Ragazzini di 10-11 in vacanza al mare prendono a calci un immigrato del Bangladesh; è notizia di ieri.
“Vattene via”. E i genitori ridono
Su una spiaggia di Civitanova Marche (Macerata), cinque bambini di 10-11 anni aggrediscono e insultano un venditore ambulante che si era fermato a riposare su una sdraio dello stabilimento, dopo la sua giornata di lavoro. Gli adulti (i genitori?) presenti alla scena, non intervengono e assistono divertiti.
Questa è la notizia riportata da numerose testate nazionali e di agenzia, visto che all’episodio ha assistito anche un cronista. Questi i fatti.
Propongo questo, dopo l’articolo di Alba sull’opportunità di un’educazione religiosa, a proposito della quale si può essere d’accordo o no,
per suggerire una riflessione:
che tipi di uomini diventeranno questi bambini?
Saranno stati educati religiosamente o no? Non ha troppa importanza la religione, ma se sono stai educati religiosamente, non è in contraddizione con quello che fanno?
Faccio delle ipotesi, non possiamo saperlo, ma molto probabilmente questi bambini avranno avuto dei genitori che si saranno preoccupati che i loro figli non abbiano a patire la fame o il freddo, che abbiano tutte le cose che desiderano, ma si saranno preoccupati di insegnar loro il rispetto per gli altri?
La comprensione, la pazienza, la pietas?
Che esempi sono stati dati a questi bimbi? Che discorsi avranno sentito in casa o a scuola per ritenersi in diritto di agire come hanno agito?
Ed è una responsabilità della famiglia o della scuola o di tutt’e due?
Che ne pensate voi di Eldy?
Paolacon 28 agosto 2010
Alba ci pone un quesito molto serio e importante: perché insegnare la religione ai figli?
Ma non solo questo, si presenta anche il problema del conflitto generazionale: si deve in qualche modo interferire nell’educazione dei nipotini?
Quanto diritto abbiamo di dire la nostra opinione ai nostri figli?
Dobbiamo tacere e lasciare che facciano secondo il loro criterio?
INSEGNARE LA RELIGIONE AI FIGLI?
Ho trascorso una settimana con le mie nipotine di Milano; oltre al frastuono per la loro vivacità, mi sono resa conto che sono piccoli cuccioli senza una guida.
Esse non sono battezzate, non conoscono le più elementari preghierine per bambini, non sanno che cosa sia il segno della croce.
E mi chiedono: “nonna perché lo devo fare?”
Veramente mi sono trovata in una grossa difficoltà, non sapevo cosa rispondere.
Ancora peggio mi rimproveravano dicendomi “Faranno da sole“.
Da notare bene che la madre, oltre ai vari sacramenti, le manca quello del matrimonio, lei libera indipendente: convive.
Ha condotto una vita da scout fino a 19 anni dove i principi religiosi erano all’ordine del giorno.
Personalmente non condivido questa scelta forse sbaglio.
Fatemi capire il vostro parere, a voi la risposta.
Albamorsilli 27 agosto 2010
Per te MARIA9.pd
Ogni compleanno è un capitolo che si chiude e uno che si apre. Che sia meraviglioso per te il prossimo capitolo che scriverai.
Buon Compleanno.
Non perderti mai d’animo. Siamo più forti di quanto pensiamo, ma occorre un po’ di tempo.
Ce la farai
giuliano4.rm
Normalmente non faccio gli auguri su questo blog, ma le regole esistono per essere rotte o trasgredite ed in questo caso penso a una persona di cui oggi è un giorno speciale e le offro una poesia. Maria9.pd questa è per te.
paolacon.rm
Amicizia
…Nella solitudine, nella malattia, nella confusione,
la semplice conoscenza dell’amicizia
rende possibile resistere,
anche se l’amico non ha il potere di aiutarci.
È sufficiente che esista.
L’amicizia non è diminuita dalla distanza o dal tempo,
dalla prigionia o dalla guerra,
dalla sofferenza o dal silenzio.
È in queste cose che essa mette più profonde radici.
È da queste cose che essa fiorisce….
Pam Brown
LEGGE ELETTORALE: PROF. BAGGIO, CREA OLIGARCHIA NON DEMOCRAZIA
Roma, – L’attuale legge elettorale è sintomo di ”un intero ceto politico che si sente debole e non vuole più essere scelto” ma in questo modo ”al posto della democrazia si creano delle oligarchie”: è quanto afferma il prof. Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia Politica presso l’Istituto universitario del Movimento dei Focolari ‘Sophia’ di Loppiano, in provincia di Firenze, intervistato dalla Radio Vaticana. ”Un problema è nell’attuale legge elettorale”, spiega, e’ ”che il Paese l’ha accettata. Non c’e’ stata sufficiente opposizione”.
