Ti conosco mascherina… era un album di canzoni di Mina di qualche tempo fa.
Carnevale è tempo di travestimenti! Una volta il travestimento aveva uno scopo ben preciso, che oggi non si usa più, ci si nascondeva dietro una maschera, occultando la propria identità, ci si comportava come meglio si credeva, per chi non aveva il coraggio delle proprie azioni a viso scoperto. La maschera come parola sia di lingua greca e latina “Mettere una maschera sul volto, ha il significato di assumere quella personalità e mostrare quel carattere”.
Il carnevale è tempo di scherzi, di trasgressione, di allegria, di carri pittoreschi con mille colori e scenografie, per strappare un sorriso.
Come dicevo… Carne vale, tempo di gioia che va d’accordo con la burla e si sposa con il buonumore.
Mascherandosi si potevano invertire i ruoli, ci si burlava dei potenti ed era ammesso fare la caricatura di vizi o malcostumi.
Indossiamo a volte una maschera per proteggere il cuore, da brutti incontri.
Mostrare il vero volto, è un percorso molto difficile accettarsi con il vero volto che sei; ecco che allora indossiamo maschere di protezione e copertura e nascondiamo la nostra vera personalità.
La maschera deve essere quello che sei, tutti abbiamo una maschera da mostrare, nella vita, la maschera deve essere quello che sei, non nascondere la reale identità, usa la maschera di quello che sei, quella del cuore, una maschera che tutti noi una volta abbiamo messo. Condividiamo il carnevale con gioia e un sorriso. Che dietro la tua maschera ci siano sogni da raccogliere con mille mani pronte a raccoglierli. (Guglielmo)
Una riflessione mi viene da fare, però: non è che la nostra maschera, il nostro modo di dissimularci, ci viene agevolato proprio dalla tecnologia?
Che Gianduia o Arlecchino, Pantalone, Colombina o Balanzone, Meo Patacca o addirittura Pulcinella si nascondano dietro lo schermo del computer?
O non ci sia invece un timido e tenero Pierrot pieno di romanticismo?
In questa atmosfera smaliziata di bizzarria, molte cose sono concesse e c’è spazio anche per cibi tradizionali legati a questo periodo. Che si chiamino “bugie” o “cenci”, “chiacchiere” o “crostoli”, “stracci” o “sfrappole” sono sempre le amatissime frappe di Carnevale e Sandra, molto gentilmente, ci ha inviato una ricetta infallibile, che vi trascrivo qui.
Infine per completare la singolarità di questo <Martedì Grasso>, come ci fa notare Lucia, la data è anche un palindromo: 21/02/2012. Si sarà mascherata anche lei?
Ma lasciamo le riflessioni a chi ha voglia di soffermarcisi e godiamoci le croccanti e profumate “chiacchiere” di Sandra!
Pronti per le frappe? Sono ancora fumanti… Non avete già l’acquolina in bocca?…(pca)
Chiacchere :
500 gr. di farina
40 gr. di burro
40 gr. di zucchero
2 uova
1/2 bicchiere di grappa
mettere la farina a fontana, aggiungere tutti gli ingredienti (il burro fuso), fare una palla e lasciare riposare mezz’ ora.
Poi si tirano sfoglie sottilissime (con la macchina o a mano),
si tagliano pezzi di ca 10 cm sui quali si praticano due tagli e si fa passare un angolo dentro il taglio.
Si friggono nell’olio bollente.
Infine si spolverano di zucchero a velo.
E si mangiano…
Sul meteo.it ho potuto vedere questo bellissimo filmato (forum.ilmeteo.it/showthread.php?t=159546) effettuato nel mari dell’Antartide, si tratta di una bizzarra stallatite di ghiaccio (fenomeno di brinicle), che appena tocca il fondo ghiaccia tutto ciò che incontra. Questo “fulmine” di ghiaccio colpisce una estesa colonia di stelle marine ma solo una esigua striscia ne viene colpita ed uccisa.
Da qui il mio ragionamento, era scritto che queste stelle marine dovessero morire in quel modo e perché solo quelle?
Quante volte ci è capitato di sentire di una persona che si è salvata da un disastro aereo, perché per vari motivi non era partita e si è detto “evidentemente non era il suo momento”.
Oppure altra persona che si è salvata da un evento catastrofico, poi uscendo di casa cade malamente e muore. .. ed anche qui si dice. ..”era scritto che doveva morire”.
Scusate l’incipit, ma è proprio qui che voglio parare. ..parlare del “destino”, cioè di quella specie di “libro divino” dove dovrebbero essere scritti tutti gli accadimenti della nostra vita.
Ovviamente da laico incallito non credo che ci sia nessun libro divino e quantomeno ci possa essere una siffatta impostazione dell’esistenza.
Dove andrebbe a finire il nostro libero arbitrio?
La vita è si un libro, ma con pagine bianche che solo noi possiamo riempire… poi saremo condizionati dalle casualità… che sono assolutamente caotiche e non prefissate.
L’unico libro certo è il nostro codice genetico, quello sì assomiglia un po’ al destino… ci dice se siamo predisposti a certe malattie, ma anche in questo caso il dato non è assoluto, perché con il nostro stile di vita possiamo variare o almeno compensare, questo “libro della vita”.
Mi ricordo di un amico, il padre del quale era morto di tumore ai polmoni e lui, indefesso fumatore, non considerò mai questo fatto, purtroppo si ammalò anche lui di tumore e morì, ricordo che qualcuno disse: “se era la sua ora sarebbe morto di qualche cosa d’altro”.
Non voglio dilungarmi con esempi ed elucubrazioni filosofico-religiose, anche perché mi aspetto un acceso dibattito in proposito.
Arriva San Valentino e arrivano, puntuali come ogni anno,
anche i consigli sull’amore degli esperti. …
Quest’anno è uscito in tutte le librerie addirittura una “bibbia dell’amore” redatta da 80 psicoterapeuti di fama internazionale.
Il libro s’intitola, con molta fantasia, ”I dieci comandamenti della coppia”, con consigli per creare e rafforzare l’amore! (sic).
Con il passare degli anni, questo giorno, è diventato sempre di più una festa commerciale.
Ci sono innamorati che sentono (giustamente?) puzza di sfruttamento e così, a fronte di un 70 per cento delle coppie italiane irriducibili che dichiara di festeggiare San Valentino con le cenette e i regali come da copione, c’è pure un buon 30 per cento di esse che rinuncerà al consumismo comandato non ritenendolo manifestazione di vero amore.
Stabilito che San Valentino è la festa degli innamorati e quindi, almeno sulla carta dovrebbe interessare solo chi ha accanto a sé un compagno o una compagna che ama, e quelli che non hanno un compagno o una compagna?
Non festeggiano il 14 febbraio ma si sono creati una festa alternativa il 15 febbraio, giorno di San Faustino patrono dei cuori solitari.
Tutti sistemati con la loro festa?
Noooooooooooooo e gli amanti clandestini?
Tranquilli anche loro festeggiano, Alberto Caputo, psichiatra e sessuologo, ha scritto un manuale diventato ‘bibbia’ tra i clandestini dell’amore:
“Circa un terzo degli italiani in coppia tradisce il partner” e questi, non potendo festeggiare con l’amato il 14 febbraio hanno trovato un escamotage per rifarsi. Ogni anno il 13 febbraio ricorre così l’anti-San Valentino: “La festa della trasgressione “.
