ELDYANI, AIUTIAMO AL MEGLIO CHE POSSIAMO IL VENETO E VICENZA!!!
Regione del Veneto
Unicredit Banca Spa. Chiunque lo desideri, può contribuire effettuando un versamento con le seguenti coordinate:
intestazione: “Regione Veneto – Emergenza Alluvione novembre 2010” – codice IBAN: IT 62 D 02008 02017 000101116078.
Comune di Vicenza
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causale: Fondo alluvione Novembre 2010 Città di Vicenza
oppure con versamenti diretti presso ogni Filiale della Banca Popolare di Vicenza con la medesima causale.
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2 euro per il VENETO al 45501
basta un sms da ogni cellulare Vodafone, Tim, 3 e Wind
Il numero vale anche per chiamate da telefono fisso
BIC: IBSPIT2P (per i versamenti dall’estero)
Che schifo!
Potrei finirla qui, prima di continuare.
Ma non posso non ce la faccio.
Dopo mesi di silenzio, terrorizzato come molti dalle tante piccole, brevi, tragiche e usuali notizie, il cui unico scopo è quello di metter paura e dividere, non posso non riprendere la tastiera e urlare:
Che schifo!
Che schifo! il sapere che uno che dovrebbe essere perseguito per legge comandi sopra ogni testa e si faccia fare le leggi a proprio uso e consumo.
Che schifo! che questi dica “nghe pensi mì” e la spazzatura è ancora al suo posto, e non contento aggiunga, forse in preda a crisi mistica “tre giorni e tutto sarà a posto”. Tre giorni. La metà di quelli impiegati dal Padreterno per farci sto pianeta con tutti gli accessori. Coraggio tre giorni e poi si riposa.
Che schifo! vedere il popolo sovrano sonnecchiare davanti alle televisioni e tremare di paura.
I pastori sardi, intanto, vengono manganellati. A me non me ne frega niente se innocenti o
colpevoli, il fatto è che lo Stato ha perso ogni forma di dialogo: forte coi deboli e debole coi forti.
Gli abitanti di quel paesino vesuviano vengono manganellati. Non me ne frega niente se innocenti o colpevoli, il fatto è che lo Stato non sa dialogare.
Non sa dialogare ma sa votare e gestire la paura.
Sa votare leggi da autolavaggio delle coscienze, e la gente, la gente di strada, non sa che fare se non lanciare pietre contro montagne in cui si confonderanno (le pietre), ignorando che l’unica possibilità l’ha sciupata con l’ultima astensione dal voto, con l’astensione dalla decisione, e perché no dalla derisione, perché tanto i nomi sono scelti a monte e nessun potere è delegato al popolo sovrano.
Che schifo! che una maggioranza parlamentare metta al voto o discuta (o perda tempo) su una
proposta di legge che cancelli i crimini commessi prima di essere stati eletti dal popolo sovrano, semplicemente spostando la mano dal portafogli a una tastiera.
Intanto la paura, la paura di uscire la sera, di guardare fuori dalla finestra o dal finestrino, la paura che divide, serpeggia e divide.
Che schifo! Accidenti, mi schivo.
Popof
Mi auguro che queste belle immagini trasmettano la serenità di cui tutti abbiamo bisogno e che il sole torni a splendere.
Irradierà nuovamente i suoi raggi rassicuranti dopo queste terribili alluvioni, illuminerà forse la testa dei nostri politici e, perché no, farà un’azione acquietante anche qui.
Un ricordo
“A cinquant’anni di distanza hanno ancora un fascino straordinario”.
L’8 novembre del 1960, proprio cinquanta anni fa, John Fitzgerald Kennedy era eletto presidente degli Stati Uniti d’America,
dopo una delle più coraggiose battaglie elettorali,
vincendo il candidato del partito repubblicano, Richard Nixon.
Si apriva un epoca.
Giulio ci regala ancora uno dei suoi bellissimi resoconti di vita vissuta; stiamo ad ascoltarlo a bocca aperta e vediamo sfilare davanti a noi gente forte ed orgogliosa, sana e semplice, che ci aiuta a dimenticare per un po’ le nostre inquietudini giornaliere.
Quanto fa riflettere questo semplice racconto, non poteva giungere in un momento migliore!
Grazie Giulio, ami fregiarti del titolo di “maledetto toscano”, ma tutto sei fuor che “maledetto” Ovvìa, su.
Tempo fa, un uomo che conosco bene, scrisse un libro dal titolo “Gli Ultimi Ferrieri”.
Tratta di una piccola comunità del comune di Stazzema, Alta Versilia e precisamente-Pomezzana, a quasi 700 metri sul livello del mare .
Qui vi è sempre stata la cultura della lavorazione del ferro. Vuoi per le vicine cave di ardesia che richiedevano utensili adatti, vuoi per altri arnesi da lavoro: forbici, coltelli, accette etc.
