Giuliano4.rm ci mette al corrente…
Informazioni utili per tutti
SANITÀ: in scadenza 16 mln di tessere sanitarie – le cose da sapere
Occhio alla buca delle lettere: una montagna di tessere sanitarie è in arrivo nelle case degli italiani. Entro la fine dell’anno scadranno infatti la bellezza di 16 milioni di tessere sanitarie – documento indispensabile per avere diritto alle prestazioni del Sistema sanitario nazionale – che saranno presto sostituite dalle nuove card in partenza dagli uffici dell’Agenzia delle entrate.
E’ quanto emerge dal calcolo sulle tessere sanitarie in scadenza nel 2010 elaborato dall’Agenzia delle entrate, che indica ai cittadini cosa fare per rinnovare il documento. Praticamente nulla. Pensa a tutto l’Agenzia.
“In prossimità della scadenza indicata sul tesserino, senza che i cittadini ne facciano richiesta, viene automaticamente inviata una nuova tessera a tutte le persone alle quali non sia decaduto il diritto ad usufruire dei servizi erogati dal SSN”.
Niente corsa al rinnovo quindi. L’Agenzia delle entrate è già al lavoro. “Tutte le tessere sanitarie scadute, o in scadenza entro la fine del prossimo mese di agosto – sottolinea l’Agenzia – sono state già prodotte e spedite. Quelle che scadranno da settembre a dicembre 2010 (circa 16 milioni al netto di quelle prodotte dalle Regioni che ne curano la diretta emissione) vengono progressivamente riemesse in tempo utile per garantirne la consegna entro la data di scadenza”.
Ma cos’è e a cosa serve la tessera sanitaria? A queste e ad altre domande sulla funzione e l’utilizzo di questo indispensabile documento risponde l’Agenzia delle entrate, che in un apposita sezione del proprio sito web risponde ai quesiti più significativi.
COS’E’ – La tessera, distribuita a partire dal 2004, riporta i dati anagrafici e il codice fiscale del proprietario e, sul retro, i codici necessari per garantire a ogni cittadino italiano l’assistenza sanitaria anche nei paesi dell’Unione europea. Oltre ad essere lo strumento per usufruire delle prestazioni del SSN, ha inoltre la stessa validità del codice fiscale.
COME SI RICHIEDE – Per richiedere la tessera – spiega l’Agenzia delle entrate – è possibile rivolgersi, muniti di carta d’identità (valida), il tesserino sanitario regionale (di cartone) e il codice fiscale (tesserino plastificato verde), alla Asl di appartenenza, che rilascia una stampa ‘provvisoria’ della tessera. Il tesserino vero e proprio sarà recapitato all’indirizzo di residenza nel giro di 15-20 giorni. Nel caso la tessera sia stata emessa ma non recapitata, basta andare in qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate per il duplicato. Se però la tessera non è mai stata emessa – sottolinea l’Agenzia – è necessario recarsi presso la propria Asl.
QUANDO SCADE – Vale sei anni, salvo diversa indicazione da parte della Regione/Asl di appartenenza. In prossimità della scadenza, viene automaticamente inviata una nuova tessera. Una volta scaduta vale comunque come codice fiscale.
COME SI FA A RICHIEDERE IL DUPLICATO – Se viene smarrita o rubata, è possibile chiedere un duplicato o agli uffici dell’Agenzia delle entrate, o alla Asl di appartenenza. Se invece i dati anagrafici riportati sulla tessera fossero errati, il cittadino può rivolgersi a un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle entrate per chiedere la correzione.
COSA FARE PER I NEONATI – Anche loro hanno diritto alla loro tessera sanitaria. Ai nati dal primo gennaio 2006, dopo l’attribuzione del codice fiscale da parte del Comune o di un ufficio dell’Agenzia delle entrate, viene inviata automaticamente una tessera con validità di un anno. Dopodiché, alla sua scadenza, viene inviata quella con la validità standard (6 anni).
Giuliano4.rm
UNA CATTURA SINGOLARE
Storie di pesca nel golfo di Cagliari
Pino e Paolo, un’amicizia che durava sin dai tempi della scuola elementare e che dopo varie vicende si era rinsaldata ora che, entrambi pensionati, avevano più occasioni da dedicare al tempo libero.
Li aveva legati forse il fatto che entrambi, in famiglia, avevano solo sorelle e quindi, nell’età dell’adolescenza, ma anche più tardi, si erano sentiti come fratelli, surrogando la mancanza di un fratello vero.
Avevano vissuto parallelamente anche le prime esperienze con l’altro sesso, supportandosi a vicenda, quando necessario e raccontandosi le avventure. Ma soprattutto li legava la passione per il mare e quella voglia segreta di sfidare la grandezza e i misteri dell’elemento terracqueo.
E` pur vero che avventure in mare ne avevano vissute altre e le ricordavano sempre perché erano servite ad ampliare le loro esperienze, ma quest’ultima era stata davvero singolare.
Paolo aveva sistemato il gommone in una nuova stazione di rimessaggio in via di ampliamento e sistemazione sulla costa orientale del golfo ed aveva espresso il desiderio di volerlo mostrare all’amico anche in considerazione che proprio in tale struttura erano previsti, l’anno successivo, i campionati mondiali di vela junior e quindi i lavori in corso erano mirati a realizzare quanto necessario per accogliere degnamente la manifestazione.
Arrivarono lì in auto e dopo un giro di perlustrazione, eseguirono tutte quelle operazioni di routine necessarie per la messa in acqua del natante. Lo avevano fatto tante di quelle volte che ormai era diventato un rituale sistematico.
Come da intese precedenti non avevano portato altri tipi di esca perché si doveva operare la pesca al traino con l’esca finta, una anguilletta fosforescente che aveva preparato lo stesso Paolo.
Imperava un vento di maestrale abbastanza teso ed il mare, soprattutto al largo, si presentava con le onde ben marcate e spumeggianti.
I primi passaggi avevano portato la prima preda, una spigola che a prima vista superava certamente il mezzo chilo, come confermato poi alla pesata effettuata a terra.
Per determinazione di Paolo si era stabilito che la prima preda era desinata a Pino perché la volta precedente era stata di Paolo.
Dopo un po’ abboccò una ricciola appena più piccola della spigola e si rimise la paratura in mare per proseguire la traina.
Si eseguirono alcuni passaggi tra gli spruzzi delle onde senza che succedesse niente ma, ad un tratto, Pino che reggeva il mulinello sentì uno strappo e si voltò verso il terminale della lenza e notò che vi era ubicato un gabbiano in lotta con qualcosa di indefinito.
Si pensò dapprima che avesse abboccato un altro pesce e che il gabbiano, come spesso succede, volesse portarselo via. Paolo lanciò alcuni urli per farlo scappare ma non successe niente.