13 febbraio giorno in cui si scopre un mondo parallelo fatto di sguardi d’intesa, mani che sfiorano, baci rubati…
A questo punto mi viene da pensare chi ha il compagno o compagna e anche l’amante festeggia due volte!!
A parte le battute non è che il 14 di febbraio bisogna dimostrare il proprio amore ma ci sono 365 giorni per farlo se si ama veramente.
Non prendere mai alla leggera l’amore. Che duri solo oggi e una parte di domani, oppure tutta una lunga vita è la cosa più importante che possa capitare a un essere umano.
(Ernest Hemingway)
E adesso i commenti, se volete e gli auguri a chi preferite.
In questi giorni di grande freddo mi sono ricordata di una storia umana molto bella quella di un uomo straordinario e della sua tenacia. E ve la vorrei raccontare.
A volte la caparbietà, se come obiettivo ha una causa giusta, paga.
Dobbiamo tornare indietro all’inverno del 1954, a Parigi e in tutta la Francia, l’inverno era più rigido del solito e la notte si arrivava facilmente a raggiungere temperature di 15, 20 gradi sotto lo zero. Il freddo non dava scampo ai mendicanti e in generale ai senzatetto, che cercavano di difendersi con carte di giornale. E proprio in quel periodo non era stato approvato in parlamento un provvedimento sugli alloggi, per cui gli sfrattati, che non riuscivano a pagare gli affitti aumentati, erano numerosissimi. Nella notte un uomo: l’Abbé Pierre e i suoi compagni, che portavano pane, vino, minestra e coperte alla gente, cercavano di alleviare una situazione drammatica.
Ma nonostante ciò molti erano i morti assiderati, senza che si potesse fare niente.
Quando l’Abbé ricevette la notizia che una donna era morta, alle tre del mattino, assiderata, con in mano il biglietto con cui era stata sfrattata, perché non poteva permettersi gli ottomila franchi di affitto, decise di agire sollecitamente e in maniera più radicale. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, l’Abbé Pierre si rese conto che quello che faceva lui era troppo poco, l’intervento doveva essere massiccio. Dalla radio Luxembourg, angosciato, lanciò un appello memorabile, alle ore 12 del 1° febbraio 1954, in cui chiedeva aiuto alla popolazione e che fortunatamente commosse la Francia tutta.
” Mes amis, au secours! Amici, aiuto!… Ogni notte ci sono più di duemila poveri sui nostri marciapiedi che soffrono il freddo, muoiono senza cibo, senza pane, senza tetto. [… ] “Ascoltatemi. C’è bisogno di coperte, paglia, minestre ed un sorriso di gente amica. [… ] “I bollettini meteorologici annunciano un mese di gelo terribile. [… ] Da cotanto dolore, lasciate che ci venga data una cosa meravigliosa: lo spirito di condivisione della Francia. Grazie! Ognuno può aiutare questi senzatetto. Per questa notte, al più tardi per domani, ci occorrono cinquemila coperte, trecento grosse tende militari, duecento stufe catalitiche. Grazie.”
Il giorno dopo i giornali titolavano: “inverno 1954: l’insurrezione della bontà”
Il discorso dell’abate fece raccogliere 500 milioni di franchi (di cui solo 2 milioni donati da Charlie Chaplin che disse in quest’occasione : « Questi soldi non li regalo, io li restituisco, appartengono al vagabondo chge sono stato e che ho impersonato.») Fu una somma enorme per quell’epoca e del tutto imprevista. I doni in natura furono talmente tanti che ci vollero due settimane per catalogarli.
Intanto la battaglia dell’Abbé Pierre vinse su due punti importantissimi: si ottenne che le stazioni della metro non venissero chiuse durante i mesi invernali, per permettere a chi era senza dimora di ripararcisi e venne promulgata, in Francia, una legge che proibì lo sfratto, durante il periodo invernale.
Questo prete ostinato, con il basco messo di traverso, una barbetta rada, una pellegrina di lana sulle spalle, che è ricordato come colui che fu capace di abbattere il muro d’indifferenza ed egoismo e di entrare nel cuore dei francesi, diede la scintilla per scatenare “l’insurrezione della bontà” e instaurare una catena di solidarietà.
Ardente difensore dei diritti dell’uomo ed in particolare del diritto ad un alloggio, l’abbé Pierre non smise mai, in tutta la sua lunga vita, di occuparsi dei diseredati e di chi aveva bisogno.
[Henri Antoine Grouès (Lione, 5 agosto 1912 – Parigi, 22 gennaio 2007), prese il nome di Abbé Pierre nel periodo in cui partecipò attivamente alla guerra come partigiano, salvando un numero considerevole di bambini ebrei ai quali fece attraversare il confine con la Svizzera, fu un presbitero cattolico francese, un uomo politico e il fondatore nel 1949 dei Compagnons d’Emmaüs, un’organizzazione per i poveri ed i rifugiati. Ai suoi funerali, che in segno d’omaggio nazionale si tennero nella Cattedrale di Notre-Dame, parteciparono l’allora Presidente della Repubblica Jacques Chirac, l’ex presidente Valéry Giscard d’Estaing, il primo ministro Dominique de Villepin e tutti i Compagnons d’Emmaüs]
Ed anche quest’anno siamo qui a ricordare il 2 febbraio:
la Candelora con i suoi detti, e le sue tradizioni.
La commemorazione della presentazione di Gesù al tempio , 40 giorni dopo la sua nascita ed anche la benedizione delle candele.
« Col dì de’a Candeòra
de l’inverno semo fora;
ma se piove o tira vento,
de l’inverno semo ancora ‘rento. »
(dialettale veneto)
Mi pare che più dentro di così con neve in tutta Italia…
C’è una leggenda, che risale al quinto secolo, che dice che le crepes hanno avuto origine un giorno di Candelora. Infatti Papa Gelasio avrebbe sfamato i pellegrini, provenienti dalla Francia, con sottili sfoglie di pasta fritta. I francesi chiamarono questo cibo “crepes” cioè, ‘arricciate’ (dal latino, “crispus”) e da allora, in Francia divenne il dolce tradizionale del 2 febbraio e si dice anche che, quando si rovescia la crepe nella padella si debba esprimere un desiderio. Ma tenendo anche una moneta in mano…
Oggi, come ogni anno, faccio le crespelle dolci e nel quadro del “non ci credo, ma lo faccio ugualmente” mentre friggo le crespelle tengo una moneta in mano.
Se volete vi dò la ricetta… non avete che da chiederla
E da voi? C’è una qualche tradizione speciale?
Che combinazione! Proprio ora che in Parliamone si discute di internet e bambini, del ruolo dei genitori, di come sono permissivi, di come controllano o non controllano i figli, ecco che sul Corriere della Sera, Antonio Polito, oggi 31 gennaio 2012, pubblica un articolo direi proprio ad hoc, in cui fa un interessante predicozzo ai genitori, anzi, come li chiama lui, ai “sindacalisti della prole”.