Vi dono, con la speranza che sia di vostro gradimento, un piccolo tassello …reale .
C’è una vecchia storia che mi raccontavano quando ero bimbetto, una di quelle storie che servono ad ammaestrare più di tanti discorsi e consigli.
Un contadino, sul letto di morte, avvertì i propri figli che nel campo che lasciava ad essi in eredità era nascosto un tesoro. Il pover uomo era stato appena calato nella fossa che i figli si dettero a scavare nel campo alla ricerca del tesoro. Con la vanga rivoltarono la terra più volte e in profondità. Non trovarono quello che cercavano; rassegnati, fecero le semine come ogni anno. Quando i semi giunsero a maturazione, ebbero un raccolto così bello e abbondante che mai s’era visto al mondo.
Fu allora che capirono dov’era il tesoro promesso dal padre: nel loro stesso lavoro che prende fatica e tenacia, e premia, prima o poi, con giusta ricompensa.
Questa morale è ben nota all’operoso villaggio di Pomezzana , che da secoli onora antichi mestieri, tramandati con gelosa cura, e una tradizione che vuole sacra la terra, dove ancora si fatica a dispetto dei tempi e delle mode.
Pomezzana, è ancora un paese con un’intima saldezza che par temprata alle antiche forgie dei Milani e dei Gherardi. Un vanto, un orgoglio, che si avverte a fior di pelle, tra le stradine lastricate che convergono dai campi, dentro il cuore antico della comunità.
La gente è semplice e cordiale e ti saluta ancora, magari con un semplice gesto della testa, è la testimonianza e la cultura educata di un popolo.
Gli uomini e le donne di Pomezzana, lungo il corso della loro storia, hanno inventato quasi ogni giorno il lavoro, il pane, l’avvenire: dalle miniere medicee e dalle magone del ferro, ai marmi pregiati che rinserra la montagna, dalle cave di ardesia alle fabbriche di archibugi e di polvere pirica. Dai telai per la canape e i lini della pastorizia, ai boschi, ai filugelli per sete preziose…
La Versilia è un po’ come quel campo, dove il tesoro nasce dalla fatica e dalla perseveranza. Pomezzana è quasi un mitico segno, un libro aperto di case e uomini dove occorre leggere e imparare.
Tratto dalla prima pagina del libro citato, in onore delle piccole comunità italiane che sono il fulcro, il cuore che ancora batte per tutti noi.
Giulio Salvatori il solito -Maledetto Toscano-
Chi mi vuole son così, altrimenti: girate pagina.
Internet e libertà
Negli Stati Uniti, tra mille polemiche, è allo studio un disegno di legge che, se sarà approvato dal Congresso, permetterà alle agenzie investigative federali di irrompere senza mandato nelle piattaforme tecnologiche tipo Facebook e acquisire tutti i loro dati riservati.
In Italia, senza clamore, l’hanno già fatto.
Veri esperti nel monitoraggio del Web sono ormai gli investigatori delle Digos, che hanno smesso di farsi crescere la barba per gironzolare intorno ai centri sociali o di rasarsi i capelli per frequentare le curve degli stadi. Molto più semplice penetrare nei gruppi considerati a rischio con un clic del mouse.
Riflettiamo sul considerare Internet come un mondo virtuale appartenente a una dimensione parallela e si comprenderà che il mondo in realtà è uno solo, la Rete è soltanto uno dei tanti strumenti con cui le persone comunicano.
Internet si presenta forte, e questa volta non come problema culturale, ma come pericolo concreto sul lungo periodo. Le battaglie del futuro si giocheranno su questo.
Se vi dicono che in” Internet non ci sono regole”… è falso. Basta ricordare che se diffamate qualcuno, se usate materiale protetto da copyright, se distribuite materiale pedopornografico o se usate la mail per minacciare una persona, siete perseguibili esattamente come lo sareste stati se aveste svolto le stesse azioni con mezzi tradizionali.
Allora dov’è il problema? La cosa riguarda quelle attività svolte dai gestori delle piattaforme (Facebook e molte altre) che sono perfettamente legali, ma che minaccino la libertà di comunicazione e ancora prima di quella di espressione.
Un esempio: Facebook è libera di cancellare qualsiasi gruppo o discussione senza dare spiegazioni. La stessa cosa vale per la maggior parte di altri servizi, come le foto di Flick, alcuni servizi di Google etc. Può sembrare un dettaglio, ma non lo è. Pensiamo soltanto a quanto attivismo culturale, civico e politico si stia spostando in Internet.
Queste “limitazioni” (è scorretto parlare di “censura”) sono legalmente permesse dalle condizioni di utilizzo del servizio che, com’è giusto che sia, sono stabilite dai proprietari del servizio stesso. Il risultato appunto è la crescita di mondi indipendenti con regole diverse tra loro e non necessariamente in armonia con il concetto di “libertà” di cui ci serviamo fuori dalla Rete.