Al recupero della lenza il gabbiano vi restava attaccato ed allora si capì che probabilmente aveva tentato di mangiare l’esca finta e vi era rimasto arpionato.
Pino era deciso ad avvicinare il gabbiano per poterlo liberare anche se Paolo era contrario e forse più propenso a tagliare la lenza per il timore che il gabbiano, una volta vicino, potesse assalire con beccate e zampate i malcapitati pescatori.
Quando fu ad una distanza di circa cinque/sei metri, il gabbiano tentò di sollevarsi in volo trascinando la lenza. Paolo ordinò: “Dagli lenza, dagli lenza” e Pino così operò ma il gabbiano ricadde in acqua e fu allora che Pino lo avvicinò ulteriormente e lo afferrò per il collo portandolo a bordo.
La lenza fuoriusciva dal becco chiuso con forza e Pino dovette faticare non poco per riuscire ad aprirlo e liberare l’amo che era conficcato nella lingua della bestiola.
Fatto questo lo lasciò subito libero ma la vicenda non era finita. Cercando di andar via nei grovigli della lenza il gabbiano rimase nuovamente impigliato con l’amo sotto l’ala sinistra.
Ormai erano in ballo e Pino decise di avvicinarlo ancora per completare la liberazione. Fu allora che si prese una grossa beccata sulla mano ed una zampata sul braccio. Il gabbiano ricevette in cambio un deciso buffetto sul becco. “Stai buono” disse Pino, “Voglio liberarti”.
Il gabbiano sembrava che avesse capito e restò docile e calmo, ma forse era stanco anche lui mentre nel trambusto il gommone continuava a saltellare sulle onde che coprivano di spruzzi i protagonisti dell’episodio.
Pino riuscì finalmente a liberare il gabbiano dall’amo e dal groviglio delle lenze, lo prese per le ali e gli diede una spinta verso l’alto dicendo “Vai”. Paolo aggiunse, con sollievo, “E non tornare mai più”.
Quella lenza era resa ormai inutilizzabile, si tentò qualche altro passaggio con una nuova lenza ma la battuta di pesca era ormai conclusa e si rientrò a terra ed a casa con un’esperienza in più da raccontare ai nipotini.
Giuseppe Pau
Vi propongo due articoli: un racconto di Giulio e uno scritto verità di Alfred su come eravamo noi italiani
Riflettiamoci su, perché non dovremmo mai dimenticarcelo.
Premessa:
-Questo episodio, più volte mi è stato raccontato da mio padre. Anche se scritto in una forma di –Racconto Lungo-, riporta fatti veramente accaduti. Potevo limitarmi a fare una ricerca storica dettagliata, ma ho preferito questo sistema, sperando che sia di vostro gradimento. Ma soprattutto, un doveroso pensiero a tutti coloro che lasciarono la vita nelle miniere di Pola. Sapete, quell’allievo picconiere, era mio padre. Conservo ancora il libretto di lavoro.
Giovanni, quella sera, non riusciva a dormire, si alzò dal letto e aperse la finestra. Un cielo con pochissime stelle cullava una fetta di luna sbiadita. Dalla posizione di questa capì che l’alba era vicina. Il paese dormiva, solo qualche gatto miagolava, imprimendo tristezza nel cuore di Giovanni. Chiuse senza far rumore la finestra: la moglie dormiva. Un fischio acuto che riconobbe subito, era Ilio, l’amico d’avventura. Scese le scale seguito dalla moglie, sopra il tavolo una valigia di cartone. La moglie la prese e con le lacrime agli occhi la porse al marito. Seguì un abbraccio frettoloso dal quale si staccò per non cedere alla debolezza dei sentimenti.
Ilio e Gianni s’incamminarono verso la mulattiera che conduceva alla carrozzabile. Quando la stradina cominciò a tuffarsi nelle selve, diedero un ultimo sguardo al paese. Il campanile emergeva sopra i tetti delle case possente e severo. I finestroni sembravano due enormi occhi neri che seguivano l’allontanarsi dei due uomini. Poi il bosco li accolse e solo il rumore dei passi rompeva il silenzio. Giù alla carrozzabile, salirono sopra un camion, dove altri operai attendevano muti.
Alla stazione ferroviaria di Querceta, salirono sul treno che li portò verso luoghi a loro sconosciuti. Gallerie, pianure immense, e di nuovo colline. Quando incominciò ad imbrunire, il treno si fermò in una località dal nome strano: Pisino. Scesero, e si avvicinarono ad un autobus col muso da ippopotamo, brutto e sgangherato. Salirono assieme ad altri compagni di lavoro. Inutile guardare fuori: il buio avvolgeva tutto. Solo i fanali del veicolo illuminavano la strada di una luce fioca. Si fermò finalmente in un piazzale squallido e, appiccicata al muro una scritta:- MINIERE DI ARZIA- POLA –
Furono accompagnati ad una fila di baracche, entrarono: un fetore di sudore e di sporco li accompagnò per tutta la lunghezza della camerata. Si sdraiarono sui duri materassi di vegetale e caddero in un sonno pesante. Al mattino presto, furono chiamati all’ufficio manodopera, sulla porta di ingresso una scritta:- ARSA- SOCIETA’ ANONIMA CARBONIFERA –GRUPPO MINIERE ISTRIANE –MINIERE DI ARZIA – POLA-
Svolte le formalità, ad entrambi fu data la qualifica di –Allievi Picconieri- con una paga di lire 27 al giorno. Nel piazzale circostante, enormi mucchi di carbone. Anche le piante erano ricoperte di un colore nero. Ebbero il tempo per visitare Pozzo Littorio, era il villaggio dei baraccati. Da lì, iniziava il pozzo centrale che, per mezzo di un grande ascensore si raggiungeva il profondo della miniera.
Il primo giorno di lavoro, salirono sul gabbione (così lo chiamavano) a tre piani, che appiccato ad una corda di acciaio, carico di uomini, li portò nella pancia della terra. La luce del sole si spense sopra le loro teste sostituita dall’illuminazione artificiale. Il gabbione si fermò alla profondità di 800 metri. Li attendeva il capoturno che consegnò loro i picconi. S’incamminarono lungo una galleria: un vecchio minatore s’accorse del loro smarrimento e li incoraggiò .
Col passare del tempo, si abituarono alle otto ore di sepoltura giornaliera. Ma quando il gabbione risaliva in superficie, guadavano il cielo e ringraziavano Colui, nel quale non avevano mai creduto.
La galleria si faceva sempre più bassa: i picconieri seguivano il filone del carbone. Spesso si ritrovavano ricoperti per l’improvviso crollo dello strato nero. Le infiltrazioni d’acqua inzuppavano le tute rendendo ancor più faticoso il lavoro. Dietro di loro, i manovali caricavano i carrelli del fossile estratto, mentre gli armatori puntellavano con grossi tronchi la volta della galleria. Gianni maledì il giorno in cui decise di partire per Pola. Guardò per un attimo i compagni di lavoro, non avevano nulla di umano. Solo gli occhi riflettevano la scarna luce delle lanterne, come quelli d’un gatto nella notte.
