Erasmus ci ha mandato ancora due episodi di vita vissuta. Li pubblichiamo prima delle ferie
Io ho sempre quell’amico che, come si diceva una volta, “salta la cavallina”, che non trova facilmente un assetto stabile con una ragazza, e anela ad un altro scenario, che spesso assume il carattere dell’indeterminatezza, del sogno, dell’irrealtà.
In altre parole, potrebbe dirsi che, in fatto di ragazze, realizza un solo obiettivo, quello di una continua, infaticabile ricerca.
Le ragazze lo sanno e diventano inquiete, diffidenti. Poi, si sa, la fama dello scapolo impenitente l’ha acquisita e come si fa a venirne fuori?
Con una persona così i problemi, i fraintendimenti, i romanzetti più o meno plurimi, le polemiche, le scenate, i pianti non finiscono mai.
E tutto andrebbe ancora bene se fosse lui stesso a riparare le buche della sua tormentata ed accidentata via. Ma non è così. Infatti ci sono io. Non sono forse il suo amico più caro? Non conosco di lui più di quanto conosce la sua stessa mamma? Non ho le doti sufficienti di acume, comprensione, sensibilità che i vari casi richiedono?
Da qui l’inevitabile contatto: “Senti, caro, mi puoi fare un piacere? Le parli tu a Susanna? Intanto per capire che cos’ha, che cosa le frulla nel cervello, e poi per calmarla, tenerla buona. S’è messa in testa chissà quali grilli. Non so. Ma l’essenziale è capire. Ti prego, pensaci tu”.
E taglia corto. Per lui il problema è chiuso, almeno fino a quando non potrò dargli qualche elemento di informazione, di conoscenza.
A questo punto con chi te la prendi se non con te stesso? Vabbé, chiamo Susanna.
“Susanna, ma che succede con P.? C’è qualcosa che non va, vero? Ne vogliamo parlare noi due, discretamente, da soli?”.
Sì, ne vuole parlare con me. E si tratta di un colloquio senza segreti, senza omissioni. Lei lo sa che può fidarsi e che in un eventuale contraddittorio parteggerei senz’altro per lei. Devo, però, soprattutto chiarire se quel legame, quel connubio presenta ancora qualche elemento positivo per continuare.
Se sì, bene, se no, basta. E c’è il caso che io, da consolatore, diventi arbitro. Una situazione da cui non potrei esimermi. O no?
erasmus 10/ 08/ 2009
Ha assunto ormai l’aspetto di un rito. Ci vediamo sistematicamente, di mattina, in un giorno della settimana, “per fare il punto”.
Si parla del più e del meno: dalla politica alle donne, dallo sport alle disgrazie altrui. Insomma, di tutto. E siamo tutti rigorosamente uomini. D’altra parte, come si potrebbe parlare liberamente di donne se esse fossero presenti?
Amici dunque, e ci vediamo ad un bar previo appuntamento e con l’incarico, l’uno per l’altro, di avvisarci reciprocamente.
Preso possesso di un tavolo, per lo più tondo, incomincia la rappresentazione delle ordinazioni. Si può definire avaro chi cerca di cavarsela senza pagare? Certamente no. L’avarizia è una vera malattia, un vizio capitale, un fenomeno che fa dubitare dell’equilibrio e, in fondo, della sanità mentale di chi vi è interessato. Questa perciò non è vera avarizia, è un succedaneo.
Io di solito risolvo la cosa dicendo: “Stavolta tocca a me”. Perché sono arrivato per primo o per ultimo, perché siamo al bar vicino a casa mia, perché sono il più piccolo o il più grande, ecc.
E vedeste il lampo di gioia, subito dissimulato, di qualcuno di cui non faccio il nome. L’atmosfera si disgela appena si sa chi pagherà. Tutti diventano più allegri e spensierati.
A Roma, per i pranzi e le cene la cosa è stata risolta con il senso pratico dei romani. Si paga, infatti, alla romana, cioé ognuno per sé. Con il codicillo che, se vuoi fare una cortesia ad una signora che non sia tua moglie, pagando anche per lei, non puoi farlo. Cafonaggine assoluta.
Ma per le consumazioni al bar è escluso che si faccia alla romana. E, d’altra parte, in Italia non tutte le città sono Roma.
Dopo aver saputo chi paga, in genere l’offerente domanda che cosa ciascuno prende. Volete farli definitivamente felici? Non accontentatevi della semplice richiesta del solito caffè o cappuccino. Dite: “Ma prendi anche qualcos’altro! Un cornetto, con crema, marmellata o senza niente? Una brioche? Dei salatini?”. Vedrete espressioni sognanti, allegre più del dovuto e del credibile.
Ci siete capitati qualche volta?
erasmus 05/ 08/ 2009
Non l’abbiamo più il cavallo. Per un certo tratto ha caratterizzato, e complicato, la nostra esistenza. Non era un figlio di Ribot, ma neppure più brocco di altri. Con il suo acquisto avevamo realizzato il desiderio, non tanto nascosto, di vivere una vita più spericolata. Ma non abbiamo potuto resistere oltre.
I quesiti sono stati tanti. Primo, la scelta del posto dove tenerlo. Tor di Valle, alla fine. E il guidatore (e allevatore-allenatore)? Quello troppo caro, quell’altro stupido, quell’altro ancora troppo giovane o troppo vecchio. E poi i problemi del vivere quotidiano, con i relativi costi. E infine, ma non certo per ultima, la scelta della corsa, anzi delle corse a cui iscriverlo per poter contare su qualche possibile rientro economico, oltre che sulla sicura spesa di mantenimento.
Ma sì che ce la facciamo, diceva qualcuno di noi, il più entusiasta. Basta che il cavallo si piazzi, mica deve vincere per forza. Ci sono i premi della federazione. Fortuna e pazienza, ci vogliono, dobbiamo resistere. Da scontare, fra gli intoppi inevitabili, il sordo rancore delle nostre compagne le quali, con la crudeltà tipica delle donne, ti mettevano sotto il naso costi e risultati. E poi concludevano con la domanda se ne valesse davvero la pena. E se avessimo dovuto essere sinceri avremmo dovuto dire che no, non ne valeva la pena.
E a tutto questo occorreva aggiungere la parte tecnica: come l’hai visto oggi il cavallo, ai pasti, in allenamento? Le domande tipiche: ha mangiato, ha “sgambato” bene, sudava, ti è sembrato nervoso?
Prima della gara c’è il problema del numero, cioè della posizione in pista. Si sa che se il cavallo è stretto, se corre all’esterno, se accanto a lui trotta qualcuno che lo provoca, ecc., la “rottura” è inevitabile e addio corsa, con il fatale annuncio: “Numero 8, Romolo, squalificato”.
Io, poi, avevo l’impressione che il nostro guidatore, bravo figlio per carità, fosse un po’ fesso, non riuscisse a cogliere le occasioni che gli si presentavano, dormisse troppo in definitiva.
Alla fine, come dicevo, non l’abbiamo più il cavallo e meno male che ce l’hanno preso dandoci anche qualche soldo, infinitamente poco, ma vuoi mettere tutti i soldi che da oggi risparmieremo? Per non contare i dispiaceri che eviteremo, come quelli che ti colpiscono direttamente nell’orgoglio, quando non puoi dare a nessuno il cavallo sicuro su cui puntare. E che dire del fatto, inconcepibile, che non puoi giocarlo neppure tu?
Stasera si recide un nodo. Non abbiamo più il cavallo, abbiamo i cavalli. Speriamo di vincere qualcosa finalmente. Quanto non importa. Vuoi mettere che si può andare a cena, dopo la corsa, senza assilli e con l’animo sgombro di chi non ha più un cavallo?
Ah, le gioie e dolori delle corse. C’è qualcuno che li conosce?
Erasmus 04 agosto 2009
Dopo due-tre settimane, me l’aspettavo, la telefonata di Oreste: “Senti -mi dice- stasera facciamo un giro con pizza finale. Compagnia simpatica. Sai, c’è anche quella, e quell’altra, anche Egisto, poveretto, insomma siamo in 14. Preparati con le tue canzoni, soprattutto quella della questura. Se c’è modo dirò che sei un commissario”.
Nel rassicurare Oreste che sì, sarei stato della partita, vado con il pensiero a tutte le volte in cui abbiamo dato vita al modulo, con le ragazze che ti guardano ammirate convenendo che, con persone così brave come noi, la malavita di tutti i generi mai e poi mai avrebbe potuto farla franca.
L’inizio di tutto, inevitabilmente, è la mia interpretazione, davvero ispirata, di una canzone del 1946 di Luciano Tajoli “Telefonate alla questura”, in cui si parla di un signore che intende denunciare, appunto, alla questura una donna che gli ha strappato il cuore. Pensate: “Tanto fu l’abbandono che non seppi nemmen vedere la sua mano, mano che di soppiatto, netto il cuore di mezzo al petto mi strappò”. Eh, sì “questa è la ladra del mio cuor, che venga subito il questor, con un mandato di cattura”.
Preparandomi per la serata penso a quel che può succedere: dipende dagli astanti, dal luogo, dai pasti, insomma, dalle circostanze.
Altra telefonata di Oreste: “Ah, senti. La prendi tu Silvia? Quella morettina amica di Silvana. Dai, che ha simpatia per te. Anzi, porta anche Silvana, che le sta vicino”.
Insomma, com’è come non è, siamo in 14 fuori porta e si chiacchiera, si approfondiscono temi, si finge di litigare, e si giunge inevitabilmente alla richiesta della canzone. Mi schermisco, come al solito, ma poi cedo alle pressanti preghiere.
E attacco. Tutti prestano la consueta attenzione. Le donne, in particolare. Chi ha detto che le donne sono insensibili? Al dipanarsi del racconto si commuovono e anticipano la conclusione.
Che, in effetti, è condensata nei versi finali: “Ma se l’ha fatto per amor che cosa c’entra la questura?”. Già, che c’entra? Basta che la rea venga “ammanettata da me” e non dai poliziotti.
Io sono contento della piega che sta prendendo la serata e, soprattutto, del fatto che non ci sarà bisogno dei racconti, falsi, di quanto è dura di questi tempi la vita di un poliziotto, introdotta ad esempio da una domanda tipo: “Ci parli di quella volta sull’Aspromonte?”.
Ritorniamo velocemente e mi riporto Silvia. Silvana ha trovato un altro passaggio.
Insomma, uno squarcio di vita felice anche se un po’ matta. Qualcuno ha qualcosa da ridire?
Erasmus 03/agosto/2009
Carlotta.an ci propone un articolo-informazione di grande utilità per le donne.
Lo “stalking” (traduzione letterale: perseguitare) è un fenomeno in continuo aumento e indica tutti quegli atteggiamenti persecutori che un individuo (stalker) perpetra nei confronti della sua “vittima” che, nella quasi totalità dei casi, risulta essere una donna.
Lo “stalker” può essere un ex-marito o partner che agisce spinto dall’illusione di poter recuperare il rapporto, dalla gelosia, il possesso o più paradossalmente, dal desiderio di vendetta.
