MICHELANGELO BUONARROTI SULLE CAVE DEL MONTE ALTISSIMO
Premessa: questa non vuole essere una ricerca storica, ma un breve escursus sulle orme del grande artista sulle montagne di Seravezza, in provincia di Lucca. Nei miei precedenti articoli, – “alla scoperta di una Versilia nascosta”- dicevo che: (…) Quella superba montagna che si vede dal litorale marino, Forte dei Marmi, è il Monte Altissimo. Un’enorme cattedrale tutta di marmo bianco, arabescato e statuario. Siamo nel Comune di Seravezza , nella provincia di Lucca.
Nel 1505, Michelangelo seguiva l’escavazione dei marmi nelle cave di Carrara. In quegli anni, erano in piena attività. Con la salita al trono di Giovanni de’ Medici, il quale prese il nome di Papa Leone X, venne indetto un concorso per la sistemazione della facciata di San Lorenzo in Firenze. Michelangelo vi partecipò e vinse. Nel 1513, Il Pontefice, per porre fine alle contese fra Lucca, Genova e Firenze, assegnò definitivamente il possesso delle terre al Capitanato di Pietrasanta. I confini vennero rettificati e vi partecipò lo scultore fiorentino Donato Benti.
E’ ovvio che i Medici, intendevano cavar marmi dai propri territori penalizzando ovviamente Carrara. Vi era insomma, la precisa volontà di avviare una nuova attività economica del Capitanato di Pietrasanta. Mentre le cave di Carrara, consentivano all’Artista un facile accesso, quelle dei monti di Seravezza presentavano delle ardue difficoltà. Lo stesso Michelangelo, faceva presente i problemi che si sarebbero presentati per l’apertura di agri marmiferi versiliesi, e sosteneva l’escavazione di Carrara. Ma il Vasari, della corrente Medicea, scriveva che: – all’altezza del più alto monte, chiamato Altissimo, vi erano marmi della stessa bontà e bellezza di quelli di Carrara.(…)-
Vi furono un’infinità di lettere del Maestro, il quale, però, fu costretto ad osservare la volontà dei Medici. Il 2 febbraio 1518, il Cardinale Giulio dei Medici, che sarà il futuro Clemente VII scriveva: – (…) che si piglino i marmi del Capitanato e non altri, per le opere che si ha da fare: Santo Pietro, Santa Reparata, e per la facciata di Santo Lorenzo (…) Così, Michelangelo decise di rispettare il contratto stipulato il 19 marzo 1518, per le opere sopra citate per un prezzo di 40.000 ducati “d’oro in oro larghi”: Davanti al notaio Giovanni Paolo Badesi, il 15 marzo dello stesso anno, viene firmato il contratto assieme a otto scalpellini di Settignano e Angelo di Benedetto detto Angelotto, cavatore di Azzano.
Il Maledetto Toscano Giulio.lu
Non si può parlare del monte Altissimo e del suo marmo senza ricordare i cavatori che “veramente” si guadagnavano il pane col sudore della fronte e a rischio della vita
Vi consiglio di visitare il sito:
http://www.versilia.toscana.it/marmo/01.html
avrete tutte le informazioni in proposito
<<Da stelle a stelle: sui muri, di pietra come le Apuane, delle case, rimbalzavano gli echi dei nomi degli uomini delle cave che si rincorrevano di porta in porta: «o Domé, o Pié, o Francé», prima che l’ultima stella scomparisse nella prima luce del giorno; e gli stessi nomi, come un ritornello, si udivano prima dell’imbrunire quando l’ultima luce del giorno illuminava le cime dei monti e i crocchi dei cavatori, di ritorno al paese, si scioglievano man mano che ciascuno si ricongiungeva con i propri bambini che gli erano corsi incontro e con la propria famiglia.
I cavatori salivano la montagna quando il sole la discendeva e la discendevano quando il sole la risaliva>>
E aggiungo la bellissima poesia di Lorenzo Tarabella
Poesia -I CAVATORI- tratta dal libro -E’ troppo presto- di Lorenzo Tarabella.
“Rubini, nella notte gelida, le stelle. Cielo spaziato. Un senso: l’infinito.
Immobili le case. Sonno. Silenzio
E’ l’ora. Una voce, dei lumi alle finestre, il calvario comincia: partono i
cavatori.
Un ponte, il primo altare di fili e pioli gettato sopra un fiume fra le
rocce; affanno nella scesa è la preghiera. E vanno, le ombre per l’impervio monte stagliate contro il vuoto dell’abisso sino a toccar le stelle. Un vecchio, avanti, da secoli le guida premuroso battendo i passi lenti col bastone.
E silenziose vanno le ombre stanche dal sonno, prive di sogni, di
gioie. Torneranno?
Il vento fischia alto nella tecchia, combatte fra i castagni nelle forre, gelido il suo passaggio nella cava, fra immoti blocchi. Martelli e spari! La montagna vive!
Martelli e spari: la montagna e l’uomo.
Si spezzano le mani ai cavatori, il sangue sprizza vivo, tinge le scaglie
bianche; pungenti spilli il freddo trafigge i pori.
Uno schianto e la morte. La fiamma guizza dalla miccia accesa: uno scoppio e la morte. Pende dall’alto il masso sopra le teste, un fragore: la morte. Si spezzano le mani ai cavatori,il sangue sprizza vivo e sempre in agguato la morte, ma una disperata volontà forgiata di miseria sorregge gli uomini. Tornano. E’ presto. Troppo presto. E le donne lo sanno. Il sole ancora pallido carezza lo squallore delle case. E’ troppo presto. Le donne
lo sanno.
Brevissima qualche informazione su Michelangelo scultore e il suo rapporto col marmo.
Michelangelo Buonarroti (Caprese -Arezzo, 6 marzo 1475 – Roma, 18 febbraio 1564) (architetto, pittore, scultore, umanista e letterato), tra i protagonisti del Rinascimento e riconosciuto sin dai contemporanei come uno dei più grandi artisti di sempre, tra tutte le sue attività prediligeva la scultura. Affermava di essere nato in un paese di “scultori e scalpellini” e d’aver succhiato con il latte anche la capacità di scolpire: infatti la sua balia era di Settignano. Proclamava che non esiste idea che non si possa esprimere con il marmo. Lui stesso sceglieva il marmo bianco di Carrara e non ricorreva al lavoro degli scalpellini, ma da solo toglieva il materiale superfluo che, secondo le sue teorie nascondeva l’opera d’arte. Anche ormai prossimo alla morte, continuò a scolpire la pietra.