Mentre picconavano puntando i piedi in quel budello umido e nero, ripensavano al lavoro della cava. Il vento che fischiava fra i blocchi e pungeva la faccia, era l’alito di un bimbo in confronto al grisou della miniera. L’acqua che lavava il fianco del monte e che a rivoli scendeva lungo la schiena, era un bagno tonico in confronto al fango nero della miniera. E il sole che batteva sui blocchi e nelle pareti di statuario in un reberbero accecante, bruciando la pelle, era una benedizione in confronto al semibuio della miniera.
Alle ore dieci del 28 febbraio del 1940, il turno finì e il gabbione riportò gli uomini alla luce del sole. Ilio e Gianni, mentre s’incamminavano verso le baracche delle docce, si udì un grosso boato. Le sirene e campanelli d’allarme cominciarono a suonare, le squadre di soccorso scesero nelle profondità della terra alla ricerca dei sepolti vivi. Ilio e Gianni si calarono per l’ennesima volta in quell’inferno alla ricerca del figlio di Oscar. Ma furono costretti a risalire: non si respirava. Dopo alcuni giorni, lo ritrovarono dentro un pozzo d’acqua, con la testa appoggiata sopra un masso. Svenuto, ma vivo. Riuscirono a riportarlo in superficie .
Dopo diversi giorni, la Società Carbonifera del gruppo Miniere di Pola, esponeva un lungo elenco di uomini, che ormai giacevano in una fossa comune, nel camposanto di Albona, a 47 km da Pola. Il numero dei morti salì a 350, tra i quali, 4 dell’alta Versilia. Nel cimitero di Basati, il mio paese, in una lapide si legge:- Generosi figli della nostra terra, per l’indipendenza economica della nostra Patria, caddero nelle miniere di Arsia , Pola , il 28-02- del 1940. All’età di 29 anni.
Ilio e Gianni ritornarono al loro paese. Tanta gente li attendeva e il campanile suonava a distesa. Riabbracciarono le mogli, amici e parenti. Un po’ appartate, due giovani vedove vestite di nero. Erano le mogli di due amici morti nella miniera. Ci fu un lungo abbraccio e le lacrime solcarono i volti di tutta la comunità.
Ognuno si avviò verso la propria casa. Ilio teneva appiccicata alle mani la valigia di cartapesta. Prima di entrare in casa, la posò sul muretto della via. La guardò scuotendo la testa bisbigliando a mezza voce:- Ecco tutto quello che ho portato, una valigia di cartapesta . -Non dire così – gli disse la moglie abbracciandolo, – Hai riportato la vita-
Giulio.lu 22 luglio 2010
segue l’articolo verità in ricordo di Marcinelle scritto da Alfred
Quando gli emigranti eravamo noi italiani
In questi giorni ricorre l’anniversario di uno dei più grossi incidenti in cui furono coinvolti emigrati italiani.
Il disastro di Marcinelle fu una catastrofe avvenuta nel ’56 in una miniera in Belgio
Ho trovato questa notizia in rete.
La conoscevo bene questa storia ma per moltissimo tempo nessuno ne ha più parlato ed è caduta nel dimenticatoio.
Avevo undici anni allora, la guerra era finita da poco, eravamo poveri. Papa era emigrato a Genova dalla Calabria con tutta la famiglia alla ricerca di un lavoro.
Era d’agosto, stavamo facendo colazione.
La grossa radio sulla mensola al muro lassù, era messa cosi in alto che non ci arrivavo a toccarla se non salendo su di una sedia: mi era stato vietato di toccarla perché se andava fuori sintonia erano guai seri.
“Incidente in una miniera in Belgio, molti Italiani tra le vittime „
Papa non era credente e non bestemmiava mai ma quella volta l’ho sentito bestemmiare.
Si è alzato di scatto ed è corso con l’orecchio teso sotto la radio per ascoltare meglio quella voce gracchiante che con grande avarizia di particolari stava dando la notizia.
Ero piccolo ma ricordo di aver compreso perfettamente quello che era successo. Mi rendevo perfettamente conto che erano morte persone, capivo che la notizia era triste. Capivo che papa attribuiva la responsabilità di quel disastro a qualcuno. Imprecava contro il governo, contro i politici, li definiva delinquenti, criminali.
Ricordo che quando la voce della radio passò ad altre notizie, papa si rimise a tavola e con calma mi spiegò: “vedi? – mi disse – costringono i poveri ad emigrare, a cercare lavoro all’estero, lontani dalle loro case, dalle loro famiglie, dai loro figli, dalla loro terra. Ci tengono nella povertà, cosi possono fare di noi quello che vogliono”.
Sono passati molti anni da allora e di quella storia non ne ho più sentito parlare fino a dimenticarla.
Lo scorso anno qualcuno l’ha rievocata parlandone in televisione e subito mi si è accesa la lampadina: quella storia io la conoscevo e bene!
Nell’immediato dopoguerra, ci sono stati accordi segreti tra i governi belga e italiano per uno scambio: l’Italia avrebbe fornito mano d’opera a bassissimo costo in cambio di forniture di carbone allora unico combustibile.
Era un accordo vergognoso, da tenere nascosto. Era quasi una tratta degli schiavi organizzata dai governi.
C’era stata poco tempo prima la scomunica ai comunisti e socialisti da parte di Pio XII e il veto americano.
La gente aveva paura a protestare. Anche i loro figli erano discriminati.
Hanno rivelato che percorrevano le campagne italiane invitando le persone a trasferirsi in Belgio col miraggio di lauti guadagni sapendo che là sarebbero stati sfruttati come schiavi, costretti a vivere nelle baracche come animali.
Sono passati cinquant’anni. Per tenere nascoste notizie simili è necessaria la complicità di molte persone, dai giornali, alla scuola, alle istituzioni.
Ora, cinquanta anni dopo, la storia si ripete, ma non con gli italiani. Con altri.
La storia non ci ha insegnato niente?
Questo accadeva quando l’emigrazione era una componente strutturale dell’economia italiana riflettiamo e parliamone.
Alfred 22 luglio 2010
Cicciotello è bello ma il cervello? Si abbassa di livello!Una volta l’essere cicciottelli era sinonimo di salute, anche per le donne in gravidanza essere sovrappeso era una cosa positiva. Il tutto e stato riveduto e scientificamente contraddetto. Con l’età avanzata il metabolismo rallenta si brucia meno caloria , le fasce muscolari si trasformano in grassi e quindi si tende a ingrassare. Subentrano problemi di circolazione ,di mobilità ,di affaticamento. A mio parere è anche una questione di DNA di ognuno di noi, di costituzione, di genetica. Il tutto va preso con il beneficio del dubbio. Riporto un articolo da “Panorama” che mette in guardia dal sovrappeso in eta avanzata .