Lo trascrivo per intero, anche se non è mia abitudine farlo, perché mi sembra interessante quello che dice e penso che sia utile “allargare l’argomento” proposto precedentemente. (pca)
“Perché proteggiamo (troppo) i nostri figli”
Dunque, ricapitoliamo. I nostri figli hanno diritto ad essere fuori corso anche dopo i 28 anni senza che austeri ministri li definiscano «bamboccioni» o frivoli viceministri diano loro degli «sfigati». Però, a 28 anni, hanno diritto a un posto di lavoro non solo stabile e comparabile alle loro aspirazioni, il che è ragionevole, ma anche inamovibile e sorvegliato da un giudice ex articolo 18.
Hanno inoltre diritto a una facoltà nel raggio di 20 chilometri da casa, così che non debbano vivere lontano dalla famiglia, e dunque hanno diritto a non fare quei «Mcjob» (commessi, camerieri, pony express), che i loro più sfortunati coetanei americani sono costretti ad accettare temporaneamente per mantenersi agli studi. Infatti i nostri figli non devono mantenersi agli studi, perché lo Stato chiede a ciascuno di loro tra i mille e i duemila euro l’anno mentre ne spende in media settemila (e molto di più per formare, per esempio, un medico); dunque a mantenerli agli studi ci pensa la fiscalità generale, cioè le tasse pagate anche da chi i figli all’università non li manda. Frequentando l’ateneo con comodo e senza fretta, i nostri figli hanno anche diritto a che il valore legale della loro laurea sia identico a quello di chi la laurea se l’è sudata un po’ di più, magari emigrando, magari in cinque anni, magari in un’università in cui i 110 non fioccano dal cielo, perché in una società veramente egualitaria tutte le lauree devono essere uguali come tutti i gatti di notte devono essere bigi. Se poi i nostri figli per caso volessero continuare la loro carriera universitaria dopo la laurea, hanno diritto a non farlo all’estero, lì dove fuggono i cervelli, ma in patria, lì dove ammuffiscono i cervelli. Naturalmente, hanno infine il diritto di protestare contro questo stato di cose e contro chi ruba loro il futuro, «Occupyando» qua e là tra gli applausi dei contestati medesimi.
Questo elenco di «diritti» può apparire paradossale, ma è quello che si evince dal dibattito pubblico che in queste settimane si è finalmente acceso sulla questione giovanile (fino a qualche mese fa verteva di più su temi come il mestiere di velina o l’età dell’emancipazione sessuale). Diciamoci la verità: il senso comune degli italiani, in quanto genitori, è questo. Al punto che perfino un governo di professori e di liberali si è ritratto inorridito di fronte all’ipotesi di cancellare il valore legale del titolo di studio, cavallo di battaglia dei professori liberali dai tempi di Einaudi. A questo universo morale in cui non compare mai la parola «dovere», o «responsabilità», si deve aggiungere una crescente condanna popolare e mediatica per il «successo», sempre più considerato solo un’altra manifestazione della tanto deprecata ineguaglianza, quasi come se non si potesse avere successo senza una raccomandazione, un’illegalità, un’evasione fiscale. Ne esce così rafforzato all’inverosimile un malinteso senso di protezione verso i nostri figli; malinteso perché in realtà tradisce una sfiducia collettiva nei loro mezzi, una paura di lasciarli nuotare con le loro forze e il prima possibile, che a sua volta contribuisce a deprimere la loro autostima, assuefacendoli all’insuccesso col metadone di una potente giustificazione morale e sociale. Senza capire che l’unico vero antidoto all’ineguaglianza è la lotta del merito e del talento per emergere negli anni dell’educazione, affrancandosi così dalla condizione sociale, familiare o geografica.
Protagonisti di questo paternalismo (o maternalismo) non potevamo che essere noi, la generazione dei baby boomer , la prima generazione ad aver disobbedito ai padri e la prima ad aver obbedito ai figli. Invece che fare i genitori, ci siamo trasformati a poco a poco nei sindacalisti della nostra prole, sempre pronti a batterci perché venga loro spianata la strada verso il nulla, perché non c’è meta ambiziosa la cui strada non sia impervia. È un grande fenomeno culturale, e sempre più un carattere nazionale, forse in qualche relazione contorta e perversa con il calo delle nascite, come se ne volessimo pochi per poterli coccolare meglio e più a lungo. Ed è un grande fattore di freno alla crescita, non solo economica ma anche psicologica della nazione. Mentre negli Usa infuria il dibattito sulle mamme-tigri, asiatiche che spingono i figli fin oltre il limite della competizione con se stessi e con gli altri, da noi comandano i papà-orsetti, pronti a lenire con il calore del loro abbraccio il freddo del mondo reale, così spietato e competitivo.
Antonio Polito sul Corriere della Sera /31 gennaio 2012 | 13:26
Giulian.rm e Paolacon vi propongono…
UN IMPORTANTE ARGOMENTO DI DISCUSSIONE VISTO ESAMINANDONE DUE ASPETTI
Negli ultimi anni è cresciuta l’utenza domestica della rete ed è aumentato il numero di giovani utenti, bambini e ragazzi, che utilizzano internet per divertirsi e imparare.
I nostri ragazzi ne sanno forse più di noi della Rete: la navigano con estrema spontaneità per comunicare, cercare, curiosare e divertirsi. Conoscono gli strumenti più evoluti, e usano un gergo tecnico che spesso noi adulti non comprendiamo.
Attenzione, però i ragazzi ne sono poco consapevoli ma Internet nasconde anche molte, moltissime insidie che, come raccontano le cronache, possono avere effetti devastanti per la vita delle persone.
Qualche giorno fa ho letto una notizia che mi ha lasciato allibito:
Una bambina di dieci anni ha postato una sua foto nuda su Facebook!
Bisognerebbe avere almeno tredici anni per potersi iscrivere, che a mio parere sono pochi, e il controllo sulle registrazioni da parte del Network?
Questa è un’altra pecca oltre a quella di violare fin troppo la privacy delle persone.
Questa la notizia:
La ragazzina si è scattata una foto allo specchio che la ritraeva nuda e l’ha pubblicata sulla bacheca del suo profilo FB rendendola visibile non solo agli amici ma anche a tutti gli utenti.
Alcuni di loro che hanno visto la foto hanno invitato l’autrice a rimuoverla, ma la risposta è stata: “Se la levo, finisce ‘sta barzelletta”.
E’ intervenuta la polizia postale, che controlla costantemente la rete, e ha prontamente fatto oscurare la pagina.
Questo episodio dimostra la facilità con cui i bambini possono accedere al social network che diventano uno strumento pericolosissimo nelle loro mani. Un’altra cosa mi dà da pensare, ma i genitori di questi bambini, dove sono? Spesso i bambini emulano gli atti degli adulti e mentre mamma e papà sono impegnati nelle loro faccende preferite, i piccoli, lasciati soli, senza controllo, esplorano il mondo virtuale in modo scorretto e si addentrano nel Web avventatamente correndo seri pericoli.
Questo fenomeno ha sollevato una questione: Internet è un mondo a misura di bambino?
Oltre a delle misure preventive sarebbe necessario far capire ai più giovani che internet, come il mondo reale, ha le sue regole e suggerire loro una metodologia per affrontare con spirito critico gli strumenti di ricerca messi a punto dagli adulti per gli adulti.