Il Magnifico riconobbe subito il suo talento e lo accolse come un figlio, facendolo entrare, giovanissimo, a far parte del circolo di artisti quali Ghirlandaio e Bertoldo, che lavoravano per i Medici: il giardino neoplatonico.
Già all’età di sedici anni ci regala un capolavoro come la “Madonna della Scala”
, che è la sua prima opera.
Poi (1490 circa) è la “Battaglia dei Centauri”.
Dopo è un susseguirsi di opere: capolavori unici e originalissimi “la Pietà”, il “David”, i “Prigioni” “il Bacco”…
Non è possibile scrivere qui un trattato e non ne siamo neanche all’altezza, ma consiglio vivamente di visitare il sito di Wikipedia, molto esauriente, per chi ne volesse sapere di più e approfondire
http://it.wikipedia.org/wiki/Michelangelo_Buonarroti
Poi (1490 circa) è la “Battaglia dei Centauri”.
Dopo è un susseguirsi di opere: capolavori unici e originalissimi “la Pietà”, il “David”, i “Prigioni” “il Bacco”…
Non è possibile scrivere qui un trattato e non ne siamo neanche all’altezza, ma consiglio vivamente di visitare il sito di Wikipedia, molto esauriente, per chi ne volesse sapere di più e approfondire
http://it.wikipedia.org/wiki/Michelangelo_Buonarroti
http://www.versilia.toscana.it/marmo/michel.html
sul sentiero di Michelangelo
sentieri del marmo
Paolacon
Sono sempre stato bene abituato, tenuto al riparo, sempre al calduccio.
Un tepore confortevole estate e inverno. Forse d’estate, entrando nell’acqua al mare un brivido, ma era cosa da poco, passava subito.
Ogni tanto capitava che venissi sballottato avanti e indietro ma fortunatamente eravamo tanti: duecento milioni dicevano.
Sinceramente non li ho mai contati. Lì ognuno pensa per sé.
Ognuno è unico, tutti si somigliano ma ognuno è unico. Si convive.
C’è molta rivalità: tutti vorrebbero essere i primi.
Non ci sono gregari, al via si parte tutti assieme e si corre.
Si corre e ci si spinge, si sgomita, si scodinzola, ci si supera.
È sempre una guerra.
Sì perché tu non sai quando dovrai partire. Nessuno ti avverte prima in modo che tu possa prepararti.
Per la verità qualche segnale lo ricevi: gli sballottamenti che dicevo prima sono quasi sempre il segnale di una partenza improvvisa.
Si parte a scaglioni ad un segnale ormai convenuto: un ohhh!
Un secondo scaglione al secondo: ooohhhhh!!!
Poi seguono altri oooooohhhhhhhh prolungati per i ritardatari!
Per tutti inizia una frenetica corsa per raggiungere una meta che non conosciamo. È la prima volta per tutti, nessuno ha mai fatto la corsa due volte.
Il percorso non è difficoltoso. È leggermente in salita e umido. Fa caldo, molto caldo.
Certo che il primo gruppo è avvantaggiato rispetto agli altri ma tutti con egual tenacia corrono per arrivare primi come se davvero fossero i primi.
Come in tutte la gare che si rispettano c’è chi primeggia: il più forte. Il migliore. Sarà quello, che giunto al traguardo, che per primo toccherà la meta, avrà il diritto ad entrare. L’essere arrivato primo gli darà il diritto di impedire, a tutti gli altri concorrenti che arriveranno dopo, di accedere a quella fortezza quasi inespugnabile.
Una volta entrato avrà il diritto di accomodarsi e rimanere lì a suo piacimento ma il contratto è trimestrale e rinnovabile per tre volte, poi, ad insindacabile decisione della proprietaria, dovrà uscire da lì e trovarsi una nuova sistemazione.
Necessariamente dovrà portarsi via tutto ciò che può aver accumulato in questi nove mesi e il più delle volte lo farà da solo.
Capita, a volte, che i vincitori siano due. Non spesso ma capita. Allora in questo caso ambedue hanno il diritto di rimanere e condivideranno lo steso alloggio alle stesse identiche condizioni.
In questi casi dovranno loro stessi stabilire, alla scadenza del contratto, chi dovrà essere il primo ad uscire, ma questo non inciderà minimamente sul risultato finale: per loro sarà tutto uguale.
In questo tipo di corsa si sono verificati, per la verità molto raramente, arrivi tripli, quadrupli. Una ventina di anni fa si ricorda un arrivo di gruppo: sei contemporaneamente. In quella occasione ai vincitori furono dedicati molto festeggiamenti e addirittura trasmissioni televisive.
Questa è una corsa che non ha scadenze fisse. Segue altri regolamenti. Si decide al momento. Spesso in notturna. Gli organizzatori si incontrano, si scambiano opinioni, si mettono d’accordo sul come e dove effettuare la corsa. Poi, quando tutti i preliminari sono esauriti, improvviso scocca il via: OOOOOHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!! e viaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!
———- Alfred 19 maggio 2010
SERVONO 25 MILIARDI MA LE TASSE NON SARANNO ALZATE
Negata per due anni l’esistenza della crisi, i media sono stati attaccati dicendo che la nostra situazione non era grave com’era descritta. In TV ogni giorno se ne sentivano delle belle come: “L’Italia è in condizioni migliori di ogni altro Paese”. Ora, d’un tratto ci annunciano che si dovrà fare una manovra.
Il ministro dell’Economia sta preparando la manovra preventiva che passerà per un decreto da approvare prima dell’estate in Parlamento, con le misure di correzione del bilancio per il 2011 (13 miliardi di provvedimenti strutturali) e il 2012 (altri 14,5 miliardi).
