scritto da paolacon il 16 03 2011

In un momento tanto doloroso e sconvolgente portiamo un pensiero commosso al Giappone, a tutte le sue vittime e a questo popolo coraggioso che sta affrontando la sua tragedia, dando a tutti una grande lezione di dignità.
Ma un pensiero speciale va ai bambini, tanto duramente provati nello sconcerto delle loro piccole vite.(pca)



DIARIO DA TOKYO

Stanno per staccarmi la luce, sono ormai iniziati i turni. Nell’area
in cui vivo l’elettricità, starà staccata per quasi 4 ore. Molti
treni sono stati cancellati e non tutti i semafori funzionano.
Hanno annunciato queste misure soltanto ieri sera. C’è una fortissima
confusione.
Come c’era confusione l’altro giorno, quando il
terremoto ha sconvolto le nostre vite. Mia madre doveva
tornare a Yokohama: soltanto il 12 marzo sono
riuscita ad avere sue notizie. A lei e a quelli come lei,
spersi per le strade, al buio, senza possibilità di comunicare,
è stato trovato un nome: kitaku-nanmin,
letteralmente rifugiati che cercano di tornare a casa.
Ha condiviso dolci e acqua con gente che non conosceva.
C’erano lunghe file per i telefoni, i bagni, il cibo.
Nessuno cercava di passare avanti, nessuno ha rubato,
mi ha raccontato. Un ordine e un rispetto che ho visto anch’io,
quando sono andata a comprare batterie per il mio cellulare e una
torcia, beni ormai quasi introvabili, come l’acqua o il cibo in scatola.


C’è paura di nuove scosse. C’è paura che ci venga nascosto quello
che sta succedendo nelle centrali nucleari: siamo tutti molto irritati
da come il governo ha trattato le notizie su Fukushima. Anche se
a Kichijoji, il mio quartiere, sembra un week-end come un altro — si
va in bici, si fa shopping, si chiacchiera sorseggiando un caffè da Starbucks
— io lo so, lo sento, così come lo sanno e lo sentono tutti.
Niente sarà più come prima.
Ricercatore all’università di legge Seikei

NUCLEARE: COMMISSARIO ENERGIA UE, VERTICE SU RISCHI EUROPA
Berlino, 14 mar – Riunione straordinaria delle autorità nucleari e industriali europee per discutere i rischi degli impianti di produzione di energia in Europa, a seguito dei gravi incidenti registrati in questi giorni in Giappone. Ad annunciarla, in un’intervista a Deutschlandfunk radio, il commissario europeo per l’Energia, Gunther Oettinger.
Le immagini del Giappone,”davanti al pericolo nucleare”, dimostrano che ”il peggio è inimmaginabile”, ha poi aggiunto Oettinger.

Nonostante quello che sta avvenendo in Giappone il governo Berlusconi insiste nel voler trascinare l’Italia sulla strada del nucleare:
“Il nucleare è sicuro”.
Questo non lo sa ancora nessuno (anzi, quello che sta accadendo in queste ore sembrerebbe mostrare il contrario: ricordiamo che il nucleare richiederebbe sicurezza assoluta, quindi i paragoni con centrali di altro tipo, che possono produrre danni all’ambiente, ma non del livello di quello di una centrale nucleare non valgono).
Le scorie?
Chi dice aver trovato una soluzione ai vari problemi che il nucleare pone, incluso quello delle scorie, non dice la verità. Ci sono ancora da smaltire le scorie di Montalto di Castro.
“Il nucleare è economico”.

Senza sussidi statali non le costruisce nessuno.( negli Stati Uniti, nonostante gli incentivi proposti da Bush dieci anni fa e da Obama recentemente, industrie socie di Edf hanno rinunciato a miliardi di dollari di fondi statali pur di non costruirle.) Il costo per kilowattora del nucleare italiano sarebbe superiore a qualunque fonte alternativa. Il nostro debito pubblico a gennaio e sale a 1.879,926 miliardi rispetto allo stesso mese dell’anno prima quando si era attestato a 1.790,805 miliardi (+4,9%.)
“Il nucleare che si dovrebbe costruire è moderno”.

In tutto il mondo stanno abbandonando il tipo di nucleare che vogliamo fare noi, il cosiddetto EPR.

L’uranio costa, sta costando già sempre di più.
DA NON DIMENTICARE SIAMO UN PAESE AD ALTO RISCHIO SISMICO.

Non sarebbe meglio sostenere le energie da fonti rinnovabili, definite da molti per convenzione energie rinnovabili, sono quelle derivate dall’utilizzo di materiali naturali che sono inesauribili,
solare, eolica, geotermica e hanno una fondamentale caratteristica: quella di non produrre effetti negativi sull’ambiente, né modifiche al clima e tantomeno variazioni alla temperatura globale della terra.

Siamo un Paese che ha bisogno di argomenti come il disastro nucleare per ottenere una scelta razionale?
Vi domando:

Dopo l’ammissibilità da parte della Corte Costituzionale ai quesiti sul nucleare, presto saremo chiamati alla possibilità di confermare o no il ritorno dell’energia atomica nel nostro paese. Vi siete fatti un’idea sul nucleare?
Chi dice
“Ma che li fate a fare i referendum? Tanto il quorum non lo potete prendere”
E’ come dire a un malato “Ma perché vuoi andare all’ospedale? Tanto muori lo stesso”.