Diverso è invece quando si tratta di sconosciuti o persone conosciute in chat che agiscono “magistralmente e con pazienza certosina” scegliendo accuratamente le loro “vittime” tra quelle donne – e sono sempre più numerose – che cercano un diversivo ai loro problemi e alla loro solitudine. Con grande “maestria” diventano amici, confidenti, imponendo poco alla volta la loro presenza con il preciso scopo di voler arrivare al rapporto sentimentale e non solo, anche quando si sia ricevuta una chiara risposta negativa.
L’atteggiamento persecutorio inizia quando, convinti di avere effettivamente una relazione con l’altra persona, perdono il contatto con la realtà.
Secondo uno studio condotto da una equipe dell’Unità Analisi Psico Comportamentale dell’Osservatorio Nazionale sullo Stalking, che ha proposto un “profilo” del presunto autore, “sono persone che hanno evidenti problemi di interazione sociale, ed oltre il 50% degli stalker ha vissuto almeno una volta nella vita l’ abbandono, la separazione o il lutto di una persona cara che non è riuscito a razionalizzare” ( da: Wikipedia)
Sulla prima pagina di un Quotidiano locale è apparso un articolo che riporto integralmente, poiché ritengo sia utile a ogni “donna”… a prescindere:
Fonte www.anconainforma.it AnconaInforma
Stalking, un fenomeno presente anche nella nostra provincia
31/07/09
Ancona – “Anche nella provincia di Ancona è presente il fenomeno dello ‘stalking'”.
E’ quanto ha riferito questa mattina, durante una conferenza stampa in questura, il primo dirigente di polizia della visione anticrimine, Cinzia Grucci.
“Dall’entrata in vigore della legge (marzo 2009) – ha proseguito – sono stati denunciati alla giustizia 63 reati.
Le querele per stalking sono state 27 laddove i reati di maltrattamenti in famiglia sono stati 36. Sono stati effettuati 4 arresti. Il questore ha emanato 6 provvedimenti di ammonimento ma sono aperti ulteriori procedimenti volti all’irrogazione. E’ interessante notare che in seguito a tutti i procedimenti,dopo l’ammonimento l’autore si è astenuto dal compiere ulteriori atti persecutori, forse nella considerazione che questi verrebbero perseguiti d’ufficio e potrebbero portare ad un arresto, forse perché l’essere stato individuato e fatto ragionare sulla condotta tenuta lo ha portato ad abbandonare comportamenti eccessivi e irrazionali”.
La sostanziale differenza tra il reato di stalking e le precedenti configurazioni delittuose (molestie, minacce, ingiurie, diffamazioni, lesioni …) è l’avere indotto uno stato d’ansia e di paura nella vittima. Lo stato deve essere perdurante, ossia permanere nel tempo e va ravvisato ed evidenziato in sede di querela e/o in sede di richiesta di ammonimento che può anche costituire il corpo, l’oggetto di un esposto. L’ansia, la paura, il timore devono avere ad oggetto l’incolumità – fisica ma anche psichica- propria o altrui. Ad esempio costituisce sicuramente condotta rientrante nel reato il pedinare i figli della vittima, ovvero il molestare con velate minacce i genitori della stessa.
Le vie giuridicamente percorribili da parte della vittima sono sostanzialmente due:
– proporre querela per il reato di stalking ;
– esporre i fatti all’Autorità di polizia, avanzando richiesta di ammonimento da parte del Questore.
Nel primo caso la comunicazione di notizia di reato avrà il suo iter giudiziario e l’autore del reato avrà conoscenza del fatto di essere stato querelato solo in un secondo tempo, talvolta anche a distanza di parecchi mesi; al termine del procedimento giudiziario , se le prove a suo carico saranno ritenute idonee,subirà la condanna penale, con tutti i suoi effetti. Nella flagranza di reato, in caso di condotte particolarmente gravi, l’autore del reato potrà anche subire l’arresto.
Nel secondo caso il reo non andrà incontro, perlomeno nell’immediato ad un giudizio penale ma sarà coinvolto in un procedimento amministrativo (volto,appunto, alla irrogazione dell’Ammonimento) in base al quale sarà reso edotto in tempi molto brevi che il suo comportamento è stato segnalato e sarà invitato a tenere una condotta conforme alla legge, pena la perseguibilità d’ufficio del reato e la possibilità di arresto.
La comunicazione immediata con le Forze dell’Ordine, oltre che tutelare la persona della vittima e i suoi familiari, sarà indispensabile per far ravvisare – nei confronti del soggetto già ammonito – il reato perseguibile d’ufficio, nonché consentirà agli agenti di procedere all’arresto dell’autore.
Come cercare di proteggersi:
Lo “stalking” è un fenomeno in crescita facilitato anche dalla sempre maggior diffusione di telefonini e computer che permettono agli “aguzzini” di sperimentare sempre più sofisticate tecniche di violenza, attraverso sms, e-mail, chat e social network come, ad esempio, Facebook.
1. denunciare subito e senza esitazioni i fatti al personale di Polizia; si valuterà se procedere alla richiesta di ammonimento o alla presentazione della querela;
2. evitare qualsiasi contatto con lo “stalker”. Quando è necessario l’incontro dovrà avvenire solo in
presenza di testimoni;
3. attivare una segreteria telefonica ( consentirà di conoscere se durante l’assenza sono giunte delle chiamate per verificare la presenza in casa)
4. registrare le telefonate (è importante poter far ascoltare il contenuto esatto ed il tono della conversazione);
5. memorizzare gli sms e conservare le mail, eventuali bigliettini anche anonimi e qualsiasi sia il loro contenuto;
6. annotare tutti gli episodi avvenuti, specificando cosa è successo, quando e dove ed eventuali testimoni;
7. osservare se si è seguiti dallo “stalker” e se lo stesso viene notato sostare nei pressi della propria abitazione o del posto di lavoro;
8. informare della situazione le persone vicine;
9. non diffondere informazioni personali;
10. tenere sempre a portata di mano un telefono cellulare per poter chiedere aiuto in caso di emergenza (si è verificato che in un caso di “stalking” la vittima, manifestando paure che potesse trovare ad attenderla nei pressi della propria abitazione il suo ex convivente, ha mantenuto la comunicazione telefonica con la Centrale Operativa della Questura fino a che non è entrata in casa).
La norma e i suoi riflessi pratici
La norma, contrariamente a quanto si verificava in precedenza, consente ora alle Forze di Polizia di intervenire nella immediatezza del fatto e procedere secondo emergenza.
Su richiesta della parte si può intervenire con 1′ ammonimento del Questore, alla denuncia all’Autorità giudiziaria e, nei casi più gravi e in flagranza di reato, all’arresto del colpevole.
Alla vittima viene fornita l’assistenza necessaria e le informazioni e contatti sui centri antiviolenza presenti nella sua zona di residenza.
Per aiutare e indirizzare le vittime ai vari servizi di assistenza e attivo anche un numero di telefono del Dipartimento delle Pari Opportunità: 1522
Decreto legge n. 11 del 23.02.2009 convertito in legge il 22.04.2009
«Art. 612-bis. – (Atti persecutori). – Salvo che il fatto costituisca più” grave reato, e” punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità’ propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.
La pena e’ aumentata se il fatto e’ commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona che sia stata legata da relazione affettiva alla persona offesa. La pena e’ aumentata fino alla meta’ se il fatto e’ commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilita’ di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero con armi, o da persona travisata. Il delitto e’ punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela e’ di sei mesi. Si procede tuttavia d’ufficio se il fatto e’ commesso nei confrontid i un minore o di una persona con disabilita’ di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nonché quando il fatto e’ connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio»
Carlotta.an 02/08/09
Pubblico con piacere un racconto di stagione, che ci rinfreschi un po’!!!
Faccio dei chilometri, per lo più a piedi, per andare a mare. E, giunto sul posto, niente spiaggia solo scogli, c’è da fare una discesa mozzafiato, di 30-40 metri, rischiando di cadere ad ogni passo. Mi congratulo sistematicamente con me ogni volta per scamparla. Tanto più che mi piace andare solo. E, d’altra parte, chi mi seguirebbe in quei luoghi?
Arrivo finalmente giù a pelo mare. C’è una caletta, quasi un gradino circondato dagli scogli che più ripidi non si può. Ripongo i pochi indumenti che indosso su, in qualche anfratto, indosso il costume e tiro fuori gli infradito che servono anche a proteggere i piedi dalle punte maledette. Ma, pochi passi, e subito giù in mare, per ore.
Il problema è il ritorno, risalire. Perché, con tutte le condizioni del mare, anche le più favorevoli, si rischia. Non sono poche le volte che riporto ampi squarci e graffi sulla pelle. Ho detto spesso a me stesso che si potrebbe non tornare se non si ha pazienza. Ci si deve avvicinare piano e aspettare che il mare si decida ad appoggiarti allo scoglio. Se hai fretta e forzi il movimento dell’acqua non ci riesci, a toccare.
Ma anche quando l’onda ti spinge, puoi farti male. Insomma è una bella avventura. E quando si va “a sa sola”, come dicono i sardi, il pericolo incombe. Oggi, poi, il mare è praticamente in tempesta e io devo tornare, non posso rimanere più a lungo in acqua, perché sento freddo.
Decido di rischiare non aspettando l’onda favorevole di avvicinamento. Mi aggrappo, mi graffio ma raggiungo lo scoglio dei vestiti. Indosso i sandali infradito, sempre utili, e guardo il mare, sempre più inquieto. Decido fra me che devo far presto perché le onde progressivamente s’ ingrossano e sbattono sempre più in alto.
Ad un tratto un’onda furiosa imbianca violentemente lo scoglio, mi copre tutto di spuma, mi fa male e si ritira facendomi correre il rischio di riportarmi in acqua. Si può sudare freddo in quelle condizioni. Sì, e ancora maggiormente mi raggelo quando mi accorgo di non avere più i sandali ai piedi.
Come aveva potuto farmi quello scherzo l’onda? Non lo so, ma ancora ne tremo di paura.
Avete avuto mai paure simili e avete voglia di parlarne?
erasmus 02/08/ 2009
Svelti, il dovere ci chiama. Dobbiamo andare. E si va. A casa di amici, a giocare. Poker e affini.
Un momento. Io non gioco, guardo. Sembra però che la mia presenza sia indispensabile. Una questione di fluido magico? La materializzazione, “in loco”, e per mio tramite, di uno spirito positivo che fa andare bene ogni cosa, evita i litigi fra i giocatori, chiama con ottimismo alla cena finale in cui si aggiustano i conflitti, si consolano i perdenti, si rende generosi i vincitori?
Non lo so. So che io non posso mancare. E non manco, mai.
Si gira per case. Una sera di qua. Una sera di là.
L’indomani il lavoro ci chiama, tutti. E io arrivo puntuale, come se niente fosse, come se non avessimo fatto le ore piccole. I “giocatori” no. Arrivano molto, molto più tardi, con gli occhi spenti, il sorriso spento, tutto spento. Sia chi ha vinto, sia chi ha perso.