Una via sarebbe avere una direttiva unica, ma per ora nessuna organizzazione ha il potere di farlo, senza tener conto che un intervento unico è sempre rischioso. Internet è cresciuta proprio grazie a una certa flessibilità normativa.
Democrazia e Libertà sono due concetti fondamentali della nostra civiltà, ma talvolta sono interpretati, per comodità o per scarsa conoscenza, come Anarchia e Onnipotenza.
Sicuramente c’è molto da riflettere.
Questo problema, che molto presto sarà al centro di tutte le agende politiche, è brevemente sintetizzato dal titolo di un articolo di Vittorio Zambardino:
“Peggio della censura di Stato c’è una sola cosa: la censura privata”.
Questo Post era per un Blog di giovani appassionati d’informatica con i quali collaboro,è un Post interessante, attuale e politico,
poco tempo fa, alla Camera dei Deputati c’è stata La Lectio Magistralis del Prof. Lessig proprio su Internet e Libertà.
Questa è una sua citazione:
[…] Internet è libertà. La libertà che cos’è? accettare che la libertà comprende sia il male sia il bene. La Democrazia serve a minimizzare il male e ottimizzare il bene. Ma tutto questo deve essere fatto senza guerre di religioni.
Ho deciso di “dirottare” questo Post a “Parliamone” con la speranza che sia pubblicato e che poi qualcuno, gentilmente, mi facesse sapere se i lettori di Eldy sono interessati a questo tipo di articoli o preferisce delle favolette o raccontini di fantasia magari con delle analogie, fantasiose!
Infine una precisazione “l’articolista” non solo segue ma interviene nei commenti questo è un piccolo esempio:
Giampiero Calapà scrive sul Fatto Quotidiano online:
Cosimo scrive:
Articolo fazioso e pieno di errori e falsità. non so questo emerito sconosciuto che interesse abbia a scrivere queste cose …
giampiero calapà scrive:
Gentile Cosimo, sono un emerito sconosciuto (fortunatamente) e ha ragione. Ma lei deve conoscermi bene se sa che ho vissuto a Firenze per sei anni. Un abbraccio
Vi chiedo scusa ma essendo persona “precisa dovevo precisare con precisione” .
Col sorriso sulle labbra la vita di ogni giorno sembra
migliore ed un po’ di allegria non guasta mai.
Grazie per la vostra attenzione.
giuliano
Ho osservato in silenzio le discussioni createsi intorno alle ultime due pubblicazioni, per farmi un’idea precisa, ma è arrivato anche per me, in quanto amministratore del blog Parliamone, il momento di esprimermi.
Se ho interpretato bene il pensiero di Franco Muzzioli questi ha semplicemente formulato una domanda, a proposito dell’affluenza in “Parliamone”. Che cosa spinge alcune persone ad entrare, ma poi a non fermarsi e partecipare? E perché altre invece sono dei regolari frequentatori?
Franco ha cercato di capire. Ci sono state molte risposte diverse, ma tra quelli che dicono di restare solo come spettatori, traspare un’idea comune: prediligere un’armonia, anche fittizia, negli interventi. Di conseguenza la tendenza a non manifestare le proprie opinioni, per paura di creare polemiche.
Ma un blog non è, e non deve essere, così: ha una sua dinamica e vivacità; i commenti, soprattutto se discordi con il pezzo, dovrebbero esporre delle motivazioni, semplicemente, magari con esempi e argomentazioni, per chiarire l’idea contraria. Si deve stabilire un contraddittorio. Basta osservare tutti i blog che ci sono in rete per rendersene conto.
Come non c’è spazio per le diatribe personali, per i fuori tema e non serve a nulla dire bravo/a, bene, che bello! che non sono veri “commenti” ad un articolo, ma solo apprezzamenti, così si dovrebbe assecondate il desiderio di una chiacchierata, di un dibattito amichevole e costruttivo.
O semplicemente passare un’informazione su un qualche avvenimento di attualità.
Questo lo scopo di “Parliamone”. Questa la sua “linea” da sempre.
Non sono nemmeno d’accordo con chi dice che la politica deve essere fuori dal blog, perché lo dice anche la parola stessa: politica = lat. POLITICA dal gr. POLITIKE: che attiene alla città, ai cittadini. Quindi, la politica, non è qualcosa di astratto che si limita al governo, ma presuppone il coinvolgimento di una collettività, per cui è la vita stessa, la quotidianità e implica anche le nostre scelte più comuni e banali.
Per tornare agli scritti, belli o brutti, impegnati o semplici, corretti o scorretti, espressione della creatività degli eldyani e delle loro differenti competenze, sono lì per stimolare un dialogo, per creare un confronto, esso sia positivo o negativo. Mandano un messaggio. Dovrebbero invogliare ad uno scambio di idee educato, corretto. Ed ognuno si esprime come sa o come vuole, senza timore di critiche inappropriate e inopportune.