Giulian.rm

scritto da paolacon il 16 03 2011

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http://www.youtube.com/watch?v=5sBp5FDkFIU

Ancora una volta il coro “va pensiero” dall’opera di Giuseppe Verdi, “Nabucco” ha unito gli animi con un senso di appartenenza, di Patria.
150 anni fa lo spirito risorgimentale, di cui l’opera è pervasa, cambiò una serata alla Scala in protesta, contro l’oppressione austriaca.
L’altra sera, al teatro dell’Opera di Roma, il maestro Muti ha diretto anche tutto il pubblico, che si è unito ai coristi, nello struggente coro “va pensiero”.
Il potere aggregante di questo canto è sempre straordinario e fa sentire tutti uniti e commossi. Eseguendo i versi: “
Arpa d’or dei fatidici vati,
perché muta dal salice pendi?
” quasi tutti avevano gli occhi più che umidi.

È stato un modo quello, per protestare non più contro l’Austria imperiale, ma  contro i tagli alle sovvenzioni alla cultura, decisi dal governo.
Lo stesso Muti, rivolto al pubblico ha detto: “Il 9 marzo del 1842 Nabucco debuttava come opera patriottica tesa all’unità ed all’identità dell’Italia. Oggi, 12 marzo 2011 non vorrei che Nabucco fosse il canto funebre della cultura e della musica”.
E come allora, dalla balconata è scesa una pioggia di volantini che dicevano: “Lirica, identità unitaria dell’Italia nel mondo” e ancora: “Italia risorgi nella difesa del patrimonio della cultura”
E come allora, estemporaneamente, tutto il pubblico s’è alzato in piedi e, unito dalle note significative di “va pensiero”,  insieme ai 100 coristi ha cantato per la nostra patria, che corre il pericolo di essere veramente “sì bella e perduta” come dice Verdi.
Non era mai accaduto prima un fatto simile, ma anche questo atto di resistenza contro la politica culturale attuale, celebra l’anniversario dell’unità d’Italia. Un’emozione unica.
Viva L’Italia.

Unità d'Italia 1861 - 2011

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PARLIAMONE

scritto da paolacon il 16 03 2011

ITALIA
Giosuè Carducci

Italia, Italia! Dalle Alpi per l’Appennino a’ due mari;
sulla riviera ligure, in riva ai fiumi e ai laghi piemontesi e lombardi; via per i colli d’Emilia e Toscana;
e per il Piceno ridente, e per l’Umbria serena, e per la Comarca solenne;
e per li rigidi e floridi Abruzzi; e per la Campania e per la Puglia ubertose;
e per la selvosa Calabria; e nell’isola bella del sole, e nella severa isola dei nuraghi,
dovunque, cui lo spirito di Gracco e la forza di Cesare marcò dell’impronta di Roma, signora della civiltà mediterranea;
dovunque e per tutto, Italia, Italia!
Ogni regione è un focolare, ogni città è un altare!

AGORÀ (attualità, politica, società)

In difesa della Scuola Pubblica proposto da Lucia.tr

Ecco una utilissima controrisposta a chi protende solo per scuole private.
A parte gli argomenti di Calamandrei, più che validi, c’è anche il discorso economico: chi si può permettere di mandare i figli alla scuola privata?
Nei paesi civili la scuola pubblica cerca sempre di essere un fiore all’occhiello della nazione.
Contro proposte sono più che benvenute.

Il 12 Marzo ci sarà la manifestazione in difesa della scuola pubblica,
dopo le discutibili affermazioni del Premier, vorrei riportare le parole del nostro Presidente Napolitano:  “Non si possono sacrificare in modo schematico gli investimenti sul nostro futuro. Non tutti i capitoli di spesa sono sullo stesso piano”, ha detto parlando al Cern di Ginevra. “Pochi sono i giovani ad essere così motivati come quelli che si dedicano alla ricerca scientifica, non aiutarli sarebbe un delitto”. Aggiungerei: Un delitto. Un delitto politico.

Voglio riportare di seguito una parte del discorso di Piero Calamandrei, giornalista, giurista e politico:

“Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, ma la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori – si dice – di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata…..”

Piero Calamandrei  11 febbraio 1950 Discorso in difesa della scuola Pubblica

scritto da paolacon il 8 03 2011

8 marzo, giorno universalmente riconosciuto come <FESTA DELLA DONNA> e molto probabilmente avrà una connotazione sua, tutta particolare, visti gli ultimi avvenimenti dei quali siamo a conoscenza tutti.
Tutti oggi saliranno sul carro dei festeggiamenti, come al carnevale di Viareggio!
Tutti faranno loro la festa, se ne approprieranno, ricorderanno gli avvenimenti che hanno dato origine a quella festa.

da wikypedia
“1908 – In questa data, secondo una diffusa credenza, vi sarebbe stato l’incendio nella fabbrica di New York nel quale morirono 129 operaie donne, e che avrebbe quindi dato origine alla Giornata Internazionale della Donna. In realtà si tratta di un equivoco con l’Incendio della fabbrica Triangle, avvenuto  il 25 marzo del 1911.”

Altri racconteranno storie diverse:
“Nel VII Congresso della II Internazionale socialista, tenuto a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907, nel quale erano presenti 884 delegati di 25 nazioni – tra i quali i maggiori dirigenti socialisti del tempo, come i tedeschi Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, August Bebel, i russi Lenin e Martov, il francese Jean Jaurès – vennero discusse tesi sull’atteggiamento da tenere in caso di una guerra europea, sul colonianismo e anche sulla questione femminile e sulla rivendicazione del voto alla donne.”
Quello che non ci diranno questi signori oggi è che Loro questa festa non l’hanno mai celebrata.
Non ci diranno che Loro questa festa l’hanno sempre osteggiata.
Non ci diranno che hanno  sempre discriminato chi lo avesse fatto.
Non ci diranno che il celebrare  la ricorrenza dell’8 marzo era prerogativa dei partiti di  sinistra,
degli anarchici, di chi era dalla parte dei lavoratori.
Non ci diranno che la  distribuzione  del classico rametto  di mimosa avveniva semiclandestinamente nelle fabbriche, negli uffici, sui posti di lavoro.