Qualcuno non si presenta: non gliel’ha fatta. E io devo “coprirlo”. Si dice così?
Fatto sta che una volta il “Capo” mi domanda con insistenza:
– Ma dov’è N. ?
-Era qui, rispondo sibillino.
E dopo un po’, ancora:
– Dov’è N.?
– Mah, stava qui.
– Cercatemelo. Anche al telefono.
Finalmente si parlano, al telefono.
– N., ma dove sta?
– Sono qui a casa, vengo subito.
Anche se Capo, il nostro è un fiducioso ottimista.
– Va bene, venga, ho bisogno di lei. Si ricorda? Dobbiamo iniziare quel lavoro. E parlare con quei tizi.
Le ore passano ma N. non si presenta. Ed è normale che il Capo chieda di lui per l’ennesima volta.
Allora, con la faccia da scemo, sdrammatizzante, dico:
– Ma non gliel’ha detto? Ha avuto un contrattempo. A casa sua, a Ravenna. Ha avuto un contrattempo. Viene subito, ma da lì.
Giochi impastati di realtà. Realtà impastate di sogni. Fantasie.
Quanta è bella la vita quando è intrisa di follia.
O no? Che ne pensate voi?
http://www.youtube.com/watch?v=4Lkyr67nIxc
Erasmus 30/ 07/ 2009
Vi riportiamo qui, nella categoria dialetti, il sondaggo che è stato elaborato il giorno, 29 luglio 2009 da Eldy.
Diversi eldyani hanno chiesto di poter leggere o rileggere i commenti. Hanno chiesto anche di rivedere i risultati.
Li proponiamo in questo blog e buonalettura
Eldy, i dialetti e le lingue straniere
ciao cari Eldynauti,
ieri 27 luglio c è stato un gran discutere sull’uso delle parole straniere (es inglese) o dialetti italiani.
L’obiettivo di Eldy è stare insieme e fare comunità: “tutti in rete appassionatamente” è il nostro motto perchè vogliamo stare insieme, conoscerci, confrontarci, tollerarci, supportarci, e soprattutto stare sereni.
suggerisco qui 5 scenari possibili, rammentandovi che attualmente il dialetto e le lingue straniere sono vietate, visto che il nostro obiettivo è capirci tutti e la base della comunicazione è , appunto, capirsi.
leggete le varie proposte, e votate. è consentito un solo voto ad utente.
saluti!
Enrico
Ipotesi 1: (attuale) SOLO ITALIANO
Lingue straniere e dialetti esclusi. si parla in Italiano, nel miglior italiano che ognuno può, per farsi comprendere da tutti e meglio possibile
Ipotesi 2: UNA PAROLINA E TRADOTTA
Lingue straniere e dialetti esclusi in linea di massima, tollerati una battuta o un’espressione (es “good morning”: buona mattina) in misura di una espressione non italiana ogni 10 minuti indicativi, corredata di traduzione tra parentesi ( “ciao belesse!!! (ciao bellezze)). Chi supera i limiti verrà richiamato e poi bannato per 2 giorni dalla stanza.
Ipotesi 3: LINGUE SENZA LIMITAZIONI MA CON TRADUZIONE
Lingue straniere e dialetti accettate senza limitazioni, ma con traduzione a fianco.
Sconsiglio fortemente questa soluzione esistendo stanze di Eldy già in lingua inglese, spagnola, francese, etc, a disposizione di tutti.E’ giusto che possiate votare, ma è contrario agli obiettivi dell’Associazione escludere chi non sa le altre lingue!
Ipotesi 4: SOLO ITALIANO, I POLIGLOTTI IN UNA STANZA SPECIFICA
Lingue straniere e dialetti esclusi nelle stanze standard (es bar, piazza, teatro, etc) , consentito in una stanza con il responsabile della stanza, detto “capocapanna”, (es riflettiamo, bosco, eldyna o incontriamoci) dopo che abbiamo formalizzato la cosa con un capocapanna disponibile.
In pratica in Eldy si parla solo italiano, per farsi capire, chi vuole sbizzarrirsi ha uno spazio disponibile.
Ipotesi 5: TOLLERIAMO QUALCHE PAROLA, I POLIGLOTTI IN UNA STANZA SPECIFICA
Lingue straniere e dialetti tollerati una battuta o un’espressione (es “good morning”: buona mattina) in misura di una espressione non italiana ogni 10 minuti indicativi, corredata di traduzione tra parentesi ( “ciao belesse!!! (ciao bellezze)). Chi supera i limiti verrà richiamato e poi bannato per 2 giorni dalla stanza.
In una stanza specifica (es eldyna, incontriamoci etc) ci sarà libertà completa.
Ipotesi 6: ITALIANO, TOLLERIAMO QUALCHE PAROLA IN DIALETTO, NIENTE LINGUE STRANIERE
Dialetti tollerati una battuta o un’espressione dialettale in misura di una espressione non italiana ogni 10 minuti indicativi, corredata di traduzione tra parentesi ( “ciao belesse!!! (ciao bellezze)). Chi supera i limiti verrà richiamato e poi bannato per 2 giorni dalla stanza. Divieto di uso di lingua straniera.
*******
Avete altri suggerimenti, altri scenari? scrivetelo nei commenti.
Al di là di quello che si decide comunque ricordatevi lo spirito di Eldy: non siamo qua per bisticciare o per esser fiscali, ma per stare insieme.
Le regole aiutano a evitare conflitti, ma l’arma migliore contro i bisticci è … il buon senso!
Ed infine, questa è la nostra chat, mia, tua, vostra e nostra, teniamola bene, non bisticciamo e stiamo calmi!
buona votazione a tutti
Associazione ELDY
Come gestiamo i dialetti Italiani e le lingue straniere in ELDY?
• 1) SOLO ITALIANO – PER CAPIRCI TUTTI (45,0%, 37 Voti)
• 3) LINGUE SENZA LIMITAZIONI MA CON TRADUZIONE (20,0%, 16 Voti)
• 5) TOLLERIAMO QUALCHE PAROLA, E IN PIU PAROLE LIBERE IN UNA STANZA (13,0%, 11 Voti)
• 6) ITALIANO CON QUALCOSA IN DIALETTO, NIENTE INGLESE (12,0%, 10 Voti)
• 4) ITALIANO SEMPRE, CHI VUOLE ALTRE LINGUE IN UNA STANZA SPECIFICA (11,0%, 9 Voti)
• 2) UN PO’ DI TOLLERANZA: UNA ESPRESSIONE OGNI 10 MINUTI (TRADOTTA) (2,0%, 2 Voti)
Voti totali: 85
48 Commenti a “Eldy , i dialetti e le lingue straniere”
1. Enrico Neri scrive:
28 Luglio 2009 alle 23:11
è giusto ovviamente che dica anche la mia!
personalmente, è vitale che ci capiamo.
Sono per una soluzione Italiano e basta (cosi ci capiamo tutti).
Pensate alle difficoltà di capire di qualcuno che magari non ha una vista perfetta e deve cercare di indovinare che lettere sono!!!
A voi la palla, ma tenete a mente per chi è fatto Eldy e perchè siamo qua!
ciao
2. mimma.ta scrive:
29 Luglio 2009 alle 01:45
il mio commento e’…. speriamo che con le votazioni finiscono le guerre…..viva lo staf di eldy e tutti gli eldyani
3. pier501 scrive:
29 Luglio 2009 alle 02:42
Mi astengo dal voto e spiego il perchè… Secondo me è tutto demandato al buon senso…una persona può benissimo scrivere in dialetto o altra lingua senza alcun motivo oscuro o offensivo…Io sono per una libertà incondizionata sempre nel rispetto delle regole…Ho scritto già delle mie proposte in merito alle regole e non mi dilungo…Devo infine far notare che attualmente non si fa riferimento a proibizioni dialettali nel regolamento..Penso che le mie critiche siano propositive..
Calorosi saluti…
4. pier501 scrive:
29 Luglio 2009 alle 02:48
Per cortesia Enrico si può sistemare l’orario…adesso sono le 20.53…Grazie
5. Trastevere scrive:
29 Luglio 2009 alle 02:50
Il problema non è la lingua o il dialetto….è l’educazione che spesso manca, con conseguenti liti che in qualunque lingua si svolgono lasciano interdetti coloro che si collegano per concedersi qualche minuto di evasione e….perchè no ….conoscere nuovi amici. Nei giorni scorsi ho assistito a litigate ai limiti del codice penale,allora a cosa serve proibire “quarche parola in dialetto o sgrammaticata” ? QUESTO E’ UN SITO CHE PUO’ AIUTARCI A FUGGIRE DALLA SOLITUDINE….RISPETTIAMOLO……TUTTI.
6. ofonio scrive:
29 Luglio 2009 alle 02:54
TROVO ALQUANTO INFANTILE UN SIMILE COMPORTAMENTO..LITIGARE E BISTICCIARE CIRCA GLI IDIOMI USATI O DA USARE IN CONVERSAZIONI COLLETTIVE O RISTRETTE.IO NON MI SENTO ASSOLUTAMENTE ESCLUSO DA UNA CONVERSAZIONE IN SICILIANO O PIEMONTESE CHE DIR SI VOGLIA; BENCHE’ NON CONOSCA NE’ IL SICILIANO E NE’TANTO MENO IL PIEMONTESE.SE CI SONO PIU’ O MENO UTENTI CHE GRADISCONO CONVERSARE NEL LORO DIALETTO …NON RITENGO CI SIA NULLA DI LESIVO NEI CONFRONTI DI CHICCHESSIA.NON COMPRENDO TUTTA QUESTA ACREDINE CHE SI SVILUPPA NEI CONFRONTI DI CHI VUOLE USARE UN DIVERSO IDIOMA. NON E’ IMPORTANTE IL MEZZO CHE USI QUANDO TI ESPRIMI…MA LE IDEE CHE ESPRIMI E SOPRATUTTO TENENDO NELLA GIUSTA CONSIDERAZIONE IL FATTO CHE QUI’ DENTRO SIAMO TUTTI OSPITI. OFONIO..( francesco da bari )
7. DUCKY scrive:
29 Luglio 2009 alle 03:06
La maggioranza ha votato per un una regolamentazione che ritengo molto restrittiva e razziale. Si immagini un francese in Francia, che parla solo il francese, se non conosce l’Italiano non può eprimersi con un amico in ELDY, dove si deve parlare l’Italiano. Così non si è mica “aperti” a uno apertura internazionale. Se poi diciamo che Eldy e’ una specie di Eldy solo nostra, culturalmente ci perdiamo non poco. E ho fatto un solo esempio, capierci va bene, ma più siamo in tanti a “comprenderci, meglio, ripeto, culturalmente e etnicamente.
Credo che siano previste restrizioni troppo rigide. Le regole vanno osservate, ma non devono essere troppo rigide. Cordialità e saluti.