”Non è solo un problema del centrodestra – aggiunge il professore -. Ciò va sottolineato. E’ un intero ceto politico che si sente debole e non vuole più essere scelto.
Pensa di scegliersi da solo. Solo che così si creano modifiche di sistema. Perché al posto della democrazia si creano delle oligarchie, cioè dei gruppi di potere che possono perpetuarsi per cooptazione, anziché per scelta di coloro che sarebbero i sovrani”. ”Questo – conclude – è un allontanamento dagli ideali democratici, nella sostanza e nella forma. Perché ciò che va perso è l’idea di bene comune. Il bene comune non è un concetto vuoto che chiunque può riempire come vuole con la sua azione di governo. Il bene comune pone delle condizioni per essere realizzato”.
IL Guicciardini* già 5 secoli fa aveva scritto: l’italiano nella politica vede solo il suo “particulare”…; e la nostra classe politica, per intero, senza distinzioni di parte, è sempre stata attenta ad assecondare i privilegi di una categoria piuttosto che dell’altra a danno degli interessi nazionali e dell’intera comunità, dove solo chi non appartiene a partiti, caste, corporazioni, lobby, logge continua a subire l’umiliazione di sentirsi sempre cittadino di serie B.
Così, mentre il resto dell’Europa si svecchia, si rinnova, si da delle regole, noi rimaniamo una società fondamentalmente vecchia e conservatrice con leggi e principi che chiunque si sente in diritto di aggirare in nome del proprio tornaconto e con un orizzonte sempre più piatto che non lascia presagire nulla di buono… Del resto, in natura si sa: chi non si adatta ai nuovi cicli e ai cambiamenti planetari è destinato inesorabilmente “all’estinzione”.
Un Paese che non ha memoria storica, dove la sua classe dirigente e i suoi manager intascano liquidazioni milionarie ricostruendosi ogni volta una nuova verginità “e neppure le morti di Falcone e Borsellino sono servite a unire e a scuotere profondamente l’opinione pubblica”, un paese dove nel suo Parlamento trovano ancora “accoglienza” parlamentare (che noi non abbiamo votato, ma sono stati imposti dalle segreterie dei partiti) con precedenti penali o condannati al primo o al secondo grado che pretendono di dare ai cittadini onesti il buon esempio, non ha molto futuro. E se ce l’ha, non è per niente affascinante.
Quando le nuove leve scenderanno in campo contro «i parrucconi della politica»?
*Guicciardini fu il primo grande storico serio che ruppe con la storiografia territoriale, e trattò una materia storica universale, la storia di un’unità geografica. Nessuno degli storici che si potrebbero citare come suoi predecessori sono pari a lui per importanza. Guicciardini è il primo vero storico che sciolga la storia dal collegamento con un determinato stato. Per la prima volta dà un quadro esatto della politica internazionale, non solo perché la conobbe e la comprese per pratica, ma perché non ne comunicò semplici frammenti com’è inevitabile che accada in una storia territoriale. La reciproca dipendenza degli stati, il nesso della politica interna con quella estera, l’influenza delle operazioni militari su quelle politiche e viceversa – tutti questi tipici tratti della politica, specialmente di quella europea, il Guicciardini li ha fissati con mano sicura nelle linee imperiture della sua Storia d’Italia.
“Non è vero… ma ci credo“, capolavoro comico di Peppino De Filippo andato in scena per la prima volta tra il 1941 e il ’42, è la superstizione. Attuale all’epoca e attualissimo tutt’oggi, come lotta disperata e perdente di chi ingaggia battaglie per combattere destino e sfortuna di chi non ha altri mezzi a propria disposizione per allontanare i colpi sinistri della sorte, se non quelli di ricorrere a sotterfugi e scongiuri.
Col termine superstizioni si indicano tutte quelle misteriose credenze popolari prive di razionalità cui molte persone danno credito e che, sia per suggestione sia per timore, mettono in atto con gesti o pratiche rituali al fine di evitare un evento negativo o per favorirne uno positivo.
Col termine originario “superstitiònem” Cicerone indicava, invece, coloro che si rivolgevano alle divinità con preghiere, voti e sacrifici, per ottenere protezione.