E cominciano ad arrivare le proposte dal mondo politico, ne riassumo un po’ senza fare nomi (mi limito a indicarli con il naso): stretta su statali e grandi opere, tagli a Regioni e Provincie, riduzione della spesa pubblica e un 5% in meno su gli stipendi dei parlamentari!
Vediamo cosa comportano queste proposte: statali mancato rinnovo del contratto di categoria e l’allungamento dei tempi per ricevere la liquidazione, velocizzare l’aumento dell’età pensionabile per le donne.
La stretta su Grandi Opere porterebbe a una diminuzione di mano d’opera.
I tagli a Regioni e Province provocherebbero aumenti di queste verso i cittadini, sanità in primis.
Se per il ceto medio i tagli saranno pesanti e peseranno, guardate i dati di quanto cambieranno le cose dopo il taglio del 5% ai parlamentari.
Possiamo tornare a dormire sonni tranquilli, siamo salvi.
Intanto in Grecia è successo che:
Il ministro del turismo greco si è dimessa a causa dell’evasione delle tasse del marito e ha dichiarato:
“Per prevenire che gli affari di mio marito vengano usati per accuse generalizzate contro il governo”.
Tolis Voskopoulos, cantante e attore, è una leggenda in Grecia. Ma ieri, in accordo con le autorità fiscali i quotidiani greci hanno pubblicato la lista degli evasori delle tasse di spicco: Voskopoulos era tra questi, con un’evasione intorno ai 6,8 milioni di euro.
A fare le spese della scoperta non sono stati solo i suoi averi — immediatamente congelati — ma anche la moglie, ex attrice, e ora ministro del turismo. Dopo la pubblicazione della lista sui giornali, sono passate poche ore prima che Angela Gerekou si dimettesse. Il ministro ha spiegato di non avere nulla a che fare con i conti del marito ma le dimissioni sono arrivate comunque.
Tempestivo il ministro non c’è che dire.
Nel frattempo oggi i quotidiani italiani titolano:
(corriere della sera) Tremonti: «Taglio del 5% dello stipendio dei parlamentari? E’ solo l’aperitivo»
Il ministro dell’Economia sulla manovra: «Dovranno preoccuparsi solo i falsi invalidi e gli evasori»
IL FATTORE B
Piazza di Spagna, sono seduto tra molta gente sulla scalinata di Trinità dei Monti. E’ una giornata primaverile, ho davanti agli occhi lo spettacolo della Fontana della Barcaccia circondata da una moltitudine di persone in posa per la rituale fotografia. La Barcaccia, scolpita da Bernini padre e Bernini figlio. All’angolo sinistro c’è la sala da tè Babington’s, il Palazzo di Propaganda Fide con la facciata progettata dal Bernini, mentre quella laterale è invece del Borromini. La monumentale scalinata di 135 gradini fu inaugurata da papa Benedetto XIII, sto pensando alla coincidenza di tutte queste B quando all’improvviso la donna, sconosciuta, seduta accanto a me si gira, mi prende la faccia tra le mani e mi bacia impetuosamente.
Mi tiro indietro esterrefatto. La guardo, bella donna, non più giovane, i capelli lunghi con qualche sfumatura grigia, mi fissa, un po’ offesa, un po’ con aria di sfida mi dice: “Non scandalizzarti tanto. Ce l’hai scritto in faccia che avevi voglia di baciarmi”.
Una giravolta di pensieri mi si attorciglia dentro, ma se nemmeno mi ero accorto di chi mi stava accanto. Come, è possibile che ce l’ho scritto in faccia? Però, di colpo la guardo meglio e sotto un’altra luce. Quel bacio non mi è dispiaciuto, è una donna piacevole, c’è un’altra B (bacio), quasi quasi mi adeguo e sto per chiedergli di farlo nuovamente quando mi viene un dubbio, ma è possibile che io mi trovi in questa situazione?
Mi sveglio un po’accaldato, sono le sei di mattina. Mi alzo e vado a farmi un caffè dentro metto una scorzetta di limone, per prevenire un eventuale mal di testa (vecchia ricetta).
Intanto penso se nel cibo della sera precedente ci potesse essere qualche cosa di afrodisiaco: minestrina in brodo, petto di pollo alla piastra con contorno di zucchine grigliate, due noci della California (aiutano a tenere le arterie pulite proteggendole da eventuali grassi saturi) per finire le solite due dita di vino rosso (quelle così → non così ↑ a scanso illazioni!).
Che altro ho fatto? A si ho guardato la TV, ma niente di osé: ”Voyager” di Roberto Giacobbo, e prima ho seguito un TG. Guardo raramente il telegiornale, le notizie sono sempre opprimenti, ieri sera parlavano dell’euro, della situazione in cui versa la Grecia quindi……….nooooo ecco ho trovato: è stato il fattore B.
Due personaggi hanno fatto dichiarazioni, contrastanti, divisi su tutto, uniti solo nell’iniziale del cognome appunto la B!
Stasera di TG ne guardo due, quello delle venti e quello della notte, poi chissà perché mi piacerebbe trovarmi a Villa Borghese.
Nda: il sogno era in bianco e nero.
Giuliano4.rm 16 maggio 2010
IL CAFFE’
Dopo ore passate in mezzo al traffico caotico di Roma, con automobilisti in delirio per la pioggia e per i semafori andati in tilt, eccomi a casa. Finalmente mi siedo davanti al PC, mentre bevo una tazzina di caffè! Caldo e dolce al punto giusto, aromatizzato con la cannella! Ho letto che la cannella fa abbassare la glicemia nel sangue, il gusto è buono e mi ricorda tanto il caffè turco. Di conseguenza ripenso al periodo passato a Istanbul, era il 1995, anno in cui c’era tensione tra la Turchia e la Grecia, ma questa è un’altra storia. Ora voglio scrivere qualche cosa, ho bevuto la mia bevanda preferita, anche perché in alternativa al caffè cosa potrei prendere alle quattro del pomeriggio? Certo se potessi fumare un sigaro come una volta non avrei difficoltà a scrivere, di tutte le cose che mi sono proibite quella del Toscano, è quella che sento di più. Se per strada incrocio qualcuno che lo fuma, mi fermo per sentirne il profumo, mentre quello della sigaretta mi dà fastidio.