8. annalisa3.bg scrive:
29 Luglio 2009 alle 03:16
credo che il rispetto x chi ha problemi sia importante ,ma credo anche che se una persona non sa scrivere bene in italiano ,vuoi xche’ non istruita vuoi xche non abituata ad usare l’italiano nella scrittura faccia molta fatica anche inserendo la regola dell’utilizzo esclusivo dell’italiano.credo che la soluzione migliore sarebbe lasciare la liberta’ di scelta con un po di tolleranza sia da parte di chi scrive solo italiano sia di chi invece vorrebbe utilizzare altre lingue o dialetti.
9. antonio2.li scrive:
29 Luglio 2009 alle 03:30
Per me va bene nessuna limitazione.
Se due o piu persone vogliono parlare in dialetto o in viet namita io non sono cosi curioso da voler sapere quello che dicono. Quando si mettono delle limitazioni poi nasce sempre quello che si sente sceriffo. E poi siamo in europa ormai e per me le lingue son tutte benvenute
10. giuseppe9.pa scrive:
29 Luglio 2009 alle 03:33
se ognuno di noi avremmo rispetto per il prossimo osservando piccole ma importanti regole come(educazione civiltà rispetto verso tutti indipendemente da chi ci si trova davanti vivremmo senz’altro meglio senza fare discriminazioni opure osservazioni per nessuno e di nessun genere ad eccezzione che si debba riprendere chi si comporta in una maniera scalmata e indisciplinata mancando di rispettonon solo con la persona che al momento lo si ha come conflittuale ma anche verso gli altri eldyani)staremmo indubbiamente piu sereni prima di tutto con la propria persona ed al tempo stesso trasmetteremmo agli altri la nostra serenita in tutta tranquillità.grazie in anticipo a chi cerchera di rendere la nostra chat migliore trascorrendo quelle poche ore nel rispetto di tutti.
GIUSEPPE9.PA
11. felpan scrive:
29 Luglio 2009 alle 03:58
eldiany già con l’italiano cè difficoltà, pensate con i dialetti meglio la lingua madre !
12. sorgigio scrive:
29 Luglio 2009 alle 03:59
ciao, per me va bene anche qualche parola dialettale ma metto un problema: come facciamo co cuoricino che parla male l’italiano, ma la capiamo benissimo? saremo solidali anche con lei?
grazie e ciao.
13. semplice scrive:
29 Luglio 2009 alle 04:12
Anch’io dico la mia! Personalmente ho sempre usato qualche felice intercalare in dialetto (ho sempre messo la traduzione accanto),perchè è bello , intrigante, sfizioso e spesso rende in maniera non paragonabile al perfetto italiano.Il dialetto è cultura, le nostre radici di appartenenza, la nostra storia…
Comunicare è il fine principe di Eldy e allora perchè non scambiarsi anche modi di dire diversi? Io non darei un tempo ..ogni tot (10 minuti), perchè può pure succedere che x giorni a nessuno si presenta l’occasione di esprimersi in dialetto..quindi perchè non libertà di espressione (con traduzione …ovvio) ogni qualvolta la conversazione lo richiede?
Certo ben altra cosa ovviamente è l’uso continuo di uno specifico dialetto senza traduzione tra due o + persone escludendo tutti gli altri e non mettendoli nella possibilità di capire.
Poi è pur vero che ci sono spazi specifici, noi x esempio in riflettiamo abbiamo una categoria “Dialetti” dove inserire poesie, racconti, canzoni,proverbi e quant’altro nei vari dialetti..
Io non amo troppo gli schemi …penso che siamo abbastanza adulti x gestire la conversazione e le relazioni interpersonali con un buon margine di libertà.
14. nadia rm scrive:
29 Luglio 2009 alle 04:18
quando posso vorrei parlare romano….con i romani ,anche perchè il nostro dialetto è capito da tutti
,,
15. annamaria scrive:
29 Luglio 2009 alle 04:21
desidero solo in italiano, già mi infastidisce quando a fine pagina ci sono delle parole in inglese che non conosco, se volevo parlare in inglese mi sarei iscritta ad un corso
16. angelita scrive:
29 Luglio 2009 alle 04:27
ciao,
ma non rischiamo di dimenticare che in Italia vivono anche persone di altra cultura e altra lingua e che leggere una parola in altra lingua possa arricchire piuttosto che impoverire?
Non è preferibile suggeriere di consoderare il dialogo con rispetto e saggezza? quindi ben vengano le traduzioni, non sono invece accettabili i discorsi senza di questa, poiche creano la sgradevole atmosfera dell’esclusione e del sospetto.
17. lucio co scrive:
29 Luglio 2009 alle 05:05
Anche io sono per l’Italiano onde evitare fraintendimenti e nervosismi vari, poi siamo in Italia no? Ragazzi siate comprensivi, un saluto a tutti
18. admin scrive:
29 Luglio 2009 alle 23:25
x Pier, relativamente agli orari:
si è vero, ora ho sistemato il server: sono le mer lug 29 23:25:12
19. enrico2.li scrive:
30 Luglio 2009 alle 00:24
Probabilmente la votazione nasce da un’esigenza specifica e da motivazioni o problemi di cui non sono a conoscenza ma che saranno senz’altro legittimi, tuttavia proprio in ragione di ciò che quì è stato più volte ricordato e cioè l’importanza di comunicare quale fondamento di questa comunità virtuale, mi pare poco opportuno porre delle limitazioni sulla lingua o dialetti che siano. Discriminatorio non è chi parla in dialetto o in altra lingua, ma chi impedisce ad altri di esprimersi come vuole, chiaramente sempre nel rispetto delle regole di buona educazione. La cosa peggiore che può accadere è non comprendere quanto detto o meglio scritto, ma questa eventualità è presente e possibile anche parlando in un’unica lingua e il danno, se di questo si può parlare non mi pare così rilevante, mentre rilevante, in senso negativo, mi sembra impedire il libero impiego di dialetti o espressioni linguistiche straniere.
20. paolacon scrive:
30 Luglio 2009 alle 02:28
Io sono dell’idea che il dialetto,un’altra lingua ci arricchiscano tutti quanti, naturalmente con la traduzione immediata.
E poi siamo tanti, di tante regioni e la facilità di esprimere un’idea o un sentimento in un altro “parlare” è bellissima; ma ripeto TRADUZIONE. E poi io non sono d’accordo sui 10 minuti. Che facciamo dobbiamo chattare con il cronometro in mano? Quindi x me è la numero 3 la situazione che mi piace di più.
Se poi non dovesse risultare vincente mi adeguo alla decisione democratica; ma c’è sempre la possibilità di usare il dialetto in “Riflettiamo” nella categoria dedicata ai dialetti dove c’è spazio x storie, favole, poesie, detti, proverbi e canzoni.
Rispettando sempre l’educazione e la decenza, naturalmente!!!
21. Gianni scrive:
30 Luglio 2009 alle 03:51
Smettiamola, non solo in Eldy, di usare terminologie straniere. Oggi inglesi e americane, perchè l’america domina il mondo, un domani che terminologie useremo se avanzerà il continente asiatico? Useremo termini cinesi?
E’ così bella la lingua italiana (anche se certe volte nel parlare o nello scriverla si fanno degli errori, rivalutiamo la nostra lingua!
22. lorenzo.rm scrive:
30 Luglio 2009 alle 07:22
Io ho votato per l’ipotesi 3, che mi sembra la più giusta. Cordialità.
23. mimmo1.pe scrive:
30 Luglio 2009 alle 07:29
Ma scrivete come volete, basta farsi capire, dagli amici. Siamo qui per divertirci e per cercare nuove amicizie, a me sta bene anche il dialetto, basta che non sia poi solo dialetto, la lingua madre resta x me solo l’Italiano. Se poi entra uno straniero, è LUI che deve cercare di farsi capire da tutti, è LUI che è nostro ospite.
Cordiali saluti mimmo.
24. annalisa3.bg scrive:
30 Luglio 2009 alle 08:20
Allora stiamo qui a sindacare sull’utilizzo dell’italiano o di altre lingue,,pure giusto la chatt è di tutti e tutti hanno il diritto di capire cosa si dice..rimango del pensiero che qualche frase la si puo accettare ,cmq , qualsiasi cosa verra decisa la accettero’ come spero la accetteranno tutti gli altri.In ogni caso non sara’ questo a sistemare le cose x cio che riguarda litigi e quant’altro anzi credo che ancora delle imposizioni creeranno ulteriori disguidi. sono molte altre le cose da sistemare,dal fatto che a volte vengano imposte le persone da frequentare nnn si lascia la libera scelta di chattare con chi si vuole,,si formano gruppetti atti a creare discordie..si mettono in giro cose infondate su gente tranquilla che piace e solo x invidia…peggio che all’asilo ,anxi la’ i bimbi nemmeno le fanno queste cose.e soprattutto voglio mandare un messaggio a quelle persone che stanno a controllare quanto tempo una persona sta in chatt….anche con me lo fate…..state a controllare se sto al pc con eldy e x quante ore al giorno,vi ricordo che eldy e nata x dare sostegno alle persone che ne hanno bisogno,compagnia svago allegria e spensieratezza ma anche una parola di conforto e comprensione..è nata x persone sole e per persone che hanno problemi anche di salute xhe la compagnia puo essere di grande aiuto….allora mi domando ..se una persona ha bisogno di tutte queste cose e voi nemmeno sapete i suoi trascorsi ..come nel mio caso..xche state a sindacare il tempo che trascorre in eldy e mandate messaggi del tipo trascuri la tua famiglia stai tutto il giorno in eldy.a me serve eldy..come a molte altre persone e non vi permetto di dirmi voi quanto tempo devo rimanere al giorno e non credo sia il caso lo si faccia con nessuno,,ognuno è liberissimo di stare tutto il tempo che desidera ,frequentando chi gli aggrada di piu senza che altri si intromettano x queste cose..grazie
25. damiano.bg scrive:
30 Luglio 2009 alle 09:19
dialettare o non dialettare?? quale amletico problema!!!!!!!!!!!si parte dal presupposto secondo me errato che l’uso saltuario di frasi in dialetto o lingua straniera scambiato tra due ‘conoscenti di chat’leda il ‘ diritto alla comprensione’non consentendo il nascere di vincoli amichevoli.
siam sicuri che sia questo il motivo delle ormai gionaliere liti che avvengono in eldy?? ciò detto sono favorevole alla libertà di esprimersi come meglio si preferisce purchè fatto in modo non ingiurioso e diffamatorio ivi compresa la simpatica abitudine di scambiarsi alcune frasi nell’idioma della propria regione che spesso serve al ritrovare le origini ad alcuni specialmente del sud lontani dai propri luoghi natii.faccio pure notare di non aver mai trovato nel regolamento alcuna limitazione all’uso delle lingue straniere o dei dialetti e avrei preferito se il promotore del sondaggio si fosse astenuto da pareri che possono avere effetto influenzante sull’opinione dei votanti.
sono per l’uso libero di frasi in dialetto o altra lingua
26. MARCELLA3.RM scrive:
30 Luglio 2009 alle 09:36
Annalisa cara, SONO PIU’ CHE D’ACCORDO con tutto cio’
che hai scritto………BRAVA!!!!!!!!!!