Perfino chi si definisce scettico, nella sua razionalità, ha qualche volta agito diversamente o dato credito a qualche piccola scaramanzia, perché come diceva Benedetto Croce: “Non è vero… ma ci credo!”, mentre per Lev Trockij “Nessuno è più superstizioso degli scettici”.
Ognuno di noi almeno una volta nella vita si è lasciato andare, anche solo per gioco, a un gesto scaramantico. (uno vi dirà che non l’ha mai fatto: l’uomo che non deve chiedere mai! Non credetegli perché…mente)
Nel mondo esistono parecchie superstizioni legate a oggetti (scala, ombrello, olio, specchi…), amuleti/talismani (ferro di cavallo, quadrifoglio, coccinelle, il cornetto, un soldo bucato…), numeri (13, 17 …), a colori (viola, nero, bianco …) e agli animali (gatto, civetta…).
In Italia, ad esempio, si tocca ferro, in Inghilterra invece si usa toccare legno.
Tipico gesto scaramantico
La superstizione viene da lontano e non vi è popolo che non ne sia stato coinvolto.
Cristoforo Colombo riteneva il venerdì un giorno fortunato tant’è vero che partì e ritornò in tale giorno.
Il venerdì 17 è ritenuto sfortunato perché in quel giorno Filippo il Bello ordinò di uccidere tutti i Templari.
Il numero 17 insieme a quella del Venerdì è una delle superstizioni più diffuse che persino i quotidiani non mancano a volte di rilevarlo.
“Di Venere e di Marte non si sposa e non si parte, né si da principio all’arte” e “Chi ride di Venerdì piange di Domenica”, recitano alcuni antichi proverbi.
Nei Vangeli Venerdì è il giorno della crocefissione dedicato alla penitenza mentre la Domenica quello della resurrezione. Per i Romani il martedì era sfortunato perché dedicato a Marte dio della discordia.
Molti preferivano scrivere il numero 13 come 12+1 pur di evitarlo così come il tredici a tavola porterebbe male. Credenza nata perché nell’ultima cena il tredicesimo era Cristo che finì poi crocefisso.
Per gli Assiro-Babilonesi il 12 era un numero sacro (numero divisibile) e non altrettanto il suo successore.
Per i popoli latini il vedersi attraversare la strada da un gatto nero è sinonimo di sfortuna, per quelli d’oltreoceano è invece un buon segno.
Mai passare sotto una scala e se proprio si deve, incrociare le dita e sputarsi sulle scarpe come forma di scongiuro. (questa non la sapevate vero?)
Mentre il trovare uno spillo per terra porterebbe fortuna, non occorrerebbe mai chinarsi a raccogliere un ago che, al contrario, porterebbe sfortuna.
Di pratiche e usanze ve ne sono tantissime altre che potete (se v’interessano) trovare nel WEB.
Uno studio statunitense condotto dalla Northwestern University di Evanston (Illinois) e di quella di Austin, in Texas, apparso su Science, spiega come l’aumento dello stress e la perdita del controllo della propria vita (ad esempio per delusioni lavorative o amorose, problemi di salute o altro) favorisca paranoia e pratiche superstiziose. Adam Galinsky, uno degli autori dello studio, spiega: “Per le persone è fondamentale avere in mano le redini della propria vita e quando il controllo viene meno, ciascun cerca di ripristinare la situazione attraverso una sorta di ginnastica mentale”.
Giuliano4.rm
(Giuliano precisa: Il gatto dell’immagine non è la mia Cettina)
Purtroppo devo dare una dolorosa notizia a tutti voi di Eldy: un nostro carissimo amico ci ha lasciato.
Ci ha lasciato la settimana scorsa e restiamo tutti costernati ed un po’ orfani.
Antonio2.li era una persona di grande valore, intelligente, piena di voglia di vivere e di vigore, pronto ad ironizzare in modo elegante e sardonico, curioso di tutto e sempre documentato su quello che gli interessava. Si informava sempre, non parlava mai a vanvera. Orgoglioso di essere un libero pensatore e fiero delle sue origini livornesi, non smentiva mai il suo spirito toscano.
Mi addolora profondamente il dover usare l’imperfetto, il passato, per parlare di lui. Quante volte, in questi anni, ci ha aiutato a risolvere i problemi di computer, lui così esperto.
Ci mancheranno tanto le chiacchierate colte e le sue osservazioni acute.
A me personalmente mancheranno enormemente i suoi validi consigli. Io lo chiamavo il “gufo saggio” e mi aveva detto che gli piaceva questo soprannome.