Il dialogo con i ragazzi sicuramente è la forma più efficace per tutelarli all’interno del vasto oceano della rete.
Alcuni pericoli forse sono poco conosciuti e approfonditi, ma non per questo bisogna sottovalutarli o prenderli con leggerezza.
Un consiglio:
Se ci sono minori che usano il vostro PC attivate, il protocollo “https” per la navigazione in FB.
Bambini e internet. I dati
Da un’indagine condotta su un campione di ragazzi tra i nove e i sedici anni e dei loro genitori, realizzata nell’ambito del Safer Internet Programme della Commissione Europea, è emerso che i bambini italiani sono agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda l’alfabetizzazione digitale. Anche gli insegnanti italiani si posizionano all’ultimo posto in Europa per l’utilizzo di internet a scuola (65% contro la media europea del 73%), mentre i genitori, dal canto loro, appaiono i meno consapevoli dei rischi che i loro figli possono correre sul web. E i dati sembrano parlare chiaro: ben il 73% dei genitori italiani ritiene che non vi siano pericoli d’incontri turbativi o sconvolgenti per i loro figli in internet e solo il 9% di essi dichiara di avere sufficienti informazioni sui sistemi di sicurezza in rete. Sono poi molto basse le percentuali dei genitori che bloccano e filtrano i website non ritenuti idonei ai minori (28%) o che controllano regolarmente i siti visitati dai figli (24%).
Giulian.rm
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Altre considerazioni
Adesso il caso della ragazzina è davvero un caso limite e ci si domanda: ma che faceva la madre, mentre sua figlia si fotografava nuda e metteva poi le foto in rete?
Ma c’è da pensare che alle volte sono le madri stesse che spingono le proprie figlie a mettersi in mostra, e qui esuliamo un po’ dal discorso sicurezza in internet, per allargarci.
Vi ricordate un vecchio film con Anna Magnani: “Bellissima” di Luchino Visconti? Una madre fa di tutto perché la figlia bambina venga scelta per recitare in un film. Era indicativo dell’ambizione di certe madri e di certi genitori. Ma quanti casi conosciamo di attori bambini, che spinti dalla famiglia a recitare, hanno poi avuto la vita rovinata, una volta finito il successo.
Proprio l’altro giorno ho trovato una foto della figlia “modella” di Cindy Crawford, niente di straordinario, solo che la bimba ha 10 anni.
Pur di far diventare i figli una celebrità, alcuni genitori fanno follie ed escono completamente di testa. Come il caso di quella madre americana, letteralmente impazzita, che pensava di creare un futuro da star per la sua piccola Bree. Come? Con iniezioni di botulino alla figlia, dopo averle già fatto le sopracciglia tatuate: a 7 anni.
Che pensare di tutto ciò?
I figli vanno seguiti passo passo e se non lo dovessero per un momento fare i genitori, ci dovrebbero essere i nonni a non perdere di vista il bene vero dei bambini.
Paolacon
PER NON DIMENTICARE…
RACCONTATE CIò CHE è STATO AI VOSTRI FIGLI
E CHE LORO LO RACCONTINO AI PROPRI FIGLI E AI NIPOTI
FIN CHE SE NE ABBIA MEMORIA E NON SI DIMENTICHI MAI
E adesso giochiamo con le lettere!!! con le parole e anche con le immagini.
Abbiamo scherzato con i numeri e Paola ci invita a scherzare con le lettere. Mi viene subito in mente l’anagramma, pratica antichissima nota tra gli ebrei dove i cabalisti giocavano con “i misteri ed i segreti che sono intrecciati nei versi di lettere”.
Gli anagrammi, noti ai greci ed ai romani, servivano spesso per effettuare pratiche magiche come nell’oniromanzia.
Spesso servivano a scoprire i caratteri personali che si pensava fossero celati dentro la parola o il nome.
Molti li hanno usati come pseudonimo, vedi l’esempio del poeta romanesco Trilussa, anagramma di Salustri.
Infatti certi anagrammi come quello di Roberto Benigni, che è “birbone integro” fa pensare veramente che “nome omen“,
come se il nome fosse artefice del destino …. però se pensiamo a:
Giulio Andreotti…………..”già lui…ò drittone“
oppure
Emilio Fede………………….è mio fedel
Serena Grandi……………..gran sederina
Monica Bellucci …………..colma i cineclub
Silvio Berlusconi………….il visino burlesco (sic.)
Giorgio Armani………….grigio armonia
ma la più bella è
Azienda Camorristica = Democrazia Cristiana
Potremmo andare avanti all’infinito…….
ad esempio il nostro grande direttore Enrico, anagrammato è cerino (non me ne voglia), ma possiamo divertirci anche con alcuni eldyani….
il caro amico Angelo diventa Galeno, il poetico Domenico si anagramma in Nicodemo, il maledetto toscano Giulio diventa il napoletanissimo ò Luigi,
la cara Alba si trasforma in Baal (dio cartaginese), ovviamente non potevo mancare ….
Franco Muzzioli si trasforma in un razzo filmico (cioè in un razzo da cinema ……almeno lo ero !!!!!),
come non citare la nostra redattrice ed amica Paola Contri che diventa pan articolo (cioè un articolo onnicomprensivo ….pensate un pò!),
ma il più bello è l’anagramma di PARLIAMONE , che è MANIPOLARE…..e non c’è magia nelle parole?
(FrancoMuzzioli o meglio “razzo filmico”)
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Quando alla fine dell’articolo di Franco Muzzioli sui numeri ed i giochi con i numeri, vi dissi che si poteva giocare anche con le lettere, accennai al più famoso palindromo dell’antichità che nasconde tanti misteri nel suo significato arcano: SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS e dissi che ne avremmo riparlato…
(adesso però lascio a voi il divertimento di cercare la soluzione…)
Infatti con le lettere e con le parole ci si può divertire moltissimo, numerosissimi sono i giochi. Franco ve ne ha mostrato un tipo: gli anagrammi. Io ve ne propongo altri.
I palindromi (parole che si possono leggere in tutti e due i sensi sia da sinistra a destra che al contrario) possono essere sul tipo di ANILINA-ANILINA o di ENOTECA-ACETONE e si possono comporre anche frasi intere.
Volete qualche esempio?
Palindromi del tipo enoteca-acetone possono essere:
eresse-essere
avaro-orava
ave-Eva
Ivan-navi
Palindromi del tipo anilina-anilina
ingegni
ossesso
radar
aerea
la parola più lunga di significato compiuto è “onorarono”
Poi ci sono le parole inventate che hanno una parvenza di significato, come:
l’otturarutto (strumento idraulico) e l’accavallavacca: (macchina per stivare una vacca su una vacca, o anche una vacca su un cavallo).