Ma quando non la si pensa allo stesso modo non si può gridare “vergogna!” appena qualcuno esprime un parere discorde.
D’altro canto, l’autore dell’articolo non la deve prendere come un fatto personale, se una parte del pubblico non è d’accordo con il suo scritto.
L’autore ha espresso la sua opinione e il commentatore esprimerà la propria, le polemiche non contano nulla.
“Parliamone” non è un giornale o una rivista con una precisa linea da seguire, è qui per proporre argomenti di conversazione e dibattito, nel modo più umile possibile, senza pretese e per cercare di distrarre dalla normale routine a volte uggiosa. Questo il suo intento.
Infine vorrei aggiungere qualcosa che è rivolta a tutti e quattro i blog: vorrei ricordare che quando la direzione di Eldy ce ne ha affidato l’amministrazione, era per svolgere un “servizio volontario” a favore degli eldyani che desideravano scrivere, sono loro che tramite noi si esprimono e pubblicano.
E poi non si faccia sempre riferimento al passato, “il passato è una terra straniera” come dice il titolo di un bellissimo libro di Carofiglio, adesso c’è un presente da vivere per chi ha la buona volontà.
Nei commenti se ne parla ancora, non riflettendo che le persone sono cambiate, evolute, alcune partite, altre nuove arrivate,tutte con gusti, idee, abitudini, esperienze, vissuti, scolarizzazione e interessi completamente diversi. Ognuno si esprime come può e come vuole e tutti gli scritti sono ugualmente validi.
Il “vespaio” non c’è e se c’è è sanabilissimo.
paolacon
Voglio dedicare questa pagina ad un gesto di amore estremo della mamma Nera che ha cercato di proteggere, fino all’ultimo respiro, il suo piccolo Mattia, con una stretta difensiva e rassicurante che è andata al di là della vita stessa.
Questa tragedia è successa a Massa, ma in un abbraccio circolare e simbolico includo tutte le regioni del nord, colpite dall’attuale catastrofe naturale, che molto probabilmente sarebbe potuta essere evitata, se ci fosse una prevenzione seria in questo paese e non si pensasse ad opere faraoniche, che poi molto difficilmente verranno portate a termine.
Giuliano propone una storiella davvero significativa… leggiamola è perfetta per una riflessione e poi se ne potrebbe parlare…
LA MINESTRA DI SASSI
(Questa storia ha 400 anni e ne esistono versioni in tutte le lingue europee)
Un giorno, nella piazza di un paese si presentò uno sconosciuto che allo scoccare del mezzogiorno accese un fuoco sotto un paiolo quasi pieno d’acqua e versato dentro due grossi sassi ben levigati che aveva in un sacco, si mise a sedere vicino al fuoco in attesa che l’acqua bollisse.
Inutile dire che uno per volta, i curiosi cominciarono a radunarsi intorno a lui e a fare domande:
“Che cosa stai cucinando?” esclamò il primo.
“La minestra di sassi!” rispose lo sconosciuto.
“Ed è buona?” chiese il curioso
“Eccome!” disse lo sconosciuto, “certo, con un paio di cipolle sarebbe ancora migliore”.
“Io un paio di cipolle ce l’ho, vado a prenderle a casa e le porto subito!”
E il primo curioso si allontanò e dopo un po’ tornò con le cipolle.
Ora erano in due seduti vicino al fuoco ad aspettare che l’acqua bollisse.
Dopo un po’ si fece avanti un secondo curioso e chiese anche lui allo sconosciuto:
“Che cosa stai cucinando?”
“Ma la minestra di sassi!” fu la risposta
“Ed è buona?”
“Certo! però se ci fosse anche un bell’osso di prosciutto sarebbe ancora più gustosa…”
“Io un osso di prosciutto a casa ce l’ho, vado a prenderlo e torno”.
E così, man mano che i curiosi si avvicinavano, lo sconosciuto parlava della sua gustosa minestra di sassi.
Certo, con l’aggiunta di… un po’ di patate….di carote…sedano…cavolo sarebbe stata più completa.
Insomma dopo un po’ i curiosi che avevano collaborato erano tutti seduti intorno al fuoco aspettando che la minestra cuocesse.
Inutile dire che quando ognuno ne riempì una ciotola, riconobbe che la minestra di sassi era VERAMENTE squisita.
Leggendo questa storiella trovata su il sito di Tony, ho pensato che si potrebbe paragonare a questo Blog, dove ciascuno di noi, portando qualcosa che serve ad arricchirlo, alla fine gusta una MINESTRA DI SASSI davvero buona, meglio: ottima e abbondante … e in una bell’atmosfera, da vivere insieme.