Adulti sovrapeso a più alto rischio di declino cognitivo
Un articolo appena pubblicato sulla rivista Journal of Gerontology Series A: Biological and Medical Sciences analizza i risultati di diversi studi sull’invecchiamento e giunge alla ferale conclusione che il sovrappeso accumulato nella mezza età possa aprire la strada non solo ai ben noti problemi cardiovascolari, ma anche a disturbi e di tipo neurologico.
Uno studio svedese, condotto da Anna Dahl dell’Università di Jönköping ha scoperto che le persone con indici di massa corporea più elevati nella mezza età presentavano abilità cognitive generali significativamente più basse e che il declino di queste facoltà era notevolmente accelerato rispetto ai coetanei più snelli nel corso degli anni. I dati sono desunti da uno studio sui gemelli che è durato quasi 40 anni, dal 1963 al 2002, e non si sono riscontrate differenze tra uomini e donne.
Vien voglia di correre in palestra e mettersi subito a pane (integrale) e acqua, ma prima di farlo sappiate che, ammesso di riuscire a tornare a un peso accettabile, è molto importante restarci. L’effetto yo-yo, che affligge soprattutto le donne, è anch’esso piuttosto nocivo. Non solo per gli eventuali strascichi antiestetici dovuti alla perdita di tonicità dei tessuti, ma anche perché, come un’altra delle ricerche analizzate evidenzia, le fluttuazioni di peso sono significativi indicatori di future possibili limitazioni fisiche e di una maggiore mortalità nella terza età.
Un team di ricercatori dell’Università di Washington a Seattle, negli Usa, ha usato i dati del Cardiovascular Health Study, contenenti informazioni su più di 3.000 individui di 65 anni o più dal 1992 al 1999. Cosa hanno scoperto? Che coloro che in passato avevano avuto più frequenti fluttuazioni di peso, una volta diventati anziani avevano maggiori possibilità (il 28 per cento in più a quanto pare) di non riuscire a svolgere facilmente da soli banalissime attività quotidiane come lavarsi, vestirsi, mangiare.
L’imperativo quindi è quello di mantenere il proprio indice di massa corporea (BMI è l’acronimo inglese per Body Mass Index) all’interno di parametri considerati salutari (una persona con indice compreso tra 18,5 e 25 è considerata normopeso) e poi cercare di mantenerlo stabile. Per calcolare il vostro BMI dovete dividere il vostro peso in chili per il quadrato dell’altezza in metri. Per esempio 77/1,76×1,76=24,8: giusto entro il limite del normopeso.
(marta.buonadonna)
(Marta Buonadonna Febbraio 2010 “PANORMA”)
Le donne comunque vivono più a lungo sia rispetto agli uomini che rispetto al passato. “L’età media di morte per le donne nel 2008 si è attestata sugli 85 anni contro i 76 anni degli uomini. Nel 1993 per le donne era di 83 anni, 71 per gli uomini”. Tra le patologie prese in considerazione: l’ipertensione, in aumento sia tra le donne (nel 2005 erano 10.039 le donne ipertese, nel 2008 10.783) che tra i maschi (7.618 nel 2003, 8.675 nel 2008).Invecchiamento della popolazione: un quadro nazionale
Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione italiana tiene vivi
accesi dibattiti non solo perché il nostro Paese è il più vecchio
d’Europa e con il tasso di natalità più basso, ma soprattutto in
funzione di quelle che sono le preoccupanti proiezioni statistiche
dalle quali risulterebbe una presenza ultrasessantacinquenne del 25%
nel 2020 e del 37,2% nel 2040.
La tendenza in atto che pone l’Italia tra i paesi più vecchi al mondo si
spiega alla luce di pochi dati: nel 1975 vi erano 14,5 milioni di under
20enni e 9,6 milioni di over 60enni; nei prossimi due decenni si
registrerà uno scambio di cifre con una presenza 6,9 milioni di giovani
contro 17,7 milioni di anziani, con un chiaro e logico calo di
popolazione in età lavorativa. In verità la forte evoluzione del
fenomeno si è registrato già nel XX secolo quando dal 1950 al 2000 si
è generato uno scambio numerico giovani-vecchi mai verificatosi
prima nella storia dell’umanità
( DATI PRESI IN RETE)
marc52
Leggo con grande piacere i cartelloni pubblicitari, sento in tv parlare degli abbandoni degli animali, concordo di non abbandonarli al loro destino, quello della strada.
Ma ditemi e l’anziano? chi si ricorda di lui?
Ho lavorato per anni in ospedale, questo era il periodo del deposito bagaglio.
I figli avevano diritto alle ferie e il vecchietto dove lo metto?
Il comune che è sempre in deficit non ha soldi per il sociale.
Pensate che Genova è la città più vecchia d’Europa gli over 65 sono circa il 60%della popolazione.
Per l’anziano è diventato un opsciunal pensare di andare in vacanza.
Gli anziani del mio quartiere si radunavano tutti in un gran super mercato: lì almeno c’è l’aria condizionata.
Il capo settore, con un lampo di genio, ha installato macchinette del caffè e bibite, messo tavolini e sedie.
La voce corre e sono moltiplicate le vendite.
La gastronomia si adegua: confeziona mini porzioni che gli anziani consumano sul posto.
Loro si sentono liberi, da tutti.
Questo anche la domenica, giorno più triste della settimana, per sentirsi ancora più soli.
Ci vorrebbero altre iniziative private visto che regione e comune si disinteressano dell’anziano che è ancora in buona salute e vorrebbe fare.
Ma non ha i mezzi finanziari.
Alba Morsilli 21 luglio 20101
I Numeri Di Trilussa E La Metafora Del Dittatore…
– Conterò poco, è vero:
– diceva l’Uno ar Zero –
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
Sia ne l’azzione come ner pensiero
rimani un coso voto e inconcrudente.
lo, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento?
Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so’ li zeri che je vanno appresso.
In questa sua pungente poesia, il poeta romano Trilussa parla del “dittatore”. La poesia si intitola “numeri”, è stata scritta nel 1944. Trilussa nel testo dice che lo “zero” non vale nulla, ma se messo dietro un altro numero acquista valore. Il dittatore è come il numero “uno”, invece.
Acquista sempre più potere e forza quanti più sono gli “zeri” che lo seguono. Se dopo l’uno ci sono cinque zeri si fa il numero centomila (100.000). Se ce ne sono sei, si fa un milione (1.000.000) e così via…
E’ una geniale metafora quella proposta da Trilussa che paragona chi segue il “dittatore” ad uno “zero”. In effetti, è proprio così. Chi ama seguire un dittatore, è moralmente e intellettualmente uno “zero”. Uno che rinuncia alla sua dignità di persona libera, che rinuncia a quanto ha di più prezioso: la sua individualità pensante e ragionante nell’ambito del consorzio umano.