Oggi non è aria per scrivere…….sarà per la primavera che tarda, sarà che i pensieri vanno per conto loro e non riesco a concentrarmi, ma non riesco a scrivere più di questo. E se da domani invece del caffè cominciassi a bere il thè? Ci sono negozi specializzati con tante varietà alla rosa canina, al gelsomino, alla vaniglia, dai profumi intensi che si spandono in tutto l’ambiente! Dicono che il thè, specialmente verde, sia un potente anti-ossidante, quindi rallenta l’invecchiamento delle cellule! Spengo il PC, accendo la TV ci sarà senza dubbio qualche bella replica, sono tempi di austerità per la RAI proprio oggi hanno rinnovato il contratto con la signora Clerici che aveva chiesto 2,5mln di euro, ma sono riusciti a chiudere con 1,8mln!
A proposito avete pagato il canone? Si bene allora dopo “La Signora in Giallo” forse trasmetterà, in prima serata “Il Cardinale Lambertini” con Gino Cervi B/N del 1954!!
Deciso, intanto domani andrò a rifornirmi di thè e speriamo bene!
Giuliano4.rm 16 maggio 2010
Il razzismo: uno dei mali più gravi della nostra società
Il razzismo non è certo un fatto recente nella storia dell’umanità, anche se proprio nel nostro secolo i crimini più spaventosi, come le campagne di annientamento e l’organizzazione di genocidi, sono stati compiuti in nome dei miti razzisti.
Il concetto di “umanità” in tutta la profondità e la vastità del termine, è una scoperta abbastanza recente che coincide con la possibilità di rapidi spostamenti e quindi con quella di penetrare la cultura e i problemi di popoli lontani e di vederne la radice comune. Per millenni la concezione di umanità si è ristretta a quella di tribù, senza estendersi oltre i limiti del villaggio. Più tardi i Greci e i Romani considerarono “barbari” coloro che stavano al di fuori della loro cultura, introducendo nel termine una notevole componente discriminatoria, che si traduceva, sul piano pratico, in una serie di esclusioni, di limitazioni, di divieti.
La formulazione teorica del mito della razza è però un fatto piuttosto recente: si può farlo risalire alle opere del Gobineau, anche se lo studioso francese riteneva che le principali razze umane, la bianca, la gialla, la nera differissero per attitudine e tendenze e non che una delle tre fosse superiore alle altre. Furono però le formulazioni del Gobineau, fraintese ed erroneamente interpretate, le basi di quelle teorie pseudo-scientifiche che furono sfruttate poi a fini politici ed espansionistici.
L’opera di Hitler: “Mein Kampf” (la mia battaglia) rappresenta l’esempio più significativo di questo processo. Cosi per l’ariano dominare gli altri popoli diventa un diritto, poiché egli è definito “il Prometeo dell’umanità”, destinato a propagare la propria luce sulle altre creature.
Dichiarazioni come queste furono, accolte con entusiasmo appena qualche decennio fa, e le loro conseguenze pratiche furono una guerra sanguinosa, i campi di sterminio e tutte le atrocità che conosciamo .
La conoscenza di tutti questi errori non è però sufficiente a porre fine alla piaga del razzismo: l’odio represso, la rabbia contenuta esplodono quotidianamente in episodi di inaudita violenza di cui sono vittime, nelle comunità segregazioniste del Sud Africa e negli Stati Uniti d’America, gli uomini di colore, oppure i cattolici nell’Irlanda del Nord, o gli ebrei in Russia, tutti coloro, insomma, che, appartenenti a gruppi minoritari, sono sottoposti a tutti i doveri connessi con l’appartenenza a una data comunità, ma sono costantemente esclusi dalle leve del potere.
E’ interessante notare come in questi ultimi tempi il problema razziale si sia sempre più identificato con quello sociale, con quello degli oppressi nei confronti degli oppressori, con la lotta di classe.
Ecco come si espresse nel lontano 1965 MalcomX, uno dei più notevoli rappresentante di un famoso movimento americano volto a perseguire l’eliminazione delle diseguaglianze. Pronunciò poco prima di morire assassinato: “Viviamo in un’epoca rivoluzionaria e la rivolta dei neri americani fa parte della generale ribellione contro il colonialismo e l’oppressione che caratterizzano il nostro tempo. Quella a cui assistano oggi è una ribellione generale degli oppressi contro gli oppressori, degli sfruttati contro gli sfruttatori”.
Un altro carattere interessante che emerge dalle nuove istanze antirazziste, sta nella qualità delle rivendicazioni: gli elementi più avanzati e progressisti non si limitano più a chiedere l’integrazione, cioè le equiparazioni radicali dei diritti con i bianchi o secondo le situazioni, con i gruppi che tengano il potere; ma esigono delle trasformazioni radicali, per cui qualsiasi genere di esclusione risulta inefficace e inattuabile.
Il problema del razzismo e delle disuguaglianze è dunque visto come la conseguenza di un certo sistema e quindi eliminabile con il cambiamento di quest’ultimo. È difficile prevedere quali saranno gli sviluppi di questa lotta, ma è già un’ottima cosa che, ai giorni nostri, nessun conflitto possa svolgersi senza venire discusso, approvato o criticato in tutte le parti del mondo .
cicco 14 maggio 2010
Il razzismo esiste ovunque vivano gli uomini. Il razzismo è nell’uomo. Si è sempre lo straniero di qualcuno. Imparare a vivere insieme, è questo il modo di lottare contro il razzismo.
Bisogna combattere il razzismo perché il razzista è nello stesso tempo un pericolo per gli altri e una vittima di se stesso. E’ in errore e non lo sa o non vuole saperlo. Ci vuole coraggio per riconoscere i propri errori. Non è facile ammettere di aver sbagliato e criticare se stessi.
Il razzista è prigioniero delle sue contraddizioni e non ne vuole venire fuori. Quando uno riesce a uscire dalle sue contraddizioni, va verso la libertà. Ma il razzista non vuole la libertà. Ne ha paura. Come ha paura della differenza. L’unica sua libertà che ama è quella che gli consente di fare qualsiasi cosa, di giudicare gli altri e di permettersi di disprezzarli per il solo fatto di essere diversi.