LIBERTA’ INNANZITUTTO………
Smackkkkkkkkkkkkkk
27. salvo1.pi scrive:
30 Luglio 2009 alle 09:38
Mantenere vivo il nostro dialetto è cosa essenziale per noi stessi e la cultura che ci appartiene. “Il dialetto” – come ha scritto il caro amico prof. Carlo Tognarelli di Arcade, in un saggio sulla “Cultura dei Dialetti” – “è il modo più immediato ed esplicito per riconoscersi e dichiararsi appartenenti ad una medesima comunità, ad una stessa cultura, ad un’identica storia Affermava il grande Federico Fellini: “In tutti i miei film il dialetto… è il linguaggio verbale più diffuso non soltanto per motivo di credibilità, di coerenza, di folklore o di suggestione, ma perché il dialetto riesce ad esprimere con una forza, una violenza addirittura visive, folgoranti connotazioni di tipo storico, psicologico, sociologico, emotivo”.Pier Paolo Pasolini vedeva nel dialetto l’ultima sopravvivenza di ciò che è ancora puro e incontaminato, e affermava che la poesia dialettale è somma e pura espressione dell’intimo mentre per Coleridge era: “… un paesaggio notturno colpito a un tratto dalla luce. … che pone sempre di fronte a un fatto compiuto, con tutta la fisicità di una nuvola o di un geranio”.
Perche dobbiamo rinnegare le nostre origini
Perche rinnegare le nostre origini,
28. antonio12.lc scrive:
30 Luglio 2009 alle 09:50
io voto proposta 6
29. antonio12.lc scrive:
30 Luglio 2009 alle 09:52
scusate ce stato uno sbaglio di inotrazione io voto proposta 3
30. maricla scrive:
30 Luglio 2009 alle 10:41
io trovo simpatico che si facciano delle battute in dialetto e se uno non capisce ed è interessato alla discussione chiede il significato. Tengo comunque a precisare che il mio non è un discorso di parte in quanto io non so formulare nessuna frase in dialetto. Ringrazio per quello che fate e formulo i miei più cordiali saluti
31. eldyna scrive:
30 Luglio 2009 alle 11:01
io sono del parere che i dialetti non devono morire, quindi qualche parola o frase in un contesto amichevole di conversazione ci può stare, poi se si vuole approfondire con racconti , poesie, proverbi etc..come già è stato fatto, ci sono le stanze predisposte Per quanto riguarda la lingua straniera qualche parola con traduzione permette ai più di conocere termini diversi dall’italiano, il tutto ovviamente sempre in maniera equilibrata e nel contesto di conversazioni costruttive onde evitare discussioni inutili.
32. antonio2.li scrive:
30 Luglio 2009 alle 11:20
Gli stessi articoli 3, 6 e 21 della Costituzione tutelano gli idiomi delle minoranze ed il diritto per tutti alla libertà di espressione, e stabiliscono che non debbano esservi, nel nostro Paese, discriminazioni per ragioni linguistiche.
Tutelare oggi i dialetti e le parlate locali non significa incentivare anacronistici particolarismi etnici, ma garantire pari dignità e possibilità di espressione ad una pluralità di forme espressive, considerevole patrimonio culturale per il nostro Paese.
33. grazia.ba scrive:
30 Luglio 2009 alle 11:48
secondo me e’ giusto scrivere in italiano,x evitare sempre delle discusioni, e nn capire, qui ce gente ke nn sanno ne i dialetti altrui e ne l’inglese, lo trovo coretto e giusto…. grazia.ba
34. pier501 scrive:
30 Luglio 2009 alle 11:56
Buon giorno…per Admin..l’orario è ancora errato…Oggi 29 luglio ore 11.57
35. pier501 scrive:
30 Luglio 2009 alle 11:58
Scusate…l’orario è corretto ma non la data…
36. carlotta.an scrive:
30 Luglio 2009 alle 12:02
In primis (dal latino : per prima cosa) voglio ringraziare Antonio2.li per la citazione sul diritto di libertà di espressione – che non leggo più e vorrei capire come mai – inoltre condivido appieno quanto esposto da Semplice – Damiamo -Pier – Trastevere – Annalisa – Paolacon – Nadia4 – Salvo1 – Enrico2 – Angelita ed infine Sorgigio che ha “saggiamente” posto l’accento sulla difficoltà di esprmimersi di Cuoricino-rosso. Detto questo desidero esprimere anche il mio personale parere : noto con stupore quanto impegno sia stato dedicato al fattore “dialetti”, non posso quindi che domandarmi come mai lo stesso impegno non sia mai stato impiegato per risolvere problemi ben più importanti come la mancanza di rispetto ed educazione, le offese, le calunnie, l’uso improprio che si fa delle conversazioni private e dei copia/incolla che, va detto, possono venire modificati a proprio uso e consumo, i doppi/ tripli/quadrupli nik che continuano a seminare dubbi, liti e discordie…tanto da limitare qualunque nuovo approccio. Infine vorrei porre l’attenzione anche sui Moderatori il cui compito dovrebbe essere appunto quello di “moderare” e non certo di “fomentare” le discussioni, come spesso succede usando anche termini offensivi – da quanto ho letto in questi ultimi giorni – per ritrovarceli poi a fare la morale a noi !! Oltre a far rispettare un “regolamento” che nella maggior parte dei casi non viene mai fatto rispettare proprio da chi ne avrebbe il dovere! Non dovrebbe esserci anche per loro la bannatura?? quando non sono in grado di dare l’esempio per il ruolo che si “fregiano” di ricoprire o peggio ancora quando sono a conoscenza dell’dentità di doppi nik e invece di intervenire, se ne stanno beatamente a guardarli “ingannare” gli altri?? Credo sia opportuno che per trasparenza i Moderatori vengano chiaramente indicati con un simbolo, come avviene in ogni chatt.
Infine proporrei, sempre per assoluta trasparenza, che nel regolamento chi entra e “accetta” abbia il diritto di essere informato sul fatto che quanto viene detto in Amici può essere copiato e divulgato
Non è mettendo un Timer (orologio che scandisce i tempi) che si risolvono i problemi e si migliora questa chatt…perchè allora non promuovere un questionario anche per queste priorità? sempre che, migliorarla sia davvero l’intento della Direzione di Eldy e del suo Promotore…
Questa è la mia personale opinione, non posso quindi che astenermi dal voto
Buon Lavoro !
37. rosaria3.na scrive:
30 Luglio 2009 alle 12:18
Sono d’accordo con tutti i commenti che dicono che il problema non sono i dialetti (tra l’altro proprio ieri sentivo in tv che i proff faranno un aggiornamento x l’inserimento dei dialetti nelle scuole, patrimonio linguistico di tutti noi). Cmq i litigi non nascono certamente dall’uso dei dialetti o di qualche piccola frase in inglese, anche xche’ di solito viene data la traduzione, ma scaturiscono da ben altro. Ma perchè vogliamo imputare i dialetti di una colpa che non hanno? Io personalmente non voto, xche’ tanto non mi interessa + di tanto. E mi sento di dire W I DIALETTI, che costituiscono le nostre radici, oltre al fatto che usandoli anche qui contribuiscono ad un interscambio culturale.
38. carlotta.an scrive:
30 Luglio 2009 alle 12:25
Postilla : in ogni caso sono per la assoluta libertà di espressione e ritengo che il “dialetto” sia parte delle nostre radici e vada pertanto preservato…qualche “intercalare” opportunamente tradotta…penso sia invece un “arricchimento” per chiunque…lingua straniera compresa….
MOEMOGHEA !!!!!!! – dal dialetto Vicentino….Smettiamola !!!!!
39. antonio2.li scrive:
30 Luglio 2009 alle 12:30
basterebbe inserire un orologio atomico ce ne sono tanti in rete
40. antonio2.li scrive:
30 Luglio 2009 alle 12:32
Travel Alarm Clock” per esempio
41. angela.to scrive:
30 Luglio 2009 alle 13:41
ciao enrico non voglio esprimeremi in base ai dialetti e alla lingue che sono cose che vengono aspntanee in certi momenti e in certa situazioni ridicolo guardare l’orologio per direuna parola in dialetto oh in una altra lingua enrico siamo adulti piu oh meno over 60 ma ti sembra normale che si debba subire diviete e punizioni
non ti sembra ridicolo e puerile neanche pi’ alle elementari si punisce togli tutte ste punizioni e quati nbanni che servono solo a istigare le persone dall’animo cattivo a godere delle disgrazie degli altri
eldy e una chat nata per tutti e allora sia di tutti lascia che sia il buon senso e la civilta di ogniuno a controllare l’altro per il bene di tutti e [poi dai un distintivo ai moderatori previo corso di addestramento e attitudinale se propio ci tieni a che ci siano Io metterei un giudice di pace per ovviare ai malintesi che possono sorgere nella chat il cui giudizio sia accettato e insindacabile dalle parti grazie enrico so che leggerai e prenderai la decisione giusta ciao
42. antonio2.al scrive:
30 Luglio 2009 alle 14:16
trovo eccessivo fare una votazione del genere. se ognuno di noi usasse il nuon senso tutti staremmo meglio. detto questo… trovo che qualche parola in dialetto ..oppure in lingua straniera ci possono stare. Ovvio che, se due chatter della stessa citta’ amano dialogorae in dialetto possono farlo in pvt , così facendo nessuno di noi si sente offeso o quant’altro. Altra soluzione utile, potrebbe essere quella di fare in modo che il messaggio arrivi all’interessato in neretto mentre agli utenti in stanza, solo in corsivo. Così facendo chi legge sa che sono cose nn indirizzate a lui e la pace ritornerà in questa chat, che a mio avviso sta diventando fonte di inutili polemiche.
43. marika scrive:
30 Luglio 2009 alle 14:53
Io questa mattina ho inviato un mio pensiero sull’argomento proposto ma ho notato che non è stato pubblicato. Come mai? Mi sembrava di aver scritto una cosa leggibile da tutti gli eldyani. Se non è così vorrei cortesemente sapere da voi in cosa era sbagliato al punto al da non poterlo pubblicare. Ringrazio e saluto
44. rosaria3.na scrive:
30 Luglio 2009 alle 14:56
Vorrei capire xchè il mio commento è l’unico ad essere in attesa di moderazione, ma allora ditelo che ce l’avete con me!!!!!!Non mi sembra di aver detto cose molto dissimili da quelle dette da altri. Ok buon pomeriggio!!!!!
45. rosaria3,na scrive:
30 Luglio 2009 alle 15:20
Sono d’accordo con tutti i commenti che dicono che il problema non sono i dialetti (tra l’altro proprio ieri sentivo in tv che i proff faranno un test-aggiornamento x l’uso dei dialetti nelle scuole, patrimonio linguistico di tutti noi). Cmq i litigi non nascono certamente dall’uso dei dialetti o di qualche piccola frase in inglese, anche xche’ di solito viene data la traduzione, ma scaturiscono da ben altro. Ma perchè vogliamo imputare l’uso dei dialetti di una colpa che non hanno? Poi secondo me il problema va sviscerato, da un lato i dialetti e dall’altro la lingua inglese, sono due cose molto diverse, x i motivi su detti e cioè che i dialetti fanno parte del nostro vissuto mentre l’inglesismo no. D’altra parte non mi pare che ci siano mai stati litigi x l’uso dei dialetti.. E poi scusate se io mi so esprimere solo in dialetto e non bene in italiano, che faccio?Vado via? Io personalmente non voto, xche’ tanto non mi interessa + di tanto. E mi sento di dire W I DIALETTI, che costituiscono le nostre radici, oltre al fatto che usandoli anche qui contribuiscono ad un interscambio culturale.