Giuliano4.rm 18 luglio 2010
questa sera vorrei raccontarvi una pagina della storia della mia
vita,pagina che mi rimmarrà per sempre nel cuore.
Nel 1991 collaboravo con il tribunale per i minori di una città del
meridione per le problematiche dei minori a rischio ed il magistrato
con il quale collaboravo mi propose l’affido temporaneo di una bambina
di 4 anni che aveva bisogno di una famiglia con urgenza visto che i
suoi genitori erano in carcere.
Avendo già 4 figli ed un marito,pensai di informarli in modo da poter
prendere insieme una decisione.Così feci e la risposta fu unanime
“SI”,la prendiamo.la nostra famiglia fu pervasa da una gioia enorme
all’arrivo di Maria(nome fittizio).Presto cominciarono le prime
difficoltà.La bambina non parlava,era aggressiva,mangiava a terra ,e
conosceva solo il sapore della pasta bollita e del pane.Senza perdermi
di coraggio la sottoposi a visita specialistica ed analisi cliniche
;risultato :deficit intellettivo per lesione emisfero destro e come se
non bastasse affetta da epatite C cronica reattiv a.
Da quel momento la nostra vita cambiò,tutto diventò difficile
sofferto,faticoso ma allo stesso tempo diventò una sfida per
migliorare lo stile di vita di Maria.
Intanto l’affido veniva rinnovato di semestre in semestre e nel1994 una
grande disgrazia si abbattè sulla mia famiglia. Mio marito venne a
mancare ed io mi ritrovai da sola a gestire questo caso così
complicato.Nel 1998 faccio richiesta di pensione anticipata per poter
raggiungere i miei figli a Milano e naturalmente chiesi al giudice cosa
fare della bambina.Quando mi fu risposto che se non fosse venuta con me
sarebbe andata in istituto.
Non potevo lasciarla andare al suo destino procurandole un ulteriore
scioc. Maria venne con me a Milano e la sua vita cambiò perchè si
trovò a contatto con un’altra realta dove tutti l’accettavano e la
coccolavano.
Col passare degli anni cominciò a diventare ingestibile,in casa al
momento in cui aveva una delle sue crisi cominciava a lanciare tutto
quello che incontrava,urlava,rompeva,nonostante io la supplicavo di
abbassare la voce e di calmarsi.ricorsi ai servizi sociali, psicologa,
ma senza nessun risultato.Non sapevo più che fare,stavo proprio per
cedere,ero stanca di correre da un ospedale all’altro per curare la sua
epatite,ero stancadi sentire le sue urla ,di prendere le sue botte,e
nonostante tutto questo tenevo nascosto ai miei figli quello che stava
succedendo.Avevo paura che non l’avrebbero più accettata.
Il 4Gennaio 2008 esce e non si ritira più.faccio intervenire le forze
dell’ordine ma mi dissero che era maggiorenne e non potevano far
nulla;i servizi sociali ,la stessa risposta.Son passati due anni son
venuta a sapere che ha fatto la girovaga per l’Italia e ora si è
ricongiunta con la sua mamma.Io sono qui delusa per aver fallito questo
progetto educativo e mi porto dietro i sensi di colpa per chissà quali
errori abbia commesso.Scusate il resto lo lascio al vostro
giudizio……….
SCRITTO DA PORZIA IL 15/7/2010
Ieri in Eldy ho assistito ad un ennesimo episodio spiacevole, vorrei parlarne, ma soprattutto mi piacerebbe che ne parlaste voi e faceste dei suggerimenti concreti per risolvere questo annoso problema.
Un nick che vedevamo per la prima volta, ha insultato pesantemente, ieri mattina, al bar ed ha pure scritto delle bestemmie, nella parte di chat di “parliamone” (non so se lo ha fatto anche in altri blog).
Questi i fatti.
Molti eldyani ieri erano presenti, in questa sgradevolissima circostanza e quindi, molte persone, sono state testimoni dell’accaduto (a parte che si può richiedere che venga riletto il rullo dai tecnici di Eldy)
Viene, come è ormai successo mille volte, riproposto il problema dei doppi tripli nick, si sospetta che la persona in questione sia un riciclato, più volte bannato, che regolarmente rientra dalla “finestra”.
Ma per me un altro aspetto grave è venuto alla luce ieri: alcune persone hanno parlato di tolleranza nei confronti di questa persona. Io credo fermamente che queste forme di “buonismo” non vadano assecondate, sono solo deleterie. Ammettiamo pure che questa persona, come è stato suggerito ieri, sia una persona malata, questo non è il luogo dove può trovare una cura, né noi abbiamo una adeguata preparazione per poterla gestire.
Fa solo dei danni seri questo tipo di atteggiamento: “giustificazionismo” ad ogni costo. Io non lo approvo e mi spiace che venga presa con leggerezza una vicenda che è solo un’altra di una lunghissima catena. Altro che “semplice provocazione” come è stato definito l’intervento della persona in questione, altro che “passare sopra” io sono per la tolleranza zero di fronte a questi episodi, nell’interesse di tutti qui in Eldy.
E voi?
Vorrei davvero il vostro parere e i vostri suggerimenti per cercare di trovare una soluzione a questo tipo di vicende.
paolacon 14 luglio 2010
Da” L’Espresso blog “ del 6 di luglio, un piccolo decalogo a firma di Alessandro Gilioni. I problemi che potrà avere il Cavaliere nei prossimi 15 mesi, dolori di pancia che mettono a dura prova il suo intestino, già provato dai dissapori all’interno della sua coalizione. 15 mesi che lo possono portare a continue corse in bagno. Fiducioso nei fermenti lattici dichiara: “ghe pensi mì”.
Per fortuna esiste l’onorevole Giorgio Clelio Stracquadanio: uno che – chissà se per grandi doti caratteriali o per scarse doti intellettuali – dice quasi sempre quello che gli altri berlusconiani pensano ma non osano dire.
Sicché ieri Giorgio Clelio ha spiegato che il nuovo Super Lodo Alfano costituzionale è «la legge più importante della legislatura», con ciò palesando che al suo partito non frega assolutamente nulla degli italiani perché il suo impegno prioritario è salvare le chiappe al premier sotto processo.
Ora, vista la centralità della legge, vale la pena di riordinare le cose in un piccolo bigino che ci potrà essere utile di qui ai prossimi 15 mesi.
1. Al momento il premier scansa i processi con il Legittimo impedimento, che però dura solo fino all’ottobre dell’anno prossimo, poi scade.