Tahar Ben Jalloun – tratto da Il razzismo spiegato a mia figlia
http://www.youtube.com/watch?v=yFRfR38j_QU
Anche stasera giunge la notizia di un uomo picchiato dalla polizia.
Dopo i casi precedenti, dalla Diaz del dopo il G8, con il giovane Carlo Giuliani spiaccicato sul selciato, dopo il povero Stefano Cucchi morto in carcere, e tralasciando tutti gli altri grani di un rosario di vite spente con violenza, non posso non prendere la tastiera e dare corpo a parole che esprimano l’allarmato disagio che avverto.
Sia ben chiaro che nutro il massimo apprezzamento per chi lavora nel rispetto delle leggi, e altrettanto all’etica morale necessaria a chi opera al servizio dello Stato, ma alcune mele marce rischiano di far andare a male la raccolta.
Le notizie di pestaggi e malvessazioni varie, ad opera di alcuni uomini in divisa negli ultimi tempi si stanno susseguendo a più stretta distanza gli uni dagli altri.
Ritengo che il momento di fare alcune considerazioni sia importante.
Una domanda che mi sono posto è: “cosa può far credere ad un uomo in divisa di poter passare impunito?”
Analizzando il momento attuale, in cui ripetutamente il sospetto di malaffare si adombra su membri istituzionali dello Stato (e non solo), non posso non concludere che, se un poliziotto, magari un po’ stressato, eccede nei compiti repressivi che gli conferisce la divisa, può ben sperare di ottenere tutta la clemenza che può desiderare, in quanto, lui che si è macchiato di un reato, al tempo stesso deve dare protezione a chi gli ha concesso di far parte degli organi di vigilanza.
In questo modo lo Stato diventa succube di se stesso e degli uomini che dovrebbero garantirne l’ordine.
Con questo meccanismo inevitabilmente si innescano le dittature, dove il monopolio della violenza, che appartiene allo Stato, consente ai suoi guardiani di reprimere tutto quel che è critico nei suoi confronti e, al tempo stesso, permette ai suoi vertici di poter contare su un’impunità che, a cascata, ricade sui suoi protettori.
Non è possibile vivere con la paura di non poter chiedere aiuto a chi dovrebbe garantire la sicurezza, il passo successivo ad un passaggio simile, sarebbe il cadere trappola di facili soluzioni che portano all’antistato (alias mafie).
L’indignazione non basta, occorre la vigilanza attenta e la denuncia, di chi crede che democrazia sia anche rispetto della persona, in ogni contesto.
Popof 13 maggio 2010
Titina: leggendo qua e là ha trovato questa chicca che celebra in modo simpatico la Festa della Mamma
E Dio creò le madri
Il Signore stava creando le madri, quando Gli si avvicinò
un angelo che Gli disse:- Questa qui ti dà moltissimo da
fare, e il Signore:- Hai letto le caratteristiche dell’ordine?
-Deve essere lavabile, ma non di plastica,
-avere 180 parti movibili e tutte sostituibili,
-funzionare a caffè e avanzi,
-avere un bacio che possa curare ogni cosa, dalla gamba rotta, alla delusione d’amore e
-avere sei paia di mani.
L’angelo scosse il capo e disse:- E’ impossibile! – e il Signore:- Non sono le mani che mi creano problemi,
sono …due paia di occhi, che devono avere le madri – disse il Signore; e l’angelo:- E’ previsto un modello standard ? Il Signore annuì:
–Un paio di occhi devono vedere attraverso le porte chiuse, e gli occhi dell’altro paio non devono vedere, ma devono sapere.
E l’angelo disse:- Signore, è meglio andare a letto, domani………
–Non posso – rispose il Signore – sono vicino a creare qualcosa di assai simile a Me; ne ho già una che guarisce da sé quando è malata,
che sa nutrire una famiglia di sei persone con mezzo chilo di carne trita ed è in grado di far stare sotto la doccia un figlio di nove anni!
L’angelo fece un giro attorno alla mamma e disse:- E’ troppo tenera!!!….. – Ma dura !!! –replicò il Signore, in tono eccitato –
non puoi neppure immaginare cosa sia in grado di fare e sopportare, questa madre !
E l ‘angelo:
–Sa pensare ?- e il Signore:- Non solo, ma anche ragionare e trovare compromessi.
A questo punto, l ‘angelo fece scorrere le sue dita sulle guance del modello:- Signore, c’è una perdita!!! Te l’ho detto che in questo modello ci sono troppe cose insieme!
IL Signore si avvicinò per osservare meglio e sollevò con un dito la goccia di umidità che rimase lì a brillare e disse:- Non è una perdita……è una lacrima! – A cosa serve ?- chiese l’angelo- e il Signore:- Per la gioia, la tristezza, la delusione, la pietà, il dolore e l’orgoglio!!!
–Sei un genio !!! — esclamò l ’angelo.
Il Signore si rabbuiò e disse.- Questa lacrima non l’ ho messa IO, è sgorgata da sola e……completò il suo CAPOLVORO!
ANONIMO
Spesso si parla dell’energia nucleare come dell’unico rimedio per risolvere la crisi energetica.
Questa convinzione è basata su alcuni miti che proviamo a sfatare.
Le scorie possono essere facilmente riciclate per ottenere nuovo combustibile .
A parte i costi economici di tali operazioni, mai resi noti, riprocessare il combustibile comporta grandi rischi per la proliferazione di ordigni nucleari Fonte C&EN, 27 marzo 2006, Nature, 2 febbraio 2006.
Non bisogna confondere il nucleare civile con quello militare.
Quest’affermazione è smentita non solo dalle riviste scientifiche Fonte Science, 9 febbraio 2007, ma anche dalla cronaca quotidiana (caso Iran). Di fatto la stessa tecnologia può essere usata per produrre combustibile oppure bombe nucleari.
Tra i primi 15 detentori di risorse di uranio nel mondo non vi è un solo paese dell’Unione Europea, cosa che rende del tutto infondate le speranze di chi vede il nucleare come una strada verso l’autosufficienza energetica europea (o addirittura italiana!). Il prezzo dell’uranio è salito molto più del petrolio.