da wikypedia
“Negli anni Cinquanta, anni di guerra fredda e del ministero Scelba, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere “Noi donne”, il mensile dell’Unione Donne Italiane (UDI), divenne un gesto «atto a turbare l’ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico».[10] Nel 1959 le parlamentari Pina Palumbo, Luisa Balboni e Giuliana Nenni presentarono una proposta di legge per rendere la giornata della donna una festa nazionale, ma l’iniziativa cadde nel vuoto.
Le donne dell’UDI (unione donne italiane) la distribuivano per strada sfidando il ludibrio dei benpensanti del tempo e i  violenti sermoni  parrocchiali.
L’otto marzo nel corso degli anni ha perso buona parte della sua connotazione iniziale diventando essenzialmente una festa consumistica alla quale tutti oggi aderiscono.
Bene, l’otto marzo è <la FESTA  DELLE DONNE>
UN AUGURIO A TUTTE LE DONNE.

Le donne sono le più forti?

Risposta semplice e immediata: sono le più forti e per questo i maschi le hanno tenute e le tengono tuttora in moltissimi paesi segregate

Alle 19:00 mi capita spesso di ascoltare la trasmissione “Il milionario”, dove Gerry Scotti non perde occasione per fare gli auguri ad arzille centenarie…. i nonnini sono rarissimi.

Come mai? Eppure siamo il sesso forte? Mentre scrivo mi scappa da ridere …noi il sesso forte, ma dove?

Le donne si sviluppano prima, una bambina di sei anni, rispetto ad un coetaneo di sesso opposto,  è un anno più avanti come formazione fisica. Poi vi è la catarsi mestruale, la catarsi delle lacrime, l’accertata minor quantità di radicali liberi che le sguazzano nel sangue. Inoltre tra i cromosomi femminili, vi è un gene del DNA,  polimerasi, che ripara eventuali danni appunto dell’acido desossidoribonucleico, dove sono ospitati i geni che guidano la nostra vita in tutte le espresioni. Ebbene,  poiché di cromosomi femminili la donna ne ha due (xx) e l’uomo uno solo (xy) è da presumere che i danni che il DNA subisce nel corso della vita siano meno numerosi di quelli che subisce il maschio.

Le donne hanno poi ormoni che ricoprono di mielina alcune zone del cervello  più velocemente che negli uomini  e sono le zone che hanno il compito di valutare le conseguenze dei propri comportamenti, quindi le donne avrebbero geneticamente “più giudizio”.

La loro attività cerebrale e fisica si protrae molto più a lungo. Se notate in certi circoli della terza età, dove si studia arte, si fanno attività culturali e viaggi, le donne sono i due terzi.

E di questo se ne sono accorte e per non lasciare i loro poveri maschi a languire come inutili fuchi, si sono messe a fumare, a bere, si stressano, fanno cure dimagranti assurde, si riempiono di silicone ….stai a vedere che fra qualche generazione il gap sarà colmato…..vedete ….sono anche buone!

Franco Muzzioli


scritto da paolacon il 6 03 2011

LE STAGIONI DELLA VITA

Ho visto fresche primavere preparare una distesa di fiori, torride estati preparare una distesa di sole, tiepidi autunni preparare una distesa di foglie e rigidi inverni preparare una distesa di neve.
E ho visto nella parata delle stagioni della vita danzare le mie ore su un passato che non si è mai completato, un presente che assumeva forme consuete e un futuro già vissuto infinite volte, tra odio e amore, piacere e dolore, felicità e sofferenza, allegria e solitudine, vizio e virtù, coraggio e paura, menzogna e verità, angoscia e serenità, fede e scetticismo …
… E ho visto chi con l’odio ha creduto di allentare la stretta lacerante degli artigli intorno al suo cuore tradito e chi ha perdonato continuando ad amare anche dopo aver desiderato persino di morire.
Chi ha conosciuto il piacere respirando la natura nell’orgia di profumo di una notte di rose e chi ha ingannato il dolore trasformandolo nel coraggio di sorridere a chi mostrava pena per lui.
Chi ha ritrovato la felicità modellando il rimpianto nel dolce ricordo di un amore antico e chi ha lenito la sofferenza persuadendosi che qualunque cosa meno di così sarebbe stata impossibile.
Chi ha disarmato il destino con la luce dell’allegria per illuminare la penombra nel cuore e chi ha combattuto la solitudine nella consolazione che almeno il silenzio lo stesse ascoltando.
Chi ha vissuto la dannazione perenne per il piacere di un attimo e chi ha speso ogni virtù nell’accettare la pena per un delitto mai commesso.
Chi ha mostrato eroico coraggio ed ha vissuto attanagliato dalla paura del non temere nulla e chi ha sconfitto mille paure trovando ogni volta l’ombra di coraggio per annientarle.
Chi ha fatto ricorso alla forza seducente della menzogna truccandola nella verità dell’io per ingannare sé stesso e gli altri e chi vi ha opposto la verità subendo dileggio e sventure.
Chi ha interpretato la sua vita solamente come l’angosciosa preparazione di un finale e chi serenamente ha tirato avanti un’esistenza ignorando l’enigmatica figura del mistero che lo sollecitava a chiedersi dove stesse andando.
Chi ha professato la sua fede diffidando del credo imposto con la minaccia e il merito e chi ha contrastato lo scetticismo verso un Dio incomunicabile professando la fede nella vita nel segno dell’onore e della carità.
E tra momenti di euforica speranza e momenti di desolante malinconia ho udito tutti questi palpiti provenire dal cuore di persone che ho incontrato attraversando le stagioni della vita: dal primo vagito che sale dalla culla al tonfo sordo della bara che viene calata nella tomba. E infine, tutto ciò che di osceno e sublime c’è stato, insieme al corpo sfatto dalla malattia, dilaniato nell’incidente, esausto dalla vecchiaia, lo si abbandona nella tranquillità di un luogo in cui regna un buio mai visto e dove ognuno avrà la sua risposta.