2. E’ quindi indispensabile che il Super Lodo Alfano diventi legge costituzionale prima dell’ottobre dell’anno prossimo.
3. E’ tuttavia probabile che il Legittimo impedimento vada al vaglio della Consulta entro il luglio dell’anno prossimo e lì venga bocciato,
4. Per essere sicuri di salvare le suddette al premier, sarebbe quindi meglio (per loro) che il Super Lodo Alfano diventasse legge costituzionale entro il luglio del 2011.
5. Per arrivare a questo risultato, bisogna correre come dei pazzi, perché come noto tra la votazione di un ramo del Parlamento e l’altro devono passare almeno tre mesi (la discussione è appena iniziata in Commissione al Senato).
6. Sul tutto però pende l’incubo del referendum: basta un quinto dei membri di una Camera perché il Super Lodo Alfano diventi oggetto di referendum, dato che con ogni probabilità la modifica della Costituzione non passerà con la maggioranza qualificata.
7. Trattandosi di referendum costituzionale, non c’è bisogno di quorum.
8. Se quindi il Super Lodo Alfano viene fatto passare entro luglio 2011 (per evitare il rischio che il premier si trovi senza scudo nel caso la Consulta faccia cascare il Legittimo impedimento) c’è la non remota probabilità che venga abrogato già nell’ottobre del 2011, cioè tra 15 mesi.
9. Nell’ottobre del 2011, il Legittimo impedimento (anche se la Consulta lo passasse) è comunque appena scaduto.
10. Il risultato è che tra quindici mesi il premier rischia di trovarsi senza uno straccio di scudo e con (almeno) tre processi penali pendenti.
Chiaro adesso perché è così nervoso?
Proposto da marc52
Da buon “grillo parlante” voglio continuare a sfrucugliare con lievi provocazioni.
Vorrei parlare delle “regole” quelle che ci siamo dati come esseri sociali e civili. Si parla molto di regole ultimamente, ne ha parlato anche Silvio Berlusconi alla riunione di Confesercenti ha detto che: ” …governare con le regole della Costituzione è un inferno…”
Tutti sentono strette “le regole” e non è la semplice buona educazione che ormai latita nella convivenza civile, familiare, scolastica, sociale e politica, ma il rispetto di noi stessi, degli altri, dell’ambiente, della vita, dell’attenzione alla nostra salute e del bene comune. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, la mancanza di saper gestire le emozioni positive o negative che siano, dalle violenze negli stadi all’agone politico. Quel bambino che assiste alla bravata del padre, che si considera furbo, usando la corsia di emergenza quando l’autostrada è bloccata o quando è allo stadio e lo sente bestemmiare o accanirsi contro gli avversari di campo considerandoli “nemici”, quando sarà adulto, perché dovrà rispettare “le regole”?
Tutto questo cappello per arrivare ad una mia perplessità ….l’utilizzo delle frecce direzionali nelle autovetture è obbligatorio o è un optional? Esistono regole a tal proposito? Ovviamente da buon “grillo parlante” la domanda è provocatoria, perché è ben chiaro che esiste la “regola” . Nel Codice della Strada è previsto un articolo il 154, dove il non utilizzo delle frecce direzionali è punito con un ammenda da 33 a 311 euro e con la cancellazione da 2 a 8 punti nella patente. Ma come mai questo indispensabile sistema di segnalazione viene spesso ignorato? Nelle rotatorie, che costituiscono giustamente una miglioria del traffico, queste segnalazioni non vengono effettuate per oltre l’80% delle volte e personalmente mi è capitato spesso di vedere auto della Polizia Stradale o dei Vigili Urbani, omettere l’uso delle frecce.
Ma siete sicuri che esistano ancora le regole? Sono molto perplesso e sto seriamente pensando di fermarmi a fare pipi contro un albero la prossima volta che esco.
Franco Muzzioli 8 luglio 2010
Mi sembra doveroso fare il punto su quello che è accaduto a Roma ieri alla manifestazione degli aquilani. Sono riportate qui due fonti di informazione differenti, presi da internet; sempre in internet ci sono i filmati della manifestazione per chi desiderasse guardarli dato che al TG1 non sono passati.
http://www.youtube.com/watch?v=qZl9G9aLvnk
Corteo degli Aquilani a Roma per dire: “Non è stato tutto ricostruito”. Scontri con forze dell’ordine
I terremotati de L’Aquila scendono in piazza, non in Abruzzo, ma direttamente davanti ai palazzi istituzionali dove c’è la gente che comanda. “La ricostruzione in Abruzzo non è finita così come vogliono far credere” urlano i manifestanti che da piazza Venezia, volevano arrivare in corteo sotto al Parlamento. Un corteo, però, non autorizzato che ha visto le forze dell’ordine mobilitarsi in massa per controllare il fiume di manifestanti. Lo sbarramento è stato organizzato in via del Corso e via del Plebiscito dove risiede il premier Silvio Berlusconi. Un blocco mal digerito che ha urtato i manifestanti ben intenzionati ad andare avanti. Ne è nato uno scontro durante il quale due ragazzi sono stati feriti in maniera lieve. Manganellate anche per il sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente, e il deputato del Pd Giovanni Lolli. “L’errore grave è stato non mettere una “tassa di scopo” – ha detto il sindaco de L’Aquila Cialente – si è fatto per tragedie non gravi come quella de L’Aquila, in questo caso non si è voluto fare e adesso ci troviamo in una situazione che è di disperazione”.
Ieri mattina sono arrivati a Roma con 45 pullman provenienti dall’Abruzzo 5.000 cittadini italiani. Volevano protestare davanti al Parlamento perché dal primo luglio hanno ricominciato a pagare le tasse, ma hanno trovato i manganelli.Tre i manifestanti feriti, ragazzi colpiti alla testa, maglie insanguinate.Colpiti ma non feriti anche il deputato PD Giovanni Lolli e il sindaco de L’Aquila Massimo Cialente, presenti fin dall’inizio alla manifestazione.Il segretario del PD, Pier Luigi Bersani li ha raggiunti in piazza: “Il governo non può far trovare la polizia davanti a una manifestazione come questa”.
Ma il TG1 riesce a fare il servizio dicendo: “Contestato Bersani”. La verità è che Bersani era a fianco degli aquilani, Berlusconi chiuso nel palazzo.
Il TG1 ha censurato l’accaduto.
Sarebbe interessante sentire la vostra opinione
Ed ecco finalmente un articolo un po’ frivolo che arriva al momento giusto, dato che siamo in estate e si va al mare. Espone una teoria ad hoc per rivalutare le donne cicciottelle e togliere loro un po’ dei complessi che si portano dietro da sempre.