Voglio continuare a pensarlo così, un po’ burbero, ma tanto disponibile e pronto ad aiutare chi ne aveva bisogno.
Antonio amava moltissimo il mare e come ultimo suo ricordo, credo che gli avrebbe fatto piacere condividere, con voi, uno dei suoi filmati fatti durante una crociera in Dalmazia.
E mi piace ricordarlo in mezzo al mare, con i suoi amici più cari, in un momento di grande serenità e distensione.
Ciao Antonio: buon vento!
(Chi desidera lasciare un pensiero per i familiari di Antonio lo faccia nei commenti, saranno poi inviati alla famiglia)
Per non dimenticare oggi: 12 agosto 1944
Gli orrori di una guerra, di tutte le guerre
A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia.
Nel piccolo villaggio di Sant’Anna di Stazzema, nelle colline sopra Lucca, arrivano quattro compagnie di SS, guidate da miliziani fascisti e da collaborazionisti locali.
Gli uomini sono fuggiti nella campagna circostante, temendo una retata.
I soldati tedeschi si accaniscono sugli anziani, le donne, i bambini rimasti nel villaggio. Con le armi da fuoco, con le baionette, con le bombe a mano uccidono diverse persone nelle loro case.
Altre sono radunate per essere poi trucidate tutte insieme.
Le vittime sono più di 500.
La strage di Sant’Anna di Stazzema rappresentò un odioso oltraggio compiuto ai danni della dignità umana
È forse la più drammatica tra le purtroppo numerose stragi messe in opera dalle truppe tedesche in Italia tra il settembre 1943 e la fine della guerra.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo
dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle
montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri
dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la
dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.
Piero Calamandrei
Su questo argomento c’è un bellissimo racconto, scritto da Giulio.lu, in questo blog, in data 25 aprile 2010
Occhi rossi lei, occhi tristi e seri lui.
Un thè e un caffè, il cameriere si allontana senza notare.
Lei ha pianto, tanto. Lo si avverte dagli occhi arrossati e dal tovagliolo di carta che tiene in mano, piegato su se stesso più volte e poggiato all’indice della mano sinistra. Ha un grosso anello ma non la fede. Quando porta il tovagliolo agli occhi, luccica.
La mano destra appoggiata sul tavolino sembra in attesa…
Lui ha la fede. Gli solca il dito. La porta da tanto. Forse non la toglie mai.
Parla sottovoce senza guardarsi attorno come se quello che dice fosse la prima volta.
Gli occhi di lei guardano quelle labbra che si muovono ma non ascolta: le conosce già quelle parole.
Si intuisce la sua rassegnazione da come ascolta in silenzio. E’ come se sapesse già tutto. E’ come se a quell’incontro ci fosse andata al posto di un’altra.
Giungono come un sussurro le sue parole in un attimo che la slothmachine cambia giocatore: “capisci? non li posso lasciare…………!”
Lei annuisce silenziosa e il tovagliolo asciuga un’altra lacrima. Un altro bagliore dell’anello.
Lo sguardo dell’uomo è cambiato. Ora è disteso, tranquillo.
I suoi capelli brizzolati, la pelle tirata delle mani, il suo portamento……. non è più giovanissimo.
La sua mano che fin’ora era poggiata sulla gamba ora scivola adagio a lambire quella di lei quasi fosse un incontro.
Le dita si sfiorano. Lui la prende nella sua, la stringe appena. E’ uno strano contrasto: due mani….. due età.
Uno scatto improvviso, il braccio si allunga per scoprire un orologio d’oro: “devo andare!!!!!”.
La mano di lei ora accarezza la sua.
Ti aspetterò!!!
Prometti di tornare presto …… papà!!!!