Adso


C’era una persona qualche tempo fa, che diceva sempre:- Grazie mamma per avermi fatto così bello-
Era talmente convinto che, appariva agli occhi della gente, brutto, e insopportabile. Siccome eravamo amici, spesso lo richiamavo, che non era il caso di ripetere sempre quella parola. Non c’era niente da fare, testardo come un mulo, tantochè, veniva emarginato quasi da tutti.
Ormai è vecchio e risaputo che noi toscani siamo un pochino al peperoncino, che non si lascia cadere niente, che si punzecchia, si sfotte con incisività etc .etc., però, sempre con un fare garbato. Con quel pizzico di ironia che a qualcuno sicuramente dà fastidio. Ma ormai mi conoscete e sapete che non c’è per niente malizia, tutt’altro. Per quanto mi riguarda, non dirò mai come quel mio amico :-grazie mamma per avermi fatto così bello-

Quello che sto per dire è che, siamo a passeggiare in questa  valle di Eldy, ci si incontra virtualmente di sfuggita, ci esprimiamo come ognuno di noi sa, eppure, arrivano bordate, contestazioni inutili che sfiorano l’offesa etc. etc.
Domanda: “Ha senso ?”
Non siamo qui per conoscerci, per dialogare, instaurare amicizie, dare insomma, il meglio di noi? Forse si sottovaluta il fatto, importantissimo, che in questa valle c’è una rappresentanza di quell’Italia che tutti amiamo o no?
Qui si va proprio dalle Alpi alla Sicilia, dal Manzanarre al Reno…. in un abbraccio  fra persone di culture,  di tradizioni, di clima, di impasti diversi… che, guarda caso, per mezzo di Eldy, si ritrovano e parlano.
Guardate che è una bella “matassa” che se, con il contributo di tutti riusciamo a svolgerla, sono convinto che ne verrebbe fuori, e ne viene fuori, una bella trina.

Forse, anche noi potremo dire: “Grazie mamma per averci fatto così belli”.


Il solito Maledetto Toscano .

scritto da paolacon il 3 03 2011

Qualcuno ha fatto notare che stati come: Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti… dovrebbero occuparsi delle loro faccende, che non sono sempre pulite, piuttosto che delle faccende italiane.
E allora andiamo a curiosare all’estero.
Riporto un paio di articoli apparsi su tutti i giornali di questa settimana, ma di esempi simili ce ne sono innumerevoli nel recente o lontano passato.

Il ministro tedesco della Difesa, Karl-Theodor zu Guttenberg, è stato accusato di aver copiato gran parte della sua tesi di dottorato all’Università di Bayreuth.
Guttenberg non solo ha perso il titolo di dottore, ma ha deciso di lasciare il dicastero come conseguenza dello scandalo.

In Francia, qualche giorno fa s’era dimesso il ministro degli Esteri francese, Michèle Alliot-Marie, in seguito alle polemiche scoppiate per il suo viaggio di fine anno in Tunisia, dove non era affatto andata in visita ufficiale, ma in vacanza.
Viaggio di piacere quindi, mascherato da visita ufficiale.

Gesti di persone degne e responsabili, normali in paesi civili ed avanzati, ma che hanno il sapore di cose dell’altro mondo in Italia.

Che ne dite Ignazio, Franco e Silvio?…

O Sandro Bondi, che invece di dimettersi – e avrebbe già dovuto farlo almeno 3 mesi fa-, annuncia semplicemente “Sono pronto a dimettermi”…ennesimo esempio del furbastro italico, in totale simbiosi con la poltrona, da non potersene separare.

È molto probabile  che da noi Karl-Theodor sarebbe ancora beatamente al suo posto. Però avremmo avuto diritto ad una ammiccante puntata di Porta a Porta inneggiante alla simpatica abitudine di copiare il compito a scuola, con ugualmente simpatici ricordi  di attori, ministri e ballerine, ai tempi del liceo.
“Ogni paese è fatto a suo modo. C’è chi ha le dimissioni, e chi le trasmissioni.”

Paolacon

Etimologia del termine Bunga-Bunga

La frase “ fare il bunga bunga” è diventata strettamente collegata con i recenti fatti successi nel nostro Bel Paese, e per coloro che sono perplessi sulle sue origini ecco una spiegazione nuova, intrigante del suo significato.

Uno dei primi riferimenti porta la data del 1910.
L’infame beffa Dreadnought.
La bufala pensata e ideata dall’eccentrico aristocratico inglese Horace de Vere Cole. (burlone e poeta).
Dopo aver ingaggiato degli artisti/amici, di un gruppo teatrale, aveva contattato le autorità britanniche presentandosi come l’imperatore di Abissinia.
Horace e i suoi uomini furono accolti con un grande e pomposo cerimoniale sul ponte della corazzata. Dreadnought, la più potente nave da battaglia della Royal Navy britannica.

corazzata Dreadnought

Ogni volta che una meraviglia veniva mostrata dai militari inglesi, i burloni  rispondevano semplicemente: “bunga,bunga”.

Solo il giorno seguente, la marina apprese che le persone che avevano visitato la Dreadnought non erano per niente il principe dell’Abissinia e i membri della sua corte.

Gli autori dello scherzo mandarono la loro foto in costume al Daily Mirror, e nell’arco di pochi giorni il fatto era su tutti i quotidiani britannici. “Bunga Bungle!”, il Western Daily titolava giocando sulla parola bungle, pasticcio.
Secondo un componente della burla, quando il vero imperatore dell’Abissinia venne a Londra, qualche tempo dopo, i ragazzini lo avrebbero inseguito per strada gridando “Bunga, Bunga”.