Sul Sunday Times di Londra, si ribadisce il concetto ben noto, che gli uomini trovano più attraenti le donne con “curve” e soprattutto che queste vivono più a lungo. Adesso poi, senza ombra di dubbio, nuove ricerche indicano che le donne con la tipica figura a clessidra sono più sveglie ed hanno anche figli più intelligenti. La ricerca, che si pubblicherà questa settimana in “Evolution and Human Behaviour” (evoluzione e comportamento umano), indica che le donne “grassottelle” sono madri di bambini più intelligenti, possibilmente a causa dei livelli più alti di acidi grassi omega-3 che accumulano nei lombi. I ricercatori credono che i risultati ottenuti diano una nuova spiegazione scientifica al perché la maggior parte degli uomini trovino più attraenti le donne con una figura ben marcata e rotondetta.
Ricercatori dell’Università di Cambridge hanno analizzato i dati di 16000 donne e bambine, e hanno constatatto che le donne con i “fianchi grossi” hanno raggiunto ottimi risultati nella prova di intelligenza. Hanno analizzato anche i dati dei figli di queste donne ed anche loro ottenevano risultati notevoli.
Per gli scienziati la differenza importante è nel rapporto giro vita e larghezza dei fianchi, cioè nella proporzione che idealmente oscilla tra 0,6 e 0,7 volte (i fianchi più larghi).
La spiegazione sarebbe questa: il grasso che si accumula “dietro” ( nel punto B per intenderci) e nei fianchi, contiene livelli più alti di acidi grassi omega-3, che sono essenziali x lo sviluppo del cervello del feto, durante la gravidanza. (Come ben sappiamo il feto per svilupparsi, prende il suo nutrimento dal corpo della madre)
Anche se questa teoria non è del tutto confermata, secondo la dottoressa Paula Hall, psicologa specializzata in sessualità e relazioni di coppia, queste ricerche fanno pensare alle ragioni per cui gli uomini preferiscono le donne curvilinee: non è una motivazione estetica, ma di conservazione ed evoluzione della specie.
Il criterio estetico è una conseguenza del fatto che donne sane e curvilinee (e quindi “belle”) sono più fertili, hanno una migliore capacità di partorire e una maggiore speranza di lunga vita. Il nuovo studio suggerisce ora che un corpo a “clessidra” nella donna potrebbe essere un indice di intelligenza e di possibilità di procreare bimbi intelligenti.
Aspettiamo le conferme, ma ecco la rivincita delle cicciottelle. Andremo al mare più serene?
Paolacon.rm 2 luglio 2010
- AGORÀ (attualità, politica, società)
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- aggiungo solo un riferimento ad un articolo apparso oggi, 2 luglio, sul Corriere della Sera
“Il tasso di disoccupazione giovanile a maggio è salito al 29,2%: è il dato più elevato dall’inizio delle serie storiche, ovvero dal 2004. “
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- La signora Brambilla dà una mano ai giovani
Trovare lavoro ai giovani e valorizzare i loro talenti è una missione nobile e importante: basta con questo Paese dominato dagli ultrasettantenni. E nessuno meglio di Maria Vittoria Brambilla, ministro del riesumato ministero del Turismo, è consapevole dell’esigenza di un ricambio generazionale.
Preso molto sul serio questo suo impegno, la signora ha trovato lavoro a due giovani, under 40, molto bravi e promettenti. Uno si chiama Massimiliano, ha 38 anni ed è stato nominato commissario straordinario dell’Aci. Si ignora al momento l’entità della sua retribuzione ma si ha motivo di ritenere che Massimiliano non avrà il problema di arrivare alla fine del mese.
Il fatto che Massimiliano sia figlio di Bruno Ermolli, uno degli imprenditori italiani più potenti e vicini a Berlusconi, è del tutto casuale.
Sempre per aiutare i giovani, la signora Brambilla ha pensato che sarebbe stato crudele lasciare il giovane Ermolli da solo all’Aci.
Ecco che allora nella squadra del giovane neocommissario il ministro ha subito inserito anche un trentenne di ottime speranze, tale Geronimo.
Sarebbe ovviamente una calunnia affermare che questo brillante giovane abbia qualcosa a che fare con la sua nomina all’Aci, perché figlio di Ignazio La Russa che al momento ricopre la carica di ministro della Difesa.
Non pensiamo minimamente queste cose anzi c’è la certezza che la signora abbia scelto questi giovani solo con criteri di merito, basandosi sulle competenze e non sulle parentele. E questo perché è una che prima di nominare qualcuno vuole conoscerlo bene, molto bene, insomma benissimo. (e qui c’è la classica ciliegina).
Il terzo nome che si va ad affiancare ai giovani Massimiliano e Geronimo, ai vertici dell’ACI, è quello di Eros Maggioni, 42 anni, odontotecnico e imprenditore della provincia di Lecco fidanzato della signora Brambilla da quasi vent’anni!
Per completare riporto quanto scritto sul Fatto quotidiano in edicola (con la firma di Eduardo Di Blasi che già aveva acceso i riflettori sulle “spese allegre” della Brambilla), lo sforamento da parte del suo ministero di ben 15 milioni di euro.
In un momento in cui Tremonti vuole imporre tagli a Regioni e Comuni, e non si parla d’altro che di tagliare la spesa pubblica.
Ma quello che fa più discutere sono gli 8 milioni e 600 mila euro spesi per il sito www.italia.it., portale del ministero, che non guarda nessuno. Inaugurato in passato da Lucio Stanca con un investimento di 45 milioni di euro, e poi chiuso l’anno seguente dal ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli per lo scarso rapporto tra costi e benefici.
I numeri parlano chiaro: italia.it è al 4.562° posto nel ranking italiano, e al 184.594° posto di quello internazionale. Ben di sotto ai portali turistici degli altri paesi che a livello di offerta turistica hanno sicuramente meno da offrire del Bel Paese.
Ma soprattutto italia.it fa meno contatti del sito www.enit.it, il portale dell’Ente italiano turismo.
- Giuliano 4.rm 2 luglio 2010
“Il tasso di disoccupazione giovanile a maggio è salito al 29,2%: è il dato più elevato dall’inizio delle serie storiche, ovvero dal 2004. “
Trovare lavoro ai giovani e valorizzare i loro talenti è una missione nobile e importante: basta con questo Paese dominato dagli ultrasettantenni. E nessuno meglio di Maria Vittoria Brambilla, ministro del riesumato ministero del Turismo, è consapevole dell’esigenza di un ricambio generazionale.
Preso molto sul serio questo suo impegno, la signora ha trovato lavoro a due giovani, under 40, molto bravi e promettenti. Uno si chiama Massimiliano, ha 38 anni ed è stato nominato commissario straordinario dell’Aci. Si ignora al momento l’entità della sua retribuzione ma si ha motivo di ritenere che Massimiliano non avrà il problema di arrivare alla fine del mese.
Il fatto che Massimiliano sia figlio di Bruno Ermolli, uno degli imprenditori italiani più potenti e vicini a Berlusconi, è del tutto casuale.