Quanto costa costruire una centrale nucleare?
Il costo dell’EPR da 1600 MW elettrico (il reattore europeo di III Generazione fornito dalla franco-tedesca Areva) è valutato ora, nei paesi occidentali, da 4 a 4,5 miliardi di euro.
Quanto tempo è necessario per realizzare una centrale nucleare?
Il nuovo programma nucleare italiano avviato con l’approvazione della legge 99 del 23 luglio 2009 riguardante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, e in materia di energia” e con il relativo Decreto attuativo dell’art. 25 della medesima legge approvato nel 2010, prevede la messa in rete della prima centrale nucleare di III generazione all’orizzonte del 2020.
Dove saranno costruite le centrali nucleari?
Si fanno i nomi di cittadine varie: Montalto di Castro (Viterbo), Caorso (Piacenza), Chioggia (Venezia), Monfalcone (Gorizia), Palma di Montechiaro (Agrigento), Oristano e Trino Vercellese (Vercelli). Le scorie molto probabilmente finiranno nell’ex centrale del Garigliano, tra Latina e Caserta. (La maggioranza delle regioni dice “no, grazie”; qualcuna dice “già dato” o “sì, ma non qui”; solo una ristretta rosa si mette davvero in fila per ospitare un sito. )
Eppure i siti dovevano essere scelti entro il 16 febbraio……….
A Roma è stato siglato accordo tra Italia e Francia sull’energia nucleare. che prevede la cooperazione tra i due Paesi sulla produzione di energia con l’atomo e apre la strada alla costruzione in Italia di quattro centrali di terza generazione. (EPR)
Sicurezza
Ho trovato questi dati e mi sono fermato nella ricerca:
Francia 18 reattori su 56 sono fermi per incidenti, e senza contare che il 40% del consumo annuo francese di acqua va proprio nei reattori.
Due sono le domande che mi sono posto e le rivolgo anche a voi di Parliamone:
1) alla faccia della volontà del popolo italiano che con il referendum abrogativo del 1987
aveva votato contro il NUCLEARE…
2) mi chiedo, vi chiedo, se le fonti di energia non potrebbero invece essere il vento, l’acqua, il sole………….
Giuliano4.rm 08/maggio/2010
Un gruppo di ricercatore di Fujitsu (non potevano che essere giapponesi!) ha ideato un particolare orsetto di peluche in grado di percepire le emozioni di chi lo possiede e di consolare il padrone in caso di necessità. L’orsetto, grazie ad una telecamera inserita nel naso, riesce a decifrare gesti ed espressioni facciali, a cui rispondere in 300 maniere diverse. Il peluche è stato ideato soprattutto per le persone anziane e per i bambini, che spesso, vengono “parcheggiati” davanti alla televisione. In caso di espressione triste, l’orsetto alza la mano in segno di saluto e sorride. In caso di vero e proprio pianto, è capace di passare il fazzoletto. I ricercatori che l’ hanno creato hanno così presentato l’orsetto: “Questo orsetto può diventare uno di famiglia (!?!?) e rappresenta un aiuto concreto per le persone in difficoltà. Per questo abbiamo cercato di programmare i suoi gesti all’insegna della spontaneità e della naturalezza”.
Ora l’orsetto verrà testato in alcune case di riposo e di cura e se i test saranno positivi sarà subito messo sul mercato.
(Fonte: Repubblica.it)
Questo articolo mi ha dato una tristezza infinita. Dove sono le mani affettuose dell’altro (compagna- compagno- figlio- amico- essere umano)? Saremo sempre più soli?
Soli nelle nostre fantasie sessuali con dildos e bambole di gomma?
Soli davanti ad un monitor o ad una televisione?
Soli nella malattia e nella morte?
Spero che questo abominevole orsetto rimanga invenduto negli assurdi scaffali nipponici e che il risveglio della pietas ci allontani dalla meccanizzazione dell’affetto e dell’amore.
(La scienza ci ha allungato la vita e ora cerca di riempircela come può. I giapponesi hanno brevettato un orsetto di peluche per anziani soli, con una telecamera nel naso che spia la depressione del padrone e prova ad alleviargliela con gesti programmati per sembrare spontanei. Se il padrone è triste, l´orsetto gli fa ciao con la zampa. Se il padrone piange, l´orsetto gli porge un fazzoletto.
Non esiste nulla di più triste di un giapponese che si sforza di guarire la tristezza altrui. Però il tema è serio, riguarda la vera rivoluzione del nostro tempo, altro che iPad: gli anziani che vivono sempre di più e sempre più soli.
Ovviamente la soluzione non può essere un robot di peluche. Ma è altrettanto retorico appellarsi alla mancanza di calore umano. L´anziano da orsetto non ha tutta questa voglia di compagnia. Si annoia, certo. Gradisce una telefonata o una visita breve. Poi però preferisce ripiombare nella sua solitudine, che lo deprime ma al tempo stesso gli toglie ansia. L´anziano da orsetto è tale proprio perché non ha più voglia di relazionarsi con gli altri. Il mondo di fuori gli interessa poco. E´ concentrato sui propri ricordi e sulla propria decadenza fisica, di cui tiene una contabilità costante e spietata. Non coniuga i verbi al futuro ed è questa attitudine a renderlo anziano: non l´età, non gli acciacchi, ma il rifiuto di aprirsi al nuovo. L´importante è che la morte mi colga vivo, ebbe a dire quel delizioso umorista di Marcello Marchesi, coniando una delle mie tre frasi preferite. Vivo e senza orsetto.)
Francomuzzioli 7 maggio 2010
Grave problema è diventare vecchi, non solo perché gli anni passano, aumentano gli acciacchi e la “scadenza s’avvicina”, ma perché si diventa ipercritici con la “saggezza” del brontolone. Tant’è che l’occhio mi cade sempre sui vecchi cari “principi” imparati nella giovinezza. Nel Venerdì di Repubblica c’è uno splendido articolo su “la buona educatiòn”, che, come dice il titolo, “non è un concetto antico, ma una assicurazione per il futuro”. ” Non si sputa, non si mordono i compagni, non si danno i calci ai fratelli. Elementare? Ma non così diffuso alle elementari. Tanto che alcune scuole del modenese (gioco in casa) hanno deciso di far diventare le buone maniere materia di studio. E, in questa Italia, è straordinaria normalità”. ” Esercitazione di stile, per insegnare oltre alla matematica e alla storia, anche l’educazione come materia scolastica, martellando sin dal primo giorno in aula su alcuni chiodi: come dire buongiorno, buonasera, grazie, prego, dare del Lei agli adulti, rispettare il prossimo, i beni comuni e l’ambiente”.