Questo per dire che una sola voce non basta: deve essere corroborata da altri, magari trasversalmente, da punti di vista diversi, opinioni diverse e possibilmente culture diverse.
Giuliano3.rm
Ho pubblicato questo aneddoto con molto piacere ed emozione, perché io lo conoscevo fin da bambina, come la “minestra di chiodo” e me lo raccontava mia nonna ferrarese, con quel forte senso di solidarietà e condivisione che spesso si trova nelle campagne dell’Emilia. L’idea è la stessa, ma invece dei sassi era un chiodo, che un mendicante si portava in tasca girando di casa in casa e chiedendo “solo” un po’ d’acqua calda.
Forse qualcuno ne conosce un’altra versione…
Senso di aiuto, appoggio, sostegno, collaborazione, partecipazione… spero proprio vi faccia pensare un po’ e stimoli un dialogo fertile di idee nuove.
Paolacon
Ormai grillo parlante sono e grillo parlante rimango!
Vorrei disquisire un po’ su di noi, il piccolo blog di “Parliamone”.
Bellissimo cenacolo, a volte tanto interessante da rimpiangere che rimanga ghettizzato in quell’angolino del monitor, in un piccolo spazio di Eldy, ma soprattutto che venga frequentato attivamente solo da una ventina di persone, non di più. Le ho contate e ricontate…: Paola… Alba… Lucia… Marc… Giulio…Giuliano… Gugli ecc. … al massimo, venti sono e venti rimangono. Perché? …
Perché Eldyani fate solo “toccate e fughe” Vi vediamo entrare ed uscire subito, perché non rimanete con noi? Anche solo con un piccolo commento (“sono d’accordo o non sono d’accordo”), perché non parlate di questo o non parlate di quest’altro nella colonna di destra, dedicata alla chat?
Eldyani “Parliamone ” è un bel blog ed è anche Vostro, vi prego partecipate, rendetelo ancora più vivo, più interessante, non abbiate timore dei grafomani come me, normalmente non mordono e sarebbero strafelici di poter contare non venti, ma quaranta, ottanta… frequentatori attivi . Forza coraggio!
Franco Muzzioli
Non sono i commenti che vogliamo, sia chiaro, vorremmo cercare di capire… di verificare (PCA)
Che belle queste ultime giornate di ottobre, che mi piace ricordare come serene, calme, ancora assolate, anche se un po’ ventose, con una colazione al mattino, sotto gli alberi o un pomeriggio in terrazza ad ammirare le barche e le navi… Due grandi pittori le hanno rappresentate più di un secolo fa.
Due notevoli artisti a confronto, un italiano ed un francese, dello stesso periodo; uno, purtroppo, quasi dimenticato, più famoso l’altro; tutti e due onorati da due importanti mostre retrospettive a Parigi.
Giuseppe De Nittis (Barletta, 25 febbraio 1846 – Saint-Germain-en-Laye, 21 agosto 1884) pittore italiano, appartenente alla corrente artistica del verismo e dell’Impressionismo.
Claude Oscar Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 6 dicembre 1926) pittore francese, tra i maggiori esponenti dell’Impressionismo
Vi ricordiamo la rubrica, nata in Memoria del nostro caro amico Antonio2.li: “SALVAGENTE PER IL PC” per chi ha domande, dubbi, desiderio di imparare e conoscere maggiormente il computer.
Si avvale della buona volontà di quegli eldyani che ne sanno un pizzico di più e sono così generosi da rispondere. Non è la rubrica specifica di qualcuno.
Il “Salvagente” si alterna alla politica, all’attualità e alla varia umanità che sono rubriche sempre presenti.
commento di: alba morsilli
Inviato il 19/10/2010 alle 20:18:41
quanto sono veri quei quadri come rispecchiano la realtà
in me hanno mosso dei ricordi dove io saltavo su quei treni in corsa come i banditi dei film americani
ma solo che raccoglievo carbone per poter scaldare quella fantiscente casa
Vi propongo una notizia di cronaca, riportata dal “Chicago Sun-Times” e poi, per la sua unicità, apparsa su molti siti e blog. Questo perché al di la del fatto che l’avvenimento è di per sé strano e divertente, m’induce a delle riflessioni.
Siamo a Karlovac, città della Croazia,
una ventisettenne e un trentaduenne, due computer in rete e una chat-line. “Quickie” (Sveltina) è il nick di lei che durante la solita chiacchierata conosce e parla con lui: “Prince of joy” (Principe di gioia). Entrambi sono sposati ma con un matrimonio noioso e forse perfino già fallito in corso.
Tra i due nasce da subito feeling e così, a ogni connessione, l’uno cerca l’altra e viceversa, anche se per fare quattro chiacchiere solamente. Passano i giorni e aumenta la conoscenza tra i due i cui colloqui scendono sempre più sul personale, si piacciono, sembrano fatti l’uno per l’altra. Da lì al corteggiamento il passo è breve e dopo poco i due si ritrovano a non poter più fare a meno di incontrarsi e conoscersi!