Ops, mi accorgo solo ora che prima non avevo messo la mail dandola x scontata, ormai, e quindi ritiro il secondo commento in cui dicevo che volevo capire il perchè dell’attesa di moderazione, adesso ho capito.
Quindi l’ho riscritto.
46. cuoricino alias anna 😉 scrive:
30 Luglio 2009 alle 19:19
eccomi anche a me qui io cmq o votato x il nr 4 x vari motivi pesno ceh capite gia x che….. lo ha niminato gia sorgigi sopra mi piacerebbe una stanza x le lingue straniere a parte litaliano sempre ma io so una che mi piace a imaparte sempre qualcosa in + sie dialeti che lingue…… oramai italia e multietnica chi non ha capito ……x cio io so x dialetto e x lingue una stanza aposto x questo ,che penso siguramente non si po fare x che poi moderatori non so preparati x capire quello che diciamo e questo la radice del problema che moderatori non ci posono + controlare x che uno moderatore di napoili non capira mai uno moderatore di bergamo ..questo e il nocciolo perdono il controlo su di noi ……se io parlo romeno chi la capisce tenedo presente che ci sono altro romeni qui ..non entrano + x ceh non so riusciti ad inserisci tt qui …..grazie e mi scuso x il mio modo di esprimermi ….aspeto la stanza cmq
47. antonio2.li scrive:
30 Luglio 2009 alle 20:10
Ci sono anche in Italiano lemmi difficili o di scarso utilizzo che son sicuro non tutti conoscono. Non si potranno usare più ?
E le parole straniere che ormai sono di uso corrente che facciamo le proibiamo ? E i francesismi e le parole di derivazione sassone o spagnola proibiamo anche quelle ?
Che brutta parola proibire penso che sia la più brutta di tutto il vocabolario.
48. lucialucy scrive:
30 Luglio 2009 alle 21:24
io ho votato opzione 1 che ritengo giusta perche’ siamo italiani e parlare in dialetto e’ molto difficile perche’ non tutti abbiamo il dialetto uguale e questo a alcuni utenti da fastidio e non capiscono il significato e si creano litigi e poi ce’ alcuna gente anziana e fa fatica a capire e fanno fatica
Non fai in tempo a ricordare qualcosa che subito si ripresenta l’evento. Mai come questa volta il riandare agli incendi di due anni fa che devastarono, per l’ennesima volta, i boschi e le montagne di mezza Italia, dalla Liguria alla Sicilia, (almeno a ricordare i fuochi più importanti e nefandi), ha anticipato solo di qualche giorno il ripetersi degli incendi attuali (v. “Autostop”). E’ bastato un piccolo innalzamento di temperatura per spegnere il desiderio speranzoso di non vedere ancora il cielo notturno tingersi di quel cupo arancione che riflette in cielo il fuoco del terreno. Anche questa volta il sospetto che mani umane, mani criminali, siano intervenute al momento giusto, è forte.
Che desolazione attraversare la penisola e rincorrere i ricordi verdeggianti delle montagne, delle colline e valli attraversate dall’autostrada. Anche le pianure non eran da meno, ma li non il fuoco bensì l’interesse economico, fan fatto si che pioppi, betulle, olmi e salici, lasciassero posto prima ai campi, poi ai pascoli e infine ai capannoni industriali, alle case, ai centri commerciali e agli aeroporti, tanto da far sembrare ad un passaggero d’aereo in volo notturno, che la penisola sia solo un’immensa metropoli con qualche spazio verde.
Indubbiamente l’abbandono progressivo fa si che steppaglie e rovi diventino combustibile idoneo dove un mozzicone di sigaretta e un po di vento faccia attivare un focolaio. E dire che sino a qualche mese fa i metereologi anticipavano un’estate meno torrida. Poi basta l’innestarsi di un anticiclone nel Mediterrano e via al barbecue esteso.
Non è solo un dramma nostrano quello cui assistiamo, Spagna, Francia e Grecia non son da meno. Ma perchè bruciano solo i boschi deI paesi ad economia forte? Perchè non brucia l’Albania o la Slovenia o la Croazia o il Montenegro? Forse più avanti, tra qualche anno, quando bisognerà liberare il territorio dall’ingombro dei vegetali. O forse bruciano di più i nostri boschi, (e qui intendo sempre dei tre paesi a forte economia), a causa dell’abbandono sistematico e progressivo di tutte le zone economicamente svantaggiate, come le montagne?
Uno dei nostri punti forza economici dovrebbe essere il turismo, almeno un turismo eco-sostenibile. Finisce che ci nutriamo di documentari che non si sa più se rappresentano il com’è o il com’era. Che bella Santorini (Grecia) con il suo deserto di sassi ed erbetta ingiallita che icorda le alture intorno a Montecassino. Che bella Ibiza, Capri e Pantelleria: viste , da un hotel o negli occhi di un vecchio? Che bella Taormina senza pini che sembra Montecarlo in miniatura ,per l’abbondanza di asfalto e cemento (e il casinò è nei progetti di qualcuno). Conservo il ricordo della costiera Amalfitana immortalata sulla copertina di un sussidiario delle mie elementari. Non ci sono mai stato, non ci andrò, meglio il ricordo non visto.
Come sarebbe stato altrettanto meglio non andare su a vedere quel ghiacciolo sul Gran Sasso che le guide chiamano giacciaio che, anche se compensato dalla vista di Tirreno ed Adriatico dall’alto, non puoi non notare il susseguirsi delle onde grigie generate dalle frane a valle, e confrontare con le immagini dei vecchi libri. Ma dai, la grotta azzurra…” ecco quella non prende fuoco, al massimo qualche martellata come alla tartaruga sarda. Guardando un telegiornale o leggendo un quotidiano, in luglio e agosto ormai da decenni, rivediamo dei film già visti. Si potrebbe risparmiare qualcosa riproponendo i roghi liguri, toscani, calabri, lombardi e siciliani di qualche anno fa. Però quando bruciava l’Aspromonte da un lato e i Peloritani dall’altro, le immagini erano in bianco e nero. Con qualche piccola variante, le cronache si ripetono e c’è sempre qualcuno che, nel tentativo di spegner gli incendi, ci lascia la vita. Possibile che non si riesca a fare un minimo di prevenzione? Pulire dalle steppaglie cigli stradali e campi, realizzare delle fasce parafuoco che prevengano il diffondersi delle fiamme. Eran cose che i contadini facevano. Sono cose che, l’addove sono ancora attivamente insediati, i contadini fanno, se non vogliono trasformarsi in allevatori. Nei mesi scorsi era stato proposto di utilizzare i cassintegrati in queste attività di prevenzione. Nei territori del demanio dello stato. Forse ho sognato, forse ho capito male. Si danno punti di credito formativo agli studenti che durante l’estate svolgono attività di volontariato in vari ambiti. Quanti hanno scelto la prevenzione degli incendi? O non gli è sato proposto nulla? Voglio chiudere con una buona notizia: nei luoghi degli incendi di due anni fa quest’anno niente fuoco, non c’è nulla da ardere, tranne erba e qualche cespuglio che timidamente si affaccia a rincorrere il sole. Per almeno altri dieci anni niente alberi adulti e seriosi a limitare la vista del cielo con le loro chiome verdi.Una cosa è certa in ogni caso, quando si guarda una valle dall’alto, si vedono qua e la degli ampi spazi circolari o a forma di grande goccia d’acqua, privi di alberi: quelli sono i punti dove negli anni scorsi si sono manifestati incendi. Diventano così terreni adatti al pascolo (e in qualche caso piste da sci e snowboard). Qualcuno si ricorda com’è la normativa sull’uso dei terreni boschivi dopo un incendio? Se ricordo bene, per dieci anni niente licenze edilizie e trasformazioni d’uso. Non ho strumenti per verificare, quindi mi affido alla vs. clemenza di lettori e a qualche aiuto nei commenti.
Popof 29Luglio2009
Il mio solito curiosare tra i ricordi della gente mi ha fatto incontrare ad un angolo di strada un ottantaduenne che faceva l’autostop e a cui ho dato un passaggio (se si hanno i denti buoni la vita si morde ad ogni età). Il breve tragitto non si svolge in silenzio, “ma come si fida lei a chiedere un passaggio al primo che passa?”- “e che vuoi che mi facciano alla mia età? E tu come ti fidi a dare un passaggio al primo che incontri? Io no posso farla a piedi, lo faccio almeno due tre volte la settimana, l’autobus è solo al mattino presto, e per l’andata un passaggio lo trovo sempre, mi conoscono”. – “E al ritorno che fate?” -“Al ritorno l’autobus lo prendo, lì vicino alla scuola, c’è la fermata, e alle 19.30, minuto più minuto meno, prendo l’autobus e torno a casa”.
Fugato ogni dubbio e che non si tratti di un caso di alzhaimer in fuga o alla ricerca di qualcosa, scopro che è un mio vicino di casa, anzi dirimpettaio. Mannaggia alle auto che chiudendoci nel guscio non ci fanno conoscere la gente, ci passi le vacanze da quattro o cinque anni di fila e alla fine conosci soltanto le strade e non chi ci vive. Ci si interroga vicendevolmente. Mi chiede che lavoro faccio, come mai sono in quel paesino e dove vivo. Risposte che do volentieri mentre parla di se e dei figli. Guardo le mani di Antonio (non ho chiesto il suo nome, lo battezzo da me), son grandi, tipiche di chi sin da piccolo le ha usate tanto per conquistare quel che necessita alla vita. Lavorava i campi mi dice, e come immaginavo, da piccolo non ha frequentato scuole, aveva da pascolare le pecore e appena le ossa si son fatte solide, vanga, pala e piccone a massaggiar la terra.“Certo quando eravate piccolo non era così la Piana”. Come immaginavo mi descrive campagne coltivate ad agrumi, ulivi, viti, e ogni tipo d’albero da frutta e ortaggi di ogni tipo. Man mano che la pianura lasciava posto alla collina cambiavano le piante coltivate.
Oggi villette, case e capannoni,s’avvicendano per tratti ininterrotti. Nei giardini son state piantate nuove specie, sono palme e roseti, salici e cactus con gli ulivi e gli agrumi che fanno da decoro.Le rare, autonome, masserie sono un ricordo, o se lustrate a nuovo, si sono metamorfizzate in agrituristici alberghi.
Due anni fa le colline intorno bruciavano. Ulivi,noccioli,castagni,cipressi, sughere, pini mediterranei, ginestre, felci … tutto ardeva. Fumo scuro e cenere che per due giorni oscurarono il cielo. Dai balconi vedevi la collina bruciare, fumo di giorno e la notte era rischiarata da fiamme giallo rossastre.
