Perché mi guardi in questo modo?  Non ho fatto niente! Non fare così ti prego!  Io sono come te! Non è il colore della pelle che ci fa diversi, noi siamo fratelli.  Sono nato in luoghi diversi, ma  nella stessa maniera. Forse sono stato più sfortunato,  ma sono come te, ho un cuore, un’anima e dei sentimenti, allora perché mi rifiuti e non vuoi tendermi una mano?  Sappi che se fossi stato bene dove  stavo, non sarei venuto  in un paese così lontano. Meno male che non  tutti gli italiani guardano agli immigrati con tanta diffidenza,  come è  avvenuto verso i meridionali,  nel lontano passato.  Povera gente!   Si era trovata in condizioni difficili, come me. La storia si ripete, oggi come ieri,  e mi dispiace che dopo tanto tempo  non ci sia ancora pace. Questi atteggiamenti non mi sono piaciuti, in  questo meraviglioso paese ,
Non volevo venire, avevo paura,  non immagini quanta!   Non mi conosci, perché fai di tutta l’erba un fascio? Io non sono come quelli a cui tu pensi,  allora avvicinati, non darmi uno schiaffo. Com’è bella la tua famiglia, vorrei averla pure io. Poter dare ai miei figli quello che tu dài  ai tuoi, chiedo troppo mio signore? Sono anche io figlio tuo? Allora perché questa discriminazione? Noi non siamo figli minori, siamo come tutti voi,  allora perché questo odio? Sono venuto  in questo paese per lavorare, non per fare del male, apri le tue porte, non aver paura ,  non mi bollare come un ladro, o come un persona di strada, io vorrei, se  possibile, non una capanna ma una vera casa,  per vivere dignitosamente come tutta la gente civile che si rispetti.

domenico.rc   17/05/2009

E’ del  tutto naturale che in democrazia si possa essere  contro il Governo e che si possa contrapporre alle misure da esso proposte o realizzate altre che si ritengono più giuste e confacenti agli interessi del Paese. Ma è altrettanto giusto difendere quanto il Governo realizza.
E allora diciamo che, in merito a diverse azioni compiute da questo Governo, non si può che plaudire.
Vogliamo parlarne?
Allora, la politica economica, ad esempio, che in un periodo difficilissimo dell’economia mondiale, riesce a far sopravvivere il Paese con dignità salvando il salvabile e non chiedendo nuovi sacrifici agli italiani, ma anzi alleviando le loro situazioni. L’opposizione dice che si poteva e si può fare di più ma non ci spiega come visto che in situazioni di difficoltà dare di più significa “fabbricare” i soldi che non ci sono, cioè operare in condizioni d  provocata inflazione.
Taccio su quanto fatto per i problemi di Napoli, e per il terremoto, certo non desiderato in questa situazione. Ma  parliamo della sicurezza.
Tutti i cittadini non con le bende agli occhi sanno come questi problemi sono sentiti dal popolo italiano, che chiede interventi a sua difesa. E interventi ci sono stati e ci sono, senza alcun riconoscimento dell’opposizione la quale si lancia spada in resta su questo o quel problema specifico senza considerare il rilievo fondamentale che la sicurezza assume. Osservo peraltro che sul problema hanno perso le elezioni.
Ora stanno ironizzando sulle ronde o, peggio, dicono che si sta strisciando sul fascismo. Poveretti; se sulla sicurezza si chiede la collaborazione dei cittadini e se l’idea fosse venuta a loro, avrebbero parlato di vigilanza democratica, di collaborazione, ecc. Ma purtroppo l’idea è venuta al Governo. E giù menate sui pericoli per la democrazia. E sui costi.
In merito all’immigrazione s’è scatenato un altro finimondo, stavolta sull’onda di una polemica avviata in sede ONU sul cosiddetto respingimento. Non possiamo respingere, dice un organismo dell’ONU. E l’opposizione che fa? Invece di difendere la giusta linea del Governo, diretta a chiarire se di vero e proprio diritto all’asilo si tratta e se sia giusto che solo l’Italia ne debba sopportare il peso, chiacchiera contro il Governo che non riconosce il diritto all’asilo. Qualche tempo fa si parlava di altre cose, se cioè ci fossero o meno le condizioni per accogliere un soprannumero di immigrati. Ora si dà per scontato che bisogna accogliere tutti perché ce lo dice l’ONU.
E mi sa che per tutte le altre cose è così. Ma ci sono le prossime elezioni europee e tante polemiche si spiegano. Vogliamo parlare dello scandalo Berlusconi- Veronica? Ho sentito con le mie orecchie che Berlusconi era un pedofilo e che Veronica sì che aveva avuto coraggio nel denunciarlo. Qualcuno, a sinistra, pensò addirittura di farla entrare nei suoi ranghi politici contro il marito o l’ex marito.
Insomma, se qualcuno proprio ci costringe, possiamo fungere da cassa di risonanza su quanto di buono fanno il Governo e la maggioranza nel nostro Paese. Per Roma, poi, potremmo svolgere un’azione particolare. Le malefatte della sinistra, al potere da sempre, sono sotto gli occhi di tutti. Pensate che da 20 anni non si potavano gli alberi  e che quando il nuovo sindaco ha detto che bisognava verificare la situazione visto che i rami cadevano e che qualcuno si faceva male fino a morirne, sapete che si sono inventati? che con la potatura si impediva la libera circolazione delle persone che dovevano andare a lavorare.
Per non parlare del sacco di Roma degli anni trascorsi e della manutenzione delle strade di tutta la capitale, che da Veltroni era stata affidata ad una sola ditta, per giunta in procinto di incappare in un procedimento giudiziario.
Insomma, argomenti non ne mancano, amici di Eldy.
Per tornare al nazionale, vogliamo parlare del ministro Brunetta, che ha ingaggiato una lotta, assai apprezzata dalla gente, contro i fannulloni del pubblico impiego e delle riforme della Ministra Gelmini, che vuole vedere gli studenti studiare invece che fare marcette? O del ministro Sacconi, che sta mettendo ordine nell’intricato settore a competenza regionale della sanità? A ognuno il suo merito.
Se, per mantenere serenità e amicizia in Eldy, ci imponiamo di essere equilibrati e amici di tutti “nulla quaestio” Ma se ci toccano, ci ridicolizzano e ci danno fastidio noi risponderemo, certi di interpretare posizioni che tanti italiani condividono con noi.