Alfred 28 luglio 2010
La verità fa male diceva una canzone degli anni 60. Mi domando ma, perché tanto accanimento a chi vuole esprimere i suoi pareri e critiche, come le trasmissioni televisive Matrix, Anno Zero, l’Infedele; le principali trasmissioni d’inchiesta che forniscono informazioni ai cittadini sui fatti che, forse, non avremmo mai saputo? Se si è puliti e onesti, non bisogna avere paura e minacciare chi opera in questo contesto di trasmissioni “dicendo che sono processi sommari”, non le sembra signor Presidente del Consiglio? C’è sempre stato la tendenza nel nostro paese di insabbiare la verità…che riguardano i potenti, quel potere assoluto. Si intende quelle persone che operano nell’economia del nostro paese e nella politica, si intende di certe persone che sono accusate di vari intrallazzi di cui i giornali quotidianamente parlano…scandali che sappiamo e che non sto ad elencare dato che non basterebbe una pagina. Vedere la magistratura fortemente in contrapposizione a questo governo per le sue decisioni in materia di legalità. Aspetto questa riforma della giustizia, che sarà come sempre una legge a favore dei “potenti” e non a proteggere il popolo. Io sono qua ad aspettare…signor Presidente del Consiglio “la verità fa male”…
Guglielmo6.fi
La Corte di Cassazione, organo giuridico di terzo grado del nostro ordinamento, è un’istituzione che è stata spesso al centro di polemiche per le sentenze emesse, l’ultima ha fatto e ancora fa discutere eccola:
Se la moglie è forte, si può maltrattare
È solo l’ultima in ordine di tempo delle sentenze della Cassazione che hanno acceso polemiche: la Corte ha, infatti, annullato una condanna a otto mesi di carcere a un uomo di Livigno che per tre anni ha picchiato la moglie perché lei, avendo un carattere forte, non si è mostrata intimorita dalle percosse. Secondo la Cassazione dunque, si può maltrattare propria moglie o fidanzata, se questa non si lascia intimorire. (ma non è che quella signora era masochista?)
Spinto dalla curiosità, sono andato a cercare altre sentenze, queste, a mio parere, mi sembrano certamente controverse:
Lo stupro con i jeans è meno grave
Una sentenza che fece molto scalpore all’epoca, per cui una donna non vide riconosciuta la violenza carnale ai suoi danni perché ‘l’indumento non è sfilabile senza la fattiva collaborazione di chi lo indossa‘. Dunque la ragazza che indossa i jeans’ci sta, è consenziente, quindi non è stata stuprata, ’perché non si oppone con tutte le sue forze‘. (che una donna possa rimanere paralizzata dalla paura non è stato preso in considerazione.)
Figlia bambocciona? Il padre la mantenga!
Il termine bamboccione è ormai diventato di uso comune per indicare quei ragazzi che continuano a vivere in famiglia e farsi mantenere dai genitori. Ridicolizzati e vituperati dall’opinione pubblica, i bamboccioni hanno trovato un inaspettato sostegno da una sentenza della Cassazione che obbligava un padre separato a mantenere la figlia ultratrentenne all’università, perché non autosufficiente (ricordate Padoa Schioppa questo termine è copyright Tps.)
Coltivare una piantina di cannabis si può. Basta che sia acerba.
Nel gennaio 2009 fu annullata la condanna a un uomo scoperto a coltivare cannabis. Motivazione: le piante non erano ancora giunte a maturazione, dunque non rappresentavano un pericolo per la salute pubblica.( sono andati poi a verificarne la crescita?)
Se l’accattonaggio è un’abitudine, non è reato.
La Cassazione annulla la condanna a una donna rom che aveva costretto il figlio a chiedere l’elemosina, perché l’accattonaggio per’alcune comunità costituisce condizione di vita radicata nella cultura‘. (a voi il commento io non l’ho trovato!)
Libertà d’insulto…
Un signore (il’famigerato’ Piero Ricca, contestatore di vip e politici) si rivolge a Silvio Berlusconi con queste parole:’Fatti processare, buffone! Rispetta le leggi, rispetta la Costituzione, rispetta la democrazia, rispetta la dignità degli italiani o farai la fine di Ceausescu o di don Rodrigo‘. La Cassazione lo assolve perché non lo ha ingiuriato bensì ha svolto ‘utile critica sociale‘. (perdonatemi ma questo lo assolvo pure io)
… ma non sempre c’è libertà d’insulto
La Cassazione conferma la condanna di un contadino che, stufo dei continui rutti del proprio vicino, lo aveva apostrofato come maiale. Li immagino i togati nella discussione per emettere questa, sofferta sentenza!)
giuliano4.rm luglio 2010
Ricordi di nonna
Come un sogno confuso nella nebbia cerco quella bimba che ha fame, vestita di soli stracci, che rovista nelle discariche per cibarsi. Con occhi dolci ma tristi forse vedeva il suo domani.
Ho vissuto per la strada come gli zingari, la mia casa era una baracca di legno: acqua, freddo, gelo, la facevano da padrone. Oltre alla miseria c’era la malattia di mia madre, perciò era assente.
Io mi curavo dei miei fratelli, certo come poteva una bimba di 10 anni. La gioia più grande l’ebbi nell’andare a scuola, non che ai miei genitori importasse qualcosa, tanto è vero che chi mi iscrisse era una assistente sociale.