Capita spesso sulle chat e non è una novità che in molte occasioni sono nate delle vere storie d’amore. Detto fatto, si fissa il giorno e il luogo dell’appuntamento. Ma quel giorno, all’incontro, non appena la ragazza si rende conto che l’agognato “Principe” è proprio Aleksy, suo marito, e quest’ultimo che la “Quickie“, conosciuta on-line, è Solomeja la sua attuale moglie… imbarazzo e rabbia li invade.
<Ma com’è possibile?>, <Coma hai potuto dire certe cose?>.
Accuse e delusione da entrambe le parti. Ora i due hanno in corso domanda di divorzio, accusandosi reciprocamente d’infedeltà!
Solomeja è incredula per quello che le è capitato, ritrovandosi veramente innamorata da un giorno all’altro ha così dichiarato:
<Era tutto così fantastico>.
Alesksy, invece, è ancora scettico sul fatto che potesse essere davvero sua moglie a dire certe cose in chat.
<In tanti anni di matrimonio non mi hai mai detto parole così piacevoli>, ha affermato.
Bene, le riflessioni cui accennavo, riguardano la “tristezza” che l’evento provoca e la conclusione che, invece di piangere, rammaricarsi e cercare di rimettere insieme i cocci di quell’unione, i due si siano, invece, separati definitivamente. Se i caratteri esternati a parole in chat erano veritieri, allora perché lasciarsi se c’erano dei presupposti per stare insieme? Certo non sarebbe stato facile e immediato… ma meglio che ripartire dal niente. Spesso, come qualcuno ritiene, è solo una questione di piacere fisico, di come si “appare” e di conseguenza carattere e predisposizione servono poi a poco nella realtà. L’accaduto mostra la “solitudine” che regna in tante unioni, di quanto povera e difficile sia la comunicazione nella società attuale e di quanto poco ci si possa conoscere l’un l’altro.
Non meravigliamoci, poi, nel costatare l’alta percentuale di separazioni legali che annualmente avvengono nel mondo!
Nelle chat, dove uno è libero di usare la fantasia nel presentarsi agli altri e nell’immaginarli, non è difficile incontrare persone che dichiarino un’identità sessuale diversa da quella reale, così come le caratteristiche fisiche, l’età, l’occupazione, l0 stato civile , ecc. Tramite un contesto non visivo, loro si esaltano e si sentono euforici. In questo modo mettono in risalto il proprio ideale dell’io.
A questo punto le ore davanti allo schermo aumentano per provare nuove emozioni. Anche se la realtà smentisce il virtuale, non per questo si ci astiene, infatti molte persone sono più nel virtuale che nel reale, riducendo i contatti reali, il faccia a faccia, indispensabile per una vita sana.
Vi sono utenti che cambiano la propria identità per provare emozioni diverse, per ogni loro conquista e nascondono gelosamente la loro vera identità.
Vi sono utenti abusatori, immersi profondamente nella comunità internet; grazie al web raggiungono ciò che prima non era mai riuscito di ottenere; costui avrà tanti amici, troverà sostegno, nuovi stimoli, fiducia , ecc…(MA VERI?)
Vi sono utenti dipendenti che presentano aspetti psicopatologici. Essi hanno importanti problemi nella vita di relazione; separazioni, vedovanze, solitudine ecc……
Il tempo che loro dedicano al collegamento è molto prolungato, interrompendo o riducendo importanti attività sociali.
É opportuno capire il proprio e eventuale problema e raggiungere coscienza.
Curioso è il ruolo degli operatori nei canali chat, essi hanno determinato potere: eliminare utenti. Il ruolo degli operatori dovrebbe essere quello di moderare il canale stesso ovvero togliere utenti che disturbano la chat: “bannare”(impedire l’accesso al canale) perché un utente debole può facilmente essere preda di insulti di minacce di ogni tipo. In una chat, infatti, la propria identità è nascosta.
Non bisogna dimenticare che si può risalire attraverso il numero IP al computer dal quale si sta chattando.
Minacciare in una chat con parole e metodi psicologici può essere perseguito.
Attraverso il log del provaiver e il log del serves si può risalire all’identità.
Perciò è facile rendersi conto di come sia vile colui che minaccia usando l’anonimato.
Non si creda quindi colui che desidera usare internet per sfogare la propria violenza repressa, agendo verso gli altri, di poterlo fare liberamente.
In realtà colui che scatta per primo è quello che sente di dimostrare che ha ragione.
Deve dimostrare al proprio EGO ed eventuali persone che assistono al “litigio”, che deve vincere.