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lorenzo.rm.     17/05/2009

Ho riflettuto a lungo sul modo più efficace per discutere, in un giornale come il nostro, dei problemi economici.
C’è il rischio di cadere nell’oleografico, nello scontato, nello scandalistico, nel teorico, nel partigiano.
Insomma un insieme di trabocchetti. Si può sbagliare anteponendo con forza le proprie ragioni o esigenze dimenticando che soltanto nei contesti più generali dell’economia di una città, di una regione o dell’intero paese, quando non dell’Europa o del mondo intero, possono talvolta affrontarsi i problemi vissuti dalla gente sulla propria pelle.
C’è l’esigenza di un’ informazione corretta e non è sempre facile essere corretti quando si è tentati di sfruttare politicamente i fatti sulla base di antiche inimicizie, diffidenze, incomprensioni. Occorre, quindi, per quanto possibile, autocontrollo e onestà intellettuale.
D’altra parte, i problemi dell’economia non danno scampo: individuate le condizioni e le regole, sono date anche le risposte, che valgono per tutti: protagonisti,  comprimari,  utenti, pazienti, ecc.
Bilanci pubblici, situazioni aziendali, prospettive economiche e dell’occupazione, contesti sociali, effetti di scelte adottate a livelli superiori o in altre epoche. Sono semplici titoli entro i quali collocare gli argomenti che di volta in volta ci interessano più direttamente. Saremo capaci, per ogni problema, di presentarlo, impostarlo e condurlo lungo i corretti binari?
Speriamo di sì. Correttezza, in economia come in politica, vuol dire compiere sforzi di concretezza, sistematicità, evitando luoghi comuni, complicità colpevoli, errori di metodo, strumentalizzazioni.
Occorrerà dialogare con gli altri e prendere spunto dalle esigenze prospettate per suscitare interessi, per coinvolgere.
Dialogare soprattutto per capire. Capire che i problemi economici, che sono in fondo il substrato di quelli del vivere civile, possono costituire, attraverso il confronto, una importante fonte di crescita culturale.
Propongo un metodo di partenza: facciamo scegliere i temi a chi li sente di più, con ciò dimostrando di essere portatori di argomenti democraticamente sentiti e percepiti dalla società che in piccolo rappresentiamo.
Io, se volete, sono a vostra disposizione per  fungere da amico dialogante più che arbitro.

Lorenzo.rm  17/05/2009


A mio parere stiamo vivendo nel blog, almeno per quanto riguarda la politica e l’economia, un momento delicato.
Penso che occorrerebbe darsi una calmata, come si dice a Roma. Mi riferisco in particolare agli articoli “Nel silenzio della notte passi cadenzati :Le ronde e Attenti al lupo clandestino.
Si tratta di due articoli decisamente antigovernativi, che presupporrebbero decise risposte. Ma, e qui sta il punto, le decise risposte provocherebbero puntualizzazioni ulteriori da parte degli autori, non escludendosi, in definitiva, polemiche, rancori, inimicizie, ecc.
Qualcuno potrebbe dire: lasciate che ognuno si esprima liberamente. Certo, ma il problema è che la libertà di ognuno di noi non deve cozzare con la libertà degli altri. E allora dico con tutta serenità che io, ad esempio, sono vicino al governo e non voglio litigare con gli antigovernativi, e quindi li invito a non usare termini dispregiativi e polemici nei confronti delle posizioni a cui mi richiamo. OK?
Io penso che dobbiamo essere tutti amici e che ognuno, nei limiti del possibile, deve rispettare chi non la pensa come lui. Siamo d’accordo o no?
La tenuta di questo atteggiamento, di questo impegno riguarda in particolare i cosiddetti redattori, che devono curare che tutto fili liscio. Si impegnano in proposito questi signori? O fanno finta di niente? O addirittura scrivono loro stessi gli articoli che provocano polemiche?
Sappiamo tutti quanto è facile litigare. Vogliamo questo? Io no vi prego di credermi.
Quindi, forza, e diamoci da fare per riportare serenità ed esponiamo il cartellino giallo a chi, magari ritenendosi in diritto di esprimersi come gli pare, non ha tuttavia riflettuto che altri potrebbero risentirsi.
L’obiettivo di fondo è scritto nelle regole di Eldy: tenere un “comportamento idoneo alla comune serenità”.
Avevo cominciato qualche tempo fa una riflessione  sul modo più efficace per discutere, in un giornale come il nostro, dei problemi economici. Riflessione che avevo affidato a Paola. Ora quella riflessione la estenderei anche ai problemi politici
Dico, con riferimento sia all’economia che alla politica, che c’è il rischio di cadere nell’oleografico, nello scontato, nello scandalistico, nel teorico, nel partigiano.
Insomma un insieme di trabocchetti. Si può sbagliare anteponendo con forza le proprie ragioni o esigenze dimenticando che soltanto nei contesti più generali  di una città, di una regione o dell’intero paese, quando non dell’Europa o del mondo intero, possono talvolta affrontarsi i problemi vissuti dalla gente sulla propria pelle.
C’è anche l’esigenza di un’informazione corretta e non è sempre facile essere corretti quando si è tentati di sfruttare politicamente i fatti sulla base di antiche inimicizie, diffidenze, incomprensioni. Occorre, quindi, per quanto possibile, autocontrollo e onestà intellettuale.
D’altra parte, i problemi dell’economia e della politica non danno scampo: individuate le condizioni e le regole, sono date anche le risposte, che valgono per tutti: protagonisti,  comprimari,  utenti, pazienti, ecc.
Bilanci pubblici, situazioni aziendali, prospettive economiche e dell’occupazione, contesti sociali, effetti di scelte adottate a livelli superiori o in altre epoche. Sono semplici titoli entro i quali collocare gli argomenti che di volta in volta ci interessano più direttamente. Saremo capaci, per ogni problema, di presentarlo, impostarlo e condurlo lungo i corretti binari?
Speriamo di sì. Correttezza, in economia come in politica, vuol dire compiere sforzi di concretezza, sistematicità, evitando luoghi comuni, complicità colpevoli, errori di metodo, strumentalizzazioni.