Lì la mia vita cambiò, amavo studiare, il sapere, il conoscere, ero veramente volenterosa, grazie alla maestra che mi ha accolto come una figlia ho preso la licenza elementare.
Questo con le lacrime agli occhi sapendo che tutto finiva lì.
Venni grande, ma la volontà di migliorare la mia vita non è venuta mai a meno.
Studiai e lavorai contemporaneamente per avere il diploma da infermiera.
Sto scrivendo e sono immedesimata nei ricordi che bagno il foglio con la calda lacrima che scende.
Ho scritto questo per i giovani che non si rendono conto che hanno tutto dalla vita.
Al primo ostacolo crollano, non sanno affrontare la vita.
Forse non è tutta colpa loro, molte cose sono cambiate loro nascono con il PC.
Mentre io a 65 mi son sentita laureata dopo aver appreso nozioni del PC.
Alba Morsilli
Una riflessione indignata di Giulio riflettiamo anche noi a quello che sta succedendo… e parliamone
Questo scritto è fatto di getto, così come ruzzola nel cuore. E mi precipito a seguito dei commenti per l’assenza dei politici alla cerimonia della strage di Bologna, della commemorazione di Falcone e Borsellino. Per me è un segnale positivo, forse si stanno accorgendo quanto sono piccoli: – solo lo stipendio che prendono è grande.-
Da noi c’è un vecchio saggio che dice : – Che mal prò gli facciano-
Detto questo, ai miei tempi, come suol dire, per fare un uomo ci volevano 30 anni, solo a qull’età si diceva -era maturo- Aveva fatto le ossa e poteva prendere moglie. Si! E’ vero, è una “regola” proletaria che oggi non regge. Ma ditemi Voi, questi giovani che a diciotto anni sono maggiorenni, vi sembrano uomini? Guardiamoli per bene, osserviamoli, figli o nipoti che siano:- Vi sembrano Uomini??? O sono dei bambini.
Certamente bravi sagazzi, studiosi , etc. ma li mettereste alla guida di un -qualsiasi carro ?- Sarebbero veramente pochi, ve lo dico io. So già che mi prenderò un’infinità di fulmini e accidenti perchè ognuno tiene ai propri gioielli, ma dall’alto dei miei capelli grigi, confermo quanto detto. Ho fatto questa discutibile constatazione, perchè ci ritroviamo ad essere amministrati -La Cosa Pubblica- , da persone che non hanno quella scorza necessaria.
Non hanno quella conoscenza di vita, se amara anche meglio, capaci di rapportarsi alle problematiche della società. Cosa ne sanno delle -Leghe operaie- cosa ne sanno del -Mutuo soccorso- etc.
Ecco! Molti di quei parlamentari che vediamo, sono la loro fotocopia. Spetta a noi, fare di tutto perchè -SCENDANO- da quel piedistallo e scendano fra di noi.
Perchè è NOI, che debbono rappresentare, non le marche prestigiose della moda.
Giulio il maledetto toscano
No, non sto pensando a qualcuno in particolare.
Sono capitato per caso in un sito che parlava dell’utilità del ridere e mi ha incuriosito.
“Pensate che ridere é un’espressione innata. Tutti abbiamo la facoltà di ridere, indifferentemente a quale cultura apparteniamo o in quale parte del mondo viviamo. Il primo sorriso compare sul volto di un bambino entro le prime sei settimane di vita, ed é, con il pianto, uno dei pochi mezzi che ha per comunicare.”
E’ vero, mi sono detto: tutti ridiamo allo stesso modo, anche parlando lingue diverse ridiamo tutti.
Proseguendo nella lettura dell’articolo mi rendevo conto di quanto difficile e complicato sia il ridere considerando che è una cosa spontanea.
“Muscolo risorio del Santorini, il grande zigomatico, la glabella,
processo maatoideio dell’osso temporale, epicranico,muscolo procero, aponeurosi, zigomatico, buccinatore, triangolare del labbro,…….
“Quando il cervello invia il messaggio “ridi”, ben quindici muscoli del viso vengono attivati dal segnale.”
Non solo. Ridendo si attivano altre parti del corpo insospettate: è un esercizio muscolare respiratorio,
aumentano i battiti del cuore accelerando la circolazione del sangue e la sua ossigenazione, si calma il dolore,
“Controllo della pressione alta e dei problemi cardiaci (confermato da una ricerca condotta su persone reduci da infarto del miocardio: mezz’ora al giorno di umorismo riduce il rischio di ricadute).