Alba Morsilli
Giulio, il nostro caro amico toscano, ci racconta un fatto realmente accaduto; da questo spunto mi è sembrato interessante fare poi, in un articolo successivo, il punto sulla cronaca di questi giorni, che vede in prima pagina episodi molto sgradevoli, protagonisti i giovani.
Abbiate pazienza, ma viene spontaneo dire:- “ai miei tempi”-
Si! Ai miei tempi non succedevano tutte queste brutte cose.
Pensate che al mio paese, la porta di casa non era mai chiusa a chiave. Ho lasciato da dieci anni il piccolo borgo e mi sono trasferito verso la città. Una piccola cittadina dove ad ogni ora della notte, suonano gli allarmi delle abitazioni. A volte è il classico pipistrello che sfiora la fotocellula e scatta il dispositivo, ma spesso, i ladri, la fanno da padroni. Ecco che in ogni famiglia, aumenta la diffidenza: la paura che prima o poi toccherà anche alla tua casa .
Ma tutto questo in confronto agli orrori degli ultimi tempi, sono sciocchezze.
La domanda viene spontanea:- Ma cosa sta succedendo? Dove stiamo andando? Sembra di essere tutti al fronte a combattere una guerra contro un nemico invisibile. Sei costretto a guardarti sempre alle spalle perché potresti essere aggredito da un momento all’altro. Per esempio:-mia moglie ha detto che di sera, non porterà più la spazzatura al cassonetto perché ha paura. Piccolo insignificante particolare, ma tanto incide sulla psiche e sui movimenti logistici delle nostre donne.
E chi s’addentra in certi luoghi?
Di esempi ne potremo fare a centinaia. Pochi giorni fa, sulla strada urbana, vengo sorpassato da una ragazzina col motorino, naturalmente senza casco. Al semaforo, passa col rosso zizzagando fra le autovetture. La raggiungo al seguente semaforo, qui si era fermata, mi affianco con la macchina e la rimprovero bonariamente di tutte le scorrettezze che aveva fatto. Mi osserva, credovo che buttasse fuori la solita scusa di quell’età, no! Alza il dito medio e prima di partire grida:- In cu… a te e alla put…. di tua moglie.
Sono rimasto freddato, una signora ferma sul marciapiede mi ha guardato e ha allargato le braccia come per dire:- è così. No, non è così, non dovrebbe essere così. E l’educazione, il rispetto, (???). Sono sceso dalla macchina, mi sono avvicinato a questa povera donna e l’ho aggredita con educazione. –Vede signora- le ho detto- Le mie figliole, non si comporterebbero mai così-
– Neanche i miei figli – mi ha risposto risentita. Ci siamo stretti la mano.
Credo che non ci sia altro da aggiungere.
Giulio Salvatori
A seguire un articolo collegato
La circostanza descritta da Giulio “il toscano” è un caso sgradevole, fortunatamente senza conseguenze, ma indicativo.
Quello che è molto, ma molto più grave è il sottolineare e dare spazio, da parte dei giornali e soprattutto della TV, al comportamento della cugina di Sarah preoccupata solo di apparire in televisione o ancora peggio l’irresponsabilità e l’arroganza degli “amici” di Alessio plaudenti. Roba da stadio, che ci squalifica (ammesso che ancora conti qualcosa) agli occhi del mondo!
Gli effetti della tv spazzatura si vedono e concretamente si costatano tutti i giorni.
Eccoci qua a commentare episodi che secondo me hanno un diretto legame con i “non insegnamenti” che vengono dai media e sono anche la conseguenza di “bellissimi”esempi che vengono dall’alto.
Riporto una riflessione di Laura Boldrini che mi ha fatto meditare non poco, alla luce dei fatti di cronaca odierni. Senza fare il processo alle intenzioni, senza soffermarsi troppo sul “condizionale” così vicino alla visione reale sfortunatamente, propongo questa valutazione di Laura Boldrini solo come spunto per riflettere e parlarne.
Laura Boldrini è portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Per oltre 20 anni ha svolto missioni in luoghi in crisi: Ex-Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Yemen, Ruanda, Sudan.
E se il romeno fosse stato Alessio? di Laura Boldrini
E’ inutile dire che se al posto di Maricica Hahaianu ci fosse stata una donna italiana di 32 anni, madre di due figli, quest’omicidio avrebbe suscitato tutt’altre reazioni. Specialmente se a commetterlo fosse stato un giovane romeno. Il fatto di cronaca sarebbe stato presentato nel quadro delle questioni di sicurezza legate alla presenza di immigrati in Italia. E su questo, sull’equazione immigrati uguale minaccia alla sicurezza, nei talk show televisivi e sui giornali se ne sarebbe parlato per giorni arrivando a stigmatizzare tutti i rumeni come “popolo violento” e per estensione attribuendo agli immigranti un alto livello di pericolosità. Vi sarebbero state fiaccolate di solidarietà verso la famiglia e proposte per inasprire le pene per gli immigrati che delinquno. Magari vi sarebbe stato anche qualche esponente delle istituzioni che si sarebbe costituito parte civile.