E infine, ma giusto una curiosità: Saippuakivikauppias (in finlandese, “venditore di lisciva”: è la parola palindroma -19 lettere- più lunga del mondo)
Per quanto riguarda le frasi intere la tentazione di scrivere enunciati di questo tipo la ebbero già i greci e i romani: “In girum imus nocte et consumimur igni” (andiamo in giro di notte e siamo consumate dal fuoco) che si riferisce alle falene o alle torce o ad altro…
Altri esempi:
è avida mara, ma diva è
era poeta e di nome Semonide, ateo, pare
i tre sedili deserti
e infine addirittura in inglese: madam i’m Adam (l’ipotetica prima frase di un essere umano)
Ma, ve lo dico, ve l’ho detto, ve lo torno a dir di nuovo… ci sono ancora tantissimi giochi con parole o lettere.
Per chiudere ve ne propongo uno basato sull’omofonia di parole che si scrivono in maniera identica o simile, ma hanno significato diverso. Praticamente un bisticcio con lo stesso suono.
Tentiamo di vedere se esistono altre frasi a quadrupla lettura? Sul tipo di questa?
signora che soffre;
signora che s’offre;
s’ignora che soffre;
s’ignora che s’offre.
Ci volete provare voi?
Mi rendo conto che il compito è difficile; infatti, bisogna trovare delle frasi che si prestino ad essere tagliate… per fette perfette.
Su molti fonti battesimali è incisa questa frase: “Νίψον ανομήματα μη μόναν όψιν”, in particolare nella chiesa di Santa Sofia a Istambul. Chi trova il significato?
Ancora un esempio…ma è l’ultimo
Mente sicura è di odio semente: / men tesi cura e…. Dio, Dio se mente!
(pca)
Ed ora tocca a Voi ….divertitevi e, con un po’ di pazienza, giocate anche Voi e proponete.
L’articolo precedente, sulla fortuna, si chiude con un commento di Lucia che sottolinea la credibilità dei numeri “fortunati” o “sfortunati”.
In certe culture il 13 è sfortunato in altre lo è il 17. Allora come la mettiamo?
Franco, a questo punto ci racconta qualcosa sui numeri magici e giocosi. Divertiamoci a leggere e se conoscete altri aneddoti raccontateceli. Altre notizie sono graditissime.
Il fascino dei numeri non è confinato agli studi matematici, fisici ed astronomici, essi possono anche essere gioco e magia. Un primo esempio può essere quello della incisione del Dùrer dal titolo “melanconia”, che potete trovare ovunque e che riporta un piccolo quadrato “magico” con numeri che vanno dall’1 al 16:
16 3 2 13
5 10 11 8
9 6 7 12
4 15 14 1
questo quadrato ha la particolarità di dare sempre lo stesso risultato (34) sia che si sommino i numeri in orizzontale, in verticale e in diagonale.
Altro piacevole giochetto è dato da quest’altro quadrato:
19 8 11 25 7
12 1 4 18 0
16 5 8 22 4
21 10 13 27 9
14 3 6 20 2
Fatelo con i vostri amici, iniziate scrivendo il risultato di un ipotetico conteggio e mettetelo in una busta chiusa, poi chiedete ad un amico di segnare con la matita un numero della tabella, cancellate quindi tutti i numeri della stessa riga e della stessa colonna (orizz. e vert.). Fate poi segnare uno dei numeri rimasti liberi ad un altro amico e ripetete l’operazione. Fate questo per cinque volte (cinque amici). Sommate i cinque numeri segnati in partenza confrontate il risultato con la vostra previsione e voilà avete indovinato ….il 57 perché qualsiasi sia l’operazione il risultato sarà sempre solo quello.
Il numero è anche intrigante come con la cabala ebraica che riducendo in numeri le lettere dà la possibilità di ottenere il “numero del destino”. Utilizzando questa tabella :
1 2 3 4 5 6 7 8 9
A B C D E F G H I
J K L M N O P Q R
S T U V W X Y Z
Esempio…Paola = 7 – 1 – 6 – 3 – 1 ..sommo ed ottengo 18 dato che i numeri magici vanno da 1 a 9 si avrà 1+8 = 9
Per ottenere il numero del destino questa operazione la si fa anche con il cognome e con la data di nascita, altro esempio:
Franco Muzzioli 19/10/1937 = 6 – 9 – 1 – 5 – 3 – 6 – 4 -3 – 8 – 8 – 9 – 6 – 3 – 9 – 1 – 9 – 1 – 0 – 1- 9 – 3 – 7 = 111
Come abbiamo già fatto con Paola sommiamo 1+1+1 = 3 ….che è il mio numero del destino…ed ora possiamo guardarne i significati:
1 – è il numero della creazione, dell’inizio, rappresenta Dio ed il primo uomo…il Sole ..la razionalità. Chi lo porta è destinato ad aprire nuove vie, a seguire una strada individuale, a guidare gli altri, imponendo la propria opinione. Autonomo, ambizioso, creativo, intraprendente..è anche leale e generoso, può essere però superbo ed arrogante ..può diventare un leader se sa dominare i lati negativi.
2 – corrisponde alla natura alla luna, quindi alla donna e alle doti femminili, bellezza, intuizione, sentimenti. Chi porta questo numero ama le cose raffinate e sa essere affascinante. E’ un buon partner sia nel lavoro che nella vita ed è un amico fidato. Può avere una sensibilità esasperata ed indulgere nella pigrizia, può essere instabile ed insicuro.
3 – è il numero della completezza, della saggezza e dell’illuminazione che rivela una persona interessante, generosa ed intuitiva, sempre pronto a sacrificarsi per un ideale, ama la vita e gli piace circondarsi di gente. Può però essere superficiale e presuntuoso e spesso inconcludente.
4 – è il numero dell’ordine del completamento della sicurezza, dell’amicizia, ma anche dell’ambizione. Chi lo porta è pronto a raggiungere il traguardo che si è prefissato senza paura di ostacoli. E’ fedele alle persone ed alle sue idee, ma può essere noioso, polemico e pigro.
5 – è il numero della ricerca della libertà interiore. Chi lo porta ama l’avventura, i viaggi, i cambiamenti. E’ ottimista e socievole. Non ama la routine ed è pronto ad ogni esperienza, può però essere incostante ed incerto ed abusare in un certo modo della libertà.
6 – rappresenta due polarità quindi è il numero dell’equilibrio ed in certi casi della dualità. Chi lo porta è idealista e fidato, socievole e coscienzioso. Può però essere meschino e geloso e sprofondare irresponsabilmente nelle sue ansie.
7 – è un numero magico che porta fama, onore e vittoria. Chi lo porta ha capacità creative ed intellettuali ed ha anche un notevole magnetismo, ha doti positive che si esprimono nel lavoro e nell’amicizia. Può però essere introverso, ansioso e depresso. E’ portato per la ricerca scientifica.
8 – è il numero della giustizia della genialità. Chi lo porta ha una personalità molto forte ed una grande volontà, però questo può portare all’egoismo ed alla vendetta.
9 – è il numero della conoscenza individuale e spirituale, della saggezza e del mistero. Chi lo porta è ragionevole ed obbiettivo, intuitivo e può sviluppare creatività nell’ambito artistico ed intellettuale. Può essere lunatico ed egoista con certe punte di autolesionismo.
Termino con qualche chicca, che forse conoscevate già:
il 13 è negativo perché rappresenta i “tredici” dell’ultima cena;
il 17 è sfortunato perché in cifre romane è XVII che anagrammato è VIXI …vissi, cioè sono morto!!!