Aumento delle difese immunitarie (recentemente anche il Center of Public Health di Loma Linda, in California, ha dimostrato un netto incremento di molti parametri neuroimmunologici dopo l’esposizione a situazioni umoristiche). Aumento del livello delle endorfine e controllo del dolore”, aumenta l’adrenalina, si attiva la muscolatura del torace e dell’intestino “Non a caso dopo una risata a crepapelle si sentono i muscoli della pancia doloranti, come pure le costole. ”
Sempre più interessato proseguo nella lettura dell’articolo:
“Ridere combatte la stitichezza perché provoca una tale ginnastica addominale che rimesta in profondità l’apparato digestivo.”
Ecco, mi scappa da ridere………..
Si, mi scappa da ridere pensando ai nostri ospedali, alle strutture sanitarie di molte regioni, alle tariffe dei medici, alle liste d’attesa per gli esami, mi scappa da ridere pensando ai ministri che sono tutto fuorchè esperti di sanità.
Mi scappa da ridere pensando alla voglia di ridere dei disoccupati, dei cassaintegrati, dei giovani in cerca di lavoro, rido al pensare agli emigrati, rido (amaramente) a chi è ricco e lo diventa sempre più.
Eppoi, “dulcis in fundo”, mi scappa da ridere pensando al detto: “IL RISO ABBONDA SULLA BOCCA DEGLI STOLTI”.
alfred-lollis
Alfred-Lollis fa una riflessione sul riso; ripropongo un articolo, sempre sulla risata, di un po’ di mesi fa, per completare l’argomento.
Sono capitata su questo video che sprizza allegria e mi ha messo di buon umore facendomi ridere; allora ho riflettuto al “perché ridiamo?”
Ho letto che a Tuebingen, in Germania, si è svolto un convegno su umorismo e risata e i partecipanti: linguisti, filosofi, psicologi, e qualche clown professionista, sono giunti alla conclusione che la risata è un comportamento specifico dell’uomo e non degli animali, nessun animale ride.
La risata è contagiosa, crea un vincolo in un insieme di persone e promuove i legami sociali. Un gruppo che ride è come se trasmettesse il messaggio «Rilassati sei tra amici», ma potrebbe creare anche dei malintesi e dell’imbarazzo se si sentisse che siamo l’oggetto dell’ilarità. Secondo un sondaggio ben il 10% della gente ha questa paura. E a causa di ciò alle volte non ride.
Rispetto ai differenti comportamenti maschili e femminili, le donne ridono più spesso in presenza degli uomini e gli uomini scherzano meglio in compagnia di donne. Ma gli uomini, quando sono tra di loro, si abbandonano alle risate più fragorose e sguaiate.
L’ironia di molte situazioni dipende dal fatto che sono percepite come incongruenti rispetto al normale andamento delle cose. Infatti Luigi Pirandello definiva l’umorismo come «il sentimento del contrario».
Il riso è l’essenza dell’umanità. Secondo un professore sempre dell’ Università di Tuebingen il riso è una reazione che permette agli umani di convivere con due certezze opposte: slancio di vita/sicurezza della fine dell’esistenza.
Questo scienziato pensa che, religione e humour sono due modi diversi che ha sviluppato l’uomo per accettare l’idea della morte e più in generale il senso di insoddisfazione che pervade spesso la nostra esistenza.
“L’azione del ridere, specialmente nelle situazioni critiche e disperate, libera tutta una serie di mediatori e neurotrasmettitori endorfinici (sostanze simili alla morfina) che possono capovolgere emozionalmente la più drammatica delle situazioni, basta solo avere la costanza di continuare a ridere a crepapelle per almeno dieci minuti e il gioco è fatto, tutto il resto della vostra persona entrerà in risonanza con la risata iniziale, scacciando il demone della disperazione dalle vostre menti atterrite e sconvolte.”
Ridere, fa ridere non solo il volto, ma anche il diaframma, fa muovere i muscoli addominali, migliora la circolazione sanguigna, e incrementa le difese immunitarie. Infatti migliora il sistema immunitario. Gli studi dimostrano che gli anticorpi che combattono le infezioni, aumentano con la risata. I ricercatori hanno, inoltre, notato che ridere serve anche ad alleviare il dolore e a ridurre lo stress. Infine, ridere migliora l’umore, perché la risata può bloccare momentaneamente i pensieri negativi. Da anni ormai sono stati introdotti i clowns e i pagliacci negli ospedali per bambini.