Una doppia violenza quella contro Maricica, contro la donna e contro l’immigrata.
Invece purtroppo non suscitano dibattito le frasi gridate dagli amici di Alessio Burtone mentre i Carabinieri lo prelevavano dalla sua abitazione. “Ammazzane un’altra!” “ Roma non ha più un sindaco. Da oggi Alemanno è il sindaco di Bucarest”, “Alessio libero”. E poi l’applauso.
Addirittura gli stessi zelanti amici di Burtone hanno anche cercato di delegittimare Maricica presentandola come una persona che cercava pretesti per litigare. “Tempo fa si è fatta menare per prendersi i soldi del risarcimento” avrebbe detto uno di loro sostenendo quindi che non è Burtone il copevole, bensì lei una provocatrice. Uno sfregio che vuole colpire anche la memoria di questa donna.
Il tenore di tali frasi denota sprezzo verso la giustizia, verso la ricerca della verità e anche verso il principio che chi commette un crimine ne deve rispondere. Un segnale chiaro di un clima teso e preoccupante, da non sottovalutare. (L.B.)
Guglielmo.fi ci propone una riflessione su un fatto di cronaca avvenuto a Cortina nel bellunese.
Colpevolizzare o no la reazione della famiglia?
Non è una commedia pirandelliana, ma una tragedia successa a Cortina d’Ampezzo. Protagonista un giovane di 24 anni, un giovane solare, amante della montagna e delle armi, ben visto nella città in cui viveva.
Nello sbigottimento della famiglia e degli amici questo giovane si è tolto la vita, sparandosi senza lasciare nessun biglietto. Nessuno ha saputo spiegarsi in città questo gesto.
Invece il perché di questo gesto c’è, eccome!
Il giovane alla sua famiglia aveva svelato di essere bisessuale e invece si essere ascoltato e accettato era stato deriso per questa sua rivelazione.
Mi domando: ma come si può fare questo in una famiglia? Di non accettare il figlio perché diverso dagli altri giovani… sì in questo mondo, in questa sfera in cui viviamo, non ci fa meraviglia è una dinamica come tante, vedi anche le mamme che gettano il figlio appena nato nel bidone della spazzatura, non è una storia di vita come tante, qui si va al di là.
Ma ci rendiamo conto, il padre e la madre rifiutano di accettare il figlio che è diverso, qui mi arriva un pugno nello stomaco che mi lascia senza respiro. In una società per crescere insieme e individualmente e socialmente bisogna accettare anche il diverso, così deve essere anche nelle famiglie. Si devono ascoltare i giovani che svelano i loro disagi interiori e non rifiutarli… come questo giovane che arriva ad uccidersi, perché non accettato. La famiglia è la prima scuola della vita, tutti i genitori devono ascoltare i loro figli, per non arrivare a questa triste e orribile storia del giovane di Cortina.
GUGLIELMO
Qualcun altro commenta invece: “sono felice che nella mia famiglia, tra i miei figli non vi sia stato un diverso, purtroppo li dobbiamo accettare, non colpevolizzo quei genitori, bisogna esserci dentro per capire le loro reazioni”
Che ne pensate?
Riflettiamoci e poi parliamone se ne avete voglia
Nello sbigottimento della famiglia e degli amici questo giovane si è tolto la vita, sparandosi senza lasciare nessun biglietto. Nessuno ha saputo spiegarsi in città questo gesto.
Invece il perché di questo gesto c’è, eccome!
Il giovane alla sua famiglia aveva svelato di essere bisessuale e invece si essere ascoltato e accettato era stato deriso per questa sua rivelazione.
Mi domando: ma come si può fare questo in una famiglia? Di non accettare il figlio perché diverso dagli altri giovani… sì in questo mondo, in questa sfera in cui viviamo, non ci fa meraviglia è una dinamica come tante, vedi anche le mamme che gettano il figlio appena nato nel bidone della spazzatura, non è una storia di vita come tante, qui si va al di là.
Ma ci rendiamo conto, il padre e la madre rifiutano di accettare il figlio che è diverso, qui mi arriva un pugno nello stomaco che mi lascia senza respiro. In una società per crescere insieme e individualmente e socialmente bisogna accettare anche il diverso, così deve essere anche nelle famiglie. Si devono ascoltare i giovani che svelano i loro disagi interiori e non rifiutarli… come questo giovane che arriva ad uccidersi, perché non accettato. La famiglia è la prima scuola della vita, tutti i genitori devono ascoltare i loro figli, per non arrivare a questa triste e orribile storia del giovane di Cortina.
GUGLIELMO
Riflettiamoci e poi parliamone se ne avete voglia