Due aerei, dall’alba al tramonto, facevano la spola tra il monte e il mare. Il fronte del fuoco avanzava aiutato dal vento. Gli animali del bosco e dei campi a terrazzo si erano sparsi all’intorno. Nessun elenco dei caduti, non erano iscritti all’anagrafe e senza diritti da rivendicare. Quanti nidi di gazze, quanti di passeri, merli, rondini e corvi caduti bruciati. Per non parlar degli insetti troppo piccoli e fastidiosi per farci caso.
Due anni e la collina si è ricolorata del verde dell’erba e di qualche rado cespuglio. Gli scheletri neri dei tronchi bruciati li vedi soltanto se ci vai vicino. Quando Antonio era giovane le colline erano cariche d’alberi e di arbusti. Quanti incendi si siano susseguiti nel tempo in quest’angolo tra i più rigogliosi perché esposto a nord, non ricorda. Ora i pini impiegheranno decenni a riconquistare il cielo con le chiome, se qualcuno mai li ripianterà. Gli ulivi saranno rimessi a dimora tra chissà quanto, tenuto conto del costo e dei benefici del prodotto finito. E i noccioli che rendita danno, perché ripiantarli? Magari qualcuno ha già pensato a come rendere economicamente utile l’effetto delle fiamme. E i castagni? Le sughere? Dal non detto di Antonio capisco che tanto fuoco non fu solo un fatto naturale. Si innestavano vendette di vicinato, rancori non sopiti che aiutati dal caldo soffio del vento han dato una mano. Fatti indimostrabili, cattivi pensieri dei malpensanti che dietro ogni evento ci vedono la lunga mano appoggiata al portafoglio e al rancore. In “Collasso”, l’antropologo Diamond, descrive l’estinzione dei Vichinghi conquistatori della Groenlandia. In circa tre secoli tagliarono o bruciarono tutti gli alberi, cacciarono tutto il cacciabile e quando non rimase più nulla praticarono il cannibalismo, sino ad estinguersi. In questo tempo globale non arriveremo a tanto, ma poco ci manca. Potremo abbellire i nostri giardini, metter cartelli con la scritta “Parco, Riserva naturale, Riserva naturale pilotata, Museo ecologico” e ideare ogni invenzione linguistica che colori poeticamente i rimasugli naturali, con una certezza: i nostri figli e i nostri nipoti non potranno vedere un pino o un faggio piantato da noi, oggi, nella maestosa secolarità che i nostri occhi hanno conosciuto.
Popof 27Luglio2009
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
(Primo Levi – Se questo è un uomo)
Nella foto, quell’uomo supplicante mi ha profondamente turbato. Inginocchiato nella sua implorazione, rivolta a chi non potrà aiutarlo, ho creduto di interpretare le tragiche parole di Primo Levi. Il mio non vuole essere solo un invito alla riflessione per le nostre coscienze, perché nessuno di noi ha la concreta possibilità di consolare quella disperazione. E non voglio nemmeno appellarmi alla Convenzione di Ginevra o alla Carta Costituzionale Italiana che garantiscono i diritti inviolabili dell’uomo. Vorrei soltanto che quegli uomini che hanno il potere di decidere il destino di altri uomini, mentre lo fanno, assecondassero l’istinto che ci proviene dalla comune radice umana per riconoscere il valore morale della carità nel senso più alto del termine. E se non bastasse, che riverberi sempre nei loro occhi le lacrime di chi ha troppo di meno e giunga alle loro orecchie come urlo il monito contenuto nella frase di Primo Levi: “Vi comando queste parole, scolpitele nel vostro cuore”. Occorre recuperare il passato, usare la memoria per costruire il nostro futuro, e non vivere solo il presente, come gli animali.
Munny 25Luglio 2009
http://www.youtube.com/watch?v=g2WfZ-OgRNQ
La stradina sale ripida. Collega la piazzetta al provinciale nei pressi dell’imbocco dell’autostrada. Li vicino il cimitero.
Un ironico accoppiamento pensando alla tomba dei desideri e alla strada che ti porta lontano a liberarti dal fardello del vivere, o sopravvivere, quotidiano. Guardando indietro vedi l’irregolare arco delle sette sorelle che ospitarono Eolo. Nel naso puoi sentire l’odore del mare e l’acre respiro della terra asciutta che partorisce figli con la valigia, come fossero lumache asimmetriche.
Impresa che in ogni caso, si innesta sempre in un contesto, fatto anche di strade, di servizi, di infrastrutture preesistenti all’impresa stessa, oltre che dell’umanità cui si rivolge e di cui necessita. Che coinvolge comunità intere, che han costruito una dimensione, dotandola di quanto necessita. Il lessico si arricchisce di invenzioni aggettivanti un contesto diverso da quello in uso sino al giorno prima. Così si definisce “precario” o “atipico” un lavoro che ha un limite temporale indefinito o che non ha le caratteristiche necessarie per poter garantire la necessaria dignità a chi lo svolge. Perché non chiamarlo non convenzionale come le armi improprie? Giochi giuridici e linguistici per scioglier le briglie all’impresa che, coerentemente sarebbe giusto chiamare avventura. Ecco un modello economico esportato dal sud al nord, la labilità del lavoro che porta alla dipendenza, socialmente tossica, dall’umore e dalle capacità di chi offre e organizza il lavoro, qualsiasi esso sia. Ripassi a memoria le partenze e gli arrivi annuali, fatti di abbracci che si slegano in un arrivederci. Cimitero e autostrada sempre li, come il rosso e il nero sul panno verde, dove scegli il colore e poi la pallina decide.Resti o parti? Cerchi o speri? Fuggi o combatti?
Una filastrocca, ascoltata una sola volta anni fa, completata ipnologicamente, in quello stato in cui il sonno ancora non è sonno e i sogni sono giochi mentali in attesa di Morfeo, recitava:
Una filastrocca, ascoltata una sola volta anni fa, completata ipnologicamente, in quello stato in cui il sonno ancora non è sonno e i sogni sono giochi mentali in attesa di Morfeo, recitava:
talè talè talè c’era nu nidu
talè talè talè ci sunnu l’ova
talè talè talè stannu cuvannu
talè talè talè cuvati sunnu
talè talè talè stannu schiuvannu
talè talè talè schiuvati sunnu
talè talè talè stannu niscennu
talè talè talè nisciuti sunnu
talè talè talè stannu mpinnannu
talè talè talè mpinnati sunnu
talè talè tale stannu vulannu
tale talè talè vulati sunnu
Passi semplici che in do/sol7, descrivono il corso della vita dal nido al volo (talè/guarda c’è un nido, ci son le uova, stanno covando, son covate, si schiudono, escono i pulcini, metton le piume, completano la crescita imparando a volare e volano via). Chi si affaccia alla vita, così si prepara ad una lunga serie di arrivi e partenze? No, non si nasce con la valigia, si nasce con le ali e le devi sbattere sempre più forte se dopo l’inseguimento vuoi artigliare i sogni.
Popof 23/ Luglio/ 2009
Sono rimasto allibito da quello che ho appena visto e sentito! Premetto che sono un fan di Maurizio Crozza e, quando posso, cerco sempre di guardare il suo programma (Crozza live) o le sue apparizioni in tv (Ballarò etc.). Mi accingevo a cercare qualcosa che facesse riferimento al suo show e, per puro caso, m’imbatto in questo video del 04/11/2008 della terza puntata che non avevo visto. Purtroppo, già dalle prime battute, sono rimasto veramente disgustato. Il titolo era ed è : il padrino e i casalesi. C’è Crozza (nei panni del Padrino) e l’attore Pierfrancesco Favino che cerca di interpretare un resunto boss, un camorrista. Ma invece di chiamarsi “ il boss pincopallino”, indovinate come viene chiamato? Casalese (nel tono più sprezzante possibile)! L’interpretazione non è delle migliori ed è (come si conviene ad una Tv che non sa di cosa si sta occupando) il perfetto stereotipo di quello che negli ultimi tempi l’opinione pubblica nazionale pensa delle persone che vivono in questa terra. Nemmeno io, che vivo da quasi trent’anni qui, respirando ogni giorno l’aria di questa cittadina, riesco a comprendere quello che dice il presunto casalese. Una cosa emerge: casalese (sia buono che cattivo) è per questi signori sinonimo di ignoranza, inciviltà, prepotenza, malcostume, malaffare, un essere troglodita insomma. Ed io mi chiedo: ma chi vive a Bolzano o a Brescia cosa penserà di noi? Semplice: siamo dei tipi da evitare. Sono e resto convinto che questi luoghi comuni non portano da nessuna parte: cosa si vorrebbe far credere che siamo un popolo fatto come l’interpretazione di Favino? E Crozza, che fa il comico (tra l’altro in tante occasioni è pure bravo), pensa che sulla demonizzazione di una comunità si possa ridere e scherzare? Pensa che faccia bene alla causa anticamorra rappresentare in quel modo un casalese tipo, colorandolo con uno slang che dio sa a cosa fa riferimento e che neutralizza quel barlume di speranza e voglia di riscatto che pure c’è?. Si dirà che questo non interessa a nessuno : logico, troppo facile è prendere a calci e pugni chi è già riverso a terra sanguinante. Il casalese onesto, quello che abita in questo paese, non è assolutamente contro Saviano (come si dice nel filmato), a cui va il merito di aver acceso i riflettori sul fenomeno criminale di queste zone, ma fa rabbia essere presi a schiaffi da un lato dai mass-media nazionali, e dall’altro da chi ha avvelenato per troppo tempo questo territorio. Lo dico in tutta sincerità: è un vero e proprio atto di prepotenza mediatica, una vigliaccheria che non va giù a chi pur vivendo qui e sentendosi casalese, sa come leggere un libro (magari lo sa pure scrivere!), sa articolare un discorso, s’informa, conosce, insegna ai propri figli e fratelli l’importanza delle buone maniere e del rispetto dell’altro, educa alla solidarietà e all’aiuto per chi si trova in difficoltà e all’importanza del lavoro. Con buona pace di Crozza e compagnia (e dei loro autori), che oggi, con questa pagliacciata televisiva, hanno reso un pessimo servizio al paese e alle persone perbene. Voglio fare un appello : mi rendo disponibile ad accompagnare Crozza e Favino a fare un giro in questa città: farò vedere e conoscere loro casalesi che hanno scritto libri, casalesi poeti, casalesi bravi professionisti, bravi agricoltori e bravi artigiani. Ma questa, come direbbe Carlo Lucarelli, è un’altra storia!
Emilio L. amico di calcio2.ce
-TI VOGLIO BENE
-Ma non lo so…………
-Come non lo sai? se sono quindici giorni che te lo dico!
-Ma che quindici giorni, me lo hai detto ieri a pranzo!
-E invece no. Vedi che non ti ricordi mai niente di quello che ti dico, è che quando ti parlo non mi stai mai a sentire, vorrei sapere dove hai la testa, sempre,
-Ma parli proprio tu che è dall’inizio dell’estate che ti ho chiesto se mi cuci la tasca dei calzoni: siamo a fine agosto ed è sempre li cosi. Ho già perso tre fazzoletti.