Occorrerà dialogare con gli altri e prendere spunto dalle esigenze prospettate per suscitare interessi, per coinvolgere.
Dialogare soprattutto per capire. Capire che i problemi economici e politici, che sono in fondo il substrato di quelli del vivere civile, possono costituire, attraverso il confronto, una importante fonte di crescita culturale.
Propongo un metodo di partenza: facciamo scegliere i temi a chi li sente di più, con ciò dimostrando di essere portatori di argomenti democraticamente sentiti e percepiti dalla società che in piccolo rappresentiamo. Gli approfondimenti potrebbero essere effettuati, dopo gli articoli di apertura, nelle rispettive sezioni economia e politica.
Io, se volete, sono a vostra disposizione per  fungere da amico dialogante più che arbitro.

Lorenzo.roma    17/05/2009

scritto da admin il 16 05 2009
http://www.youtube.com/watch?v=J4138_SNtFo

Cari amici Eldyani, dopo una settimana intensa di argomentazioni ,riflessioni e commenti che hanno spaziato dall’amicizia uomo e donna ,barboni , clandestini etc. voglio ,oltre che augurarvi un buon fine settimana ,lasciarvi con un video all’insegna del sorriso con un pappagallo che si prepara a trascorrere il suo sabato sera ..Ciao!

scritto da admin il 15 05 2009
http://www.youtube.com/watch?v=qdeMqqghXRI

Nei metodi educativi di un tempo, molti genitori o adulti erano soliti smorzare l’irruenza dei bambini evocando la venuta dell’uomo nero,che li avrebbe mangiati o portati via o quantomeno spaventati; e i bambini con la loro fantasia davano corpo e forma a questo mostro mai visto ma, sicuramente, esistente visto che mamma e papà lo conoscevano.

Nulla di più diseducativo, non è creando paure e mostri che si diventa responsabili e maturi.Ma molti adulti trovavano comodo questo escamotage che gli faceva risparmiare tantissimo tempo ed energie, quanto, invece,  ne avrebbe richiesto un discorso e un metodo esplicativo basato sulla spiegazione del perchè alcune cose  non andrebbero fatte.La paura non spiegata paralizza, rende insicuri e aggressivi.Poi siamo sicuri che col passare degli anni si riesce ad elaborarla, neutralizzarla e metabolizzarla?

Se è condannabile come metodo pedagogico, ancor più disdicevole lo trovo applicato da parte di un governo verso i propri cittadini.Ultimamente si stà cavalcando l’onda della paura; non è più l’uomo nero immaginario dell’infanzia,oggi esso ha un nome ben preciso, un aspetto fisico caratteristico, comportamenti specifici: CLANDESTINO.

Ultimamente in tv., cronaca, e giornali primeggia il problema dei clandestini extracomunitari e i toni sono fortemente preoccupati: “ci stanno invadendo, sono troppissimi, ci rubano il lavoro, delinquono, stuprano, puzzano…”.Tutto ciò ha un nome: è strategia della tensione, è inculcare paura, paura, solo paura!!

E anche in questo caso, come avveniva prima con i bambini, si strumentalizzano le fasce più deboli:anziani,giovani disoccupati, cassa-integrati, le donne.E’ trovare un capro espiatorio, è buttare polvere negli occhi, è offuscare la realtà.Così, se manca il lavoro, se non arriviamo a fine mese, se le vacanze si sognano e basta,se per molti è un problemamettere su pranzo e cena, se i figli di tanti all’università devono rinunciare, se un mutuo per la casa è impossibile perchè con 1000 € nessuna banca lo accende,se fare figli è un lusso proibitivo, se…..se…se…sappiamo benissimo chi è il nostro nemico e…certi, faremo di tutto per combatterlo!.

E allora, ecco attuare le contromisure: varo di una legge sulla sicurezza, inseguirli via mare,istituire le ronde, proporre separazioni nelle aule scolastiche e negli scomparti della metro, tassazione sui permessi di soggiorno, etc….etc…e mostrare con orgoglio i risultati ottenuti come conquiste morali, sociali, tutelanti (soprattutto).

