ’69, che fascino quel palazzo che si spostava ondulando mentre gli americani passeggiavano sulla luna, l’uomo conquistava lo spazio malgrado la precarietà terrena. A tutte le longi-latitudini siamo nomadi alla ricerca di angoli sicuri.
Tante altre scosse, e tante altre che verranno, han scrollato la Terra, è la vita, è il pianeta che, come tutti i corpi celesti, ha un cuore pulsante di magma che a volte erutta, altre scava. Possiamo costruire case sicure alle vibrate, me se si avventa anche l’acqua…il morbido spezza il duro, come recita un indovinello.
A volte penso ai bisnonni che a diciotto o vent’anni si son visti portar via cose ed affetti in quel dicembre del 1908 che, più che fine anno sembrava fosse la fine del modo. Poi attraversare il tempo con il ricordo indelebile della vita che strappa via la vita, rimboccarsi le maniche anche se non ci sono, e ricominciare da capo, lasciando i ricordi a se stessi.
Non tutti c’è l’han fatta, ho conosciuto chi non è più riuscito a dimenticare la tragica notte di Gemona, e sentire il whuuum sempre nella testa, sino a confonderlo con il rumore dei calci dati dai nazitedeschi che sfondavano le porte e le pareti di legno, trent’anni prima, alla ricerca di partigiani. Menti sconvolte prima dalla guerra e poi dal terremoto.
Eppure ogni volta il dramma è diverso, oggi in Giappone come nella guerra, il dramma è nucleare.