Tedeum …e ci voleva tanto? E’ chiaro che i bambinetti di oggi oltre a queste meravigliose scuole, che esempi hanno? Genitori che si mandano reciprocamente a quel paese, come i politici in televisione, come i tronisti in televisione, come i grandi e piccoli fratellini in televisione e compagnia cantando. Se i genitori cominciassero a non buttar cartacce e cicche per terra, a non metter la freccia solo quando svoltano a sinistra (se la mettono!), a rispettar le file al supermercato ed in posta, a non dare del tu ai camerieri o agli extracomunitari, forse qualcosa andrebbe meglio. Capisco che bisognerebbe fare molte scuole serali. Ma se sono i nostri politici a frequentare quotidianamente il non correct! Io da vecchio signore, cedo ancora il marciapiede a mia moglie, gli apro la portiera della macchina e se mi presentano una signora che non conosco, accenno un leggero inchino con il capo. Siamo nel Giurassico, capisco, ma le iniziative delle scuole di Vignola di Modena mi fanno ben sperare
francomuzzioli
05 /05 /2010
…prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo:
Questa frase detta da Gesù durante l’ultima cena è un’allegoria per dire ai suoi discepoli che sarebbe entrato nei corpi di ognuno di loro alla sua morte.
È impensabile che per dire la stessa cosa Gesù si fosse dato davvero in pasto ad altri uomini.
Si sarebbe gridato allo scandalo.
Sì perché il nutrirsi di carne umana è sempre stato considerato sacrilegio, fin dai tempi antichissimi.
Si conoscono popoli che hanno avuto e qualcuno ha ancora, l’usanza dell’antropofagia, e sono considerati selvaggi ed incivili.
Qualche malato di mente si è cibato di carne umana.
Anno 1972, un aereo partito dall’Uruguay e diretto in Cile trasporta una squadra di giocatori di rugby, tutti giovani,
i loro famigliari ed altri passeggeri.
Pare a causa di un errore dei piloti, precipitano sulle vette coperte dalle nevi eterne delle Ande.
Nell’impatto con la montagna il velivolo si spezza in due, fuoriesce il carburante che fortunatamente non si incendia.
Muoiono una buona parte di passeggeri e i sopravissuti devono fare i conti con il freddo dato che vestono abiti leggeri e dopo poco tempo anche con la fame, mentre per il bere risolvono facendo sciogliere la neve e il ghiaccio.
Presto finiscono le poche scorte di cibo trovate sull’aereo.
I morsi della fame cominciano a farsi sentire.
Qualcuno pensa alla possibilità di nutrirsi utilizzando i corpi dei compagni meno fortunati.
Alla riluttanza dei più uno di loro ricorda la parole di Gesù: mangiate, questo è il mio corpo.
L’ Eucarestia permette ai sopravissuti di resistere a quell’inferno di ghiaccio. Qualcuno non accetta e si lascia morire di stenti
Uno di loro dopo molti giorni , stremato dalla fame e dal freddo, tenta l’impossibile: senza nessun equipaggiamento inizia il lungo viaggio per la salvezza, riuscendo tra mille stenti a raggiungere un paese e da lì dare l’allarme e permettere la salvezza dei compagni di sventura.
Da questa storia vera sono stati tratti films e libri tra i quali “TABU'” dal quale ho riassunto velocemente questo racconto.
Dopo aver letto questo libro tanti anni fa, mi è rimasto il dubbio: riuscirei a fare lo stesso? Se fossi credente, mi basterebbe l’alibi dell’Eucarestia? E se avessi dovuto cibarmi col corpo di un parente? Come mi sentirei dopo?
Qualcuno mi vuole dire la sua opinione?
Quest’avventura, che ha ben pochi precedenti nella storia, è l’incidente aereo avvenuto sulla Cordigliera delle Ande il 13 ottobre 1972. Il salvataggio dei sopravvissuti avvenne alla vigilia di Natale dello stesso anno; nell’incidente persero la vita 29 persone e solo 16 sopravvissero.
Apro i giornali, oggi 30 aprile e leggo i soliti titoli di sempre:
“13 milioni di italiani in vacanza per il 1° maggio” “Ponte da record” “Record di presenze a Roma”…
È pur vero che il primo maggio è anche una festa della primavera, infatti in Francia è quasi obbligatorio donare un ramo di mughetto, simbolo di felicità che ritorna e portafortuna. Fu nel maggio del 1561 che Carlo IX introdusse l’uso d’offrire il mughetto come amuleto.
Per celebrare il ritorno della bella stagione, nell’antichità i navigatori si rimettevano in mare al 1° di maggio e nel medioevo era la data in cui ci si fidanzava.
In Scandinavia si celebra da sempre con balli e feste questa data.
Ma non dimentichiamoci che il 1° maggio è la festa dei lavoratori. Di tutti i lavoratori!
I lavoratori di qualunque categoria, di qualunque ceto e di qualunque razza essi siano.
E allora più di un pensiero vada ai lavoratori in nero e alle morti bianche e credo che il vero modo di “festeggiare” questa ricorrenza, sia di volgere la mente a tutti coloro che lavorano soffrendo o soffrono per non poter lavorare, perché il lavoro non ce l’hanno più. Gli ideali, i sogni sono stati solo sogni? dove sono finiti? (paolacon)
I lavoratori di qualunque categoria, di qualunque ceto e di qualunque razza essi siano.