Si deve sapere che per ridere si utilizzano oltre sessanta muscoli, mentre per piangere solo una ventina …
Insomma ridere fa anche bene alla pelle e al colorito. Ridere è la miglior medicina per tutti.
Chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo. (Giacomo Leopardi)
Il riso è sacro. Quando un bambino fa la prima risata è una festa. Mio padre, prima dell’arrivo del nazismo, aveva capito che buttava male; perché, spiegava, quando un popolo non sa più ridere diventa pericoloso. (Dario Fo)
Il riso fa buon sangue, ed è il profumo della vita in un popolo civile. (Aldo Palazzeschi)
L’allegria ci aiuta a vivere meglio; tante piccole allegrie ci avvicinano ad una serenità che sconfina con l’agognata felicità, l’allegria alleggerisce il peso delle preoccupazioni e la risata, che sia ironica o liberatoria o originata da un doppio senso rende, in ogni caso, la nostra vita più piacevole.
Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia trascinato un po’ come ha fatto con me; se desiderate vedere i retroscena di questo “balletto”: guardate quest’altro video altrettanto allegro e dove iprotagonisti dimostrano di essersi tanto divertiti, in allegria e ridendo!
paolacon 06/05/2009
Ho letto che a Tuebingen, in Germania, si è svolto un convegno su umorismo e risata e i partecipanti: linguisti, filosofi, psicologi, e qualche clown professionista, sono giunti alla conclusione che la risata è un comportamento specifico dell’uomo e non degli animali, nessun animale ride.
La risata è contagiosa, crea un vincolo in un insieme di persone e promuove i legami sociali. Un gruppo che ride è come se trasmettesse il messaggio «Rilassati sei tra amici», ma potrebbe creare anche dei malintesi e dell’imbarazzo se si sentisse che siamo l’oggetto dell’ilarità. Secondo un sondaggio ben il 10% della gente ha questa paura. E a causa di ciò alle volte non ride.
Rispetto ai differenti comportamenti maschili e femminili, le donne ridono più spesso in presenza degli uomini e gli uomini scherzano meglio in compagnia di donne. Ma gli uomini, quando sono tra di loro, si abbandonano alle risate più fragorose e sguaiate.
L’ironia di molte situazioni dipende dal fatto che sono percepite come incongruenti rispetto al normale andamento delle cose. Infatti Luigi Pirandello definiva l’umorismo come «il sentimento del contrario».
Il riso è l’essenza dell’umanità. Secondo un professore sempre dell’ Università di Tuebingen il riso è una reazione che permette agli umani di convivere con due certezze opposte: slancio di vita/sicurezza della fine dell’esistenza.
Questo scienziato pensa che, religione e humour sono due modi diversi che ha sviluppato l’uomo per accettare l’idea della morte e più in generale il senso di insoddisfazione che pervade spesso la nostra esistenza.
“L’azione del ridere, specialmente nelle situazioni critiche e disperate, libera tutta una serie di mediatori e neurotrasmettitori endorfinici (sostanze simili alla morfina) che possono capovolgere emozionalmente la più drammatica delle situazioni, basta solo avere la costanza di continuare a ridere a crepapelle per almeno dieci minuti e il gioco è fatto, tutto il resto della vostra persona entrerà in risonanza con la risata iniziale, scacciando il demone della disperazione dalle vostre menti atterrite e sconvolte.”
Ridere, fa ridere non solo il volto, ma anche il diaframma, fa muovere i muscoli addominali, migliora la circolazione sanguigna, e incrementa le difese immunitarie. Infatti migliora il sistema immunitario. Gli studi dimostrano che gli anticorpi che combattono le infezioni, aumentano con la risata. I ricercatori hanno, inoltre, notato che ridere serve anche ad alleviare il dolore e a ridurre lo stress. Infine, ridere migliora l’umore, perché la risata può bloccare momentaneamente i pensieri negativi. Da anni ormai sono stati introdotti i clowns e i pagliacci negli ospedali per bambini.
Si deve sapere che per ridere si utilizzano oltre sessanta muscoli, mentre per piangere solo una ventina …
Insomma ridere fa anche bene alla pelle e al colorito. Ridere è la miglior medicina per tutti.
Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia trascinato un po’ come ha fatto con me; se desiderate vedere i retroscena di questo “balletto”: guardate quest’altro video altrettanto allegro e dove iprotagonisti dimostrano di essersi tanto divertiti, in allegria e ridendo!