Il termine ritornò fuori quando, durante la Prima Guerra Mondiale, la corazzata Dreadnought affondò un sottomarino tedesco. Un funzionario britannico inviò, al comandante della nave, un telegramma di congratulazioni con scritto “Bunge, Bunge”.

Nota

Il primo personaggio a sinistra della fotografia è  la grande scrittrice Virginia Woolf (allora era ancora conosciuta col nome di Virginia Stephen)

=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.

Dopo alcuni decenni di assenza, la parola è tornata improvvisamente alla ribalta, i giornali italiani hanno cercato di scoprire le sue origini.

Il primo a essere individuato è stato il colonnello Gheddafi per le sue feste che coinvolgono “harem” di giovani donne occidentali.
In mancanza di reazione di Gheddafi, il mistero è rimasto, e credo che rimarrà il colonnello ha altro cui pensare in questi giorni.
La frase “bunga, bunga” sta cominciando ad avere un impatto globale, una banca dati Americana ha circa 800 articoli con quella parola in tutto il mondo.
Attualmente ci sono 744.000 riferimenti su Google.

La frase “bunga bunga” esiste in altre lingue: in filippino, è slang per qualcosa di “caldo” o di moda, in indonesiano significa fiori.

Ma, per ora, ha un’associazione con lo scandalo politico attuale, o “bunga bunga-gate”, se volete.

Non è un reato fare “bunga bunga”, sempre ammesso che i partecipanti siano maggiorenni e consenzienti…
Magari si può dire che è ipocrita presentarsi come integerrimi difensori della “moralità” e poi passare le serate a fare quello che di giorno si condanna ?

Giulian.rm

scritto da paolacon il 27 02 2011

Una LETTURA DOMENICALE per riprendere fiato e darci un sentore di serenità, in questi giorni così tragici che tanto ci hanno scosso tutti.

Chicco e Nefertiti …  I gatti di PaolaO
domenica 27 febbraio 2011


Se l’abito non fa il monaco ancora di più non determina le caratteristiche di un essere vivente.
La nostra piccola storia riguarda due magnifici esemplari di gatti siamesi Chicco e Nefertiti  la cui progenie ha allietato per anni tante famiglie.
Chicco esemplare elegante e possente di maschio, arrivò a casa alla fine dell’estate, sicuramente a seguito di un abbandono estivo.
La sua permanenza sul davanzale della cucina  per avere cibo, fu così insistente che alla fine  gli sportelli delle finestre si aprirono definitivamente  e Lui, gatto sovrano, entrò in famiglia.
Stupendo e maestoso, ma così buono e morbido che il nome che  venne naturale fu Chicco, armonica musica per un piccolo tesoro; il che non riuscì a valorizzare la sua immagine maestosa,  ma il suo carattere tenero e affettuoso.
Libero di girare nella valle e tornare per riposare, sul divano, sulle sedie, sui tappeti  e, dopo un buon pasto,  fare gobbe a suon di fusa tuonanti  e mettersi a pancia in su, per chiedere grattini e carezze. Passò con noi i primi 4 o 5 anni senza che capitasse nulla di particolare; a noi noto riguardo alle sue scorribande nel quartiere, che ovviamente  ce lo rimandava spesso a casa pieno di ferite: conseguenza di lotte  fra maschi  liberi.
Finchè un giorno, al ritorno dal lavoro, mentre una delle componenti della famiglia, Paola per precisione,  scendeva dalla macchina  e Chicco come  sempre l’accoglieva,  facendole strada verso le scale di casa, si fermò  un signore giovane e ben vestito che, con aria intimidita, chiedeva se la signora sapesse a chi apparteneva quel gatto siamese  e  ancora se sapesse se il gatto fosse castrato.
E’ mio! E’ nostro! Rispose Paola con un certo cipiglio, quasi a mettere le mani avanti rispetto a richieste  o notizie imprevedibili.
Fu subito dopo l’aspetto gentile ed educato dell’interlocutore,  che le fece prendere tempo per  apparire  tranquilla  e rispondere, trattenendo una sorta di risentimento a nome di Chicco, come non fosse assolutamente legittimo chiedere notizie della sua virilità. A posteriori sorrise da sola ritenendo  che il risentimento che aveva provato dipendeva  dall’avere interpretato l’orgoglio di Chicco maschio ambìto e potente.
Comunque incoraggiato dal tono oramai disteso di Paola l’uomo rivelatosi praticamente  un vicino di casa, Salvo per gli amici, ovvero Salvatore, passò a spiegare la vera ragione della sua curiosità.
Possessore  o custode , come piace di più definire  quelli che ospitano quattro zampe nelle loro case, di  Nefertiti nobile, già dal nome, gatta siamese,  Salvo cercava per lei un compagno degno,  per fare i gattini. Una ricerca  che gli aveva fatto scoprire come  praticamente tutti i maschi siamesi e in senso più ampio di razza fossero tenuti segregati in casa, comunque castrati per “difenderli” da furti e pericoli. Insomma  vincoli per il loro bene. Triste destino dei nobili, spesso anche fra gli umani.
Fatta una breve riflessione, per Paola, la richiesta poteva essere esaudita  forse anche con gioia per Chicco. Si trattava di vedere come organizzarsi, in quanto  Chicco avrebbe dovuto stare a casa con Nefertiti per qualche giorno. Ovviamente essendo  Lui a recarsi a casa di Lei.