E allora più di un pensiero vada ai lavoratori in nero e alle morti bianche e credo che il vero modo di “festeggiare” questa ricorrenza, sia di volgere la mente a tutti coloro che lavorano soffrendo o soffrono per non poter lavorare, perché il lavoro non ce l’hanno più. Gli ideali, i sogni sono stati solo sogni? dove sono finiti? (paolacon)
Riflessioni di Franco Muzzioli
In una Nazione, dove nella sua Costituzione il 1° articolo fondante recita: “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, la ricorrenza del 1° maggio dovrebbe essere la festa nazionale.
Nella storia questa data nasce come momento di lotta di tutti i lavoratori per affermare i propri diritti, per la settimana corta per le otto ore e per liberarsi dagli sfruttamenti.
Ma oltre ad un’ovvia retorica, guardiamo in faccia alla realtà; quotidianamente in Italia vi sono 2.500 incidenti nei luoghi di lavoro, 3 persone muoiono e 27 rimangono permanentemente invalide per mancanza di prevenzione, se facciamo il conteggio annuo risulteranno cifre degne di una guerra.
Ci si avvia verso i 4.500.000 disoccupati, senza tener conto dei lavoratori senza tutele (lavoratori in nero), senza tener conto dei lavoratori extracomunitari (lavoratori in nero, maggiormente sfruttati) e la situazione, visti gli andamenti economici europei, non può che peggiorare.
Con queste premesse la festa del 1° maggio 2010 assume un valore simbolico importantissimo.
Noi ex lavoratori (pensionati), lavoratori, disoccupati, cassintegrati, sfruttati, dobbiamo fare fronte comune e chiedere a chi ci governa di non disperdere le scarse risorse in programmi spesso irrealizzabili e volti all’interesse di pochi , ma tornare a guardare al lavoro e ai lavoratori, come unico mezzo per risalire la china di una grave crisi economica. (Franco Muzzioli)
Ricordi di Alba Morsilli
Vi racconto il mio 1° maggio di tanti anni fa.
Per tutti era festa, ma noi ospedalieri siamo un mare di persone che lavorano nel sociale, perciò non c’è festa che tenga.
Ero entrata nell’istituto senza raccomandazioni.
Al comando vi erano le suore dell’ordine Brignoline.
Per castigo che d’estate ero entrata a lavorare con le maniche corte mi ha mandato in cucina generale.
Mi tremavano le gambe, mi trovavo davanti a quel pezzo di donna con il velo in testa, dalla voce rauca e con spiccato dialetto bergamasco.
Succube delle angherie per causa della mia voce stonata.
Da ricordare che tutte le mattine alle 6:30 messa, alle 7 si iniziava a lavorare, durante la messa si cantava e la suora mi ha dato una gomitata, perché cantassi. Quanto ho aperto la bocca una gomitata per tacere.
Non meritavo il caffè che offriva cos’ io lo vedevo solo bere e ci perdevo le bave.
Questo il clima lavorativo.
Non lo dimenticherò mai era il 1° Maggio del 1982 quando davanti ai fornelli
con 3 padelle dovevo fare le omelette per tutti i bambini dell’ospedale.
Lei si è innervosita per la mia lentezza e senza pensarci due volte mi buttò l’olio bollente sui piedi.
Per paura di perdere il posto di lavoro strinsi i denti dal dolore e andai avanti.
Questo il mio 1°Maggio del 1982. (Alba Morsilli)
Qui di seguito la poesia di Lorenzo Tabarella (il poeta cavatore prematuramente e tragicamente scomparso) “1° maggio”
Ho chiesto a Giulio.lu di mandarci tutta la poesia citata di Lorenzo Tarabella dato che è molto toccante e pertinente
Primo Maggio -di Lorenzo Tarabella – di Riomagno di Seravezza -Lu-
Poeta cavatore, scomparso tragicamente… Questa poesia fu scritta nel 1947.
No, le bandiere rosse non garriscono al vento:
le frasi fatte non mi sono mai piaciute.
Il cielo è terso e il sole ci scalda mentre sfiliamo,
è quello di un mattino che abbiamo sempre aspettato: questo, è vero!
I nostri occhi non sono indifferenti, sarebbe un delitto;
l’ansia, che ha la necessità di esplodere, cresce, grado a grado.
Ecco: adesso ti commuovi. Vedi un amico che stimi, ma non pensavi,
entra nelle tue file sotto gli occhi di coloro che ti hanno sempre sfruttato.
Laggiù la musica attacca, il tuo inno prorompe, s’innalza.
Ora siamo immobili nella piazza, i nervi si tendono a fior di pelle.
Ascolti un compagno oratore: < nemmeno un rintocco di campana è stato dato ai nostri morti>
E le bandiere sembrano più rosse.
Rivedi i soprusi, l’ingiustizia, la miseria;
la verità urla, nella toppa di sangue aggrumato sull’asfalto.
E le bandiere sembrano più rosse.
Da un profondo palpito del cuore ti balzano agli occhi i giorni di un domani che verrà.
E la vista si appanna, non vorresti perché non sei più bambino.
Ma le lacrime scendono, scendono.
Piangi, e allora comprendi che sei meno povero di quanto credessi.
le frasi fatte non mi sono mai piaciute.
Il cielo è terso e il sole ci scalda mentre sfiliamo,
è quello di un mattino che abbiamo sempre aspettato: questo, è vero!
I nostri occhi non sono indifferenti, sarebbe un delitto;
l’ansia, che ha la necessità di esplodere, cresce, grado a grado.
Ecco: adesso ti commuovi. Vedi un amico che stimi, ma non pensavi,
entra nelle tue file sotto gli occhi di coloro che ti hanno sempre sfruttato.
Laggiù la musica attacca, il tuo inno prorompe, s’innalza.
Ora siamo immobili nella piazza, i nervi si tendono a fior di pelle.
Ascolti un compagno oratore: < nemmeno un rintocco di campana è stato dato ai nostri morti>
E le bandiere sembrano più rosse.
Rivedi i soprusi, l’ingiustizia, la miseria;
la verità urla, nella toppa di sangue aggrumato sull’asfalto.
E le bandiere sembrano più rosse.
Da un profondo palpito del cuore ti balzano agli occhi i giorni di un domani che verrà.
E la vista si appanna, non vorresti perché non sei più bambino.
Ma le lacrime scendono, scendono.
Piangi, e allora comprendi che sei meno povero di quanto credessi.