E non importa se l’Europa, se lONU, se il mondo ci accusa di razzismo!.

Eliminato il problema, l’Italia rifiorirà economicamente.

Così, passano in sordina la crisi economica,il tasso di disoccupazione, il lavoro nero e precario, i servizi sociali sempre meno diritti (sanità, casa, scuola, ricerca…)la certezza del diritto alla sicurezza, alla libertà,alla legalità sempre più vacillanti.Progettare nuove forme di economia, incrementare imprese, tutelare i salari, controllare severamente l’evasione fiscale, stroncare l’illegalità, la corruzione, le mafie, le truffe, investire in settori confacenti il nostro territorio, la nostra cultura, le nostre risorse umane ed economichesarebbero le soluzioni più giuste, durature e solide ma, richiedono tempo, troppo tempo, energia, volontà, rinunce di potere (per alcuni), e…..allora è più sbrigativo tornare al metodo dell’uomo nero.

 

Semplice                           15 maggio2009

http://www.youtube.com/watch?v=kx1vmBwLz-k

Fra pochi giorni ci risiamo!..Il 6 e il 7 giugno si vota per il rinnovo del parlamento europeo.

Saremo chiamati ad esercitare il diritto -dovere del voto.Ultimamente è un’operazione che facciamo spesso.La macchina elettorale da tempo si è messa in moto: trasmissioni televisive, dibattiti,comizi, pubblicità…organizzazione operazioni di voto …il tutto a costi stratosferici.

Tutti, o quasi, i candidati promettono cambiamenti, fanno proposte, promesse,auspicano rinnovamento,stilano programmi a breve e lungo termine…sembrano a vederli perfino credibili.

Dall’altra noi: il popolo, con le nostre speranze, i nostri bisogni, i nostri diritti sempre più spesso elusi, che ci affidiamo fiduciosi a coloro che stentiamo di riconoscere come i rappresentanti dei nostri valori, delle nostre idee, delle nostre passioni.

Allora mi chiedo: come mai questa discrepanza?..Coloro che eleggiamo di sicuro devono rappresentarci …o…

Cari amici, fin quando si insegue una poltrona(” per salvaguardare gli interessi degli italiani”) ,ci si accorge che alla fine si tutelano solo i propri interessi.e di qualsiasi genere, economici, morali, personali,bramosia di apparire, di potere..L’unico rimedio a cio’, a mio modesto parere, sarebbe il tentativo di promuovere consensi per una riforma integrale del sistema politico elettorale, dove gli interessi da salvaguardare siano solo ed unicamente quelli che rispondono alle esigenze dei cittadini, ed a tutto cio’ che ad essi e’ correlato: poi, se notate bene, le immagini dei candidati non sono mai state cosi’ belle come quando sono stampate sul tabellone..Sorrisi dolcissimi, barba rasata su una pelle di velluto, espressioni convincenti, giovanili, credibili ; sembra di essere in altri tempi, dove le speranze degli elettori si concretizzavano in quegli sguardi promettenti e fiduciosi.Vogliamo ancora crederci? ma si; sperando che alla fine l’unico piu’ grande successo possa tramutarsi nella volonta’ di riuscire almeno a limitare i danni procurati…Pessimismo, realta’,utopia? …….Il tempo ha sempre deciso e decidera’ allo stesso modo.. .

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Luigi4lc7lc                        14maggio2009

Stamani, nella pagina poesia, Domenico.rc ha lasciato questo scritto che mi ha impressionato, lo trascrivo qui

IL BARBONE: Domenico.rc
Fermati un istante a ragionare, mettiti lì seduto ad ascoltare, non pensare che abbia voglia di importi le mie idee. Hai  piena libertà di agire come vuoi. Ma vorrei dirti che non riesco a  capire questo tuo modo di fare, in nome di una vita senza schemi, al di fuori delle regole comuni, quelle che  ogni società  che si rispetti ci impone, per poter  convivere  con gli altri . La tua,  secondo me, è pura anarchia di tempi lontani, ormai superata. Un po’ tutti abbiamo vissuto quel periodo, quando pensavamo di poter cambiare il mondo, come se tutto ci appartenesse e  potessimo stringerla nelle nostre mani.  Quei diciotto anni sono ormai finiti da un pezzo, siamo diventati adulti, scegliendo strade diverse, per poterci sentire  realizzati, come persone e come padri, cercando un minimo di serenità per proseguire la nostra strada, in una società formata di regole e di schemi. Solo tu e pochi altri non siete riusciti a fare il grande salto, ancorati  a queste filosofie superate,  nelle quali vi siete rifugiati, per nascondere la  codardìa che, a mio avviso,  è la sola  ragione che vi ha spinto  a menare la vostra esistenza in  questo modo. Secondo te, è bello vivere senza fissa dimora? Un cartone per letto, dei fogli di giornale per coperta, e le stelle come tetto,  mendicando qualche soldo per un po’ di vino,  e un cane per compagno di viaggio. Un viaggio di solitudine e senza speranza, dal quale non si ritorna. Dimmi tu,  è proprio questo che cerchi?  Vuoi illuderti che questa vita sia la migliore, solo perché  è fuori dagli schemi, che non hai mai voluto accettare? Se avessi un  cuore, e degli affetti, forse cambieresti idea. Non paga pensare solo a se stessi, ma occorre dare anche agli altri. Non ti assale qualche rimorso? Forse tua madre si ammalò per il   dispiacere di vederti per  la strada, come un barbone, quando a casa  non ti sarebbe mancato nulla. Tuo padre, uomo d’onore e dall’aspetto apparentemente duro, si è visto messo da parte. Nonostante il suo orgoglio e la sua dignità ti ha teso una  mano, i tuoi fratelli e sorelle  si sono avvicinati a te con amore, ma tu, dopo mille promesse, sei tornato alla tua vita di nomade. Dimmi, dopo questo mio sfogo che hai ascoltato,  sai darmi una spiegazione, purché  sia frutto di un ragionamento lucido e cosciente? Forse siamo noi che non capiamo.  Sicuramente nella tua mente albergano molti problemi, perché ti sei votato all’autodistruzione, trascinando con  te tutto ciò che ti appartiene,  noncurante degli affetti e dei dispiaceri che stai arrecando alla tua famiglia. Vai per la tua strada, che il Signore ti protegga! Vai in cerca della tua fine, così finiranno le tue pene e anche quelle delle persone che ti hanno voluto bene. Forse qualcosa mi hai insegnato: da oggi in poi guarderò queste persone come te con  un trasporto diverso e maggiore affetto, perché credo che non sappiano quello che fanno, ma son convinti di essere nel giusto. Caro Barbone, qua la mano, buona fortuna, vai, la strada è tua  e anche la vita, fanne quello che vorrai finché  ti sarà dato vivere.