Visto i numeri quanto possono essere simpatici!
E le lettere?
Abbiamo a che fare con il più famoso palindromo … ma si tratta di un’altra storia…
Schettino, De Falco, Costa, Capitaneria di porto, “inchini”, commenti giornalistici, Vespa, la solita fuga di notizie di informazioni di competenza giudiziaria etc… e chi più ne ha più ne metta.
Fatti e personaggi, ma quanto ne sappiamo noi davvero?
Riflettendo, la tragedia della Concordia, sembra la metafora della tragedia dell’Italia…
E non c’è nulla da fare, l’argomento del giorno è questo. Non riusciamo a non pensarci.
Quante emozioni ci ha suscitato e con quanta ansia abbiamo seguito i fatti in quest’ultimo periodo. Tutti abbiamo ascoltato annichiliti le frasi che si sono scambiate, in momenti altamente drammatici, il comandante Francesco Schettino e il capitano De Falco, capo della sala operativa della Capitaneria di porto di Livorno. Ancora risuona nelle nostre orecchie la voce di De Falco che urla, indignato e con passione, un ordine perentorio: «Vada a bordo, cazzo!» a uno Schettino annichilito e imbambolato.
Ma una riflessione la vorrei fare: subito tutti a osannare all’eroe! All’eroe De Falco. C’è bisogno di un eroe come per purificarsi.
Ma questo è grave secondo me e non è per niente normale, “che persone che fanno semplicemente il proprio dovere ogni giorno, diventino subito in questo Paese idoli, personaggi, eroi…”
Perché ci sono tanti valorosi di cui nessuno parla, tanti bravi marinai che non meritano adesso nessuna etichetta.
Vi consiglierei di leggere, sul Corriere della Sera: Beppe Severgnini che, col titolo: “Se la normalità diventa eroismo” ci dice come sia sconvolgente rendersi conto che chi fa il proprio dovere, in questo Paese, diventa facilmente un eroe, un idolo. Solo perché ha fatto il proprio dovere con responsabilità e seriamente.
http://www.corriere.it/cronache/12_gennaio_17/severgnini-normalita-eroica-defalco-schettino_9c487ef2-4126-11e1-b71c-2a80ccba9858.shtml
Ed ora ai nostri articolisti: Giuliano ci propone una sua riflessione personale e gli amici eldyani, che proprio recentemente sono andati in crociera nel Mediterraneo, su una grandissima nave, simile alla Costa Concordia, fanno delle considerazioni e ci raccontano la loro esperienza gioiosa (potete andare a rileggerle negli articoli che precedono questo) ma anche i loro pensieri a posteriori. (pca)
I seguenti articoli completano questa osservazione iniziale e si possono leggere facendo scorrere il rullo in basso
1 Considerazioni di Roberta degli Angeli
2 Riflessioni, personali, sul naufragio della Costa Concordia scritto da Giulian.rm
3 Resoconto sulle crociere alle quali hanno partecipato un mese fa Roberta e Porzia
La Costa Concordia era una nave “imbottita” di tecnologia: strumenti sofisticati, sistemi informatici incredibilmente complessi, materiali fantascientifici, mappe computerizzate, GPS satellitare, radar, eliche di prua e quant’altro? La risposta, forse, è: troppa arroganza e fiducia cieca nella tecnologia? La sensazione è che sia il modello “nave da crociera moderna” a essere un po’ limitato nella capacità di affrontare le emergenze, troppa gente da gestire per un equipaggio spesso impreparato, architettura generale della nave che rende tutto molto difficile e non ultimo, il fatto che la tecnologia e le normative non possono comunque evitare l’errore umano, perché una nave imponente e portentosa come il Concordia sembra fatta apposta per dimenticarsi il ruolo che l’uomo continua a giocare nella realtà. Una buona tecnologia non è garanzia d’immunità dal pericolo, il buon senso, invece, arriva anche dove la tecnologia è più carente.
Pur rispettando tutte le severe norme della navigazione, perché si costruiscono transatlantici, e anche traghetti così alti, rischiando di essere meno stabili?
Per ragioni di “comfort”, già, il comfort, ma anche il bisogno di costruire navi con saloni degni di una reggia e capaci di trasportare cinquemila persone.
Una corvetta militare risente di rollio e beccheggio, ma difficilmente si capovolge.
Il disastro della Costa Concordia ha riportato in primo piano la figura del comandante, il grado più elevato nella gerarchia di bordo delle navi mercantili. Ma come si diventa comandante di una nave, in particolare di una nave delle dimensioni di un’ammiraglia come la Concordia?
La prima formazione avviene da allievi nelle scuole nautiche, poi con una serie di certificazioni obbligatorie e altre facoltative. Infine l’imbarco sulle navi e l’esperienza da acquisire a bordo. Dopo un imbarco di almeno un anno con un esame in Capitaneria si diventa terzo ufficiale. Poi, una volta fatta carriera a bordo, se si arriva al grado di secondo ufficiale dopo altri due anni di navigazione, si può sostenere l’esame da capitano. A quel punto, sulla carta, puoi comandare una nave.
In teoria sì, si può essere imbarcati con questa qualifica. In realtà è la compagnia che valuta la preparazione e la qualità professionale e umana dell’ufficiale, e provvede a ulteriori corsi di formazione, prima di affidargli un incarico di questa responsabilità.
Non è sempre andata così: prima del 2007, quando il ministero dei Trasporti ha riformato la materia, la procedura per diventare comandante era diversa…
Prevedeva, infatti, qualifiche differenti (Capitano di lungo corso, Padrone marittimo di 1ª e 2ª classe, Marinaio autorizzato) e periodi di navigazione diversamente articolati: ad esempio l’Aspirante capitano di lungo corso doveva dimostrare quattro anni di navigazione di cui dodici mesi oltre gli stretti di Gibilterra e di Suez.
Ritorno alla mia riflessione: troppa fiducia nelle nuove tecnologie?
Il comandante e un ufficiale di coperta, ridotti in stato di fermo con l’accusa tra le altre di aver abbandonato la nave prima del completamento dell’evacuazione passeggeri.
Vergognoso esempio, se corrispondente al vero, d’inqualificabile oltraggio alla reputazione della marineria italiana.
(E’ chiaro che le procedure della formazione, sopra descritte, riguardano la Marina Mercantile e non la Marina Militare.)
Cari amici, pochi giorni fa, vi ho raccontato della nostra bellissima crociera. Come ricordate eravamo in 4 amici di Eldy, sulla” Magnifica” di MSC crociere. Per noi è stato tutto una favola, perché nulla di brutto è accaduto. E’ andato tutto bene…. ora che vedo la catastrofe che è successa davanti all’isola del Giglio, una nave un po’ più piccola della nostra. Mi vien da ricordare la bruttissima sensazione che ho provato, quando noi abbiamo fatto le prove per l’evacuazione della nave… dire che ero attenta sarebbe sbagliato. Ascoltavo DAVVERO più le mie sensazioni… che gli insegnamenti, pensavo non succederà mai!!!!! Mi preoccupavo perché i miei amici erano tutti nella parte destra della nave!!!! Che Rosa era al 12 piano da sola, invece Leo e Nella erano come me all’undicesimo piano, ma a destra di questa grandissima nave. Ci avevano avvisati, con comunicazione scritta, trovata in camera, delle prove che si sarebbero svolte nel pomeriggio, poi con gli altoparlanti ci hanno ricordato l’evento, io e gli altri siamo scesi in cabina per prendere il salvagente. I ragazzi dei piani erano lì per insegnarci come si indossano i salvagente e indicarci la via da seguire….. ma tutto con la nave in piedi tutti tranquilli, senza l’ansia, che devono aver avuto le persone della CONCORDIA.