Sempre per aiutare i giovani, la signora Brambilla ha pensato che sarebbe stato crudele lasciare il giovane Ermolli da solo all’Aci.
Ecco che allora nella squadra del giovane neocommissario il ministro ha subito inserito anche un trentenne di ottime speranze, tale Geronimo.
Sarebbe ovviamente una calunnia affermare che questo brillante giovane abbia qualcosa a che fare con la sua nomina all’Aci, perché figlio di Ignazio La Russa che al momento ricopre la carica di ministro della Difesa.
Non pensiamo minimamente queste cose anzi c’è la certezza che la signora abbia scelto questi giovani solo con criteri di merito, basandosi sulle competenze e non sulle parentele. E questo perché è una che prima di nominare qualcuno vuole conoscerlo bene, molto bene, insomma benissimo. (e qui c’è la classica ciliegina).
Il terzo nome che si va ad affiancare ai giovani Massimiliano e Geronimo, ai vertici dell’ACI, è quello di Eros Maggioni, 42 anni, odontotecnico e imprenditore della provincia di Lecco fidanzato della signora Brambilla da quasi vent’anni!
Per completare riporto quanto scritto sul Fatto quotidiano in edicola (con la firma di Eduardo Di Blasi che già aveva acceso i riflettori sulle “spese allegre” della Brambilla), lo sforamento da parte del suo ministero di ben 15 milioni di euro.
In un momento in cui Tremonti vuole imporre tagli a Regioni e Comuni, e non si parla d’altro che di tagliare la spesa pubblica.
Ma quello che fa più discutere sono gli 8 milioni e 600 mila euro spesi per il sito www.italia.it., portale del ministero, che non guarda nessuno. Inaugurato in passato da Lucio Stanca con un investimento di 45 milioni di euro, e poi chiuso l’anno seguente dal ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli per lo scarso rapporto tra costi e benefici.
I numeri parlano chiaro: italia.it è al 4.562° posto nel ranking italiano, e al 184.594° posto di quello internazionale. Ben di sotto ai portali turistici degli altri paesi che a livello di offerta turistica hanno sicuramente meno da offrire del Bel Paese.
Ma soprattutto italia.it fa meno contatti del sito www.enit.it, il portale dell’Ente italiano turismo.
Notizia alquanto preoccupante per questa Africa bistrattata, sfruttata, povera, che vogliono impoverire sempre di più, con governi locali corroti che fregandosene della popolazione fanno per denaro, gli interessi delle multinazionali e delle grandi Nazioni. Isomma piove sempre sul bagnato!!! considerando che questa crisi mondiale a noi paesi ricchi ci ha impoveriti, pensiamo a l’Africa in che condizioni puo e potrà trovarsi?
G8, un milione di contadini cinesi “occupa” le campagne in Africa ( Da: il Punto coldiretti 15/04/2009)
Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Giappone, Arabia Saudita e Cina per garantirsi l’approvvigionamento alimentare di fronte alla crisi mondiale hanno acquistato nel 2008 terreni all’estero per una estensione pari a 7,6 milioni di ettari, piu’ della metà della superficie agricola coltivata in Italia.
E’ questo l’allarme lanciato dalla Coldiretti al vertice delle organizzazioni contadine delle cinque regioni africane (Propac, Roppa, Eaff, Umagri, Sacau), sulla base delle ultime ricerche che evidenziano una accelerazione del fenomeno dell’accaparramento di terre anche nel continente africano. Il boom di acquisti di terreni agricoli nei Paesi poveri da parte di investitori esteri interessati alla produzione di alimenti da destinare alle proprie necessità e’ una nuova pericolosa forma di colonizzazione che – ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini – i Paesi del G8 devono impegnarsi a fermare.
La Cina ha firmato accordi in materia di cooperazione agricola con diversi paesi africani che hanno portato all’insediamento di 14 aziende di stato in Zambia, Zimbabwe, Uganda e Tanzania e si prevede che entro il 2010, un milione di agricoltori cinese potrebbe essere presente in Africa.
Se l’obiettivo ufficiale è quello di aiutare i paesi che li accolgono ad aumentare la produzione attraverso le tecnologie cinesi, secondo gli economisti è chiaro che gran parte del raccolto sarà in realtà esportato in Cina, per garantire l’approvvigionamento alimentare del gigante asiatico nel lungo periodo.
Il paese rappresenta il 40 per cento della popolazione attiva agricola mondiale ma possiede solo il 9 per cento dei terreni coltivabili di tutto il mondo e per questo il governo cinese considera la politica di acquisto dei terreni agricoli all’estero una priorità. Lo stesso vale per il Giappone e la Corea del Sud che importa già il 60 per cento dei prodotti alimentari dall’estero.
Ed anche le monarchie petrolifere peraltro stanno investendo in misura crescente in terreni agricoli fuori dal proprio territorio, il Qatar coltiva terre in Indonesia, il Bahrein nelle Filippine e il Kuwait in Birmania.
La sottrazione delle terre alle popolazioni locali ha preoccupanti conseguenze sulle popolazioni locali se si considera che i tre quarti delle persone che nel mondo soffrono la fame vivono nelle campagne.
Siamo di fronte ad un salto di qualità nella speculazione finanziaria internazionale che – ha affermato il presidente della Coldiretti – dopo aver “giocato” senza regole sulle materie prime agricole si è rivolta direttamente alla compravendita di terreni, sottraendo così una risorsa determinante per lo sviluppo dei paesi poveri. Manovre inaccettabili che – ha precisato Marini gli agricoltori appartenenti degli otto paesi piu’ sviluppati chiedono di fermare con il documento approvato l’unanimità nel corso del “G 8 Farmers Union Meeting” organizzato dalla Coldiretti che si è tenuto a Roma.
Riprendo una notizia denuncia da”Il punto coldiretti” giornale della coldiretti del 15/4/2009, denuncia presentata all’ultimo G8 italiano da varie organizzazioni come la stessa coldiretti, la fao, onu, etc. Denuncia che non ha suscitato grande interesse da parte dei grandi della terra.
LA SPERANZA va ora al G8 del 2010 a Ottawa dal 25 al 27 giugno ad Huntsville, cittadina di 18mila abitanti nel distretto di Muskoka (Ontario).Sulla falsariga di quanto aveva detto poco prima Silvio Berlsconi, nella conferenza stampa della presidenza italiana, anche il premier canadese si è espresso a favore «del mantenimento del G-8 come entità internazionale coerente nella composizione dei suoi membri», ma ha riconosciuto che «per la rappresentatività della governance mondiale sono a considerare pù adeguate le nuove sigle che si vanno strutturando come il G-14. ok!!!!!! va bene!!!! che diventino 14……20…..48!!!! ma al più bel continente del mondo chi ci pensa?????
marc52