Poi mi sono ricordata che tempo fa anche Alfred aveva scritto una poesia su un barbone che aveva visto ad un concerto e che lo aveva colpito particolarmente.

HO VISTO UN UOMO FELICE. Alfred:
ho visto un uomo felice,
la barba lunga,
si accontenta di quello che la gente gli dà,
chi ha lasciato?
ascolta la musica rapito,
segue il vuoto con lo sguardo,
accarezza il suo cane con la dolcezza
di chi vorrebbe accarezzare chi non c’è
un amore lasciato?
speranze svanite?
il tintinnio di una moneta lo fa sorridere,
ringrazia ma non è presente,
la sua mente è lontana,
pensieri che non lo abbandonano,
infanzia perduta chissà dove,
affetti lasciati alle spalle ancora forti,
giovinezza che vola via,
rincorre quello che non sa,
cerca ciò che non c’è
un cane per compagno,
un cuore vuoto,
ho visto un uomo felice.


Due riflessioni diverse sulla scelta (o no) di vita di una persona che ha suscitato sentimenti contrastanti; Domenico cerca di “redimere” il barbone di portarlo a ragionare e di avvicinarlo allo stile di vita suo, pensa che abbia fatto una scelta e che abbia abbandonato degli affetti, ma alla fine dice: fai un po’ come vuoi. La vita è tua.
Alfred, invece lo osserva con sentimento e pensa che, alla fine, è felice questa persona, che apparentemente non ha altri affetti che il suo cane, ma è capace ancora di gioire all’ascolto della musica in un concerto.


È struggente tutto questo, che cosa sarà accaduto a tutti questi uomini e donne che non hanno più una casa e un luogo sereno e familiare in cui vivere? Ce lo domandiamo mai e che facciamo per loro? Riusciamo  a superare la diffidenza che spesso proviamo nei loro confronti?

Da un censimento sugli homeless, fatto dall’Università Bocconi di Milano risulterebbe che in Italia sono circa centomila e la metà quarantenni e colti.


“Sono per lo più italiani, hanno all’incirca 40 anni, il 30 % è diplomato e il 7 % laureato, il 13 % ha un lavoro fisso o comunque è attivo nel mercato del lavoro (74%), il 70 % legge un quotidiano. Eppure sono clochard, senza fissa dimora. Poveri barboni.”….” il fenomeno in Italia riguarda 70-100 mila persone, quasi lo 0,2 %  della popolazione, una percentuale che ci affianca agli Stati Uniti dove gli homeless sono una realtà quasi “ordinaria”.

Sono persone che hanno perso il lavoro e non sono state capaci di rialzarsi?, erano oppresse dai debiti?, oppure non sono mai state in grado di adeguarsi alle regole di vita di una società che non dà grande spazio a chi ha tempi lunghi?
Erano felici nella loro vita precedente? Perché hanno fatto questa scelta così drastica? Ed è stata davvero una scelta?.
Io personalmente ne ho conosciute tantissime di persone in questo stato di smarrimento ed ognuna aveva alle spalle una storia terribile ed affascinante; li vedevo con i cani, dei cani fedelissimi che alle volte subivano delle violenze inaudite, ma erano sempre lì a proteggere il loro padrone. Io mi domando se il ”barbone” di Domenico abbia davvero avuto alle spalle la vita che Domenico immagina…Alfred non se lo domanda, lui constata, ma tutt’e due sono mossi dallo stesso sentimento di pietà.
Quando penso che, ognuno di noi, non è mai totalmente immune dal trovarsi in queste condizioni, allora davvero mi prende un senso di smarrimento…

Vi propongo un filmato. In questo filmato “i barboni” sono definiti ”I POTENTI DELLA TERRA”


E voi che ne pensate?
Avete delle esperienze da raccontare?
O dei suggerimenti?
[un grazie  speciale a Domenico e Alfred che mi hanno permesso di pubblicare i loro scritti]

http://www.youtube.com/watch?v=MobmVOr9J90

Finalmente! , è arrivata la legge che istituisce le RONDE voluta con determinazione dalla Lega nord e dal PDL votata con la fiducia-in Parlamento, un passo verso la vera democrazia, reale e concreta per la sicurezza dei cittadini.