Il FREDDO, la PAURA, lo SGOMENTO, chissà quanti sentimenti e quanti pensieri avranno attraversato le loro menti. Se io penso la mia paura dopo che mi hanno inserita in una piccola squadra di circa trenta persone accorgendomi che solo IO parlavo italiano. Ecco in quel momento mi sono sentita smarrita. Dopo poco la prova era terminata, abbiamo raggiunto le nostre cabine dove abbiamo riposto i salvagente, diciamo che avevamo assolto all’ordine che ci avevano dato, ma almeno da parte mia non certo competente, se fosse DAVVERO SUCCESSO L’IRREPARABILE. Fortuna per noi solo gioia e lacrime, sì ma solo quando siamo scesi a vacanza finita.
Penso davvero a queste persone vestite sicuramente leggere, e in un momento di gioia e condivisione come può essere la cena di gala;dover gestire la paura e il freddo ma più che altro IL NON SAPERE COSA STESSE SUCCEDENDO e come sarebbe andata a finire la cosa.
Sandra ci delizia ancora una volta con i suoi racconti e le sue sensazioni.
In un angolo di Grecia, dove passa diversi mesi all’anno, ce n’è di storia…quanta…
E per fortuna Sandra la condivide con noi.
Quando mia figlia e suo marito decisero di andare a vivere in Grecia, costruirono la loro casa in mezzo agli ulivi. Fecero un piano superiore nel quale ricavarono un appartamentino per me, dal quale godo una stupenda vista: in fondo l’orizzonte è segnato da una striscia di mare, man mano risalendo tra gli ulivi verso la mia destra tra due montagne divise da una Valle e unite da un ponte.
Dapprima indifferente ai luoghi che mi circondavano, visto che vi passavo pochi mesi all’anno, finii per interessarmene, quando per caso venni a conoscenza di una storia. Il mare che vedevo in fondo era quello della penisola d’Evia dalla quale, nel 390 a.C. partirono due greci: GIULIO e Giuliano per ordine dell’imperatore Teodosio, per abbattere il culto pagano e costruire 100 chiese.
Incuriosita, perché ad ORTA, dove passo il mese d’agosto, c’è l’isola di S.GIULIO, venni a sapere che si trattava proprio del greco partito da Evia.
Giunto col fratello sulle rive del Lago Cusio (ora conosciuto come Lago d’Orta) decise di fermarsi, mentre il fratello continuava il viaggio e costruire la 100ma Chiesa sull’isola che sorgeva in mezzo al lago, ed era piena di serpi e draghi (simboli del male). Nessuno lo voleva traghettare, perciò stese il mantello sull’acqua e approdò sull’isola, vinse i mostri e gettò le fondamenta di quella che adesso è la bellissima basilica dell’isola di S. GIULIO nella cui cripta riposano le sue spoglie.
A volte guardo quella striscia di mare e penso a quei due fratelli, a quanta strada hanno fatto, a come uno si sia ritrovato laggiù, come se un ponte virtuale abbia unito questa penisola greca ad un lago italiano.
Un po’ più avanti c’è una strada e molto lontano dalla mia finestra si intravede il mare. Nell’estate del 480 a.C. era solo una strettoia e sotto il mare. Leonida, un comandante Spartano che, con 300 uomini, fermò per 3 giorni l’esercito persiano. Ora un monumento ne ricorda l’eroismo. Guardo e penso all’eroismo di quel manipolo di greci, mi sembra di sentire risuonare le urla dei combattenti ed il cozzare delle armi.
Alla mia destra il terreno pian piano sale verso la montagna, divisa da una vallata ed unita da un ponte, sul quale passa la ferrovia che unisce il nord al Pireo, punto d’imbarco.
Anche qui un pezzetto di storia un po’ più recente, l’invasione della Grecia da parte degli eserciti italiani – tedeschi durante la guerra 1940-45.
Sul ponte transitavano i treni pieni di rifornimenti per le truppe, ed il ponte era presidiato dai soldati tedeschi ed italiani. I vecchi greci hanno buona memoria della gentilezza degli italiani che sempre li hanno aiutati, non altrettanto buon ricordo serbano dei soldati tedeschi. Poco prima del ‘45 i partigiani greci aiutati dagli inglesi fecero saltare il ponte, la popolazione in parte formata da pastori fuggì, sottraendosi alla rappresaglia, ma fortunatamente la guerra volgeva al termine. Ora il ponte è di nuovo ricostruito e una festa ricorda l’avvenimento. Ma il mio pensiero si sofferma su quel ponte e pensa a tutti i nostri soldati che vi sono passati, mandati poi sulle isole, e non sono più tornati.
Preferisco soffermarmi sulla piana sottostante, tutta piena di ulivi, mi piace quando soffia un po’ di vento vederli agitare le loro foglie argentate. Mi piace l’ulivo, specie i vecchi tronchi contorti, quasi abbraciati su se stessi, sembrano elevarsi al cielo in una muta preghiera.
Una pianta così umile, non pretende che qualche potatura, un po’ di concime, è di una bellezza particolare e ci dà frutti molto buoni, dai quali ricaviamo quel saporitissimo olio.
Ed infine, quasi vicino a casa, non posso dimenticare una striscia coltivata di ciliegi, a primavera è un incanto, tutta una fioritura candida, sembra una nevicata e, quando sono maturi, è uno spettacolo quegli occhietti rossi che spuntano a ciocche dalle verdi foglie.
Il cielo azzurro è, quando è sereno naturalmente, di un particolare colore brillante ed un sole splendente fanno da corona a questo quadro.
Questo è il pezzetto di Grecia che vedo dalla finestra del mio soggiorno in una giornata di sole; un pezzo di questa terra di pastori ed eroi, museo a cielo aperto, che poco a poco ho finito per amare.
26 novembre 2011 comincia la nostra avventura…..Porzia, Roberta degli angeli, Rosa.mi e Leo.bg sono pronti per salire sulla nave che li porterà in crociera nel Mediterraneo.
Non avevo mai visto da vicino una nave così grande da sembrare un paese galleggiante. Si sale, dopo aver sbrigato le varie pratiche burocratiche, ognuno di noi raggiunge la propria cabina. Non ricordo il percorso dal ponte di ingresso fino alla camera, è stato un guardarmi intorno estasiata, smarrita, mentre ammiravo quei saloni immensi, illuminati da lampadari mastodontici, arredati con specchi enormi, salotti, divani, poltrone di vari colori. Raggiungo la camera e istintivamente apro il balcone, guardo la laguna di Venezia che dall’alto mi appare come fosse un lago e lontano sembra congiungersi col cielo. Metto un po’ in ordine la mia roba ed esco per incontrare gli altri miei compagni. E’ inutile dire che guardavamo con stupore lo sfarzo, lo splendore, l’eleganza che c’era sulla nave. Stupendo fu il buffet di benvenuto offertoci, vassoi colmi di leccornie e di stuzzichini ottimi e in bella vista.