-Si vabbè hai sempre ragione tu.
-Ma non ho sempre ragione io. E’ che magari la pensi una cosa e poi sei convinta di avermela detta.
-Ecco, ora mi dici pure che sono scema. Almeno quando tiri fuori queste tue stupidate abbi l’avvertenza di non farlo in presenza di altre persone come fai sempre.
-Io? Ma se sei proprio tu che non perdi occasione di ridicolizzarmi davanti agli altri:
e sei sempre stanco!!!, e sei sempre li a bere!!!, ma non vedi come sei ingrassato!!!, guarda questo , guarda quello…….mi sembri tua madre!
-Aaahhh!!!, figurati se non ci infilavi un po’ mia madre, quella santa donna!
-Quella vipera………!
-Semmai vipera era tua madre, e un covo di serpenti tutta la tua famiglia.
-Certo che tu indietro non ci rimani, vero? Devi sempre essere un gradino più alta!
-Non sono io a essere più alta, sei tu che sei un essere inferiore; l’avessi saputo prima di sposarti……..
-Ma guarda che se non ti sposavo io saresti ancora zitella e forse suora di clausura che sarebbe stato un bene per tutta l’umanità.
-Ecco vedi come sai essere cattivo, ora mi fai piangere, devo uscire a comperare e con questi occhi se ne accorgeranno tutti.
-E va bene dai! Rifatti un po’ l’intonaco.
-E’ che quando mi parli in un certo modo mi sembra cheeee!…..
-Che cosa? Ma se sei tu che ogni volta che ti rivolgi a me sembra che parli con il cane!
-Ma non è vero, io sono cosi con tutti. Fuori, gli amici, sul lavoro, da tutti sono considerato una persona gentile, allegra, di compagnia.
-E io no? Esco vado a fare la spesa e mi conoscono tutti. Tutti mi salutano e tutti mi vogliono bene.
-Con te, invece, …….. ogni volta che parlo…………..
-Guarda che semmai sei tu che non mi lasci aprire bocca cheeeeeee……… subito….
no non è vero, ti sbagli, non hai capito, ma c’eri anche tu quando l’abbiamo detto, sei sempre il solito.
-Ma lo sai che a volte sono davvero un po’ distratto. Non lo faccio di proposito, è che magari in quel momento quei discorsi non mi interessano ed allora mi isolo.
-Si lo so. E’ vero. Anche a me più di una persona mi ha fatto notare che qualche volta faccio un discorso cominciandolo da metà. Ma non lo faccio mica di proposito!
-E’ che magari quando mi dici certe cose mi sembra che tu voglia………….
-Ma anche a me capita di essere convinto che tu mi volessi dire una cosa ed invece poi scopro che non era cosi.
E’ che forse sei un po’ presuntuosa
-Io presuntuosa? Figurati!
-Si presuntuosa perché pretendi di sapere in anticipo quello che penso e parti come se quello che pensi tu lo avessi detto o fatto davvero io.
-Io? E tu invece? Non mi lasci mai muovere in libertà, in casa, fuori, quando siamo con gli amici. Mi punti lo sguardo addosso e non mi molli più. Mi sento sempre sotto controllo. Persino quando siamo al ristorante guardi come mangio e quello che mangio. Non lasci che gusti di cuore qualunque cosa.!
-Ma cosa dici? Ma se tu mi rimproveri sempre che non mi accorgo quando cambi un vestito o la pettinatura! Mi rimproveri sempre di non interessarmi a te e ora mi vieni a dire che ti controllo! Vedi come sei? Incoerente!!!
-E’ che dovrei dire io allora? Quando siedi a tavola odori il piatto, i bicchieri, ripassi le posate con il tovagliolo. Tocchi il pane per verificare se è di giornata. Fai le smorfie se trovi le posate dall’altra parte……senza contare poi le briciole in terra.
-Che dici? Ma se ho sempre mangiato di tutto e in tutte le condizioni. Vedi che parli perché hai la lingua in bocca! Ma senti un po’: quando andiamo in giro chi è che fa tante scene per trovare un albergo o un ristorante per fermarci; questo no perché è troppo piccolo, questo non mi piace, qui mi sembra sporco, quello la non ti piace il cuoco, e avanti………….
-OHHHH insomma la vuoi smettere questa mattina ? Sei sceso dal letto con il piede sbagliato? Hai deciso di farmi cominciare la giornata bisticciando?
-Vai piuttosto a comperare tu che questa mattina non ho voglia di uscire!
Prendi due etti di gorgonzola……………
-Ma lo sai che a me non piace………………….
-E allora ? piace a me! E poi l’hai sempre mangiato; o forse ti piace solo quando c’è
la……….la tu simpatica.?
-Ma smettila dai, e dimmi cosa devo comperare.
-Sei uova. …ma vorresti dirmi che non è vero?
-Che cosa?
-Che non ti piace mangiare il gorgonzola con quella là!
-Vai avanti per cortesia che incomincio a friggere.
-Ecco si friggi, friggi, e compera un litro di olio.
-Di oliva?
-Vedi che sei scemo? Ma quando mai abbiamo usato l’olio di oliva ( io, perché tu non hai mai cucinato di certo) per friggere?
-Ma che ne so io! Vedi questa è la dimostrazione di quello che ti dicevo prima:
io non so niente e non vedo mai niente, mi va bene tutto!
-Anche quelle che mangiano gorgonzola???
-VAI AVANTI!
-Dal fruttiven…
-No lo sai che da quello non ci vado!
-Ecco, vedi , questa è un’altra delle tue manie. Sono anni che comperiamo frutta e verdure da lui……..
-E sono anni che ti rifila roba marcia e sono anni che ti ruba.
-MA INSOMMA LA VUOI SMETTERE QUESTA MATTINA!
SEI PIU’ INSOPPORTABILE DEL SOLITO.
-Sono qui che non sto bene, e tu invece di preoccuparti stai li a fare critiche a tutto quello che dico e faccio .Vorrei vedere se tu avessi sposato quella la, quella del gorgonzola, se la avresti trattata così. Non mi vuoi più bene, o forse non me ne hai mai voluto!
-Ecco dai, ora fai un po’ di sceneggiata; è già parecchio che non se ne vedeva. Per di più è morto il tuo maestro Merola.
-Sei un cinico, ecco cosa sei, anche sui morti trovi da ridere.
-Tu non sei da ridere: tu fai piangere.
-Bene, ricordati che queste cose io me le scrivo qui sulla fronte e quando i bambini saranno grandi abbastanza gliele dirò tutte, cosicché sapranno chi e come era suo padre e come mi trattava.
-Già che scrivi.! …mettici in bella vista il prezzo di quel catorcio che hai voluto due anni fa a Natale e che non hai mai usato!.
-SEI!!!!…………SEI!!!………….SEI!!!…………. ma non so neppure più io come definirti…. sei un mostro. Sei un mostro mostruoso. Sei………….orripilante.
-Mammamia questa mattina: l’hai sentita alla radio questa parola?
-No scemo, io leggo. Non come te che ti interessi solamente allo sport.
-Eeeecco finalmente che esce il “ FUSILLIS”
-Il?????????????
-Il “fusillis” IL motivo di tutto. Quello per cui si scatenano la mogli. Quello per cui
secondo alcuni ricercatori le famiglie sono in crisi e addirittura non fanno più figli.
-Veramente i tuoi motivi sono ben altri!
-Cosa vorresti dire che non sono come a trent’anni.
-Beh! se è per quello non lo eri neppure quando ne avevi venti.!!!
-Tu invece hai “ navigato” sempre fin da piccola incominciando in famiglia con la Mammà.
-La vuoi smettere di metterci di mezzo sempre mia madre.
-Guarda che se è per quello è tua madre che si è sempre messa in mezzo e in mezzo
lo pren…………..
-Cosaaaaaaa?
-Niente.
-AH!
-Allora senti, prendi le uova . un po’ di pane, l’olio, un po’ d’insalatina fresca……..
-Come te?
-Stupido!
-E passa un po’ dal giornalaio e prendimi quella rivista che compro tutti i mesi, lui lo sa perché me la tiene sempre
-Come si chiama?
-Il giornalaio???
-No il giornale!!!
-LA COPPIA FELICE.
Alfred 22/ 07/ 2009
Vorrei parlare della richiesta del Grillo d’iscriversi al PD e il rifiuto del medesimo d’accoglierlo con motivazioni che vanno dalla differenza di posizioni ideologiche alla citata deliberazione del comitato dei garanti del partito, cosa assurda essendo il medesimo incensurato, un libero pensatore. Ma è considerato ostile alla politica del PD.
Il “Movimento Politico Ostile” è ostile forse perché il suo programma è alternativo a quello del PDL? Mentre quello del PD è invece uguale a quello del PDL? Il PD è ostile alle rinnovabili, ostile al ripristino della votazione diretta del candidato, ostile al Parlamento Pulito, ostile a rifiuti zero, ostile alla diffusione della Rete e al suo accesso gratuito, ostile all’acqua pubblica, ostile a un massimo di due legislature per deputati e senatori, ostile alle inchieste di De Magistris e della Forleo, ostile a tutti i temi trattati nella Carta di Firenze. ..
IL GRILLO è ostile al nucleare mentre il Parlamento ha calpestato la volontà Popolare espressa con il referendum; perchè i fautori del nucleare non ci dicono dove vagano x il mondo le scorie radioattive? perchè non dicono di altre Chernobyl? Quanti danni e’ costato in vite umane, quanti deformati sono nati, quante fughe radioattive recenti sono state nascoste all’opinione pubblica? I conti non tornano.
Non dimentichiamo che il popolo dei Girotondini prima e i VDAY poi hanno sortito un’effetto: l’elezione di 40 consiglieri in liste a cinque stelle. Altro dilemma: come mai questo comico che ne dice di tutti i colori non risulta mai inquisito e condannato dalla magistratura, “ fusse ‘ca fusse come Pullicinella che scherzando-scherzando diceva la verità?” Di concreto c’è il risultato delle ultime elezioni che hanno portato acqua al mulino della Lega Nord, e ciò dovrebbe far riflettere sul perchè . Ritengo che la posizione che emerge dai vertivi del PD sia autolesionista e segni il definitivo declino dell’opposizione se mai cè stata, o quantomeno di una certa categoria di politici. Non è cosi che si recuperano consensi, sappiano che i militanti, i simpatizzanti hanno una cervello x scindere la realtà e decidere. Di conseguenza si decidessero a presentare un programma non complementare al PDL ma pieno d’aspettative del popolo della sx.e che servono all’Italia per superare la grave crisi economica.
Il mio pensiero è che i politici tutti sono attaccati piu’ d’ogni altra cosa alla P O L T R O N A come strumento per ottenere denaro e potere…. DEL POPOLO CHE GLI FREGA!!!!!!
Lascio qui senza dilungarmi per aprire una riflessione pacata e serena grazie.
Felpan 21 Luglio 2009