Adesso le strade saranno più sicure, la delinquenza debellata,niente spacciatori agli angoli delle vie,nè scippatori, nè stupratori.Allora la sera possiamo tutti andare tranquillamente a passeggiare, a prendere un gelato, anche da soli? Sicuro ci sono gli angeli a proteggerci!

Ma…Chissà perchè nella mia mente balenano strane assonanze..

Mi torna in mente un passato ormai lontano in molti stati “democratici”Cile,Argentina,ex URSS, Italia dove si chiamavano (squadraccie) o milizie che vigilavano sulla sicurezza dei cittadini,con i risultati che tutti conosciamo per aver letto o alcuni vissuto.Nella mia famiglia un evento simile è accaduto; mio fratello, maggiore di me di 20 anni, non fece il saluto Romano al passaggio di una squadra col Gagliardetto, fu’ preso portato in una palestra pestato e purgato per lavare l’onta subita.

In cile si usarono metodi più raffinati, i cittadini indesiderati venivano prelevati dalle Ronde che offrivano loro un viaggio aereo sul pacifico, una volta in alta quota aprivano il portellone per farli scendere:viaggio solo andata! In fondo erano sobillatori denominati poi “I Desaparecidos”.

In URSS deportazioni, torture ad etnie diverse. In Argentina arresti senza capo d’imputazione,carcerazioni lunghissime senza informare le famiglie.Voi direte che nesso c’è tra ciò e le ronde in Italia?

Quando un governo delega la sicurezza nelle mani di privati cittadini dimostra debolezza delle istituzioni,anche i sindacati delle forze dell’ordine sono contro tale legge.Nelle note delle modifiche apportate si dice che saranno armate solo di telefonino e ricetrasmittenti ,staremo a veder cosa accadrà nella realtà chi vivrà vedrà!!!!!!

La sicurezza è un diritto e deve far parte del programma di un governo non può essere affidata al fai da te.La sicurezza nasce da un processo sinergico di volontà, di servizi, di opportunità,di valori,di certezze.La sicurezza è un fatto molto complesso che senza la collaborazione dei cittadini è molto difficile d’attuare,ma un paese che taglia i fondi alla scuola, all’università e alle forze dell’ordine non è un paese che sta costruendo le basi della sicurezza ma solo strumenti della politica del giorno x giorno che non porterà lontano.

Felpan                            14maggio2009

http://www.youtube.com/watch?v=vQlKJ7Y7hNI

 

 

Cavolo ci siamo. Preparo la valigia, vado al mare, nell’azzurro mare mediterraneo. Mi abbronzerò, nuoterò, andrò lontano. Che gioia dopo un anno di fatica.Questo pensavo prima di partire.

Ora sono al CPA. Centro per accattoni? No Centro di prima accoglienza. Quante stelle? Basta contarle sulle spalline dei custodi militari (mai più di tre).

Mi sono tuffato in acqua senza documenti, come le altre volte. Una bella nuotata e al ritorno a riva l’omino coi baffi, non quello della moka, quello in divisa, mi chiede di qualificarmi. Perché che ho fatto? Cerco l’asciugamano lasciato vicino al bagnasciuga. Lo prendo e dico: “sono in vacanza, faccio una nuotata”.

Non basta per identificarmi. Il gemello del baffuto mi invita a seguirli.

Non capisco. Il sudore lava via da me il salato del mare.

Ho capito che non ho con me i documenti. Da quando per fare un bagno bisogna portarsi i documenti? Ora sono un clandestino. Clandestino del bagnasciuga. E a voglia a parlare in dialetto. Chi minchia!, dico e i gemelli non capiscono e guardandosi si dicono “ Che gà dit?”

Capisco io: oltraggio a pubblico ufficiale. “Ma come se non esisto come faccio ad oltraggiare. Forse state sognando, non vedete che non ho il portafogli?” E l’accusa diventa più pesante: tentativo di corruzione.

Mi faccio il segno della croce con tutte e due le mani: vilipendio alla religione di stato.

Mentre li seguo in questura mi accorgo di essere in mutande: impudicizia e atti osceni perché resomi conto di come sono svestito mi copro le parti bianche.

In questura chiedo di poter telefonare a qualcuno a casa. “Che ci prendi in giro? Pensi di essere in un telefilm?”

“Ma mi consenta…” tento di dire, e quelli mi dicono di non usare il verbo del capo. Il verbo del che?

Insomma mi è andata bene, con le accuse accumulate rischiavo una condanna a dieci anni senza condizionale. Per fortuna sono stato scambiato per un clandestino e mi riportano in Libia. Sarà una buona occasione per fare nuove esperienze con viaggio pagato.

Mi raccomando, quest’estate al mare quando vi tuffate in acqua mettete la carta d’identità nel taschino del costume (da quest’anno nuovi modelli: tanga con tasca, bikini con tasca, boxer con tasca…, così si rilancia anche l’economia) e se non avete quella plastificata piuttosto non fate il bagno, a meno che non abbiate almeno due testimoni in spiaggia per garantire l’identità e a custodirvi i documenti.

Attenti ai lupi di mare, mordono parecchio ora che vanno in giro senza museruola.

 

Voglio condividere  questa canzone di Pierangelo Bertoli,mi sarebbe piaciuto inserire il video con la musica ma non l’ho trovato.

 

Il sud

Noi occhi pieni di futuro

sui marciapiedi di queste città.

Noi spalle contro il muro

traditi da promesse di libertà.