Sentiamo il segnale della partenza per cui ci rendiamo conto che comincia la nostra avventura. Non mi sembrava vero, ma la consapevolezza che dopo 12 giorni tutto sarebbe ritornato come prima mi rattristava. Devo dire con onestà che in questi giorni non mi sono fatta mancare proprio nulla, dalle lunghe passeggiate nelle escursioni, all’esplorazione della nave, alle feste e quant’altro.
Anche il cibo è stato apprezzato molto da me, era tutto invitante, squisito, le pietanze presentate così bene mi facevano venire l’acquolina e nonostante le mie compagne mi rimproverassero, non potevo fare a meno di mangiare. Su quella nave tutto era magico!!!!!!
Cosa dire dei miei compagni di viaggio…
Roberta, una sorella, dolce, comprensiva, serena, ci trasmetteva allegria e felicità, non a caso si rideva sempre da matti.
Leo. bg, un signor cavaliere, corretto, leale, unico nella sua discrezione pari ad un perfetto gentle man.
Rosa. mi., per me è stata una vera scoperta. Una persona squisita, non invadente, di una sensibilità enorme, schietta ma allo stesso tempo esuberante tanto da improvvisare delle scenette comiche con Leo da far ridere noi e le persone che ci erano vicine, anzi molti ci ringraziavano per averli fatti divertire con le nostre battute. Insomma ogni giorno era un continuo ridere e divertirsi del resto con un’allegra compagnia come la nostra m i sembra anche ovvio.
Molto interessanti dal punto di vista culturale sono state le escursioni, tutti paesi ricchi di fascino e di emozione per la loro storia, per la loro cultura. Lo scenario che si presentava ai miei occhi quando siamo sbarcati all’isola di Rodi è stato davvero mozzafiato. Piante enormi di bouganville rosse facevano da cornice ai tanti palazzi e negozi mentre Ibiscus rosso fuoco dominavano i giardini e le piazze. Un mare azzurro e un cielo turchino mi davano l’dea di un dipinto meraviglioso.
La storia di Rodi è davvero affascinante, la città è suddivisa in 3 parti;quartiere dei cavalieri, quartiere turco e quello ebreo.Il quartiere dei cavalieri conserva testimonianza dei cavalieri di San Giovanni che dopo la cacciata da Gerusalemme si rifugiarono a Malta. Stupendo il porto all’ingresso del quale si notano due colonne sormontate da due cervi di bronzo. la leggenda dice che in quel luogo sia stato edificato “Il Colosso di Rodi”. Ricco di storia è il Palazzo del gran maestro, distrutto da un’esplosione e ricostruito in stile medioevale nel 1912, durante l’occupazione italiana nella città.
LIMASSOL: seconda città dell’isola di Cipro, famosa per le sue lunghe tradizioni culturali, per i musei e i siti archeologici. E’ un grande centro commerciale per Cipro ed è famosa per il suo Carnevale che occupa il 3° posto dopo quello di Rio e di Venezia. Siamo diretti a Paphos dove troviamo la roccia da dove è sorta dalle acque del mare, secondo la leggenda, Venere dea dell’amore. Importante il monastero ecclesiastico di San Neofytos del XII secolo con straordinari affreschi bizantini. Famoso il vino passito
(kumandaria) che è una grappa rosata con aggiunta di cannella, 45° e si dice che chi la beve è un vero uomo.
HAIFA: Terza città dello stato di Israele apre le porte di accesso alla Galilea. Il porto di Haifa è nato nel 1934 per trasportare il petrolio dall’Iraq. L’escursione fatta in Israele per le persone di fede cristiana, e per gli appassionati della storia antica è stata affascinante, soprattutto il ripercorrere i luoghi che ricordano la vita di Cristo.
NAZARETH: Basilica dell’annunciazione, una chiesa sorprendentemente moderna, costruita nel luogo dove l’arcangelo Gabriele annunciò a Maria che sarebbe diventata la madre del Cristo. I luoghi religiosi sono tanti, ognuno con la sua storia, Monte degli ulivi da dove lo sguardo si spazia in un panorama mozzafiato, il Muro del Pianto, il luogo ebraico più sacro a Gerusalemme, la via Dolorosa, la più sacra ai cristiani di tutto il mondo, in ricordo del cammino percorso da Cristo fino alla sua crocifissione, la Basilica del Santo sepolcro.
MASADA: è il sito storico, per me, più interessante di Israele. Si dice che Erode il Grande fece costruire una fortezza tutta per lui, e un palazzo un po’ più distante per la sua famiglia. Masada è situata sulla sommità dell’altopiano roccioso dove troviamo la più antica sinagoga del mondo. Da questo punto si poteva ammirare uno spettacolo unico al mondo. Tutto intorno roccia deserta e all’orizzonte il punto più basso della terra, il MAR MORTO, 400 m. sotto il livello de mare e dal color cobalto con tutte le sue varie sfumature. Dato il suo elevato contenuto salino, le acque del mar morto non sono potabili e non consentono alcuna forma di vita, ma hanno proprietà terapeutiche ed effetti benefici per la salute. Affacciandosi la sera al ponte della nave, il Monte Carmelo ci regala una vista straordinaria con mille luci colorate dando l’idea di trovarsi di fronte un immenso presepe. Cosa dire dei Giardini BAHAI, un’altra meraviglia, sono i giardini pensili più grandi del mondo dichiarati patrimonio dell’umanità, sono davvero uno spettacolo senza pari. Così come ripercorrere le stradine di Haifa si ha l’impressione di rivivere oltre 4000 anni di storia con il suo bazar multicolori.
KATAKOLON: villaggio di pescatori, il suo faro è attivo dal 1865 e rappresenta il punto di accesso per Olimpia, dove per oltre un millennio gli antichi Greci si radunavano ogni 4 anni al sorgere della luna piena per celebrare i giochi sacri in onore di Zeus. Ai giochi olimpici potevano partecipare atleti di tutta la Grecia, ma solo se cittadini liberi. I tedofori avevano l’obbligo di annunciare lo svolgimento dei giochi. Le donne non erano ammesse, altrimenti rischiavano la pena di morte. Ci siamo allontanati dalla Grecia lasciandoci alle spalle le isole del Dodecanneso e tutta la storia dell’antica Grecia.
DUBROVNIK: qui l’ingresso al porto della nuova città è stato molto tranquillo, permettendoci di ammirare il grande ponte autostradale che sovrasta il suddetto porto. Il panorama che ci offre Dubrovnik è un vero paradiso terrestre, come diceva Bernard Shaw.
Mercoledì 7 dicembre h 9, porto di Venezia – si scende: la corsa è finita, si ritorna alla solita routine della vita quotidiana.
Bilancio: porterò nel cuore questa magnifica esperienza, non solo per l’arricchimento del mio bagaglio culturale, ma per le persone che mi hanno affiancato con le quali ho condiviso i momenti più belli ma anche quelli meno di questa esperienza.