Paola però con superficialità e un tot di distrazione  non aveva  fatto i conti con l’autentica “padrona”,  custode della libertà e dignità di Chicco: ovvero la mamma di Paola. Lei quando seppe della richiesta proposta  disse con decisione  e  quasi offesa : Ah no !! Il mio gatto non va a casa di uno sconosciuto privandolo della sua libertà.
Per strapparle l’indispensabile  consenso fu necessario parlare, argomentare, sostenendo che Chicco sarebbe stato contento di incontrare Nefertiti. Era una gatta bellissima, una vera principessa come il suo nome suggeriva, avendola vista nel frattempo. Dialoghi che  ascoltati da estranei sembravano davvero riferirsi a eredi e figli nobili.
Alla fine la mamma di Paola diede, brontolando, il suo consenso, ma precisando che rimaneva della sua idea e la cosa  non le piaceva.
Comunque Chicco e Nefertiti si piacquero molto e vederli  più tardi  dopo il fatto, che avvenne più di una volta negli anni,  accoccolati  sul divano di Salvo, si può sostenere che fu una vera emozione. Non parliamo poi dei gattini che Nefertiti,  come ogni gatta curava, nutriva e ne lisciava il pelo con la sua linguetta in gran attività.
Paola, Caterina e la mamma, godettero più tardi di un figlio delizioso di Chicco e Nefertiti dai tratti gentili e flessuosi ereditati dalla madre. Leo fu il suo nome  quasi per riparare all’errore  precedente, ammesso che fosse stato un errore, per sottolineare e concretizzare la regalità della stirpe.
Voi direte  ma che vi importa tutte  queste storie per un nome.  A noi certo nulla  ma alle volte  ci venne il dubbio  che Chicco fosse seccato, magari solo qualche volta,  di un nome che non gli portava  il rispetto dovuto, soprattutto degli umani ovviamente.
Non a caso nel dubbio e memori del caso, dopo alcuni anni al nostro nuovo ultimo  ospite del davanzale di cucina,  abbiamo dato un nome  di certo adeguato : Aristotele.  Si tratta di un vero filosofo di taglia extra large, bianco e con la schiena e il capoccione  grigio tigrato.
Sta sul davanzale  senza farsi assolutamente toccare. Aspetta il cibo pretendendolo con lo sguardo direi  che, una volta  dispensato, viene mangiato con un occhio attento sempre a non essere disturbato. Questo fino a che la sua fame non abbia trovato una risposta.
La cosa affascinante  è che su quel davanzale si sono negli anni dati il cambio diversi felini liberi  come: Garibaldi, Silvestro, Miele etc.Ma Aristotele viene fatto salire da Alilù, una gattina tutta bianca,  pur sempre furastica che lo bazzica e ci sta a lungo su quella finestra,  da molto prima di lui, da quando ci arrivò con suo fratello Giuditto. Ma questa è un’altra storia che vi racconterò dopo.
Stavolta l’amore è libero e nessuno l’ha pensato. Alilù ama Aristotele perché fa salire solo lui e lo fa mangiare mentre digrigna a chiunque altro. Data l’età gattini non ce ne saranno, ma loro dividono il davanzale, il cibo e la compagnia  e non se ne curano, mentre noi li osserviamo affascinati.
Paola O.


Siamo bombardati da troppe notizie drammatiche e preoccupanti in questi giorni, se ne sentono oltre misura e, naturalmente non ignorando quello che accade nel mondo e in Italia e non essendo indifferenti, lasciamo, per un momento, però, ai “grandi della terra” le discussioni sugli avvenimenti spaventosi che stanno sconvolgendoci, in tutti i sensi, in questi giorni…
Rivolgiamo una riflessione alla realtà consueta e giornaliera, e prestiamo attenzione al nostro quotidiano, ai nostri problemi di nonni, genitori e parliamone un po’, sentendo i vari pareri degli altri eldyani. (pc)

In Italia quello del nonno, e soprattutto della nonna è un mestiere pressoché a tempo pieno, e molto richiesto.

Senza milioni di nonne e nonni  che curano i nipoti, molte mamme non potrebbero avere un reddito sufficiente per crescere ed educare i figli.

Da noi si continua a parlare di famiglia ma non si aiuta affatto, una giovane coppia, a crescere dei figli, c’è in media un posto all’asilo ogni dieci bambini in età da nido, si fa la politica dei bonus solo per le famiglie a basso reddito, piuttosto che pensare a creare servizi di quantità e qualità, necessari.

Perciò quello dei nonni a tempo pieno è per tanti di noi una scelta obbligata, anche se lo facciamo con immenso piacere resta  sempre una scelta obbligata, e sempre più spesso assieme hai nipoti ci sono anche i nostri genitori da accudire; molte donne, intorno hai sessant’anni, hanno ancora i genitori, e già dei nipotini, così che loro sono diventate il vero pilastro dell’organizzazione familiare, senza neppure riuscire a godersi un meritato giorno di pensione, impegnate come sono a dividersi tra i genitori ultra ottantenni, i figli trentenni, e nella maggior parte dai casi con lavoro precario, ed i nipoti.

Fare i nonni è anche molto bello, per i nipoti siamo importantissimi, con tutti gli insegnamenti e l’esperienza che abbiamo  da dare, e noi da loro riceviamo molto.

Ma le scelte educative devono restare principalmente dei genitori, e poi i piccoli hanno bisogno di relazionarsi con altri bambini, e con altre figure educative, se avessimo più tempo per noi, saremmo più sereni e saggi, dunque anche nonni migliori.

Alzare l’età pensionabile delle generazioni che ci seguono, rinunciare a sviluppare  una rete di servizi per l’infanzia, come stanno facendo i nostri governanti, a mio modesto modo di vedere, significa preparare un futuro in cui non ci saranno né servizi, né nonni in età adeguata per occuparsi dei propri nipoti.

Altro che politiche per la famiglia, e per la natalità.