Mezza luna prigioniera

di una notte scura come questa miniera

qui ho sepolto i sogni e devo sopportare

sudore sangue e terra

e terra da scavare.

Noi occhi pieni di futuro

sui marciapiedi di queste città

Noi spalle contro il muro

stranieri facce dure povertà

mezza vita lasciata andare

sopra un treno che porta solo dolore

che ha pochi soldi in tasca e inciampa sui colori

che non ferma alla stazione dei tempi migliori

Noi occhi pieni di futuro

sui marciapiedi di queste città

Noi spalle contro il muro

traditi da promesse di libertà.

Mezza paga se vuoi restare

solo lavoro nero dissi ce la posso fare

quando arrivai dal sud in cerca di fortuna

appesa ad una notte notte di mezza luna.

Noi occhi pieni di futuro

sui marciapiedi di queste città

Noi spalle contro il muro

stranieri facce dure povertà. (GANG e BERTOLI)

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Popof         14maggio 2009

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Giotto si è sbizzarrito a rendere più brutta e repellente che mai questa raffigurazione piena di elementi: un sacchetto di denari, una velenosa serpe che scodinzola sulla nuca, spunta da sotto il turbante, esce dalla bocca, entra negli occhi del personaggio “invidioso”…
“In-vidia” significa cecità: non vedere o vedere tutto di “mal-occhio”.

Qualche volta filosofeggio, specie quando sono sola. Stavolta mi sono venuti in mente dei pensieri sull’invidia e li butto qui, senza alcuna pretesa di sistematicità.
L’invidia può avere radici molto profonde nella propria personalità.
Può essere causata da una mancanza d’affetto in passato, da un’eccessiva competitività o da desideri frustrati.
Alla base dell’invidia c’è, spesso, una disistima di sé e l’incapacità di vedere le cose e gli altri prescindendo da sé stessi; per tali ragioni l’invidioso è generalmente ossessivo, portato a falsificare la realtà, con pochi scrupoli e talvolta ipocrita.
Ritengo che ciascuno di noi abbia provato invidia verso qualcuno o qualcosa, nel corso della sua esistenza, sia pure nelle forme più lievi e indolori.
Il sentimento dell’invidia è sempre stato condannato dalla religione, dalla morale e dalla società, tanto da essere considerato “un vizio”. L’invidioso, infatti, ha il “vizio” di svalutare le persone che percepisce come “migliori” di sé e spesso non si limita al pensiero o alle fantasticherie di tipo aggressivo e distruttivo, ma cerca di danneggiare oggettivamente l’invidiato, ostacolandolo nei suoi  progetti o iniziative.
Esistono, poi, a mio parere, due tipi d’invidia: quella buona e quella cattiva.
L’invidia buona rappresenta, sì, un sentimento doloroso, lacerante, che si prova nel vedere qualcun altro riuscire dove e come vorremmo o avremmo voluto noi stessi ma essa non procura sentimenti negativi di odio e rancore per l’invidiato, in quanto non si cerca di ostacolarlo o di togliergli ciò che possiede. Essa consiste nel desiderio profondo di arrivare allo stesso livello dell’altro. In questo caso l’invidia potrebbe costituire uno stimolo, una motivazione verso il miglioramento di sé stessi.
L’invidia “cattiva, invece, non prevede e non auspica null’altro che il male, la sfortuna e la definitiva sconfitta dell’odiato rivale.

Aforismi sull’invidia
Complimento è la veste elegante    dell’invidia – (Ambrose Bierce)
Il silenzio dell’invidioso fa troppo rumore – (Khalil Gibran)
L’uguaglianza è l’utopia degli invidiosi – (Jules Renard)
L’invidioso non muore mai una volta sola, ma tante volte quanto l’invidiato vive salutato dal plauso della gente. – (Gracián Baltazar)
Alla resa dei conti non c’è vizio che nuoccia tanto alla felicità come l’invidia – (Cartesio)

Mi rendo conto, in conclusione, che si dovrebbe propendere per una mancanza totale di invidia nei confronti degli altri sopportando al massimo l’invidia buona. Ma non è facile, vero? Potrei avere le vostre impressioni sull’argomento?