Vorrei sentire anche il parere di altri nonni, visto che questa mia riflessione è scaturita ascoltando in chat, tanti nonni e  nonne, super impegnati ad assistere genitori,  figli, e nipoti, so che tutti noi lo facciamo con piacere pero visto che nel resto d’Europa la situazione , è completamente a favore della famiglia e dei bambini, cosi che i nonni, pur dando aiuto ai loro nipoti possano godere anche in parte di un meritato riposo.
Riccardo2.co


Vi piacerebbe guardare le foto degli amici Facebook da un’unica pagina?
Ora è possibile: è’ uscita un’applicazione davvero carina che permette di guardare le fotografie degli amici Facebook in maniera molto più divertente e veloce di quanto si possa fare dalle pagine di foto originali.
Invece di andare sulle pagine del profilo di ogni singolo amico e contatto, guardando le foto, si può avere un’unica singola pagina con cui sfogliare i vari album di foto, saltando da un amico all’altro.
In pratica è come sfogliare le foto del proprio computer da un programma come Picasa, guardando tutti gli album dei vari amici di Facebook.
Oltre a questo, si possono anche guardare le foto più popolari, quelle più commentate e più votate dagli altri.

Quello che permette tutto questo non è un programma per PC ma un’applicazione Facebook chiamata Pixable Photofeed, quindi nulla da scaricare.

Pixable ha diverse categorie da esplorare: foto della settimana, del giorno, del mese, e dei vari anni che avete passato su Facebook. C’è poi la palma di “miglior foto di profilo”, e le categorie “foto con ragazze” e “foto con ragazzi”. Non è chiaro come avvenga la scelta delle foto all’interno di queste categorie.

Altrimenti, potete cliccare sui diversi amici per vederne tutte le immagini come avviene nella sezione foto dei profili.

Per ogni foto, naturalmente, è possibile vedere quanta gente ha cliccato su “mi piace”, chi l’ha commentata (aggiungendo eventualmente un proprio commento.)
Non appena si clicca su un nome, compaiono immediatamente le fotografie di quella persona.
Sul lato destro ci sono i pulsanti per leggere i commenti alla foto e per vedere a chi è piaciuta e chi è taggato.*.

Se si clicca sulla categoria riguardante un amico, si ha poi a disposizione l’opzione Follow, questo comando permette di ricevere delle notifiche ogni volta che quell’amico carica delle nuove foto, per non perdere nessun aggiornamento.

Pixable permette di guadare la lista di amici Facebook e andare immediatamente sull’album delle foto.
L’interfaccia dell’applicazione è piuttosto semplice, con diversi tipi di categorie e la possibilità di vedere le immagini pubblicate da un amico specifico.
C’è un pulsante Home in alto a sinistra e la P di Pixable che riportano alla pagina delle categorie.
Sulla parte centrale si possono sfogliare album e foto cliccando i pulsanti con le frecce a destra e sinistra.
Le foto degli amici sono visualizzate da quest’unica pagina web, senza mai fare un refresh e senza mai cambiare.
Una volta entrati nel sito Pixable Photofeed  click su “GET STARTED”, accedere a Facebook con il vostro account, consentire alla richiesta di autorizzazione e siete pronti a sfogliare l’album delle fotografie, di parenti, amici, nipoti e affini.
C sono tutte le premesse per miglioramenti nei prossimi mesi, per dirla come una presentatrice TV “su Facebook tutto può succedere!”

* Un tag non è altro che una specie di etichetta virtuale sul quale viene scritto cosa c’è su una fotografia, su un video o altro. I tag sono utilizzati su Youtube ad esempio per fare in modo che i video siano facilmente trovabili tramite il motore di ricerca.

Su Facebook ogni tag non contiene aggettivi o nomi comuni ma contiene i nomi delle singole persone che sono su un’immagine.

Per aggiungere un tag su una foto è molto facile, basta cliccare su “Tagga questa foto“, che ho indicato con la freccia rossa, poi si clicca sulla foto nel punto, dove c’è una persona e si scrive il nome di quella persona.
Quando si tagga qualcuno in una foto, quella foto andrà direttamente nel suo profilo all’interno del suo album personale.


LE MUSE (varia umanità, cultura)

Sergjei Pirokov era stato eletto sindaco di una cittadina nei pressi di San Pietroburgo ,era un uomo sempre sorridente dal grosso orologio d’oro che pendeva permanentemente dal paciotto e debordava un pò dalla giacca per un’ epa che ormai non riusciva più a contenere. Aveva i capelli sempre impomatati che sembravano dipinti sul capo e data l’esigua statura si piccava di portar stivaletti di un orrendo color giallognolo.
Era stato eletto da tutti, il tenente Zverkov lo adorava, la signora Carktova gli baciava la mano tutte le volte che lo incontrava, il fabbro Andrej si scapellava ossequioso  cento metri prima che gli passasse davanti.
Un giorno però la grande finestra del suo bodoir al primo piano rimase inspiegabilmente aperta e le tende cominciarono a svolazzare lasciando vedere quello che accadeva all’interno. Pirokov, con i pantaloni abassati era intento a palpeggiare Irina, la quindicenne servetta che non disdegnava certo le attenzioni del padrone. Così  tutti poterono vedere quelle immagini, come in un osceno e discustoso spettacolo teatrale.
Il giorno dopo non si parlava d’altro, ma Pirokov prese la cosa con assoluta noncuranza, lui, la vergogna non sapeva neppure dove stava di casa, era Sergjei Pirokov , l’uomo più amato della città, in fondo che cosa aveva fatto?
La vergogna invece sconvolse il tenente Zverkov, che cercò di svicolare tutte le volte che lo vedeva, la signora Cartkova  pianse calde lacrime e rimase per giorni chiusa in casa, il fabbro Andrej  cominciò a sobillare tutti per cacciare il sindaco. La vergogna stava cambiando le cose ………..”purtoppo solo in uno pseudo racconto di Gogol!”

Vedere in  vetrina della cartoleria la copertina di un libro e rimanere colpiti da quella immagine a te famigliare: suscita sorpresa, curiosità.
Anche il  titolo incuriosisce: Morire d’amore a B……………..
L’autore ha un nome famigliare anche lui: Silvano M………….
È la vecchia chiesa quella sulla copertina. Quella che hanno demolito. Era la parrocchia.
Nostra Signora della Neve era una chiesa molto antica. L’hanno demolita per costruirci un palazzone enorme, moderno, con le ringhiere in ferro ai poggioli, le tapparelle e l’ascensore.
Era nella parte più antica del paese la chiesa, fuori mano ormai; il boom economico, la speculazione edilizia di quegli anni avevano stravolto B…………..
L’ho comperato il libro, ero curioso; il titolo mi intrigava: Morire d’amore a B………..
La sera a casa, dopo cena, inizio a sfogliarne qualche pagina per cercare di farmi un’idea dell’argomento che avrebbe trattato: erano racconti. Racconti di vita  vissuta. Storie che pure io avevo vissuto con Lui. Che noi, ragazzi degli anni sessanta avevamo vissute.
Leggevo e la mente ripercorreva quelle storie, quei luoghi, quelle  situazioni che, anche se insignificanti, ti modellano, ti forgiano, crescono con te, diventano parte di te: diventano te.


In uno di quei racconti Silvano, menziona località delle  quali ormai più nessuno conosce il nome e l’ubicazione: Il lago Rosa.
Si doveva uscire da B…………..e prendere verso la  collina, la strada che porta verso i Due Fratelli.


Sono i primi “forti” della lunga linea fortificata sulle alture alle spalle della città che vede chi arriva a Genova dalla Pianura Padana.
Si risaliva per un tratto il letto del torrente e poi a destra si prendeva il  sentiero che si infilava nel fitto bosco di castagni, inerpicandosi tra cespugli di more grandi come ciliege e qualche  albero di mele selvatiche dal gusto aspro ma dissetante.
I profumi del bosco erano inebrianti e la marcia in fila indiana lungo il sentiero ci faceva sentire esploratori nella jungla inesplorata.
Finalmente dopo circa mezz’ora di cammino si cominciava ad udire lo scroscio dell’ acqua che cadeva da una cascatella e che formava un laghetto poco più grande di una pozzanghera la cui  altezza non superava nel punto più alto le due dita sopra l’ombelico di Silvano.
Andavamo spesso al laghetto d’estate: di nascosto dai nostri genitori che ritenevano pericoloso tuffarsi dallo scoglio. Anni prima un  ragazzo aveva battuto la testa.
Quel giorno l’acqua sembrava più fredda del solito.
Nudi. Quattro ragazzi nudi in un laghetto in mezzo al bosco.
Nudi perchè i genitori non  volevano che si andasse al laghetto.
Nudi. Senza neppure un asciugamani.
All’improvviso, in lontananza un  vociare.
Zitti!!!!!……… Zitti!!!!!!!!!
Che facciamo? Siamo nudi!
Se vengono  qui  ci  vedono!
Sono le ragazze della parrocchia!!
Le accompagna Nella: una vecchia, acida, grassa zitella con un paio di occhiali con le lenti spesse e i capelli ispidi che forse non avevano mai  visto un parrucchiere.
Nella mi conosce. Mi conosce bene. Conosce anche  gli  altri tre.
Lei sempre in chiesa, noi frequentatori del bar della Casa del Popolo.
Eppoi Nella mi aveva visto più di una  volta fermo a parlare con Paola. Lo aveva detto alla mamma di Paola. Era più piccola di me Paola.
La mamma di Paola non  voleva  che la figlia parlasse con i ragazzi più grandi, eppoi …….,
della Casa del Popolo!
Senz’altro glielo aveva detto!.
Ragazzi!! ……. Zitti!!!!!!
Speriamo non scendano al lago!
Ci avrebbero visti nudi. Le ragazze di chiesa non dovevano vedere i ragazzi nudi . Sarebbe stato lo scandalo.
Presto! usciamo dall’acqua e nascondiamoci sotto gli alberi! Bagnati come siamo non  riusciremo mai ad indossare in tempo i  vestiti!.
Era d’estate: una maglietta e un paio di jeans ma è difficile vestirsi ancora bagnati.
E se Paola mi avesse visto cosi?
Era bella. I capelli castano chiaro, mossi, gli occhi azzurri, un bel  sorriso.
Fermi, in silenzio sotto gli alberi  di castagno, nudi, bagnati, aspettavamo che quelle voci  si allontanassero nel bosco.
Solo quando siamo stati certi che il “pericolo” era passato siamo  tornati vicino all’acqua ed al sole per  finire di asciugarci e scaldarci.
Non so se ho più rivisto Paola, gli anni sono passati  veloci. Troppo!.
Silvano si è sposato ed ha  cambiato casa e località. Non l’ho più visto.
Chissà se oggi i ragazzi vanno ancora al Lago Rosa?
Quanti ricordi leggendo un libro visto nella vetrina della cartoleria!.

(morire d’amore a bolzaneto
silvano morasso edimont)

ALFRED

Oggi è domenica, prendiamoci una pausa dai quotidiani pensieri e preoccupazioni, allontaniamoci dagli scandali e dalle notizie incalzanti dei giornali per immergerci anche noi, con la sana incoscienza di un’altra epoca, nel freddo laghetto che così bene ci descrive Alfred.
Il suo racconto-ricordo, ci riporta indietro di anni, ad un’età spensierata, dove la leggerezza la faceva da padrona.
E voi dov’eravate in quel periodo? Che ricordi avete?
Se ne avete voglia condividiamo e raccontatevi…
Ognuno di noi ha un piccolo “lago rosa” ben custodito nello scrigno dei nostri ricordi…