giovanna.rm    12.05.2009

http://www.youtube.com/watch?v=Izoh_YcuZQQ

Non mi piacciono le fiction. Non mi piace neppure la televisione.
Due sono le trasmissioni di intrattenimento che letteralmente odio.
La prima è incentrata  su dei pacchi che devono essere aperti da un concorrente che può vincere migliaia di euro: soldi nostri. E viene data sul primo programma nazionale, servizio pubblico.
L’altra viene data dalla concorrenza e vede in scena la conduttrice, seduta su un  gradino, con espressione furbetta, due o tre bulletti seduti in trono, ed una corte di ragazze sbavanti che vuole assicurarsi il loro favore con una serie di mossette, domande, uscite esterne con sbaciucchiamenti, ecc. Ci sarebbe da domandarsi come mai le associazioni femministe non prendano alcuna iniziativa in proposito visto il lampante insulto alle donne, rappresentate come oche o peggio.
Ma torniamo alle fiction e affini. Penso che il motivo fondamentale del successo di questi raccontini di vita non vissuta sia la loro semplicità. Tutto sembra tagliato, scolpito col coltello. I buoni sono certamente buoni, i cattivi sicuramente cattivi. Le situazioni, scontate. Non c’è mai una sorpresa. L’amore predomina con un sentimentalismo di maniera. Poi c’è anche l’odio. E ci sono tutti gli altri “valori” : il successo, la rispettabilità, la famiglia, tutto ben catalogato, senza sfaccettature, senza un’ombra.
La storia, poi, non si chiude mai. Si continua all’infinito: con centinaia, migliaia di puntate, sicché, ad un certo punto, viene da pensare che l’importante per gli autori non sia tanto di dare un senso compiuto ad una storia ma di intrattenere la gente fornendo un sottofondo “soft”, leggero, non impegnativo e, tuttavia, coinvolgente in una società che ti dà poco tempo per riflettere. Se questa fosse l’intenzione si deve riconoscere che l’operazione è meno “idiota” di quanto potrebbe ritenersi.
E, con questi mezzi,  ci si può impadronire del cervello della gente senza farsene accorgere, senza farlo pensare. Assorbiamo tutto. E automaticamente agiamo secondo schemi semplici: gli avversari sono cattivi, gli amici sono buoni, non c’è bisogno di speculazioni. D’altra parte, amici e avversari mutano continuamente: oggi a te, domani a un altro. E  in questa società, peraltro, c’è un bisogno profondo di litigare, colpire, offendere.
Mi ricordo qualche anno fa il successo riscosso dalla canzone di un cantante che ammiro anche se è romanista: Antonello Venditti. Il suo ritornello, sapientemente ripetuto, ci assicurava che viviamo in un mondo di ladri. E tutti la cantavano tranquillamente senza problemi perché se lo diceva la canzone era certamente vero.
E poi ci sono le cosiddette “reality”, con i loro  grandi fratelli, fattorie,  talpe, isole di gente più o meno famosa, e chi più ne ha più ne metta, sì che il quesito che sorge spontaneo, almeno in me, è questo. Se la TV è tanto avvolgente e coinvolgente e se i messaggi che essa impone sono meno idioti di quanto si pensa, ma corrispondono a precisi modelli di vita da fare adottare alla gente senza che quasi essa se ne accorga, che cosa dobbiamo fare per diffondere un eventuale messaggio positivo, di crescita della società?


Tanto più che non è tanto il tempo che misura l’influenza delle trasmissioni sul pubblico ma l’efficacia del messaggio?
Ne vogliamo parlare?

Lorenzo.rm      13 maggio 2009

Ciao cari amici di Eldy,oggi vorrei porvi una domanda : secondo voi può esistere un’amicizia tra uomo e donna?? Di qualsiasi età. Inserisco un video dove potete vedere cosa ne pensano gli intervistati uomini e donne di tutte le età, se volete potete lasciare anche voi il vostro parere..

http://www.youtube.com/watch?v=N6VQ0dtM_gg

 

Davanti ad un’esecuzione è più colpevole il boia o chi gli da l’ordine?
Chi da l’ordine si giustifica dicendo che applica la legge. Il boia dirà che
ubbidisce a un ordine.
La legge chi la fa? Il legislatore, questo lo sappiamo. E chi da il potere 
al legislatore? Il popolo sovrano attraverso il voto.  Quindi il boia è la
mano armata del popolo sovrano.
E se la legge dice tutt’altro, il colpevole chi è? Il legislatore che abusa
della legge o il boia che esegue? O il popolo sovrano che tace e gongola
perchè non vedrà da vicino straccioni di vario colore sul marciapiedi
casa?
In questi giorni è stato violato oltre che il diritto internazionale anche
l’art. 10 della Costituzione Italiana, che garantisce il diritto di asilo.
Non è stata data a uomini e donne in mezzo al mare, la possibilità di
esercitare questo diritto (sono stati allontanati prima di toccare terra).
Chi di noi non cercherebbe di fuggire da uno stato che non garantisce i
diritti umani?
“Eran trecento eran giovani e forti” e sono stati rimandati in Libia.
Mar Mediterraneo: mare in mezzo alle terre, un grande lago, un crogiolo di
culture cresciute vicine nei secoli. Anche guerre certo, ma il monopolio
della violenza non appartiene ai popoli che anzi ne sono soggiogati.
Ma ognuno ha il diritto di difendersi.
Difenderai da chi? Da uomini e donne armati di stracci, che sognano di
trovare quel paradiso visto in TV?
E quel Comandamento che dice “Ama il prossimo tuo come te stesso”  che fine
fa?
E’ buono solo per le feste natalizie? Ci da una mano per la dieta, e
diventiamo tutti dame di carità che digiunano dopo cena per coloro che hanno
fame, e diamo un obolo all’offertorio di mezzanotte completando il giro
dell’autolavaggio collettivo dell’anima,
Che nazione è quella che consente l’aggiramento delle leggi fondanti lo
stato?
Chi ha colpa dell’azione del boia?

(Popof)        9maggio2009

scritto da admin il 9 05 2009

Il MIO AUGURIO A TUTTE LE MAMME CON DEI VERSI DI K. GIBRAN :

I tuoi figli non sono figli tuoi
sono i figli e le figlie
della vita stessa.

Tu li metti al mondo
ma non li crei.

Sono vicini a te,ma non
sono cosa tua,

Puoi dar loro tutto il tuo
amore, non le tue idee.

Perchè essi hanno le loro
proprie idee.

Tu puoi dare dimora al
loro corpo, non alla loro anima.

Perchè la loro anima
abita nella casa dell’avvenire
dove a te non è dato
di entrare,neppure col sogno.

Vuoi cercare di somigliare loro,
ma non volere che somiglino a te.

Perchè la vita non ritorna
indietro e non si ferma a ieri.

Tu sei l’arco che lancia
i figli verso il domani.

K: Gibran